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Sonde di corrente

Insegnamento di Misure Elettriche

Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria dell’Energia Elettrica

prof. Pietro Fiorentin


Sonde di corrente
Le sonde di corrente permettono l’accoppiamento di un segnale di corrente con l’ingresso dell’oscilloscopio
evitando un collegamento elettrico diretto tra il circuito sotto analisi e l’oscilloscopio, utilizzando principalmente
un accoppiamento induttivo. Per ciò ce riguarda il circuito in prova, diversamente dalle sonde di tensione, la
sonda di corrente deve presentare una bassa impedenza di inserzione. Sulla base della realizzazione del sistema
di accoppiamento con il sistema misurato, le sonde di corrente possono essere suddivise in sonde a nucleo chiuso
e sonde a nucleo apribile. Una ulteriore distinzione può essere fatta sulla base della presenza o meno di circuiti
attivi necessari alla misurazione della corrente. Da un punto di vista delle prestazioni ci sono principalmente due
tipi di sonde di corrente per oscilloscopio: le sonde per corrente alternata, normalmente di tipo passivo, e le
sonde adatte a correnti che possono presentare una componente continua, che generalmente sono di tipo attivo.
Entrambi i tipi di sonde sfruttano il principio del trasformatore. Una corrente alternata che circola sul primario
produce un flusso di campo di induzione magnetica variabile. Quando tale flusso è concatenato con un altro
avvolgimento (secondario), su di esso si induce una tensione che fa circolare su una impedenza posta tra i suoi
terminali una corrente proporzionale, secondo il rapporto spire primario/secondario, alla corrente nel primario

Sonde a nucleo chiuso


Le sonde concettualmente più semplici sono realizzate con un nucleo magnetico chiuso attraverso il quale deve
essere inserito il conduttore che è percorso dalla corrente che si vuole conoscere. Sonde di tale genere non
contengono elementi attivi. Il primario è il conduttore che porta la corrente che deve essere misurata, il
secondario è un avvolgimento di N spire caricato da una resistenza per convertire la corrente al secondario in una
tensione che possa essere osservata con l’oscilloscopio. Il nucleo è in ferrite per poter lavorare con permeabilità
elevate fino a frequenze dell’ordine delle centinaia di MHz.

Figura 1 Schizzo del principio di funzionamento e schema elettrico di principio di una sonda di corrente

Sonde con nucleo apribile


Le sonde con nucleo apribile sono di gran lunga le più comuni, esse sono disponibili sia nella versione per la sola
misurazione di correnti alternate che per la misurazione di correnti che presentano una componente continua. In
questi tipi di sonde gli avvolgimenti sono avvolti attorno ad una porzione del nucleo a forma di U; questa è
completata da una sbarretta di ferrite che chiude la parte superiore della U. Il principale vantaggio di questo tipo
di sonde è che la sbarretta di ferrite può essere spostata premettendo che la sonda possa essere posta attorno al
conduttore che porta la corrente che deve essere misurata. La misurazione di corrente può quindi essere eseguita
senza dovere interrompere il circuito per introdurre l’elemento di misura. Un esempio di queste sonde è riportato
in figura 2.

Figura 2 Esempio di una sonda a nucleo apribile

Principio di funzionamento
Uno schema elettrico equivalente di una sonda di corrente è riportato in figura 3, dove sono evidenziate
l’induttanza di magnetizzazione, l’induttanza di dispersione al secondario, il cavo di collegamento e la resistenza
che carica il secondario del trasformatore. Questa è suddivisa in due componenti, la prima direttamente collegata
al secondario (un valore tipico può essere R1=50 Ohm) la seconda, di pari valore, è collegato al termine del
cavo, direttamente prima dell’ingresso ad alta impedenza dell’oscilloscopio. Le due resistenze sono di valore pari
a quello dell’impedenza caratteristica del cavo usato per il collegamento, allo scopo di ovviare a problemi di
riflessione delle onde di tensione e di corrente nel trasferimento dalla testa di misura all’oscilloscopio.

Ii I1 I2 all’oscilloscopio

1:N
U o′ Uo

Figura 3 Schema elettrico di una sonda di corrente

Il principale vantaggio delle sonde con un nucleo intero è che presentano dimensioni molto piccole e una risposta
in frequenza fino a frequenze molto elevate, che permette di analizzare segnali molto veloci di tipo impulsivo.
L’uscita di tali sonde è inoltre meno influenzata da disturbi esterni, quindi esse permettono di analizzare correnti
alternate di piccolo valore. Come contropartita, per essere istallate richiedono di disconnettere il conduttore che
porta la corrente da misurare e farlo passare attraverso il nucleo del trasformatore.
Spostandosi verso la frequenza nulla l’effetto trasformatorico è sempre meno efficace, si può identificare la
frequenza di taglio verso la bassa frequenza.
Supponiamo, come esempio, che
L1=5µH, R1=R2=50 Ω e il rapporto di trasformazione sia 1/N=1/5 (I2/I1=1/N)
Trascurando l’effetto dell’induttanza di dispersione al secondario L 2, le componenti dell’impedenza vista
dall’ingresso del primario, e quindi l’impedenza di inserzione vista dal circuito sottoposto a misurazione, sono:
Ri=25 Ω 1/25 = 1 Ω,
Li=5µH.
La funzione di trasferimento tra la corrente in ingresso da analizzare e la tensione visualizzabile all’ingresso
dell’oscilloscopio Uo è

Uo U 1 R R sL 1 sL1
=N o ≈N 2 1 2 =N R i
Ii Ii N R 1+R2 1 R1 R2 R i+sL 1
+sL1
N R1+R2
2

dove U o′ =1/ N⋅U o è la tensione al primario. Il taglio a –3dB in bassa frequenza avviene per una frequenza
pari a
1 Ri 1
f 1= = = ≈32 kHz
2 π L1 2 π L1 2 π⋅5⋅10−6
Ri
Ad alta frequenza diventa significativa l’induttanza di dispersione al secondario L 2, essa è infatti la causa della
limitazione di banda per queste frequenze. Si deve inoltre tenere presente che l’induttanza di dispersione al
secondario aumenta al crescere della frequenza. All’aumentare della frequenza, infatti, la permeabilità relativa
del nucleo diminuisce, diminuisce quindi anche l’accoppiamento tra primario e secondario del trasformatore che
realizza la sonda di corrente.

frequenza (Hz)
Figura 4 Permeabilità relativa iniziale in funzione della frequenza

Secondo lo schema di figura 3, l’impedenza equivalente, che rappresenterebbe come viene vista la sonda di
corrente dal sistema analizzato, ha la seguente espressione:
Ui 1 s L0 ( R i+s L12) s L0 ( Ri+s L12 )
= = =
Ii 1 1 R i+s L12 +s L0 R i+s ( L0 +L12)
+
s L0 s L12+Ri

dove Ri e L12 sono indicate rispettivamente la resistenza del parallelo di R1 e R2 riportate al


primario e l’induttanza di dispersione L2 riportata al primario. L’induttanza che rappresenta la
dispersione presente nel circuito primario, invece, deve essere considerata come contributo all’impedenza
interna del generatore equivalente che rappresenta il sistema.
Supponiamo che la corrente I1 sia impressa, la tensione che il generatore equivalente dovrebbe fornire
aumenterebbe in modo indefinito al crescere della frequenza del segnale in ingresso, in particolare a causa
della presenza dell’induttanza di dispersione al secondario L2 . Non è realistico che la tensione ai capi
dell’induttanza L0 , ovvero la tensione U1 al primario del trasformatore ideale dello schema in figura
3, possa crescere in modo indefinito al crescere della frequenza del segnale in ingresso, ciò richiederebbe
che il sistema analizzato disponesse di una potenza illimitata.
Questa crescita indefinita compenserebbe, almeno in parte, l’incremento lineare della caduta di tensione
sull’induttanza di dispersione al secondario, all’aumentare della frequenza del segnale, e permetterebbe alla
tensione in uscita verso l’oscilloscopio di mantenersi non nulla anche quando la frequenza del segnale in
ingresso tendesse all’infinito, ma tutto ciò non può essere reale, come già visto sopra. In questo modello
semplificato risulterebbe:
U o N U1 Ri N R i s L0 ( R i+s L12 ) N R i s L0 L0
= ⋅ = ⋅ = → N Ri⋅ ≈ N Ri
I1 I 1 R i+s L12 R i+s L12 R i+s L12+s L0 R i+s L12+s L0 s → ∞ L12 +L0

Il modello lineare rappresentato in figura 3 perde, almeno parzialmente, la sua validità. Ciò che in realtà
avviene è che, a causa di una diminuzione della permeabilità magnetica del materiale con il quale è
realizzato il nucleo (si veda figura 4), all’aumentare della frequenza del segnale in ingresso, la riluttanza del
circuito magnetico aumenta e aumenta di conseguenza il flusso disperso al primario. Pur supponendo di
descrivere ancora il sistema analizzato con un generatore ideale di corrente, a causa della diminuzione del
flusso prodotto dal primario e concatenato con il secondario, la tensione che è possibile trovare al primario
del trasformatore ideale rappresentato nello schema di figura 3 non può più crescere indefinitamente; essa
raggiunge quindi un limite, ed eventualmente poi decresce all’aumentare della frequenza del segnale.
Supponendo, da una frequenza in poi, costante la tensione al primario del trasformatore ideale, costante si
manterrà anche la tensione al suo secondario. Quest’ultima si suddivide sulla serie dell’induttanza di
dispersione al secondario e della resistenza utile ad avere un segnale proporzionale alla corrente da portare
in ingresso all’oscilloscopio. Poiché la caduta di tensione ai capi dell’induttanza di dispersione al secondario
aumenta all’aumentare della tensione, la tensione utile diminuisce.
Supponendo di lavorare a corrente impressa in ingresso (l’effetto dell’impedenza L1 è trascurabile al di
sopra di una certa frequenza), il rapporto tra corrente al secondario (corrente in ingresso divisa per N) e la
tensione in ingresso dell’oscilloscopio può essere scritto come segue:
Uo ( R1 || R 2)
≈( R1 || R2 ) ,
Ii/ N ( R1 || R 2)+sL2
quando si considera una frequenza del segnale sufficientemente alta.
L’espressione non è direttamente ricavabile dallo schema di figura 3, ma sintetizza quanto sopra descritto. Vi
è un intervallo per la frequenza del segnale in ingresso tale che possa essere trascurato l’effetto
dell’induttanza L1 e che la caduta ai capi dell’induttanza L2 non sia ancora significativa. In tale intervallo la
sensibilità della sonda può essere supposta costante e vale
Uo
≈( R1 || R2 )=K
Ii/ N
Se si suppone che al crescere della frequenza la tensione fornita all’ingresso della sonda si mantenga
costante, ma che, uscendo dall’intervallo di cui sopra, cominci a diventare significativa la caduta di tensione
ai capi dell’induttanza di dispersione al secondario, l’espressione della tensione disponibile all’ingresso
dell’oscilloscopio è ottenibile considerando il partitore di tensione composto da L2 e il parallelo di R1 e R2,
portando ad una sensibilità della sonda che diminuisce al crescere della frequenza:
Uo ( R1 ||R 2) ( R1 ||R 2)
≈K =( R1 || R 2)
Ii/ N ( R1 ||R 2) +sL 2 ( R1 ||R 2) +sL 2
che è l’espressione sopra scritta.
Con un valore molto contenuto di L2=4 nH si ottiene:

1 ( R1 ||R 2 ) 25
f 2= = = ≈400 MHz
2 πL2 2 πL2 2 π⋅10⋅10−9
( R 1 || R2 )

La banda passante in alta frequenza di questo tipo di sonde è tipicamente di 100 MHz, si può giungere anche a
1 Ghz.

Effetto della componente continua


La presenza di una componente continua nella corrente porta ad una diminuzione della permeabilità relativa del
nucleo di una sonda di corrente, portandolo a lavorare in modo non simmetrico lungo il ciclo di isteresi.
ampere-spire in continua
Figura 5 Permeabilità relativa in funzione della componente continua di forza magnetomotrice applicata

Una diminuzione della permeabilità porta ad una riduzione della costante di tempo in bassa frequenza, essendo
peggiorato l’accoppiamento tra primario e secondario.

frequenza (Hz)
Figura 6 Tipica risposta in frequenza di una sonda a nucleo chiuso

Sonde per corrente continua


Come visto la componente continua della corrente degrada le prestazioni, in particolare a basa frequenza, oltre a
potere portare alla saturazione del nucleo e quindi ad un funzionamento non lineare della sonda. Un
miglioramento può essere ottenuto annullando gli effetti della componente continua del segnale al primario del
trasformatore.
Annullamento del flusso
In condizioni ideali la forza magnetomotrice prodotta dalla corrente circolante nell’avvolgimento primario di un
trasformatore viene bilanciata dalla forza magnetomotrice corrispondente alla corrente circolante
nell’avvolgimento secondario. In queste condizioni ideali i flussi prodotti dalla forza magnetomotrice al primario
e dalla forza magnetomotrice al secondario sono di pari ampiezza, ma segno opposto tale da bilanciarsi e
comportare un flusso totale nullo nel nucleo. Si sottolinea che ciò avviene solo in condizioni ideali ed i problemi
sopra citati insorgono proprio per una impossibilità di avere una compensazione dei flussi in bassa frequenza fino
alla componente continua. Queste osservazioni portano quindi a introdurre al secondario una corrente continua
per compensare la forza magnetomotrice del primario che in corrente continua non viene compensata. Uno
schema di principio è rappresentato in figura 7.

Figura 7 Compensazione in corrente continua delle forze magnetomotrici

La corrente continua erogata dal generatore è tale che alla forza magnetomotrice dell’avvolgimento secondario
corrisponda un flusso uguale ed opposto a quello prodotto dalla componente continua della corrente circolante
nell’avvolgimento primario. Si osservi che la corrente continua erogata dal generatore che passa attraverso
l’avvolgimento secondario è applicata anche al parallelo delle resistenza di carico del trasformatore e di
terminazione del cavo. La caduta di tensione ai capi di tali resistenze è quindi proporzionale sia alla componente
continua che alla componente alternata della corrente che si vuole misurare. L’impedenza Z 1 permette la
circolazione della corrente richiamata direttamente al secondario per effetto trasformatorico, che non potrebbe
circolare attraverso il generatore di corrente. Oltre ad eliminare gli effetti negativi della componente continua
della corrente che circola attraverso l’avvolgimento primario e quindi annullare il flusso in continua nel nucleo,
si è ottenuta la possibilità di estendere anche alla componente continua la capacità di misurare la corrente che si
presenta all’avvolgimento primario.

Sensore di Hall
È necessario avere a disposizione un dispositivo che sia in grado di fornire un’uscita che sia funzione del flusso
prodotto dalla componente continua della forza magnetomotrice. Il dispositivo che viene utilizzato è il generatore
ad effetto Hall, esso si basa sull’interazione tra le cariche mobili ed un campo di induzione magnetica non
prodotto dal movimento delle prime (esterno). Il fenomeno, noto come effetto Hall, è rappresentato in figura 8.

Figura 8 Rappresentazione dei principio dell’effetto Hall

Un elemento conduttore sia percorso da una corrente I, in assenza di un campo di induzione esterno le
cariche sono distribuite in modo uniforme nel conduttore. In presenza di un campo di induzione esterna si ha
una “separazione” delle cariche sulle due facce dell’elemento conduttore parallele alla direzione delle
cariche in movimento. L’effetto è particolarmente evidente per materiali semiconduttori, si ricorda che in
essi i portatori di carica possono essere sia elettroni che lacune. Si viene quindi a creare una tensione tra le
due facce, detta tensione di Hall (UH in figura 8). Tale tensione è proporzionale alla corrente impressa I ed
all’ampiezza del campo di induzione magnetica B e dipende dalla polarità di entrambi.

Applicazione alle sonde di corrente


Istallando un sensore di Hall all’interno del nucleo di una sonda di corrente è possibile rilevare il flusso
prodotto dalla corrente sotto analisi e utilizzare questa informazione per definire l’ampiezza della corrente
imposta dal generatore di corrente al secondario della sonda, come rappresentato nello schema di principio
di figura 9. L’uscita del sensore di Hall pilota un amplificatore a bassa frequenza, questo agisce in modo tale
da annullare il segnale dal sensore do Hall per frequenze del segnale che sono all’interno della sua banda.
Per frequenze superiori, alle quali l’amplificatore A1 avrebbe un guadagno troppo basso per garantire la
compensazione della forza magnetomotrice al primario, è l’effetto trasformatorico che richiama la
necessaria forza magnetomotrice al secondario. È necessario quindi che l’amplificatore A1 permetta la
circolazione libera della corrente del secondario a frequenza elevata (sopra i MHz), a tali frequenze esso
quindi presenta una bassa impedenza di uscita. La banda limitata dell’amplificatore limita l’effetto del
rumore a larga banda del sensore ad effetto Hall, tipica dei dispositivi attivi.
Figura 9 Schema di principio di una sonda per corrente continua

La corrente che circola nell’avvolgimento primario passa attraverso la resistenza di carico R L per produrre una
tensione che viene amplificata dall’amplificatore a larga banda A 2. L’uscita dell’amplificatore A 2 viene inviata
all’oscilloscopio per mezzo del cavo coassiale terminato sulla resistenza R o pari all’impedenza caratteristica del
cavo.

Fattore di deflessione

Il fattore di deflessione dell’oscilloscopio espresso normalmente in volt/divisione deve essere convertito in


ampere/divisione qualora si utilizzi una sonda di corrente. Dovendo misurare la corrente di 1 A, supponendo
che la sonda sia realizzata con N=5 spire, la corrispondente corrente al secondario è di 0,2 A. Tale corrente
moltiplicata per la resistenza di carico del secondario (25 Ω) porta ad una tensione di 5 V. Un valore tipico
di sensibilità della sonda di corrente a nucleo chiuso può essere considerato dell’ordine di 1 V/A. Una sonda
di corrente attiva può avere una sensibilità in termini di volt in uscita su corrente in ingresso che può essere
variata, grazie agli stadi amplificatori, tra 50mV/1mA a 100mV/1A. Un aumento della sensibilità può essere
ottenuto avvolgendo più spire del conduttore che porta la corrente attorno al nucleo della sonda, la
sensibilità aumenta di un fattore pari al numero di spire realizzato.

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