Alberione-Donec Formetur Christus in Vobis
Alberione-Donec Formetur Christus in Vobis
Alberione-Donec Formetur Christus in Vobis
OPERA OMNIA
DONEC FORMETUR
CHRISTUS IN VOBIS
Meditazioni
del Primo Maestro
Edizione a cura del Centro di Spiritualità Paolina (CSP)
© Società San Paolo, Casa Generalizia, Roma 2001
http://www.paulus.net
SIGLE .................................................................................. 10
INTRODUZIONE ................................................................... 11
APPENDICE........................................................................ 261
INDICI
Indice delle citazioni bibliche........................................... 287
Indice analitico ................................................................. 291
Indice generale.................................................................. 319
AVVERTENZE
––––––––––
4
Le citazioni di passi di questa Introduzione avranno la sigla “DFin”
seguita dal rispettivo numero marginale.
14 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
124 Oltre a questi richiami all’opera Le donne del Van- DFst 189
53-54
gelo, che hanno un carattere di somiglianza con alcune linee 63-64
portanti della spiritualità e del pensiero di Don Alberione, 68-69
possiamo trovare delle convergenze tra i due autori per 83-84
quanto riguarda la storia, se si prendono in considerazione i 85.88
93-97
volumi di La donna cattolica.
Nell’opera La donna associata allo zelo sacerdotale Don
Alberione scrive: «Molto interessante sarebbe la storia della
donna nella Chiesa cattolica ed è da augurarsi che ne sorga
presto lo scrittore».190 In realtà, si può costatare che egli fa
riferimento esplicito al Ventura: «Ma oltre a tanti altri motivi
di speranza noi abbiamo pur questo: in generale la donna è
nostra, la donna è cristiana e questa può esserci fortissimo
aiuto. Il P. Ventura, dopo aver descritto l’ora presente, ebbe
a dire che la Chiesa avrebbe affidato alla donna cattolica una
missione ristoratrice, quasi un apostolato».191
Don Alberione si riferisce al primo volume di La donna
cattolica, dove, nella prima parte, l’autore presenta la “Ne-
cessità di occuparsi della donna sotto l’aspetto cattolico”,
facendo una carrellata storica che va dalle considerazioni bi-
bliche alle problematiche del mondo moderno; e, nella se-
conda parte, presenta la “Cooperazione della donna nella
fondazione della Chiesa”.
Questa seconda parte, composta di sei capitoli, si rivela di
un’importanza straordinaria per approfondire il pensiero di
Don Alberione.192
––––––––––
189
Questi rimandi al DFst valgono anche per i successivi numeri di
questa sezione (nn. 125-131).
190
G. ALBERIONE, La donna associata allo zelo sacerdotale, o. c.,
p. 46.
191
Ibid., p. 24.
192
L’opera del Ventura aiuta a situare le affermazioni di Don Al-
berione sull’Apostolato della donna nel passato, nel quarto capitolo,
prima parte, del libro La donna associata allo zelo sacerdotale, 1915,
pp. 42ss. Cf, ad esempio, ciò che Don Alberione scrive su santa Olim-
piade (pp. 49-50) e il II vol. di La donna cattolica, pp. 126ss. Anche se
il Ventura privilegia l’esposizione sulla donna considerata come madre
o nelle funzioni ecclesiali non monastiche e si indirizza a presentare le
donne che operarono nella Chiesa francese, l’opera La donna cattolica
costituisce un quadro di riferimento vastissimo per il pensiero di Don
Alberione.
INTRODUZIONE 93
––––––––––
208
«Lavoro compiuto. Nel 1922 dalla Scuola Tipografica della Pia So-
cietà San Paolo uscirono 350.000 copie della Gazzetta d’Alba; 482.000
copie di bollettini parrocchiali d’ogni formato e periodicità; 120.000
copie di Vita Pastorale (rivista per il clero); 150.000 copie di catechismi
piccoli e grandi; 9 libri di divozione per un totale di 27.000 copie;
36.000 copie di “Dottrina e fatti”; 12.000 copie di “Armonie Sociali”,
rivista sociologica del Pontificio Ateneo di Bergamo. Due collezioni di
romanzi “Tolle et lege” e “Fons aquae” per un totale di 69.000 copie;
undici libri di vario genere: fra tutti 27.500 copie. Si sono inoltre pub-
blicati 70.000 calendari; biglietti pasquali di tipo differente, circa
75.000; 75.000 foglietti volanti religiosi; una immensa quantità di cir-
colari, fogli, manifesti, registri e biglietti per catechismi. Eppure si è
fatto nulla! Nel campo della stampa e di fronte alla stampa cattiva non
siamo che una infima minoranza, un punto impercettibile! Vocazioni ci
vogliono, tipografie, aiuti» (Unione Cooperatori Buona Stampa, anno
V, n. 12, 23 dicembre 1922, p. 4).
209
Nei Cenni storici generali della Pia Società S. Paolo, dopo aver
parlato degli inizi dei progetti fondazionali di Don Alberione, nel 1903-
1904, e dei due primi giovani avviati nel 1908 alle scuole del Seminario,
si presenta la crescita numerica degli alunni della Casa: «Il 20 agosto il
primo alunno entrava a dar principio alla novella famiglia; nel 1915 erano
9; nel 1916, salirono a 14; nel 1918 a 25; nel 1919 a 35, nel 1920 a 42, nel
1921 a 90, nel 1922 a 172» (Unione Cooperatori Buona Stampa, anno VI,
n. 2, 27 febbraio 1923, p. 10).
210
Cf Ibid., pp. 2-3.
211
Questi rimandi al DFst valgono anche per i successivi numeri di
questa sezione (nn. 138-143).
INTRODUZIONE 101
––––––––––
215
G. BARBERO, Il sacerdote Giacomo Alberione..., o. c., p. 360.
216
G. ALBERIONE, San Paolo, luglio-agosto 1954, p. 2.
104 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
Paolo,220 verso il quale, fin dagli inizi, tutti nella Casa ave-
vano un particolare attaccamento.221
––––––––––
di Maria si prese subito a fare il mese di maggio con fiori, con fioretti, con
pensieri e con meditazioni; la chiusa del mese di maggio era ogni anno,
fin dal primo anno, una poesia divina, una mistica armonia di cuori, di
palpiti, di fiori, di preghiera, cantici. La divozione alla Madonna è la leva
di ogni iniziativa, di ogni progresso, di ogni buona riuscita, della vittoria
sul demonio, della santità più bella e più alta» (San Paolo [= UCBS], anno
VI, n. 11, 22 novembre 1923, p. 8).
220
«A S. Paolo vien consacrato in Casa tutto il mese di giugno che è
il mese grande della Casa: di lui si parla due volte al giorno: due volte al
giorno si va a fargli visita ossequio ed Egli ricambia l’ossequio e
l’amore con grazie copiose. La divozione a S. Paolo si diffonde in Alba,
e si diffonde fuori: molti sono quelli che si raccomandano a lui per con-
versioni, per aiuti materiali e ottengono: nella sua chiesa è quasi conti-
nuamente presente qualche persona, e le candele davanti a lui ardono
quasi di continuo» (Unione Cooperatori Buona Stampa, anno VI, n. 6,
21 giugno 1923, p. 7). – Nel 1923 UCBS, che da agosto a novembre
esce sotto il titolo di San Paolo, pubblica numerosissimi articoletti su
San Paolo. Si parla della “Paologia dantesca” (San Paolo [= UCBS], an-
no VI, n. 8, 25 agosto 1923, p. 19) e, addirittura, del cuore eucaristico di
S. Paolo, come se anche lui avesse coltivato le devozioni alla maniera
della Casa (cf Unione Cooperatori Buona Stampa, anno VI, n. 7b, 20
luglio 1923, p. 5). Interessanti sono gli articoletti su “I paolini dei tempi
apostolici”, seguendo il calendario liturgico: S. Tecla: 23 settembre
(Ibid., n. 9, p. 5), San Dionigi Areopagita: 9 ottobre (Ibid., n. 10, p. 3),
San Clemente Romano: 23 novembre (Ibid., n. 11, p. 5), S. Filemone e
S. Appia: 22 novembre (Ibid., n. 12, p. 4), S. Timoteo: 24 gennaio
(Unione Cooperatori Buona Stampa, anno VII, n. 1, 15 gennaio 1924, p.
4), S. Tito: 6 febbraio (Ibid., n. 2, p. 8).
221
Nel numero di febbraio 1923, si inizia la pubblicazione dei
“Cenni storici generali della Pia Società S. Paolo”. Sono interessanti le
annotazioni dei Cenni storici... del numero di giugno: si riferisce sul tra-
sferimento da Villa Moncaretto alla Casa Perrando [= Perraudo], in via
Mazzini; si nota che dalla Scuola Tipografica si va staccando l’appel-
lativo Piccolo Operaio e rimane solo quello di Scuola Tipografica; si
conclude: «In casa Perrando [= Perraudo] la Casa si sviluppò e prese fi-
sionomia» (Unione Cooperatori Buona Stampa, anno VI, n. 6, 21 giu-
gno 1923, p. 6). Il numero di luglio descrive come, nell’abitazione di
Via Mazzini, si era un cuor solo e un’anima sola attorno a Don Alberio-
ne ed aggiunge: «Nel parlatorio della Casa era stato collocato, su di un
modestissimo tronetto, il quadro di san Paolo: fu l’inizio primissimo
della Cappella di S. Paolo: là, tutti inginocchiati per terra recitavano le
preghiere mattino e sera, gli “Angelus”, si facevano gli esami di co-
scienza, si diceva l’Ave Maria prima d’uscire, ed appena entrati, ingi-
nocchiati per terra, recitavano le preghiere in Casa. Una lampada elettri-
ca ardeva costantemente in casa e in Tipografia. San Paolo vegliava,
106 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
––––––––––
224
Unione Cooperatori Buona Stampa, anno VII, n. 1, 15 gennaio
1924, p. 12. Particolarmente sentita è la presentazione della Società Bi-
blica: «Sezione Società Biblica. Perché diffondere il Vangelo. Rifaccia-
moci un po’ indietro. La vita cristiana in noi non c’è se non la infonde
Gesù C.; né valgono le scoperte anche più meravigliose a farla venire in
noi! Il giansenismo staccò i cristiani dalla fonte della vita propria di lo-
ro: dall’Eucarestia e dal Vangelo, e la vita cristiana languiva. Pio X,
santo, la cui grandezza apparirà sempre maggiore nell’avvenire, riattac-
cò i cristiani a queste due fonti e subito si vide un rifiorimento. Ma se fu
fatto molto per ricondurre alla Comunione, altrettanto non si può dire
per la penetrazione popolare del Vangelo, pur essendosi già lavorato pa-
recchio. Onde il lavoro, la disciplina, l’ordine, il dolore, la gioia, la po-
vertà, le ricchezze, il divertimento, l’autorità, la forza, il diritto, la legge,
l’economia privata e peggio la pubblica, tutto è visto e guidato con prin-
cipii e massime del mondo, razionalisticamente, naturalisticamente; fin
dove giungono le cause seconde si ha fiducia, di lì in là più nulla. È que-
sto che bisogna gridare forte ai piccoli e agli alti con propaganda privata
e ancor più affermazioni pubbliche, attorno al Vangelo, farlo stimare e
creare l’ambiente. Di qui, o uomini, si passa: Cristo solo è la via e la
vita, ed egli che è Dio questo solo ha fatto e questo solo ha detto e non
altro. Questo è per noi un dovere e una grave responsabilità: abbiamo la
salute, nelle mani; Gesù Cristo ce la affidò e c’impose di applicarla; ap-
plichiamola con ogni pazienza, ma anche opportune et importune. G. C.
ci chiederà conto del sangue che scorre sotto i nostri occhi, delle rovine
morali e materiali che si accumulano, e delle anime che periscono. Non
possiamo restare spettatori inerti e passarsela con un commento da gior-
nale o lamentele; siamo sacerdoti, altri G. C., che farebbe egli al nostro
posto? Ecco il perché della diffusione del Vangelo: riattaccare l’intelli-
genza del nostro popolo alla mente divina, perché armonizzi con Lei
pensieri e giudizi e conseguentemente le azioni. Da questo si vedrà già
lo spirito che anima la Società Biblica, lontanissimo da una speculazio-
ne commerciale che farebbe poi anche del bene, ma sopra tutto che il
regno di G. C. scenda nelle intelligenze e nei cuori per il Vangelo, e le
rimetta in comunicazione con la vita di G. C.» (Unione Cooperatori
Buona Stampa, anno VII, n. 8, 15 agosto 1924, p. 11).
108 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
––––––––––
226
Ibid., p. 13.
110 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
167 Nel Mese del Divin Maestro, del 1924, troviamo DFst
39-40
queste affermazioni: «Gesù via, verità e vita sarà l’argo-
mento: esempio, maestro, santificatore»;263 «Coepit facere et
docere: via edificante; e verità illuminante»;264 «Il Divin
Maestro è vita che santifica».265
168 I parallelismi tra via-esempio-edificante; verità- DFst
39-40
maestro-illuminante; vita-santificatore-santifica costituisco- 61-62
no un chiaro richiamo a Gv 14,6, nella chiave delle funzioni
salvifiche di Cristo.266 Ed è proprio questa chiave ad indiriz-
zarci verso tre opere di Francesco Chiesa, che costituiscono
una prima esposizione di Via, Verità e Vita e si collocano
––––––––––
263
Quaderno manoscritto Timoteo Giaccardo, n. 6, p. 125.
264
Ibid., p. 132.
265
Ibid., p. 150.
266
Questo accostamento tra Verità-Maestro-Dottrina; Via-Esempio e
Vita-Grazia non è nuovo nella Casa. Anzi, già nel 1910, parlando ai semi-
naristi di Alba, Don Alberione affermava: «È sul sacro Cuore di Gesù Cri-
sto che noi dobbiamo modellarci: quos praescivit et praedestinavit con-
formes fieri imagini Filii sui. Egli ci ha dato l’esempio delle più alte e per-
fette virtù. Egli è così buon Maestro che mentre insegna ci dà l’esempio e
comunica alla volontà debole la grazia medicinale» (G. ALBERIONE, Qua-
derno 8, 1° giugno 1910, p. 35). Inoltre, Timoteo Giaccardo annota in un
testo del suo Diario del settembre 1918: «La sera d’ingresso, dopo le ora-
zioni, il Sig. Teologo mi presentò ai giovani e mi diede il nome di maestro
e mi invitò a dire due parole: io non volli parlare perché impreparato.
Avrei dovuto parlare: se entrassi oggi = dopo un anno e più... direi: Mae-
stro: io faccio l’ubbidienza: uno solo però è il nostro maestro: Gesù che ci
parla e ci coltiva per mezzo del Sig. Teologo». In un altro testo del mede-
simo periodo, il Giaccardo ha certamente in mente il trinomio Verità, Via,
Vita, considerato sotto l’aspetto di dottrina, esempio, grazia, dove il ter-
mine Maestro acquista una connotazione speciale con Verità-Dottrina:
«Gesù Maestro: 1. Vos dicitis me magistrum et bene dicitis quia ego sum:
colla dottrina, coll’esempio, colla grazia. 2. Il Teologo mi fa chiamare mae-
stro: lo debbo essere colla dottrina, coll’esempio, colla preghiera. 3. L’esa-
me, proposito, preghiera» (cf Quaderno manoscritto Timoteo Giaccardo,
n. 68, schema LXX).
INTRODUZIONE 125
forma, che è dentro di lui e nel fine che sta fuori? Bisogna che
l’educatore, o plasmatore, procuri di render sempre più viva ed
attiva questa forma, ravvivandone l’attività se la forma è in sé
sufficiente, e, aggiungendo potenzialità, se la forma è insuffi-
ciente. Quanto poi al fine, deve farlo conoscere con tutta chia-
rezza e certezza, circondandolo di quegli elementi che possono
accrescerne l’attrattiva.
Ha poi, quel medesimo essere libero, bisogno di operare li-
beramente in ordine al fine? Bisognerà aiutarlo ad abbattere gli
ostacoli della libertà, accrescere e stimolare sempre più la forza
della volontà, perché con coraggio e slancio corra verso il suo
fine.
Solo allora, quando cioè l’essere intelligente e libero abbia
acquistato una piena coscienza di se stesso, e, resosi indipen-
dente da tutti gli ostacoli di qualunque genere, avrà acquistato
l’abitudine di conseguire il suo fine con energia, costanza ed
efficacia, solo allora quell’essere avrà acquistato il suo caratte-
re morale.
Or tutto questo ha fatto precisamente il Divin Maestro coi
suoi discepoli.
***
Si vollero raccogliere gli uffizi dell’educatore in questi
due versi:
Del savio educator questa è la legge:
Eccita, lascia agir, guida e corregge.
Il primo è l’eccitamento: lo stimolo ad agire. Gesù eccitò
coll’insegnamento della verità, col farne vedere la bellezza, col
suo esempio, colle promesse fatte a chi ne ascolterebbe le pa-
role, colla forza dei miracoli.
Quale insuperabile eccitamento agli animi nel discorso
delle beatitudini! Che fuoco dovette accendere nell’anima degli
ascoltanti!
Ma Gesù rispetta sempre la libertà, “si vis ad vitam ingredi
(Matt. XIX, 17), qui vult venire post me”, ecc.
Lascia fare anche S. Pietro che lo rinnega.
Gesù guida i suoi discepoli: “Cavete a fermento Phariseo-
rum” (Marc. VIII, 15), guardatevi dal fermento dei Farisei.
Gesù corregge: come ha corretto Pietro dopo la colpa e
quando non voleva che Gesù andasse alla morte, come ha cor-
retto Giacomo e Giovanni, quando volevano pregare il fuoco
sulla città di Samaria e in cento altre circostanze».295
––––––––––
295
F. CHIESA, Gesù Maestro, o. c., pp. 213-215.
INTRODUZIONE 139
––––––––––
296
Ibid., p. 220.
297
«Noi prendiamo qui il termine morale in senso ampio, in quanto si
riferisce alla volontà, comprende perciò sia la morale propriamente detta,
sia l’ascetica e la mistica. Vedremo ora come l’insegnamento del Divin
Maestro si estenda a tutte tre queste parti» (F. CHIESA, Gesù Maestro, o. c.,
p. 235).
140 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
––––––––––
302
F. CHIESA, Ego sum Vita, o. c., p. 331.
303
Cf A. F. DA SILVA, Tavola sinottica dei documenti relativi al testo
di Donec formetur Christus in vobis, 35 pp. (inedita).
INTRODUZIONE 143
degli alunni della Pia Società San Paolo (ramo femminile in-
cluso), che raggiungono ormai un totale di 900 presenze,
provenienti da 32 province italiane.344
DFst 213 Nel mese di ottobre si inizia in UCAS la presenta-
88
zione vocazionale dei Discepoli del Divin Maestro,345 e si
completa la fisionomia che la Casa manterrà inalterata per
––––––––––
344
Unione Cooperatori Apostolato Stampa, anno XII, n. 9, 16 settem-
bre 1929, p. 5. Cf la presente Introduzione, n. 166.
345
«I Discepoli del Divin Maestro sono, nella Pia Società S Paolo, i
religiosi laici che si dedicano all’Apostolato della Stampa. Duplice è il
loro scopo: 1) Riparare colla vita pia, coll’esercizio delle virtù cristiane,
colla propria santificazione gli innumerevoli peccati causati dalla stam-
pa cattiva. 2) Lo studio teorico pratico del lavoro tipografico di compo-
sizione, di stampa, di legatura, della carta, degli inchiostri, di propagan-
da ecc. Essi si mettono al seguito di Gesù Maestro praticando due im-
portantissime divozioni: l’assistenza devota alla S. Messa (due SS. Mes-
se ogni giorno) e l’esercizio della Via Crucis due volte alla settimana
(martedì e venerdì) oltre alla Visita quotidiana al SS. Sacramento. Essi
spendono tutte le loro energie, sempre allegri e contenti applicandosi ai
più svariati generi di lavoro, debbono possedere un corredo completo di
cognizioni teoriche e pratiche di tutto quanto riguarda il lavoro tipogra-
fico non solo, ma di una Casa in cui non basta comporre o stampare ma
preparare gli inchiostri per la stampa, fondere i caratteri per la composi-
zione, lavorare la carta ecc., ecc. Quindi è bello vederli passare dalla
compositoria alla stamperia, dalla stereotipia agli inchiostri, dall’offi-
cina meccanica alla lavorazione della carta, alla diffusione pratica dei
libri stampati. E tutto questo svariato lavoro lo compiono con molta cura
ed applicazione; spinti da un unico pensiero: guadagnarsi dei meriti, e
molti meriti per il Cielo; salvare tante, tantissime anime. I Discepoli del
Divin Maestro vanno aumentando sempre più, specialmente in questi
giorni: è il Maestro Divino che fa sentire la sua chiamata. Preghiamolo
affinché siano tanti al suo seguito, e che nessuno dei chiamati abbia a
disertare ma che tutti corrispondano generosamente. Raccomandiamo a
tutti i nostri carissimi Cooperatori ed in modo speciale ai RR.mi Parroci
l’opera delle vocazioni all’Apostolato-Stampa tra i Discepoli del Divin
Maestro. Nei Circoli della Gioventù Cattolica Maschile, spesso si in-
contrano giovanetti ed anche giovanotti che inclinano assai alla pietà;
sarebbe una buona carità avviarli alla vita religiosa ove i loro meriti si
moltiplicherebbero! Si incontrano fanciulli innocenti, candidi; è gran ca-
rità suggerire una casa religiosa ove facilmente si salveranno da molti
pericoli e svilupperanno il germe divino di una vocazione. Talvolta si
incontrano giovani che sono soli oppure in famiglia sono quasi di trop-
po: se possedessero pure tale fondo di pietà e docilità in cui si possa
coltivare una speciale speranza di vocazione religiosa, ecco l’occasione
di una bell’opera che Dio ci presenta» (Unione Cooperatori Apostolato
Stampa, anno XII, n. 10, 16 ottobre 1929, pp. 2-3).
158 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
del Can. Chiesa, egli desidera che gli dica se ti pare il frutto
corrisponderà alla spesa di tempo, energia, denaro».352
Queste lettere testimoniano l’interesse per le Lezioni di
Teologia del Chiesa, che racchiudevano per Don Alberione
il riferimento teologico per lo spirito paolino della sua fami-
glia religiosa.
In realtà questo Corso di Teologia, in quattro volumi, co-
stituisce il quadro di riferimento entro cui Don Alberione ha
completato il lavoro di stesura definitiva del DF, special-
mente per quanto riguarda la Teologia del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo. Non essendo possibile, però, presentare
qui la stretta relazione tra le Lezioni di Teologia e il DF,353 ci
si limiterà, percorrendo il testo, a fare dei richiami nei punti
di contatto più significativi.
DFst 218 L’intenso lavoro di ricerca di Francesco Chiesa
70-71 trova un ulteriore sviluppo: egli applica alla formazione del
clero la visione teologica esposta nelle Lezioni di Teologia.
Ne deriva l’opera: Per l’unità nella formazione del Clero.354
La formazione viene vista come un lavoro di unificazione
di tutta la persona. È significativo come questo sia anche
l’obiettivo che Pio XI, richiamandosi esplicitamente al testo
paolino “donec formetur Christus in vobis”, assegna all’edu-
cazione cristiana, nell’enciclica Divini illius Magistri del 31
dicembre 1929: «Fine proprio ed immediato dell’educazione
cristiana è cooperare con la grazia divina nel formare il vero
e perfetto cristiano, cioè Cristo stesso nei rigenerati col Bat-
tesimo, secondo la viva espressione dell’Apostolo: “Figliuo-
lini miei, che io nuovamente porto in seno fino a tanto che
––––––––––
352
G. ALBERIONE, [1929?] (cf Corrispondenza Don Alberione - T.
Giaccardo, inedita, conservata presso l’Archivio Storico Generale della
Famiglia Paolina, in Casa Generalizia SSP).
353
Cf A. F. DA SILVA, Il cammino degli Esercizi Spirituali nel pensie-
ro di Don Giacomo Alberione, o. c., pp. 72ss; A. F. DA SILVA, Cristo Via,
Verità e Vita centro della vita, dell’opera e del pensiero di don G. Albe-
rione, in AA.VV., L’eredità cristocentrica di don Alberione, o. c., pp.
263ss.; A. F. DA SILVA, Gv 14,6: eredità carismatica per la Famiglia
Paolina, in “Spezzate il pane della Parola”, Dossier per l’Anno Biblico
Paolino 1991-1992, Roma, Casa Generalizia SSP, gennaio 1991, Pro ma-
nuscripto, pp. 52ss.
354
F. CHIESA, Per l’unità nella formazione del Clero, Pia Società San
Paolo, Alba-Roma, 1932.
160 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
––––––––––
361
Nel numero di febbraio dell’UCAS, tra le notizie della Casa Madre,
ad Alba, si afferma: «Il mese di gennaio. - È dedicato dalla Casa a Gesù
Maestro ed il Primo Maestro nell’ora di adorazione fatta il giorno 3 ci dis-
se che nel mese di gennaio si doveva ottenere la grazia di crescere, di an-
dare innanzi e di progredire, donec formetur Christus in nobis. Il mese si
consacrò alla giovinezza di Gesù per ottenere di imitarlo nella sua vita
privata. Il Primo Maestro ci spiegò così: crescere per noi significa essere
più santi, più sapienti, acquistare maggior spirito di pietà e non solo au-
mentare i giorni della vita. Noi siamo i discepoli e come tali dobbiamo
imitare il maestro il quale ci disse: quemadmodum ego feci ita et vos fa-
ciatis» (Unione Cooperatori Apostolato Stampa, anno XV, n. 2, febbraio
1932, p. 3).
PRESENTAZIONE
d) Via Unitiva
Nell’esame della struttura del DFst si è notato che la Via
Unitiva, dal punto di vista della dinamica del cammino spi-
rituale, comprende anche le parti riguardanti i Mezzi di Gra-
zia e l’Apostolato Stampa.
A livello di struttura dell’opera la parte che ha per titolo
Via Unitiva comprende, come è stato rilevato, alcuni cenni
alla teologia dello Spirito Santo, le meditazioni sulla Chiesa
e sulle virtù teologali.
Dal punto di vista dell’esperienza degli Esercizi conviene
mettere in risalto che queste meditazioni sono destinate a ca-
ratterizzare la vita nello Spirito come dono e forte impegno
di comunione e partecipazione, espressioni del “sentire cum
Ecclesia”. Si può riassumere questo tratto del cammino co-
me vita in Cristo e nella Chiesa: in Cristo, Verità, Via, Vita,
e nella Chiesa, che è Verità, Via, Vita. Onde l’adesione alla
Chiesa richiede: «a) fede alle sue dottrine; b) obbedienza alle
sue leggi; c) amore a quanto ama e la interessa» (DFst 68).
e) Mezzi di Grazia
Il contenuto di questa parte riflette l’evidente centralità
dell’Eucaristia, intesa come Messa, Comunione e Visita.
L’esercitante è portato a vivere la vita sacramentale e la vita
di preghiera, alimentandosi di Cristo Verità, Via, Vita. E la
vita cristiana plasmata da questa proposta nuova, o “metodo
verità-via-vita”, può segnare con la sua impronta ogni stato
di vita, specialmente la vita paolina, chiamata ad essere per
il mondo, attraverso i consigli evangelici e l’Apostolato
Stampa, manifestazione di Cristo Maestro Via, Verità e Vita.
f) Apostolato Stampa
È necessario considerare il contenuto di questa parte,
sull’Apostolato Stampa, alla luce dell’Introduzione di questa
edizione, e nell’ottica degli articoli pubblicati, contempora-
neamente al DFst, sui periodici della Casa e, successiva-
mente, raccolti nell’opera Apostolato Stampa.7
L’analisi del suddetto volume permette di vedere più chia-
ramente i rapporti di questa quinta parte con le altre del DFst,
––––––––––
7
G. ALBERIONE, Apostolato Stampa, Pia Società San Paolo, Alba, 1933.
174 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
––––––––––
8
G. ALBERIONE, Apostolato Stampa, o. c., pp. 32-33.
9
«Le virtù TEOLOGALI della fede, della speranza e della carità, in
quanto ABITI, sono una via e una determinazione della grazia santificante;
ed in quanto ATTI, sono specie delle grazie attuali di illustrazione, di af-
fetto e di ispirazione.
La grazia si esplica ulteriormente nei SETTE DONI DELLO SPIRITO SANTO,
che si possono considerare come le sette virtù naturali imporporate dalla gra-
zia, ossia sopranaturalizzate, volte cioè al conseguimento della vita eterna.
I doni dello Spirito Santo insieme colle virtù Teologali producono
certi meravigliosi effetti che si chiamano FRUTTI DELLO SPIRITO SANTO. Es-
si secondo l’apostolo San Paolo sono DODICI, e corrispondono alle esigen-
ze dell’ordinamento dell’anima umana in se stessa, e relativamente alle
cose poste fuori di sé, o sopra, o sotto, o collateralmente.
Finalmente la grazia ha una mirabile esplicazione nelle OTTO BEATI-
TUDINI EVANGELICHE, che sono come atti per cui si combattono le false
beatitudini del mondo e per cui si può godere fin da questo mondo una
certa felicità, preludio della felicità perfetta della vita futura» (F. CHIESA,
Introduzione all’Ascetica, Alba-Roma, 1929, pp. 163-164).
3
––––––––––
1
«Gloria Deo, Pax Hominibus – Gloria a Dio, pace agli uomini».
2
«Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia
formato Cristo in voi» (Gal 4,19).
3
In una copia del libretto stampato, 1932, Don Alberione ha corretto di
suo pugno questa espressione con “Appunti di meditazioni ed istruzioni del
P. Maestro”. – Sul significato del termine “appunti”, cf DFin 4 e DFin 220.
4
––––––––––
1
Anima di Cristo, santificami;
corpo di Cristo, salvami;
sangue di Cristo, inebriami;
acqua del costato di Cristo, lavami;
passione di Cristo, confortami;
o buon Gesù, esaudiscimi.
Dentro le tue piaghe nascondimi.
Non permettere che io mi separi da te.
Dal nemico maligno difendimi;
nell’ora della mia morte chiamami
e comanda che io venga a te,
affinché ti lodi con i tuoi santi
nei secoli dei secoli. Amen.
Questa preghiera è posta di solito all’inizio del volumetto Esercizi spi-
rituali di S. Ignazio. Per la storia di essa, si veda Enciclopedia Cattolica,
I, 1341s.
6 O VIA, VITA, VERITAS! 1
––––––––––
1
O Via, Vita, Verità, o Gesù!
Che illumini ogni sentiero, o Gesù!
Ti seguiremo, attiraci a te, fedeli e servitori.
Noi ti lodiamo, / in te speriamo, / ti amiamo, / o dolcissimo Gesù!
Staremo saldi nella tua parola, o Gesù!
Combatteremo la battaglia della croce, o Gesù!
Dediti alla verità regale della tua Chiesa.
Noi ti lodiamo, / in te speriamo, / ti amiamo, / o dolcissimo Gesù!
Non si è riusciti ad avere molte informazioni sull’origine di questo inno.
In un Recueil de motets, curato da Edmond Gabriel, Paris, 1913, p. 23, tro-
vato in una biblioteca del Piemonte, O Via, Vita, Veritas viene attribuito ad
un certo Benz. Abbiamo comunque la testimonianza di don Paolino Marcel-
lino Gilli sull’adozione dell’inno nella Società San Paolo: «Forse ti posso di-
re quando cominciò il famoso orientamento al Cristo Via, Verità e Vita. [...]
La scintilla, secondo il mio ricordo, scoccò una bella Domenica verso la fine
del 1922 o all’inizio del 1923. [...] Dunque, la domenica dopo pranzo si an-
dava a passeggio, per fare poi un’ora di studio e un’ora di scuola di catechi-
smo; alle quattro vi era poi il canto dei Vespri. Quella volta, stavamo appena
rientrando da passeggio, anzi eravamo ancora a Piazza Savona, quando
qualcuno venne a dirci di rientrare alla svelta, perché c’era qualcosa di nuo-
vo da imparare. Infatti quel giorno non ci fu né studio né scuola di catechi-
smo, ma scuola di musica: don Robaldo passò il pomeriggio ad insegnarci il
canto “O Via, Vita, Veritas”. Dove l’avessero pescato non lo so; ma lo im-
parammo e di lì in avanti divenne il canto di ogni momento; e non solo il
canto: ma posso dire che, da quell’istante, tutto fu portato verso quella dire-
zione: la visita, le preghiere, il lavoro spirituale, la formazione personale
(mente, volontà, cuore), ecc.: tutto fu misurato sul Cristo Via, Verità e Vita»
(Intervista di don Giovanni Roatta a don Paolo Marcellino Gilli, in Cam-
miniamo anche noi in novità di vita, n. 21, marzo 1976, pp. 20-21. Cf G.
ROATTA, in L’eredità cristocentrica di don Alberione, o. c., p. 195).
ORATIO SANCTI AUGUSTINI 1 7
qua petitur intima Jesu Christi
cognitio ac sequela
––––––––––
1
PREGHIERA DI S. AGOSTINO,
in cui si chiede un’intima cognizione e sequela di Gesù Cristo.
Signore Gesù, che io conosca me, conosca te,
null’altro desideri che te.
Odi me e ami te.
Tutto faccia per te.
Umilii me, esalti te.
Ad altro non pensi che a te.
Mortifichi me e viva in te.
Tutto ciò che avviene lo riceva da te.
Perseguiti me e segua te,
e sempre desideri seguire te.
Fugga me, mi rifugi in te,
per meritare di essere difeso da te.
Tema per me, tema te,
per essere tra gli eletti da te.
Diffidi di me, abbia fiducia in te.
Che io voglia obbedire per te.
A nulla mi attacchi se non a te,
180 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
––––––––––
e sia povero per te.
Guarda a me affinché io ami te.
Chiamami affinché io veda te,
e in eterno goda te. Amen.
Il testo latino esatto di questa preghiera lo si può vedere in Enchiridion
Indulgentiarum, Typis Polyglottis Vaticanis, 1952, n. 88.
2
Nel testo stampato le parole fra parentesi quadre erano state saltate.
3
La preghiera non figura più tra quelle indulgenziate.
PREAMBOLO 9
«Vivit in me Christus».1
«Conceptus est de Spiritu Sancto».2
«Si quis diligit me, ad eum veniemus».3
––––––––––
1
«Vive in me Cristo» (Gal 2,20). – Per molte Note della presente edizio-
ne ci si è rifatti all’edizione del DF curata da Andrea Damino, Roma 1985.
2
Parole del Simbolo Apostolico: «Fu concepito per opera dello Spirito
Santo».
3
«Se uno mi ama... verremo a lui». Testo completo: «Si quis diligit
me sermonem meum servabit et Pater meus diliget eum et ad eum ve-
niemus – Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e
noi verremo a lui...» (Gv 14,23). Si noti il carattere trinitario di queste tre
citazioni.
4
Don Alberione stabilisce un rapporto di uguaglianza tra il Novi-
ziato e gli Esercizi Spirituali, ma l’esame del Quaderno manoscritto che
sta alla base di Donec formetur (DFms) rivela come i riferimenti al No-
viziato consistano in brevi adattamenti posteriori e si trovino unica-
mente nel Preambolo e nelle Norme per gli Esercizi Spirituali e pel No-
viziato (DFst 104).
5
Anche a questo punto in una copia del libretto stampato Don Albe-
rione ha apportato una correzione: ha sostituito “pensieri divini” con il
termine “considerazioni”. - Da notare che, nonostante la correzione, il
Fondatore intendeva proprio esercizi di “pensieri divini”, come risulta dal
capoverso successivo, dove l’espressione non è stata cambiata.
6
Cf Ef 4,20-24; Col 3,9-10.
7
Cf Gal 2,20. - Possiamo vedere in queste citazioni di san Paolo l’obiet-
tivo primo degli esercizi e insieme della proposta di Don Alberione. Occorre
che l’uomo gradualmente si liberi dai legami che frenano la sua adesione
al Signore, e operi al meglio per far vivere in sé il Cristo: far vivere il Cri-
sto... fino a che Egli sia formato in tutta la persona (cf Gal 4,19).
182 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
––––––––––
8
Cf il titolo degli Esercizi Spirituali secondo Sant’Ignazio: «Esercizi
spirituali per vincere se stesso e ordinare la propria vita senza lasciarsi
determinare da alcun affetto disordinato» (S. IGNAZIO, Esercizi Spiri-
tuali, 21).
9
Cf S. IGNAZIO, Esercizi Spirituali, 20.
10
Cf S. IGNAZIO, Esercizi Spirituali, 1 e 135ss.
PREAMBOLO 183
Per il Novizio
***
I Scoglio: lo scoraggiamento. È la generosità che as-
sicura il frutto.
DFin Necessità
16.48
––––––––––
25
Per i concetti espressi in questo capitolo Don Alberione si ispira al
libro La chiave della vita del can. Francesco Chiesa, il quale nella penul-
tima pagina del suo libro condensa questi concetti così: «È principio in-
concusso che la vita presente è una preparazione alla futura. Dunque è ne-
cessario che l’uomo, nelle sue varie parti, si alleni al modo di agire della
vita futura, che si sforzi a vivere quanto alla mente della vita di fede,
quanto alla volontà di una vita di obbedienza e di rassegnazione alla volontà
divina, quanto al cuore di una vita di preghiera e pratiche per ottenere la gra-
zia, e quanto al corpo di una vita di mortificazione. La vita presente deve
dunque essere una vita di fede, di ubbidienza, di preghiera e di mortificazio-
ne» (La chiave della vita, Alba-Roma, Pia Società San Paolo, 1927, p. 257).
26
Qo 12,5: «L’uomo se ne va nella [sua] dimora eterna». Nella ver-
sione della CEI manca l’aggettivo sua, sul quale si intende qui far leva.
188 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
––––––––––
22
Qo 1,2: «Vanità delle vanità».
23
La frase completa è: «Quia fecisti nos ad te et inquietum est cor no-
strum, donec requiescat in te – Perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore
non ha posa finché non riposa in te» (S. AGOSTINO, Confessioni, I,1).
24
Mt 13,45s: «Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca
di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi
averi e la compera».
25
Mt 13,44: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un
campo; un uomo lo trova... vende tutti i suoi averi e compra quel campo».
196 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
DFin La felicità
43
––––––––––
29
«Puramente servile».
30
Cf Rm 8,35: «Chi vi separerà dall’amore di Cristo?». Il testo esatto
è: «Chi ci separerà...».
31
«Istà»: cioè “sta”, “consiste”. È forma caduta in disuso.
198 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
Previsioni
«Notum fac mihi, Domine, finem meum».33
La prova
––––––––––
37
Dt 30,19. Il testo completo, in cui sono comprese le due citazioni, è:
«Io ho posto davanti a te la vita e la morte, la benedizione e la maledizio-
ne; scegli dunque la vita».
38
Cf 2Cor 4,17. Il testo completo è: «Id enim quod in praesenti est
momentaneum et laeve tribulationis nostrae, supra modum in sublimi-
tate, aeternum gloriae pondus operatur in nobis». E cioè: «Infatti il mo-
mentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità
smisurata ed eterna di gloria». – Nella Nuova Volgata il testo latino è un
po’ diverso.
39
Mt 7,13-14. Le due frasi latine non sono citate alla lettera. Signifi-
cato: sono pochi quelli che trovano la via che conduce alla vita. Molti so-
no quelli che entrano per la via che conduce alla perdizione.
40
Gc 1,12. La frase completa è: «Beatus vir qui suffert tentationem,
quoniam cum probatus fuerit, accipiet coronam vitae – Beato l’uomo che
sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la co-
rona della vita».
VIA PURGATIVA 201
DFin La morte
81
Due morti
Il tempo
––––––––––
49
Sal 116[115],15: «Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei
suoi fedeli».
50
Sal 34[33],22: «La morte del peccatore è pessima». Questo è il sen-
so che si dava usualmente alla frase. Essa però ha un altro significato: «La
malizia uccide l’empio» (versione CEI); «È ucciso l’empio dalla sua mali-
zia» (Nuovissima versione Edizioni San Paolo): «Interficiet peccatorem
malitia» (Nuova Volgata).
51
«Almeno sostanzialmente».
52
Cf DFst 83-85.
VIA PURGATIVA 203
Giudizio
Confessione
Conclusione DFin
81.149
del primo periodo, cioè meditazione 150.216
della Teologia del Padre Celeste.
––––––––––
67
Gal 4,19: «Finché sia formato Cristo in voi».
DFin VIA ILLUMINATIVA 37
53.154
195.197
DFin Incarnazione
46.49
50.150
151.153 1. Questo periodo deve portare in noi Gesù Cristo:
158.169
170.182
Verità, Via, Vita; onde risulti ⏐ l’uomo nuovo. La vita 38
183.189 soprannaturale darà la vita eterna: «coheredes Christi».1
––––––––––
4
Cf Gv 14,6: «Io sono la vita».
5
2Cor 4,10: «Ut et vita Iesu in corporibus nostris manifestetur – Per-
ché la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo». Oppure, 2Cor 4,11: «Ut
et vita Iesu manifestetur in carne nostra mortali – Perché anche la vita di
Gesù sia manifestata nella nostra carne mortale».
6
Gal 2,20: «Vive in me Cristo».
210 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
***
«Notam fac mihi viam qua ambulem» (Ps. 142).14
***
Gesù affidato a Maria Santissima ed a San Giuseppe:
Gesù si è consegnato tutto.
Si è lasciato formare.
––––––––––
7
Cf Gv 14,6: «Io sono la via».
8
Mt 12,29: «Imparate da me».
9
Cf Gv 13,15: «Vi ho dato l’esempio».
10
Mt 3,17.
11
Fil 2,9: «Per questo Dio l’ha esaltato».
12
«Siede alla destra del Padre»: parole del Credo. Cf Eb 1,3.
13
«Dunque la nostra massima occupazione sia quella di meditare sulla
vita di Gesù Cristo» (Imitazione di Cristo, Libro I, cap. I, n. 1). – Si badi
che nel testo latino, anziché in vita Christi, si legge in vita Iesu.
14
Sal 143[142],8: «Fammi conoscere la strada da percorrere». Cf pa-
gina del DFms, Allegato n. 3, p. 276.
VIA ILLUMINATIVA 211
***
Vita privata:
Occupa 30 su 33 anni: quindi importanza 10 contro
uno.
È ascesa in età sapienza e grazia.
È catena misteriosa di obbedienza, di preghiera, di
sacrificio, di virtù domestiche.
***
Ingresso a vita pubblica:
Come lascia ogni cosa, madre, casa, occupazioni.
Con il digiuno, battesimo, vincendo le tentazioni,
guadagnando prima i cuori.
Vi entra associando vita contemplativa all’attiva.
***
Vita pubblica:15
DFin Perfetta corrispondenza alla vocazione: insegnare ai
146
poveri il Vangelo, stabilire la Chiesa ecc.
––––––––––
15
Cf pagina del DFms, Allegato n. 4, p. 277.
16
Mt 11,15: «Ai poveri è predicata la buona novella».
212 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
***
1. Terza condizione perché un’opera sia meritoria: DFin
98-102
stato di grazia. Grazia significa amicizia, intimità con 108.155
Dio. Vi è la grazia prima, la grazia seconda, la millesi- 193
ma, quella della Santa Vergine. È il maggior tesoro:
minimo grado di grazia vale di più che tutti i beni mate-
riali, morali, intellettuali, del mondo: essendo di un or-
dine superiore. Tutto il bene è quello di vivere in gra-
zia, tutto il male di cadere in disgrazia di Dio.
––––––––––
26
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli» (dalla Liturgia, cf Lc 2,14).
27
Gv 8,50: «Io non cerco la mia gloria».
28
Cf Gv 12,28: «Pater clarifica nomen tuum – Padre glorifica il tuo
nome».
29
Cf Gv 5,30: «Quaero... voluntatem eius qui misit me – Cerco la vo-
lontà di colui che mi ha mandato».
VIA ILLUMINATIVA 215
DFin Perfezione
45.58
108.155
1. Quarta condizione: che l’opera sia fatta bene. Si-
gnifica: incominciata, continuata, terminata a dovere.
Anche la Comunione, persino la Messa devono essere
così compiute; diversamente sono mancanti. Così lo
studio, l’apostolato, le opere anche minori, tutte.
2. Ed è così che operò il Maestro Divino: il Santo
Vangelo non ne lascia dubbio: «bene omnia fecit»;31
comprendiamo che l’omnia significa: vita pubblica,
individuale, famigliare; abbraccia l’esteriore e l’inte-
riore; le sue relazioni col Padre e con lo Spirito Santo
e con gli uomini. Potremmo in modo speciale contem-
plare come compì l’Ultima Cena in tutte le prescrizio-
ni, ⏐ come predicava, come si comportò con Giuda, 48
come compì il sacrificio della Croce.
––––––––––
30
Gv 10,30: «Io e il Padre siamo una cosa sola».
31
Mc 7,37: «Ha fatto bene ogni cosa».
216 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
Gesù Via
***
Discorso montano:
Le perfezioni della carità e delle virtù indicate da
Gesù sulla legge antica.
La santificazione dello spirito e del cuore.
La essenza del Sacerdozio.
Due caratteri: necessità di salvarsi; necessità del-
l’umiltà.
––––––––––
44
Cf Gv 14,11.
45
Cf Lc 7,22.
46
Gv 6,68: «(Signore) da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna».
47
Mt 23,10: «Uno solo è il vostro Maestro».
48
Mt 7,20: «Dai loro frutti li potrete conoscere».
49
Cf pagina del DFms, Allegato n. 5, p. 278.
VIA ILLUMINATIVA 219
La Tradizione DFin
26.33
113
1. La Tradizione è la seconda fonte onde la Chiesa 124-131
156.159
attinge la dottrina che conserva e insegna. La dottrina 171
della Chiesa in parte è trādita-tramandata,51 a voce,
nelle liturgie, nella pratica della vita della Chiesa, nelle
pie usanze, nelle divozioni, nelle vite dei santi, negli
scritti dei Santi Padri, dei Dottori, dei provati autori,
dogmatici, ascetici, moralisti, in tantissime illustrazioni.
2. La tradizione è veneranda; come quella che fonda,
spiega, popolarizza molte verità dogmatiche; come quel-
la che mostra la vita praticamente santa quale sull’esem-
pio del Salvatore, degli Apostoli, dei primi cristiani ci
venne insegnata; come quella che indica lo spirito della
Chiesa sempre uno e sempre espansivo, sempre santo e
sempre attivo.
3. Praticamente dobbiamo: inchinarci alle verità che
54 formano il complesso ⏐ dell’insegnamento della Chiesa,
benché non definite; modellare la nostra vita sull’esem-
––––––––––
51
«Trādita»: dal latino “trādĕre”, che significa “trasmettere”, “tra-
mandare”.
VIA ILLUMINATIVA 221
––––––––––
52
Cf pagina del DFms, Allegato n. 4, seconda metà della pagina,
p. 277.
53
L’espressione “Via regia della Santa Croce” (“De regia via Sanctae
Crucis”) è il titolo del cap. XII del libro II dell’Imitazione di Cristo.
54
Col 1,24. La frase completa è: «Adimpleo ea quae desunt passio-
num Christi in carne mea pro corpore eius quod est ecclesia – Completo
nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo
corpo che è la Chiesa».
55
Cf Gv 14,6.
222 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
––––––––––
56
Ap 3,1: «Ti si crede vivo e invece sei morto».
57
Gv 1,14. «Pieno di grazia».
58
Gv 10,10. «Son venuto perché abbiano la vita».
59
Gv 15,5: «Senza di me non potete far nulla».
60
«Non cerco la mia gloria ma la gloria di colui che mi ha mandato».
Cf Gv 5,30: «Non quaero voluntatem meam, sed voluntatem eius qui misit
me». In Gv 8,50 si legge: «Ego autem non quaero gloriam meam». Come
si vede, Don Alberione modifica Gv 5,30, cambiando la parola “volun-
tatem” con “gloriam”, che si trova invece in Gv 8,50.
VIA ILLUMINATIVA 223
––––––––––
61
Mt 15,36: «Rendendo grazie». Cf Gv 11,41.
62
Is 53,4: «Languores nostros ipse tulit – Si è caricato delle nostre sof-
ferenze».
63
Eb 5,7: «Fu esaudito per la sua pietà».
64
«In lui, con lui, per lui». Formula ispirata alla dossologia finale del
canone della Messa, ma in ordine inverso.
65
Sal 130[129],7: «Grande è presso di lui la redenzione».
224 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
Gesù Vita
«Abundantius habeant» 67 DFin
17ss
132-136
1. La grazia può essere prima, seconda, millesima: 157.186
dal buon ladrone all’altezza della Santissima Vergine vi
è distanza immensa. In generale si può dire che dipende
da due elementi: cioè opera nostra e grazia di Dio. Il
58 nostro operare è la parte materiale; ⏐ la grazia è l’anima
che dà un essere o un valore soprannaturale all’opera.
2. L’opera nostra con le condizioni è richiesta. Ma
chiunque opera in Gesù Cristo, è come il tralcio che
partecipa della vita di Lui, cioè della grazia: «hic fert
fructum multum».68 La vita di Gesù Cristo è infinita:
ecco quindi che può crescere all’indefinito il merito e la
grazia nel nostro cuore.
3. a) Voler essere santi, presto santi, grandi santi in
Gesù Cristo; b) mettere molte opere buone, onde siamo
come tante creature, o persone, o piante di grano (un
immenso campo) cui Gesù Cristo infonde anima-grazia;
c) ciò che non si può colla realtà si abbraccia col desi-
derio: essere nel cuore di tutti i Santi; nei desideri di
tutti gli angeli; nel cuore stesso di Gesù Cristo che si
immola sugli altari.
––––––––––
66
Rm 5,20: «Sovrabbondò la grazia».
67
Gv 10,10: «Abbiano (la vita) più in abbondanza».
68
Gv 15,5: «Costui porta molto frutto».
VIA ILLUMINATIVA 225
––––––––––
73
Cf F. CHIESA, Lectiones theologiae dogmaticae recentiori mentali-
tati et necessitati accommodatae, Albae Pompejae, Typis Piae Societatis
S. Pauli, vol. III, Tractatus De Deo Spiritu Sancto, MCMXXX, pp. 617-
619. Cf A. F. DA SILVA, Gv 14,6: eredità carismatica per la Famiglia
Paolina, in “Spezzate il pane della Parola”, Roma, Casa Generalizia SSP,
1991, p. 53. Cf pagina del DFms, Allegato n. 6, p. 279.
VIA ILLUMINATIVA 227
In questa vita
DFin «Diffusione della divina Bontà» 75
69.157
168.188
1. Dio vuol essere glorificato come Bonus, special-
mente: epperò una diffusione divina ⏐ di beni ha fatto 62
––––––––––
74
«Quoad intellectum...»: riguardo alla mente... al cuore... alla volontà.
75
Cf F. CHIESA, De bonitate Dei, in Lectiones..., vol. II, Alba, 1933,
p. 72ss. Cf A. TANQUEREY, Compendio di Teologia Ascetica e Mistica,
Società di S. Giovanni Evangelista, Desclée e Ci, Roma-Tournai (Belg.)-
Parigi, 19284, n. 437ss.
228 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
65 Pratica DFin
70.103
170
Come conclusioni pratiche, richiamo:
1. Gesù è verità:77 lo studio della dottrina di Gesù
Cristo; cioè la santificazione della mente, amare il Si-
gnore con tutta la mente (Vangelo, istruzione religiosa,
pensieri e giudizi di Gesù Cristo), esclusione di ogni
cosa contraria, fosse pure di semplice apprensione.78
66 [pagina bianca]
––––––––––
77
Cf Gv 14,6.
78
«Apprensione» sta per “apprendimento”.
79
Cf Gv 14,6.
80
Cf Ibid.
DFin VIA UNITIVA 67
67.68.71
195.197
La Chiesa Militante 68
Il Papa DFin
109
1. Il Papa è il Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo
ed a suo nome definisce la verità da credersi, forma le
leggi, lega e scioglie: «Ubi Petrus ibi Ecclesia».2
––––––––––
1
2Tm 4,7: «Ho combattuto la buona battaglia».
2
«Dove è Pietro (il Papa) quivi è la Chiesa». S. AMBROGIO, Enarratio
in Psalmum XL, n. 30; PL 14, 1134B.
VIA UNITIVA 233
DFin La Fede
84
137-143
1. La fede è virtù teologica infusa da Dio, che incli-
na l’uomo a credere fermamente quanto Dio ha rivelato
e la Chiesa propone a credere: «Sperandarum substantia
rerum, argumentum non apparentium».3
2. È il fondamento di ogni giustificazione; il fonda-
mento positivo di ogni virtù; il principio di vita cristia-
na; la porta ai sacramenti. La misura della fede è la mi-
sura delle altre virtù. «Iustus meus ex fide vivit».4 «Sine
fide impossibile est placere Deo».5 Gesù Cristo disse:
«Credite in Deum et in me credite».6 La fede è: non un
ragionamento, ma una grazia! Essa è credere sul-
l’autorità di Dio rivelante e sopra la parola della Chiesa
che comunica a noi il deposito da Gesù Cristo avuto.
3. a) La fede può rendersi più viva con la preghiera e
atti ripetuti; b) occorre salvarla dai pericoli come le
letture dubbie, ⏐ le conversazioni sospette ecc.; c) evita- 71
re i peccati opposti che sono le credulità e le infedeltà.
––––––––––
3
Eb 11,1: «Fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle
che non si vedono».
4
Ab 2,4. Cf Rm 1,17 e Gal 3,11: «Il giusto vive di fede».
5
Eb 11,6: «Senza la fede è impossibile essere graditi a Dio».
6
Gv 14,1: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me».
234 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
La Speranza DFin
137-143
La Carità DFin
137-143
218
1. La carità è la virtù teologale terza; da Dio infusa
72 nell’anima nostra. Forma due ⏐ fiamme: una diretta
verso Dio, amor di Dio; l’altra diretta verso il prossimo,
amor del prossimo. È benevolenza, cioè volere il bene.
Quindi è: compiacenza del bene che già Dio e il pros-
simo possiedono; è desiderio di quanto non ancora pos-
siedono.
2. Vi sono tre virtù ora: fede, speranza, carità: la
maggiore è la carità. La carità sola è eterna ed il cielo è
godimento amoroso dell’oggetto raggiunto. Necessaria,
perché ogni opera abbia merito; anzi essa stessa è la
tendenza all’ultimo fine. Non può poi amare Dio chi
VIA UNITIVA 235
I Sacramenti
74 La Confessione
77 Visita DFin
24.38
84.144
1. La Visita al Santissimo Sacramento è onorare 152.153
l’Eucaristia come trono di grazia oltreché come Messa 154.160
191
e Comunione. È l’anticamera del cielo; è il sospiro e la
preparazione alla Visione celeste. È grazia, è luce, è
conforto.
2. Essa ha i quattro fini della Messa: l’Adorazione di
Nostro Signore Gesù Cristo Dio e uomo: e in Lui e per
Lui il Padre; è il ringraziamento degno; è propiziazione
per i peccati; è impetrazione per tutti i nostri bisogni.
MEZZI DI GRAZIA 239
***
DFin 1. Molti sono i metodi insegnati, fra cui più spesso
50.81
quello dei quattro fini, delle orazioni comuni, ecc. Fra
essi: quello che onora Gesù Maestro Verità, Via, Vita,
lo si indica particolarmente. Si divide l’ora in tre spazi.
L’orazione DFin
82.114
115-121
1. È: «elevatio mentis in Deum»; o «petitio decen- 160
79 tium a Deo».6 La prima definizione ⏐ si riferisce spe-
cialmente all’orazione mentale; la seconda all’orazione
vocale. Si divide in: mentale, dove predomina la mente;
vocale, dove predomina la parola; vitale, dove predo-
minano le opere; abituale, vi è lo stato o spirito di ora-
zione.
DFin Virtù 81
32
––––––––––
12
«Chi è nella natura, chi nella dignità, chi nei doveri?».
MEZZI DI GRAZIA 245
DFin L’obbedienza
60.66
70.105
106.161 1. Come virtù impegna tutti ad assoggettarsi ai legit-
199
timi Superiori nelle rispettive ⏐ materie; come voto ob- 86
bliga il religioso per un nuovo impegno ad ascoltare in
quelle cose che direttamente o indirettamente si riferi-
scono alla vita dell’Istituto, cioè all’osservanza dei voti
e costituzioni. Talora l’obbedienza impegna solo all’atto
esterno, per lo più anche all’atto interno; ottima se in-
clina pure il giudizio.
Castità DFin
60.66
70.106
1. È virtù e voto pel religioso: che vieta ogni atto di 161.199
lussuria; tanto esterno che interno. Quindi impegna ad
usare tutti i mezzi. È virtù difficile avendo nemici mol-
ti; è virtù delicata, essendo facile la gravità; è virtù ec-
cezionale per la terra.
87 2. Importanza: rispetto a Dio, a Gesù Cristo, alla
Santissima Vergine e santi. Effetti: in terra, in cielo.
Frutti: in noi, nel prossimo.
Meditare innanzi alla Santa Famiglia e al Crocifisso.
3. Richiede due mezzi: a) orazione, specialmente fre-
quenza pia ai Santi Sacramenti e divozione a Maria San-
tissima; b) vigilanza sui pericoli interni (fantasia, cuore,
pensieri), sui sensi esterni (vista, udito, tatto, gusto),
sulle disposizioni inclinanti (superbia, accidia), sulle oc-
casioni (vestito, divertimenti, compagni, letture, ecc).
Povertà DFin
60.66
70.82
1. È virtù e voto pel religioso. Virtù in quanto importa 106.161
distacco interiore ed anche esteriore se voluto da Dio: in 199
quanto voto semplice e pubblico importa che tutto
quanto il religioso acquista per sua industria, o intuitu
religionis,13 sia della religione; inoltre per ogni cosa ab-
dica il diritto di disporne ed usarne senza la licenza.
2. È la prima beatitudine e quasi gradino a tutte le
altre; è la prima virtù che Gesù Cristo abbracciò sulla
terra, appena comparve fra gli uomini; è apportatrice
88 di ⏐ molta pace e libertà; sorgente di meriti grandissimi;
libera da mille sollecitudini e pericoli.
––––––––––
13
«In vista della religione o dell’istituto». Si veda Codice di Diritto
Canonico, promulgato da Benedetto XV, nel 1917, can. 580,2.
MEZZI DI GRAZIA 247
––––––––––
17
«Odiare come peste il dispensarsi dalle regole». – La frase è attri-
buita a S. Giovanni Berchmans e la si trova nel volumetto del Testore: La
perfezione della virtù.
APOSTOLATO STAMPA 93
*** 94
***
1. La Stampa come Apostolato, è nella sua sostanza
95 di istituzione divina. È Dio ⏐ che ordinò di scrivere; so-
no gli Apostoli che l’hanno esercitato: è la Chiesa che
l’ha praticato; sono i Padri, i Dottori, i Santi, i Vescovi
che vi si resero illustri. Le verità divine altre arrivano ai
fedeli per mezzo della viva voce, altre arrivano per la
Scrittura.
98 [pagina bianca]
APOSTOLATO STAMPA 255
DFin Conclusioni 99
115-121
132-133
137-143 1. Abbiamo meditato: l’uomo è creato pel cielo; uni-
166
camente pel cielo. Tutto il lavoro dell’uomo si è di non
lasciarsi guadagnare il cuore dai beni presenti, ma di
servirsi dei beni presenti come di mezzi pel cielo. Tutto
il male sta nel mutare il fine nei mezzi. Se si è fatto, è
necessario convertirci: e porre definitivamente il cuore,
le fatiche, il lavoro pel cielo. Frutto della prima parte è
perciò la conversione totale della vita verso l’eternità.
DFin 3. In tre modi si cammina con Gesù Cristo: nella via 100
35
dei comandamenti: vita cristiana; nella via dei consigli
evangelici: vita religiosa; nella via dello zelo, vita di
apostolato.
Tutto si compie nello Spirito Santo: poiché come la
vita di Gesù Cristo, così la vita della Chiesa, cioè la vita
sopranaturale delle anime è comunicata, sviluppata,
perfezionata, consumata nello Spirito Santo. Perciò lo
studio nostro è doppio: onde in noi si formi Gesù Cri-
sto. Cooperazione con propositi speciali e preghiera
coll’abbondanza delle pratiche.
––––––––––
4
Gal 2,20: «Vive in me Cristo».
101 NOZIONI UTILI
Virtù teologali
I sette doni
In noi
Prossimo
Le beatitudini 1
1. Beati i poveri di spirito: perché di questi è il re-
gno dei cieli.
2. Beati i mansueti: perché possiederanno la terra.
3. Beati coloro che piangono: perché saranno con-
solati.
4. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia:
perché saranno satollati.
5. Beati i misericordiosi: perché troveranno miseri-
cordia.
6. Beati i puri di cuore: perché vedranno Dio.
7. Beati i pacifici: perché saranno chiamati figli di
Dio.
8. Beati quelli che soffrono persecuzioni per amor
della giustizia: perché di questi è il regno dei cieli.
Rispetto a noi:
Pel passato toglie meriti e abiti buoni.
Pel presente: merita l’inferno, chiude il cielo, distacca
dalla grazia.
Pel futuro: riempie di rimorsi, toglie la possibilità di
meritare, attira morte e castighi.
Rispetto al prossimo:
Sempre impedisce grazie, spesso scandolezza.3
Pel chiamato all’apostolato danneggia tante anime.
Si riflette sull’eternità intera.
[L’eternità] DFms
31
DFms Propositi
32
1. Alla meditazione sulla fine del mondo seguono le
prime risoluzioni. In esse si impiega il tempo conve-
niente secondo la difficoltà e importanza speciale.
a) La prima è l’abbandono del peccato, la conver-
sione, la confessione con disposizioni profonde.
b) La seconda riguarda la scelta dello stato (se anco-
ra non fatta) secondo le viste di Dio ed i vantaggi
eterni nostri.
c) La terza è la determinazione speciale a compiere
bene la volontà di Dio e provvedere all’eternità
nello speciale stato scelto, abbracciato.
2. Occorre qui a) sentire la volontà di Dio, b) consi-
derare le cose al lume dell’eternità.
È necessario che taccia del tutto la voce esterna delle
ricchezze, onori, piaceri; tanto che il cuore si senta in-
differente a tutto [ciò] che è mondo, vita, egoismo.
3. Date queste disposizioni, tre sono i mezzi:
a) preghiera umile, costante, fiduciosa;
b) pensare innanzi al tabernacolo ed al sepolcro
aperto;
c) consigliarsi bene, con persona dotta, pia, prudente.
Sarà tanto il frutto quanto santi questi propositi: cioè
rettamente scelti, profondamente sentiti, accompagnati
dalla divina misericordia.
––––––––––
8
Qo 12,5: «L’uomo se ne andrà nella sua dimora eterna».
266 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
DFms Misericordia
36
[L’inferno] DFms
37
DFms Confessione
41
1. La confessione è la riparazione generale. Essa ha
due aspetti: il passato che cancella nella parte cattiva,
cioè il peccato; il futuro per cui è il rimedio per eccel-
lenza a prevenire la colpa.
2. La confessione: apre il cielo, chiude l’inferno, re-
stituisce i meriti perduti per la colpa, ritorna 14 la pace
––––––––––
14
«Ritorna»: cioè “fa ritornare”, “restituisce”.
270 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
-------------------
––––––––––
15
Per questa espressione, che traduce la formula «prompte, faciliter,
delectabiliter», vedi nota 10 di DFst 81.
APPENDICE 271
––––––––––
16
Capitolo concernente la Via Unitiva (v. DFst 67ss). Cf pagina del
DFms, Allegato n. 7, p. 280.
17
Completiamo le frasi: «Spiritus Sanctus superveniet in te – Lo Spi-
rito Santo scenderà su di te» (Lc 1,35). «Tunc Iesus ductus est in desertum
a Spiritu – Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto» (Mt 4,1).
«Descendit Spiritus Sanctus corporali specie sicut columba in ipsum –
Scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea come di colomba»
(Lc 3,22).
18
«Nisi quis renatus fuerit ex aqua et Spiritu Sancto... – Se uno non
nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3,5).
ALLEGATI
274 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
Allegato n. 1
Allegato n. 2
Allegato n. 3
Allegato n. 4
Allegato n. 5
Allegato n. 6
Allegato n. 7
Allegato n. 8
64 32 - 101 47 39
65 32 - 102 47 39-40
66 32 - 103 47-48 40
67 33 - 104 45 40
68 33 - 105 45 41
69 33 - 106 60 41
70 35 - 107 60 41-42
71 35 - 108 60 42
72 35 - 109 60 42
73 34 - 110 62 42-43
74 30 - 111 62 54
75 30 - 112 50 43
76 30 - 113 50 43-44
77 37 - 114 51 44
78 37 - 115 51 44
79 37 - 116 51 44-45
80 36 - 117 53 45
81 36 - 118 53 45-46
82 39 - 119 53 46
83 39 - 120 55 46
84 39 - 121 55 46-47
85 41 - 122 55 44
86 41 - 123 57 47
87 41 - 124 57 47-48
88 42 - 125 57 48
89 43 34 126 49 48
90 43 34 127 49 48
91 43 35 128 49 48-49
92 26 35 129 59 49-50
93 26 35-36 130 59 50
94 44 36 131 59 50
95 44 36 132 70 50-51
96 44 36 133 70 51
97 44b 37 134 70b 49
98 46 37-38 135 63 51
99 46 38 136 63 51
100 46 38 137 63 52
ALLEGATI 283
138 65 52 175 75 68
139 65 52 176 77 68
140 65 52-53 177 77 69
141 67 53 178 77 69
142 62 53 179 79 69
143 62 53-54 180 81 70
144 61 55 181 81 70
145 61 55 182 81 70-71
146 61 55 183 83 71
147 69 55-56 184 83 71
148 69 56 185 83 71
149 69 56 186 85 71-72
150 72 56-57 187 85 72
151 72 57 188 85 72
152 72 57 189 97 73
153 73 57-58 190 97 73
154 73 58 191 97 73
155 73 58 192 101 74
156 74 58-59 193 101 74
157 74 59 194 101 74
158 74 59 195 99 74-75
159 71 59-60 196 99 75
160 71b 60 197 99 75
161 71b verso 60 198 - 76
162 94 60-61 199 - 76
163 94 61 200 - 76
164 94 61 201 103 77
165 74b 61-62 202 103 77
166 74b 62 203 103 77
167 74b 62-63 204 104 77
168 74c 63 205 104 78
169 74c-d 63-64 206 104-105 78
170 74d 64 207 100 78-79
171 74d-e 65 208 100 79
172 58 67 209 100 79
173 88 - 210 102 80
174 75 68 211 102 80
284 DONEC FORMETUR CHRISTUS IN VOBIS
– “non può avere Dio per Pa- – l’orientamento della vita ver-
dre chi non ha la Chiesa per so il Cielo: 13
madre”: 68 – l’uomo è creato per il cielo,
Chiesa Francesco: 27in, 29in, unicamente per il cielo: 99
61in, 95in, 108in, 128in, – la grazia santificante rende
131in, 214in coerede di Gesù e erede del
– da lui si è ricevuto l’inse- cielo: 59
gnamento, lo spirito, la gui- – la Penitenza chiude l’infer-
da: 34in no, apre il cielo: 34
– La chiave della vita: 172in, – la scienza sacra fa prevenire
16 l’occupazione del cielo: 51
– tre opere, Gesù Cristo Re, – la speranza, certezza tanto
Gesù Maestro, Ego sum per il cielo, quanto per le
Vita: 168in grazie per raggiungerlo: 71
Cielo – la visita è l’anticamera del
– appetire i beni temporali cielo: 77
come mezzi per il cielo, te- – le tre vie verso il cielo: 83
mere che riescano lacci di – mandò il Figlio a segnalare
perdizione: 27 la strada del cielo: 48
– cammino al cielo: 39 – non lavorare per il cielo si-
– creati per essere partecipi in gnifica perdersi: 21
cielo della felicità di Dio: 21 – Passione, via regia del cielo:
– desiderio del cielo, re dei 54
desideri: 25 – porre definitivamente il cuo-
– è glorificazione completa: 62 re, le fatiche, il lavoro per il
– è nella vita comune che si cielo: 99
guadagna il cielo: 91 – prepararci il desiderio del
– effetti della castità, in cielo, cielo: 25
in terra: 87 – S. Scrittura, lettera per in-
– entrare in cielo: 55 vitare al cielo e insegnare la
– era smarrita la strada del via: 52
cielo: 40 – San Paolo, dal cielo è po-
– essendo il cielo gaudio: 16 tentissimo: 96
– famigliarizzare col cielo: 10 – veniamo dal cielo, andiamo
– Gesù Cristo è la via del al cielo: 36
cielo, via unica, via sicura: Civiltà Cattolica (La): 23in,
99 33in, 61in, 96in, 169in,
– i beni presenti, mezzi per il 172in, 174in, 205in, 210in,
cielo: 99 218in
– il cielo è godimento amoroso – la potenza della stampa: 61in
dell’oggetto raggiunto: 72 Colacrai Angelo: 10in, 25in,
– il direttore spirituale illumina, 159in
custodisce, regge fino alla Colombara Giuseppe: 14in
casa paterna nel cielo: 80 Comandamenti: 15, 83, 84,
– il pensiero del cielo: 24 100
– in cielo l’obbedienza innal- – esame su tutti i comanda-
zerà su tutti l’obbediente: 86 menti: 20
INDICE ANALITICO 297
– occasione di abusi: 22 Dio: 11, 18, 19, 21, 25, 26, 28,
– prendere quanto ci aiuta, su- 39, 40, 43, 44, 46, 48, 49,
stine: 23 50, 56, 57, 62, 63, 65, 68,
– rivolta portata dal peccato 70, 71, 72, 74, 76, 80, 83,
originale: 22 93, 96, 101, 102
– tre ordini di creature, fisi- – altissimo fine: 15
che, morali, spirituali: 22 – cadere nelle mani di Dio vi-
– uso delle creature: 22 vente: 33
Crémieux Adolphe: 61in – cercare il Regno di Dio: 81in
Cresima: 55 – cercare la sua volontà, la
Crisi sua gloria, il suo beneplaci-
– le tre crisi: 44 to: 162in
– prima, seconda, terza crisi: – chi è Dio?: 17
34 – creati per dare gloria a Dio:
Cristo. Vedi Gesù Cristo 21
Croce: 104in; 29, 44, 45, 48, 54 – creati per essere partecipi
– Via regia della Santa Croce: della sua felicità: 21
54 – Creatore: 15, 18
Cuore: 9, 12, 15, 16, 18, 19, – Creatore, Padrone, Fine: 45
22, 25, 26, 33, 38, 40, 51, – Dio è fedele: 29, 31
53, 54, 58, 65, 70, 74, 75, – Dio l’Uno e Trino è l’unum
78, 81, 84, 87, 91, 99 necessarium del Vangelo di
– e gaudio di Dio: 16 Marta e Maria: 123in
– il cuore di Gesù Cristo: 64 – Dio vuol essere glorificato
– soddisfatto il cuore: 24 come Bonus: 61
Cura d’anime nelle grandi – esame del servizio di Dio: 33
città (La), opera di Enrico – eterna glorificazione di Dio:
Swoboda: 49in 35
Cura d’anime speciale, opera – fummo creati da Dio: 21
di Cornelio Krieg: 49in – glorificare Dio: 62
Da Silva Antonio F.: 49in, – Governatore: 15, 19
172in, 195in, 197in, 205in, – i doni di Dio: 84
217in; 60 – il mondo, imperfetto regno
Damasceno Giovanni (San): 58 di Dio: 35
Damino Andrea: 41in, 9 – incarnare Dio in noi: 36
Danusso Vittore (Can.): 27in – intimità con Dio: 46
Date eucaristiche: 144in – l’uomo uscito dalle mani di
Delamaire François-Marie- Dio: 35
Joseph (Mons.): 61in – la fiducia in Dio: 13, 29
Del gran mezzo della pre- – la mano di Dio sopra di me,
ghiera: 83in; 59, 79 come ci ha condotti: 6in
Deo gratias: 81in, 164in – la mano di Dio sopra di me:
– il Deo gratias nella Piccola 7in
Casa della Divina Provvi- – la Provvidenza di Dio: 19
denza: 81in – la volontà di Dio guida e
Desolazioni: 55 regge e tutto si fa per Dio
Diaconesse: 145in solo: 162in
INDICE ANALITICO 299
APPENDICE........................................................................ 261
INDICI................................................................................ 285
Stampa 2008
L.E.G.O. SpA - Stabilimento di Lavis (TN)
Printed in Italy