Il Mio Credo Pedagogico

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IL MIO CREDO PEDAGOGICO

L’EDUCAZIONE: proviene dalla partecipazione dell’individuo alla coscienza sociale


della specie. L’individuo diventa un erede del capitale consolidato della civiltà.
L’educazione è il progresso di conquista da parte dei giovani delle capacità, dei
trattati, delle idee, degli ideali degli adulti.
È un progresso di socializzazione che inizia dalla nascita per opera della mamma che
pone al fanciullo le prime domande di adeguamento ai modi di vita del mondo
adulto.
Per educazione formale si intende trasformare il patrimonio ricevuto. La vera
educazione avviene mediante lo stimolo esercitato sulle facoltà del ragazzo da parte
delle esigenze della situazione sociale in cui si trova; esse lo stimolano ad agire come
membro attraverso le reazioni degli altri, alle sue attività esso arriva a capire che
cosa queste significano in termini sociali (universalità).
Il processo educativo ha due aspetti sociologico e psicologico quest’ ultimo è alla
base da cui prende avvio tutta l’educazione , da qui il carattere “puerocentrico”
dell’educazione nuova della scuola attiva. Occorre conoscere i poteri, gli istinti dei
fanciulli per far si che l’educatore possa promuoverli; a differenza di ciò che
avveniva nelle scuola tradizionali dove si imprimevano nei fanciulli le forme dalla
società adulta, non promuovevano l’iniziativa e la capacità di dare contributo al
cambiamento.
L’impegno dei poteri deve essere regolato dalla conoscenza delle domande della
società per essere giustamente indirizzato.
Dewey considera la democrazia come l’assetto sociale fondato su continue e aperte
comunicazioni tra gli individui sia all’interno sia all’esterno nei rapporti tra un
popolo e l’altro.
La rivoluzione industriale ha abbattuto ogni barriera esterna che ostacolava le
comunicazioni tra gli uomini e per Dewey è stata la condizione di sviluppo
democratico della società. In una società democratica che ha come scopo migliorare
le condizioni dei suoi membri, l’educazione deve per questo cercare di sviluppare le
capacità di pensiero e d’agire indipendente degli individui.
Con la democrazia e con le moderne condizioni industriali è impossibile stabilire con
esattezza come sarà la società, ma bisogna preparare il fanciullo alla vita futura per
dargli la padronanza di sé stesso, impiegare tutte le sue capacità.
Adattare ciò che fa l’individuo alla società degli adulti, ma poiché tale società e in
continuo sviluppo anche l’adattamento dei fanciulli dovrà esigere mobilità e vivere
la sua società a partire dalla scuola.
Giusto ordine equilibrio tra società e individuo
L’individuo è un individuo sociale la società come unione di individui
COS’E’ LA SCUOLA?

Il Dewey per “sviluppo sociale” intende lo sviluppo di individui capaci di collaborare


tra loro e di partecipare alle attività della comunità in cui vivono.
Poiché gli alunni si sviluppino armonicamente e continuamente, occorre che gli si
offra un ambiente in cui la vita viene semplificata e liberata dagli elementi
impaccianti e contradditori e in cui procedere con ritmo regolare . Tale ambiente è
la scuola, esso è uno strumento di formazione e di ricostruzione della morale sociale
e la possiamo definire come un’istituzione sociale.
Essa è costituita da mezzi che serviranno a rendere il fanciullo partecipe dei beni
ereditati dalla specie e far uso dei suoi poteri per finalità sociali.
La scuola deve semplificare la civiltà complessa in virtù di un ambiente dove
l’individuo possa svilupparsi armonicamente e continuamente.
Il fanciullo entra nella scuola provenendo dalla famiglia per questo la scuola deve
far leva su ciò che egli già è e fa.
Per educazione morale si intende entrare in giusto rapporto con gli altri in un’unità
di lavoro e di pensiero.
La responsabilità dell’insegnante nella scuola attiva è aumentata poiché egli deve
tener presente da un lato lo sviluppo raggiunto dall’alunno , i suoi interessi e
dall’altro la situazione ambientale, cioè le influenze che agiscono sui fanciulli, per
assisterli e farli reagire.
L’opera dell’insegnante è indiretta ed è necessaria perché altrimenti le inclinazioni
dei ragazzi diventerebbero fin a sé stesse e i fanciulli cadrebbero sotto la tirannia dei
loro medesimi impulsi.
L’insegnante è un funzionario.

LA MATERIA DELL’EDUCAZIONE

Se la maturazione del fanciullo avviene nella direzione della socialità, gli studi
attraverso i quali si cerca di promuovere il suo sviluppo devono trovare il loro centro
negli interessi e nelle attività sociali del fanciullo. Tutte le discipline o materie
devono servire a rendere tale partecipazione alla vita sociale più consapevole.
Tutte le materie hanno un loro posto nello studio purché trovino il loro centro nella
vita dell’esperienza degli alunni.
La scienza porta alla luce i materiali e i processi da cui risulta la vita sociale quale
essa è; leggi scientifiche che permettono di controllare le esperienze già fatte. Una
delle maggiori difficoltà dell’insegnante attuale delle scienze sta nel fatto che la
materia è presentata in forma puramente oggettiva.
Il fondamento dell’educazione deve essere l’esperienza della vita quotidiana degli
alunni che li introduce nella esistenza più complessa della società di cui fanno parte.
L’esperienza ricostruzione
La correlazione è una relazione reciproca tra le materie.
Il linguaggio (il fluire oggettivo delle informazioni) è uno strumento sociale, mezzo di
comunicazione attraverso cui l’individuo partecipa alle idee e ai sentimenti degli
altri.
La letteratura cerca di trasmettere gli ideali e i valori di un gruppo umano.
La storia cerca di tramettere aspetti della vita e dello sviluppo sociale, ed è anche
uno strumento per la comprensione del presente.

LA NATURA DEL METODO

Per trovare il giusto metodo bisogna adeguare l’insegnamento ai bisogni e ai poteri


dell’educando.
L’esperienza del fanciullo, illuminata dal pensiero è il vero metodo. Lo spirito è
sviluppo e l’attività pratica ne è la manifestazione più adeguata. È errato credere di
potere insegnare a prescindere dall’azione (astrazioni, pressioni dall’esterno).
Dewey accenna al predominio della fantasia nella vita psicologica del fanciullo.
Il punto di partenza dell’insegnamento dev’essere l’esperienza viva del fanciullo solo
così il fanciullo sarà proteso verso il componimento di esperienze, cioè verso la vita.
La vita si presenta al Dewey come “sforzo verso auto-espressione” per questo gli
interessi rappresentano la forma di tale autorità.
Dewey definisce l’interesse come “l’identificazione dell’io con l’oggetto mediante
l’azione”.
Gli interessi del fanciullo diventano la molla della formazione della sua personalità
lungo tutto il suo sviluppo, reprimerli significherebbe togliere al ragazzo l’incentivo
dello sviluppo.
L’educatore deve osservare costantemente e accuratamente gli interessi del
fanciullo; quando l’attività a cui il fanciullo si dedica è legata a un suo bisogno, la sua
esperienza esige degli sforzi, applicazione e disciplina.
L’interesse e lo sforzo, o disciplina, sono due aspetti della stessa attività , l’aspetto
soggettivo e quello oggettivo, che si integrano reciprocamente e che non possono
venire separate , se ciò accade creeranno molti danni allo sviluppo e all’educazione
del ragazzo.
Le esigenze dell’educazione primaria sono l’educazione come processo di vita, il
ragazzo attivo
L’INTERESSE

L’interesse è il bisogno di autoespressione del fanciullo, inoltre l’interesse è un


oggetto atto a soddisfare tale bisogno.
L’emozione nasce spontaneamente dell’organismo impigliato in difficoltà, o come
più recentemente ha affermato la psicologia , essa è l’accompagnamento naturale
dell’impulso, indipendentemente dal fatto che esso incontri difficoltà o meno. Il
sentimento che segue l’impulso, e in cui consiste l’emozione, viene soddisfatto e
placato nel corso normale della vita, se trova il suo corso regolare di sviluppo.
Nasce qui il sentimentalismo che è un’ideologia del sentimento che si interessa degli
stati d’animo.
Per empatia si intende porsi nello stesso stato d’animo.

LA SCUOLA E IL PROGRESSO SOCIALE


Grazie all’educazione si ha lo sviluppo dell’uomo nella socialità per questo la scuola
promuove al tempo stesso lo sviluppo dell’individuo e lo sviluppo della società.
Una convivenza fatta di accomodamento e di rispetto sono alla base del progresso
sociale. L’educazione deve soddisfare l’esigenza individuale e quella sociale, creare
un ambiente con cui l’individuo può fondersi mediante l’educazione, la società
formula i suoi scopi, organizza i suoi mezzi e le sue risorse. Un cambiamento
ordinato si ha mediante la scuola; quest’ultima è strumento essenziale di progresso
e riforma sociale.
L’educatore per guidare il fanciullo alla sua maturità di uomo deve interagire con lui,
questa è un’opera che richiede intuizione, arte. Ma l’educazione non è soltanto
intuito, arte, amore ; qualità che l’insegnante deve avere, prendendo come esempio
la madre che è ricca di queste qualità; ma occorre altresì avere la conoscenza delle
leggi dello sviluppo individuale e dello sviluppo sociale, e questa conoscenza si
acquisisce con lo studio, è opera della scienza.
Il mio credo pedagogico si chiude con una nota religiosa ovvero Dewey pone al
culmine dello sviluppo educativo una finalità religiosa come coronamento di quella
sociale e individuale .
Ogni insegnante ha quindi una funzione religiosa e deve rendersi conto della dignità
della sua vocazione; è un uomo addetto al servizio sociale per mantenere l’ordine e
lo sviluppo. In tal modo l’insegnante è il profeta di Dio vero e l’annunciatore del
vero regno di Dio (terreno, attività, conoscenza).
L’uomo sente il senso della sua unione con l’universo tramite la religione, che è un
sentimento della totalità inerente ad ogni nostro atto, razionalmente diretto a
prendere contatto con le cose con le persone, eliminando le fratture.
L’insegnante ha una funzione religiosa poiché rende consapevoli gli alunni dei loro
atti rispetto al tutto. Noi abbiamo la responsabilità di conservare, trasmettere,
rettificare, allargare l’eredità e i valori che abbiamo ricevuto affinché coloro che
verranno dopo di noi possano riceverli in maniera più solida e sicura.
L’uomo dà senso, direzione alla natura e completa il creato. Ognuno trova posto
nella totalità.
L’educazione è intesa come arte e scienza è conoscenza specifica ,tecnica
è esaltazione del concreto

creazione ,esaltazione dell’unicità ,


lavoro sull’intensità soggettiva

l’arte dell’educatore è quella di esserci e di non esserci.


IL PASQUALE ROSSI ( SCIENZA DELL’EDUCAZIONE)

Educazione della folla in forma collettiva , una folla che sente e


pensa= la demopedia
La collaborazione di Pasquale Rossi alla “Rivista di filosofia e scienze affini” rivestì
senza dubbio un’importanza fondamentale. L’interesse per la psicologia della folla
nasce da una riflessione sulle difficoltà che l’azione politica socialista è costretta a
fronteggiare nella realtà meridionale. È da ciò che deriva lo sforzo di dimostrare che
la stessa folla non solo sente, ma pensa.
1- LA CRISI DEL POSITIVISMO (G. MARCHESINI E “LA RIVISTA DI FILOSOFIA E
SCIENZE AFFINI”)

Rossi riflette sulla tensione tra “necessità” e “libertà” che rappresenta una criticità
teorica del positivismo di fine secolo, stretto fra gli esiti materialistici e deterministici
e l’autostima dell’attività naturale, spirituale. Si doveva avviare quel processo di
ridefinizione della natura e dei canoni della “scientificità”.
Da un altro lato il rinascimento attribuisce alla filosofia positiva una decisiva
responsabilità nella crisi dei valori della società del tempo. La proposta di un
recupero della tradizione rappresentava un’interpretazione e una risposta al
malessere reale, profondo e diffuso di un’età nella quale, nei paesi più sviluppati,
facevano da contrasto l’incertezza e lo smarrimento generati dalle nuove forme di
organizzazione della vita economica, sociale e politica.
In questo quadro Giovanni Marchesini, allievo di Roberto Ardigò, si misurò con la
crisi del positivismo, individuandone la causa nella propensione a confinare il
pensiero entro una breve cerchia di fatti.
La Rivista si propose come il laboratorio della riformazione di una tradizione di
pensiero tesa a salvaguardare quei principi da cui dipendeva la propria identità. In
quanto “luogo” di confronto la rivista svolse un ruolo di primaria importanza
nell’ambito della cultura italiana. La Rivista si propose come strumento non di
conservazione ma di rinnovamento: un’apertura alla ricerca di nuove soluzioni. In
merito al problema dell’educazione Marchesini ha costantemente denunciato i
pericoli insiti nello spontaneismo, nell’inattismo e nel nativismo; egli si pose così alla
ricerca di una pedagogia alternativa.
Marchesini sottolineava l’importanza dell’uomo, la sua formazione; etica pedagogica
per fissare il senso, il criterio, la direzione di ciò che è bene per l’umo. Egli va alla
ricerca di una pedagogia che si confermi scienza nell’avvenirsi dell’apporto delle
altre discipline “umane” e nel formulare previsioni, individuare metodi; ma senza
cadere nei limiti del determinismo, e che si proponesse come arte. Attenzione
privilegiata alla condizione dell’uomo, alla concretezza della sua esperienza. L’uomo
è il centro di iniziativa e di autodeterminazione.
Vi è la necessità di elaborare un nuovo codice morale, positivo, razionale;
ridisegnare un modello di società. Nell’uomo vi sono le vere fonti della moralità,
giustizia, felicità. Significativa appare la considerazione delle difficoltà che incontra
l’uomo nell’imprimere il senso di se nella storia orientandola verso fini morali;
rimanere alla sua condizione di unità di sentimento e ragione: processo non lineare ,
per le incertezze in cui si dibatte il singolo diviso fra l’essere e il volere , per il
contrasto tra la tendenza alla conservazione e l’esigenza del rinnovamento.
Nel 1909 la Rivista di filosofia e scienze affini si unisce alla Rivista Filosofica ( Carlo
Cantoni )= ridefinizione dei rapporti fra mondo della natura e il mondo dei valori.

2- I DIFFICILI ESORDI DI ROSSI NELLA “RIVISTA”. LA MENTE DI MAZZINI E LA PSICO-


FISIOLOGIA
L’incontro fra Rossi e il periodico di Marchesini si inserì in un anno nel quale Rossi
sembrava voler accelerare i tempi nell’ambito degli studi di psicologia collettiva.
Nel 1899 Rossi doveva ricordare, nella conferenza su “ i martiri consentiti nel 1799”,
i protagonisti di un episodio rivoluzionario il cui esito testimoniava la sterilità di
qualsiasi azione politica, basata su identità prive di riscontro nel contesto storico-
sociale di riferimento. Schieratosi con decisione per l’inferiorità delle popolazioni
meridionali rispetto a quelle del settentrione della penisola, optò per
un’interpretazione in termini antropologico-sociali che lasciava spazio a fattori
ambigui.
Al fondo degli interessi di Rossi c’erano le folle della sua Calabria e del Meridione e
la ricerca delle cause della condizione di arretratezza socioeconomiche e culturali.
L’approfondimento della mente “mazziniana” nel quale, Rossi, integra gli esiti di
precedenti indagini secondo cui “l’uomo attivo a fondo passionalmente mistico”,
documentando il prevalere di una sensibilità e di un ‘espressività visiva e della
emotività sull’intelligenza.

3- STATICA E DINAMICA DELLE FOLLE: ROSSI FRA PSICOLOGIA COLLETTIVA E


SOCIALE
Rossi poneva la psicologia sociale in un gradino superiore rispetto alla psicologia
collettiva, che precedeva la psicologia individuale. La psicologia sociale era inserita in
un insieme di folle all’interno di una società ma per la penetrazione di un fatto
storico mediante il riflesso di leggi psicologiche.
Alla psicologia della folla toccava come oggetto la folla, una collettività statica. Alla
sociale ovvero un insieme di folle all’interno di una società. Socialità dinamica.
Pasquale Rossi è stato un medico italiano e un sociologo. Si collocò tra gli studiosi
dei fenomeni collettivi e delle folle sulla scia delle correnti positivistiche che si
andavano interessando all’emergere del fenomeno delle masse che stavano
irrompendo sulla scena sociale e politica europea di quel periodo.

4- I SUGGERITORI E LA FOLLA: UN RAPPORTO COMPLESSO, DIALETTICO E


FORMATIVO

Al termine dell’estate del 1901 troviamo il contributo di Rossi sulla Rivista “ La


psicologia del meneur”. Nella folla, il meneur trova un terreno preparato ad
accogliere la sua influenza ed a fecondarla. I meneurs immediati, quelli che agiscono
a diretto contatto con la folla, si tratta di personalità attive, sensitive, animate da
passione viva e da un instancabile desiderio di agire, la cui caratteristica è nella
facilità e impulsività con cui assumono una o diverse personalità. Fra costoro quelli
dal temperamento più squisito e ammalato non hanno consapevolezza di vivere i
loro stati secondi di personalità, che gli si presentano come rivelazioni nuove; più
frequente è il caso in cui essi fanno ricorso alla memoria emotiva, il che può
avvenire in maniera spontanea o con l’intervento di un elemento di consapevolezza.
La folla non rimane passiva, è essa ad attivare, a suscitare il suggestionatore, gli
comunica la sua febbre, quasi si può dire che ne svegli le personalità. Ma la folla è
anche in grado di far cessare la dinamica psichica che ha contribuito ad innescare
esercitando un’azione inibitoria.
L’arte, la scienza e la letteratura si diffondono con il rinnovamento della personalità
del soggetto o della collettività.
I meneurs: azione indiretta sulla folla.
Eroe: accoglienza delle sparse vibrazioni luminose.
Folla: adattamenti e contrasti nuovi.

MENEUR E FOLLA: L’una non è passiva rispetto all’altra, ma cooperatrici entrambe


ed in modo uguale nel creare e diffondere emozioni e pensiero.
5- LE ORIGINI DELLA PSICOLOGIA COLLETTIVA E LA SUA “VOCAZIONE”
PEDAGOGICA

Nel saggio “Sociologia e psicologia collettiva (1902)” la prima parte è dedicata ai


filosofi che attribuiscono un ruolo decisivo nell’affermazione del concetto di
educabilità, non solo nell’individuo ma anche delle folle. Successivamente abbiamo
la necessità di estendere alle masse i benefici dell’istruzione in modo da illuminare
la folla.
Le anticipazioni di psicologia collettiva sembrano risiedere in una serie di
considerazioni sulla possibilità e l’opportunità di educare le folle.
Occupandosi di “scienza della legislazione “di Flangieri sottolinea la forza
dell’opinione pubblica, corretta per mezzo dell’educare sino a far sorgere un
carattere nazionale.
Rossi si rifaceva alle condizioni della società meridionale, dove non vi erano ragioni
deterministiche che facevano fiorire la cultura collettiva, e che per lui risiedevano
nella trasformazione della produzione, che sollecita la folla alla conquista della
coscienza di classe e alla comprensione della necessità di educare, portando ad una
visione nuova e scientifica di cultura. Nell’analisi di “opere filosofiche, politiche,
estetiche” di Mario Pagano, la macchina dell’uomo viene paragonata ad uno
strumento a corde (due violini unisoni risente i movimenti tutti del suo simile)
In Francesco Salfi abbiamo l’impossibilità che tutto un popolo concordi in
un’opinione sola, necessità che una delle opinioni pubbliche unisca le altre.
Gian Domenico Romagnosi tratta di problematiche psico-collettive e sociali; inerenti
all’educazione delle classi popolari. In “dell’indole e dei fattori dell’incivilimento”.
Egli coglie la necessità dell’educazione individuale nella “infanzia della società” per
rendere possibile l’instaurazione del governo collettivo; liberare la classe inferiore
da prevenzioni, emanciparla dai pregiudizi. Per stabilire il gravo di incivilimento di un
popolo è indispensabile ricercare quale sia la cultura, l’opinione civile della media
classe e quale l’istruzione comunicata all’ultima. Spirito capace di sollevarsi e
ricevere gli ammaestramenti.
Melchiorre Gioia = “del merito e delle ricompense “; nel popolo: cognizioni, volontà
e potere che affidino un’intelligente scelta dei candidati alle pubbliche cariche
(studio della folla con intenti scientifici)

6- LA FOLLA FRA SCIENZA E IDEOLOGIA : ROSSI E “RIVISTA “, DUE VISUALI IN


CONFLITTO
Nel Febbraio del 1903 la Rivista si occupò del “suggestionatori e la folla”. Rossi ora
propone un concetto più largo di meneurs, facendo notare come questi
suggestionatori non si rivolgono a padroneggiare solo le tendenze superstiziose e
perverse della folla ma cercano di sfruttarla in tutte e sue tendenze ed emozioni,
traendo forza dalla suggestione, rapporto fra un “soggetto attivo” e “molti passivi”
che ne “assumono” temporaneamente la personalità.
Gli elementi più intellettuali e volutivi agiscono sulle mentalità inferiori, le dominano
e le guidano. Senza quelle personalità superiori l’umanità o avanzerebbe
stentatamente sulla via del progresso o starebbe ferma in una mediocrità immobile.
Come si costituisce una scienza? Sociologia e psicologia collettiva=l’emergere e
l’emanciparsi di una disciplina dal complesso di saperi preesistenti che va colto e
documentato nella sua storia.

7- LA DEMOPEDIA, SCIENZA DELL’EDUCAZIONE DELLA FOLLA

L’educazione della folla è una tendenza immanente alla psicologia collettiva e


sociale, riflesso ideale della compartecipazione delle masse alla vita moderna.

 Il fine della demopedia è la formazione intellettuale e morale del proletariato,


mirando ad avvicinarlo alle classi colte, integrazione della cultura ,
un’educazione civico-politica della folla nel suo insieme.
 Il metodo della demopedia è quello di insegnare la base delle leggi della
psiche collettiva
 La funzione è quella di perseguita dalle classi superiori e dai ceti intellettuali di
una data società, per essere poi continuata nella folla
 La natura è quella della scienza e dell’arte insieme(studia, scopre ed applica le
leggi)
 Quanto all’indirizzo la disciplina si divide in una parte generale (educare le
folle staticamente operanti, prevalgono i caratteri della specie) e una parte
differenziale (folle dinamiche, le razze)
Rossi si concentra poi sul più fondamentale dei problemi, ossia se la folla sia
educabile
GENIO E FOLLA
La folla, dinamicamente, pensa e crea i prodotti socio-psichici, e staticamente
diffonde, integra e corregge il pensiero geniale.
La folla è ricca di energie psichiche sane ed operose, è mossa da un senso di
giustizia, primitivo e altruistico.
Viene discussa la possibilità di educare esteticamente le masse (impatto della folla
con l’arte). Deve essere dimostrato sia che la folla sia educabile sotto questo punto
di vista, sia che una più diffusa fruizione delle opere d’arte non ne produrranno
l’estinzione ma un incremento qualitativo. Rossi muove dalla forma più semplice del
bello, quello sensoriale. Negli uomini incolti e primitivi e nei fanciulli si direbbe che
la forma più antica è quella del bello sensoriale: ma ciò non dimostra che la folla è
suscettibile a godimenti artistici. Oggi la folla non sa né può elevarsi ad una cultura
estetica raffinata; non può dunque stupire che la sua attitudine artistica rimanga
primitiva. L’arte è portatore di ispirazioni nuove, l’artista vive il consenso di molte
anime. Per educare la folla bisogna conoscere le leggi statiche, dinamiche e
comprendere i fenomeni comuni con altre unità etniche e quelli propri della folla da
educare. La partecipazione di un sempre crescente numero di persone all’arte non
solo produrrà un consecutivo affinamento del gusto ma soprattutto non sarà senza
incremento della stessa. Di qui la certezza che il giorno che la folla sarà ammessa al
godimento estetico l’arte ne trarrà benefici.
Per educare la folla occorre conoscere non solo le leggi della sua esistenza statica
ma anche quelle della sua successione dinamica.
Occorre tener presente la naturale tendenza dello spirito.Per erigersi in educatore
occorre qualcosa in più, una mente inventiva, la quale , servendosi della propria
originalità , faccia le necessarie applicazioni ; acquisire nuovi abiti fisici, mentali e
morali.
LA DEMOPEDIA
La demopedia è una tecnica, un’arte e ci vuole una mente inventiva, la quale,
servendosi della propria originalità, faccia le necessarie applicazioni. Richiede non
solo conoscenze teoriche ma condizioni d’ambienti e disposizioni particolari che
avvicinino gli educatori ai meneurs. I primi si distingueranno dai secondi per il fine di
bene costantemente rivolto alla folla ma anche e soprattutto perché sapranno
esercitare un’opera lenta di suggestione. Demopedia e pedagogia vertono sullo
stesso oggetto, l’educazione; solo che la pedagogia intende quella dell’individuo
preso singolarmente e la demopedia si dirige alla folla, in tutta la sua varietà di
caratteri individuali e di fermentazioni psicologiche.
Germina delle condizioni realistiche della folla. Per interagire collettivamente la
cultura dove è deficiente (le classi colte). Tutti devono essere consapevoli del
progresso sociale. La domopedia viene incontro all’esigenza di creare la cultura dove
manca (classi operaie) condannate al lavoro manuale, perduti nella civiltà; ma ora
che l’industria moderna le chiama alla produzione delle ricchezze, la loro educazione
diviene necessaria. L’educazione delle masse è una naturale conseguenza,
un’esigenza vitale
DUCCI
Il senso rimanda a un valore, alla soggettività; il significato rimanda
all’oggettività.
1 constatazione, intensione, rimanda alla filosofia
2 denstazione, estensione, rimanda alla scienza

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