Thoreau, Le Mele Selvatiche

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Le mele selvatiche

La storia del melo

r.. degno di nota come la storia del melo sia strettamente (:on­
nessa con quella dell'uomo. n geologo ci informa che la classe delle
Rosaceae, alle quali appartengono i meli, le vere erbe, e le Labiatae,
o erbe menta, apparve sulla terra poco prima della comparsa dell'uomo.
A quanto pare, le mde facevano parte del cibo di quello scono­
sciuto popolo primitivo di cui si sono recentemente scoperte le tracce
nel fondo dei laghi svizzeri - quel popolo che si suppone anteriore
alIa fondazione di Roma, e che era tanto antico da non conoscere
oggetti metallici: infatti, una intera mela selvatica, nera e raggrin­
zita, e stata scoperta nei loro magazzini.
Scrive ,Tacito che gli antichi Germani calmavano la propria fa­
me tra l'altro con mde sdvatiche (agrestia poma).
Niebuhr (I) osserva che le « parole per 'casa', 'campi', 'aratro',
'arare', 'vino', 'olio', 'latte', 'pecore', 'mele', e altre ancora riferentesi al­
l'agricoltura e alIa maniera di vita piu pacifica, hanno le stesse radici
fonetiche sia in greco che in latino; mentre tutte le parole latine per
oggetti connessi con la guerra, sono di radice diversa dalle corri­
spondenti parole greche». Il melo, pertanto, come l'olivo, dev'essere
considerato un simbolo di pace.
Sin dagli inizi del mondo, la mda fu cos1 importante, e dovun­
que distribuita, che la radice del suo nome significa, in diverse lin­
gue: « fruttO», genericamente. In greco MUAOV significa mela, il
frutto di altri alberi, pecora, qualsiasi mandria di bestiame, e, final­
mente, ricchezza in generale.
11 melo e stato esaltato da ebrei, greci, romani e scandinavi. Alcu­
ni hanno pensato che la prima coppia di esseri umani sia stata ten-

(1) Carsten Niebuhr (1733-1815) fu un geologo e esploratore, luogotenente del


genio nell'esereito danese. Ne! 1760, partecipb alia spedizione organizzata da Fe­
derieo V di Danimarca, per I'esplorazione dell 'Egitto , dell' Arabia � dell a Siria.
I risultati scientifici del viaggio furono da lui pubblicati in diversi volumi, dei
quali il primo (1772) porta il titolo Beschreibung von Arabien.
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OPERE SCELTE DI H.D. THOREAU

tata da questo £rutto. Si dice che per esso delle dee abbiano litigato;
che dei draghi siano stati messi a fargli la guardia; e che degli eroi
siano stati assunti a servizio, per coglierlo.
Il melo e nominato per 10 menD in tre luoghi del Vecchio Testa­
mento , e il suo frutto in due 0 tre altri. Canta Salomone : « Come il
melo tra gli alberi del bosco, tale e il mio amore tea i figli»; e poi:
« Inteattenetemi con caraffe di vino, confortatemi con mele)). In in­
glese, la parte piu nobile del piu nobile tratto umano, la pupilla, prende
il nome da que sto frutto : the apple of the eye, la mela dell'occhio.
Il melo e anche nominato da Omero e Erodoto. Nello splendido
giardino di Alcinoo, Ulisse vide « peri e melograni e meli che pro­
ducevano frutti bellissimi» (?tal f.l'llAfat uyAao?taQ:ltOL). E, sempre
secondo Omero, v'erano delle mele anche tea,la frutta che Tantalo
non poteva cogliere perche il vento gli allontanava i rami. Teofrasto,
conobbe e descrisse il melo da botanico. Secondo l'Edda in prosa,
Iduna conserva in una scatola le mde che gli dei, quando sentono ap­
prossimarsi la vecchiaia, basta soltanto assaggino, per ringiovanire.
E in questo modo che saranno conservati in sempre rinnovata gio­
ventu, fino al Ragnat'ok ( 0 distruzione degli dei).
Loudon (1) ci informa che « gli antichi bardi scozzesi ricevevano
un ramo di melo, come ricompensa simbolica per aver cantato bene»
e che « negli Highlands scozzesi il melo e l'emblema del clan dei
Lamont».
Il melo (Pirus malus) cresce principalmente nella zona temperata
settentrionale. Loudon afferma che « cresce spontaneamente in ogni

parte dell'Europa meno che nella zona fredda, e in tutta l'Asia Occi­
dentale, in Cina e in Giappone ». Ne! Nord America, abbiamo anche
due 0 tre varieta di meli indigeni. Il melo coltivato, fu trapiantato
per la prima volta in questo paese dai primissimi colonizzatori, e si
crede che qui cresca altrettanto bene, se non meglio, che altrove. AI­
cune delle varied che sono ora qui coltivate, furono, probabilmente
portate in Inghilterra dai Romani.
Plinio, adottando la classificazione teofrastea, dice che « vi sono
degli alberi completamente selvatici (sylvestres) e degli altri che sono
piu inciviliti (urbaniores»). Tra questi ultimi Teofrasto include il
rnelo; e davvero esso e, in questo senso, il piu « civile» di tutti gli
aIberi. E innocuo' come una colomba, bello come una rosa, e pre­
zioso come armenti di pecore e erbe aromatiche. E stato coltivato per

(I) John Loudon (1783-1843), botanico scozzese.


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LE MELE SELVATICHE

un periodo piu lungo d'ogni altra pianta, e COS1 e piu umanizzato;


e chi non sa che, come il cane, anche quest'albero sad, a lungo an·
dare, irreperibile nel suo stato selvaggio? Come il cavallo, il cane e la
vacca, esso emigra con l'uomo ; prima, forse, emigro in Italia dalla
Grecia, poi in Inghilterra, e di qui in America ; e i nostri emigranti
diretti all'Ovest marciano costantemente verso il sole che tramonta,
portandosi in tasca .semi di mela, 0 forse qualche giovane pianta di
melo legata al fardello (I). In questo modo, almeno un milione di meli
sono piantati sempre piu in la, piu a Ovest di dove altri furono pian­
tati l'anno precedente.
Si osservi come in questa maniera la Settimana deIla Fioritura,
al pari del Sabbato, guadagni maggior favore ogni anno in tutta la
prateria; che, emigrando, l'uomo porta con se non solo i suoi uccelli,
i suoi quadrupedi, i suoi insetti, la sua verdura e persino la sua zolla
d'erba, ma anche il suo frutteto.
Le foglie e i rametti teneri sono un buon cibo per molti animali
domestici - vacche, cavalli, pecore e capre; e il frutto e ricercato,
oltre che da costoro, anche dal maiale. Cosl appare che fin dall'inizio
e eSlstita un'alleanza naturale tra quest'albero e questi animali. Si dice
che « in Francia, nei boschi selvaggi, il frutto del melo selvatico e ci­
bo essenziale per il cinghiale ».
Non solo gli indiani, ma anche molti insetti, uccelli e quadrupedi
indigeni, ben accolsero l'arrivo del melo su queste spiagge. 11 bruco
tendifero (tent caterpillar) depose le sue uova sui primo rametto che
si formo, il quale, da a11ora, ha diviso, con la fragola selvatica, I'af­
fetto di quell'insetto; e anche il verme dei germogli (canker-worm)
abbandono parzialmente l'olmo per nutrirsi di pollini di melo. Poiche
quest'albero crebbe rapidamente, l'uccello azzurro, il pettirosso, I'uc­
cello dei ciliegi (cherry bird) (2), I'uccello del paradiso e molti altri an­
cora, vennero in fretta a costruirvi i loro nidi e a tarpare i suoi rami;
cosl divennero uccelli da frutteto, e si moltiplicarono piu che mai.
Fu un'era memorabile nella storia della loro razza. 11 picchio daIle
morbide piume, trovo un boccone cosl squisito, sotto la corteccia, che

(I) Thoreau si riferisce alia storia di John Chapman, noto anche come Johnny
Appleseed (Nanni Semedimela), pioniere americano, nato nel Massachusetts nel
1775 e morto nell'Idaho, nel 1845. Swedenborghiano, si credeva investito della
rni.ssione di salvare l'Ovest. Ando in Pennsylvania con una barca carica di semi
di mda e di germogli di mdi. Pianto a melo delle cenrinaia di migliaia di acri
d) terra. Dovunque trovasse ascohatori, leggeva loro Swedenborg.
(2) Si trana della Bombici/la cdrorum.
32 OPERE SCELTE Dl H.D. THOREAU

prima di riprendere il volo la perforo in cerchio, tutt'intorno all'al­


bero - cosa che, per quanto ne so, non aveva mai fatto prima. E
non occorse mol to tempo neppure alla pernice, per scoprire quanto
dolci fossero quei germogli, e, alllapprossimarsi dell'inverno, volo, e
vola ancora, fuori dal bosco, per coglierli - con grande dolore del
contadino. Anche il coniglio non ci mise molto a imparare it sapore
di quei rametti e di quella corteccia. Quando il frutto fu maturo, 10
scoiattolo, un po' facendolo rotolare e un po' trascinandolo, 10 tra­
sporto nella sua tana; e persino il topo muschiato 10 divoro avida­
mente, arrampicandosi strisciando, a sera, dal ruscello su per l'argine,
fino a scavarsi un sentiero nell'erba; quando il frutto fu gelato e poi
sgeIato, il corvo e la ghiandaia furono felici di assaggiarlo, di tanto
in tanto. 11 gufo si nascose neI primo melo che divento vuoto, e sere­
namente grido di gioia, trovandoselo proprio adatto; cos1, stabilito­
visi, v'e rimasto da a11ora.
Essendo mio argomento la Mela Selvatica, diro solo qualche
parola sulle epoche di crescita annuale delle mele coltivate, e passero
poi al mio campo specifico.
I fiori del melo sono, forse, i fiori piu belli che si possano ammirare

su di un albero; crescono numerosissimi, e deliziano vista e odorato.


Spesso, il passante e tentato di girarsi e soffermarsi presso qualche
albero piu bello del solito, i cui boccioli sono per tre quarti ,fioriti.
Quanto superiore al pero e il melo, in questo rispetto! i boccioli del
pero, infatti, non sono ne colorati ne fragranti.
Per la meta di luglio, le mele verdi sono gia cosl grandi che
il solo vederle ci ricorda l'autunno, quando le metteremo a tuocere
sulla stufa. Di solito le zo11e sono ricoperte di piccole mele che cadono
ancor prima di nascere, per dir cosl - che in questo modo la Natura
'
le dirada, per noi. Lo scrittore romano Palladio disse che « Se le mde
hanno tendenza a cadere prima del loro tempo, una pietra posta in
una radice spaccata le tratterra suI ramo». QUalche idea del genere,
ancora sopravvivente, puo spiegare perche talvolta si mettano delle
pietre nelle biforcazioni degli alberi affinche la pianta cresca loro
attorno. C'e un proverbio, nel Suffolk, in Inghilterra, che dice:
.,.1
..
..
. ..
.. , . .

« Per San Michele, ° San Michelino,

Mezza mela va al cuorzcmo».

Le prime mele cominciano a essere mature ai primi di agosto; ma


penso che nessuna di esse sia tanto piacevole e buona al gusto quanto .t'
. ,
. .
.
LE MELE SELVATICHE 33

alcune di esse 10 sono all'odorato. Una sola mela e degna di profumare


il nostro fazzoletto piu di qualsiasi profumo venduto in bottega. In­
sieme con quella dei fiori, non bisogna dimenticare la fragranza di
certi frutti. Certe mele nodose, che raccolgo lungo la strada, mi ri­
cordano, con la loro fragranza, tutta la ricchezza di Pomona - e mi
fanno presentire i giorni in cui saranno raccolte in mucchi rubizzi
e dorati, nei giardini e attorno alle fabbriche di sidro.
Una settimana 0 due piu tardi, quando, soprattutto alla sera, si
passa lungo un giardino 0 lungo un orto, si penetra in una regione
piena della fragranza delle mde mature, e si puo godere del frutto
senza spendere un soldo e senza derubare nessuno.
V'e, in tal maniera, attorno a tutti i prodotti naturali, una certa
qualita volatile e eterea, che rappresenta il loro valore piu alto, e che
non puo essere volgarizzata, ne comprata 0 venduta. Nessun mortale
ha mai pienamente goduto il sapore perfetto d'un frutto, e solo gli
uomini piu simili agli dei cominciano a gustarne le qualita ambrosie.
Nettare e ambrosia, infatti, altro non sono che quei troppo sottili
sapori di ogni frutto tenero, che i nostri rozzi palati non riescono a
percepire; nello stesso modo, senza saperlo, noi occupiamo i1 cielo
degli dei. Quando vedo un uomo particolarmente ignobile che porta
al mercato un carico di mele primaticce, belle e fragranti, mi sembra
di assistere a una disputa tra lui e il suo cavallo, da un lato, e le mele,
dall'altro - e, per me, le vincitrici sono sempre quest'ultime. Dice
Plinio che le mde sono tra le cose piu pes anti, e che i buoi cominciano
a sudare non appena ne vedono un carico. 11 nostro conducente co­
mincia a perdere il suo carico nel momento stesso in cui tenta di
trasportarle nei luoghi cui esse non appartengono, vale a dire dovun­
que tranne che nel luogo piu bello. Sebbene di tanto in tanto egli
scenda di cassetta, e le palpi, e creda che stiano tutte la, io vedo il
fiume delle loro qualita evanescenti e cdestiali salire al cido dal suo
carro, mentre polpa, buccia e torsolo vanno al mercato. Non sono piu
mele ma rifiuti da far sidro. Non son queste ancora le mde di Iduna,
assaggiando le quali gli dei si mantengono eternamente giovani? e
voi credete che lascieranno che Loki 0 Thjassi le portino fino a Jotun­
heim, mentre essi tutti diventeranno rugosi e grigi ? No, perche il
Ragnarok, 0 distruzione degli dei, non e ancora vicino (r).

(r) Le leggende di Loki e Thjassi e delle mele della giovinezza sono il corri·
spondente nordico dei miti vegetativi mediterranei delle Esperidi, del Vello d'Oro,
e del Fuoco di Prometeo.
34 OPERE SCELTE DJ H.D. THOREAU

Il frutto viene diradato una seconda volta di solito verso la fine


d'agosto 0 in settembre, quando la terra e coperta di frutta fatta cadere
dal vento; cio succede sopratutto se c'e un vento forte, dopo un ac­
quazzone. In certi frutteti si puo vedere, per terra, tee quarti comple­
ti del raccolto, disposto a forma di cerchio, sotto gli alberi, ma an­
cora verde e duro; se il frutteto e suI fianco d'una collina, le mde
cadute rotolano giu fino a valle. E pero un vento malvagio, questo
che soffia, e non porta vantaggio a nessuno. Su tutta la campagna,
intanto, la gente ha il suo da fare a raccogliere le mde cadute, e cia
le rended a buon mercato per le prime torte di mele.
In ottobre, quando cadono le foglie, le mde appaiono piu distinte
sugli alberi. In una citta vicina, un anno, vidi i rami dei meli tanto
carichi di frutta, come mai ricordavo averli visti prima; - erano fitti
di piccole mele gialle, che pendevano sopra la strada. I rami erano
graziosamente curvi per il peso, come un cespuglio di crespino, cos1
che tutto l'albero acquistava un aspetto diverso. Persino i rami piu
alti, invece che star ritti, si aprivano e piegavano in tutte le direzioni;
e v'erano tanti pali, a sostenere i rami piu bassi, che la scena pareva
una di quelle illustrazioni degli alberi del pane. Come dice un vecchio
manoscritto inglese, « Tante piu mele produce il melo e tanto piu si
curva alle genti».
-La mela e senz'altro il frutto piu nobile : che le abbiano i piu
svelti e i miglioril Il prezzo corrente delle mele dovrebbe esse re questo.
Tra il 5 e il 25 ottobre vedo sotto gli alberi i barili per le mele.
E magari mi metto a chiacchierare con qualcuno che, in obbedienza
a un ordine, sta scegliendo dei barili di mele gia scelte. Si gira e

rigira tra le mani una mela macchiettata, prima di scartarla. Se dovessi


dire quanto mi passa per la testa, gli direi che tutte queUe che ha
toccate sono tnacchiettate; poiche ne sfrega via tutto l'incarnato, e cosl
queUe fugaci, eteree qualita le abbandonano. Le sere fresche affrettano
il contadino, e alla fine si scorgono solo le scale, qua e la appoggiate
agli alberi.
Dovremmo accettare questi doni con gioia e gratitudine e nOD
pensare - abbastanza semplicemente - di versare attorno all'albero
un carico di concime. Certe usanze inglesi sono almeno suggestive.
Le teovo descritte nel libro del Brand (I), sulle antichita popolari.

(I) John Brand (1741.1806), antiquarista inglese, autore ddle Observation on


Popular Antiquities (Osservazioni sulle Antichita Popalart), 1777 e della History of
Newcastle (Storia di N.), 1789.
LE MELE SELVAT,CHE 35

Egli riferisce che « la vigilia di Natale, nel Devonshire, i contadini e


i loro uomini di fatica, prendono una gran scodella di sidro con dentro
un crostino abbrustolito, e la portano in gran pompa nel frutteto,
dove salutano il melo con molte cerimonie, per fario produrre abbon­
dantemente nella prossima stagione ». Questo saluto consiste nel « get··
tare un po' di sidro attorno alle radici dell'albero, e nel mettere dei
pezzetti di crostino sopra i rami»; poi ({ disposti in cerchio attorno
all'albero piu florido del frutteto, essi fanno diverse volte il seguente
brindisi:

« Vecchio melo, questo a te,

Che tu possa germogliare e fiorire


E che tu possa far mele ancora!
Cappelli pieni! berretti pienil
Secchi, secchi, sacchi pieni!
E pieno il portafogli! Urral»

In varie contee d' Inghilterra, alla vigilia di Capodanno, era pra­


ticato il cosiddetto ({ gridare al melo». Una frotta di ragazzi visitava
i diversi frutteti e, fatto un cerchio attorno al melo, ripeteva queste
parole:

« Sta salda radice! ben produci, cimal

Prega Dio che ci mandi un bel raccolto urlante:


Ogni rametto, mele grandi;
Ogni ramo, mele daccapo.»

« Allora gridano tutti in coro, e uno dei ragazzi accompagna gli


altri suon;;lndo un corno di vacca. Durante questa cerimonia, essi
picchiettano gli alberi con i loro bastoni». Questo si chiama ({ festeg­
giare gli alberi», e qualcuno crede che cio sia « un resto del sacrificio
pagano a Pomona ».
Canta Herrick (I):

« Festeggia gli alberi che possan dar frutto

Molte pere e molte susine;


Perche piu 0 meno frutta ti donano
A seconda che tu li festeggi oppure no. »

(I) Robert Herrick (1591-1674), poeta inglese, autore di madrigali, anacreon­


.
tJche e rime sacre.
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OPERE SCELTE DI H.D. THOREAU

nostri poeti hanno, finora, maggior diritto a cantar del sidro


che non del vino; ma e necessario che cantino meglio nell' inglese
Philips ( 1 ), 0 non faranno cfedito alia loro Musa.

LA MELA SEL VATICA

Questo per i meli « piu civili » (urbaniores, come li chiama Plinio).


10 pero preferisco vagare per i vecchi frutteti di meli non incalmati,
in qualsiasi stagione dell'anno - frutteti dove gli alberi sono piantatt
irregolarmente, talvolta con due piante che s'ergono l'una vicino al­
l'altra, e dove i filari sono COS1 serpeggianti che non solo si potrebbe
credere siano cresciuti mentre il proprietario era immerso nel sonno.
ma addirittura che lui stesso li abbia piantati mentre si trovava in
uno stato di semisonnambulismo. I filari delle piante incalmate non
mi tenteranno mai, come questi, a vagare tra di essi. Ma purtroppo
ora io parlo piu per ricordo che per esperienze recenti, che tante sono
le devastazioni che furono compiute.
Certi terreni (come una zona rocciosa chiamata Easterbrooks
Country, 0 Paese dei ruscelli pasquali, vicino a casa mia), sono COS1

adatti alia coltivazione delle mele che su di essi le piante crescono


senza cura alcuna e piu rapidam('nte, che non in molti altri luoghi,
dove le cure sono invece infinite; al massimo, basta solo rimuovere
la terra, una volta all'anno. I proprietari dell'appezzamento ammettono
che il terreno e ottimo per le mele, ma dicono che e roccioso, COS1 non
si prendono la cura di ararlo; questa, insieme con la distanza a cui
si trova, e la ragione per cui non 10 coltivano. Ul vi sono (0 vi erano,
fino a poco tempo fa), vasti frutteti, dove le piante crescevano in
disordine 0, piuttosto, selvaticamente, che producono in mezzo ai pini,
alle betulle, agli aceri e alle quercie. E spesso con sorpresa che vedo
spuntare tra questi alberi le arrotondate sommita dei meli, splendenti
di frutti verdi 0 gialli, in armonia con i colori autunnali della foresta.
Arrampicandomi sui fianco d'una punta rocciosa, un primo di
novembre, vidi un giovane melo vigoroso che, piantato la dalle vacche
o dagli uccelli, s'era levato tra le rocce e la boscaglia, con molti frutti
rovinati dalle brine, ancora pendenti dai rami, mentre a quell'epoca
i meli coltivati erano stati tutti vendemmiati. Era un albero lussureg-

(1) John Philips, poeta inglese del XVII secolo, autore, tra l'altro, del poerna
burleseo Maronides (1672).
LE MELE SELVATICHE 37

giante e selvaggio, con ancora mohe foglie verdi, sui rami, e dava
un 'impressione di spinosita. 11 frutto era duro e verde, ma a guardarlo
sembrava che d'inverno sarebbe stato gustoso. Qualcuno ne pendeva
dai ramoscelli, ma la maggior parte era mezzo nascosta tra le foglie
bagnate, sotto l'albero, 0 era rotolata giu, a meta collina, tra le rocce.
Il proprietario di questo melo non ne sa nulla. Non osservo la pianta
il giorno della sua prima fioritura, ne quando essa produsse frutti per
la prima voha: ne lui ne nessun altro la osservo, tranne la cinciallegra.
E nessuno danzo in suo onore, sull'erba, sotto i suoi rami, e cosl ora
nessuno coglie i suoi frutti - che, come vedo, sono solo morsi dagli
scoiattoli. Pure quest'albero ha compiuto il suo dovere due volte:
infatti, non solo produsse il raccoito, ma ogni suo ramoscello e cre­
sciuto d'un pie de, nell'aria. Ed e un tale frutto, questo ! piu grande
di molti altri frutti selvatici - dobbiamo riconoscerlo: a portarlo a
casa, sad sano e gustoso fino a primavera. Che me ne importa delle
mele di Iduna, fintantoche posso averne di queste ?
Quando passo accanto a quest'arbusto, cosl tardo e resistente, provo
rispetto per l'albero e gratitudine per questa munificenza della Na­
'
tura, - anche poi se non posso ma ngiare il frutto. Qui, su questa
scabra e boscosa collina, e cresciuto un melo che non fu piantato dal­
I'uomo, che non e resto d'un frutteto primitivo, ma vegetazione natu­
rale, come i pini e le quercie. La maggior parte dei frutti, che tanto
apprezziamo e usiamo, cresce solamente grazie alle nostre cure. Il
granturco e il grano, le patate, le pesche, i meloni, etc., per crescere
devono essere piantati dall'uomo ; ma la mela emula l'intraprendenza
e l'indipendenza umane. Non e semplicemente « trasportata», come
ho detto, ma, al pari dell'uomo (fino a un certo punto) e emigrata su
questo Nuovo Mondo, e persino, qua e la, 5i sta facendo strada tra
le piante native; proprio come il bue, il cane 0 il cavallo, che talvolta
diventano selvaggi e si mantengono.
Anche la mela piu acida e aspra, che cresce nelle posizioni piu
sfavorevoli, suggerisce pensieri come questi.

LA « CRAB J) 0 MELA CORONARIA

La nostra mela selvatica, tuttavia, e selvatica come forse 10 sono


io, che non appartengo alla razza nativa di questi luoghi ma mi sono
allontanato dal ceppo coltivato e me ne sono venuto nei boschi. Ma
OPERE SCELTE DI H.D. THOREAU

come ho gia detto, cresee in questo paese una sola mela ancor piu
selvaggia, nativa e aborigena, la crab apple 0 Malus coronan'a, « la
cui natura non e stata ncora modificata dalla coltivazione». Si trova
nelle zone occidentali dello Stato di New York fino al Minnesota, e a
Sud. Michaux (I) dice che la sua altezza ordinaria e di « quindici 0
sedici piedi, ma talvolta arriva anche ai venticinque 0 i trenta», e che
le sue piante piu grandi « assomigliano perfettamente al melo comune».
« I fiori sono bianchi, con sfumature rosa, e crescono in corimbi».
Son' notevoli per il loro delizioso profumo. Secondo lui, il frutto e di
circa un pollice e mezzo di diametro, e intensamente acido. Tuttavia,
con esso si fanno delle buone torte e anche sidro. Conclude dicendo
che « se, una volta coltivata, non dara varieta nuove e saporite, per
10 meno rested famosa per la bellezza dei suoi fiori, e per la dolcezza
del suo profumo».

Non vidi la mela coronaria che nd maggio 1861. La conoscevo


attraverso il Michaux, ma i botanici piu moderni, per quanto ne sap·
pia, non hanno mai considerato l'argomento degno di alcuna impor.
tanza particolare. Cosicche quest'albero era, per me, meta favoloso,
Pensavo di fare un pellegrinaggio ai Glades (0 Radure), una zona
della Pennsylvania dove si dice che quest'albero cresca alia perfezione.
Pensai di mandarne a prendere in qualche frutteto sperimentale, ma
dubitavo che ne avessero 0 che sapessero distinguerlo dalle varieu,
europee. Alia fine ebbi occasione d'andare nel Minnesota, e entrando
nel Michigan cominciai a notare, dal treno, un albero con dei bei
fiori color rosa. Dapprima pensai che fosse una varied di spine; ma
non occorse molto perche la veriu mi attraversasse it cervello: que­
st'era il mio tanto cercato crab apple. Era l'arbusto (0 albero) fiorito
piu frequente che si potesse vedere dal treno, in quella stagione -
la meta di maggio. Ma il treno non si fermo mai davanti a uno di
essi, e cosl fui lanciato in seno al Mississippi senza averne toccato
neppure uno; e ripetendo l'esperienza di Tantalo. Quando arrivai alle
caseate di S. Aritonio, ebbi il dispiacere di sentirmi dire che ormai
ero troppo a Nord, per gli alberi di crab apple. Tuttavia riuseii a
trovarne uno a otto miglia a Ovest delle caseate; 10 toccai e 10 odorai,

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e riposi un indugiante corimbo dei suoi fiori per il mio erbario. Questo
doveva essere il suo limite massimo di crescita, a Nord.

(1) Andre Michaux (1746-1802), botanico francese. Viaggio molto negli Suti
Uniti sulla flora dei quali scrisse un trattato (Flora 8ort:ali-Ammcana, 1803).

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LE MELE SELVATICHE 39

COME CRESCE IL MELO SELVATICO

SebPene questi alberi siano nativi, come gli indiani, non credo
pera che siano piu resistenti di quella specie di solitari uomini dei
boschi della razza dei meli che - sebbene discendano da ceppi colti­
vati - si piantano in campi e foreste lontane, dove la terra e loro
favorevole. Non conosco nessun altro tipo d'alberi che incontri piu
difficolta a crescere e che piu testardamente resista ai suoi nemici. £
di questi alberi che raccontero la storia.
Verso i primi di maggio notiamo delle macchie di meli che cre­
scono proprio nei pascoli dove e passato it bestiame - in luoghi roc­
ciosi come la nostra Easterbrook Country 0 la sommira della Nobscot
Hill, a Sudbury. Uno 0 due di questi alberi, forse, sopravvive a siccita
e altri malanni - che e il loro stesso luogo natio, dapprima, a difenderli
contra le erbe usurpatrici e altri simili pericoli.

In due anni di tempo, in questo modo


Aveva raggiunto il livello delle 1"Occe
Ammirava il mondo disteso
Ne temeva le gt-eggi vaganti.

Ma a questa tenera eta


Cominciarono i suoi dolon'
Venne il bue a brucare
E una spanna giu ne taglio,

Ancora, forse, il bue non 10 nota, tra le erbe; ma l'anno seguente.


quando l'albero e piu robusto, l'animale 10 riconosce per un co-emigrato
del vecchio continente, dei cui rami e delle cui foglie egli ben conosce
il sapore. E sebbene dapprima si arresti per dargli il benvenuto, e
esprima la sua sorpresa, e abbia per risposta « Cia che qui porto te
parto anche me », tuttavia 10 ribruca, pensando, forse, d'averne qual­
che diritto.
Malgrado sia devastato cosl, ogni anno, l'albero non si dispera;
rna fa germogliare due rametti per ognuno che gli fu brucato, e si
al\ar ga, basso, lungo il terreno, nelle cavita 0 in mezzo aUe rocce,
crescendo piu robusto e piu coraggioso, finche forma non ancora un
albero ma una piccola massa rigida, ramuta, piramidale, e quasi altret­
tanto solida e impenetrabile d'una roccia. Alcune delle piu compatte
e dense masse d'arbusti che io abbia mai visto, per la vicinanza
OPERE SCELTE Dl H.D. THOREAU

e la soliditil dei rami e delle spine, furono questi arbusti di mele sel­
vatiche. Assomigliavano piu all'arbusto dell'abete e all'abete nero sui
quale ci si arresta e che talvolta si calpesta, sulla sommita delle mon­
tagne, (dove combattono contro il demone del freddo) - che a qualsiasi
altra pianta. Nessuna meraviglia che siano costretti e diventar spinosi.
alIa fine, per difendersi contro simili nemici. NeIla loro spinositil, tut­
tavia, non v'e malizia, ma solo dell'acido malico. _
I pascoli rocciosi di cui ho parlato, sono fittamente coperti di
questi piccoli ciuffi, poiche questo arbusto resiste meglio in terreni
rocciosi, che ricordano spesso dei grigi e rigidi muschi 0 licheni; in
quei prati si vedono, cos1, migliaia d'alberelli che spuntano appena
appena, con la semente ancora attaccata a essi.
Essendo annualmente potati all'ingiro dalle vacche, cos1 come una
siepe 10 e dalle forbici, spesso assumono una perfetta forma conica 0
piramidale, alta uno 0 due piedi, e piu 0 meno a punta, come per opera
dell'arte del giardiniere. Quando il sole e basso, nei pascoli e suIle
rocce di Nobscot Hill, essi formano delle belle ombre scure. Sono
anche un eccellente rifugio contro i falchi per molti uccelletti che si
appollaiano sotto di loro e che la costruiscono i loro nidi; stormi interi
si posano su questi alberi, a notte, e una volta, su un arbusto di sei
piedi di diametro, vidi tre nidi di pettirossi.
Senza dubbio molti di questi arbusti sono gia alberi vecchi, se si
pensa a quando furono piantati; ma per quanto riguarda il loro svi­
luppo e la loro lunga vita futura, essi sono appena nati. Una volta
contai gli anelli annuali di certi arbusti, alti appena un piede e ampi
altrettanto, e trovai che avevano circa dodici anni: erano assolutamente
sani e rigogliosi. Erano cos1 bassi che chi passava neppure li scorgeva,
mentre, nei vivai, molti dei loro coetanei producevano gia notevoli
quantita di frutta. Ma cio che si guadagna in tempo e - forse anche
in questo caso - perduto in potenza - cioe, per quanto riguarda
I'albero, in vigore. Questo e il loro stato piramidale.
Le vacche continuano a potarli, cos1, per vent'anni 0 piu, tenendoli
bassi e costringendoli a allargarsi, finehe sono tanto ampi che si fanno
siepe da soli, quando qualche germoglio interno, che i loro nemici
non possono raggiungere, si lancia con gioia verso il cielo: non ha
dimenticato il richiamo verso l'alto, e cos1 porta il proprio frutto in
trionfo.
Queste sono le tattiche con le quali questi alberi riescono, alla

:,t
fine, a sconfiggere i loro nemici bovini. Ora - se si ha osservato 10
LE MELE SELVATICHE

sviluppo d'un certo arbusto - si vede che non e plU un semplice


cono 0 piramide, ma che dal suo apice s'innalzano uno 0 due ramo­
seeIli, i quali crescono forse piu rigogliosi di un albero da frutteto;
poiehe adesso la pianta rivolge tutta la propria energia repressa a
queste parti superiori. In breve, queste diventano un alberetto, una
piramide roveseiata ehe sta suU'apice dell'altra, cosicche il tutto ha
ora la forma d'una enorme c1essidra. La base aUargata - che ormai
ha servito allo scopo - finalmente sparisce, e I'albero generoso per­
mette aUe vacche, ora innocue, di avvicinarsi, fermarsi sotto la sua
ombra, e grattarsi fino a diventar rosse, contro il suo troneo ehe
adesso e cresciuto, loro malgrado; lascia persino che bruehino una
parte del suo frutto, e che cosl ne spargano la semente.
In tal modo le vacche si creano ombra e cibo, e l'albero, rovesciata
la sua c1essidra, vive - per cosl dire - un'altra vita.
Per certuni e un problema importante, oggigiorno, se i meli gio­
vani debbano essere potati aU'altezza del nostro naso 0 aU'altezza dei
nostri occhi. Il bue li tosa fin dove pua arrivare, e quella, credo, e
l'altezza giusta.
Malgrado le vaeche vaganti e altre cause diverse, quel eespuglio
tanto disprezzato e apprezzato solo dagli uccelletti, come nascondiglio
e rifugio dai falchi, ha, aUa fine, la sua settimana di fioritura; e, a

suo tempo; il suo raccolto sineero, pur se scarso.


Verso la fine d'ottobre, quando le sue foglie sono cadute, spesso
vedo qualche ramoscello centrale, di cui avevo osservato la crescita,
produrre la sua prima messe di piccoli frutti verdi, gialli 0 rosati
prop rio quando credevo che avesse dimenticato il suo destino - come
aveva, in efIetti; le vacche non possono raggiungerlo, oltre l'orlo ce­
spuglioso e spinoso che 10 circonda, e io mi afIretto ad assaggiarne la
nuova e mai descritta varieta. Abbiamo letto tutti delle numerose
varieta di frutti inventati da Van Mons e da Knight. Questo e il
sistema di Van Vacca - la quale ha inventato varied assai piu memo­
rabili che quei due messi insieme.
Queste sono le avversita attraverso le quali puo dov�r passare it
melo selvatico per produrre un frutto dolce; frutto che, sebbene piut­
tosto piccolo, puo dimostrarsi di eguale se non maggiore saporosita
di quelli che crescono in un frutteto - e che forse dad efIettivamente
il piu dolce e il piu gustoso di tutti, per le difficolta stesse contro le
quali ha dovuto lottare.
Chi non sa che questo fortuito frutto selvaggio, piantato da una
vacca 0 da un uccello su qualche remota e roccioso fianeo di coUina
OPEllE SCELTE DI H.D. THOREAU

dove e ignorato dall'uomo, e, forse, il frutto migliore di tutta la sua


specie, e che di esso sentiranno parlare potenze straniere, che Royal
Societies cercheranno di propagarlo, sebbene le virtu del forse unico
e reale proprietario del terre no non saranno mai note - almeno oltre
miti del villaggio? Fu in tal modo che crebbero le varieta Porter
e Baldwin.
In tal modo, ogni cespuglio di mele selvatiche eccita le nostre
speranze, suppergiu come ogni fanciullo selvaggio. E, forse, un prin­
cipe in incognito. Che lezione per l'uomol COSI sono gli esseri umani,
nel loro grado piu alto; sono i frutti celesti che essi stessi suggeriscono
e aspirano a produrre, brucati di continuo dal fato; e solo il genio
pilJ forte e tenace si difende e prevale, genera alla fine un tenero pol­
lone che si spinge verso l'alto e fa cadere il suo frimo perfetto sulla
terra ingrata. Poeti e filosofi e statisti COSI spuntano nei pascoli del
paese, e sopravvivono alla schiera di uomini affatto originali.
Tale e sempre la ricerca della conoscenza. I frutti celesti, le mele
dorate delle Esperidi, sono eternamente sorvegliati da un drago dalle
cento teste che non dorme mai, per cui coglierli e fatica erculea.
Questae una delle maniere - la piu notevole - nelie quali il
melo selvatico si propaga; ma di solito sorge in mezzo ai boschi e le
paludi, a lunghi intervalli, e ai lati della strada, dovunque il terreno
gli sia adatto, e cresce con relativa rapidita. Le piante che crescono
nelle dense boscaglie sono molto alte e sottili.
Spesso io colgo da questi alberi un frutto perfettamente dolce
e domestico. Come dice Palladio, « Et iniussu costemitur uhere mali ».
« E il terreno e cosparso dei frutti d'un melo non piantato ».
E nozione antica che, se questi alberi selvatici nOll producono
buoni frutti dalla propria pianta, essi sono il migliore veicolo con it
quale trasmettere alia posterita le piu pregiate qualira degli altri. Tut­
tavia, io non sono in cerea di « veicoli» ma proprio del frutto selvaggio,
il cui sapore aspro non abbia sofferto alcun « addolcimento ». Non
e mio
« piu alto disegno

Piantar delle pere bergamotte».

IL FRUTTO E IL �UO SAPORE

L'epoca delle mele selvatiche e tra gli ultimi giorni di ottobre e


i primi di novembre. E allora che si fanno saporite, perche maturano
LE MELE SELVATICHE 43

tardi, e sono forse belle come non mai. Personalmente, io apprezzo


moho questo £rutto (che invece i contadini pensano non valga la pena
di raccogliere) perche ha i selvaggi sapori della Musa, vivaci e ispira­
lOri. 11 contadino pensa che ha di meglio, nei suoi barili; ma si sbaglia,
a meno che non abbia l'appetito e l'immaginazione d'un viandante,
che pero non puo avere.
Quelle che crescono completamente selvagge e che son lasciate suI
ramo fino ai primi di novembre, penso che il proprietario non le
voglia raccogliere. Appartengono ai fanciulli selvatici come loro -
certi ragazzi che conosco - 0 alla donna dei campi dall'occhio sel­
vaggio, alla quale nulla vien fuor di proposito, che spigola dopo che
tutti hanno spigolato, e persino dopo di noi, viandanti. Li abbiamo
visti quei frutti, e cosl ci appartengono. Questi diritti, sui quali s'e
abbastanza insistito, sono diventati un'istituzione in certi vecchi paesi,
dove la gente ha imparato a vivere. Mi si dice che « l'abitudine di
spigolare, che si puo chiamare spigolatura delle mele, e, 0 era un
tempo, praticata nello Herefordshire. Consiste nel lasciare sopra ogni
albero, dopo la raccolt� generale, qualche mela, che viene chiamata
10 « spigolo »; per i ragazzi, che vanno a raccoglierle con pali (sui
quali s'arrampicano) e con sacchi ».

Quelle di cui pado, io le raccolgo come frutta selvaggia, nativa


di questa parte della terra - frutta d'alberi antichi che stan morendo
fin da quando io ero ragazzo, e che non sono ancora morti: sono
frequentati soltanto dal picchio e dallo scoiattolo; il proprietario li ha
abbandonati, che non ha abbastanza fede per andare a guardare sotto
i rami. A veder la sommita dell'albero, da breve distanza, ci si aspet­
terebbe che ne cadessero solo licheni, ma la fede e ricompensata perche
si trova il terreno cosparso di frutti fiammeggianti - alcuni forse rac­
colti presso tane di scoiattoli, con i segni dei loro denti - con i quali
quei frutti sono stati trasportati - altri che contengono un grillo 0 due,
c he silenziosamente li nutrono all'interno, e altri ancora, specie nei
giorni umidi, che contengono una lumaca. Gli stessi pali e le stesse
pietre collocate sulle sommita dell'albero potrebbero averci convinti
della saporosita del frutto che gli anni passati era stato ricercato tanto
avidamente.
Non ho visto nessun accenno a questi frutti nel libro Frutta c

Alberi da Frutta Americani, sebbene siano piu memorabili dei tipi


incalmati; quando ottobre e novembre, dicembre e gennaio, febbraio
e marzo li hanno in qualche modo mitigati, questi frutti posseggono
44 OPERE SCELTE DI H.D. THOREAU

sapori ancor piu piccanti, selvaggi e americani. Un vecchio contadino


di mia conoscenza, che sceglie sempre le parole adatte, dice che « que­
sti frutti hanno I'asprezza della freccia scoccata da un arco».
Normalmente le mele da incalmo sono scelte non per il loro
forte sapore, ma per la loro dolcezza, la loro grossezza e le loro qualita
esteriori; non per la loro bellezza ma per la loro bianchezza e perche
sono sane. In verid, io non ho fede alcuna nelle liste scelte dei genti­
luomini pomologhi. Le loro « Favorite» e « Non pari» e « Non cer­
carne di meglio » , quando le ho fatte fruttificare si son dimostrate
assai domestiche e di poco conto. Hanno assai poco aroma, al palato,
e non hanno asprezza e sapore effettivi.
Che importa
zosi, genuini
se

tuttosugo -
alcuni di questi frutti selvaggi sono acri e grin­
non appartengono sempre alle
che sono costantemente innocenti e gentili verso la nostra razza? Li
Pomaceae,

invidio al torchio da sidro. Forse non sono ancora ben maturi.


Nessuna meraviglia che si creda che queste piccole mele dai colori
vivaci diano il sidro migliore. Loudon, citando dal Resoconto sullo
Herefordshire, ricorda che « le mele di piccola taglia sono da prefe­
rirsi, se di uguale qualid, a quelle di grossa taglia, COSI che scorza
e cuore siano in proporzione maggiore rispetto la polpa, la quale da
il sugo piu debole e aequoso ». Dice anche che « per provarlo, circa
il 1800, il Dr. Symond di Hereford, riempl di sidro che aveva ricavato
da bucce e torsoli di mela, un barile di dodici galloni e mezzo, e un
altro di pari capacid 10 riempi di sidro fatto con polpa di mela. Mentre
il primo era di forza e sapore straordinari, I'altro era do Ice e insipido ».
Evelyn (I) dice che alia sua epoca la mela « Striscia Rossa» era la


mela da sidro favorita, e cita il Dr. Newbury riferendo che « a cio

't. · · ..
che mi dicono, si sostiene nello Jersey che tanto piu una mela ha fossa .

la buccia, tanto piu essa serve a quello scopo. Escludono dalle tinozze
.

.,. ..
.

da sidro tutte le mele pallide che possono ». Opinione ancora accettata.


In novembre, tutte le mele sono buone. Quelle che il contadino
non raccoglie perche invendibili e troppo aspre per la gente che fre­
quenta i mercati, sono, per il viandante, il frutto piu saporito. E tut­
tavia rimarchevole come la mela selvatica, che io lodo come tanto
stimolante e piccante se mangiata nei boschi, divenga spesso aspra e

allighi i denti se mangiata in casa. Nemmeno un vagabondo pua


mangiare in casa la cosiddetta « Mela del Bighellone»: tra le pareti

(1) John Evelyn (1620-1706) famoso diarista inglese (il suo Diario venne pub­
blicato postumo ne! 1818). Scrisse anche un Kalendarium Hortenst!.
LE MELE SELVATICHE 45

d omestiehe il palato la rifiuta, come rifiuta le bacche di biancospino


e gli acorni, e chiede una me!a domestica; poiche in casa manca l'aria

di novembre, che e la salsa con la quale que! frutto dev'essere man­


giato. Conseguentemente, Titiro, quando vede le ombre allungarsi e
invita Melibeo a and are a casa a passare la notte con lui, gli promette
mele miti e castagne morbide - mitia poma, castaneae molles. Rac­
colgo assai spesso certe mele selvagge di un sapore tanto ricco e aroma­
tieo che mi domando come mai i frutticultori non prendano un pol­
lone di quell'albero - e non manco mai di tornare a casa con le
tasche piene. Ma quando magari ne tiro fuori una dal mio cassetto e
la assaggio, in camera, la trovo inaspettatamente aspra - abbastanza
da fare alligare i denti a uno scoiattolo e far gridare una ghiandaia.
Queste me!e sono state sui rami, nel vento, ne! ge!o e nella piog­
gia, finche non hanno assorbito le qualita del tempo e della stagione;
e cosl sono altamente stagionate e ci jeriscono, pungono e permeano
del loro spirito. Devono essere mangiate in stagione, conseguentemente,
cioe all'aperto.
Per apprezzare i sapori selvaggi e acuti di questi frutti ottobrini,
e necessario respirare l'acuta aria di ottobre 0 novembre. L'aria aperta
e l'esercizio danno un diverso tono al palato del vagabondo, e egli
desidera un frutto che un sedentario chiamerebbe aspro e amaro. De­
vono essere mangiate nei . campi, quando il corpo e tutto ardente per
I'esereizio fisico, il tempo gelido pizzica le dita, il vento fa sbattere i
rami nudi 0 stormire le poche foglie rimaste, e si sente la ghiandaia
che grida lontano. Cia che e aspro, in ogni caso, e fatto dolce da una
passeggiata rinvigoritriee. Ad alcune di queste mele si potrebbe ap­
plicare l'etichetta « Da mangiarsi nel vento ».
Naturalmente nessun sapore e spreeato; essi sono fatti per il gustu
che e loro adatto. Vi sono delle mele che hanno due sapori diversi, e
cosl forse meta deve essere mangiata in casa e l'altra meta all'aperto.
Nel 1 782, un certo Peter Whitney scrisse, da Northborough, descri­
vendo un melo di quell a citta per gli Atti dell'Accademia di Boston,
che « esso da frutta di opposite qualita, essendovi, in una medesima
mela, una parte dolce e una parte aspra »; disse anche che ve n'erano
certune tutte aspre e certe altre tutte dolci, e che questa diversicl di
sapore era riscontrabile su tutti i rami dell'albero.
Sulla coUina di Nawshawtuct, nella mia citta, v'e un melo selva­
�ico i cui frutti hanno, per me, un piacevole sapore amaro ; e un sapore
I mpereettibile finche non si abbiano mangiato tre quarti di mela. Vi
OPERE SCELTE DI H.D. THOREAU

resta sulla lingua. Quando si mangia una di queUe mele, I'odore che
si senre e quello delle cimici selvatiche. E una specie di trionfo,
, mangiarle e assaporarle.
Mi si dice che in Provenza esistono delle susine « chiamate Prunes
sibarelles perche e impossibile fischiare, dopo averle mangiate, a causa
clella loro acidit'il ». Ma forse vennero mangiate solo in casa, e d'estate;
chi sa se, provate all'aperto e in un'atmosfera pungente, non si potrebbe
fischiare magari un'ottava piu alta e piu chiara ?
Nei campi si apprezzano solo le asprezze e le acidita della Natura,
proprio come il boscaiolo che mangia felice il suo· pasto in una valletta
assolata, nel cuore cl'un giorno invernale, e si gode il tepore d'un
raggio di sole e sogna l'estate a un grado di gelo tale che - in una
camera - intristirebbe uno studente. Quelli che lavorano all'aperto
non hanno freddo; hanno freddo piuttosto quelli che, tremanti, se ne .
stanno in casa. Quanto succede con la temperatura, succede anche con
i sap6ri; cio che capita con il caldo e il freddo, avviene con I'aspro
e il dolce. Questa asprezza naturale, gli aspri e gli amari che un palato
ammalato rifiuta, sono gli effettivi condimenti.
Che i condimenti siano nelle stesse conclizioni dei sensi ! Per ap­
prezzare il sapore di queste mele selvagge, occorrono sensi vigorosi e
salutari, papille ferme e erette, sia sulla lingua che sui palato, e non
facilmente appiattite e addomesticate.
DaUa mia esperienza con le mele selvatiche posso capire che v'e .
una ragione quando un selvaggio preferisce tipi di cibo che l'uomo
civile rifiuta. Egli ha il palato d'un uomo . che vive all'aperto. Per
g
apprezzare un frutto selvaggio, occorre un palato selvatico 0

Che appetito salutare, all'aria aperta, occorre per saper apprczzare


la mela della vita, la mela del mondo, allora l
selva gio.
·1'. ·. '·.
;:" .·

« Non
e ogni mela, che desidero;
Nequella che piu piace a ogni p alato.
Non e la duratura Deuxan che io voglio
Ne le rossoguancie di Greening che domando.
Ne quella che per prima maled't nome di sposa,
Ne l'altra che causa l' aurea disfida;
No, no! voglio una mela dall'albero della vita. ;)

COS! v'e un pensiero per il campo e un altro per la casa. Vorrei


che i miei pensieri - come mele se1vatiche - fossero cibo ai passanti,
e non garantiro il loro sapore se saranno assaggiati in casa.
LE MELE SELVATICHE 47

LA LORO BELLEZZA

Quasi tutte le mde sdvatiche sono belle. Non possono mai essere
trOppo nodose, sdvatiche e rugginose da guardare. Le piu nodose,
avranno dei tratti che le redimono anche all'occhio: si scoprira in
esse qualche rosso serale spruzzato e gettato su qualche protuberanza
o in qualche cavid. E raro che l'estate lasci and are una mela senza
segnarla 0 macchiarla in qualche punto della sua sfera. Avra qualche
macchia rossa, che commemora le mattine e le sere di cui e stata
te stimone; qualche sgorbio bruno-rossastro, in ricordo delle nubi e
dei giorni brumosi e ammuffiti che sono passati su di essa. E un ampio
cam po di verde, che riflette il volto generale della Natura - persino
verde come i campi ; 0 un fondo giallo, che implica un sapore piu mite
- giallo come il raccolto 0 bruno come le colline. Mele, queste di cui
parlo, indescrivibilmente belle - mde non della Discordia ma di
Concordia! E tuttavia non COS1 rare che non ve ne possano essere anche
da noi. Dipinte dalle brume, alcune di un vivace giallo chiaro 0 rosso
o cremisi, - come se le loro sfere avessero regolarmente girato e
goduto COS1 dell'influenza del sole su tutti i lati, e con pari intensita;
altre del piu pallido rosato che si possa immaginare; altre ancora
chiazzate di protonde striscie rosse, come bacche, 0 con centinaia di
raggi rosso-sangue che corrono regolari dall'affossatura del picciolo al
fiore finale, come !inee meridionali su uno sfondo color paglierino.
Ve ne sono di toccate qua e la come un lichene sottile, con macchie
scarlatte e occhi piu 0 meno confluenti e infiammati, quando sono
bagnate; di nodose e lentigginose 0 tutte coperte di belle macchie cre­
misi su uno sfondo bianco, dalla parte del picciolo, come se spruzzate
accidentalmente dal pennello di Colui che dipinge le foglie invernali.
Ancora, ve ne sono di rosse, cibo �atato, troppo belle per essere man­
giate - mele delle Esperidi, mde del cido serale ! Ma come le conchi­
glie e i ciottoli sulla spiaggia, esse devono essere viste mentre scintillano
tra le foglie e appassiscono in qualche valletta dei boschi, nell'aria
autunnale, 0 mentre giacciono nell'erba umida, e non in ca's a quando
hanno ' appassito e sono impallidite.

I LORO NOMI

Sarebbe un piacevole passatempo trovare nomi adatti alle cento


varieta di mele che, in un sol mucchio, vanno alia fabbrica di sidro.
OPERE SCELTE DI H.D. THOREAU

Non metterebbe alla prova la fantasia umana - non chiamarne nessuna


con no me d'uomo e pero tutte in lingua vernacula? Chi fad da pa­
drino al battesimo delle me1e ? Si esaurirebbero il greco e it latino -
se fossero usati - e si farebbe impazzire la
lingua vernacula. Dovrem­
mo chiamare in nostro aiuto I'alba e il tramonto, l'arcobaleno e i
boschi autunnali e i fiori se1vaggi, il picchio e il fringuello purpureo,
10 scoiattolo e la ghiandaia e la farfaUa, il viaggiatore novembrino e il
ragazzo vagabondo.
Nel 1836 v'erano piu di millequattrocento tipi diversi di mele, "
'�
nel giardino della Societa Ortofrutticola Londinese. Ma qui vi sono
specie che essi non hanno nel loro catalogo, per non parlare delle
varied che la nostra mela coronaria (0 crab-apple) potrebbe dare, se
coltivata.
Enumeriamone quakuna. Mi trovo costretto, dopo tutto, a dare
i nomi latini, di akune, a benefizio di quelli che non vivo no in paesi
di lingua inglese - perche e probabile che esse abbiano una reputa·
zione mondiale.
V'e anzitutto la Mela di Bosco (Malus sylvatica); la Mela Ghian·
daia Blu; la Mela Che Cresce nelle Vallette (sylvestrivflllis) e negli
Anfratti dei Pascoli (campestrivallis); la Me1a che Cresce in una Vecchia
Cantina (Malus Cellaris); la Mela dei Prati; la Mela Pernice; la Me1a
del Ragazzo Svelto (cessatoris), alia quale non puo passar vicino
nessun ragazzo senza scuoterne giu quakuna, per quanto tardi possa
essere; la Mela del Vagabondo - vi dovete perdere prima di trovarla;
la Bellezza dell' aria (decus aeris); la Si Mangia a Dicembre; la Gelata­
Sgelata (gelato-soluta), buona solo se in queUe condizioni; la Mela
di Concord, forse la stessa che la Musketaquidensis; la Mela Assabet;
la Mela Chiazzata; la Mela Vino del New England; la Mela Chi­
ckaree ( I); la Mela Verde (Malus viridis) - questa ha molti sinonimi :
in condizioni imperfette si chiama choleramorbifera aut dysentifera,
puerulis dilectissima; la Mela per Cogliere la Quale Atlanta si Fermo;
la Mela delle Siepi (Malus sepium); la Mela Lumachetta (limacea); la
Mela deUa Ferrovia, torse generata da un torsolo gettato da un vagone;
la Mela il cui Frutto Assaggiammo in Gioventu; la Nostra Mela Parti­
colare, che non si trova in nessun catalogo; pedestrium solatium; anche
la Mela dove Pende la Fake Abbandonata; . le Mele di Iduna, e le
Mele che Locki trovo nel bosco; e ne ho moltissime ancora, nella mia

(I) Il chickaree e 10 scoiattolo americana, cosl chiamato dal suo grido. t·;·i
'�
i""
".
LE MELE SELVATICHE 49

lista, ma sono troppe per ricordarle - tutte buone. Come esclama


Bodeo, riferendosi alle mele coltivate e aclattando Virgilio al suo caso,
cos1 io, adattando Bodeo ;

« Neppur se avessi cento lingue e cento bocche

E ferrea voce, potrei descrivere tutte le forme


E contare tutti i nomi di queste mde sdvatiche.»

L' ULTIMA SPIGOLATURA

Per la med di novembre, le mde selvatiche hanno perduto parte


della loro brillantezza e, nella maggioranza, sono cadute. Una gran
parte e marcita al suolo, e quelle sane ora sono piu saporite che mai.
La nota della capinera risuona ora piu distinta quando si vaga tra i
vecchi alberi, e le bocche di leone sono mezze chiuse e piangenti. Ma
ancora, se si e un ottimo spigolatore, ci si puo riempire le tasche a
piu riprese persino di frutta incalmata, molto piu tardi dell'epoca in
cui si crede comunemente che le mele lasciate all'aperto siano marcite.
Conosco un albero di mele azzurre (Blue Pearmain) che cresce sull'orIo
cl'una palude, con frutti altrettanto buoni che sdvaggi. A prima vista
si potrebbe credere che non vi sia rimasto alcun frutto, ma bisogna
guardare sistematicamente. Le mele esposte sono completamente brune
e marce; 0 forse qualcuna mostra ancora qua e la una guancia color
incarnato, tra le foglie bagnate. Tuttavia, con gli occhi fatti aguzzi
dall'esperienza, esploro tra i nudi ontani e i cespugli di mirtilli e i
carici appassiti, nei crepacci delle rocce, pieni di foglie, e curioso sotto
le felci cadute e in decomposizione che, con mde e foglie di ontano,
formano uno spesso strato suI terreno; perche so che le mele buone
giacciono nascoste, son cadute da tanto tempo in anfratti e son coperte
delle foglie delI'albero stesso - una maniera adatta di imballaggio.
Dovunque, da questi nascondigli, entro il raggio dell'albero, estraggo
la frutta, bagnata e lucida, forse masticata un poco dai conigli e
perforata dai grilli, e forse con una foglia 0 due cementate sopra (come
dice Curzon in un vecchio manoscritto, scoperto nella cantina d'un
vecchio monastero), ma ancor con un vivo colore incarnato, e alIa fine
altrettanto matura e ben conservata, se non meglio, della frutta riposta
nei barili, e di essa piu gustosa e brillante. Se questi espedienti non
50 OPERE SCELTE DJ H.D. THOREAU

portano a nulla, ho imparato che bisogna guardare tra le basi dei pol-
loni che spuntano spessi da qualche ramo orizzontale, perche ogni
tanto vi si puo trovare una mela; 0 proprio nel cuore d'un cespuglio
di ontani, dove sono coperte di foglie, al sicuro dalle vacche che possono
averne sentito l'odore. Se sono affamato, poiche io non rifiuto la Blue
Pearmain, me ne riempio abbondantemente le tasche; e mentre me ne
st� ritornal1do, nella gelida sera, magari a quattro 0 cinque miglia da
casa, ne mangio prima una da una tasca e poi una dall'altra, per
mantenermi in equilibrio.
Da Gesner di Topsell, che pare basarsi su Albertus, apprendo che
il porcospino raccoglie e porta a casa le mele in questa maniera. Dice :
« Suo cibo sono le mele, i vermi 0 l'uva; quando . trova mele 0 uva
per terra, vi si rotola sopra finche non se n'e riempito gli aculei, e
allora le porta a casa nella sua tana, tenendone in bocca mai piu d'una;
e se per accidente una di esse cade durante il cammino, parimenti
scuote via le altre restate, e vi si rotola sopra nuovamente, finche tutte
siano ancora piantate sui dorso suo. Cosl esso continua ad andare con ,..
rumore di carro a ruote; e se ha dei figlioletti nel nido, questi scaricano .�.
:�:���: �':,�:"�:, �;� ; ! : �; :::
' ' gi'ndon' cio ch, lom pi ", ' ,I
, p n

LA MELA « GELATA-SGELATA »

Verso la fine di novembre, sebbene le mele sane siano nella mag­


gior parte ancora piu mature e forse ancora piu mangiabili, in genere
pero esse hanno perduto la loro bellezza, come le foglie, e cominciano
a gelare. Fa un freddo acuto, e i contadini prudenti tiran dentro le
loro mele, nei barili, e vi portano a casa le mele e il sidro che si
sono impegnati di portarvi; perche e tempo di metterle in cantina.
Forse ancora qualcuna, per terra, mostra le sue rosse guancie sopra
la prima neve, e di tanto in tanto qualche altra si conserva colorita
e sana persino sotto la neve, per tutto l'inverno. Ma generalmente
all'inizio di questa stagione esse si induriscono per il gelo, e subito,
pur se sane, acquistano il colore di una mela al forno.
Prima della fine di dicembre, in genere, sono indurite dal gelo
.
pcr I, pcim' '01",. Qu,1k ch, un m", " moo ,cid" "P" , imm �. ,. ;
".
. . ....•.

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LE MELE SELVATICHE

giabili, per un palato cittadino - queUe, per 10 meno, che gelarono


da sane - appena il sole caldo le sgela (perche sono estremamente
sensibili ai suoi raggi), sono allora piene d'un ricco e dolce sidro,
migliore di ogni altro imbottigliato che io conosca, e che conosco
assai meglio del vino. Tutte le mele sono buone, quando si trovano
in questo stato, e le nostre masceUe aBora fanno da torchio. Altre, che
hanno piu costanza, sono un cibo dolce e melato - secondo me eli
gran lunga migliore degli ananas, che vengono importati daBe Indie
Orientali. Quelle che ultimamente persino io assaggiai, solo per pentir­
me ne - perche sono semicivile - e che il contadino volentieri lascio
suB'albero, sono ora felice di scoprire che hanno la particolarita di
pendere come le foglie delle giovani quercie. E una maniera per conser­
vare dolce il sidro, senza farlo bollire. Ben venga prima la brina a

gelade, a fade dure come pietre, e poi la pioggia 0 il caldo giorno


invernale le sgelino - e allora sembred abbiano preso a prestito il
loro sapore dal cielo per mezzo dell' aria in cui vissero. 0 forse, a casa,
si scoprira che queUe che scricchiolavano in tasca si sono sciolte, e che
il ghiaccio s'e fatto sidro. Non saranno pero altrettanto buone dopo
aver gelato e sgelato per tre 0 quattro volte.
Cosa sono i frutti mezzo-maturi importati dal torrido Sud, in
confronto di questo frutto, maturato dal freddo del gelido Nord ?
Queste sono le mele selvatiche con le quali ingannai il mio compagno,
conservando un volto sorridente per tentarlo a mangiarle. Ora che
ambedue ne riempiamo le tasche con avidita - curvandoci per beee
la coppa e risparmiare cosl di insudiciare le falde dei nostri abiti -
diventiamo piu amici del loro vino. Ve ne fu mai una, tanto in alto
cosl riparata dall'intrico dei rami, che il nostro bastone non riuscisse
a far cadere ?

E un frutto che non viene mai portato al mercato, per quanto io


ne sappia - completamente diverso dalla mela da mercato come dalla
mel a seccata e da sidro - e non tutti gli inverni vengono prodotte alia
perfezione.

L'eta della Mela Selvatica sara presto tramontata. E un frutto che


probabilmente scomparica dal New England. Si puo ancora, tuttavia,
vagare per i vecchi, enormi frutteti eli frutta nativa (per la maggior
parte portata alia fabbrica di sidro), ora tutti decaduti. M'e stato detto
che v'era un frutteto, in una lontana citta, sui flanco d'una collina , dove
le mele rotolavano lungo il pendio e giacevano la, dalla parte piu
bas sa, contro un muro, in un mucchio di tre 0 quattro piedi. 11
-.
1V

OPERE SCELTE DI H.D. THOREAU

proprietario 10 fece tagliare per timore che con quel1e mele si facesse
del sidro. DMl'epoca della riforma del1a temperanza e dall'introdu­
zione generale della frutta incalmata, nessun melo nativo e piantato .
- di quei meli che vedo dovunque, nei pascoli deserti, e dove i boschi
sono cresciuti loro attorno; Temo che tra un secolo chi passed per
questi campi rion conosced il piacere di far cadere dal1'albero le mele
selvatiche. Pover'uomo, colui ! molti sono i piaceri che non conoscera.
Malgrado la prevalenza dei tipi Porter e Baldwin, dubito che, al giorno
d'oggi, vi siano nel1a mia citta frutteti vasti come un tempo, quando
quei vasti e sparpagliati campi da sidro furono piantati; quando il
mucchio di pomi era il solo vivaio, e le piante non costavano nulla,
se non i1 disturbo di piantarle. Allora ci si poteva permettere di
pian tare un albero presso ogni muro, e lasciarvelo crescere liberamente.
Non vedo nessuno che pianti alberi, al giorno d'oggi, in simili luoghi
fuori di mano, lungo strade e sentieri solitari, e in fondo alle val1ette
nei boschi. Ora che hanno incalmato gli alberi e pagano per averli,
gli uomini li raccolgono in un pezzo di terra, presso la casa, e attotno
vi costruiscono una siepe - e il risultato di cio e che dovremo cercare
le nostre mele in fondo a un barile.
Questa e « La parola del Signore che venne a Joel figlio di Pethuel.
« Ascoltate questo, vecchi, e prestate orecchio, voi abitatori della
terra. f. . questo successo nei giorni vostri, 0 persino nei giorni dei
vostri padri ? ...
« Cio che il bruco peloso ha lasciato, l'ha mangiato la locusta;
cio che la locusta ha lasciato, l'ha mangiato la larva; e cio che la larva
ha lasciato, I'ha mangiato il bruco.
« Svegliatevi, voi, ubriaconi, e piangete; e gridate, tutti voi bevi­
tori di vino, per il nuovo vino; poiche esso v'e tolto alia bocca.
« Poiche una nazione e giunta alla mia terra, forte e innumerabile,
i cui denti sono di leon�, e ha i denti della mascella forti come i denti
d'un grande leone.
« Ha divorato la mia vigna e tolto la corteccia al mio albero di
fichi; I'ha fatto muro e buttato via, e i suoi rami son fatti bianchi . ..

« La vigna s'e seccata, e l'albero del fico languisce, il melograno


e la palma, persino tutti gli altri alberi del campo, sono appassiti :
poiche la gioia e appassita per i figli dell'uomo ».

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