Impaginato Politecnico
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Impaginato Politecnico
,
i professori A. Franchi e P. Gambarova,
il direttore del Master A. Migliacci
del Politecnico di Milano
Giuliana Aru, nata a Marrubiu (OR) nel 1972, laureata in Ingegneria Civile all’Università di
Cagliari, ha conseguito il Master Universitario di II Livello in Costruzioni in Calcestruzzo Armato
presso il Politecnico di Milano. È ingegnere libero professionista a Oristano.
Davide Rosas, nato a Cagliari nel 1969, laureato in Ingegneria Civile all’Università di Cagliari, ha
conseguito il Master Universitario di II Livello in Costruzioni in Calcestruzzo Armato presso il
Politecnico di Milano. È ingegnere libero professionista a Oristano.
POLITECNICO DI MILANO
Dipartimento di Ingegneria Strutturale
Giuliana Aru
Davide Rosas
INDICE
Presentazione pag. 9
Capitolo IX - LA PIEGATURA
10.1 Tolleranze per sezione nominale, massa, lunghezza dei ferri pag. 103
10.1.1 Normativa italiana pag. 103
10.1.2 Normativa belga pag. 104
10.2 Tolleranze relative a taglio e piegatura pag. 105
10.2.1 Normativa britannica pag. 105
10.2.2 Normativa francese pag. 106
10.2.3 Normativa belga pag. 108
10.3 Tolleranze relative agli angoli pag. 108
10.3.1 Normativa francese pag. 108
10.4 Tolleranze relative all’assemblaggio pag. 110
10.3.1 Normativa francese pag. 110
10.5 Grandezze riguardanti la presagomatura per le quali sono indicate
le tolleranze nelle normative esaminate - Sintesi pag. 111
8 Giuliana Aru - Davide Rosas
APPENDICE
PRESENTAZIONE
Con viva soddisfazione scrivo questa breve presentazione del volume “Presagomatura delle
armature da c.a.: tecnologie e norme per la certificazione” del quale sono autori gli Ingg. Giuliana
Aru e Davide Rosas.
Questo volume ha la sua origine nel lavoro di tesi svolto dai suddetti ingegneri per il consegui-
mento del titolo di “Master in costruzioni in c.a. e c.a.p.” nell’a.a. 2002-2003 presso la Scuola Master
“F.lli Pesenti” del Politecnico di Milano, relatori i Proff. Alberto Franchi e Pietro Gambarova.
L’argomento della tesi venne proposto alla Scuola nel 2002 dall’ing. Emilio Fadda, titolare di una
importante Ditta di presagomatura italiana , la FERCOS s.r.l., mediante l’istituzione di una borsa di
studio che, nel di ricordare la figura del “nonno” dell’Ing. Emilio Fadda quale fondatore della Ditta,
si riprometteva di avviare studi e ricerche nel settore della presagomatura, se non altro allo scopo di
far conoscere questo importante settore dell’imprenditoria edile nel campo delle costruzioni in
cemento armato.
Infatti, tale settore è poco conosciuto per molti operatori in tale campo delle costruzioni, progetti-
sti, imprese, direttori dei lavori o amministrazioni. Viceversa, esso rappresenta uno degli “snodi” fon-
damentali di tutto il processo di progettazione e costruzione delle opere in calcestruzzo armato.
Questo perché una corretta progettazione, a parte il rispetto di regole molto precise e dettagliate, qua-
si estenuanti nelle verifiche richieste e nelle prescrizioni poste (CAP. 8 e 9 Eurocodice 2), deve tene-
re conto, per quanto riguarda le sagome d’armatura, degli aspetti di ingombro, delle facilità di posa,
dei materiali utilizzati, delle eventuali saldature (compresi i relativi processi di saldatura), delle
modalità di sovrapposizione e così via; durante l’esecuzione, la direzione lavori dovrà poi verificare
le relative tolleranze per ognuno degli aspetti che riguardano le armature, a partire dalla loro confe-
zione sino alla posa, con un estenuante lavoro di controllo.
Proprio per la complessità delle regole di progettazione, a monte, e la necessità di capillari con-
trolli in corso lavori, a valle, non è difficile che in opera si possa avere per le armature qualche diffor-
mità rispetto a quanto desiderato. Questa eventualità, se accade, annulla l’obbiettivo di operare in
Qualità: cioè, il sovrapporsi di regole complesse e l’obbligo di numerosi controlli non facilita certo la
Qualità della costruzione, lato armature. Invece, dato che la presagomatura delle armature viene fat-
ta in modo da rispettare tutte le regole di progettazione e posa, così da consentire in corso lavori sol-
tanto pochi controlli a campione, se si utilizza questa tecnica per le armature è chiaro che si facilita la
Qualità della costruzione, addirittura potendosi dire che la presagomatura costituisce un grosso con-
tributo alla Qualità, lato armature.
Sulla base di queste considerazioni, la Scuola ha avviato un programma di studi e ricerche aventi
lo scopo di individuare, elencare e portare a soluzione alcuni dei problemi che il settore della presa-
gomatura incontra, soprattutto al fine di stabilire le regole e le prove per ottenere la certificazione di
tale processo. Questo lavoro mi sembra rappresentare una prima testimonianza di tale programma.
Mi congratulo con gli ingg. Aru e Rosas, i quali hanno dimostrato una notevole capacità profes-
sionale e un’ammirevole costanza nel portare a termine il lavoro intrapreso con la pubblicazione del
presente volume, e naturalmente porgo un vivo ringraziamento all’amico Alberto Franchi il quale, va
detto, è l’ispiratore e tutor del tema degli acciai per le costruzioni in calcestruzzo armato all’interno
della Scuola, nel campo della ricerca e per la normazione Italiana ed Europea.
Capitolo I
NOZIONI PROPEDEUTICHE
1.1 Glossario
La specificità del lavoro ha imposto il frequente ricorso ad un preciso e rigoroso vocabolario tec-
nico. Per questa ragione si è ritenuto opportuno fornire delle definizioni chiare delle nozioni di base
così da rendere più agevole la comprensione degli argomenti. All’esposizione è allegato l’esame e il
chiarimento di una serie di nozioni propedeutiche ed un elenco dei termini più significativi e più fre-
quentemente ricorrenti con le relative definizioni elaborate sulla base di quanto indicato nella norma-
tiva europea o nei testi di consultazione, facendo ricorso anche all’ausilio di esperti del settore.
L’ordine espositivo è stato suggerito dalla successione delle operazioni relative alla realizzazione
dell’armatura.
Acciaio non legato Quell’acciaio per il quale i tenori di minerali diversi dal UNI EN 10020
ferro rientrano nei limiti indicati dalla norma stessa
Acciaio legato Quell’acciaio per il quale sussistono requisiti riguar- UNI EN 10020
di qualità danti, per esempio, la tenacità, le dimensioni del gra-
no e/o la deformabilità.
Acciaio per Prodotto di acciaio legato di qualità, saldabile, a gra- UNI ENV 10080
calcestruzzo no fine, avente una sezione trasversale circolare, ido- UNI EN 10020
armato neo per impieghi strutturali
Prodotto in rotoli Acciaio per calcestruzzo armato prodotto in rotoli UNI ENV 10080
svolti / fili successivamente svolti. Dopo lo svolgimento può
essere fornito in elementi diritti oppure sotto forma di
elementi presagomati
Maglia/rete elettro- Insieme di barre o fili longitudinali e trasversali, aven- UNI ENV 10080
saldata ti diametro e lunghezza uguali o differenti, che sono
disposti sostanzialmente ad angolo retto gli uni rispet-
to agli altri, e tra di loro saldati a resistenza elettrica in
stabilimento, per mezzo di macchine automatiche, in
corrispondenza dei punti di intersezione
Maglia elettrosaldata Rete fabbricata in conformità a prescrizioni specifi- UNI ENV 10080
preparata su disegno che dell’utilizzatore
Diametro nominale Diametro nominale di una barra o filo nervato è il dia- NBN A 24-301
metro del tondo equipesante EC2
Sezione nominale Sezione trasversale di una barra liscia circolare aven- NBN A 24-301
te lo stesso diametro nominale EC2
Valore Valore che presenta una probabilità prescritta di non UNI ENV 10080
caratteristico essere raggiunto in una ipotetica serie illimitata di prove
Nervatura Nervatura continua uniforme parallela all’asse della UNI ENV 10080
longitudinale barra. Nel caso delle barre sottoposte a torsione a
freddo le nervature sono parallele prima della tor-
sione a freddo
Nervatura Qualsiasi nervatura sulla superficie del prodotto, UNI ENV 10080
trasversale: diversa da una nervatura longitudinale
Filo longitudinale Elemento di armatura parallelo alla direzione di fab- UNI ENV 10080
bricazione della maglia elettrosaldata
Filo trasversale Elemento di armatura perpendicolare alla direzione UNI ENV 10080
di fabbricazione della maglia elettrosaldata
Fili doppi Due fili dello stesso acciaio e delle stesse dimensioni UNI ENV 10080
disposti adiacenti ed in contatto l’uno con l’altro, uti-
lizzati in coppia in una maglia elettrosaldata
Larghezza di una Distanza tra gli assi dei fili in un pannello di rete. Per UNI ENV 10080
maglia le reti di filo doppio la larghezza di maglia viene
elettrosaldata misurata tra le linee di tangenza dei fili adiacenti
Sporgenza di una Lunghezza del tratto dei fili longitudinali o trasversa- UNI ENV 10080
maglia li che viene a trovarsi al di là dell’asse del filo estremo
elettrosaldata in corrispondenza del bordo di un pannello di rete. Per
le reti di filo doppio la sporgenza viene misurata a par-
tire dalla linea di tangenza dei fili adiacenti
Lunghezza di una Lato più lungo di un pannello di rete, indipendente- UNI ENV 10080
maglia elettrosaldata mente dalla direzione di fabbricazione
Larghezza di una Lato più corto di un pannello di rete, indipendente- UNI ENV 10080
maglia elettrosaldata mente dalla direzione di fabbricazione
14 Giuliana Aru - Davide Rosas
TERMINI ATTINENTI
TERMINE SIGNIFICATO NORMATIVA
DI RIFERIMENTO
TERMINI ATTINENTI
TERMINE SIGNIFICATO NORMATIVA
DI RIFERIMENTO
Quello che segue è l’elenco dei vocaboli più ricorrenti nella trattazione con affianco il corrisponden-
te termine utilizzato nella normativa belga e francese, nella normativa britannica e in quella spagnola.
Si riporta il termine corretto in italiano e i corrispondenti termini utilizzati nelle altre lingue per
facilitare il lavoro di chi volesse esaminare le normative allegate in lingua originale.
Si riporta l’elenco dei simboli usati nel testo, che sono di uso corrente nelle norme italiane e di lato il
corrispondente termine utilizzato nella normativa belga e francese, nella normativa britannica e in
quella spagnola.
1.5 Convenzioni
α< 90°
α = 90°
α < 90°
α> 90°
dis. 1
Tale criterio di misura è adottato nella maggior parte delle le norme europee.
Capitolo I - Nozioni Propedeutiche 21
Gancio Gancho
Uncino Hook
Forcella Gancho en U
dis. 2
La norma francese e quella belga distinguono i tipi di ancoraggio facendo riferimento all’angolo
α senza fare uso di denominazioni specifiche.
23
Capitolo II
INTRODUZIONE GENERALE
È la fabbricazione meccanizzata delle armature per calcestruzzo armato “che può essere raggiun-
ta mediante metodi di produzione industriale. In condizioni favorevoli di lavoro, le armature vengo-
no fabbricate, in tutto o in parte, in un’officina o in una fabbrica mobile, possono poi essere messe in
cantiere, in breve tempo, da manovali addestrati, come le barre singole” (Leonhardt,1977).
Si distingue tra “elementi presagomati d’armatura i quali vengono assiepati nel cassero in arma-
tura definitiva (per es. reti, serie di barre legate, ricurve, saldate, reti e staffe) e gabbie d’armatura” che
sono preassemblate e richiedono solo di essere introdotte nel cassero (Leonhardt,1977). Per il tra-
sporto e il deposito, queste ultime dovrebbero poter essere regolarmente impilate.
Il primo episodio di presagomatura industrializzata si rileva in Germania intorno agli anni ’15, nel
corso della Prima Guerra Mondiale. È solo alla fine degli anni ’60, primi anni ’70, che in Italia la dit-
ta “Antonelli” di Padova si cimenta per la prima volta nella produzione di barre presagomate.
Nel decennio successivo gli stabilimenti di presagomatura sono già diffusi a macchia di leopardo
in tutto il Nord Italia, e negli anni ’80 scoppia il boom della presagomatura con espansione in tutta la
penisola.
Ai giorni nostri nel Nord Italia quasi il 70% della preparazione delle armature si esegue, fintanto
che è possibile, negli stabilimenti di taglio e piegatura, mentre nel resto della penisola è ancora prati-
ca diffusa tagliare e piegare il ferro in cantiere, sopratutto quando si tratta di piccole imprese impe-
gnate in costruzioni di scarso rilievo strutturale.
Il presente lavoro è stato realizzato nell’intento di aprire la strada alla certificazione dei sagomati
24 Giuliana Aru - Davide Rosas
partendo dallo strumento di base che è lo stato dell’arte degli aspetti tecnologici e normativi della
materia in Europa, per giungere al confronto e all’analisi critica dei dati emersi dalla ricerca.
Per fare questo è stato necessario esaminare oltre che il processo della presagomatura vero e pro-
prio, anche tutti quegli aspetti e quelle problematiche contingenti che in qualche modo lo condizio-
nano. Il sistema di tutti questi elementi è schematizzato nel diagramma che segue, il quale rappresen-
ta nel contempo una sintesi degli argomenti trattati nonché la loro reciproca correlazione.
Capitolo II - Introduzione generale 25
La certificazione del processo di presagomatura va visto nell’ ottica più ampia della certificazio-
ne della costruzione in calcestruzzo armato. Lo schema che segue dà una visione dello stato attuale
della certificazione della costruzione in calcestruzzo armato ed evidenzia la collocazione in esso del
processo di presagomatura che coincide con l’interruzione della catena di certificazioni.
2.4.2 Stato della certificazione del processo realizzativo di una costruzione in c.a.
27
Capitolo III
LA PROGETTAZIONE
Di fondamentale importanza per la corretta preparazione dei sagomati è il progetto. Del progetto
sono importanti sia le scelte vere e proprie in termini di diametri, forme e dimensioni, sia la loro rap-
presentazione grafica, la quale se poco accurata o male impostata può causare errori di interpretazio-
ne da parte di chi esegue la presagomatura, causando problemi che si ripercuotono sull’elemento di
calcestruzzo armato finale. Viceversa una buona progettazione rende più facili le operazioni di presa-
gomatura e realizzazione dell’opera come si vedrà più avanti.
A tal proposito si citano le raccomandazioni presenti nella normativa belga riguardanti proprio le
scelte da fare in fase di progettazione.
1. Nella scelta delle armature si consiglia si scegliere i diametri da utilizzare fra quelli di seguito
indicati:
- per le barre: 8,10, 12, 16, 20, 25, o 32 (40) mm
- per i fili: 6, 8, 10, 12 o 16 mm
Nel ridurre il numero dei diametri, si aumenta la quantità di acciaio utilizzato, perché la differen-
za fra la sezione di armatura strettamente necessaria dedotta dai calcoli e la sezione d’armatura real-
mente prevista aumenta.
Questo consumo aggiuntivo è tuttavia compensato dai vantaggi che seguono:
- minor rischio di confusione fra i differenti diametri. È possibile distinguere a vista i differenti dia-
metri della serie raccomandata e ciò facilita il loro utilizzo in cantiere e riduce i rischi di errore
- riduzione degli scarti, perché una parte di barra residua di un taglio può essere riutilizzata per altri
elementi di armatura
- minori adattamenti per la piegatura, con conseguente accelerazione della produzione
- impiego più agevole di elementi di raccordo prefabbricati, i quali esistono generalmente per un
numero limitato di diametri.
- diminuzione del numero di serie di distanziatori, poiché il ricoprimento e la spaziatura tra le arma-
ture dipende dal diametro nominale delle barre
diminuzione delle giacenze e gestione più agevole di queste.
2. Limitare il numero di diametri e di classi di acciaio per elemento e per progetto.
La limitazione del numero di diametri semplifica la produzione e la fornitura delle armature.
Si raccomanda di applicare la maggior quantità possibile di staffe dello stesso diametro per uno
stesso progetto. È ugualmente consigliato utilizzare sempre lo stesso tipo di acciaio, usando al massi-
mo due classi di acciaio diverse una per le armature principali e una per quelle ausiliarie.
- semplificazione del montaggio grazie alla riduzione del numero di incroci e di legature
- maggior rigidità e dunque meno distanziatori
Per contro i grandi diametri presentano l’inconveniente di aumentare l’ampiezza delle fessura-
zioni. Questo inconveniente deve tuttavia essere valutato in rapporto ai numerosi vantaggi di cui
sopra. L’impiego di lunghe barre di diametro maggiore o uguale a 32 mm richiede l’ausilio di appa-
recchi di sollevamento che può incidere sui costi.
Per quanto riguarda la forma delle armature, si consiglia di attenersi alle direttive seguenti:
1. Utilizzare la lunghezza più grande possibile per armature rettilinee, per le armature piegate uti-
lizzare lunghezze corte.
Nello stabilimento di presagomatura, è più agevole manipolare piccole lunghezze che grandi lun-
ghezze:
- per le armature longitudinali si consiglia di combinare le lunghezze diritte con le staffe dello stes-
so taglio piuttosto che lavorare con ferri piegati a 45°.
- in certi casi è preferibile prolungare l’armatura, anche se in quella sezione è superflua, piuttosto
che interromperla per riprenderla poco più in là.
Nella posa in opera in cantiere è vantaggioso lavorare con grandi insiemi di armatura e con piccole
barre complementari a incrocio. Di questi aspetti deve tener conto l’elaborazione dei dettagli standard.
1 12,00 14,00
2 6,00 7,00
3 4,00 4,67
4 3,00 3,50
5 2,40 2,80
6 2,00 2,33
7 1,71 2,00
8 1,50 1,75
9 1,33 1,55
10 1,20 1,40
L’impiego di lunghezze standard aumenta le possibilità di riutilizzazione degli scarti e limita quin-
di le perdite da taglio.
Lunghezze superiori alle lunghezze commerciali standard possono essere giustificate, da un pun-
to di vista economico, in caso di quantità importanti. Tuttavia i termini di consegna delle lunghezze
speciali sono generalmente più lunghe. Inoltre occorre prevedere per il cantiere una capacità di imma-
gazzinamento sufficiente.
- il montaggio può essere fatto più rapidamente, perché i dettagli sono concepiti per una messa in
opera semplice
- i dettagli standard rappresentano le soluzioni più adatte alla pratica perché ne è stata già provata
l’efficacia
1.Un progetto di armatura ottimale presuppone l’impiego di armature semplici, facili sia da rea-
lizzare che da mettere in opera.
Al fine del rispetto delle tolleranze ammissibili, si consiglia di evitare il più possibile le armature
chiuse. Questo allo scopo di avere forme di armatura o scarti dimensionali limitati entro il rispetto delle
esigenze imposte dall’elemento in calcestruzzo armato (dimensioni, ricoprimento, distanziamento).
È meglio utilizzare barre complementari corte alle estremità in modo che durante la posa in opera
si possa facilmente correggere una certa imprecisione derivante dalla produzione delle armature e
dalla cassaforma.
Inoltre questo permette di utilizzare grandi lunghezze diritte, più maneggevoli e ferri piegati pic-
coli più facili da realizzare e da trasportare.
2. Una armatura ottimale presuppone che si tenga conto delle condizioni di lavoro
- si consiglia di utilizzare il più possibile elementi presagomati provenienti dagli stabilimenti di
presagomatura. Per evitare l’inconveniente della capacità di trasporto più ridotta in caso di preas-
semblaggio delle gabbie di armatura, si possono utilizzare in certi casi gabbie telescopiche, cioè
tali che una siano contenute le une dentro le altre durante il trasporto
- in cantiere è più vantaggioso preparare l’armatura fuori dalle casseforme che all’interno di esse.
In presenza di grandi gabbie d’armatura, questo evita che, in cantiere, i carpentieri debbano calar-
si dentro le gabbie per realizzare le legature. L’armatura realizzata fuori dalle casseforme offre
importanti vantaggi, perché le gabbie d’armatura possono essere manipolate esternamente ad
esse, permettendo di fatto la realizzazione di maggiori legature in posizione eretta e ad altezza
d’uomo.
- Il progetto deve egualmente tener conto del peso dell’armatura. Il peso massimo che può essere
sollevato dagli operai non lo si trova precisato nelle prescrizioni normative. In pratica il peso
dipende da diversi fattori: dalla frequenza del sollevamento, dall’età dell’operaio, dalle condizio-
ni di lavoro, …A titolo illustrativo, le barre lunghe 14 m con diametro di 32 mm pesano 88 kg ed
esigono certamente il ricorso a metodi di sollevamento supplementari.
- In cantiere si consiglia di utilizzare le staffe aperte a cappello, al fine di evitare di dover trascina-
re le armature pesanti per lunghezze importanti.
Capitolo III - La Progettazione 31
Queste raccomandazioni si applicano per grandi diametri (> 20 mm) per elementi di costruzione
di lunghezza maggiore di 800 mm e di altezza maggiore di 600 mm.
Eventualmente si possono applicare delle staffe intermedie che saranno posate separatamente
(caso B)
È indispensabile prevedere una barra d’armatura in corrispondenza degli angoli interni delle staf-
fe. Per le gabbie più leggere, si applicheranno le soluzioni proposte nei casi C e D.
NIT 217 - Staffe aperte, CASO C: NIT 217 - Staffe aperte, CASO D:
per le gabbie leggere con staffa intermedia. per le gabbie leggere con due staffe uguali.
Nelle travi con sezione a T dei solai, le staffe possono essere ripiegate verso l’esterno, possono
essere poi fissate alla rete elettrosaldata superiore che viene posta sulle braccia delle staffe (vedere
figura seguente).
32 Giuliana Aru - Davide Rosas
Armatura
longitudinale
per fissare
la staffa
NIT 217 - Forma di staffe nel caso di una trave di sezione irregolare:
l’applicazione delle pieghe sulle staffe favorisce la stabilità dimensionale delle stesse.
Capitolo III - La Progettazione 33
3.5 Elementi della progettazione che concorrono all’ottimizzazione della sagomatura - Sintesi
PROGETTAZIONE
ARMATURE
Capitolo IV
LA DISTINTA DEI FERRI
4.0 Generalità
La distinta dei ferri è un documento che permette di specificare e identificare le barre d’armatura
(art. 6 UNI EN ISO 4066). Il progetto dell’armatura, si legge nella normativa belga (NIT 217, NBN),
“serve prima di tutto a indicare la posizione e la forma delle armature in opera. Al fine di poter realiz-
zare in seguito tali armature, è necessario combinare le differenti viste in pianta, in prospetto e in
sezione.Questo non è molto pratico ai fini della produzione, tanto più se si devono riportare tutte le
misure necessarie alla realizzazione di elementi di armatura (come le quote parziali e le quote ausi-
liarie)”.
Si stabilisce dunque per ogni disegno di armatura una distinta dei ferri piegati contenente tutti i
dati richiesti per la realizzazione delle armature.Una volta redatta la distinta dei ferri si possono pre-
parare i fogli di taglio e di piegatura che verranno spediti in officina ai settori interessati per la realiz-
zazione dell’elemento (De Nicolo B., 2002).
La distinta dei ferri si basa sui seguenti elementi fondamentali:
1. sistema di codificazione delle sagome preferenziali
2. criterio di calcolo della lunghezza totale delle sagome
Distinta
dei ferri
necessita di
Il presente capitolo risulta così strutturato: nei primi due paragrafi è sviluppata la trattazione del-
le due problematiche sopra citate da cui dipende la realizzazione della distinta dei ferri; il terzo para-
grafo riguarda forma e contenuti della distinta dei ferri vera e propria nel quadro normativo dei diver-
si paesi presi in esame.
La codificazione consiste nell’associare ad ogni tipo di sagoma sia della barra che della rete elet-
trosaldata un codice alfanumerico che ne identifica le caratteristiche di forma.
Il codice di identificazione di una determinata sagoma è il dato più importante della distinta dei
ferri, lo schema della distinta dei ferri infatti è basato sull’utilizzo delle forme correnti, dette prefe-
renziali. Tali forme preferenziali:
1. risultano le più convenienti ai fini della progettazione, della fabbricazione e dell’utilizzazione dei
calcolatori.
36 Giuliana Aru - Davide Rosas
2. nell’ottica della razionalizzazione dell’armatura, sono in numero limitato al fine di ridurre i tempi di
produzione (minori tarature delle piegature) e di permettere un trattamento informatico dei disegni.
3. sono riportate, nelle norme nazionali, in specifiche tabelle insieme ai codici delle armature, le
quote parziali e ausiliarie indicate sulla distinta di piegatura
L’applicazione di un sistema di codificazione consente:
1. l’uniformità nel modo di compilare la distinta dei ferri di armatura del calcestruzzo
2. una accelerazione del processo industriale di piegatura in quanto si riducono i tempi di trasmis-
sione dei dati di progetto alle macchine essendo sufficienti il codice della sagoma e le dimensioni
delle piegature corrispondenti senza ausilio di indicazioni aggiuntive.
Perché un codice sia effettivamente utilizzabile deve soddisfare tre requisiti fondamentali:
1. deve da solo dare tutte le informazioni sulle sagome, senza l’ausilio di disegni, o viene meno il suo
significato,
2. deve essere semplice da usare sia per la progettazione che per l’interpretazione da parte del presa-
gomatore, sia per l’informatizzazione,
3. deve essere generale ma univoco, ossia si deve adattare a qualunque forma, ma, una volta defini-
to, al codice deve corrispondere una sola sagoma, in modo che il presagomatore interpretando il
codice pervenga alla stessa sagoma pensata dal progettista.
4.1.1 Struttura generale del sistema di codificazione
SISTEMA DI
CODIFICAZIONE
(es. 1° termine =
numero/tipo di pieghe)
es. numero/tipo di
pieghe da 1 a 7
Capitolo IV - La distinta dei ferri (Sistema di codificazione) 37
1° carattere - indica il numero di pieghe contenute nella sagoma ed è compreso tra 0 e 5, quando
si hanno archi di cerchio ed eliche vale rispettivamente 6 e 7.
0 barre diritte
1 piegatura a 90° di raggio normalizzato, tutte le curve nel medesimo senso
2 piegatura a 90° di raggio non normalizzato, tutte le curve nel medesimo senso
3 piegatura a 180° di raggio non normalizzato, tutte le curve nel medesimo senso
4 piegatura a 90° di raggio normalizzato, le curve non sono tutte nel medesimo senso
5 piegatura < 90° di raggio normalizzato, tutte le curve nel medesimo senso
6 piegatura < 90° di raggio normalizzato, le curve non sono tutte nel medesimo senso
7 archi ed eliche
38 Giuliana Aru - Davide Rosas
Tuttavia secondo questo criterio più sagome possono avere lo stesso codice.
Nell’esempio che segue si mostrano tre diverse sagome aventi il medesimo codice 31, perché le
pieghe sono tre, tutte a 90° e tutte nello stesso senso:
Esempio di come il codice a due soli caratteri non è sufficiente ad individuare in modo inequivo-
cabile una sagoma:
Con tale sistema di codificazione non si può avere una corrispondenza univoca tra codice e forma
di barra, ciò significa che ad uno stesso codice possono corrispondere più sagome, come negli esem-
pi riportati.
In tal caso poiché il codice da solo non basta per il riconoscimento della sagoma, va allora accom-
pagnato da un disegno esemplificativo, ma allora viene meno il compito del codice stesso che è quel-
lo di sostituire il disegno ed essere direttamente trasmesso alle macchine informatizzate. Perciò se si
vuole intraprendere la strada della razionalizzazione del processo occorre completare il codice in
modo che nel caso in cui le piegature non siano tutte nello stesso senso il codice sia in grado di indi-
care quante pieghe sono consecutive in un senso e quante nell’altro. Solo così questo sistema di codi-
ficazione dienta efficace.
In tal senso si è mostrata più efficace la normativa belga, riportata nel paragrafo successivo.
3° carattere – compreso fra 0 e 2, indica la presenza di nessuna, una o due estremità di ancoraggio.
Per la definizione di tali estremità d’ancoraggio la UNI EN ISO 4066 rimanda a norme nazionali,
che in Italia non sono state ancora redatte. Quando tale carattere viene utilizzato, la direzione degli
ancoraggi alle estremità deve essere indicato per mezzo di una linea tratteggiata.
4° carattere – è indicativo del raggio di curvatura della piega: vale sempre 5 ma solo nel se il rag-
gio di curvatura è specificato in una norma nazionale, e in tal caso il raggio dovrà essere indicato con
la lettera S. In Italia non è stata ancora prodotta una norma a tale scopo (De Nicolo B., 2002)
Carattere unico (81..89) - Il codice composto da un numero compreso tra 81 e 89 indica forme
definite da eventuali altre norme nazionali.
Carattere unico (91..99) – Il codice composto dal numero 99 sta ad indicare una sagoma non nor-
malizzata da definire a mezzo di schizzo, qualora ci fosse necessario più forme speciali sono utilizza-
bili i numeri dal 91 al 99.
La UNI EN ISO 4066 fornisce una tabella delle forme correnti in cui è stato applicato il metodo di
codificazione di cui sopra.
40 Giuliana Aru - Davide Rosas
Segue l’elenco delle forme preferenziali della normativa belga con i relativi codici.
Si osservi che a differenza della UNI EN ISO 4066 il codice delle sagome non è semplicemente
accostato alla figura, ma lo si ricava muovendosi lungo la colonna e la riga relativa alla figura stessa,
fornendo nel contempo un facile strumento per la definizione del codice di eventuali sagome non clas-
sificate come preferenziali.
Le quote indicate sono le quote ausiliarie che devono accompagnare la distinta dei ferri per defi-
nire completamente le caratteristiche di una determinata sagoma. Tali dati sono infatti quelli richiesti
dalle macchine computerizzate per procedere alla piegatura e taglio del ferro.
44 Giuliana Aru - Davide Rosas
Nella tabella che segue è riportata l’interpretazione dei settori secondo e terzo, quando assumono
i valori +1, +2, +3. Anche nella descrizione dei tipi di angolo si fa uso del campo di valori usato in tut-
to le norme, per cui a “1” corrisponderà un angolo di 90° e così via.
Capitolo IV - La distinta dei ferri (Sistema di codificazione) 53
Per esempio le tre sagome tipo 31 dell’esempio riportato nel paragrafo relativo alla classificazione
nella UNI EN ISO 4066 corrisponderebbero a:
3 +1 -1 3 -1 3 -1 +1
+1 -1 0 +1
0 -1 0
La sequenza delle istruzioni per l’esempio di poco fa avrebbe la seguente forma, arricchita even-
tualmente del dato “lunghezza piega”:
numero di pieghe: 3
1a piega a sinistra: orientamento: + (+significa in senso orario)
tipo: 1 (1 è il codice della piega a 90°)
lunghezza (mm): 100
2a piega a sinistra: orientamento: +
tipo: 1
lunghezza (mm): 100
3a piega a sinistra: orientamento: 0 (per indicare che non esiste)
tipo: 0
lunghezza (mm): 0
(non essendo presente la terza piega a sinistra il programma passerà all’estremo destro ferman-
dosi alla terza piega come da input)
Nella tabella che segue si propone una visione sinottica dell’applicazione dei diversi sistemi di
codificazione visti finora alle tre sagome che la stessa normativa belga prende come esempio, per evi-
denziare il problema di più sagome corrispondenti ad uno stesso codice.
Capitolo IV - La distinta dei ferri (Sistema di codificazione) 55
3 312 31 21 31 313
+1+1 - 3 pieghe - 3 pieghe - 3 pieghe
- a 90° tutte - a 90° tutte - a 90° tutte
-1 nello stesso nello stesso nello stesso
senso senso senso
- con 2 -ancoraggio - n. 3 piega
estremità tipo 2 consecutive
di ancoraggio nel primo aventi
estremo medesimo
- ancoraggio senso
tipo 1 nel sec.
estremo
3 312 31 ?1 31 3 13
-1 - 3 pieghe
-1 - a 90° tutte
-1 nello stesso
senso
-ancoraggio
tipo
non codificato
- ancoraggio
tipo 1 nel sec.
estremo
3 312 31 12 31 313
- 3 pieghe
-1 - a 90° tutte
nello stesso
senso
+1 -ancoraggio
+1 tipo 1 nel
primo estremo
- ancoraggio
tipo 2 nel sec.
estremo
56 Giuliana Aru - Davide Rosas
CODICE
DELLA SAGOMA
Normativa n° di angolo di
britannica pieghe piegatura
Normativa n° progressivo
spagnola sagoma
La UNI EN ISO 4066 osserva che la lunghezza totale dipende sostanzialmente dalle dimensioni
delle parti curve e che occorrerebbe tener conto di un incremento per le curve e di supplementi per i
ganci, ma non fornisce altre precisazioni o tabelle al riguardo.
NIT 217- fig. 20: Quote parziali A e B per una NIT 217 - fig. 21: Quote parziali A e B e quote ausi-
barra di codice 11.00; liarie U e H per una barra di codice 26.00; lunghez-
lunghezza teorica della barra = A+B za teorica della barra=A+B+C
60 Giuliana Aru - Davide Rosas
Così come si è precisato, né le dimensioni parziali né le dimensioni ausiliarie delle barre e delle
staffe possono essere misurate sul disegno dell’armatura.
Come mostra l’esempio di fig. 22A, è per così dire impossibile da disegnare con precisione in sca-
la l’estremità di un elemento in calcestruzzo, poiché la scala da utilizzare per rappresentare l’elemen-
to di calcestruzzo non va bene per indicare il dettaglio dell’armatura.
Un ricoprimento “c” da 35 mm in scala 1/50 corrisponde appena a 0,7 mm. In pratica, l’armatura
all’estremità della trave è tuttavia indicata in maniera più o meno indipendente dalla scala del disegno.
Non è possibile ottenere delle dimensioni esatte tramite misure sul disegno.
Partendo da quanto stabilito nella distinta dei ferri, la dimensione parziale l, si calcola come segue
nel caso della figura 22A
l = L -2c -2 φ ancoraggio
si calcola come segue nel caso della figura 22B
P=L-2c-2N. -2X
l = L - 2c - 2 φ ancoraggio,1- 2 φ ancoraggio,2
Capitolo IV - La distinta dei ferri (Caratteristiche dimensionali) 61
62 Giuliana Aru - Davide Rosas
CALCOLO LUNGHEZZA
TOTALE SAGOME
POSSIBILI POSSIBILI
RIMEDI RIMEDI
CONTROLLO PRECISIONE
STRUMENTI
4.2.3.5 Regole standard per il calcolo della lunghezza totale delle sagome - Sintesi
PER LE 16 A MULTIPLI DI
BS 8666/2000 PER 16 SAGOME SAGOME 25 mm
Gran Bretagna PREFERENZIALI
PER LE 16
UNE 36831 PER 16 SAGOME SAGOME
Spagna PREFERENZIALI
64 Giuliana Aru - Davide Rosas
4.2.4 Prescrizioni sulle dimensioni minime degli ancoraggi per gli stabilimenti di presagomatura
NOTA 1: questa formula è valida solo per gli angoli di curvatura compresi tra 90° e 180°. Lr e d
sono espressi con la medesima unità di lunghezza
NOTA 2 gli ancoraggi per mezzo di curvatura più correntemente utilizzati, in particolare per le
armature trasversali sono:
- la squadra normalizzata (α = 90° e Lr > 15 d, fig. 9a)
- la curvatura a 135° normalizzata (α = 135° e Lr > 10 d, fig. 9b)
- l’uncino normalizzato (α= 180° e Lr > 5 d, fig. 9c)
Lunghezze minime delle parti diritte delle armature di progetto (art. 4.6, NF A35-027): per le
armature di progetto, le lunghezze diritte (tra due curvature successive, o tra l’ultima curvatura e l’e-
stremità dell’elemento, vedi Figure 10 a) e b) devono essere superiori al maggiore dei due valori che
seguono:
• 5 volte il diametro nominale dell’acciaio
• 50 mm.
NOTA Per le armature di catalogo, queste prescrizioni non si applicano.
NIT 217- fig. 23: esempio di quote parziali minime in funzione dei diametri delle barre (f)
e del mandrino (d) (per uno stabilimento specifico)
66 Giuliana Aru - Davide Rosas
Si riporta di seguito l’esempio di distinta dei ferri proposto dalla UNI EN ISO 4066.
Capitolo IV - La distinta dei ferri 67
Il riquadro delle iscrizioni deve essere collocato sotto la distinta e deve contenere le seguenti infor-
mazioni:
a) ragione sociale o nome del progettista;
b) titolo del progetto;
c) data di esecuzione
eseguito da .....
controllato da ;
d) numero del disegno;
e) numero della distinta dei ferri;
f) indice delle modifiche e data dell’ultima correzione;
g) attestazione che la distinta dei ferri è stata preparata conformemente alle prescrizioni della UNI
EN ISO 4066.
Se necessario possono essere utilizzati dei fogli riassuntivi della distinta; per ciascun tipo d’ac-
ciaio si deve utilizzare un foglio separato.
Le quote letterali minuscole indicate nelle tabelle seguenti devono sempre figurare nella distinta
dei ferri.
- responsabile
- data
- numero di identificazione
- tipo di acciaio
- numero di referenza del disegno
- pagina… di….
- lunghezza totale in m
- massa totale in Kg
- massa totale derivante dalla distinta di piegatura
70 Giuliana Aru - Davide Rosas
0 4 6 0 3 A
Quando è necessaria la revisione di una scheda la linea o le linee relative alla revisione devono
essere indicate da una appropriata referenza nella scheda; per esempio A nella parte destra della sche-
da (4.3 BS 4466/81).
- La scheda del prodotto di stabilimento o della barra deve contenere la seguente dichiarazione:
72 Giuliana Aru - Davide Rosas
“questa scheda soddisfa i requisiti della BS 4466” la scheda non sarà considerata valida se non è
giudicata conforme a tutti questi requisiti (4.4 BS 4466/81).
- Il marchio della barra comprenderà numeri semplici e consecutivi o lettere con un massimo di 6
caratteri (4.5 BS 4466/81).
- La notazione sul tipo, classe, e diametro delle barre, specificato nella colonna “Tipo e sezione”
(4.6 BS 4466/81)
- La scheda è costituita colonne indicanti
1. elemento
2. riferimento della barra
3. classe e sezione
4. numero di elementi della costruzione
5. numero delle barre per ogni elemento strutturale
6. numero totale di barre
7. lunghezza di ogni barra
8. codice di forma
9. dimensioni delle piegature
Capitolo IV - La distinta dei ferri 73
4.3.4 Sintesi e confronto delle informazioni contenute nella distinta dei ferri delle normative
esaminate
INFORMAZIONI NORMATIVE
UNI EN NORMATIVA NORMATIVA
ISO 4066 BELGA BRITANNICA
NIT 217 BS 8666/2000
DATI GLOBALI
massa totale x x
lunghezza tot. per diametro e n° barre x
Capitolo V
L’ACCIAIO D’ARMATURA
Trattato ampiamente nella normativa belga, la quale ha raccolto in un’unica nota informativa tec-
nica (NIT 217) tutte le prescrizioni nazionali in materia di opere in calcestruzzo armato: si rimanda ad
essa e a testi specifici la trattazione della produzione di acciaio d’armatura. In questa sede si ritiene
sufficiente precisare quanto segue.
Nel calcestruzzo armato ordinario si impiegano per le armature i prodotti siderurgici costituiti da
acciaio in barre o in filo. Le prime sono fornite in fasci di verghe diritte, solitamente di 12 m di lun-
ghezza ed eventualmente piegati in due per facilitarne il trasporto; il secondo viene in genere fornito
avvolto in rotoli per notevoli lunghezze (Toniolo,1998).
I prodotti per le armature da calcestruzzo armato sono:
- barre
- filo
- rete
- traliccio
Per le definizioni di ciascun prodotto si rimanda al paragrafo 1.1 sulla terminologia.
L’acciaio in barre utilizzato nel mercato nazionale è quello ottenuto per laminazione a caldo, i fili
possono essere anche laminati a freddo e quindi incruditi (De Nicolo B., 2002).
La laminazione è un processo di lavorazione che permette di ottenere barre o fili facendo passare
il pezzo di acciaio fra due grossi cilindri paralleli rotanti in senso opposto (che costituiscono il lami-
natoio) in modo da ridurne lo spessore (Koenig, 1984)
Procedimento di laminazione
dell’ acciaio (Koenig, 1984)
78 Giuliana Aru - Davide Rosas
L’acciaio laminato è a durezza naturale. Le barre e i fili prodotti per laminazione possono essere
lasciati senza ulteriori lavorazioni (Toniolo,1998).
Le barre di acciaio a aderenza migliorata devono avere diametro (D.M. 09/01/96, ART. 2.2.3)
5 < φ < 30 mm per acciaio Fe B 38 k
5 < φ < 26 mm per acciaio Fe B 44 k
Il produttore d’acciaio è obbligato, ai sensi del D.M. 96 a depositare il marchio (tipo di nervatura
e marchiatura) presso il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, Servizio Tecnico Centrale, che
ogni anno predispone il Catalogo aggiornato (reperibile presso il sito ufficiale internet dello stesso
Ministero), della produzione dell’acciaio da calcestruzzo armato. La pubblicazione è organizzata in
forma di schede tipologiche per ogni singolo prodotto di una unità produttiva, le schede contengono
i dati essenziali per il riconoscimento del prodotto e risulta quindi un indispensabile mezzo di riscon-
tro della marchiatura, del tipo di acciaio e della sua origine (De Nicolo B., 2002).
79
Capitolo VI
LO STABILIMENTO DI PRESAGOMATURA
6.2 Lo stoccaggio
Prima di coprire il ruolo di armatura per calcestruzzo armato, l’acciaio può cambiare a più riprese
nel luogo di stoccaggio ed essere depositato per un periodo prolungato dentro i capannoni. Questo
impone dunque di evitare che l’acciaio d’armatura sia danneggiato, non solamente durante la sua
sagomatura, ma anche durante lo stoccaggio e le altre manutenzioni. Occorre in particolare evitare i
seguenti danni:
• i danneggiamenti meccanici (sfondamenti, tagli, deformazioni)
• depositi di materiali che danneggiano le proprietà di aderenza (sabbia, olio, etc.)
• danni alle marchiature di identificazione
• la diminuzione di sezione per corrosione oltre il superamento di certi valori limite (vedere capito-
lo 11 “Tolleranze”). L’aspetto arrugginito della superficie dell’acciaio non costituisce assoluta-
mente un problema in circostanze normali e la ruggine non deve dunque essere eliminata
• la rottura delle saldature o degli assemblaggi delle gabbie d’armatura prefabbricate e delle maglie
(standardizzate).
In uno stabilimento di taglio e piegatura, l’acciaio da calcestruzzo armato è immagazzinato per
diametro, per tipo, per classe e per lunghezza commerciale.
80 Giuliana Aru - Davide Rosas
Capitolo VII
ACCIAIO IN ROTOLI: LE OPERAZIONI DI SROTOLAMENTO E RADDRIZZATURA
Rispetto alle barre, l’acciaio per calcestruzzo armato fornito in rotoli non è immediatamente uti-
lizzabile dalle macchine piegatrici, ma è interessato in più dalle operazioni di srotolamento e raddriz-
zatura, mentre le operazioni successive si equivalgono.
Operazione di srotolamento
A tale riguardo il D.M. 09/01/1996, precisa che (art.1.1 parte II) trattandosi di armature impiega-
te previa raddrizzatura meccanica sono da considerarsi acciai deformati a freddo. In quanto tali (art.
2.2.1, parte I) le proprietà meccaniche si intendono determinate su provette mantenute per trenta
minuti a 250°C e successivamente raffreddate in aria.
L’uso di acciai forniti in rotoli è ammesso per diametri φ<14 mm, per diametri superiori ne è
ammesso l’uso previa autorizzazione del Servizio Tecnico Centrale, sentito il parere del Consiglio
Superiore dei Lavori Pubblici. (D.M. 09/01/1996 art. 2.2.1, parte I)
82 Giuliana Aru - Davide Rosas
La raddrizzatura avviene con l’aiuto di macchine dette “raddrizzatrici” tramite il passaggio in rul-
li installati sia in direzione orizzontale che verticale (vedi fig. 25). Per tagliare l’acciaio raddrizzato,
si può accoppiare la raddrizzatura a una lama da taglio. Cosicché la stessa macchina che raddrizza i
fili esegue anche i tagli. Si determina la lunghezza dei fili con precisione portando l’acciaio contro un
elemento di bloccaggio regolato alla lunghezza di taglio desiderata o si misura direttamente la lun-
ghezza con l’aiuto di un certo numero di arrotolamenti della corona. Dopo il taglio, l’acciaio arriva ad
una vasca di ricezione per una eventuale ulteriore sagomatura.
Esistono attualmente una grande diversità di macchine a comando numerico capaci di effettuare
numerose operazioni (raddrizzatura, taglio e piegatura).
Re 10 3
Rm / Re 10 3
Re,act / Re,nom 10 3
Agt 10 3
Massa nominale 3 1
Attitudine a piegatura e raddrizzamento 3 1
Altezza nervature 3 3
Analisi chimiche 1 0
Re = resistenza a rottura
Rm = resistenza a trazione
Re,act = Valore effettivo della resistenza a rottura
Re,nom = Valore nominale della resistenza a rottura
Agt = Percentuale di allungamento sotto massimo sforzo
85
Capitolo VIII
L’OPERAZIONE DI TAGLIO
Il taglio a lunghezza esatta dell’armatura per calcestruzzo armato si effettua, per i piccoli diame-
tri forniti in corone, negli stabilimenti di presagomatura, per mezzo di macchine raddrizzatrici che
possono anche realizzare l’operazione di taglio.
Per le barre, si utilizza un banco di taglio.
Si distinguono:
• macchine a lama da taglio fissa (sistema stazionario)
• macchine a lama da taglio mobile (sistema non stazionario).
Con il sistema stazionario le barre sono guidate su nastri trasportatori fino alla cesoia.
Questo è il sistema più utilizzato per grandi serie di medesimo diametro. Nel secondo caso la
cesoia è montata su delle rotaie che permettono di spostare lo stock di barre fino allo stock di diame-
tro voluto.
Questo sistema è più conveniente per il taglio di piccole serie di diametri differenti. Una volta
tagliate, le barre finiscono nella vasca di ricezione, per eventuali ulteriori sagomature.
Si evitano, fin tanto che è possibile, le operazioni di taglio e piegatura, quando l’armatura in can-
tiere rientra nei casi:
• in piccoli cantieri
• taglio di dimensioni di una armatura supplementare
• accorciamento di lunghezze eccedenti
• correzione di armature mal sagomate o modificate (in seguito)
• taglio di parti di maglie
NIT 217- fig. 26: Cesoia a mano NIT 217- fig. 27: Cesoia a testa ricurva
Si intende la perdita dei pezzi di acciaio conseguenti al taglio della barra che dopo il taglio, sono
inadatti a un utilizzazione ulteriore come armatura.
86 Giuliana Aru - Davide Rosas
Si stima che le perdite di taglio vadano in media dall’1,5 al 2%. Il prezzo di vendita risulta aumen-
tato in conseguenza di questo, per tenerne conto.
E’ importante dunque, ai fini della riduzione dei costi, limitare al massimo queste perdite.
Esistono parecchie possibilità a tale scopo:
1. utilizzare delle lunghezze commerciali o dei multipli interi di lunghezze commerciali in base alla
concezione dell’armatura. È dunque consigliato attenersi, a seconda della concezione, alle lun-
ghezze delle barre raccomandate nella tabella del punto 3.3.
2. realizzare le forme difficili, come le staffe, a partire dai fili piegati in rotoli con l’aiuto di una pie-
gatrice automatica prima del taglio.
3. utilizzare i diametri raccomandati, che nella prEN 10080 sono:
- per le barre: 8,10, 12, 16, 20, 25, o 32 (40) mm
- per i fili: 6, 8, 10, 12 o 16 mm,
- si riduce così il numero dei diametri delle barre utilizzate, questo permette di riutilizzare di più
gli sfridi del taglio.
Capitolo IX
LA PIEGATURA
Rappresenta la fase successiva al taglio e l’ultimo trattamento che interessa l’acciaio di armatura
in stabilimento durante la quale si trasformano le barre longitudinali in barre sagomate che con il suc-
cessivo montaggio costituiranno l’armatura definitiva di progetto.
In questa fase si risolvono problemi come quello della determinazione del raggio minimo di piega-
tura e dell’accorciamento conseguente della lunghezza della barra a causa della piegatura.
Oltre agli effetti che la curvatura ha sull’elemento di calcestruzzo armato in termini di tensioni
localizzate, trattate nelo studio dei raggi di curvatura, è importante analizzare le conseguenze che
un’errata esecuzione o progettazione della piegatura può avere a discapito dell’elemento in calce-
struzzo armato. Interessanti considerazioni a tal proposito si trovano nella normativa belga (NIT 217),
la quale dedica all’argomento ampio spazio.
Influenza dell’accorciamento dovuto alla piegatura sulla misura in opera dell’armatura (art.6.4.4,
NIT 217). L’accorciamento dovuto alla piegatura è importante dal punto di vista della messa in opera
dell’armatura, perché la curvatura provoca una perdita di spazio.
L’influenza dell’accorciamento si fa particolarmente notare quando il distanziamento minimo tra
le armature non è correttamente rispettato. In questo caso, è indispensabile tenere conto dei diametri
effettivi dei mandrini quando si stabiliscono i disegni di armatura.
Se nella progettazione della armatura non si prendono in considerazione gli accorciamenti dovu-
ti alla piegatura, si possono avere problemi nella realizzazione e la messa in opera delle ar-
mature.Prendiamo un esempio concreto per illustrare l’importanza dell’accorciamento dovuto alla
piegatura: consideriamo una trave di larghezza 250 mm, con un ricoprimento di 25 mm, con staffe da
φ 12 (diametro abituale del mandrino =60 mm) e quattro barre di armatura principale da φ 25. In base
alle norme (vedi NIT 217, § 8.1, p. 54), è richiesta una distanza minima tra le barre principali di 25
mm.
Se il progetto non tiene conto dell’accorciamento dovuto alla piegatura, si ha il disegno di arma-
tura illustrato in fig.33.
Ad una errata valutazione di questo genere conseguono errori di posa in opera come mostrato in
fig.34-A, in cui per rispettare la distanza fra le barre si sollevano le barre estreme poste in prossimità
della curvatura e aderenti alla staffa.
Ne risulta un braccio di leva delle armature estreme inferiore a quello attribuito loro nei calcoli.
Il problema si accentua allorquando, anziché disallineare le barre, queste sono lasciate in basso,
non consentendo più di rispettare la distanza minima tra le barre di armatura. Inoltre conviene tener
conto del fatto che i diametri indicati nei disegni d’armatura sono dei diametri nominali. Ora, i dia-
metri effettivi sono più grandi dei diametri nominali per la presenza delle nervature. Dunque, la
distanza effettiva tra le barre di armatura (lungo le nervature) è inferiore alla distanza che si deduce
dal disegno dell’armatura.
Il fatto di lasciare le barre allineate può comportare o il mancato rispetto della distanza minima,
come mostrato in fig.34-B, o volendo assicurare la distanza minima tra le armature il mancato rispet-
to dello spessore del ricoprimento (fig.34-C).
Capitolo IX - La piegatura 89
Per superare il problema, quando l’armatura è realizzata in cantiere, si potrebbe optare per staffe
di dimensioni maggiori, tuttavia, dal punto di vista della durabilità questa opzione è inaccettabile.
Il vantaggio offerto dagli stabilimenti di preassemblaggio, in cui le armature sono prefabbricate in
tutto o in parte, è proprio quello di prendere in esame tali problematiche prima che le armature giun-
gano in cantiere, evitando modifiche in cantiere che possono alterare le proprietà dell’elemento pro-
gettato. Ci sono casi in cui si preassemblano gabbie d’armatura (tridimensionali) destinate a travi,
pilastri, setti, fondazioni; in tal caso tuttavia è importante che le gabbie prefabbricate di armatura pos-
siedano una rigidezza sufficiente per conservare la loro forma durante il trasporto al cantiere, e così
pure durante il montaggio e il getto, per questo motivo, occorre eventualmente aggiungere armature
supplementari (ausiliarie).
D.M.96 (punto 6.1.3.): nelle barre di acciaio incrudito a freddo le piegature non possono essere
effettuate a caldo.
Normativa spagnola (Art. 66.3): le armature lente devono essere piegate secondo i piani e le
istruzioni del progetto. In generale, questa operazione sarà fatta a freddo, per mezzo di metodi mec-
canici, con velocità costante e col sussidio dei mandrini, di modo che la curvatura sia costante in tut-
ta la zona.
Non è ammesso il raddrizzamento dei gomiti, tranne quando questa operazione può essere fatta
senza danni, immediati o futuri, per la barra stessa.
Se fosse indispensabile raddrizzare una barra in opera, il raddrizzamento deve essere fatto in
accordo con processi o criteri di esecuzione comprovati, dovendo verificare che non si abbiano fes-
sure o cricche nell’elemento di acciaio. In caso contrario, si procederà alla sostituzione degli elemen-
ti danneggiati. Se l’operazione di raddrizzamento fosse fatta a caldo, dovranno essere adottate le mis-
ure adatte a non danneggiare il calcestruzzo con le alte temperature.
9.3.1 Gli effetti della piegatura sull’acciaio e sul calcestruzzo: importanza dei raggi di curvatura.
In letteratura si trova l’impiego dei termini “raggio di curvatura” e “raggio di piegatura” usati indi-
stintamente per indicare il raggio del cerchio interno alla piegatura.
90 Giuliana Aru - Davide Rosas
Il raggio di curvatura deve corrispondere esattamente a quello del mandrino da usare nell’esecu-
zione, ciò accade quando il mandrino non viene spostato durante la piegatura e l’operazione avviene
a velocità costante e con continuità. Le norme però non lo dicono esplicitamente.
Nei testi normativi sono riportati alcune volte i valori minimi dei raggi di curvatura, altre volte i dia-
metri minimi dei mandrini; è quello che succede per esempio nella normativa italiana, in cui si parla di
raggi di curvatura nel D.M.96 e di diametro dei mandrini nell’EC2. Questo sdoppiamento del parame-
tro indice dell’entità della piegatura è dovuto al fatto che da un lato il concetto di raggio di curvatura è
una caratteristica intrinseca della piegatura, quindi di validità generale e indipendente dalle modalità di
esecuzione e dal mezzo meccanico impiegato per ottenerlo, dall’altro tale concetto è stato superato in
alcune normative che parlano direttamente di diametro dei mandrini essendosi ormai consolidata la
convinzione che la piegatura per mezzo di mandrini sia la più vantaggiosa, tanto che in alcune norme
nazionali è prescritto che la piegatura sia effettuata rigorosamente con l’uso di mandrini (è il caso del-
la Spagna). Per semplicità di esposizione sono stati raccolti in due differenti paragrafi i valori espressi
in termini di raggi di curvatura e quelli espressi in termini di diametro dei mandrini.
L’aspetto di maggior rilievo riguardante i raggi di piegatura è la determinazione dei loro valori
minimi. Tale determinazione risulta piuttosto complessa, a causa dei numerosi fattori che entrano in
gioco quando si tratta di valutare gli effetti della piegatura in termini di tensioni localizzate.
Questi si possono distinguere in:
1. Effetti riguardanti l’acciaio
2. Effetti riguardanti il calcestruzzo
“Per i ferri piegati delle travi, usati quali armature tese al taglio, sorge il problema della possibile
spaccatura verso l’interno della piegatura stessa, in questo caso si dovranno adottare raggi di piegatu-
ra all’incirca raddoppiati, rispetto al caso di ganci, uncini, staffe.” (Toniolo, 1998).
Lo spessore del ricoprimento ha in questo contesto un ruolo fondamentale, può infatti capitare che
i valori dei raggi di curvatura siano accettabili nei riguardi dell’ acciaio ma siano insufficienti nei
riguardi del calcestruzzo qualora le barre ricurve siano troppo superficiali.
In tal caso infatti, anche per piccoli raggi di piegatura, si possono produrre lesioni e distacchi per
effetto delle trazioni trasversali prodotte dalle pressioni che si generano nel calcestruzzo (salvo la pre-
senza di apposite armature trasversali). Il pericolo è scongiurato se si prescrive un raggio minimo di
piegatura (Migliacci, 1990).
In genere si può affermare che le sollecitazioni e i fenomeni indotti nel calcestruzzo costringono
ad assumere valori maggiori per i raggi di piegatura delle barre, cosicché salvo la presenza di vistosi
fenomeni di fatica, quanto riguarda gli acciai è automaticamente verificato in piena sicurezza
(Migliacci, 1990). Perciò facendo riferimento a questi come valori minimi a maggior ragione sono
soddisfatti quelli indicati per l’acciaio, poiché sono generalmente più piccoli.
92 Giuliana Aru - Davide Rosas
Tutto questo porta alla necessità di definire dei raggi minimi di curvatura che tengano conto degli
effetti sia sul calcestruzzo che sull’acciaio. Ecco perché in generale il raggio di piegatura è rapporta-
to sia al diametro del ferro che allo spessore del relativo ricoprimento.
Raggi di piegatura e spessori di ricoprimento sono stati a lungo tempo “implicitamente assicurati
da regole di buona costruzione” (Migliacci, 1990), e alcune normative propongono o prescrivono for-
mule e tabelle al riguardo, come mostrano i risultati riportati nelle pagine che seguono.
L’EC2 (punto 5.2.1.2): definisce il diametro minimo di piegatura di una barra come quello tale da
evitare frantumazioni o fenditure del calcestruzzo all’interno della piegatura e fessure nella barra
dovuta alla piegatura stessa
Normativa francese (Art. 4.5 della NF A 35-027/2003): fornisce tabelle che indicano i diametri
minimi di curvatura rispettivamente per gli acciai ad alta aderenza, i tondi lisci, secondo i diversi tipi
e le diverse funzioni dell’armatura: staffe, ancoraggi, gomiti.
Tali tabelle sono qui di seguito riportate.
NF A 35-027/2003 - TAB.1: Diametri interni di curvatura minima per acciai ad alta aderenza
(dimensioni in mm)
Diametri nominali 5 6 7 8 9 10 12 14 16 20 25 32 40
delle armature
Gomiti — 100 100 100 150 150 200 200 250 300 400 500 500
NF A 35-027/2003 - TAB.2: Diametri interni di curvatura minima per i tondini lisci di classe
FeE235 (dimensioni in mm)
Normativa britannica (art.6 BS 8666/2000): fornisce una tabella contenente raggi minimi di cur-
vatura, diametro mandrino e piegature consentiti in funzione del diametro nominale della barra
(TABELLA 3)
Rispetto alla normativa francese e spagnola è indicata anche la lunghezza minima del tratto fina-
le successivo alla piegatura.
Inoltre sempre relativamente alla piegatura si prescrive che l’armatura per essere sagomata con un
raggio superiore a quelli specificati nella tabella relativa (tabella 5) sia fornita diritta.
- 5 2.4
6 6 2.5
- 7 2.6
8 8 2.75
- 9 3.0
10 10 3.5
12 11 4.25
16 12 7.5
20 - 14.0
25 - 30.0
32 - 43.0
40 - 58.0
BS 8666/2000
Tabella dei raggi minimi di curvatura, diametro mandrino e piegature consentiti
Capitolo IX - La piegatura
- - - - - - - - 5 10 20 110
6 12 24 110 6 12 24 110 6 12 24 110
- - - - - - - - 7 14 28 115
8 16 32 115 8 16 32 115 8 16 32 115
- - - - - - - - 9 18 36 120
10 20 40 120 10 20 40 120 10 20 40 120
12 24 48 125 12 24 48 125 12 24 48 125
16 32 64 130 16 32 64 130 - - - -
20 40 80 160 20 70 140 190 - - - -
25 50 100 200 25 87 175 240 - - - -
32 64 128 260 32 112 224 305 - - - -
40 80 160 320 40 140 280 380 - - - -
95
96 Giuliana Aru - Davide Rosas
L’EC2 (punto 5.2.1.2): fornisce una tabella sul diametro minimo dei mandrini per barre lisce e ad
aderenza migliorata per la realizzazione di staffe, uncini, barre piegate e barre curve, tenendo conto
del ricoprimento.
Tale diametro dipende da:
- diametro della barra piegata
- classe di acciaio
- ricoprimento minimo normale al piano di piegatura.
I valori minimi del diametro del mandrino sono di 2.5φbarra, per barre tonde e di 4φbarra per barre
ad aderenza migliorata in caso di uncini e ganci; sono di 10φbarra per barre ad aderenza migliorata con
valori di ricoprimento alti.
Barre lisce
S220 2.5 φ 5φ 10 φ 10 φ 15 φ
Barre ad
aderenza
migliorata
S400, S500 4φ 7φ 10 φ 15 φ 20 φ
Normativa spagnola (Art. 66.3): La piegatura delle barre, tranne diversa indicazione del pro-
getto, sarà fatta con mandrini di diametro non inferiore a quelli indicati in tabella 66.3.
φ < 20 φ ≥ 20 φ≤ 25 φ > 25
B 400 S 4φ 7φ 10φ 12φ
B 500 S 4φ 7φ 12φ 14φ
Capitolo IX - La piegatura 97
Cerchi o staffe di diametro uguale o inferiore a 12 millimetri potranno essere piegati con diame-
tri inferiori a quelli precedentemente indicati purché tali da non causare un principio del fessurazio-
ne. Per evitare questa fessurazione, il diametro usato non dovrà essere inferiore a 3 volte il diametro
della barra, né a 3 centimetri.
Normativa britannica (art.11 BS 8666/2000). La distinta dei ferri per le maglie elettrosaldate
include una sezione denominata “istruzioni di piegatura” per le informazioni aggiuntive. Le tre carat-
teristiche dimensionali delle armature saldate possono creare ambiguità, queste si evitano per mezzo
di un disegno nella colonna relativa alle istruzioni per la piegatura. Il disegno indicherà:
BS 8666/2000 - (b) La direzione dei fili longitudinali del foglio per garantire la piegatura
rispetto agli assi corretti
98 Giuliana Aru - Davide Rosas
BS 8666/2000 – (c) la corretta orientazione di un foglio asimmetrico per assicurare la corretta sistema-
zione delle dimensioni delle piegature
BS 8666/2000 - Foglio con eguali aggetti. Per tutte le armature saldate piegate, le dimensioni di piegatura
saranno evitate (annullate) per fili trasversali saldati senza che sia rispettata la distanza
di quattro diametri dall’inizio della piegatura
Normativa francese (Art. 4.5 della NF A 35-027/2003): fornisce tabelle con i diametri minimi
di curvatura per tralicci saldati, secondo i diversi tipi e le diverse funzioni dell’armatura: maglie elet-
trosaldate e pannelli preassemblati (con armatura trasversale situata all’intradosso).
In particolare nel caso della piegatura di maglie elettrosaldate distingue diversi casi in base alla
posizione del ferro trasversale rispetto al mandrino. Si raccomanda di evitare la piegatura avvenga in
corrispondenza dell’incrocio tra le armature longitudinali e trasversali della maglia essendo questa
una zona soggetta a saldatura. Qualora questo fosse inevitabile il diametro della curvatura dovrà esse-
re aumentato a 20 volte il diametro dell’acciaio che costituisce la maglia.
Capitolo IX - La piegatura 99
NF A 35-027/2003
TAB. 3 - Diametri di curvatura minima per i diametri di acciaio specificati e per maglie elettrosaldate
(dimensioni in mm)
Diametri nominali
dei ferri 4 4,5 5,5 6,5 7,5 8,5 9,5 10,5 11 11,5
staffe, spilli o simili,
compresi gli ancoraggi
di estremità 20 20 25 30 30 40 40 40 50 50
ancoraggi 40 40 70 70 70 100 100 100 100 100
gomiti 100 100 150 150 150 200 200
Normativa spagnola (Art. 66.3): Nel caso di maglie elettrosaldate valgono le limitazioni stabi-
lite per le barre singole ogni volta che la piegatura avviene a una distanza uguale o superiore a quattro
diametri a partire dal nodo, o dalla saldatura più vicina. In caso contrario il diametro minimo della pie-
gatura non potrà essere inferiore a 20 volte il diametro dell’armatura.
Capitolo IX - La piegatura 101
9.4 Influenza della piegatura sulla qualità del prodotto finale - Sintesi
PIEGATURA
Rimedi: rispettare
cricche i raggi minimi di
curvatura
Effetti
sull’acciaio
Resist. a fatica Rimedi: rispettare
minore i raggi minimi di
curvatura
2.TENSIONI
LOCALIZZATE IN
PROSSIMITÀ DELLA
PIEGATURA
fessurazione Rimedi:
1. rispettare i raggi
minimi di
Effetti curvatura
sul cls 2. rispettare i
schiacciamento ricoprimenti
minimi
102 Giuliana Aru - Davide Rosas
9.5 Prescrizini normative sui raggi di curvatura e sul diamtro dei mandrini - Sintesi
Italiana x x x x x
Britannica x x x
Francese x x x
Spagnola x x x x
Belga x
Normativa spagnola (Art. 66): non deve piegarsi un numero elevato di barre in una stessa parte
della sezione, allo scopo di non creare una concentrazione di sforzi nel calcestruzzo che potrebbe
essere pericolosa.
103
Capitolo X
TOLLERANZE RELATIVE ALLE GRANDEZZE
CHE INTERESSANO LA PRESAGOMATURA
10.1.2 Normativa belga (NIT 217, NBN A 24-302, NBN A 24-303, NBN ENV 10080).
Considera gli scarti ammissibili per sezione, massa e lunghezza commerciale delle barre e dei fili
raccogliendo i valori in funzione dei diametri nelle tabelle seguenti (tabelle 36 e 37):
6 ±12 ±10 ±8
Da 8 a 12 ± 10 ±8 ±6
± 100 da concordare
Da 14 a 40 ±6 ±6 ±4
NBN A 24-302 Tabella 37: Scarti ammissibili per le armature incrudite a freddo
≤8 ±6 ±5 ±5 ± 0,5%
± 20 mm
>8 ±5 ±4 ±3 (±5 mm/m)
Capitolo X - Tolleranze relative alle grandezze che interessano la presagomatura 105
La norme NBN ENV 10080 prevede gli scarti ammissibili seguenti per le barre e i fili:
• concernenti la massa nominale: E = ± 4,5 %
(per ogni diametro)
• concernente la lunghezza delle barre: E =- 0/ + 100 mm (salvo accordi contrari nell’ordinazione)
Taglio di lunghezze diritte (incluse armature per pieghe successive) +25, -25
Piegatura:
≤ 1 000 mm +5, -5
>1 000 mm a < 2 000 mm +5, -10
>2 000 mm +5, -25
Lunghezza di fili per maglie elettrosaldate ± 25oppure 0.5% per le diritte
(in ogni caso il maggiore)
L≤ 2 - 20 mm 0 mm
0 mm + 20 mm
2< L≤4 - 40 mm 0 mm
0 mm +40 mm
4< L - 50 mm 0 mm
0 mm +50 mm
Capitolo X - Tolleranze relative alle grandezze che interessano la presagomatura 107
Le tolleranze sulle dimensioni delle armature sagomate, sono indicate in un’altra tabella (tabella 5):
NF A35-027 -Tabella 5: tolleranze sulle dimensioni delle armature sagomate (dimensioni in mm)
NF A35-027
Fig. 11: Il caso di staffe a squadra
NF A35-027
Fig.12: Il caso di armature longitudinali
108 Giuliana Aru - Davide Rosas
NF A35-027
Fig.13: Caso particolare per l’armatura lon-
gitudinale
Le armature che non sono né longitudinali né trasversali devono essere oggetto di specifiche par-
ticolari da citare nell’ordine.
Lo scarto in difetto non è ammesso per lo spessore del ricoprimento.
Angolo di ancoraggio
per mezzo di curvatura Angolo uguale a 90° 0° + 10°
Altri angoli -10° + 10°
Altri angoli (angoli tra lunghezze diritte successive, Tali che le quote di ricoprimento
angoli tra elementi di una armatura assemblata) siano rispettate
Capitolo X - Tolleranze relative alle grandezze che interessano la presagomatura 109
NF A35-027 - Fig. 15: Tolleranze sugli angoli di anco-raggio per la curvatura di armature sagomate
110 Giuliana Aru - Davide Rosas
10.5 Grandezze riguardanti la presagomatura per le quali sono indicate le tolleranze nelle
normative esaminate - Sintesi
TOLLERANZE DIMENSIONALI
NELL’ESECUZIONE
RICOPRIMENTO DISTANZIAMENTO
Spessore del
ricoprimento
NBN A24-302
113
Capitolo XI
IDENTIFICAZIONE DEI SAGOMATI
Prima che il prodotto piegato esca dallo stabilimento occorre identificarlo associando alle varie
partite un documento che riporti tutti i dati tecnici del prodotto finito.
La UNI EN ISO 4066 prevede come unico documento, associato alle barre piegate, la distinta dei
ferri. Tale documento tuttavia è fornito spontaneamente dallo stabilimento di presagomatura e non ha
in questo momento la valenza di certificazione del sagomato. Generalmente è lo stesso sagomatore
che si assume l’onere di redigere la distinta dei ferri per meglio gestire i dati da trasmettere alle mac-
chine, e spontaneamente alcuni sagomatori attribuiscono delle etichette identificatici alle partite con-
segnate senza che ciò rappresenti ufficialmente una garanzia di qualità. Per questo motivo è elevata la
richiesta da parte degli stessi sagomatori di poter disporre di una adeguata normativa che consenta il
riconoscimento di tali operazioni come facenti parte di un processo di qualità.
La normativa britannica prevede una doppia identificazione. La prima identificazione non è altro
che la distinta dei ferri, che dà una descrizione completa dei sagomati, la seconda è una etichetta, che
sintetizza alcuni dati contenuti anche nella prima. Di entrambe sono forniti gli schemi tipo mostran-
done il formato e il contenuto standard.
“LA DISTINTA DEI FERRI”
Per la distinta dei ferri si rimanda al capitolo ad essa relativo relativo.
“L’ETICHETTA”
Il contenuto dell’etichetta da attaccare ai gruppi di sagomati della stessa partita è dato dalle refe-
renze e dal marchio espressi nella colonna della distinta dei ferri relativa al: “marchio della barra (o
della maglia elettrosaldata)”.
In corrispondenza all’esempio di distinta dei ferri riportato nel relativo capitolo l’etichetta appa-
rirebbe come mostrato nella figura sottostante (art. 5 BS 4466/81):
I primi tre caratteri in alto a sinistra rappresentano il numero del disegno al quale si riferiscono sia
l’etichetta sia la distinta dei ferri, a partire dal numero 001.
Il quarto e quinto carattere indicano il numero di distinta dei ferri a cui si riferisce, e sono compresi
tra 01 e 99.
Il sesto spazio è riservato alla lettera di revisione della distinta dei ferri.
L’ultimo carattere in basso è il marchio della barra.
Molto sinteticamente prescrive che le sagome siano munite, all’uscita dallo stabilimento, durante
il trasporto verso il luogo di utilizzazione, di etichette contenenti alcune indicazioni minime, salvo
differenti disposizioni convenute tra le parti. Le indicazioni minime sono:
a) il riferimento alla norma nazionale (NF A 35-027)
b) il nome del cantiere
c) il numero di lotto
d) il numero di sagome e della loro nomenclatura se queste ultime non figurano nel disegno
e) il riferimento degli elementi o dell’assemblaggio considerato.
Per quanto riguarda altre indicazioni queste si lasciano all’iniziativa del fabbricatore. La norma
francese precisa che bisogna avere almeno un’ etichetta per i diversi pacchetti di elementi tagliati e
sagomati o assemblati.
Inoltre si prescrive che il materiale, il sistema di adesione e la scritta di tale etichetta debbano resi-
stere alle intemperie, alle condizioni di trasporto e manutenzione.
Capitolo XI - Identificazione dei sagomati 115
PRIMA DELL’USCITA
DALLO STABILIMENTO
IDENTIFICAZIONE
Marchio acciaio
Riferimento
normativo
Nome cantiere
NF A35-027 ETICHETTA
Numero lotto
Resistente a intemperie,
trasporto, alterazioni Numero e tipo
sagome
Elemento strutturale
di appartenenza
116 Giuliana Aru - Davide Rosas
Capitolo XII
L’ASPETTO DELLA QUALITÀ
La qualità è la conformità del prodotto alle esigenze del cliente; essa mette d’accordo progettista,
produttore e committente.
Le norme internazionali classificate come ISO 9000, in Italia UNI EN ISO 9000, rappresentano
quella famiglia di norme e procedure che riguardano la qualità e la certificazione della qualità. Esse
sono:
Quello di “sistema”, utilizzato nelle norme, è un concetto fondamentale che sottolinea l’intenzio-
ne di operare in modo funzionale ed integrato. Parlando di “sistema di gestione della qualità”, si inten-
de proprio evidenziare che vi è la necessità di gestire la qualità di un’organizzazione (ovvero di gui-
dare e tenere sotto controllo un’organizzazione con riferimento alla qualità) attraverso un insieme di
elementi (procedure, strumenti, comportamenti, …) tra loro correlati o interagenti (Centro Studi CNI,
2002).
Per ciò che qui interessa la “gestione per la qualità” (che si attua attraverso il Sistema Qualità)
include,non necessariamente in ordine gerarchico (Centro Studi CNI, 2002):
• il controllo della qualità;le tecniche ed operazioni attraverso le quali verificare che i requisiti per
la qualità siano soddisfatti
• l’assicurazione della qualità ; l’insieme di attività pianificate e sistematiche, attuate nell’ambito di
un Sistema Qualità, messe in atto per dare adeguata confidenza che un servizio o un prodotto sod-
118 Giuliana Aru - Davide Rosas
disferanno i requisiti per la qualità. È compreso nel concetto di “assicurazione della qualità” il fat-
to che di tali attività, quando necessario, venga data adeguata dimostrazione.
• gli aspetti di politica della qualità;
• la pianificazione della qualità;
• il miglioramento continuo della qualità.
Capitolo XIII
CERTIFICAZIONE DEI SAGOMATI
Nel caso specifico in esame si intende per qualificazione del sagomato la valutazione, con esito posi-
tivo, di conformità ai requisiti normalizzati di caratteristiche e processi di produzione, come le modali-
tà di srotolamento, raddrizzamento, piegatura; il rispetto delle tolleranze, i requisiti fisico-meccanici del
prodotto finito, ecc.. Quando un sagomato rispetta tali requisiti, allora è suscettibile di qualificazione.
Le differenti operazioni appartenenti al sistema di produzione delle armature suscettibili di quali-
ficazione sono identificabili nelle operazioni seguenti (NF A35-027):
- analisi dei disegni
- ricezione del materiale di base (acciaio per calcestruzzo armato in particolare)
- raddrizzatura
- taglio
- piegatura
13.1.2. EN 10080
Si riporta di seguito il contenuto della norma relativamente a quanto concerne la qualificazione e
i requisiti per la qualificazione dei sagomati.
Ai fini della qualificazione i sagomati devono essere prodotti con un sistema di controllo perma-
nente della produzione in stabilimento che deve assicurare il mantenimento dello stesso livello di affi-
dabilità nella conformità del prodotto finito, qualunque sia il processo di produzione.
La qualificazione si attua con:
1. la valutazione di conformità
2. identificazione finale dei sagomati.
120 Giuliana Aru - Davide Rosas
Il sistema di controllo deve includere la valutazione di specifiche proprietà. Tali valutazioni sono
relative a prove effettuate sul prodotto finito e a risultati di test.
Le prove sono finalizzate ad accertare il rispetto delle proprietà standard del materiale successi-
vamente allo srotolamento.
Capitolo XIII - Certificazione dei sagomati 121
Sulle
macchine
Prodotti raddrizzati
Prove iniziali di
qualificazione
Prove di fatica
Sorveglianza
produzione
Prove finali di
qualificazione
Identificazione dei
prodotti
122 Giuliana Aru - Davide Rosas
VERIFICHE (art.7, NF A35-027). Le verifiche riguardano dei campioni presi a caso per ogni tipo-
logia del lotto di accettazione, con un massimo di:
• 12 pezzi tagliati e sagomati, nel caso in cui il lotto non contenga pezzi assemblati
• 3 pezzi assemblati, nel caso in cui il lotto contenga pezzi assemblati
NATURA DELLE VERIFICHE (art.7.1.2.2, NF A35-027). Per ogni campione prelevato si veri-
fica:
- che gli acciai per calcestruzzo armato siano conformi alle norme vigenti
- che i campioni siano conformi ai disegni del progetto e/o ai documenti, scritti per l’ordine, rice-
vuti dal fabbricatore, e che siano rispettate le prescrizioni della normativa riguardanti forma e
dimensioni delle armature
- che le parti raddrizzate e gli assemblaggi saldati non presentino evidenti anomalie
- che, per le parti assemblate, la rigidità della gabbia sia soddisfacente e la quantità di elementi che
costituiscono l’armatura sia conforme.
124 Giuliana Aru - Davide Rosas
SISTEMA DI QUALITÀ
NF A35-027
Conformità alle
Processi da normative
certificare
Assenza di anomalie nelle
parti raddrizzate e piegate
RICEZIONE
ANALISI MATERIALE RADDRIZZATURA TAGLIO PIEGATURA
DISEGNI DI BASE
Tolleranze
tolleranze
Impiego di
sagome Impiego di mandrini
standardizzate
Non devono causare alterazioni significative alle
caratteristiche dei materiali e dei prodotti costitutivi
125
CONCLUSIONI
Appendice
RIFERIMENTI NORMATIVI RIGUARDANTI LA MATERIA
SUDDIVISI PER ARGOMENTO
Calcolo
[A1] EUROCODICE 2. ENV 1992-1-1, “Progettazione delle strutture cementizie- Regole gene-
rali e regole per gli edifici”.
[A2] D.M. del 14/02/1992, “Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle
strutture in cemento armato normale e precompresso e per le strutture metalliche”.
[A3] D.M. 9/1/1996, “Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture
in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche”.
[A4] C. M. 15/10/1996 n. 252, “Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle
strutture in cemento armato normale e precompresso e per le strutture metalliche”.
[05] C.M. LL. PP. 24/06/ 1993 n. 37406/STC “Istruzioni relative alle norme tecniche per il
calcolo, l’esecuzione delle opere in cemento armato normale e precompresso e per le strutture metal-
liche”.
[06] UNI ENV 1998-1-2, 1997, “Indicazioni progettuali per la resistenza sismica delle struttu-
re. Regole generali e regole generali per gli edifici”.
Regole di esecuzione
[B1] L. 5/11/1971 n. 1086, “Norme per la disciplina delle opere in conglomerato cementizio
armato normale e precompresso ed a struttura metallica”.
Regole di fornitura
[D1] UNI ENV 10080, 1997, “Armature per cemento armato saldabili nervate B500.
Condizioni tecniche di fornitura per barre, rotoli e reti saldate”.
[D2] UNI EU 21, “Condizioni tecniche generali di fornitura per l’acciaio e i prodotti siderurgici”
128 Giuliana Aru - Davide Rosas
Prodotti finiti
[F1] UNI 6407, 1986, “Prodotti finiti laminati di acciaio per armature per cemento armato non
precompresso”.
[F2] UNI 8926, 1986, “Fili di acciaio destinati alla fabbricazione di reti e tralicci elettrosaldati per
cemento armato strutturale”.
[F3] UNI 10608, 1997, “Barre e vergella (rotoli) di acciaio d’armatura per cemento armato, zin-
cati a caldo”.
[F4] UNI 8927, 1986, “Reti e tralicci elettrosaldati di acciaio per cemento armato strutturale”.
[F5] ISO 10544, 1992, “Fils en acier à béton transformés à froid pour armatures passives. E la
fabrication des treillis soudés”.
[F6] ISO 6935-3, 1992, “Acier à béton pour armatures passives. Partie 3. Treillis soudés”.
[F7] EN 10079, “Definizione dei prodotti in acciaio”.
[H5] ISO 11082, 1992, “Système particulier de certification des treillis soudés pour le renforce-
ment des constructions en béton”
[H6] UNI 4724 “Metodi statistici per il controllo della qualità. Rappresentazione tabellare, nume-
rica e grafica di dati avente carattere di variabile- Calcolo della media e dello scarto tipo”
[H7] UNI 6806 “Metodi statistici per il controllo della qualità - Confronto fra due serie di dati”
[H8] UNI 6809 “Metodi statistici per il controllo della qualità – Confronto fra le dispersioni di una
serie mediante il confronto delle varianze”
[H9] UNI 8217 “Sistema di assicurazione della qualità per prodotti in acciaio”
[H9] EN 29002 “Sistemi di qualità. Modello per l’assicurazione della qualità nella fabbricazione,
installazione ed assistenza.”
ISO 10013 Linee guida per stesura Manuali Qualità
Organismi di certificazione
[I1] EN 45011, “Criteri generali per gli organismi di certificazione dei prodotti”.
[I2] EN 45012, “Criteri generali per gli organismi di certificazione dei sistemi qualità”.
Fonti nazionali
EUROCODICE 2. ENV 1992-1-1, “Progettazione delle strutture cementizie- Regole generali e
regole per gli edifici”. validità
D.M. 9/1/1996, “Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture in
cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche”.
UNI ENV 10080, 1997 “Acciaio per cemento armato ”
UNI EN 10020 “Definizioni e classificazione dei tipi di acciaio”
UNI 6407, “Prodotti finiti laminati di acciaio per armature per cemento armato non precompresso”
UNI EN ISO 9001:2000, “Sistemi di Gestione per la qualità- Requisiti”.
UNI EN ISO 9000:2000, “Sistemi di Gestione per la qualità- Fondamenti e Terminologia”.
UNI EN ISO 9004:2000, “Sistemi di Gestione per la qualità- Linee guida per il miglioramento
delle prestazioni”.
Altre fonti
Bozza della PrEN 10080 “Steel for the reiforcement of concrete – Weldable reinforcing steel –
General”
Normativa belga:
NIT 217 “Le ferraillage du betòn”.
Normativa britannica:
B.S. 4466/1981, “Bending dimensions and scheduling of reinforcement for concrete”.
B.S. 8666/2000, “Specification for scheduling, dimensioning, bending and cutting of steel rein-
forcement for concrete”.
Normative francese:
NF A35-027/1995, “Armatures industrielles pour le béton”.
NF A35-027/2003, “Produits en acier pour béton armé - Armatures.”
Normativa spagnola:
Decret n° 78-1146, 7/12/1978, “Agrement des controleurs techniques”.
Articùlo 95 (Instruccion De Hormigon Estructural), “Control de la ejecutiòn ”
Articùlo 90 (Instruccion De Hormigon Estructural), “Control de la calidad del acero”.
UNE 36831/97, “Armaduras pasivas de acero para hormigòn estructural. Corte, doblado y colo-
catiòn de barras y mallas. Tolerancias. Formas preferentes de armado”.
133
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI