14 SondeDiCorrente
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Figura 1 Schizzo del principio di funzionamento e schema elettrico di principio di una sonda di corrente
Principio di funzionamento
Uno schema elettrico equivalente di una sonda di corrente è riportato in figura 3, dove sono evidenziate
l’induttanza di magnetizzazione, l’induttanza di dispersione al secondario, il cavo di collegamento e la resistenza
che carica il secondario del trasformatore. Questa è suddivisa in due componenti, la prima direttamente collegata
al secondario (un valore tipico può essere R1=50 Ohm) la seconda, di pari valore, è collegato al termine del
cavo, direttamente prima dell’ingresso ad alta impedenza dell’oscilloscopio. Le due resistenze sono di valore pari
a quello dell’impedenza caratteristica del cavo usato per il collegamento, allo scopo di ovviare a problemi di
riflessione delle onde di tensione e di corrente nel trasferimento dalla testa di misura all’oscilloscopio.
Ii I1 I2 all’oscilloscopio
1:N
U o′ Uo
Il principale vantaggio delle sonde con un nucleo intero è che presentano dimensioni molto piccole e una risposta
in frequenza fino a frequenze molto elevate, che permette di analizzare segnali molto veloci di tipo impulsivo.
L’uscita di tali sonde è inoltre meno influenzata da disturbi esterni, quindi esse permettono di analizzare correnti
alternate di piccolo valore. Come contropartita, per essere istallate richiedono di disconnettere il conduttore che
porta la corrente da misurare e farlo passare attraverso il nucleo del trasformatore.
Spostandosi verso la frequenza nulla l’effetto trasformatorico è sempre meno efficace, si può identificare la
frequenza di taglio verso la bassa frequenza.
Supponiamo, come esempio, che
L1=5µH, R1=R2=50 Ω e il rapporto di trasformazione sia 1/N=1/5 (I2/I1=1/N)
Trascurando l’effetto dell’induttanza di dispersione al secondario L 2, le componenti dell’impedenza vista
dall’ingresso del primario, e quindi l’impedenza di inserzione vista dal circuito sottoposto a misurazione, sono:
Ri=25 Ω 1/25 = 1 Ω,
Li=5µH.
La funzione di trasferimento tra la corrente in ingresso da analizzare e la tensione visualizzabile all’ingresso
dell’oscilloscopio Uo è
′
Uo U 1 R R sL 1 sL1
=N o ≈N 2 1 2 =N R i
Ii Ii N R 1+R2 1 R1 R2 R i+sL 1
+sL1
N R1+R2
2
dove U o′ =1/ N⋅U o è la tensione al primario. Il taglio a –3dB in bassa frequenza avviene per una frequenza
pari a
1 Ri 1
f 1= = = ≈32 kHz
2 π L1 2 π L1 2 π⋅5⋅10−6
Ri
Ad alta frequenza diventa significativa l’induttanza di dispersione al secondario L 2, essa è infatti la causa della
limitazione di banda per queste frequenze. Si deve inoltre tenere presente che l’induttanza di dispersione al
secondario aumenta al crescere della frequenza. All’aumentare della frequenza, infatti, la permeabilità relativa
del nucleo diminuisce, diminuisce quindi anche l’accoppiamento tra primario e secondario del trasformatore che
realizza la sonda di corrente.
frequenza (Hz)
Figura 4 Permeabilità relativa iniziale in funzione della frequenza
Secondo lo schema di figura 3, l’impedenza equivalente, che rappresenterebbe come viene vista la sonda di
corrente dal sistema analizzato, ha la seguente espressione:
Ui 1 s L0 ( R i+s L12) s L0 ( Ri+s L12 )
= = =
Ii 1 1 R i+s L12 +s L0 R i+s ( L0 +L12)
+
s L0 s L12+Ri
Il modello lineare rappresentato in figura 3 perde, almeno parzialmente, la sua validità. Ciò che in realtà
avviene è che, a causa di una diminuzione della permeabilità magnetica del materiale con il quale è
realizzato il nucleo (si veda figura 4), all’aumentare della frequenza del segnale in ingresso, la riluttanza del
circuito magnetico aumenta e aumenta di conseguenza il flusso disperso al primario. Pur supponendo di
descrivere ancora il sistema analizzato con un generatore ideale di corrente, a causa della diminuzione del
flusso prodotto dal primario e concatenato con il secondario, la tensione che è possibile trovare al primario
del trasformatore ideale rappresentato nello schema di figura 3 non può più crescere indefinitamente; essa
raggiunge quindi un limite, ed eventualmente poi decresce all’aumentare della frequenza del segnale.
Supponendo, da una frequenza in poi, costante la tensione al primario del trasformatore ideale, costante si
manterrà anche la tensione al suo secondario. Quest’ultima si suddivide sulla serie dell’induttanza di
dispersione al secondario e della resistenza utile ad avere un segnale proporzionale alla corrente da portare
in ingresso all’oscilloscopio. Poiché la caduta di tensione ai capi dell’induttanza di dispersione al secondario
aumenta all’aumentare della tensione, la tensione utile diminuisce.
Supponendo di lavorare a corrente impressa in ingresso (l’effetto dell’impedenza L1 è trascurabile al di
sopra di una certa frequenza), il rapporto tra corrente al secondario (corrente in ingresso divisa per N) e la
tensione in ingresso dell’oscilloscopio può essere scritto come segue:
Uo ( R1 || R 2)
≈( R1 || R2 ) ,
Ii/ N ( R1 || R 2)+sL2
quando si considera una frequenza del segnale sufficientemente alta.
L’espressione non è direttamente ricavabile dallo schema di figura 3, ma sintetizza quanto sopra descritto. Vi
è un intervallo per la frequenza del segnale in ingresso tale che possa essere trascurato l’effetto
dell’induttanza L1 e che la caduta ai capi dell’induttanza L2 non sia ancora significativa. In tale intervallo la
sensibilità della sonda può essere supposta costante e vale
Uo
≈( R1 || R2 )=K
Ii/ N
Se si suppone che al crescere della frequenza la tensione fornita all’ingresso della sonda si mantenga
costante, ma che, uscendo dall’intervallo di cui sopra, cominci a diventare significativa la caduta di tensione
ai capi dell’induttanza di dispersione al secondario, l’espressione della tensione disponibile all’ingresso
dell’oscilloscopio è ottenibile considerando il partitore di tensione composto da L2 e il parallelo di R1 e R2,
portando ad una sensibilità della sonda che diminuisce al crescere della frequenza:
Uo ( R1 ||R 2) ( R1 ||R 2)
≈K =( R1 || R 2)
Ii/ N ( R1 ||R 2) +sL 2 ( R1 ||R 2) +sL 2
che è l’espressione sopra scritta.
Con un valore molto contenuto di L2=4 nH si ottiene:
1 ( R1 ||R 2 ) 25
f 2= = = ≈400 MHz
2 πL2 2 πL2 2 π⋅10⋅10−9
( R 1 || R2 )
La banda passante in alta frequenza di questo tipo di sonde è tipicamente di 100 MHz, si può giungere anche a
1 Ghz.
Una diminuzione della permeabilità porta ad una riduzione della costante di tempo in bassa frequenza, essendo
peggiorato l’accoppiamento tra primario e secondario.
frequenza (Hz)
Figura 6 Tipica risposta in frequenza di una sonda a nucleo chiuso
La corrente continua erogata dal generatore è tale che alla forza magnetomotrice dell’avvolgimento secondario
corrisponda un flusso uguale ed opposto a quello prodotto dalla componente continua della corrente circolante
nell’avvolgimento primario. Si osservi che la corrente continua erogata dal generatore che passa attraverso
l’avvolgimento secondario è applicata anche al parallelo delle resistenza di carico del trasformatore e di
terminazione del cavo. La caduta di tensione ai capi di tali resistenze è quindi proporzionale sia alla componente
continua che alla componente alternata della corrente che si vuole misurare. L’impedenza Z 1 permette la
circolazione della corrente richiamata direttamente al secondario per effetto trasformatorico, che non potrebbe
circolare attraverso il generatore di corrente. Oltre ad eliminare gli effetti negativi della componente continua
della corrente che circola attraverso l’avvolgimento primario e quindi annullare il flusso in continua nel nucleo,
si è ottenuta la possibilità di estendere anche alla componente continua la capacità di misurare la corrente che si
presenta all’avvolgimento primario.
Sensore di Hall
È necessario avere a disposizione un dispositivo che sia in grado di fornire un’uscita che sia funzione del flusso
prodotto dalla componente continua della forza magnetomotrice. Il dispositivo che viene utilizzato è il generatore
ad effetto Hall, esso si basa sull’interazione tra le cariche mobili ed un campo di induzione magnetica non
prodotto dal movimento delle prime (esterno). Il fenomeno, noto come effetto Hall, è rappresentato in figura 8.
Un elemento conduttore sia percorso da una corrente I, in assenza di un campo di induzione esterno le
cariche sono distribuite in modo uniforme nel conduttore. In presenza di un campo di induzione esterna si ha
una “separazione” delle cariche sulle due facce dell’elemento conduttore parallele alla direzione delle
cariche in movimento. L’effetto è particolarmente evidente per materiali semiconduttori, si ricorda che in
essi i portatori di carica possono essere sia elettroni che lacune. Si viene quindi a creare una tensione tra le
due facce, detta tensione di Hall (UH in figura 8). Tale tensione è proporzionale alla corrente impressa I ed
all’ampiezza del campo di induzione magnetica B e dipende dalla polarità di entrambi.
La corrente che circola nell’avvolgimento primario passa attraverso la resistenza di carico R L per produrre una
tensione che viene amplificata dall’amplificatore a larga banda A 2. L’uscita dell’amplificatore A 2 viene inviata
all’oscilloscopio per mezzo del cavo coassiale terminato sulla resistenza R o pari all’impedenza caratteristica del
cavo.
Fattore di deflessione