Il Mio Credo Pedagogico
Il Mio Credo Pedagogico
Il Mio Credo Pedagogico
LA MATERIA DELL’EDUCAZIONE
Se la maturazione del fanciullo avviene nella direzione della socialità, gli studi
attraverso i quali si cerca di promuovere il suo sviluppo devono trovare il loro centro
negli interessi e nelle attività sociali del fanciullo. Tutte le discipline o materie
devono servire a rendere tale partecipazione alla vita sociale più consapevole.
Tutte le materie hanno un loro posto nello studio purché trovino il loro centro nella
vita dell’esperienza degli alunni.
La scienza porta alla luce i materiali e i processi da cui risulta la vita sociale quale
essa è; leggi scientifiche che permettono di controllare le esperienze già fatte. Una
delle maggiori difficoltà dell’insegnante attuale delle scienze sta nel fatto che la
materia è presentata in forma puramente oggettiva.
Il fondamento dell’educazione deve essere l’esperienza della vita quotidiana degli
alunni che li introduce nella esistenza più complessa della società di cui fanno parte.
L’esperienza ricostruzione
La correlazione è una relazione reciproca tra le materie.
Il linguaggio (il fluire oggettivo delle informazioni) è uno strumento sociale, mezzo di
comunicazione attraverso cui l’individuo partecipa alle idee e ai sentimenti degli
altri.
La letteratura cerca di trasmettere gli ideali e i valori di un gruppo umano.
La storia cerca di tramettere aspetti della vita e dello sviluppo sociale, ed è anche
uno strumento per la comprensione del presente.
Rossi riflette sulla tensione tra “necessità” e “libertà” che rappresenta una criticità
teorica del positivismo di fine secolo, stretto fra gli esiti materialistici e deterministici
e l’autostima dell’attività naturale, spirituale. Si doveva avviare quel processo di
ridefinizione della natura e dei canoni della “scientificità”.
Da un altro lato il rinascimento attribuisce alla filosofia positiva una decisiva
responsabilità nella crisi dei valori della società del tempo. La proposta di un
recupero della tradizione rappresentava un’interpretazione e una risposta al
malessere reale, profondo e diffuso di un’età nella quale, nei paesi più sviluppati,
facevano da contrasto l’incertezza e lo smarrimento generati dalle nuove forme di
organizzazione della vita economica, sociale e politica.
In questo quadro Giovanni Marchesini, allievo di Roberto Ardigò, si misurò con la
crisi del positivismo, individuandone la causa nella propensione a confinare il
pensiero entro una breve cerchia di fatti.
La Rivista si propose come il laboratorio della riformazione di una tradizione di
pensiero tesa a salvaguardare quei principi da cui dipendeva la propria identità. In
quanto “luogo” di confronto la rivista svolse un ruolo di primaria importanza
nell’ambito della cultura italiana. La Rivista si propose come strumento non di
conservazione ma di rinnovamento: un’apertura alla ricerca di nuove soluzioni. In
merito al problema dell’educazione Marchesini ha costantemente denunciato i
pericoli insiti nello spontaneismo, nell’inattismo e nel nativismo; egli si pose così alla
ricerca di una pedagogia alternativa.
Marchesini sottolineava l’importanza dell’uomo, la sua formazione; etica pedagogica
per fissare il senso, il criterio, la direzione di ciò che è bene per l’umo. Egli va alla
ricerca di una pedagogia che si confermi scienza nell’avvenirsi dell’apporto delle
altre discipline “umane” e nel formulare previsioni, individuare metodi; ma senza
cadere nei limiti del determinismo, e che si proponesse come arte. Attenzione
privilegiata alla condizione dell’uomo, alla concretezza della sua esperienza. L’uomo
è il centro di iniziativa e di autodeterminazione.
Vi è la necessità di elaborare un nuovo codice morale, positivo, razionale;
ridisegnare un modello di società. Nell’uomo vi sono le vere fonti della moralità,
giustizia, felicità. Significativa appare la considerazione delle difficoltà che incontra
l’uomo nell’imprimere il senso di se nella storia orientandola verso fini morali;
rimanere alla sua condizione di unità di sentimento e ragione: processo non lineare ,
per le incertezze in cui si dibatte il singolo diviso fra l’essere e il volere , per il
contrasto tra la tendenza alla conservazione e l’esigenza del rinnovamento.
Nel 1909 la Rivista di filosofia e scienze affini si unisce alla Rivista Filosofica ( Carlo
Cantoni )= ridefinizione dei rapporti fra mondo della natura e il mondo dei valori.