Scattare! La Fotografia Spiegata in Modo Semplice

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Scattare!
La fotografia
spiegata in modo
semplice
1 Cosa succede durante lo scatto.
Come funziona una Cosa succede prima, cosa
succede dopo?

fotocamera
Cosa succede durante lo scatto. Cosa
succede prima, cosa succede dopo?

Per macchina fotografica, o fotocamera, Esistono vari tipi di fotocamere:


intenderemo uno strumento tecnologico
che mima l'occhio umano e che permette Le reflex, così chiamate perché dal mirino
di creare delle immagini digitali si vede, tramite uno specchio, l'immagine
bidimensionali. che entra dalla lente.

Il funzionamento è semplice. La luce entra Le compatte, dove il mirino può essere


dalla lente frontale e viene proiettata sul digitale (vedo sul monitor l'immagine che
sensore fotografico. Un microcomputer la lente inquadra) o ottico (ho
legge i dati del sensore e provvede a un'immagine approssimativa di ciò che
memorizzarlo su di un supporto di sto inquadrando.
memoria.

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Poi ci sono le bridge, che sono delle compatte più costose mascherate da reflex (pur non
essendolo).

Ultima recente novità sono le compatte con lenti intercambiabili chiamate mirrorless
perché prive dello specchio mobile delle reflex. Ereditano molte caratteristiche delle
reflex pur senza avere il mirino a pentaprisma, le inquadrature vengono effettuate
unicamente dal display o al massimo da un mirino simile a quello delle compatte.

Andiamo intanto a definire che cosa significa fotografare. Noi guardiamo qualcosa, una
persona, un animale, un fiore, un oggetto e sentiamo il desiderio di fissare quella scena in
una memoria in modo da consultarla in futuro.

Ma l'occhio umano è molto particolare, visto che è abbinato ad un altro organo


potentissimo, un supercomputer analogico chiamato cervello.

Quando noi guardiamo una scena siamo in grado di cambiare punto di messa a fuoco
tramite il cristallino dell'occhio ed il nostro cervello è in grado di compensare enormi
differenze di luce tra le zone illuminate e quelle no della scena. E’ in grado di creare
un'immagine mentale che attualmente è quasi impossibile da replicare in fotografia.

Sono stati inventati quindi dei vari artifizi tecnologici per compensare questa limitazione
del mezzo tecnico e parleremo di questi sistemi più avanti.

Tornando alla nostra fotocamera passiamo a vedere quali sono le componenti importanti
che ci interessano!

Abbiamo, innanzitutto, il sensore. Pensatelo come alla pellicola della macchina


fotografica di una volta. E’ un circuito elettronico fatto a griglia, in grado di leggere quanti
fotoni, che sono poi i componenti della luce, gli cadono sopra colpendo dei piccoli
quadratini chiamati ‘fotositi’. E per ognuno di questi fotositi, il sensore è in grado di dire
quanta luce è stata assorbita utilizzando dei numeri, il numero più basso indicherà
pochissima luce, mentre quello più alto indicherà la massima quantità di luce
quantificabile dal fotosito stesso.

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Cosa succede se alcuni fotositi vengono stimolati al massimo della loro capacità? Che
quella zona apparirà 'bruciata'. Ovvero il fotosito più di quel tanto non era in grado di
rappresentare la luce.

Questa capacità di memorizzare un valore tra il nero ed il bianco si chiama 'latitudine di


posa'.

Il sensore della macchina fotografica può essere regolato per essere più o meno
sensibile alla luce. Ovvero per poter memorizzare valori di luce anche molto bassi. La
misurazione di quanto sensibile è il sensore è misurata in ISO.

A valori molto bassi avremo una bassa sensibilità, a valori più alti avremo una maggiore
capacità di fare foto al buio. Quest'ultima possibilità pero' ha un prezzo. Il rumore visivo!
Visto che aumentando gli ISO cerchiamo di amplificare i dati dei fotositi, capita che
alcune letture non siano molto precise causando quindi quel fastidioso effetto di
fotografie con dentro della sabbia che viene definito ‘rumore digitale’.

Appena davanti al sensore c'è l'otturatore. Si chiama così perché ottura (blocca) la luce
e le impedisce di entrare sul sensore. Quando scattiamo l'otturatore si apre, facendo
passare la luce, per poi richiudersi dopo un dato tempo impostato da noi o dagli
automatismi della macchina fotografica.

Poi abbiamo gli obiettivi, formati da molte lenti hanno lo scopo di prendere la luce
davanti a loro ed indirizzarla verso il sensore. All'interno degli obiettivi, chiamati anche
per semplicità lenti, esiste una lente che si può muovere e permette andando avanti ed
indietro all'interno dell'obiettivo, di regolare la messa a fuoco (ovvero la parte nitida di
foto che vogliamo mettere in evidenza nella nostra fotografia). Oltre alla messa a fuoco vi
troviamo anche un componente importantissimo. Si chiama diaframma! Immaginatelo
come un disco fatto da lamelle di metallo disposte appunto in cerchio, che possono
aprirsi o chiudersi per far passare più o meno luce attraverso l'obiettivo stesso.
L’apertura o la chiusura del diaframma si indica con un valore chiamato F. Più alto è
questo valore più è chiuso il diaframma, più basso il valore più aperto il diaframma.

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Adesso scattiamo!! La macchina regola la sensibilità del sensore (gli ISO) come da
impostazioni, nelle reflex lo specchio si alza…  viene regolato il diaframma dentro
l'obiettivo al valore che abbiamo impostato noi o che ha deciso il computer, più aperto o
più chiuso, parte l'otturatore che si apre e si chiude ed il sensore viene esposto alla luce!
CLICK! 

A questo punto il computer della fotocamera, in fase di scatto, leggerà tutti i valori dei
fotositi sul sensore ed elaborerà i dati in modo da ottenere una rappresentazione grafica
di ciò che ha letto. Farà delle operazioni matematiche incredibili e andrà a memorizzare
sulla memory card il nostro file fotografico.

Ora sappiamo cosa sono ISO (la sensibilità del sensore), tempi (quanto resta aperto
l'otturatore) e diaframmi (quanto aperto o chiuso è il diaframma dell'obiettivo).

Questi tre valori sono il fondamento base di tutta la fotografia e sono esistiti fin dalla
prima macchina fotografica costruita dall'uomo. 

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2 Luci, ombre, tempi: tutti i
L'esposizione componenti che rendono una foto
unica.

fotografica
Luci, ombre, tempi: tutti i componenti che
rendono una foto unica.

Per esposizione fotografica si intende il fotografia che secondo lui è equilibrata.


processo mentale e pratico per decidere Ma spesso sbaglia!
quali parametri utilizzare al fine di creare
la fotografia che abbiamo in mente. Nel capitolo precedente abbiamo chiarito
che normalmente la fotocamera non è in
Scattando in modalità AUTO il computer grado di registrare le informazioni visive
della macchina fotografica pensa al posto esattamente come le vediamo, a causa
nostro. Guarda la scena. La valuta e prova della ridotta ampiezza di rappresentazione
a d i n d o v i n a re q u e l l o c h e s t i a m o tra zone di ombra e di luce.
pensando. Imposta dei parametri
compatibili con la scena e tira fuori una Questo significa che dovremo fare in
modo che registri la parte più importante
di quello che ci interessa fotografare.

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Facciamo un esempio pratico.

Se siamo in una stanza con un'ampia vetrata che da sull'esterno in una giornata assolata
e guardiamo.. cosa vedremo? Dei mobili vicino a noi, magari un divano. Poi spostando lo
sguardo verso l'esterno, un prato e delle sedie a sdraio colorate.

Se dovessimo scattare una foto non potremmo rappresentare la stessa cosa. Questo
perché la zona interna della casa non è luminosa come l'esterna. Quindi potremmo
decidere se siamo più interessati agli interni o agli esterni.

Se regolassimo la macchina per fotografare gli interni, avremo la vetrata completamente


bianca e senza nessun dettaglio! Se invece esponessimo per registrare il prato e le sedie
fuori avremmo una stanza completamente scura e una bella visuale del parco esterno!

Ma come facciamo a sapere se quello che stiamo fotografando sarà giusto?

C'è uno strumento portentoso all'interno della macchina fotografica. Si chiama


esposimetro e ci dice se quello che stiamo inquadrando verra' giusto, sottoesposto
(scuro) o sovraesposto (chiaro). Quando è usato con gli automatismi di base (che non è
la modalità AUTO!) è utile per far fare alla macchina fotografica tutti quei calcoli al fine di
scattare una fotografia esposta correttamente.

Ricordatevi sempre che la fotografia si fa con la luce! Deve entrare abbastanza luce da
impressionare il sensore... non troppa da accecarlo e non troppa poca per lasciarlo al
buio!

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3 Come gli oggetti inquadrati in modo
La composizione intelligente possono migliorare
uno scatto

fotografica
Come gli oggetti inquadrati in modo
intelligente possono migliorare uno scatto

Per composizione fotografica si intende la bidimensionale come i quadri. E cosa è la


disposizione dei soggetti e delle masse di fotografia se non un dipinto fatto con la
oggetti nell’inquadratura. Una attenta luce?
gestione dei dettagli è ciò che differenzia
uno scatto banale da una foto ricercata. Ci sono libri e libri di fotografia che
spiegano la composizione fotografica e
Si vabbè ma cosa significa? non ho certo la speranza di spiegare in
una paginetta come si possa migliorare
Significa che fare le foto ‘a caso’ non è una foto con una buona inquadratura.
una buona idea per ottenere un risultato.
Fin dal 1800 i pittori hanno cercato un Però ci sono dei concetti che vanno
modo per rappresentare la realtà assolutamente chiariti perché
tridimensionale della vita in un modo

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ciclicamente vedo che vengono commessi da tutti gli stessi errori.

Tranne in casi particolari, artistici, logici, etc... il nostro cervello si aspetta di vedere le
cose in foto come se fossimo nella realtà. Questo significa ad esempio che al mare...
l’orizzonte, mi aspetto di vederlo orizzontale e non inclinato. E per farlo orizzontale basta
guardare attentamente quando si scatta... non solo il soggetto che stiamo scattando, ma
facendo spaziare l’occhio attorno a tutto quello che riprendiamo. Sarebbe brutto, ad
esempio, fare una foto alla nostra bellissima amica scosciata, e avere sul lato destro il
cestino della monnezza straripante di sacchetti.

Se invece fotografate dei palazzi, il cervello si aspetta che le linee verticali siano verticali!
Per fare questo direttamente in macchina fotografica servono degli obiettivi speciali
chiamati Tilt Shift o Controllo di Prospettiva.

Fortunatamente, sia per l’orizzonte sia per i palazzi, i software moderni sono in grado di
‘raddrizzare’ le linee storte (che in gergo si chiamano linee cadenti).

Per il cesto della spazzatura c’è il timbro clone di photoshop, ma se evitate di includerlo
in fase di scatto è una buona cosa.

C’è poi la regola dei terzi, cercatela pure su internet, mettetevela in testa e poi cercate
anche la regola della sezione aurea. Se seguite un mio consiglio vi invito a guardare un
sacco di foto belle e cercare all’interno di queste l’applicazione delle regole compositive
che avete studiato. Vi accorgerete che la sezione aurea e la regola dei terzi, nonché l’uso
delle diagonali, sono cose che tutte le fotografie che vi piacciono applicano in uno modo
o in un’altro.

Siate creativi!! Evitate di mettere la faccia della vostra amica ESATTAMENTE al centro del
fotogramma... provate a lasciare spazio a destra o a sinistra.

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4 Evidenziare un soggetto usando il
Fuoco e profondità di fuoco selettivo. Capire il sistema di
messa a fuoco.

campo
Evidenziare un soggetto usando il fuoco
selettivo. Capire il sistema di messa a fuoco.

Questo è uno degli argomenti più ostici da comando formando una apertura (più o
capire e più semplici in assoluto della meno) circolare. Serve a dosare la
fotografia! quantità di luce che entrerà nel sensore.

Intanto dobbiamo partire iniziando dal Un automatismo molto utile della nostra
funzionamento del diaframma e visto che macchina fotografia è l'impostazione a
non ho nessuna intenzione di mettermi a priorità dei diaframmi. Normalmente è
fare un corso di ottica dirò delle cose indicato dalla lettera A sulle ghiere di
delle quali vi dovrete fidare! comando Nikon. A sta per Apertura.
Come funziona? Noi impostiamo il
All’interno dell’obiettivo ci sono delle diaframma (quanto le lamelle siano aperte
lamelle poste circolarmente che possono
essere regolate per aprirsi e chiudersi a

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o chiuse) e l'esposimetro della macchina fotografica calcola i tempi di scatto (il famoso
otturatore) sulla base degli ISO impostati.

Ma cosa succede cambiando i diaframmi? Quale è la differenza che andremo a vedere?

Quello che cambia è la profondità di campo. Quando vogliamo fotografare una ragazza
appoggiata ad un parapetto di un ponte e sullo sfondo delle montagne, se abbiamo il
diaframma chiuso saranno a fuoco sia la ragazza che le montagne. Se il diaframma,
invece, è aperto e metteremo a fuoco sulla ragazza, le montagne dietro saranno sfocate.

Con diaframmi chiusi (quindi numero F più alto) abbiamo una grossa profondità di campo
(soggetti lontani tra di loro a fuoco). Con diaframmi aperti (numero F più basso) avremo
una piccola profondità di campo (soggetti lontani da quello a fuoco, sfocati).

La profondità di campo quindi si può spiegare così, è l'ampiezza della zona appena
davanti e appena dietro al punto di messa a fuoco, dove i soggetti saranno nitidi.
All'esterno di questa zona i dettagli saranno sfocati.

Questa zona diventa stretta avvicinandosi alla lente e diventa più ampia con i soggetti più
lontani. Fate un po' di esperimenti a fare foto a cose poste a diverse distanze
mantenendo sempre costante l'apertura, così potrete capire meglio il concetto!

Vi ricordate che ISO tempi e diaframmi sono correlati? A parità di ISO, aumentando
l'apertura entra più luce quindi serve meno tempo per fare la foto. Chiudendo il
diaframma invece la luce che entra sarà minore per cui il tempo di scatto dell'otturatore
dovrà aumentare.

Se teniamo il diaframma troppo chiuso in un ambiente buio ed il tempo di scatto


aumenta troppo, avremo le foto mosse. Dovremo quindi aumentare gli ISO per
ricompensare la luce necessaria per eseguire una esposizione corretta!

Non abbiate paura di provare.. non è il passaggio da f4 a f5.6 che rovinerà la vostra foto!
E poi il bello delle digitali è proprio quello di poter fare scatti e scatti di prova senza dover
pagare soldi sonanti per lo sviluppo!

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5 Normali, grandangoli, tele, fisheye.
Gli obiettivi Stabilizzati, ultrasonici.
Normali, grandangoli, tele, fisheye.
Stabilizzati, ultrasonici.

Quando si compra la prima reflex da fissatevi su questo concetto! Alla fine è


inesperti, solitamente, si finisce a solo un numero, più piccolo è il numero,
comprare una macchina con l'obiettivo in più è ampia la porzione di realtà che
kit. In pratica vi viene venduto il corpo andrete a fotografare. Più il numero è alto,
macchina, e un obiettivo, o a volte due, più ‘lontano’ inquadrerete. Ad esempio un
solitamente non bellissimi bensì obiettivo 18-55mm regolato a 18mm
assolutamente mediocri. prenderà una porzione grandangolare
della scena, mentre regolato a 55mm
Gli obiettivi hanno un’importantissima prenderà un angolo minore. Gli obiettivi
caratteristica, ovvero la lunghezza focale. sotto al 50mm vengono chiamati
E’ espressa in millimetri tra il sensore e il
grandangolari, il 50mm viene chiamato
centro della lente regolata all’infinito. Non
normale e le focali superiori vengono

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definite medio tele e tele per quelli più spinti. Il fish-eye o ‘occhio di pesce’ sono quei
bizzarri obiettivi dove la porzione di spazio catturata è ampissima, come ad esempio in
un 8mm.

La classica domanda che le persone si fanno quando si avvicinano alla fotografia è: ‘ma
non posso avere un obiettivo sia grandangolo sia tele? Ho sentito dire che c’è un 18-200
che fa tutto’, a tale riguardo vi ricordo che ciò con cui lavoriamo è la luce. E per far
entrare tanta luce serve una grande lente! Tutti gli obiettivi così definiti tuttofare non sono
mai luminosi! Quindi avranno un fattore F molto alto.. costringendoci ad aumentare i
tempi o alzare gli ISO.

Vi ricordate che abbiamo parlato di cosa varia coi diversi diaframmi? Ecco... uno zoom si
chiama luminoso quando ha un diaframma massimo di almeno F2.8. Gli obiettivi a focale
fissa possono raggiungere anche il valore di F1.4 in virtù della maggiore semplicità del
sistema di lenti.

Come facciamo a distinguere gli obiettivi validi da quelli scadenti? Ci sono molti termini e
cifre, ma tenete presente che dovrete mettere in conto di spendere un bel po' per avere
delle lenti di qualità.

Iniziamo col dire che un'ottica fissa, normalmente, ha un fattore di QI (Qualità di


immagine) superiore. Cosa è la qualità di una lente? Personalmente ritengo di qualità una
lente che ha poche aberrazioni cromatiche e un'ottima incisività nei dettagli. Ovviamente
non sto dicendo che uno zoom sia per forza da evitare, dico solo di tener presente le
differenze in fase di acquisto.

Con lo zoom però possiamo ricomporre l'immagine stando fermi, mentre con un ottica
fissa dovrò per forza avvicinarmi o allontanarmi dal soggetto per restringere o allargare il
campo da riprendere.

Un'altro fattore determinante nel costo e nella scelta di un obiettivo è la apertura


massima del diaframma. Quando viene progettato un obiettivo si crea un sistema di lenti
ottiche che fanno arrivare la luce sul sensore a seconda delle focali che si sono decise.

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Alla fine però un obiettivo altro non è che un cilindro contenente un sistema di lenti
ottiche e un sistema per la messa a fuoco che consiste in una lente mobile.

Sono state sviluppate una serie di migliorie tecniche volte a semplificare il lavoro del
fotografo. Ad esempio la messa a fuoco automatica. Tramite un motorino elettrico dentro
la macchina fotografica si faceva girare una vite sull'obiettivo che regolava la lente di
messa a fuoco. Tali sistemi sono stati migliorati fino ad avere una comunicazione molto
complessa col corpo macchina reflex. Una delle modifiche è stata quella di spostare
questo motore dalla macchina fotografica all'obiettivo stesso, integrandolo nel barilotto.

Si sa che la velocità non è mai abbastanza, e negli ultimi anni questo motorino è stato
soppiantato da dei motori piezoelettrici chiamati 'ultrasonici' che permettono la messa a
fuoco automatica in modo più veloce.

Altro sistema utile è lo stabilizzatore d'immagine. Quando lo stabilizzatore è sulla


macchina fotografica, ad esempio nelle macchine fotografiche SONY, non c'è bisogno di
obiettivi particolari. Quando invece lo stabilizzatore è nell'obiettivo allora è chiaramente
specificato dalla casa produttrice. Ma a cosa serve?

Lo stabilizzatore permette di limitare il danno dato dalle vibrazioni dell'operatore, e non


certo dal movimento dei soggetti. Infatti non è un sistema per evitare di comprare
obiettivi luminosi: con questi ultimi, potendo usare dei tempi più veloci, abbiamo un netto
vantaggio qualitativo sull'immagine finale scattata, ad esempio, in luce naturale.

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6 TIFF JPEG RAW, tante sigle per indi-
I formati di immagine care i file digitali che contengono i
nostri scatti.
TIFF JPEG RAW, tante sigle per indicare i file
digitali che contengono i nostri scatti.

Nella fotografia analogica le cose erano completa di ciò che il sensore ha


molto più facili, o forse no? C’era il registrato al momento dello scatto. Quindi
negativo o la diapositiva che parliamo di TUTTI i dati, compresi dettagli
sostanzialmente era un positivo. Poi in zone d'ombra e dettagli in zone di luce,
c’erano le stampe. la cosa più importante da tenere presente
è che il RAW non è una immagine!! E’
Adesso bisogna districarsi e capire varie semplicemente un insieme di dati che
sigle e concetti che molto spesso non devono essere decodificati per ottenere
sono spiegati bene ma vengono lasciati l’immagine. Questa operazione viene
come dogmi all’utente. chiamata ‘demosaicizzazione’. Questo
però non vi interessa! Quello che dovete
Partiamo quindi dal formato di file RAW.
Sostanzialmente si tratta di una copia

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tenere presente è che serve un software di sviluppo RAW.

E' chiaro che in fase di sviluppo, questi dati extra sono utilissimi per fare lo sviluppo. Ti
permettono di recuperare in ombre e bianchi dei particolari che altrimenti sarebbero stati
persi.

Detto questo, ad un certo punto lo sviluppo finisce. E devi stampare la foto.

La conversione in JPEG cosa fa? Prende per prima cosa le informazioni che non sono
visualizzabili e le scarta, poi scarta dettagli omogenei dello scatto in tonalità dove sono
meno importanti, tutto questo in più o in meno, in relazione al livello di compressione che
darai. Ad esempio un JPEG non compresso è semplicemente la rappresentazione
‘visibile’ del tuo scatto.

Alla luce di questo, devi immaginare il JPEG come una sorta di ‘fine processo’ e di
‘stampa digitale’.

Il tuo prodotto finito, sarà una fotografia, registrata in un file .jpg che a quel punto potrà
essere mandato in stampa senza avere una perdita significativa di qualità.

Proprio per il fatto di essere un formato di immagine con compressione a perdita non
dovrebbe essere mai utilizzato come file intermedio tra due lavorazioni diverse. Ma
appunto solamente come prodotto finale di tutte le lavorazioni che faremo.

I software di elaborazione fotografica non distruttiva, come ad esempio Lightroom, si


basano proprio su questo concetto. Utilizzano il negativo originale senza mai modificarlo,
applicando sopra delle modifiche decise dall’utente, che per finire vengono consolidate
in un file JPEG risultante dall’esportazione del risultato.

Il fatto di dire ‘scatto come uscito dalla macchina’ è fuorviante, perché già il solo fatto di
aver effettuato una conversione in JPEG operata dal software della macchina fotografica
significa che lo scatto è stato modificato. Solo non è stato modificato da noi ma da un
sistema automatico che non sa cosa abbiamo scattato.

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Esistono altri formati di file più specialistici, come ad esempio il TIFF o il PSD, in linea di
massima quello che dovete tenere presente è che se un formato è compresso ‘a perdita’
state buttando delle informazioni, quindi dovrà essere usato solo come prodotto finito, se
invece è un formato pieno vi permetterà di rimodificare lo scatto senza problemi di
perdita di qualità.

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7 A cosa serve gestire il colore e
La gestione del come si gestisce?

colore
A cosa serve gestire il colore e come si
gestisce?

Avete presente quando andiamo in un fotografia e di importarla sul computer, e


centro commerciale e ci sono un sacco di successivamente di stamparla.
televisori e tutti sono regolati con
luminosità, contrasto e colori diversi? Come fate ad essere sicuri che il colore,
Ecco, questo è l’esempio calzante del che è stato acquisito dal sensore, sia lo

problema. Non c’è costanza di colore tra stesso che vedete a video e anche lo

un dispositivo ed un altro, quindi, il vestito stesso che vedrete in stampa?

della presentatrice in un televisore sarà


Ecco che come sempre ci viene in aiuto la
bordeaux, in un altro sarà rosso carminio
tecnologia! Bisogna implementare la
e in un altro ancora sarà rosa. Adesso
cosiddetta ‘catena colore’.
immaginate di dover scattare una

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Di cosa stiamo parlando? Di un insieme di strumenti e software che ci permettono di
garantire la cosiddetta corrispondenza cromatica.

La prima cosa che dobbiamo fare è acquistare una palette chiamata Color Checker.
Questa palette è formata da dei quadratini di colori ‘certificati’, colori appunto controllati,
verificati e assoluti. Cosa significa? Che il tassello verde sarà di un materiale veramente
verde e sopratutto uguale a tutti gli altri verdi delle altre palette vendute. E anche il rosso,
il giallo e tutti gli altri colori. E cosa ci facciamo? Lo fotografiamo ovviamente! Dopodiché
useremo un software fornito con il Color Checker creeremo un cosiddetto ‘profilo colore’
della nostra macchina fotografica.

Questo profilo serve al nostro computer per sapere come la nostra macchina fotografia
registra le varie forme d’onda del colore e per creare quindi la rappresentazione fedele di
ciò che il sensore ha acquisito.

Adesso però sorge un problema. L’immagine acquisita è corretta, ma noi la vediamo


tramite il monitor che non sappiamo come li rappresenterà.

Dobbiamo quindi comprare una sonda di calibrazione, ovvero un dispositivo che ‘legge’ i
colori del monitor creando anche per questo un profilo colore. Una volta sistemato anche
il monitor siamo a posto! Avremo la macchina fotografica che genera una immagine dai
colori certificati ad un computer che li mostrerà a video in modo certificato!

A questo punto dobbiamo stampare le nostre immagini. Se lo facciamo a casa, con una
stampante fotografica e usando le carte e gli inchiostri specifici del produttore, possiamo
fidarci del sistema colorimetrico della stampante stessa, anche perché la sonda per
calibrare la stampante costa parecchio in più di quella del monitor. Se invece ci
rivolgiamo ad un service di stampa, sarebbe il caso di ottenere i profili colore dei loro
sistemi, in modo da poter effettuare dal nostro computer, coi software di post-produzione
le correzioni per fare in modo che le nostre immagini vengano stampate al meglio.

Nessuno ci vieta successivamente allo scatto di alterare i colori! Assolutamente! Ma


almeno in questo modo abbiamo una congruità iniziale che ci permette di lavorare su dati
certi.

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www.simonesolda.it 

[email protected]

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