3 La Cellula
3 La Cellula
3 La Cellula
La cellula
La cellula rappresenta l’unità base degli organismi. Tutti gli organismi sono costituiti da cellule.
Nella gerarchia dell’organizzazione biologica la cellula costituisce il più semplice insieme di
elementi in grado di vivere.
Infatti, esistono molte forme di vita rappresentate da organismi unicellulari mentre gli organismi più
grandi e complessi sono pluricellulari e i loro corpi costituiscono il risultato della cooperazione di
molti tipi diversi di cellule specializzate che non potrebbero sopravvivere per molto tempo in
maniera autonoma.
Tuttavia, anche quando sono organizzate in livelli superiori, quali tessuti e organi, le cellule
rimangono le unità strutturali e funzionali fondamentali. Tutte le cellule sono in relazione con la
loro discendenza attraverso cellule progenitrici (ogni cellula deriva da una cellula preesistente –
Virchow inizio 900).
Sebbene le cellule possano differire in modo sostanziale le une dalle altre, esse condividono
caratteristiche comuni:
1. tutte presentano una struttura che le delimita e che funziona da barriera selettiva, denominata
membrana citoplasmatica;
2. all’interno di tutte le cellule è presente una sostanza semifluida e gelatinosa definita citosol nel
quale sono sospesi i componenti subcellulari;
3. tutte le cellule contengono cromosomi, che recano i geni sotto forma di DNA;
4. tutte contengono i ribosomi, complessi che operano la sintesi delle proteine seguendo le
istruzioni del messaggio genetico codificato dai geni.
Il modo in cui si realizza il metabolismo cellulare impone dei limiti alle dimensioni che possono
essere raggiunte dalla cellula. Anche le necessità metaboliche impongono limiti teorici massimi alle
dimensioni di una singola cellula. La membrana citoplasmatica che delimita ogni cellula funziona
come una barriera selettiva, consentendo il passaggio di una sufficiente quantità di ossigeno e
nutrienti nonché l’eliminazione di molecole di scarto in quantità proporzionali al volume
complessivo della cellula stessa. Il rapporto tra l’area superficiale cellulare e il volume della cellula
assume un’importanza critica: all’aumentare delle dimensioni della cellula la sua area superficiale si
accresce proporzionalmente in misura minore rispetto al suo volume. Infatti, l’area superficiale è
direttamente proporzionale al quadrato della dimensione, mentre il volume è direttamente
proporzionale al cubo
della dimensione. In un secondo ogni micron quadrato di membrana può essere
(Quindi, un oggetto più attraversato solo da una limitata quantità di una determinata sostanza.
piccolo ha un rapporto
area superficiale/volume
maggiore).
La necessità di un’area
superficiale sufficientemente
ampia per mantenere un certo
volume contente di spiegare le
microscopiche dimensioni della
maggior parte delle cellule e le
forme strette e lunghe di altre,
quali le cellule nervose.
Di norma, gli organismi di
dimensioni maggiori sono
costituiti da un numero maggiore
di cellule rispetto agli organismi
di dimensioni inferiori. Cellule
dove risulta particolarmente
importante il rapporto
sufficientemente elevato tra area
superficiale e volume cellulare,
cioè quelle che realizzano
frequentemente scambi con
l’ambiente circostante, possono
presentare lunghe e sottili
propaggini, definite microvilli,
che emergono dalla loro
superficie e hanno la funzione di
ampliare l’area della superficie cellulare sena aumentarne apprezzabilmente il volume.
Caratteristiche principali
• pili
• movimenti dato da flagelli (interni
nelle spiroteche – endoflagelli a
spirale interno alla cellula –
movimento di avvitamento
contrazione)
I flagelli nei procarioti sono formati da
polimeri di proteina globulare detta
flagellina e sono avvolti strettamente tra
di loro.
• materiale ereditario: cromosoma
circolari e plasmidi (non
essenziali)
• ribosomi (70S) - (80S negli
eucarioti)
• riproduzione per scissione binaria
(no meiosi e mitosi). In assenza di
riproduzione sessuata possono avvenire scambi di materiale diverse tra cellule diverse.
L’apparato basale è costituito da circa 35
proteine diverse.
I primi (eubatteri) da lavati trattengono gran parte della colorazione e i secondi (archeobatteri) no
(diventano più chiari).
Trasferimento del materiale genetico nei procarioti
1. trasformazione batterica
alcuni frammenti della cellula batterica vengono incorporati da un altro batterio e avviene la
ricombinazione genetica e il batterio si trasforma
2. trasduzione batterica
il virus colpisce il batterio e lo infetta, frammenti di cromosoma batterico hanno dna virale e si ha la
ricombinazione e la lisi delle cellule con nuovi virus che vanno ad attaccare altri batteri.
3. coniugazione batterica
si ha il trasferimento di un plasmide f (donatore) a un batterio ricevente e la successiva
ricombinazione.
Cellule eucariotiche
(piante, animali, funghi e protisti)
• nucleo delimitato da membrana che racchiude il DNA
• sistema di membrane interne che creano compartimenti dove avvengono rpocessi metabolici
• mitocondri
• cloroplasti
• flagelli (microtubuli) con struttura “9+2”
• i cromosomi sono formati da DNA lineare combinato con proteine in struttura compatta
(formata da istoni che sono carichi positivamente e si legano spontaneamente al DNA)
Gli eucarioti presentano cicli vitali comprendenti mitosi, meiosi e riproduzione sessuata.
Il frazionamento degli organuli cellulari per separare gli elementi avviene tramite centrifuga che a
seconda dell’accelerazione si separano diversi componenti.
All’interno del nucleo troviamo la cromatina che contiene il DNA (molecola) e proteine.
La cromatina è costituita da DNA e proteine, prevalentemente istoni. I filamenti di DNA sono
compattati e la loro lunghezza risulta molto accorciata, soprattutto durante la divisione cellulare.
In interfase la cromatina è compattata di circa 1000 volte, mentre durante la divisione lo è di circa
10.000 volte. La forte compattazione, insieme a modifiche chimiche delle basi azotate e degli istoni
associati costituiscono forme di inattivazione del DNA. La cromatina si divide in eterocromatina e
eucromatina.
Il cariotipo
Costituisce il patrimonio cromosomico di una specie dal punto di vista morfologico.
Negli eucarioti il DNA è organizzato in cromosomi. Il numero e il tipo di cromosomi definiscono il
cariotipo della specie.
Quindi il cariotipo è dato dal numero e dalla morfologia dei
suoi cromosomi.
I cromosomi in metafase sono molto condensati e possiamo
notare che hanno lunghezza e morfologia diversa. [per vederle
si prendono tessuti vegetali in accrescimento e si trattano con colchicina
(veleno mitotico) che blocca la mitosi]. Se l’organismo è diploide
(con coppie di cromosomi) si percorrono quelli dello stesso
tipo e troviamo qual è il cariotipo. Per favorire il riconoscimento si
usano sostanze che ci facilitano a riconoscere i cromosomi omologhi.
Nell'uomo e nella maggior parte degli animali il corredo cromosomico è diploide nelle cellule
somatiche, ed è aploide nelle cellule germinali. Nelle cellule somatiche umane sono presenti 22
coppie di autosomi e una coppia di eterocromosomi (x e y).
I ribosomi
I ribosomi sono complessi costituiti da
RNA ribosomiale e proteine,
rappresentano i componenti cellulari
deputati alla sintesi proteica (non sono
avvolti da membrana quindi non sono
considerati organelli). Le cellule
caratterizzate da un’intensa attività di
sintesi proteica possiedono un numero
particolare elevato di ribosomi (es: una
cellula del pancreas umano che produce
molti enzimi digestivi possiede qualche
milione di ribosomi).
I ribosomi producono proteine in due
diverse zone del citoplasma. Nella
cellula si distinguono ribosomi liberi,
sospesi nel citosol, e ribosomi legati, che sono associati alla parete esterna del reticolo
endoplasmatico o dell’involucro nucleare.
I ribosomi liberi e quelli legati sono identici dal punto di vista strutturale e possono alternarsi nei
due ruoli. La maggior parte delle proteine prodotte dai ribosomi liberi viene utilizzata all’interno
della cellula, come nel caso della sintesi degli enzimi che catalizzano le prime tappe della
degradazione degli zuccheri. Diversamente, i ribosomi legati sintetizzano proteine che vengono
rilasciate in ambiente extracellulare (secrezione) o entrano a far parte della costituzione delle
membrane cellulari destinate ad avvolgere organelli come i lisosomi. In genere le cellule
specializzate nella secrezione di proteine (come quelle del pancreas che secernono enzimi digestivi)
presentano un’alta percentuale di ribosomi associati alla membrana del reticolo endoplasmatico.
I ribosomi nelle cellule eucarioti sono più grandi.
I ribosomi sono fatti da due subunità: la maggiore (60S) e contiene 45 proteine e 3 RNA, mentre la
minore (40S) è formata da 33 proteine e 1 RNA. Il ribosoma intero è comunque 80S perché le
misure non sono addizionate.
S: misura della velocità della sedimentazione in centrifuga in determinate condizioni (c’è un certo
protocollo).
Le subunità ribosomiale si formano nel nucleo e si separano.
I ribosomi si trovano anche nei mitocondri e nei citoplasti.
Il sistema endomembranoso
è la membrana della cellula.
Molte delle differenti membrane presenti nelle cellule eucariotiche fanno parte di un sistema di
endomembrane che comprende:
1. l’involucro nucleare
2. il reticolo endoplasmatico
3. l’apparato di Golgi
4. i lisosomi
5. diversi tipi di vescicole e vacuoli
6. la membrana citoplasmatica.
Questo sistema svolge diversi compiti all’interno della cellula, inclusa la sintesi delle proteine, il
loro trasporto all’interno di membrane e organelli o all’esterno della cellula, il metabolismo e
trasporto dei lipidi, e la disintossicazione da sostanze tossiche. Le membrane che appartengono a
tale sistema sono correlate sia mediante una continuità fisica diretta sia attraverso il trasferimento di
segmenti di membrana sottoforma di minuscole vescicole (strutture sacciformi rivestite da
membrana). Nonostante l’esistenza di tali correlazioni, le membrane cellulari non si presentano
uguali relativamente a struttura e funzione. Inoltre, lo spessore, la composizione molecolare e
l’attività metabolica di una membrana non si mantengono sempre uguali ma possono modificarsi
varie volte durante il periodo di attività della membrana stessa.
1. involucro nucleare
L’involucro nucleare, l’interfaccia tra il citoplasma e il nucleo, è una doppia membrana con un
foglietto interno e un foglietto esterno.
Dopo aver lasciato il reticolo endoplasmatico molte vescicole di trasporto raggiungono l’apparato
di Golgi. Tale organello può essere immaginato come un magazzino che riceve, smista, spedisce e
talvolta fabbrica i prodotti. In questa sede i prodotti dell’ER, le proteine, vengono modificati,
immagazzinati e successivamente inviati verso le loro destinazioni finali. Pertanto, non sorprende
che l’apparato di Golgi sia particolarmente sviluppato nelle cellule specializzate nei processi di
secrezione.
L’apparato di Golgi risulta costituito da una serie di sacche appiattite sovrapposte delimitate da
membrane, le cisterne; la particolare disposizione di queste ultime assomiglia a una pila di focacce
(si presenta come U sovrapposte una all’altra).
Una cellula può contenere un numero variabile di tali strutture impilate, fino a qualche centinaio. La
membrana di ogni cisterna delimita uno spazio interno separato dal resto del citosol. In prossimità
di queste cisterne è possibile rilevare la presenta di piccole vescicole coinvolte nel trasferimento di
materiali dall’apparato di Golgi ad altre strutture cellulari.
Ogni cisterna presenta una specifica direzionalità strutturale e funzionale; infatti le membrane delle
cisterne situate su versanti opposti differiscono per spessore e composizione molecolare. I due
versanti di una cisterna vengono definiti faccia cis, deputata alla ricezione del materiale che
raggiunge l’apparato di Golgi, e faccia trans, responsabile del rilascio del materiale prodotto dal
suddetto organello. Il termine cis significa “sullo stesso versante” e la faccia cis si trova di solito in
posizione continua all’ER. Le vescicole di trasposto trasferiscono il materiale dall’ER all’apparato
di Golgi. In particolare, la membrana di una vescicola di trasposto proveniente dall’ER riversa il
suo contenuto nell’apparato del Golgi fondendosi con la faccia cis di questo organello. I prodotti
sintetizzati dall’apparato del Golgi abbandonano tale distretto sotto forma di vescicole che si
distaccano dalla faccia trans (“sul versante opposto”) raggiungendo successivamente altre sedi
cellulari. Di regola i prodotti che provengono dall’ER vengono progressivamente modificati durante
il transito dal versante cis a quello trans dell’apparato di Golgi. (es: i carboidrati delle glicoproteine
prodotte dall’ER vengono modificati inizialmente nell’ER stesso e in seguito mentre attraversano il
Golgi). Nel Golgi alcuni monomeri di zucchero vengono rimossi dalla glicoproteina e sostituiti con
altri, circostanza responsabile dell’ampia varietà di oligosaccaridi. Anche i fosfolipidi di membrana
possono essere modificati dell’apparato di Golgi.
Oltre ad apportare modifiche alle molecole provenienti da altri siti cellulari l’AdG è in grado di
sintetizzare alcuni tipi di macromolecole. Molti polisaccaridi secreti dalle cellule vengono
sintetizzati da tale organello. (es: le molecole di pectina e di alcuni altri polisaccaridi diversi dalla
cellulosa sono prodotti nel Golgi delle cellule vegetali e poi incorporati insieme alla cellulosa nelle
loro pareti cellulari). I prodotti dell’AdG destinati alla secrezione si allontanano dalla faccia trans
delle cisterne sotto forma di vescicole che successivamente si fondono con la membrana
citoplasmatica riversando il proprio contenuto in ambiente extracellulare.
La sintesi e la modificazione dei prodotti dell’AdG si compiono attraverso differenti fasi, ognuna
delle quali si realizza in una particolare cisterna contente specifici gruppi di enzimi.
Secondo un’ipotesi definita modello di maturazione delle cisterne, queste ultime procedono dalla
faccia cis a quella trans trasportando e modificando il proprio contenuto parallelamente al loro
spostamento.
Prima che una cisterna dell’AdG liberi i suoi prodotti attraverso la formazione di vescicole a livello
del versante trans, tali prodotti vengono selezionati in base alla loro destinazione finale ed
“etichettati” in maniera da agevolare il raggiungimento della nuova sede. Ciascuna “etichetta” di
identificazione molecolare, rappresentata per esempio da gruppi fosfato addizionati al prodotto non
ancora maturo, favorisce il raggiungimento della destinazione finale agendo in maniera analogica a
un codice di avviamento postale. Inoltre, anche le vescicole di trasporto che si distaccano dall’AdG
risultano “etichettate” dalla presente, a livello della loro membrana, di molecole in grado di
riconoscere siti di ancoraggio sulla superficie di organelli specifici o sulla membrana
citoplasmatica.
Funzioni:
• sintesi oligosaccaridi – da ogni cisterna migrano vescicole alla cisterna successiva. Tutto il
processo è basato sulla fusione delle vescicole alla cisterna successiva;
• “smistamento” del materiale nel reticolo endoplasmatico (cioè indirizzato negli organuli;
• elaborazione delle proteine trasferite dal RER (soprattutto proteine glicosilate);
• trasporto del materiale;
• produzione di polisaccaridi (nuova parete) nelle cellule vegetali.
4. I lisosomi
Il lisosoma è una vescicola delimitata da membrana che contiene enzimi idrolitici impiegati dalla
cellula eucariotica per la degradazione (idrolisi) di macromolecole. Questi enzimi operano in modo
migliore in ambiente acido (circa 5), come quello che caratterizza i lisosomi. Qualora si
verificassero la rottura di un lisosoma e il conseguente rilascio del suo contenuto litico, tale
circostanza non risulterebbe molto dannosa poiché gli enzimi lisosomiali sono poco attivi ai valori
di pH prossimi alla neutralità che caratterizzano il citosol. Tuttavia, il rilascio eccessivo del
contenuto di numerosi lisosomi può determinare la morte della cellula per autodigestione. Gli
enzimi idroliti e la stessa membrana dei lisosomi vengono prodotti dal RER e successivamente
vengono trasferiti all’AdG per l’ulteriore elaborazione. Almeno una parte di lisosomi trae
probabilmente origine dalla faccia trans dell’AdG. Le forme tridimensionali delle proteine che si
trovano sul versante interno della membrana lisosomiale, proteggono i legami deboli dall’attacco
enzimatico.
Le cellule dei soggetti affetti da malattie ereditarie da accumulo lisosomiale risultano privo di
enzimi idrolitici lisosomiali attivi. In questo caso i lisosomi accumulano materiale non digeribile,
circostanza in grado di alterare le altre attività cellulari (es: la malattia di Tay-Saschs viene causata
dalla mancanza o dall’inattività di un enzima deputato alla scissione dei lipidi; l’accumulo
intracellulare di tale materiale lipidico non digerito danneggia l’encefalo). Fortunatamente le
malattie lisosomiali presentano una rara incidenza nella popolazione.
Si parte dal RER, si forma una vescicola di trasporto, questa si attacca all’AdG dove vengono
modificate le proteine che ci sono dentro (fare proteine glicosilate per la protezione della
membrana). Dall’apparato di Golgi si staccano delle vescicole (che contengono idrolisi) che
possono digerire i materiali o fare autofagia. La vescicola si fonde con un’altra vescicola della
membrana endoplasmatica contratta di ioni idrogeno, si fonde con la vescicola idrolasica. Il
lisosoma si può fondere con un fagosoma (vescicola che contiene il materiale preso dall’esterno
(fagolisosoma)) e con l’autofagolisosoma che contiene materiale endocellulare.
Christian de Duve, premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1974 ha descritto sia i lisosomi che i
perossisomi
Yoshinori Ohsumi, , premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 2016 ha descritto i geni coinvolti nel
processo della formazione degli autofagosomi nei lieviti. Lo studio del processo di autofagia è importante per le
malattie dovute a disfunzioni dei lisosomi.
5. i vacuoli
Sono grandi vescicole che derivano dall’AdG e dal reticolo endoplasmatico perciò sono una parte
integrante del sistema di endomembrane di una cellula. Come tutte le membrane cellulari la
membrana vacuolare è selettiva nel trasporto di soluti; di conseguenza la soluzione all’interno di un
vacuolo ha una composizione differente rispetto a quella del citosol.
I vacuoli eseguono funzioni diverse in differenti tipologie cellulari:
I vacuoli alimentari si formano durante la fagocitosi. I vacuoli contrattili si trovano nelle cellule di
protisti privi di parete cellulare che vivono in acque dolci e servono per espellere l’acqua in eccesso.
Nelle cellule vegetali mature si può trovare un vacuolo centrale che accumula acqua e ioni organici.
Di norma il citosol occupa esclusivamente una sottile regione cellulare compresa tra la membrana
citoplasmatica e il vacuolo centrale; di conseguenza il rapporto fra l’area della superficie
membranosa e il volume citoplasmatico risulta elevato anche nel caso di cellule vegetali di grandi
dimensioni.
Il sistema di endomembrane
Le membrane che delimitano il reticolo endoplasmatico, l’apparato di Golgi e altre strutture
intracellulari presentano una differente composizione molecolare e le loro attività metaboliche si
modificano parallelamente alla variazione del loro contenuto. Infatti, il sistema di endomembrane è
un componente strutturale e funzionale estremamente dinamico nell’ambito dell’organizzazione dei
compartimenti cellulari.
I mitocondri e i cloroplasti
Gli organismi viventi sono in grado di trasformare l’energia proveniente dall’ambiente circostante.
Nelle cellule eucariotiche, i mitocondri e i cloroplasti rappresentano gli organelli deputati alla
conversione dell’energia in forme che le cellule possano impiegare per lo svolgimento delle proprie
attività. In particolare, i mitocondri costituiscono la sede della respirazione cellulare, il processo
metabolico che utilizza l’ossigeno per guidare la produzione di ATP estraendo energia da molecole
organiche quali zuccheri, grassi e altri composti. I cloroplasti, organelli presenti nelle piante verdi e
nelle alghe, rappresentano la sede dei processi fotosintetici. Questo processo, nei cloroplasti
converte l’energia solare in energia chimica, assorbendo la radiazione luminosa e utilizzandola per
la sintesi di composti organici a partire da biossido di carbonio e acqua.
Le origini evolutive
I mitocondri e i cloroplasti mostrano somiglianze con i batteri che hanno condotto alla teoria
endosimbiontica. Questa teoria afferma che un antenato primordiale delle cellule eucariotiche
inglobò una cellula procariotica che consuma ossigeno e non fotosintetica. Infine, la cellula
inglobata formò una relazione con la cellula ospite nella quale era racchiusa divenendo un
endosimbionte (una cellula vivente dentro un’altra cellula).
In realtà nel corso dell’evoluzione la cellula ospite e il proprio endosimbionte s’integrarono i un
unico organismo, una cellula eucariotica con un mitocondrio.
Questa teoria è in accordo con molte caratteristiche strutturali dei mitocondri e dei cloroplasti. In
primo luogo, anziché essere caratterizzati da una singola membrana come gli organelli del sistema
di endomembrane i mitocondri e i cloroplasti tipici sono avvolti da due membrane. È stato
dimostrato che le cellule procariotiche primitive inglobate possedevano due membrane esterne, le
quali divennero le doppie membrane di mitocondri e cloroplasti. Secondo, come i procarioti, i
mitocondri e i cloroplasti contengono sia ribosomi sia molecole multiple di DNA circolare associate
alle loro membrane interne. Il DNA all’interno di questi organelli guida la sintesi di alcune proteine
di organello sui ribosomi che a loro volta sono stati sintetizzati e assembrati qui. Terzo, in accordo
con le loro porbabili origini evolutive come cellule, i mitocondri e i cloroplasti sono organeli
autonomi (alquanto indipendenti) che cresocno e si riproduzono all’interno della cellula.
I mitocondri
− Sono grandi organuli osservabili in microscopia ottica.
− Hanno forma ovoidale di 1-6 μm e di larghezza 0,2-1 μm.
− Sono dotati di una doppia membrana e quella interna è
molto ripiegata, forma delle creste (quindi lì c’è uno
scambio e ci sono enzimi per fare processi metabolici) e
alcuni hanno dei tubuli (diffusi nei protisti, insetti, cellule
della corticale del surrene). Contengono DNA e ribosomi
(più piccoli e simili a quelli dei procarioti).
− Si moltiplicano autonomamente per divisone entro la
cellula e vengono ereditati per via materna. Possono
fondersi fra loro.
− Sono presenti in tutte le cellule eucariote ad eccezione dei
globuli rossi dei mammiferi.
− Vi avviene la respirazione cellulare (sede principale
Il movimento del flagello degli
dove si ottiene ATP – sintetizzato per fosforilazione
spermatozoi avviene a spese
ossidativa).
dell’ATP. Ci troviamo quindi la
I mitocondri sono leggermente contrattili e si trovano in grandi
membrana mitocondriale che
quantità dove c’è bisogno di energia.
contiene mitocondri che
Generalmente sono diffusi in tutto il citoplasma ma talvolta
forniscono ATP.
sono localizzati in posizioni precise della cellula.
Se non c’è ossigeno le cellule fanno fermenti lattici e producono meno ATP.
Ci sono mitocondri nel tessuto adiposo che non fanno ATP, sono soprattutto negli animali in stato di
ibernazione, nel feto e nei neonati che hanno un
abbassamento di metabolismo e di temperatura (si Gli adipociti sono ricchi in mitocondri,
produce calore nel tessuto adiposo bruno, i mitocondri che hanno come funzione principale non
rilasciano il calore). la
produzione di ATP, ma la produzione di
calore per aumentare la temperatura del
sangue e la protezione degli organi più
sensibili dal freddo.
I mitocondri sono presenti in quasi tutte le cellule
eucariotiche, come quelle che compongono
piante, animali, funghi e la maggior parte degli
eucarioti unicellulari.
Alcune cellule possiedono un singolo grande
mitocondrio, mentre più spesso una cellula
possiede centinaia e anche migliaia di mitocondri;
il numero di tali organelli è strettamente correlato
al livello di attività metabolica della cellula (es: le
cellule in grado di muoversi o di contrarsi
presentano in proporzione un numero di
mitocondri per unicità di volume notevolmente
superiore rispetto a cellule meno attive).
Ciascuna delle due membrane che racchiudono il mitocondrio è un doppio strato fosfolipidico
contenente uno specifico corredo di proteine strutturali. La membrana esterna dei mitocondri si
presenta liscia mentre quella interna si ripiega formando le cosiddette creste. La membrana interna
divide i mitocondri in due compartimenti interni: il primo è rappresentato dallo spazio
intermembrana, ovvero la sottile regione compresa tra la membrana interna e quella esterna,
mentre il secondo compartimento, la matrice mitocondriale, è delimitato dalla membrana interna.
La matrice contiene molti enzimi diversi, il DNA mitocondriale e i ribosomi. Gli enzimi nella
matrice catalizzano alcune tappe metaboliche del processo di respirazione cellulare. Altre proteine
che intervengono nel processo di respirazione sono rappresentate dagli enzimi che producono ATP,
inseriti a livello della membrana interna. Le creste ampliano notevolmente la superficie della
membrana mitocondriale interna, aumentando notevolmente l’efficienza del processo di
respirazione cellulare; tale circostanza costituisce un ulteriore esempio della stretta correlazione tra
struttura e funzione.
I mitocondri sono in grado di spostarsi, cambiare
forma, fondersi e dividersi in due, mentre gli stessi
organelli osservati all’interno di cellule morte in
microfotografie ottenute al microscopio elettronico
mostrano una struttura statica di forma cilindrica. Tali
osservazioni hanno aiutato i biologi cellulari a capire
che i mitocondri, all’interno di una cellula vivente,
formano una rete tubolare ramificata osservabile in
una cellula intera che si trova in uno stato di flusso
dinamico.
I cloroplasti
I cloroplasti contengono il pigmento verde definito clorofilla nonché gli enzimi e le altre molecole
coinvolte nella realizzazione della fotosintesi, processo attraverso cui si realizza la produzione degli
zuccheri. Tali organelli di forma lenticolare e lunghezza di circa 3-6 μm si rinvengono nelle foglie e
in altri organi verdi delle piante e delle alghe.
Il contenuto dei cloroplasti risulta separato dal resto del citoplasma da due membrane divise da un
sottile spazio intermembrana.
All’interno del cloroplasto si sviluppa un altro sistema di membrane formato da strutture sacciformi
interconnesse tra loro definite tilacoidi. In alcune regioni i tilacoidi appaiono impilati come fiches
da poker e ogni pila viene denominata granum (grana al plurale). Il fluido presente al di fuori dei
tilacoidi viene definito stroma e contiene il DNA del cloroplasto, ribosomi e vari enzimi. Le
membrane del cloroplasto dividono lo spazio interno di tale organello in tre compartimenti:
− lo spazio intermembrana,
− lo stroma
− lo spazio presente all’interno dei tilacoidi.
Questa organizzazione compartimentalizzata consente ai cloroplasti di convertire l’energia
luminosa in energia chimica durante la fotosintesi.
Analogamente ai mitocondri anche l’aspetto dei cloroplasti visibile nelle microfotografie al
microscopio elettronico non corrisponde al comportamento dinamico di questi organelli nella
cellula osservata in vivo. Infatti, i cloroplasti possono modificare la loro forma, le loro dimensioni e
occasionalmente possono duplicarsi dividendosi in due. Inoltre, questi organelli sono mobili e come
i mitocondri e altri organuli si spostano lungo gli elementi del citoscheletro, un complesso reticolo.
Il cloroplasto è un membro specializzato di una famiglia di organelli vegetali strettamente
imparentati chiamati plastidi. Un tipo di plastidio, l’amiloplasto, è un organello incolore che
immagazzina l’amido (amilosio), in particolare nelle radici e nei tuberi. Un altro è il cromoplasto,
che contiene dei pigmenti che danno alla frutta e ai fiori i loro colori arancio e giallo.
Teoria dell’endosimiosi seriale Teoria: quando abbiamo tanti elementi che danno
Come si formano cloroplasti e mitocondri nelle ragione a un’ipotesi
cellule eucariotiche.
Il DNA mitocondriale
Nella matrice
mitocondriale sono
presenti un numero
variabile, in genere da 5 a 10, di
molecole di DNA (mtDNA – DNA
mitocondriale) per mitocondrio.
L’mtDNA è circolare e non associato
a proteine. È pertanto simile al DNA
dei batteri. Nei mitocondri alcune
triplette non codificano per gli stessi
aminoacidi del codice universale.
I geni codificano per
• rRNA e tRNA mitocondriale,
• per alcune proteine mitoribosomiali,
• per alcune proteine coinvolte nella
respirazione (proteine
dell’ATPsintasi e del citocromo C
ossidasi).
Nell’uomo il genoma mitocondriale
contiene 37 geni (quello nucleare
24000).
La respirazione cellulare
Le cellule richiedono energia fornita da fonti esterne
per compiere le loro numerose funzioni (es: la
costruzione di polimeri, il passaggio di sostanze
attraverso membrane, il movimento e la
riproduzione). La fonte primaria dell’energia
depositata nelle molecole organiche degli alimenti è il
Sole. La fotosintesi genera ossigeno e molecole
organiche che sono utilizzate di mitocondri degli
organismi eucariotici come combustibili per la
respirazione cellulare. La respirazione degrada questo
combustibile producendo ATP. I prodotti di scarto di
questo tipo di respirazione, diossido di carbonio
(CO2) e acqua (H2O) sono i materiali di partenza
utilizzati dalla fotosintesi.
Carboidrati, grassi e proteine presenti negli alimenti possono essere tutti utilizzati come
combustibile. Nelle diete animali una delle principali fonti di carboidrati è l’amido, un polisaccatide
di deposito che può essere degradato in subunità di glucosio (C6H12O6).
Il percorso della degradazione del glucosio:
Nella glicolisi (= “decomposizione dello zucchero”) il glucosio viene decomposto in due molecole
di zuccheri a tre atomi di carbonio; queste molecole più piccole sono quindi ossidate e i loro atomi
predisposti a formare due molecole di piruvato.
Alla fine, tutti gli atomi di carbonio originariamente presenti in una molecola di glucosio si
ritrovano nelle due molecole di piruvato. La glicolisi avviene in presenza o in assenza di ossigeno,
comunque se l’ossigeno è presente l’energia chimica depositata nel piruvato e nel NADH potrà
essere successivamente estratta attraverso l’ossidazione del piruvato, il ciclo dell’acido citrico e la
fosforilazione ossidativa.
La glicolisi libera meno di un quarto dell’energia chimica depositata in una molecola di glucosio
che può essere sfruttata dalle cellule; la maggior parte di questa energia rimane nelle due molecole
di piruvato. Quando l’ossigeno è presente nelle cellule eucariotiche il piruvato penetra all’interno
del mitocondrio dove è completata l’ossidazione del glucosio. Nelle cellule procariotiche che
respirano aerobicamente questo processo avviene nel citosol.
Dopo essere entrato nel mitocondrio mediante trasporto attivo il piruvato viene prima trasformato in
un composto detto aceticoenzima A (acetila CoA).
Il ciclo genera 1 ATP a ogni giro attraverso un meccanismo di sforilazione a livello del substrato; il
ciclo dell’acido citrico consta di 8 tappe.
La chemiosmosi
la membrana interna del mitocondrio o la membrana citoplasmatica delle cellule procariotiche è
cosparsa di molte copie di un complesso proteico detto ATP sintasi, l’enzima responsabile
dell’effettiva sintesi dell’ATP da ADP e fosfato inorganico. Nella respirazione cellulare l’ATP
sintasi utilizza l’energia di un gradiente ionico preesistente per alimentare la sintesi dell’ATP.
Questo processo in cui ‘energia depositata sotto forma di gradiente di ioni idrogeno a due lati di una
membrana viene utilizzata per alimentare lavoro cellulare come la sintesi dell’ATP, viene detto
chemiosmosi.
In termini generali la chemiosmosi è un meccanismo di accoppiamento energetico che utilizza
l’energia depositata sotto forma di gradiente di ioni H+ ai due lati di una membrana per compiere
lavoro cellulare.
Durante la respirazione la maggior parte dell’energia fluisce secondo la sequenza:
glucosio → NADH → catena di trasporto degli elettroni → forza protonomotrice → ATP.
Esistono due meccanismi generali attraverso cui certe cellule possono ossidare combustibili
organici e generare ATP in assenza di ossigeno: la respirazione anaerobia e la fermentazione. La
distinzione tra queste due vie è che la catena di trasporto degli elettroni è utilizzata nella
respirazione anaerobica ma non nella fermentazione.
La respirazione anaerobia si verifica in
certi organismi procarioti che vivono in
ambienti privi di ossigeno.
La fermentazione è un modo di
raccogliere energia chimica senza l’uso
di ossigeno né di una catena di trasporto
degli elettroni – in altre parole in
assenza di respirazione cellulare.
La glicolisi ossida il glucosio in due
molecole di piruvato e viene utilizzata
per la produzione netta di 2 molecole di
ATP mediamente fosforilazione a livello
del substrato indipendentemente dalla
presenza o meno dell’ossigeno. La
fermentazione è un’estensione della
glicolisi che permette una continua
produzione di ATP soltanto mediante
reazione di fosforilazione a livello del
substrato della glicolisi. Perché ciò
avvenga, occorre un rifornimento
sufficiente di NAD+. In assenza di un
meccanismo che permetta di riottenere
il NAD+ dal NADH, la glicolisi
consumerebbe rapidamente le riserve
cellulari di NAD+ riducendolo tutto a
NADH.
1. glicolisi Processo da GLUCOSIO (6 citosol Tramite
(comune a anaerobio. Costa atomi di C) a 2 fosforilazione a
fermentazione e di 10 passaggi; i molecole di livello di
respirazione) primi 5 (che PIRUVATO (3 substrato avviene
terminano con la atomi di C) una produzione
produzione della netta di 2
gliceraldeide 3- Parte dal glucosio e molecole di ATP
fosfato) sono si hanno due per molecola di
endoergonici, gli molecole di acido glucosio ( + 2
ultimi 5 sono piruvico (nella NADH, nella
esoergonici. respirazione si fermentazione
Gruppi acetilici ottengono anche non è utilizzabile
vengono legati ad due molecole di per produrre
un acido a 4 C (ac. NADH) ATP).
Ossalacetico) e
quindi ossidati a
CO2, con
riduzione di
NAD+ e FAD
La fermentazione consiste nella glicolisi cui si aggiungono le reazioni che permettono di rigenerare
il NAD+ trasferendo elettroni dal NaDH al piruvato o a derivati di questo. Il NAD+ così rigenerato
può essere riutilizzato per ossidare lo zucchero attraverso la glicolisi, che assicura la resa netta di
due molecole di ATP mediante la fosforilazione a livello del substrato. Esistono molti tipi di
fermentazione che differiscono per il tipo di prodotto di rifiuto formato a partire dal piruvato. I due
tipi più comunemente sfruttati dagli esseri umani per la produzione alimentare e industriale sono la
fermentazione alcolica e la fermentazione lattica.
Organuli e malattie umane
Le più comuni malattie perossisomali sono:
la sindrome di Zellweger, dove il difetto risiede nel mancato trasporto (a causa di una mutata
proteina di membrana) degli enzimi perossisomali verso l’interno del perossisoma. Porta a morte
nell’infanzia.
L’adrenoleucodistrofia infantile. Il difetto risiede in una proteina di membrana e comporta il
mancato trasporto degli acidi grassi a catena lunga dal citosol verso l’interno dei perossisomi. Gli
acidi grassi si depositano nelle cellule. Nel cervello questo porta al danneggiamento delle guaine
mieliniche e conseguenti problemi nella trasmissione dei segnali nervosi.
le malattie lisosomiali comportano spesso l’accumulo di sostanze (soprattutto polisaccaridi e lipidi)
che in lisosomi efficienti vengono invece idrolizzati.
Nella malattia di Tay-Sachs (autosomica recessiva), il difetto in un particolare enzima, porta
all’accumulo di un particolare glicolipide nel tessuto nervoso. Il malato va incontro alla morte nei
primi mesi di vita.
Nella malattia di Pompe, il difetto in un enzima coinvolto nella scissione del glicogeno determina
una sofferenza nel fegato.
Le malattie mitocondriali sono dovute generalmente a difetti nei geni del DNA mitocondriale.
Poiché ogni mitocondrio contiene 2-10 copie di mtDNA, queste malattie si manifestano solo
quando la maggior parte di queste molecole di DNA contiene un particolare gene mutato. I
mitocondri si ereditano per linea materna, ma poiché possono esistere differenze fra il DNA di
mitocondri diversi presenti in uno stesso organismo, la malattia si manifesta solo quando il difetto è
diffuso nella maggior parte dei mitocondri.
Il citoscheletro
Il è un reticolo di fibre distribuite nell’intero
citoplasma. Anche le cellule batteriche
possiedono filamenti che formano una sorta
di citoscheletro costituito da proteine simili a
quelle eucariotiche, ma qui ci concentreremo
sugli eucarioti.
Il citoscheletro eucariotico svolge un ruolo di
fondamentale importanza nell’organizzazione
strutturale e funzionale delle diverse attività
cellulari, e risulta costituito da tre tipo di
strutture molecolari, ovvero i microtubuli, i
microfilamenti e i filamenti intermedi.
La funzione più evidente svolta dal
citoscheletro è quella di fornire un supporto
meccanico alla cellula, conferendole una
specifica forma che può essere mantenuta nel
tempo. Tale funzione risulta fondamentale nel
caso delle cellule animali, che sono
sprovviste di parete. La solidità e la
resistenza del citoscheletro dipendono dalla
particolare architettura che lo caratterizza. In
modo simile a una cupola, la struttura del
citoscheletro è resa stabile dal bilanciamento
tra forze opposte esercitate dalle sue varie
componenti. Il citoscheletro fornisce un
punto di ancoraggio ai vari organelli e
persino alle molecole enzimatiche del citosol. Tuttavia, tale struttura è caratterizzata da maggiore
dinamismo rispetto allo scheletro di un animale; infatti, a differenza di quest’ultimo, il citoscheletro
può essere rapidamente smantellato a livello di una determinata regine cellulare e ricostituito in
una nuova posizione, conferendo alla cellula una forma diversa.
Il citoscheletro è coinvolto anche nella motilità (capacità di movimento) di diversi tipi cellulari. Il
termine motilità cellulare comprende sia cambiamenti nella posizione della cellula sia movimenti di
alcune sue parti. In genere la motilità cellulare
richiede l’interazione tra il citoscheletro e alcune
molecole definite proteine motrici. (es: i vari
componenti del citoscheletro e le molecole
motrici operano insieme alle molecole della
membrana plasmatica per permettere all’intera
cellula di muoversi lungo fibre presenti al di fuori
della cellula stessa); all’interno della cellula le
vescicole citoplasmatiche e gli organelli
utilizzano i “piedi” della proteina motrice per
“camminare” verso le loro destinazioni lungo un
binario fornito dal citoscheletro. Attraverso questo
meccanismo le vescicole contenenti i
neurotrasmettitori migrano verso l’apice degli
assoni, le lunghe propaggini delle cellule nervose
che inviano tali molecole alle cellule nervose
contigue. Il citoscheletro modifica l’assetto della
membrana citoplasmatica curvandola verso l’interno per formare vacuoli alimentari o altre
vescicole fagocitiche).
Funzioni: Tutto il citosol è di natura proteica.
• supporto strutturale e mantenimento della forma
cellulare
• ancoraggio degli organuli o di molecole
enzimatiche
• mobilità cellulare (ed: movimento ciglia e
flagelli)
• serve per la contrazione cellulare
• direziona il movimento egli organuli cellulari
(es: vescicole)
• partecipa alla divisone cellulare, tramite l fuso
mitotico e la formazione dell’anello contrattile
che separa le due nuove cellule.
I microfilamenti
sono strutture cilindriche compatte e sottili. Sono definiti anche filamenti di actina dal momento che
sono costituiti da molecole della proteina globulare actina. Ogni microfilamento è formato da una
doppia catena intrecciata costituita da subunità di actina. Oltre a presentarsi come filamenti lineari, i
microfilamenti sono in grado di formare un reticolo tridimensionale quando certe proteine si legano
lungo un lato di tale filamento di actina, permettendo a un nuovo filamento di estendersi come un
braccio. Come i microtubuli sembra che i microfilamenti siano presenti in tutte le cellule
eucariotiche.
Contrariamente alla funzione di elemento resistente alla compressione svolte dal microtubulo, il
ruolo strutturale dei microfilamenti consiste nella resistenza tensione, ovvero alle forze di trazione. I
microfilamenti formano spesso un reticolo tridimensionale al di sotto della membrana
citoplasmatica (microfilamenti corticali) contribuendo al mantenimento della forma cellulare. Tale
reticolo proteico forma lo strato citoplasmatico più esterno della cellula, definito cortex,
caratterizzato da una consistenza semisolida di gel; diversamente la parte più interna del citoplasma
presenta uno strato fluido (sol). In alcuni tipo di cellule animali, come le cellule dell’epitelio
intestinale, fasci di microfilamenti compongono la parte centrale dei microvilli, delicate proiezioni
cellulari che incrementano la superficie cellulare.
I microfilamenti sono ben noti per il loro ruolo nella motilità cellulare. Migliaia di filamenti di
actina e filamenti di maggior spessore costituiti da una proteina chiamata miosina interagiscono per
determinare la contrazione delle cellule muscolari. Nell’eucariote unicellulare amoeba e in alcuni
nostri globuli bianchi le contrazioni localizzate dovuti ad actina e miosina sono implicate nel
movimento ameboide (strisciante) delle cellule. La cellula striscia lungo una superficie distendendo
estensioni cellulari chiamate pseudopodi e spostandosi verso esse, Nelle cellule vegetali le
interazioni tra actina e miosina contribuiscono alla formazione del flusso citoplasmatico un
movimento circolare del citoplasma all’interno della cellula. Questo movimento particolarmente
frequente nelle cellule vegetali delle piante di grandi dimensioni contribuisce alla distribuzione di
materiali all’interno della cellula.
Filamenti intermedi
Il termine filamenti intermedi deriva dalle dimensioni di tali strutture rispetto a quelle dei
microtubuli e dei microfilamenti. A differenza dei microtubuli e dei microfilamenti che si trovano in
tutte le cellule eucariotiche i filamenti intermedi si trovano solo nelle cellule di alcuni animali
compresi i vertebrati. I filamenti intermedi specializzati nella resistenza alla tensione (come i
microfilamenti). Rappresentano una classe distinta di elementi del citoscheletro. Ciascuna tipologia
di filamento intermedio è costituita da differenti subunità molecolari appartenenti a una famiglia di
proteine che comprende le cheratine. Diversamente, microtubuli e microfilamenti presentano un
diametro costante e la medesima composizione molecolare in tutte le cellule eucariotiche.
I filamenti intermedi sono caratterizzati da una maggiore stabilità rispetto a microfilamenti e
microtubuli che vanno incontro a smantellamento della loro struttura e a ricostituzione della stessa
in parti diverse della cellula. Il reticolo costituito dai filamenti intermedi persiste anche dopo la
morte della cellula (es: lo strato più esterno dell’epidermide consiste di cellule morte ricche di
filamenti di cheratina). I trattamenti chimici che rimuovono i microfilamenti e i microtubuli dal
citoplasma di cellule vive lasciano inalterato il reticolo costituito dai filamenti intermedi,
mantenendo la forma cellulare originaria.) I filamenti intermedi quindi sono robusti e che svolgono
un ruolo fondamentale nel mantenimento della forma cellulare nella stabilizzazione della posizione
di alcuni organelli (es: il nucleo è di regola alloggiato in una tasca generata dai filamenti intermedi e
stabilizzata in quella specifica posizione da fasci di filamenti che si estendono verso il citoplasma).
Altri filamenti intermedi formano la lamina nucleare che circonda la parte interna dell’involucro
nucleare. Sostenendo la forma di una cellula i filamenti intermedi aiutano la stessa a eseguire la
propria funzione specifica (es: alcuni filamenti intermedi stabilizzano i microfilamenti sostenendo i
microvilli intestinali). Pertanto, è lecito affermare l’insieme dei vari tipi di filamenti intermedi possa
costituire la struttura permanente dell’intera cellula.
Quindi:
È composto da tre componenti:
2. filamento intermedio
diametro da 8nm a 12nm
• famiglia delle cheratine (cellule specializzate a fare cheratina – costituisce il citoscheletro)
• filamenti più stabili e si spezzano meno facilmente, servono a dare/mantenere forma
• formazione della lamina nucleare: scheletro del nucleo
• numerose proteine diverse della famiglia della cheratina (prodotta da cellule specializzate
dell’epidermide)
3. microtubuli 25nm
fatti da proteine che si chiamano tuboline
• sono strutture cave
• le pareti consistono di 13 colonne di molecole di
tubolina
diametro 25nm (di cui 15 cave)
ha una struttura variabile (si forma e si rompe
velocemente)
• formato da alfa-tubolina e beta-tubolina (le 13
colonne)
• funzioni:
mantenimento della forma cellulare (evita lo
schiacciamento cellulare)
• mobilità cellulare (costituiscono ciglia e flagelli)
• movimento dei cromosomi nel fuso mitotico
• movimento degli organuli dato dalle proteine
motrici.
• Sono presenti in tutte le cellule eucariote.
• Hanno un’estremità in cui il microtubulo si allunga
(estremità +) e una che si disgrega (estremità -).
L’energia per far allungare tubulo viene fornita
dall’ATP (adenosina trifosfato)
Veleni microtubuli. Alcune sostanze interferiscono con la polimerizzazione dei microtubuli. Colchicina,
vinblastina destabilizzano i microtubuli. Il taxolo stabilizza i microtubuli impedendone la
depolimerizzazione.
Centri di organizzazione dei microtubuli
(MTOC)
In microscopia elettronica appaiono come
aggregati di materiali elettrondensi, prive di
una struttura microtubulare preesistente, ma
spesso prossimi a particolari strutture
cellulari, come centrosomi, involucro
nucleare e membrana plasmatica. Nei
MTOC si trova un’altra tubulina (γ) che non
costituisce i microtubuli ma forma un anello
in stretta connessione con i microtubuli in
allungamento.
Struttura dei microtubuli
Motilità actino mediata
movimenti propulsivi (es: emissione di uno
pseudopodio) possono essere sostenuti dalla sola
polimerizzazione dell’actina.
Movimenti retrattivi (contrazione) prevedono
l’intervento di una proteina matrice della famiglia
delle miosine.
L’actina è molto concentrata nel cortax cellulare
(sottile strato citoplasmatico sottostante la membrana)
che appare soggetto a trasformazioni gel-sol. Nelle
cellule con marcata attività locomotiva le fibre
assumono caratteristiche formazioni ad X.
Nel movimento ameboide si alternano fasi propulsive
(emissione di uno pseudopode) di ancoraggio dello
pseudopode, di disancoraggio del corpo cellulare e di
retrazione.
Il centrosoma
Centrosoma e centrioli
nelle cellule animali i microtubuli si
formano da un centrosoma, una
regione della cellula localizzata di
regola in prossimità del nucleo. Questi
microtubuli rappresentano i “pilastri”
del citoscheletro, grazie alla loro
capacità di opporsi alle forze di
compressione. All’interno dei
centrosomi si rinviene una coppia di
centrioli. Ciascuno formato da una
tripletta di microtubuli disposti ad
anello. Sebbene contribuiscano
all’assemblaggio dei microtubuli, i
centrosomi con i loro centrioli non sono
essenziali per la realizzazione di tale
fenomeno in tutti gli eucarioti; molte
altre cellule eucariotiche non
presentano centrosomi con centrioli e
pertanto organizzano i microtubuli in modo
diverso.
Ciglia e flagelli
I flagelli hanno un movimento ondulatorio e sono più lunghi
rispetto alle ciglia che hanno un movimento a “remo” e si
piegano di meno.
Sezione
tangenziale di
un epitelio
ciliato
Movimento ciliare
Le coppie dei microtubuli si spostano l’una rispetto all’altra, grazie allo spostamento delle proteine
motrici.
.
DESMOSOMI
fatti prevalentemente da cheratina. Fili di cheratina
attrasano cellula e si attaccano a desmosomi
La parete cellulare è una struttura extracellulare caratteristica e specifica delle cellule vegetali, che
le contraddistingue da quelle animali. La parete protegge la cellula vegetale mantenendo la sua
tipica forma e impedendo un eccessivo ingresso di acqua dall’ambiente extracellulare. Inoltre, le
robuste pareti di cellule specializzate aiutano intera pianta a mantenere la propria posizione e a
opporsi alla forza di gravità. Anche i procarioti, i funghi e alcuni eucarioti unicellulari possiedono
una parete cellulare.
Lo spessore della parete di una cellula vegetale è notevolmente superiore rispetto a quello del
plasmalemma variando da 0,1 a vari micrometri. Sebbene la struttura di base sia sostanzialmente
sempre analoga, la composizione chimica della parete cambia nelle diverse specie vegetali e persino
nelle varie tipologie cellulari della stessa pianta. Le microfibrille costituite dal polisaccaride
cellulosa vengono sintetizzate da un enzima denominato cellulosa sintasi e secrete nello spazio
extracellulare, sede in cui vengono intrappolate in una matrice costituita da altri polisaccaridi e
proteine. Questa combinazione di materiali, robuste fibre immerse in una “sostanza base” (matrice)
presenta un’architettura analoga alla struttura rilevabile nel cemento armato e nella fibra di vetro.
In una giovane pianta si secerne una parete relativamente sottile e flessibile definita parete
cellulare primaria. Tra le pareti primarie di cellule adiacenti si rinviene la lamella mediana, uno
strato sottile ricco di polisaccaridi denominati pectine, che consente la stretta adesione tra cellule
adiacenti (la pectina viene impiegata come agente addensante nelle marmellate e nele gelatine
alimentari). La struttura della parete cellulare si consolida allorché la cellula vegetale completa la
propria crescita giungendo a maturazione. Alcune cellule realizzano questo processo semplicemente
sintetizzando sostanze indurenti che si depositano nella parete primaria. Diversamente altri tipi di
cellule producono una parete cellulare secondaria tra la membrana citoplasmatica e la parete
primaria. La parete secondaria, spesso costituita dalla sovrapposizione di molti strati, conviene una
matrice resistente e stabile che garantisce protezione e sostegno (le cellule del legno consistono
essenzialmente di una parete secondaria). Di solito le pareti delle cellule vegetali sono ricche di
canali tra cellule adiacenti definiti plasmodesmi.
Nei tessuti vegetali mettono in comunicazione il citoplasma di una cellula con quello di quelle
adiacenti.
La parete delle piante è perforata →giunzioni comunicanti (3 negli animali)
Le pareti di cellule vegetali non viventi sono attraversate da plasmodesmi, canali che collegano le
cellule. Il citosol passa attraverso i plasmodesmi collegando gli ambienti chimici interni di cellule
adiacenti. Queste connessioni riuniscono la maggior parte della pianta in un continuum di materiale
vivente. Le membrane citoplasmatiche di cellule adiacenti risultano connesse attraverso i rispettivi
plasmodesmi formando una successione di unità in comunicazione fra loro. Molecole di acqua e
piccoli soluti transitano liberamente da una cellula all’altra e recenti esperimenti dimostrano che lo
stesso evento di verifica per alcune proteine e molecole di RNA in circostanze specifiche.
Le macromolecole trasportate nelle cellule contigue sembrano raggiungere i plasmodesmi
muovendosi lungo le strutture fibrose del citoscheletro.