Thoreau, Le Mele Selvatiche
Thoreau, Le Mele Selvatiche
Thoreau, Le Mele Selvatiche
r.. degno di nota come la storia del melo sia strettamente (:on
nessa con quella dell'uomo. n geologo ci informa che la classe delle
Rosaceae, alle quali appartengono i meli, le vere erbe, e le Labiatae,
o erbe menta, apparve sulla terra poco prima della comparsa dell'uomo.
A quanto pare, le mde facevano parte del cibo di quello scono
sciuto popolo primitivo di cui si sono recentemente scoperte le tracce
nel fondo dei laghi svizzeri - quel popolo che si suppone anteriore
alIa fondazione di Roma, e che era tanto antico da non conoscere
oggetti metallici: infatti, una intera mela selvatica, nera e raggrin
zita, e stata scoperta nei loro magazzini.
Scrive ,Tacito che gli antichi Germani calmavano la propria fa
me tra l'altro con mde sdvatiche (agrestia poma).
Niebuhr (I) osserva che le « parole per 'casa', 'campi', 'aratro',
'arare', 'vino', 'olio', 'latte', 'pecore', 'mele', e altre ancora riferentesi al
l'agricoltura e alIa maniera di vita piu pacifica, hanno le stesse radici
fonetiche sia in greco che in latino; mentre tutte le parole latine per
oggetti connessi con la guerra, sono di radice diversa dalle corri
spondenti parole greche». Il melo, pertanto, come l'olivo, dev'essere
considerato un simbolo di pace.
Sin dagli inizi del mondo, la mda fu cos1 importante, e dovun
que distribuita, che la radice del suo nome significa, in diverse lin
gue: « fruttO», genericamente. In greco MUAOV significa mela, il
frutto di altri alberi, pecora, qualsiasi mandria di bestiame, e, final
mente, ricchezza in generale.
11 melo e stato esaltato da ebrei, greci, romani e scandinavi. Alcu
ni hanno pensato che la prima coppia di esseri umani sia stata ten-
tata da questo £rutto. Si dice che per esso delle dee abbiano litigato;
che dei draghi siano stati messi a fargli la guardia; e che degli eroi
siano stati assunti a servizio, per coglierlo.
Il melo e nominato per 10 menD in tre luoghi del Vecchio Testa
mento , e il suo frutto in due 0 tre altri. Canta Salomone : « Come il
melo tra gli alberi del bosco, tale e il mio amore tea i figli»; e poi:
« Inteattenetemi con caraffe di vino, confortatemi con mele)). In in
glese, la parte piu nobile del piu nobile tratto umano, la pupilla, prende
il nome da que sto frutto : the apple of the eye, la mela dell'occhio.
Il melo e anche nominato da Omero e Erodoto. Nello splendido
giardino di Alcinoo, Ulisse vide « peri e melograni e meli che pro
ducevano frutti bellissimi» (?tal f.l'llAfat uyAao?taQ:ltOL). E, sempre
secondo Omero, v'erano delle mele anche tea,la frutta che Tantalo
non poteva cogliere perche il vento gli allontanava i rami. Teofrasto,
conobbe e descrisse il melo da botanico. Secondo l'Edda in prosa,
Iduna conserva in una scatola le mde che gli dei, quando sentono ap
prossimarsi la vecchiaia, basta soltanto assaggino, per ringiovanire.
E in questo modo che saranno conservati in sempre rinnovata gio
ventu, fino al Ragnat'ok ( 0 distruzione degli dei).
Loudon (1) ci informa che « gli antichi bardi scozzesi ricevevano
un ramo di melo, come ricompensa simbolica per aver cantato bene»
e che « negli Highlands scozzesi il melo e l'emblema del clan dei
Lamont».
Il melo (Pirus malus) cresce principalmente nella zona temperata
settentrionale. Loudon afferma che « cresce spontaneamente in ogni
parte dell'Europa meno che nella zona fredda, e in tutta l'Asia Occi
dentale, in Cina e in Giappone ». Ne! Nord America, abbiamo anche
due 0 tre varieta di meli indigeni. Il melo coltivato, fu trapiantato
per la prima volta in questo paese dai primissimi colonizzatori, e si
crede che qui cresca altrettanto bene, se non meglio, che altrove. AI
cune delle varied che sono ora qui coltivate, furono, probabilmente
portate in Inghilterra dai Romani.
Plinio, adottando la classificazione teofrastea, dice che « vi sono
degli alberi completamente selvatici (sylvestres) e degli altri che sono
piu inciviliti (urbaniores»). Tra questi ultimi Teofrasto include il
rnelo; e davvero esso e, in questo senso, il piu « civile» di tutti gli
aIberi. E innocuo' come una colomba, bello come una rosa, e pre
zioso come armenti di pecore e erbe aromatiche. E stato coltivato per
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LE MELE SELVATICHE
(I) Thoreau si riferisce alia storia di John Chapman, noto anche come Johnny
Appleseed (Nanni Semedimela), pioniere americano, nato nel Massachusetts nel
1775 e morto nell'Idaho, nel 1845. Swedenborghiano, si credeva investito della
rni.ssione di salvare l'Ovest. Ando in Pennsylvania con una barca carica di semi
di mda e di germogli di mdi. Pianto a melo delle cenrinaia di migliaia di acri
d) terra. Dovunque trovasse ascohatori, leggeva loro Swedenborg.
(2) Si trana della Bombici/la cdrorum.
32 OPERE SCELTE Dl H.D. THOREAU
(r) Le leggende di Loki e Thjassi e delle mele della giovinezza sono il corri·
spondente nordico dei miti vegetativi mediterranei delle Esperidi, del Vello d'Oro,
e del Fuoco di Prometeo.
34 OPERE SCELTE DJ H.D. THOREAU
(1) John Philips, poeta inglese del XVII secolo, autore, tra l'altro, del poerna
burleseo Maronides (1672).
LE MELE SELVATICHE 37
giante e selvaggio, con ancora mohe foglie verdi, sui rami, e dava
un 'impressione di spinosita. 11 frutto era duro e verde, ma a guardarlo
sembrava che d'inverno sarebbe stato gustoso. Qualcuno ne pendeva
dai ramoscelli, ma la maggior parte era mezzo nascosta tra le foglie
bagnate, sotto l'albero, 0 era rotolata giu, a meta collina, tra le rocce.
Il proprietario di questo melo non ne sa nulla. Non osservo la pianta
il giorno della sua prima fioritura, ne quando essa produsse frutti per
la prima voha: ne lui ne nessun altro la osservo, tranne la cinciallegra.
E nessuno danzo in suo onore, sull'erba, sotto i suoi rami, e cosl ora
nessuno coglie i suoi frutti - che, come vedo, sono solo morsi dagli
scoiattoli. Pure quest'albero ha compiuto il suo dovere due volte:
infatti, non solo produsse il raccoito, ma ogni suo ramoscello e cre
sciuto d'un pie de, nell'aria. Ed e un tale frutto, questo ! piu grande
di molti altri frutti selvatici - dobbiamo riconoscerlo: a portarlo a
casa, sad sano e gustoso fino a primavera. Che me ne importa delle
mele di Iduna, fintantoche posso averne di queste ?
Quando passo accanto a quest'arbusto, cosl tardo e resistente, provo
rispetto per l'albero e gratitudine per questa munificenza della Na
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tura, - anche poi se non posso ma ngiare il frutto. Qui, su questa
scabra e boscosa collina, e cresciuto un melo che non fu piantato dal
I'uomo, che non e resto d'un frutteto primitivo, ma vegetazione natu
rale, come i pini e le quercie. La maggior parte dei frutti, che tanto
apprezziamo e usiamo, cresce solamente grazie alle nostre cure. Il
granturco e il grano, le patate, le pesche, i meloni, etc., per crescere
devono essere piantati dall'uomo ; ma la mela emula l'intraprendenza
e l'indipendenza umane. Non e semplicemente « trasportata», come
ho detto, ma, al pari dell'uomo (fino a un certo punto) e emigrata su
questo Nuovo Mondo, e persino, qua e la, 5i sta facendo strada tra
le piante native; proprio come il bue, il cane 0 il cavallo, che talvolta
diventano selvaggi e si mantengono.
Anche la mela piu acida e aspra, che cresce nelle posizioni piu
sfavorevoli, suggerisce pensieri come questi.
come ho gia detto, cresee in questo paese una sola mela ancor piu
selvaggia, nativa e aborigena, la crab apple 0 Malus coronan'a, « la
cui natura non e stata ncora modificata dalla coltivazione». Si trova
nelle zone occidentali dello Stato di New York fino al Minnesota, e a
Sud. Michaux (I) dice che la sua altezza ordinaria e di « quindici 0
sedici piedi, ma talvolta arriva anche ai venticinque 0 i trenta», e che
le sue piante piu grandi « assomigliano perfettamente al melo comune».
« I fiori sono bianchi, con sfumature rosa, e crescono in corimbi».
Son' notevoli per il loro delizioso profumo. Secondo lui, il frutto e di
circa un pollice e mezzo di diametro, e intensamente acido. Tuttavia,
con esso si fanno delle buone torte e anche sidro. Conclude dicendo
che « se, una volta coltivata, non dara varieta nuove e saporite, per
10 meno rested famosa per la bellezza dei suoi fiori, e per la dolcezza
del suo profumo».
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e riposi un indugiante corimbo dei suoi fiori per il mio erbario. Questo
doveva essere il suo limite massimo di crescita, a Nord.
(1) Andre Michaux (1746-1802), botanico francese. Viaggio molto negli Suti
Uniti sulla flora dei quali scrisse un trattato (Flora 8ort:ali-Ammcana, 1803).
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LE MELE SELVATICHE 39
SebPene questi alberi siano nativi, come gli indiani, non credo
pera che siano piu resistenti di quella specie di solitari uomini dei
boschi della razza dei meli che - sebbene discendano da ceppi colti
vati - si piantano in campi e foreste lontane, dove la terra e loro
favorevole. Non conosco nessun altro tipo d'alberi che incontri piu
difficolta a crescere e che piu testardamente resista ai suoi nemici. £
di questi alberi che raccontero la storia.
Verso i primi di maggio notiamo delle macchie di meli che cre
scono proprio nei pascoli dove e passato it bestiame - in luoghi roc
ciosi come la nostra Easterbrook Country 0 la sommira della Nobscot
Hill, a Sudbury. Uno 0 due di questi alberi, forse, sopravvive a siccita
e altri malanni - che e il loro stesso luogo natio, dapprima, a difenderli
contra le erbe usurpatrici e altri simili pericoli.
e la soliditil dei rami e delle spine, furono questi arbusti di mele sel
vatiche. Assomigliavano piu all'arbusto dell'abete e all'abete nero sui
quale ci si arresta e che talvolta si calpesta, sulla sommita delle mon
tagne, (dove combattono contro il demone del freddo) - che a qualsiasi
altra pianta. Nessuna meraviglia che siano costretti e diventar spinosi.
alIa fine, per difendersi contro simili nemici. NeIla loro spinositil, tut
tavia, non v'e malizia, ma solo dell'acido malico. _
I pascoli rocciosi di cui ho parlato, sono fittamente coperti di
questi piccoli ciuffi, poiche questo arbusto resiste meglio in terreni
rocciosi, che ricordano spesso dei grigi e rigidi muschi 0 licheni; in
quei prati si vedono, cos1, migliaia d'alberelli che spuntano appena
appena, con la semente ancora attaccata a essi.
Essendo annualmente potati all'ingiro dalle vacche, cos1 come una
siepe 10 e dalle forbici, spesso assumono una perfetta forma conica 0
piramidale, alta uno 0 due piedi, e piu 0 meno a punta, come per opera
dell'arte del giardiniere. Quando il sole e basso, nei pascoli e suIle
rocce di Nobscot Hill, essi formano delle belle ombre scure. Sono
anche un eccellente rifugio contro i falchi per molti uccelletti che si
appollaiano sotto di loro e che la costruiscono i loro nidi; stormi interi
si posano su questi alberi, a notte, e una volta, su un arbusto di sei
piedi di diametro, vidi tre nidi di pettirossi.
Senza dubbio molti di questi arbusti sono gia alberi vecchi, se si
pensa a quando furono piantati; ma per quanto riguarda il loro svi
luppo e la loro lunga vita futura, essi sono appena nati. Una volta
contai gli anelli annuali di certi arbusti, alti appena un piede e ampi
altrettanto, e trovai che avevano circa dodici anni: erano assolutamente
sani e rigogliosi. Erano cos1 bassi che chi passava neppure li scorgeva,
mentre, nei vivai, molti dei loro coetanei producevano gia notevoli
quantita di frutta. Ma cio che si guadagna in tempo e - forse anche
in questo caso - perduto in potenza - cioe, per quanto riguarda
I'albero, in vigore. Questo e il loro stato piramidale.
Le vacche continuano a potarli, cos1, per vent'anni 0 piu, tenendoli
bassi e costringendoli a allargarsi, finehe sono tanto ampi che si fanno
siepe da soli, quando qualche germoglio interno, che i loro nemici
non possono raggiungere, si lancia con gioia verso il cielo: non ha
dimenticato il richiamo verso l'alto, e cos1 porta il proprio frutto in
trionfo.
Queste sono le tattiche con le quali questi alberi riescono, alla
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fine, a sconfiggere i loro nemici bovini. Ora - se si ha osservato 10
LE MELE SELVATICHE
tuttosugo -
alcuni di questi frutti selvaggi sono acri e grin
non appartengono sempre alle
che sono costantemente innocenti e gentili verso la nostra razza? Li
Pomaceae,
•
mela da sidro favorita, e cita il Dr. Newbury riferendo che « a cio
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che mi dicono, si sostiene nello Jersey che tanto piu una mela ha fossa .
la buccia, tanto piu essa serve a quello scopo. Escludono dalle tinozze
.
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.
(1) John Evelyn (1620-1706) famoso diarista inglese (il suo Diario venne pub
blicato postumo ne! 1818). Scrisse anche un Kalendarium Hortenst!.
LE MELE SELVATICHE 45
resta sulla lingua. Quando si mangia una di queUe mele, I'odore che
si senre e quello delle cimici selvatiche. E una specie di trionfo,
, mangiarle e assaporarle.
Mi si dice che in Provenza esistono delle susine « chiamate Prunes
sibarelles perche e impossibile fischiare, dopo averle mangiate, a causa
clella loro acidit'il ». Ma forse vennero mangiate solo in casa, e d'estate;
chi sa se, provate all'aperto e in un'atmosfera pungente, non si potrebbe
fischiare magari un'ottava piu alta e piu chiara ?
Nei campi si apprezzano solo le asprezze e le acidita della Natura,
proprio come il boscaiolo che mangia felice il suo· pasto in una valletta
assolata, nel cuore cl'un giorno invernale, e si gode il tepore d'un
raggio di sole e sogna l'estate a un grado di gelo tale che - in una
camera - intristirebbe uno studente. Quelli che lavorano all'aperto
non hanno freddo; hanno freddo piuttosto quelli che, tremanti, se ne .
stanno in casa. Quanto succede con la temperatura, succede anche con
i sap6ri; cio che capita con il caldo e il freddo, avviene con I'aspro
e il dolce. Questa asprezza naturale, gli aspri e gli amari che un palato
ammalato rifiuta, sono gli effettivi condimenti.
Che i condimenti siano nelle stesse conclizioni dei sensi ! Per ap
prezzare il sapore di queste mele selvagge, occorrono sensi vigorosi e
salutari, papille ferme e erette, sia sulla lingua che sui palato, e non
facilmente appiattite e addomesticate.
DaUa mia esperienza con le mele selvatiche posso capire che v'e .
una ragione quando un selvaggio preferisce tipi di cibo che l'uomo
civile rifiuta. Egli ha il palato d'un uomo . che vive all'aperto. Per
g
apprezzare un frutto selvaggio, occorre un palato selvatico 0
« Non
e ogni mela, che desidero;
Nequella che piu piace a ogni p alato.
Non e la duratura Deuxan che io voglio
Ne le rossoguancie di Greening che domando.
Ne quella che per prima maled't nome di sposa,
Ne l'altra che causa l' aurea disfida;
No, no! voglio una mela dall'albero della vita. ;)
LA LORO BELLEZZA
Quasi tutte le mde sdvatiche sono belle. Non possono mai essere
trOppo nodose, sdvatiche e rugginose da guardare. Le piu nodose,
avranno dei tratti che le redimono anche all'occhio: si scoprira in
esse qualche rosso serale spruzzato e gettato su qualche protuberanza
o in qualche cavid. E raro che l'estate lasci and are una mela senza
segnarla 0 macchiarla in qualche punto della sua sfera. Avra qualche
macchia rossa, che commemora le mattine e le sere di cui e stata
te stimone; qualche sgorbio bruno-rossastro, in ricordo delle nubi e
dei giorni brumosi e ammuffiti che sono passati su di essa. E un ampio
cam po di verde, che riflette il volto generale della Natura - persino
verde come i campi ; 0 un fondo giallo, che implica un sapore piu mite
- giallo come il raccolto 0 bruno come le colline. Mele, queste di cui
parlo, indescrivibilmente belle - mde non della Discordia ma di
Concordia! E tuttavia non COS1 rare che non ve ne possano essere anche
da noi. Dipinte dalle brume, alcune di un vivace giallo chiaro 0 rosso
o cremisi, - come se le loro sfere avessero regolarmente girato e
goduto COS1 dell'influenza del sole su tutti i lati, e con pari intensita;
altre del piu pallido rosato che si possa immaginare; altre ancora
chiazzate di protonde striscie rosse, come bacche, 0 con centinaia di
raggi rosso-sangue che corrono regolari dall'affossatura del picciolo al
fiore finale, come !inee meridionali su uno sfondo color paglierino.
Ve ne sono di toccate qua e la come un lichene sottile, con macchie
scarlatte e occhi piu 0 meno confluenti e infiammati, quando sono
bagnate; di nodose e lentigginose 0 tutte coperte di belle macchie cre
misi su uno sfondo bianco, dalla parte del picciolo, come se spruzzate
accidentalmente dal pennello di Colui che dipinge le foglie invernali.
Ancora, ve ne sono di rosse, cibo �atato, troppo belle per essere man
giate - mele delle Esperidi, mde del cido serale ! Ma come le conchi
glie e i ciottoli sulla spiaggia, esse devono essere viste mentre scintillano
tra le foglie e appassiscono in qualche valletta dei boschi, nell'aria
autunnale, 0 mentre giacciono nell'erba umida, e non in ca's a quando
hanno ' appassito e sono impallidite.
I LORO NOMI
(I) Il chickaree e 10 scoiattolo americana, cosl chiamato dal suo grido. t·;·i
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LE MELE SELVATICHE 49
portano a nulla, ho imparato che bisogna guardare tra le basi dei pol-
loni che spuntano spessi da qualche ramo orizzontale, perche ogni
tanto vi si puo trovare una mela; 0 proprio nel cuore d'un cespuglio
di ontani, dove sono coperte di foglie, al sicuro dalle vacche che possono
averne sentito l'odore. Se sono affamato, poiche io non rifiuto la Blue
Pearmain, me ne riempio abbondantemente le tasche; e mentre me ne
st� ritornal1do, nella gelida sera, magari a quattro 0 cinque miglia da
casa, ne mangio prima una da una tasca e poi una dall'altra, per
mantenermi in equilibrio.
Da Gesner di Topsell, che pare basarsi su Albertus, apprendo che
il porcospino raccoglie e porta a casa le mele in questa maniera. Dice :
« Suo cibo sono le mele, i vermi 0 l'uva; quando . trova mele 0 uva
per terra, vi si rotola sopra finche non se n'e riempito gli aculei, e
allora le porta a casa nella sua tana, tenendone in bocca mai piu d'una;
e se per accidente una di esse cade durante il cammino, parimenti
scuote via le altre restate, e vi si rotola sopra nuovamente, finche tutte
siano ancora piantate sui dorso suo. Cosl esso continua ad andare con ,..
rumore di carro a ruote; e se ha dei figlioletti nel nido, questi scaricano .�.
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' ' gi'ndon' cio ch, lom pi ", ' ,I
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LA MELA « GELATA-SGELATA »
••••
LE MELE SELVATICHE
proprietario 10 fece tagliare per timore che con quel1e mele si facesse
del sidro. DMl'epoca della riforma del1a temperanza e dall'introdu
zione generale della frutta incalmata, nessun melo nativo e piantato .
- di quei meli che vedo dovunque, nei pascoli deserti, e dove i boschi
sono cresciuti loro attorno; Temo che tra un secolo chi passed per
questi campi rion conosced il piacere di far cadere dal1'albero le mele
selvatiche. Pover'uomo, colui ! molti sono i piaceri che non conoscera.
Malgrado la prevalenza dei tipi Porter e Baldwin, dubito che, al giorno
d'oggi, vi siano nel1a mia citta frutteti vasti come un tempo, quando
quei vasti e sparpagliati campi da sidro furono piantati; quando il
mucchio di pomi era il solo vivaio, e le piante non costavano nulla,
se non i1 disturbo di piantarle. Allora ci si poteva permettere di
pian tare un albero presso ogni muro, e lasciarvelo crescere liberamente.
Non vedo nessuno che pianti alberi, al giorno d'oggi, in simili luoghi
fuori di mano, lungo strade e sentieri solitari, e in fondo alle val1ette
nei boschi. Ora che hanno incalmato gli alberi e pagano per averli,
gli uomini li raccolgono in un pezzo di terra, presso la casa, e attotno
vi costruiscono una siepe - e il risultato di cio e che dovremo cercare
le nostre mele in fondo a un barile.
Questa e « La parola del Signore che venne a Joel figlio di Pethuel.
« Ascoltate questo, vecchi, e prestate orecchio, voi abitatori della
terra. f. . questo successo nei giorni vostri, 0 persino nei giorni dei
vostri padri ? ...
« Cio che il bruco peloso ha lasciato, l'ha mangiato la locusta;
cio che la locusta ha lasciato, l'ha mangiato la larva; e cio che la larva
ha lasciato, I'ha mangiato il bruco.
« Svegliatevi, voi, ubriaconi, e piangete; e gridate, tutti voi bevi
tori di vino, per il nuovo vino; poiche esso v'e tolto alia bocca.
« Poiche una nazione e giunta alla mia terra, forte e innumerabile,
i cui denti sono di leon�, e ha i denti della mascella forti come i denti
d'un grande leone.
« Ha divorato la mia vigna e tolto la corteccia al mio albero di
fichi; I'ha fatto muro e buttato via, e i suoi rami son fatti bianchi . ..