Dispensa Diritto Privato
Dispensa Diritto Privato
Dispensa Diritto Privato
- Il diritto è un complesso di regole, dette norme giuridiche, che disciplinano le condotte umane in
una comunità, secondo principi e valori nei quali la società storicamente si riconosce.
L’ordine di una comunità non è assicurato dal solo catalogo dei precetti giuridici, ma è sostenuto
da dettami etici, precetti religiosi, tradizioni, che connotano l’esperienza giuridica di una comunità.
- Non ogni relazione sociale, non ogni interesse e non ogni fatto materiale sono anche
giuridicamente rilevanti. Sia in relazione ad un interesse che ad un fatto materiale il diritto può
assumere un duplice atteggiamento: di indifferenza o di rilevanza. In questa seconda ipotesi può
tenere una posizione di apprezzamento, e quindi proteggerli o incentivarli, o di contrarietà, e
quindi vietarli o punirli.
- Il diritto oggettivo indica l’insieme dei precetti giuridici vigenti, su cui si fondano i rapporti tra
consociati o tra le diverse comunità. Il diritto soggettivo indica il potere attribuito al privato di
assumere un determinato comportamento per realizzare un proprio interesse.
- L’ordinamento giuridico è il complesso di regole vincolanti di cui si dota una comunità, per
disciplinare le condotte e le relazioni umane, fissando i diritti dei consociati (norme materiali o
sostanziali) ma anche organizzare le strutture pubbliche e regolare i meccanismi privati perché tali
diritti siano osservati (norme strutturali o formali).
- Caratteri dell’impianto: effettività (produzione di regole giuridiche e garanzia di applicazione);
completezza (ogni fatto della vita deve trovare regolazione all’interno dell’ordinamento); istituzioni
organizzative (fattori strutturali della società che spesso comportano la formazione di specifici
apparati che consentono la produzione e l’osservanza del diritto).
- Concetti: norma giuridica (unità elementare dell’ordinamento; di solito caratterizzata da un
precetto e una sanzione per la sua inosservanza; “combinato disposto”: risultato
dell’interpretazione congiunta di due o più norme); istituto giuridico (compendio delle regole che
disciplinano un singolo fenomeno giuridico, talvolta ampiamente inteso es. contratto talaltra
considerato in uno specifico profilo es. conclusione del contratto); principi (criteri logici; tecniche
organizzatorie; valori fondamentali-> principi generali cfr clausole generali, tecniche di normazione
elastiche e adattabili)
- Sistema: complesso di regole e principi che esprime la necessaria interazione tra le norme di uno
spazio giuridico
- Il diritto positivo è il complesso delle regole costituenti l’ordinamento giuridico. Il diritto naturale
indica l’insieme di principi che si fanno derivare da fonti non formali, quali la natura umana o la
divinità o la ragione.
- Il sistema di civil law è il modello ordinamentale dominante nel nostro paese. È un diritto di fonte
legislativa. I giudici sono tenuti ad applicare il diritto espresso dalle leggi; i precedenti giudiziari non
sono vincolanti, ma svolgono una funzione persuasiva dei giudici.
Il sistema del Common law è un modello ordinamentale di matrice anglosassone. È un diritto a
formazione giudiziaria (judge made law). Il precedente giudiziario è vincolante per i giudici di pari
grado o di grado inferiore; per discostarsene bisogna motivare circa la novità del caso.
- Il diritto pubblico regolamenta il rapporto tra la pubblica amministrazione e i privati. Il diritto
privato regolamenta il rapporto tra i privati.
- Lex mercatoria: sistema di norme di tipo consuetudinario, “diritto spontaneo” nato tra i soggetti
operanti in specifici settori economici a carattere principalmente internazionale.
Fonti e applicazione del diritto
- Si definiscono “fonti del diritto” l'insieme degli atti e dei fatti che un ordinamento giuridico o un
determinato contesto socio-culturale reputano idonei a modificare o innovare l'ordinamento
stesso.
- In apertura del Codice civile sono dettate le disposizioni sulla legge in generale, o disposizioni
preliminari, o preleggi. Artt. 1-9: normativa relativa alle “fonti del diritto”; artt. 10-16: “applicazione
della legge in generale.
- Le tecniche di normazione indicano i criteri e i modi di formulazione delle norme giuridiche.
1. La tecnica tradizionale è per fattispecie: l’ordinamento prevede il fatto astratto, al cui
realizzarsi conseguono gli effetti previsti dall’ordinamento. La riconducibilità della fattispecie
concreta alla fattispecie astratta comporta l’applicazione della norma. Norme perfette: precetto
(norma primaria) + sanzione (norma secondaria). Norme premiali: precetti la cui osservanza è
rimessa alla prospettiva di un vantaggio. Norme imperfette: si limitano a indicazione della
condotta, senza prevedere conseguenze immediate.
2. Tecnica per clausole generali, caratterizzate da elasticità e adattabilità.
3. Tecnica per risultato: l’ordinamento si limita a prevedere l’obiettivo da realizzare, lasciando a
enti e privati la scelta degli strumenti per conseguirlo.
- I caratteri delle norme giuridiche esprimono le proprietà delle norme.
1. Caratteri generali (essenza della normatività): esteriorità (le norme sono riferite ai
comportamenti tenuti dai soggetti giuridicamente rilevanti); plurilateralità (le norme sono
rivolte a regolare le relazioni dei soggetti tra loro e con le istituzioni; principio di uguaglianza dei
cittadini di fronte alla legge)
2. Caratteri particolari (contenuto delle singole norme). Riguardo a struttura: generalità (norma
non si rivolge ad uno o più soggetti determinati ma ad una pluralità indeterminata di soggetti);
astrattezza (norma non si riferisce ad un fatto concreto ma ad una serie ipotetica di fatti). E’ da
tempo in atto un fenomeno di particolarismo giuridico (norme speciali riguardano categorie di
soggetti deboli; norme eccezionali operano in circostanze specifiche). Riguardo a funzione:
norme ordinative (regole organizzative dell’azione pubblica e dell’attività giuridica; se
inosservanza, reazione è l’inefficacia dell’atto compiuto); norme proibitive (regole attributive di
situazioni giuridiche soggettive; se inosservanza, reazione è obbligo risarcimento danni a carico
del responsabile dell’atto dannoso). Riguardo a efficacia: norme imperative (non consentono
deroghe dai privati); norme dispositive (osservanza rimessa alla valutazione di convenienza dei
soggetti; dispositive in senso stretto quando derogabili dai privati, suppletive quando operano in
via residuale allorché i privati non abbiano apprestato una diversa regola pattizia).
- Le fonti di produzione sono i fatti generatori delle regole giuridiche. Le fonti di cognizione sono gli
atti e gli strumenti pubblici rivolti a procurare la conoscibilità delle regole giuridiche (es. la Gazzetta
Ufficiale e il Bollettino Ufficiale della Regione).
- Le fonti-atto afferiscono all’attività di particolari organi cui è attribuita il potere di produrre norme
giuridiche (fonti soggettive). Si tratta tipicamente di diritto scritto es. leggi. Le fonti-fatto esprimono
l’oggettivo operare di comportamenti e situazioni ripetuti nel tempo cui l’ordinamento attribuisce
rilevanza giuridica (fonti oggettive) es. usi.
Le persone fisiche
- A volte accade che una persona fisica non dia più sue notizie. Sorge il dubbio se la persona sia
ancora viva o meno e, se tale situazione si protrae nel tempo, si creano una serie di problemi legati
alla sua famiglia e al suo patrimonio.
- Si parla di scomparsa di persona quando essa non è più comparsa nel luogo del suo ultimo
domicilio o residenza e non se ne hanno più notizie. Il tribunale può nominare un curatore che
rappresenti lo scomparso in giudizio e può dare gli altri provvedimenti necessari alla conservazione
del suo patrimonio. Presunzione di temporaneità della situazione di incertezza circa l’esistenza
della persona.
- Trascorsi due anni dal giorno a cui risale l’ultima notizia, presunti successori legittimi e chiunque
ragionevolmente creda di avere sui beni dello scomparso diritti dipendenti dalla sua morte possono
domandare al tribunale che ne sia dichiarata l’assenza. Considerazione della persistenza nel tempo
dell’incertezza circa l’esistenza della persona. Rapporti personali: non viene sciolto il matrimonio.
Rapporti patrimoniali: gli eredi possono domandare l’immissione nel possesso temporaneo dei
beni. Termina con: prova di morte, dichiarazione di morte presunta, ritorno (possessori devono
restituire i beni).
- Quando sono trascorsi 10 anni dal giorno a cui risale l’ultima notizia, il tribunale, su istanza del
pubblico ministero o di qualsiasi interessato, può dichiarare la morte presunta dello scomparso.
Rapporti personali: coniuge può contrarre nuovo matrimonio (nullo nell’ipotesi di ritorno). Rapporti
patrimoniali: eredi immessi nel possesso acquistano la disponibilità definitiva dei beni (nell’ipotesi
di ritorno, recupero beni o prezzo di quelli alienati).
- Localizzazione della persona. Dimora: luogo in cui il soggetto soggiorna, anche temporaneamente.
Residenza: luogo in cui la persona ha la propria dimora abituale; residenza familiare: centro della
vita comune della famiglia. Domicilio: sede principale dei propri affari e interessi; generale se si
riferisce a generalità di affari o interessi, speciale se eletto dal soggetto solo per determinati atti o
affari; volontario se scelto dal soggetto, legale se stabilito dalla legge in relazione a determinate
categorie di soggetti. Sede: criterio di localizzazione per persone giuridiche.
- La capacità di agire è l’attitudine a compiere atti idonei ad incidere sulla propria sfera giuridica. Si
acquista con la maggiore età. L’incapacità di intendere e di volere determina incapacità legale di
agire.
- Il minore si trova in una situazione di incapacità di agire generale ma: nei rapporti familiari la sua
volontà è rilevante e ha come condizione la sua concreta capacità di discernimento; può compiere
scelte di carattere esistenziale come l’interruzione della gravidanza o la richiesta di interventi
riabilitativi; in relazione ai rapporti patrimoniali, può prestare attività lavorativa a partire dai 15 anni
e, dai 16, in quanto autore, ha la capacità di compiere gli atti relativi alle opere da lui create.
- La responsabilità genitoriale non è più detta potestà, per valorizzare dignità del figlio nella
relazione con genitori. Sotto il profilo patrimoniale, consiste nella rappresentanza legale del minore
e nell’amministrazione dei suoi beni. Gli atti di ordinaria amministrazione possono essere compiuti
disgiuntamente da ciascun genitore; gli atti eccedenti l’ordinaria amministrazione vanno valutati
non solo dai genitori ma anche dal giudice tutelare; per il compimento degli atti personalissimi (in
particolare testamento e donazione) è necessaria la maggiore età. Nell’ipotesi di conflitto di
interessi patrimoniali viene nominato un curatore speciale che rappresenterà il minore nel
compimento dell’atto. I genitori hanno l’usufrutto legale sui beni del minore: i frutti percepiti dai
suoi beni devono essere destinati al mantenimento della famiglia e all’istruzione e educazione di
tutti i figli. È consentita la decadenza dalla responsabilità genitoriale quando il tribunale accerti che
il genitore abbia violato o trascurato i suoi doveri. In caso di condotta pregiudizievole, possono
essere adottati vari provvedimenti, compreso l’allontanamento del figlio o del genitore. In caso di
cattiva amministrazione dei beni del figlio, il tribunale può rimuovere da essa uno o entrambi i
genitori.
- Se entrambi i genitori sono morti o per qualunque altra causa non possono esercitare la
responsabilità genitoriale, si apre la tutela, cioè un altro soggetto garantisce la cura degli interessi
personali e patrimoniali del minore. L’ufficio tutelare è gratuito. La scelta del tutore è effettuata dal
giudice tutelare, che deve sentire anche il minore che abbia raggiunto l’età di dodici anni. Tutela
volontaria: persona designata dal genitore. Tutela legittima: ascendenti o altri prossimi parenti o
affini del minore. Tutela dativa: altre persone. Tutela assistenziale: deferita a un ente di assistenza
che delega uno dei propri membri. Il tutore ha la cura della persona del minore, lo rappresenta in
tutti gli atti civili e ne amministra i beni. Al tutore non spetta l’usufrutto legale sui beni del minore.
Gli atti di ordinaria amministrazione sono compiuti dal tutore da solo; gli atti eccedenti l’ordinaria
amministrazione sono compiuti previa autorizzazione del giudice tutelare; gli atti di disposizione
sono compiuti previa autorizzazione del tribunale, su parere del giudice tutelare. L’atto compiuto
senza osservare le regole, come per la responsabilità genitoriale, è considerato annullabile. Il
protutore rappresenta il minore nei casi in cui l’interesse di questo è in contrasto con l’interesse del
tutore. La tutela termina quando il minore raggiunge la maggiora età o consegue l’emancipazione.
Il giudice può sempre rimuovere dall’ufficio il tutore.
- Il minore che abbia compiuto 16 anni, qualora sussistano gravi motivi, può essere ammesso con
decreto del tribunale per i minorenni al matrimonio, previo accertamento della sua maturità psico-
fisica e della fondatezza delle ragioni addotte. Acquista così lo stato di emancipato e una capacità di
agire limitata. Viene reputato idoneo a curare i propri interessi personali, mentre per la cura dei
suoi interessi patrimoniali viene nominato un curatore (coniuge se maggiorenne o unico se
entrambi minorenni). Il curatore si limita ad assistere il minore emancipato, senza rappresentarlo. Il
minore emancipato compie da solo gli atti di ordinaria amministrazione; gli atti eccedenti
l’ordinaria amministrazione sono compiuti dal minore emancipato col consenso del curatore previa
autorizzazione del giudice tutelare; per gli atti di disposizione l’autorizzazione deve essere data dal
tribunale previo parere del giudice tutelare. Nell’ipotesi di conflitto d’interessi tra minore e
curatore, il giudice tutelare nomina un curatore speciale. Violazione delle norme comporta
l’annullabilità dell’atto. Una capacità di agire quasi piena acquista il minore emancipato autorizzato
dal tribunale all’esercizio di impresa commerciale: può compiere da solo anche gli atti che
eccedono l’ordinaria amministrazione, anche se estranei all’esercizio dell’impresa.
- L’esigenza di proteggere il soggetto incapace sussiste anche in relazione a persone maggiorenni non
dotate delle condizioni psicofisiche idonee a consentire una corretta cura dei propri interessi.
- Il maggiore di età e il minore emancipato, i quali si trovino in condizioni di abituale infermità di
mente che li renda incapaci di provvedere ai propri interessi, sono interdetti. Per la pronuncia di
interdizione è necessario l’esame del soggetto interdicendo, il giudice può farsi assistere da un
consulente tecnico e interrogare i parenti. L’interdizione produce i suoi effetti dal giorno della
pubblicazione della sentenza: si dà luogo alla tutela, all’interdetto vengono assegnati un tutore e un
protutore. Profilo personale: al tutore compete cura della persona; l’interdetto non può contrarre
matrimonio né riconoscere figli nati fuori dal matrimonio. Profilo patrimoniale: oggi limitata
capacità di agire, circoscritta a taluni atti di ordinaria amministrazione. Preclusi testamento e
donazione.
- Il maggiore di età infermo di mente, lo stato del quale non è talmente grave da far luogo
all’interdizione, può essere inabilitato. Possono essere inabilitati anche coloro che prodigalità o
abuso abituale di bevande alcoliche o stupefacenti espongono sé o la loro famiglia a gravi pregiudizi
economici; possono esserlo anche il sordo e il cieco dalla nascita o prima infanzia se non hanno
ricevuto educazione sufficiente. Limitazione esclusivamente sotto il profilo patrimoniale. Con la
sentenza di inabilitazione si dà luogo alla curatela: il curatore avrà funzione di assistenza (e non di
rappresentanza). L’inabilitato compie da solo gli atti di ordinaria amministrazione; gli atti eccedenti
l’ordinaria amministrazione sono compiuti dall’inabilitato col consenso del curatore previa
autorizzazione del giudice tutelare; gli atti di disposizione sono compiuti dall’inabilitato col
consenso del curatore e previa autorizzazione del tribunale, su parere del giudice tutelare.
L’inabilitato, in assenza di apposita previsione, a differenza dell’interdetto può fare testamento (ma
non donazioni).
- L’amministrazione di sostegno è un istituto nato nel 2004, alternativa da ritenersi privilegiata dal
legislatore a interdizione e inabilitazione. Impossibilità anche parziale o temporanea di provvedere
ai propri interessi, dovuta ad infermità o a menomazione fisica o psichica. Funzione
dell’amministratore di sostegno è assistere il soggetto. Nel corso del procedimento il giudice deve
sentire personalmente la persona in questione. La scelta dell’amministratore deve avvenire con
esclusivo riguardo alla cura e agli interessi del beneficiario e può essere designato da egli stesso in
previsione della propria eventuale futura incapacità. L’amministratore di sostegno deve informare
subito il beneficiario circa gli atti da compiere nonché il giudice tutelare in caso di dissenso con il
beneficiario. L’amministrazione di sostegno comporta una limitazione relativa solo a singoli atti o
categorie di atti specificamente individuati dal giudice. Atti che violano la legge sono annullabili. La
cessazione dell’amministrazione può derivare, oltre che dalla morte del beneficiario,
esclusivamente da un provvedimento di revoca (che il beneficiario stesso può richiedere) o da un
provvedimento con cui sia disposta l’interdizione o l’inabilitazione.
- L’interdizione legale non è una forma di protezione, ma una pena accessoria, effetto di una
sentenza di condanna. È una limitazione solo patrimoniale. L’annullamento degli atti compiuti
dall’interdetto legale può essere chiesto da chiunque vi abbia interesse, anche dalla controparte
contrattuale: l’annullabilità assoluta causa una sorta di rimozione del condannato dalla vita
economica attiva, non potendo operare convenientemente negli affari.
- L’incapace naturale è chi, pur legalmente capace, non è in grado di valutare la portata del suo
contegno al momento di un’attività giuridicamente rilevante. Possono essere annullati: gli atti se ne
risulta un grave pregiudizio per l’autore; i contratti, se risulta la malafede dell’altro contraente.
Matrimonio, testamento e donazione sono annullabili di per sé. L’incapace non risponde delle
conseguenze degli atti illeciti, a meno che lo stato di incapacità derivi da sua colpa.
- Appena il soggetto nasce, gli sono immediatamente riconosciuti anche i diritti della personalità
(nome, libertà, onore, integrità fisica e morale): diritti fondamentali dell’uomo, inalienabili,
irrinunziabili, imperscrittibili.
Le persone giuridiche
- Gli enti costituiscono organizzazioni di beni e di persone; sono centri di imputazione di situazioni
giuridiche soggettive e hanno capacità giuridica del tutto al pari delle persone fisiche.
- Gli elementi costitutivi sono persone, patrimonio e scopo (componente materiale). Componente
formale: riconoscimento.
- Gli enti si suddividono in pubblici e privati, in lucrativi (associazioni, fondazioni, comitati) e non
lucrativi, in riconosciuti e non riconosciuti. Dal riconoscimento degli enti dipende un diverso regime
di responsabilità per le obbligazioni assunte.
- Gli organi dell’ente sono l’organo amministrativo, che si occupa dei rapporti negoziali, e
l’assemblea, che si occupa della determinazione della volontà (assente nella fondazione).
- La responsabilità per illecito è responsabilità diretta dell’ente.
- Associazione riconosciuta.
Fattispecie paradigmatica di ente: presenti e con chiarezza gli elementi costitutivi.
A differenza dell’associazione non riconosciuta, essa è dotata di autonomia patrimoniale perfetta:
a rispondere delle obbligazioni soltanto col proprio patrimonio è esclusivamente l’associazione
riconosciuta stessa.
Nasce mediante il contratto associativo, in forma di atto pubblico: è un contratto plurilaterale con
struttura aperta, a cui possono prestare adesione, in un momento successivo, altri contraenti.
Si distingue l’atto costitutivo (racchiude volontà contraenti di dare vita all’ente e ne individua
elementi principali) dallo statuto (contiene le norme per la futura vita dell’ente).
Scopo: non lucrativo (differenza con società) - associazione può svolgere attività economica ma non
in via esclusiva o principale e soprattutto i proventi e gli utili devono essere destinati agli scopi
dell’ente e non distribuiti tra gli associati; possibile e lecito; adeguatezza patrimonio a sua
realizzazione.
Assemblea: organo sovrano dell’associazione, all’interno del quale trova espressione la volontà
dell’ente stesso; diritto di partecipare di tutti gli associati; decisioni di maggior rilievo;
determinazione volitiva adottata dall’assemblea è detta deliberazione; vige il principio
maggioritario.
Organo amministrativo: può essere monocratico (amministratore unico) o collegiale (consiglio di
amministrazione); compito di gestire le risorse, rappresentare l’ente, porre in essere tutti gli atti
necessari allo svolgimento della vita dell’ente.
Associato: diritto di prendere parte all’attività dell’ente, contribuendo mediante il voto; obbligo
principale apporto al patrimonio, iniziale o periodico; qualità di associato intrasmissibile; sempre
diritto di recesso; contro la delibera di esclusione, può ricorrere all’autorità giudiziaria entro 6 mesi.
- Associazione non riconosciuta.
Tipologia assai variegata.
Nasce mediante il contratto associativo, non soggetto a nessuna forma particolare.
Assemblea e organo amministrativo: maggiore autonomia nella scelta delle regole interne
dell’ente.
Elemento patrimoniale: fondo comune (contributi degli associati e beni acquistati con i contributi),
che non appartiene agli associati ma all’ente stesso.
Autonomia patrimoniale imperfetta: per le obbligazioni assunte in rappresentanza
dell’associazione non riconosciuta, i terzi possono far valere i loro diritti sul fondo comune, ma delle
stesse obbligazioni rispondono anche personalmente e solidalmente le persone che hanno agito in
nome e per conto dell’associazione (non associati in quanto tali ma chi ha concretamente agito di
volta in volta).
- Fondazione.
Complesso di beni destinato alla realizzazione di un determinato scopo, prefissato dal fondatore.
Prevalenza dell’elemento patrimoniale sull’elemento personale (generalmente individuato
nell’apparato amministrativo dell’ente).
Sempre riconosciuta: autonomia patrimoniale perfetta.
Costituita con un negozio di fondazione, posto in essere dal fondatore: atto costitutivo dell’ente,
forma dell’atto pubblico (o testamento).
Statuto: regole della fondazione, criteri e modalità di erogazione delle rendite.
Scopo: non lucrativo, possibile e lecito; patrimonio adeguato a realizzazione.
Non è presente l’assemblea: è il fondatore a determinare i caratteri dell’attività, ma una volta che la
fondazione è venuta ad esistenza, non potrà incidere con la sua volontà sulla vita dell’ente.
L’attività degli amministratori è vincolata solo al conseguimento dello scopo prefissato in origine
dal fondatore. Penetrante regime di controllo, più che in materia di associazioni.
- Estinzione persona giuridica.
Avviene in genere quando scopo è stato raggiunto o è divenuto impossibile; anche quando tutti
associati morti o quando assemblea delibera scioglimento anticipato.
Fase liquidazione patrimonio: i beni sono devoluti in considerazione dello scopo di pubblica utilità
reputato caratterizzante la fondazione, non ai singoli associati (principio della devoluzione
disinteressata). Per fondazione: quando scopo esaurito o patrimonio insufficiente, autorità può
anche provvedere alla sua trasformazione, allontanandosi il meno possibile dalla volontà del
fondatore. Trasformazione eterogenea: associazioni riconosciute e fondazioni in società di capitali.
- Comitato.
Ente sui generis.
Organizzazione di persone (promotori) che perseguono un determinato fine altruistico facendo
ricorso alla raccolta di fondi presso il pubblico.
Comitato riconosciuto e non riconosciuto: incidenza su responsabilità (se non riconosciuto tutti i
suoi componenti risponderanno personalmente e solidalmente delle obbligazioni). I sottoscrittori (o
oblatori), che procedono alle sovvenzioni (oblazioni) del comitato, sono obbligati soltanto a
eseguire la prestazione promessa.
Estinzione: insufficienza fondi rispetto a scopo; impossibilità di realizzare scopo; conseguimento
scopo; devoluzione beni.
- Enti non profit.
Assenza di lucro (possibile attività economica marginale).
Necessaria iscrizione al Registro unico nazionale del Terzo settore. Agevolazioni fiscali.
- Proprietà: diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo. Caratteri: pienezza
(consente al proprietario ogni lecita utilizzazione del bene); elasticità (anche quando poteri
proprietario limitati dalla costituzione di altri diritti, non appena viene meno il vincolo che
comprime il diritto di proprietà, esso riprende automaticamente la sua ampiezza primitiva);
esclusività (potere di escludere chiunque altro dal godimento del bene e impossibilità di
coesistenza sulla stessa cosa di più diritti di proprietà); imprescrittibilità (la proprietà non si può
perdere per “non uso”); perpetuità (ma esistono ipotesi di proprietà temporanea).
- Limiti legali al diritto di proprietà:
Posti nell’interesse pubblico: espropriazione per pubblica utilità, occupazione e requisizione;
privano della cosa oggetto del diritto di proprietà il proprietario, a cui spetta una indennità.
Posti nell’interesse privato: concernono la proprietà immobiliare e regolano i rapporti tra proprietà
vicine: distanze nelle costruzioni, luci e vedute, acque private, stillicidio, accesso al fondo,
immissioni (limite: normale tollerabilità). Atti di emulazione: il proprietario non può fare atti i quali
non abbiano altro scopo che quello di nuocere o recare molestia ad altri.
- Modi di acquisto della proprietà: fatti giuridici che hanno per effetto l’acquisto della proprietà di
una cosa.
A titolo originario: l’acquisto della proprietà non dipende da un egual diritto del precedente
titolare.
A titolo derivativo: il diritto di proprietà dipende dall’esistenza del diritto di un precedente
proprietario. Es. compravendita. Probatio diabolica: risalire a chi abbia acquistato la proprietà a
titolo originario per provare il proprio diritto di proprietà.
Occupazione: materiale impossessamento di cose mobili; in particolare cose mobili che non siano
proprietà di nessuno o per non esserlo mai state (res nullius) o per essere state abbandonate dal
proprietario (res derelictae).
Invenzione: ritrovamento di cose smarrite che devono essere consegnate al proprietario o, se
ignoto, al Sindaco. Se dopo un anno proprietario non si è presentato, il diritto di proprietà spetta al
ritrovatore. Se si presenta, al ritrovatore spetta un premio (10% valore cosa). Il tesoro (cose mobili
di pregio nascoste o sotterrate di cui nessuno può provare di essere il proprietario) appartiene al
proprietario del fondo in cui si trova se rinvenuto da costui, altrimenti per metà al proprietario per
metà al ritrovatore.
Accessione: si verifica quando una proprietà preesistente attira nella sua orbita altre cose che
prima ne erano estranee. Tale acquisto si verifica sempre a favore del proprietario della cosa
principale. Accessione di mobile ad immobile: preminenza immobile a mobile. Accessione di
immobile a immobile: ricorre nelle ipotesi di fenomeni idrogeologici come alluvione. Accessione di
mobile a mobile: ricorre nelle ipotesi di unione, quando sussiste l’identità delle cose e quindi può
determinare sia separabilità che inseparabilità, e commistione, quando si ha perdita di identità
delle cose e si ha inseparabilità (la proprietà resta comune in proporzione al valore delle cose
spettanti a ciascuno).
Specificazione: trasformazione della cosa; se taluno ha adoperato una materia altrui per dar vita ad
una cosa nuova, ne acquista la proprietà pagandone il prezzo al proprietario, salvo che il valore
della materia sorpassi notevolmente il valore della mano d’opera.
- Azioni a tutela della proprietà: azioni petitorie, reali (esperibili nei confronti di chiunque
interferisca impedendolo, contestandolo od ostacolandolo).
Azione di rivendicazione: può essere esercitata dal proprietario nei confronti di chiunque possieda
o detenga la cosa, al fine di ottenerne la restituzione; imprescrittibile; probatio diabolica; per i beni
mobili è sufficiente la prova di aver ricevuto il possesso del bene in buona fede, in base ad un titolo
anche astrattamente idoneo.
Azione negatoria: azione con cui il proprietario tende a far dichiarare l’inesistenza dei diritti
affermati da altri sulla cosa, quando ha motivo di temerne pregiudizio, o a far cessare le turbative o
le molestie che altri arrechino al suo diritto; imprescrittibile; prova di un valido titolo d’acquisto
anche di carattere derivativo.
Azione di regolamento di confini: ciascuno dei proprietari può chiedere che il confine sia fissato
giudizialmente; ammesso ogni mezzo di prova, in mancanza di elementi giudice si attiene alle
mappe catastali.
Azione per apposizione di termini: quando mancano o sono diventati irriconoscibili i termini dei
confini, ciascuno dei proprietari ha diritto di chiedere che essi siano apposti o ristabiliti a spese
comune; presuppone certezza dei confini ma mancanza attuale di segni che li attestino.
Azioni di nunciazione: azioni cautelari per prevenire il pericolo di danni. Denunzia di nuova opera:
chi ha ragione di temere che da una nuova opera, intrapresa da altri su un fondo proprio o altrui,
possa derivare danno ad una sua cosa può denunciare all’autorità giudiziaria la nuova opera,
purché questa non sia terminata. Denunzia di danno temuto: chi ha ragione di temere che da
qualsiasi edificio, albero o altra cosa derivi il pericolo di un danno grave e prossimo ad una sua cosa
può denunciare il fatto all’autorità giudiziaria (non presuppone una trasformazione della situazione
bensì una situazione dei luoghi).
- Diritti reali di godimento su cosa altrui: conferiscono possibilità di esercitare sulla cosa di proprietà
di altri facoltà di godimento. Diritti reali limitati o parziari. Tutela: azione confessoria (far
riconoscere esistenza diritto nei confronti del proprietario o di chiunque ne contesti l’esercizio) +
tutela possessoria.
Superficie: diritto di costruire (ius ad aedificandum) o mantenere una costruzione già esistente
(proprietà superficiaria) sul fondo di proprietà altrui e di acquistare la proprietà della costruzione.
Può essere acquistato per contratto o testamento. La costituzione può essere fatta a tempo
indeterminato o determinato. Estinzione: scadenza del termine se costituito a tempo determinato;
non uso ventennale; consolidazione (riunirsi del diritto nella stessa persona).
Enfiteusi: diritto reale di godimento su cosa altrui che attribuisce al titolare lo stesso potere di
godimento del fondo che spetta al proprietario, salvo l’obbligo di migliorare il fondo e di pagare al
proprietario concedente un canone periodico. Istituto desueto. Dominio diretto quello del
proprietario, dominio utile quello dell’enfiteuta, che ha gli stessi diritti che avrebbe il proprietario
su frutti, tesoro e sottosuolo. Durata minima: 20 anni. Costituito per contratto o testamento. Non è
ammessa la subenfiteusi. Il concedente ha diritto di richiedere la ricognizione del proprio diritto da
chi si trova nel possesso del fondo enfiteutico un anno prima del compimento del 20ennio, per
evitare la perdita del suo diritto in conseguenza dell’eventuale usucapione. Cause di estinzione:
perimento del fondo; prescrizione per non uso 20 anni; per effetto di affrancazione (potere
dell’enfiteuta di conseguire la proprietà del fondo mediante la corresponsione di una somma di
denaro) o devoluzione (potere di far cessare il rapporto di enfiteusi sul fondo, nel caso in cui
l’enfiteuta deteriori il fondo o non lo migliori oppure se l’enfiteuta è in mora nel pagamento di due
annualità del canone.
Usufrutto: diritto di godere ed usare della cosa altrui e dei suoi frutti, con l’obbligo di non mutarne
la destinazione economica. La nuda proprietà è la situazione del proprietario del bene gravato da
usufrutto, al quale è sottratto il potere di usare il bene stesso e di farne propri i frutti.
Oggetto dell’usufrutto può essere qualunque specie di beni (mobili o immobili, crediti, azienda,
ecc.). In generale deve trattarsi di beni infungibili e inconsumabili, stante l’obbligo per
l’usufruttuario di restituire lo stesso bene alla fine dell’usufrutto. Tuttavia, è possibile il quasi
usufrutto (usufrutto avente ad oggetto cose consumabili): l’usufruttuario ha l’obbligo di restituire
non gli stessi beni ricevuti, ma altrettanti beni dello stesso genere e qualità.
L’usufrutto, a differenza degli altri diritti reali, è caratterizzato dalla temporaneità: non può
eccedere in nessun caso la vita dell’usufruttuario, se si tratta di persona fisica, o i 30 anni, se si
tratta di persona giuridica. È quindi vietato l’usufrutto successivo.
L’usufrutto può acquistarsi: per legge, per contratto (a titolo oneroso o gratuito), per testamento,
per usucapione; ammesso anche usufrutto giudiziale dal 1975.
Usufruttuario: diritto di conseguire possesso della cosa e far suoi i frutti; diritto ad una indennità
per i miglioramenti apportati al fondo; diritto di cedere il proprio usufrutto (ma non mortis causa),
di concedere ipoteca sull’usufrutto e di locare il bene. Obbligo di fare a sue spese l’inventario dei
beni; di non modificare la destinazione economica del bene; di usare la diligenza del buon padre di
famiglia; sostenere spese e oneri relativi a manutenzione ordinaria del bene; pagare imposte,
canoni, rendite fondiarie; denunciare al proprietario le usurpazioni commesse da terzi sul fondo e
sopportare col proprietario le spese delle liti che riguardano sia proprietà che usufrutto.
Nudo proprietario: obbligo di curare le riparazioni straordinarie del bene, far fronte ai carichi a
carattere non annuale, concorrere alle spese di lite.
Estinzione usufrutto: scadenza termine indicato; morte usufruttuario; prescrizione per non uso
ventennale; consolidazione; perimento totale della cosa. A seguito dell’estinzione, il nudo
proprietario diventa pieno proprietario.
Tutela dell’usufruttuario: azione confessoria + azioni possessorie.
Uso e abitazione: carattere personalissimo (non possono essere ceduti o dati in locazione);
temporanei; costituiti per contratto o testamento. Uso: diritto di servirsi della cosa e se è fruttifera
fare suoi i frutti nei limiti di quanto occorra per soddisfare i bisogni suoi e della famiglia. Abitazione:
diritto di abitare la casa che ne costituisce oggetto limitatamente ai bisogni suoi e della sua famiglia.
Servitù prediali: al titolare (proprietario del fondo dominante) è riconosciuto sul fondo di proprietà
altrui (fondo servente) l’esercizio di facoltà di godimento, per trarne una determinata utilità.
Requisiti: vicinanza dei fondi; appartenenza dei fondi a proprietari diversi; indivisibilità (la servitù si
estende ad ogni parte del fondo ed è indivisibile da esso); inscindibilità (la servitù non può essere
trasmessa separatamente: con l’alienazione del fondo si trasferiscono automaticamente le servitù
attive e passive ad esso inerenti); carattere durevole nel tempo (prima si parlava di perpetua
causa); impossibilità di un facere (il proprietario del fondo servente non è tenuto a compiere alcun
atto per rendere possibile l’esercizio della servitù da parte del titolare; solo non facere).
Tutela: azione confessoria + azioni possessorie
Servitù personale: rapporto di natura esclusivamente personale tra le parti, di carattere
obbligatorio e non reale. Servitù reciproche: utilità dei fondi reciproca.
Divisione in: servitù apparenti e non apparenti (esistenza o meno di opere visibili e permanenti
destinate all’esercizio della servitù); continue e discontinue (per l’esercizio delle prime non è
necessario il fatto dell’uomo, ossia il compimento di un apposito atto di godimento da parte del
titolare); positive e negative (nelle prime il fondo servente deve sopportare un’attività positiva di
ingerenza sul fondo del proprietario del fondo dominante; le seconde precludono al proprietario
del fondo servente l’esercizio di facoltà inerenti al suo diritto di proprietà); coattive e volontarie
(costituite per legge o per volontà dei singoli).
Servitù coattive: il proprietario di un fondo ha diritto di ottenere la costituzione di una servitù ove il
proprietario di questo non vi consenta; costituita con una sentenza o, nei casi previsti dalla legge,
con un atto amministrativo. Estinzione: se il diritto alla costituzione si ricollega a una valutazione di
necessità, il venir meno delle condizioni di legge ne consente la soppressione su istanza della parte
interessata. Tipica: servitù di passaggio coattivo (nel caso in cui un fondo sia circondato da fondi
altrui e non abbia accesso alla via pubblica).
Servitù volontarie: costituzione per contratto, testamento o, limitatamente alle servitù apparenti,
per usucapione e destinazione del padre di famiglia (ha luogo tra due fondi attualmente
appartenenti a proprietari diversi, ma originariamente dello stesso proprietario, quando la
situazione dei luoghi posta in essere da tale soggetto prima della divisione dei fondi corrisponda al
contenuto di una servitù es. se costruito dal proprietario un acquedotto per assicurare acqua ad un
suo fondo attraverso un altro suo fondo, in caso di vendita separata sorgerà a favore del primo e a
carico del secondo una corrispondente servitù).
Con la servitù si acquistano anche le facoltà accessorie necessarie per il suo esercizio (adminicula
servitutis).
Estinzione: confusione; rinunzia del titolare (proprietario del fondo dominante); prescrizione;
impossibilità di uso e mancanza di utilità per un ventennio.
- Usi civici: diritti spettanti su proprietà altrui agli appartenenti a determinate collettività di persone.
Proprietà collettive: godimento organizzato in genere turnariamente es. pascoli alpini.
Onere reale: vincolo gravante su un bene immobile, in virtù del quale chi si trova nel relativo
godimento è tenuto ad eseguire una prestazione periodica a favore di un altro soggetto.
- Comunione: quando la proprietà o altro diritto reale spetta in comune a più persone (inammissibile
coesistenza di più diritti di proprietà sullo stesso bene ma ammessa contitolarità dello stesso diritto
sul bene da parte di una pluralità di soggetti). Fonte: comunione volontaria (sorge per volontà delle
parti); incidentale (sorge indipendentemente dalla volontà delle parti es. comunione ereditaria);
forzosa (imposta dalla legge e non ne è ammesso lo scioglimento es. parti comuni edificio
condominiale). Partecipazione: concetto di quota, frazione astratta che si traduce in fisica in seguito
allo scioglimento. Utilizzazione: ogni partecipante può utilizzarla individualmente, senza però
alternarne la destinazione economica; può apportare modificazioni per migliorare godimento cosa;
ciascuno è tenuto a partecipare alle spese necessarie per conservazione e godimento della cosa.
Amministrazione: spetta collettivamente a tutti i partecipanti. Il partecipante ha diritto di chiedere
lo scioglimento della comunione e la conseguente divisione (in natura se cosa divisibile, altrimenti
vendita del bene e ripartizione della somma ricavata).
Condominio: ciascuno ha la proprietà individuale di un piano o porzione di piano ed è contitolare
della proprietà delle parti comuni dell’edificio. È una comunione forzosa. Se condomini più di 8,
prevista presenza di un amministratore. Se condomini più di 10, obbligatorio un regolamento
condominiale. All’assemblea dei condomini sono invitati tutti, è richiesto un quorum e le
maggioranze sono diverse a seconda del tipo di deliberazione. Spese ripartite in proporzione al
valore della proprietà di ciascuno.
Multiproprietà: attribuzione ad un soggetto del godimento ciclico, per un certo periodo ogni anno,
di locali idonei ad una utilizzazione turistica.
- Possesso: il potere sulla cosa che si manifesta in un’attività corrispondente all’esercizio della
proprietà o di altro diritto reale. Si concreta in una relazione di fatto intercorrente tra un soggetto e
un bene, a prescindere dalla sussistenza nel soggetto stesso della titolarità del diritto di proprietà o
di altro diritto reale.
Elementi del possesso: corpus possessionis (comportamento materiale che il soggetto assume nei
confronti del bene, elemento oggettivo) + animus possidendi (volontà del possessore di esercitare
sul bene i poteri del proprietario o del titolare di altro diritto reale, elemento soggettivo).
Detenzione: mero potere di fatto sulla cosa non accompagnato dall’intenzione di esercitare
un’attività corrispondente ad un diritto reale. Il detentore è consapevole ed esplicitamente
riconosce di non poter vantare alcun diritto sulla cosa stessa, essendo altri titolare del diritto
(animus detinendi). La detenzione può essere nell’interesse proprio (qualificata) o nell’interesse
altrui (non qualificata). Solo il detentore qualificato può esercitare l’azione di reintegrazione.
Presunzione generale di possesso (chi esercita il potere di fatto si presume possessore);
presunzione di possesso intermedio (se possessore fornisce prova di possedere ora e di aver
posseduto in passato, si presume che abbia posseduto anche nel periodo intermedio); presunzione
di possesso anteriore (se il possessore esercita il suo potere sulla base di un titolo, si presume che
abbia cominciato a possedere dalla data del titolo stesso).
Possibile l’interversione del possesso (mutamento della detenzione in possesso) in due casi: causa
proveniente da un terzo che affermi di essere il proprietario del bene e trasferisca il diritto di
proprietà al detentore; opposizione del detentore, che renda nota al proprietario la propria
intenzione di continuare a tenere il bene non più come detentore ma per conto ed in nome
proprio.
Oggetto: sono suscettibili di possesso tutte le cose aventi una realtà oggettivamente percepibile
(beni materiali, energie naturali, universalità di cose, mobili registrati, titoli di credito).
Acquisto: originario tramite impossessamento (apprensione materiale della cosa); derivativo
tramite consegna (effettiva o simbolica) o successione nel possesso (alla morte del possessore, il
possesso continua nel suo erede). Accessione del possesso: il successore a titolo particolare
(legatario o acquirente per atto tra vivi) può unire al proprio possesso quello del suo autore, se in
buona fede, ai fini dell’usucapione.
Perdita: perimento della cosa, spoglio, abbandono, restituzione.
Qualificazione del possesso: possesso legittimo o ad usucapionem (deve essere continuo, non
interrotto, non violento e non clandestino); possesso di buona fede (quello di chi possiede
ignorando di ledere l’altrui diritto, purché tale ignoranza non dipenda da colpa grave; la buona fede
si presume ed è sufficiente che sussista al tempo dell’acquisto; può essere anche titolato, se
qualificato dall’esistenza di un titolo astrattamente idoneo al trasferimento del diritto).
Effetti del possesso: nei confronti del possessore il proprietario della cosa può agire per far
riconoscere il suo diritto ed ottenere la restituzione del bene. Se la domanda di rivendica è accolta,
il possessore è tenuto a restituire la cosa con i frutti.
Il possessore di buona fede: acquista i frutti maturati in data anteriore alla domanda di rivendica;
deve restituire quelli percepiti dal momento della domanda e quelli che avrebbe potuto percepire
da tale momento se avesse usato la diligenza del buon padre di famiglia.
Il possessore di mala fede: deve restituire tutti i frutti, percepiti e percipiendi, fin dal momento in
cui ha cominciato a possedere.
Acquisto immediato della proprietà di beni mobili: colui al quale sono alienati beni mobili da parte
di chi non ne è proprietario (acquisto a non domino), ne acquista la proprietà mediante il possesso
purché sia in buona fede al momento della consegna e sussista un titolo astrattamente idoneo al
trasferimento della proprietà. Cioè, il possesso vale titolo.
Azioni possessorie: rimedi giudiziari aventi come fine immediato la tutela del possesso contro
qualsiasi turbativa. Le azioni possessorie si differenziano dalle azioni petitorie in quanto assicurano
una tutela soltanto provvisoria, che prescinde dall’accertamento del diritto, mentre le azioni
petitorie mirano direttamente ad accertare la titolarità del diritto.
Azione di reintegrazione o di spoglio: azione con cui il possessore (o il detentore), privato del bene,
chiede, entro l’anno dal sofferto spoglio, di essere reintegrato nel possesso dello stesso. Lo spoglio
deve essere violento o clandestino.
Azione di manutenzione: è diretta a tutelare il possessore (non il detentore) contro chi lo molesta
nell’esercizio del suo possesso; può essere esercitata solo a tutela del possesso di beni immobili o
di universalità di beni mobili. E’ necessario che il possesso sia continuo, non interrotto, non viziato
da violenza o clandestinità e deve durare da oltre un anno.
+ azioni di nunciazione (denunzia di nuova opera; denunzia di danno temuto)
Obbligazioni
- Rapporto obbligatorio: l’obbligazione è un vincolo giuridico tra due soggetti in virtù del quale il
debitore o soggetto passivo è tenuto ad una prestazione, cioè un comportamento suscettibile di
valutazione economica, verso il soggetto attivo o creditore, per soddisfare un interesse anche non
patrimoniale di quest’ultimo.
- Fonti dell’obbligazione: le obbligazioni derivano da contratto, da fatto illecito o da ogni altro atto o
fatto idoneo a produrle in conformità dell’ordinamento giuridico. Le fonti possono essere
volontarie (traggono origine dalla volontà degli interessati) o legali (imposte dalla legge).
- I diritti di credito sono diritti soggettivi, specificatamente diritti relativi. A differenza dei diritti reali,
caratterizzati da immediatezza e assolutezza (nel senso che possono farsi valere verso tutti e sono
realizzabili autonomamente dal titolare), i diritti di credito hanno invece mediatezza e relatività
(possono essere fatti valere solo nei confronti del debitore e il credito è realizzabile solo tramite la
cooperazione di altro soggetto). Secondo la tutela esterna del credito, i terzi sono tenuti al rispetto
del vincolo obbligatorio e coloro che ostacolano l’adempimento rispondono per fatto illecito e
devono risarcire il danno per aver reso irrealizzabile la posizione creditoria.
- Elementi del rapporto obbligatorio: i termini tra i quali corre il rapporto obbligatorio, il creditore e
il debitore, devono essere determinati o determinabili (se non sono indicati devono almeno
risultare i criteri di determinazione degli stessi, come nella promessa al pubblico). Alla morte del
debitore, il debito passa agli eredi.
L’oggetto di un’obbligazione consiste nella prestazione, cioè il comportamento dovuto dal debitore
per procurare al creditore una determinata utilità. I requisiti della prestazione sono: la
patrimonialità (la prestazione deve essere suscettibile di valutazione economica – può essere
assunta anche a titolo gratuito e in questo caso la responsabilità del debitore è valutata con minore
rigore; deve corrispondere ad un interesse, anche non patrimoniale, del creditore; carattere di
temporaneità; possibile - non bene inesistente o inalienabile, lecita – non contraria a norme
imperative, ordine pubblico o buon costume, determinata o determinabile – determinata o
accertabile tramite processo oggettivo e logico).
La prestazione può essere semplice (se si svolga con un unico comportamento del debitore) o
complessa (se implichi pluralità di comportamenti).
Ci sono tre tipi di prestazione: dare (trasferimento di un diritto), consegnare (procurare al creditore
la disponibilità materiale della cosa) e fare (realizzare un fatto - fungibile se indifferente l’identità
del debitore o infungibile se importante es. prestazione artistica; non fare=obbligazione negativa,
debitore obbligato a non compiere un determinato comportamento) + quella di prestare garanzia
(il debitore assume l’obbligazione di procurare una certa sicurezza nella realizzazione del credito;
tendenzialmente è un’obbligazione accessoria a quella relativa al debito).
L’obbligazione può essere istantanea (unitarietà del comportamento programmato); di durata
(mira a soddisfare un interesse duraturo del creditore – continuata, se perdura continuativamente
nel tempo, periodica, se eseguita ad intervalli di tempo). Può essere immediata (se avviene
immediatamente alla nascita del rapporto) o differita (se differita nel tempo).
Oggetto della prestazione è il bene, inteso come fonte di utilità che il debitore deve procurare e il
creditore ha diritto di conseguire.
In base alla destinazione del bene, distinguiamo tra beni di consumo (destinati a soddisfare
consumi personali o familiari del creditore) e beni produttivi (connessi all’esplicazione dell’attività
economica del creditore).
In base alla determinazione del bene, distinguiamo tra obbligazione di specie (rivolta a procurare
una cosa determinata nella sua individualità) e obbligazione di genere (rivolta a procurare una cosa
determinata solo per la sua appartenenza a un genere).
In base al risultato dovuto, distinguiamo tra obbligazioni di mezzo (debitore si obbliga a prestare
propria attività per conseguire raggiungimento del risultato desiderato ma il conseguimento del
risultato è estraneo all’impegno debitorio) e obbligazioni di risultato (in cui invece debitore è
tenuto a procurare proprio il risultato promesso).
- Dovere di correttezza e buona fede: il debitore e il creditore devono comportarsi secondo le regole
della correttezza. Devono preservare l’interesse dell’altro nei limiti in cui ciò non comporti un
apprezzabile sacrificio dell’interesse proprio, secondo un criterio di reciprocità. Entrambi i soggetti
sono tenuti ad un dovere di informazione e trasparenza.
- Obbligazioni naturali: generale categoria di doveri morali o sociali che non sono suscettibili di
essere oggetto di obbligazione ma che assumono rilevanza giuridica al momento dell’eventuale
adempimento. Tali doveri sono stati definiti “obbligazioni imperfette”.
Elementi delle obbligazioni naturali sono: l’esistenza di un dovere morale e sociale; un
adempimento di contenuto patrimoniale. Requisiti dell’adempimento sono la capacità della
persona che adempie e la spontaneità dell’adempimento.
I caratteri delle obbligazioni naturali sono: l’incoercibilità (nessuno può essere costretto
giudizialmente ad eseguire l’obbligo) e l’irripetibilità (impossibilità di farsi restituire ciò che si è
spontaneamente prestato.
Casi espressamente previsti di obbligazioni naturali sono: pagamento del debito prescritto,
pagamento di un debito di gioco o di scommessa.
- Tipologie: obbligazione semplice (presenza di due soggetti, debitore e creditore, con un’unica
prestazione) o complessa (molteplicità di soggetti e di prestazioni). Se molteplicità di soggetti di una
o di entrambe le posizioni, si parla di obbligazione plurisoggettiva; se molteplicità di prestazioni, si
parla di obbligazione cumulativa). L’obbligazione cumulativa può essere congiuntiva (quando sono
dovute tutte le prestazioni), alternativa (quando ne è dovuta una sola). L’obbligazione
plurisoggettiva può essere invece parziaria (ha ad oggetto una prestazione divisa tra più debitori o
più creditori, ciascuno dei quali è rispettivamente obbligato o ha diritto all’adempimento nei limiti
della propria quota) o solidale.
Nelle obbligazioni solidali si ha un vincolo di solidarietà tra i soggetti che ricoprono la stessa
posizione soggettiva. Abbiamo la solidarietà passiva e la solidarietà attiva.
La solidarietà passiva si ha quando vi è una pluralità di debitori, tutti tenuti per la medesima
prestazione in modo che ciascun debitore può essere costretto all’adempimento per la totalità
della prestazione e l’adempimento da parte di uno libera tutti gli altri debitori.
La solidarietà attiva si ha invece nell’ipotesi di pluralità di creditori, ciascuno dei quali ha diritto di
chiedere l’adempimento dell’intera obbligazione e l’adempimento conseguito da uno di essi libera
il debitore verso tutti gli altri creditori.
Quando la solidarietà impegna sia lato passivo che attivo, si ha solidarietà congiunta attiva e
passiva.
Bisogna distinguere il modo di operare dell’obbligazione solidale nei rapporti esterni (cioè tra
creditore e condebitore oppure tra debitore e concreditori) e nei rapporti interni (tra i vari
condebitori oppure tra i vari concreditori).
Per quanto riguarda i rapporti esterni, la solidarietà passiva mira a rafforzare il credito e la
solidarietà attiva tende a favorire la posizione del debitore. Una fisionomia particolare assume la
solidarietà passiva quando caratterizzata da sussidiarietà: più debitori, pur essendo obbligati da
vincolo di solidarietà, vi sono tenuti secondo un ordine gerarchico: se il creditore deve solo
preventivamente chiedere l’adempimento ad uno specifico debitore, si tratta di un beneficio di
ordine; se il creditore deve invece escutere il patrimonio di uno specifico debitore prima degli altri,
si tratta di un beneficio di escussione.
Per quanto riguarda i rapporti interni, sono regolati dal meccanismo del regresso, cioè la ripetizione
verso il condebitore di quanto pagato al comune creditore. Il debitore che ha pagato il debito ha
diritto di regresso nei confronti degli altri condebitori e se uno di loro è insolvente, la perdita si
ripartisce tra i vari condebitori, compreso quello che ha adempiuto. Il diritto di regresso è soggetto
a prescrizione nel termine ordinario e al debitore che agisce in regresso gli altri debitori solidali
possono opporre le eccezioni che avrebbero potuto opporre al creditore. Nei rapporti tra
concreditori, il creditore che ha ricevuto il pagamento integrale è tenuto a corrispondere a ciascun
creditore la quota di riferimento: si tende perciò a parlare di regresso tra concreditori.
- Nelle obbligazioni alternative due o più prestazioni sono dedotte in obbligazione in modo
alternativo: il debitore si libera eseguendo una delle prestazioni dedotte; non può però costringere
il creditore a ricevere parte dell’una de parte dell’altra. Scelta: potere di scelta spetta di regola al
debitore, se non è attribuito al creditore o a un terzo; quando il debitore non ne esegue alcuna nel
termine assegnatogli dal giudice, la scelta spetta al creditore; se la scelta spetta al creditore e questi
non l’esercita nel termine stabilito, la scelta passa al debitore; se la scelta deve essere fatta da più
persone o da un terzo e non è fatta nel termine assegnato, essa è fatta dal giudice. Impossibilità
della prestazione: se una delle prestazione divenuta impossibile per causa non imputabile alle parti,
si considera semplice sin dall’inizio; se la prestazione scelta diventa successivamente impossibile
per causa non imputabile al debitore, l’obbligazione si estingue; se causa imputabile al debitore,
obbligazione diviene semplice; se imputabile al creditore, il debitore è liberato dall’obbligazione se
non preferisce eseguire l’altra prestazione; se entrambe diventano impossibile e debitore deve
rispondere riguardo a una di esse, deve pagare l’equivalente di quella che è divenuta impossibile
per ultima.
L’obbligazione facoltativa non ha una disciplina specifica ne codice; è un’obbligazione semplice,
per cui è accordata al debitore la facoltà di liberarsi eseguendo una prestazione diversa, di regola
preventivamente pattuita; più raramente è accordata al creditore la facoltà di scegliere una diversa
prestazione. Se perisce o diviene impossibile l’unica prestazione dovuta, per causa non imputabile
al debitore, l’obbligazione si estingue.
- Obbligazioni pecuniarie: hanno per oggetto il denaro. I debiti pecuniari di solito si estinguono con
moneta avente corso legale nello stato al tempo del pagamento, la cosiddetta valuta. Esistono
debiti di valuta (per cui la moneta è dedotta in obbligazione per il suo valore nominale, quindi
assume valore in sé seguendo il principio nominalistico per cui il pagamento deve avvenire con la
moneta espressa e nell’ammontare indicato, anche se il potere d’acquisto della moneta è
cambiato, quindi sul creditore grava il rischio dell’inflazione) e debiti di valore (la moneta dedotta in
obbligazione lo è in funzione di un parametro di un diverso bene; esprime quindi un valore reale es.
obbligazioni di risarcimento danno derivante da fatto illecito). Per ovviare alla rigidità del principio
nominalistico esistono molti meccanismi di riequilibrio della svalutazione monetaria, che possono
provenire dalla legge o essere concordati tra i privati: il Codice civile consente ai privati di ancorare
il pagamento ad una valuta estera forte oppure spesso i privati ancorano il valore a quello di un
metallo es. oro o altro bene es. petrolio. Oggi però è più frequente il ricorso a clausole di
indicizzazione della somma dovute al costo della vita.
- Gli interessi possono avere funzione remuneratoria (fa riferimento all’uso di denaro di altri o
destinati ad altri; distinguiamo tra interessi corrispettivi, dovuti ad un soggetto in via corrispettiva al
godimento del denaro prestatogli da altri, e interessi compensativi, che vogliono compensare una
parte per il mancato godimento dei frutti della cosa consegnata all’altra parte prima di ricevere la
compensazione; gli interessi corrispettivi sono liquidi ed esigibili, quelli compensativi non lo sono) e
funzione sanzionatoria (fa riferimento al ritardo colpevole nell’adempimento dell’obbligazione; si
parla di interessi moratori, che vogliono risarcire il danno per il ritardo ingiustificato nel
pagamento; è necessaria la preventiva caduta in mora del debitore).
Fonte: gli interessi possono essere legali (se regolati dalla legge; il tasso può essere modificato
annualmente dal Ministro del tesoro) e convenzionali (pattuiti tra creditore e debitore; se la misura
fissata è superiore a quella legale deve essere determinata per iscritto; se convenuti interessi
usurari la clausola è nulla e non sono dovuti interessi).
L’anatocismo è il fenomeno per cui si maturano interessi su interessi (interessi composti): gli
interessi scaduti e non pagati diventano capitale (capitalizzazione degli interessi) e quindi
producono a loro volta interessi. Fenomeno che opera solo per interessi scaduti e dovuti almeno
per 6 mesi.
- Adempimento.
Modo normale di estinzione di obbligazione è l’adempimento, che consiste nell’esatta esecuzione
della prestazione. Il creditore può rifiutare l’adempimento parziale anche se la prestazione è
divisibile, salvo che la legge non dispongano diversamente.
È imposto al debitore di usare, nell’adempimento dell’obbligazione, la diligenza del buon padre di
famiglia, per evitare la responsabilità contrattuale. Si parla invece di diligenza tecnica relativamente
all’adempimento delle obbligazioni inerenti un’attività professionale.
Per quanto riguarda il destinatario del pagamento, esso può essere: il creditore che abbia capacità
di ricevere (se creditore è incapace il pagamento deve essere fatto al legale rappresentante); il
rappresentante del creditore; la persona indicata dal creditore; la persona autorizzata dalla legge o
dal giudice. Può tuttavia accadere che il debitore paghi a persona diversa che appaia in base a
circostanze oggettive ed univoche legittimato a ricevere: il cosiddetto creditore apparente. In tal
caso il creditore è liberato se prova di essere stato in buona fede. Il pagamento effettuato nei
confronti del creditore incapace di riceverlo invece può liberare il debitore solo se questi fornisca la
prova che quanto ha pagato sia stato poi rivolto a vantaggio dell’incapace stesso.
Per quanto riguarda il luogo dell’adempimento, esso è determinato innanzitutto dalla volontà delle
parti, poi dagli usi, poi dalla natura della prestazione e da altre circostanze oggettive, poi dalle
norme suppletive. L’obbligazione di consegnare una cosa certa e determinata deve essere
adempiuta nel luogo in cui si trovava la cosa quando l’obbligazione è sorta. L’obbligazione avente
ad oggetto una somma di denaro deve essere adempiuta al domicilio del creditore al tempo della
scadenza (i c.d. debiti portabili), negli altri casi l’obbligazione deve essere adempiuta al domicilio
del debitore al momento della scadenza (debiti chiedibili).
Per quanto riguarda il tempo dell’adempimento, si fa riferimento al termine di scadenza
dell’obbligazione; in mancanza di fissazione del termine, la prestazione può esigersi
immediatamente; se invece è indicato un termine, questo si presume a favore del debitore (il
creditore non può pretendere prima la prestazione ma il debitore può adempiere prima), ma può
essere convenuto il termine a favore del creditore (il debitore non può adempiere prima, il
creditore può pretendere prima es. caso di un deposito).
L’adempimento del terzo si ha quando la prestazione è effettuata da un terzo anziché dal debitore:
ciò può accadere solo per le obbligazioni aventi ad oggetto prestazioni di cose fungibili, per le quali
è indifferente che il pagamento sia fatto dal debitore o da un terzo. Il creditore normalmente non
può opporsi all’adempimento del terzo, a parte che in due casi: se egli ha interesse che il debitore
esegua personalmente la prestazione (es. prestazione infungibile); se il debitore gli ha manifestato
la sua opposizione.
L’istituto dell’imputazione dei pagamenti viene in rilievo quando su un debitore gravano più debiti a
diverso titolo verso uno stesso creditore e il debitore effettua un pagamento che non comprende
tutti i debiti. Bisogna quindi stabilire quale fra i diversi debiti deve essere estinto per primo.
Normalmente vi è l’imputazione del debitore: è il debitore che ha più debiti verso lo stesso
creditore a dichiarare quando paga quale debito intende soddisfare. In assenza di imputazione del
debitore, opera l’imputazione del creditore; in assenza di quest’ultima opera l’imputazione legale
(pagamento deve essere imputato prima ai debiti scaduti, poi quelli meno garantiti, poi quello più
oneroso per il debitore, poi il più antico).
- Dazione in pagamento.
Quando il creditore lo consente, il debitore può liberarsi seguendo una prestazione diversa da
quella dovuta. Essa ha funzione solutoria: l’obbligazione si estingue quando avviene l’esecuzione
della prestazione.
Oggetto della prestazione in luogo dell’adempimento può essere anche la cessione di un credito: in
tal caso l’obbligazione si estingue solo con l’effettiva riscossione del credito ceduto.
Mentre nella prestazione in luogo dell’adempimento le parti non danno vita ad un nuovo rapporto
obbligatorio, nella novazione oggettiva le parti sostituiscono l’obbligazione originaria, che si
estingue, con una nuova obbligazione avente un oggetto diverso.
- Compensazione.
Si ha nel caso in cui due soggetti siano contestualmente creditore e debitore l’uno dell’altro. In tal
caso la legge dispone che le obbligazioni reciproche si estinguono fino alla concorrenza
dell’ammontare comune e rimanendo quindi in vita per il residuo quella eventualmente di
ammontare maggiore.
La compensazione legale opera autonomamente se i due debiti sono omogenei (hanno per oggetto
somme di denaro o altre quantità di cose fungibili dello stesso genere), liquidi (cioè determinati nel
loro ammontare), ed esigibili (non sottoposti a termine o condizione).
La compensazione giudiziale può essere disposta dal giudice quando il credito, non liquido, opposto
in compensazione è di facile e pronta liquidazione (quindi necessari requisiti di omogeneità ed
esigibilità). In questo caso la compensazione opera per effetto di una sentenza, che ha quindi
carattere costitutivo.
La compensazione volontaria si ha invece in seguito ad un accordo tra le parti, che vogliono
compensare le rispettive ragioni anche se non ricorrono le condizioni richieste dalla legge.
Alcuni crediti, per la loro causa esigono che la prestazione sia comunque eseguita (es. il credito agli
alimenti, il credito per la restituzione di cose di cui il proprietario sia stato ingiustamente spogliato,
il credito per cose date in deposito o comodato, i crediti dichiarati impignorabili, ecc.).
- Confusione.
Si ha confusione quando le qualità di creditore e debitore di uno stesso rapporto si riuniscono nella
stessa persona (es. un imprenditore che è creditore verso un altro imprenditore acquista la sua
azienda). Di regola la confusione determina l’estinzione dell’obbligazione, che comporta anche
l’estinzione delle garanzie, con liberazione dei terzi che le hanno prestate.
- I modi di estinzione non satisfattivi sono quelli in cui non vi è alcun soddisfacimento del creditore,
né diretto né indiretto: egli non ne trae alcun vantaggio.
- Novazione.
Con la novazione il rapporto obbligatorio originario, estinto, è sostituito con un nuovo rapporto con
un nuovo oggetto o titolo (novazione oggettiva) o con un nuovo soggetto (novazione soggettiva). La
novazione oggettiva è l’unica regolata dalla legge.
Mentre la dazione in pagamento, anche se procura un bene diverso, produce il soddisfacimento del
creditore, la novazione non realizza il soddisfacimento del creditore poiché sostituisce il precedente
rapporto con un altro rapporto.
I presupposti della novazione oggettiva sono: deve sussistere un’obbligazione da novare (se
l’obbligazione originaria ha titolo nullo la novazione non ha effetto); è necessario l’intento novativo
(animus novandi, cioè volontà di estinguere l’obbligazione precedente deve risultare in modo non
equivoco); non è richiesta una particolare forma (la volontà può essere manifestata anche
tacitamente purché chiaramente rivolta alla novazione); deve sussistere il mutamento dell’oggetto
o del titolo (aliquid novi).
Intervenuta la novazione, inizia a decorrere un nuovo termine di prescrizione del termine, così
come le garanzie del credito che inerivano l’obbligazione originaria si estinguono, a meno che le
parti non convengano espressamente di mantenerle per il nuovo credito.
Se il contratto di novazione è inefficace, si ripristina l’obbligazione originaria.
La novazione soggettiva è solo menzionata dalla legge e può essere passiva o attiva.
- Remissione del debito.
La remissione è il negozio mediante il quale il creditore rinuncia gratuitamente in tutto o in parte al
diritto di credito.
Sono rinunciabili tutti i diritti di credito tranne quelli indisponibili da parte del titolare, come i diritti
alimentari e i diritti del lavoratore alle ferie retribuite.
La remissione comporta l’estinzione dell’obbligazione e dunque la liberazione del debitore. In ogni
caso il debitore può opporsi, dichiarando in un congruo termine di non volerne approfittare. Se
però manca l’opposizione, la remissione produce definitivamente l’estinzione dell’obbligazione.
La remissione può essere espressa quando il creditore dichiara di rimettere il debito con
comunicazione al debitore oppure tacita quando è il comportamento del creditore ad essere
incompatibile con la volontà di far valere il suo diritto (es. se egli restituisce volontariamente il
titolo di credito al debitore).
La remissione del debito comporta l’estinzione delle relative garanzie reali e personali (non vale il
contrario, cioè la rinuncia alle garanzie non fa presumere la remissione). La remissione accordata al
debitore principale libera i fideiussori, però la remissione accordata ad uno dei fideiussori non
libera gli altri che per la parte del fideiussore liberato.
Con il pactum de non petendo, non disciplinato, il creditore si obbliga a non chiedere al debitore
l’adempimento di quanto dovuto per un determinato periodo di tempo o anche a tempo
indeterminato oppure in presenza di determinate circostanze o fino all’esito di un determinato
avvenimento: quindi a differenza della remissione non produce l’estinzione del debito e si articola
secondo le peculiarità dell’atto di autonomia (quindi rispetto al tempo previsto e/o alle circostanze
fissate).
- Impossibilità sopravvenuta per causa non imputabile al debitore.
Quando il mancato o l’inesatto adempimento non è imputabile al debitore, la legge prevede che
l’obbligazione si estingua e il debitore non sia tenuto al risarcimento del danno, in quanto non
sussiste una responsabilità contrattuale.
L’impossibilità ad adempiere deve essere sopravvenuta, quindi sopraggiunta dopo la formazione
del rapporto, altrimenti l’obbligazione sarebbe stata nulla. L’impedimento deve essere assoluto,
cioè tale da non consentire in alcun modo di adempiere. Deve essere oggettivo, cioè tale da
impedire a chiunque l’esecuzione della prestazione, anche se secondo alcuni è sufficiente
un’impossibilità relativa, connessa al comportamento dovuto dal debitore nel particolare rapporto.
Il nostro ordinamento adotta un sistema composito, che fa riferimento a entrambe le impostazioni:
il debitore è soprattutto tenuto a provare di aver profuso lo sforzo adeguato allo specifico rapporto
per vincere la presunzione di colpa. L’impedimento deve inoltre essere definitivo, altrimenti si ha
impossibilità temporanea, che non estingue l’obbligazione ma il debitore, finché l’impossibilità
perdura, non è responsabile dell’adempimento. Estingue però l’obbligazione se l’impossibilità
perdura fin quando il debitore non può più considerarsi obbligato o fin quando il creditore non ha
più interesse a conseguire la prestazione. L’impedimento deve essere inoltre totale, cioè riguardare
l’intera prestazione, altrimenti si verificherà solo un’impossibilità parziale (in tal caso si ha
estinzione dell’obbligazione per la sola parte della prestazione divenuta impossibile).
- Responsabilità patrimoniale.
La responsabilità patrimoniale è illimitata, salve le eccezioni previste dalla legge, quindi il debitore
risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri. Il patrimonio
presente e futuro del debitore è garanzia generale del credito.
Opera inoltre il principio di par condicio creditorum (i creditori hanno uguale diritto di essere
soddisfatti sul debitore), salve le cause legittime di prelazione.
Secondo il divieto del patto commissorio è nullo il patto col quale si conviene che in mancanza del
pagamento del credito nel termine fissato la proprietà della cosa ipotecata o data in pegno passi al
creditore: ciò è volto a impedire che il creditore acquisti la proprietà del bene oggetto di garanzia
senza la procedura giudiziaria di espropriazione del bene. Quindi si evita l’approfittamento del
creditore che potrebbe acquisire un bene ipotecato o dato in pegno di valore superiore rispetto
all’ammontare del credito.
È invece valido il patto marciano, per cui si danno immobili in funzione di garanzia: al termine del
rapporto obbligatorio si procede alla stima del bene dato in garanzia e il creditore per acquisire il
bene è tenuto al pagamento dell’importo eccedente l’entità del credito.
- Mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale.
La garanzia generica del debitore è data dal suo patrimonio; le garanzie specifiche possono essere
invece reali (come pegno e ipoteca) o personali (come fideiussione). A tutela della garanzia
patrimoniale del debitore ci sono diversi mezzi di conservazione: l’azione surrogatoria, l’azione
revocatoria e il sequestro conservativo.
Azione surrogatoria: consente al creditore di sostituirsi al debitore nell’esercizio di singoli diritti o
azioni da lui spettanti. Presupposto di tale azione è che il debitore, vedendo il proprio patrimonio
andare in rovina, trascuri i propri interessi patrimoniali, per negligenza o per dolo, e che dall’inerzia
derivi pregiudizio al suo patrimonio, mettendo in pericolo il soddisfacimento delle ragioni creditizie
sui beni del debitore. Fondamento dell’istituto è dunque l’interesse del creditore alla conservazione
della garanzia del patrimonio del debitore: azione di natura conservativo-cautelare, giova a tutti i
creditori e non solo a quello che ha agito in surroga. I soli diritti o azioni del debitore nel cui
esercizio è consentita la sostituzione del creditore sono quelli di natura patrimoniale.
Azione revocatoria (o pauliana): concessa al creditore a salvaguardia dell’integrità del patrimonio
del debitore nel presupposto che quest’ultimo consapevolmente compia atti di disposizione con i
quali si spogli dei propri beni, sottraendoli così al soddisfacimento del creditore.
Se l’atto dispositivo è a titolo gratuito è sufficiente la consapevolezza da parte del debitore di recare
pregiudizio al creditore, pur in presenza della buona fede del terzo. Se l’atto dispositivo è a titolo
oneroso occorrerà dimostrare anche la consapevolezza di arrecare pregiudizio al creditore da parte
del terzo.
Per quanto riguarda gli effetti, si parla di inefficacia relativa (l’azione revocatoria non invalida l’atto
compiuto dal debitore, ma lo rende inefficace soltanto nei confronti del creditore che ha promosso
l’azione; quindi il bene non rientra nel patrimonio del debitore). Per quanto riguarda i
subacquirenti, cioè coloro che hanno acquistato il bene del debitore, distinguiamo: se ha acquistato
a titolo gratuito, l’atto è inefficace anche nei suoi confronti; se ha acquistato a titolo oneroso, il suo
diritto non è pregiudicato se in buona fede.
Sequestro conservativo: è un istituto che ha lo scopo di impedire al debitore la disposizione dei
beni per i quali sia stato chiesto e ottenuto il sequestro; vuole sottrarre dei beni alla libera
disponibilità del debitore.
Il potere di chiedere il sequestro conservativo è accessorio al diritto di credito e la legittimazione a
richiederlo spetta a chiunque sia titolare di un diritto di credito attuale, anche se titolare di un
credito illiquido ed inesigibile, purché la prestazione sia suscettibile di valutazione patrimoniale.
- Esecuzione forzata: il creditore, per conseguire ciò che gli è dovuto, può far espropriare i beni del
debitore o anche quelli di un terzo vincolati a garanzia di un credito.
Oggetto di tale espropriazione è tutto il patrimonio del debitore: beni immobili, mobili, crediti,
diritti di ogni genere. Il creditore però non può soddisfare da solo il suo diritto, ma dovrà rivolgersi
allo Stato.
L’espropriazione si realizza attraverso tre fasi: il pignoramento (individuazione, destinazione
all’esecuzione di determinati beni del debitore); la vendita forzata; l’attribuzione del ricavato al
creditore o la sua distribuzione tra più creditore concorrenti.
L’esecuzione collettiva si ha invece allo scopo di liquidare l’attivo dell’imprenditore per soddisfare i
suoi creditori (anche detta procedura esecutiva concorsuale o fallimentare).
- Cause legittime di prelazione.
Per il principio di par condicio creditorum, quando il patrimonio è insufficiente a soddisfare tutti i
creditori, questi sono soddisfatti in modo proporzionale (creditori chirografari). Esistono però cause
legittime di prelazione, cioè speciali garanzie su singoli beni o singole categorie di beni, per cui i
creditori che portano tali garanzie sono soddisfatti in modo preferenziale rispetto agli altri (creditori
privilegiati). Le cause legittime di prelazione sono i privilegi, il pegno e l’ipoteca (questi ultimi due
sono garanzie reali).
- Privilegio: titolo di prelazione che la legge accorda al creditore in considerazione della particolare
natura o causa del credito. L’unica fonte dei privilegi è la legge: le parti non possono creare altri
crediti privilegiati oltre quelli previsti dal legislatore.
I privilegi si distinguono in generali e speciali. Il privilegio generale è solo mobiliare e si fa valere sul
ricavato della vendita coattiva eseguita su tutti i beni mobili del debitore; quindi consiste in un
particolare riconoscimento fatto alla causa del credito, indipendentemente da ogni rapporto con i
beni mobili sottoposti all’esecuzione (es. da privilegio generale sono garantiti le retribuzioni ai
professionisti, i crediti agli alimenti, le spese funebri). Il privilegio speciale può essere mobiliare o
immobiliare e grava soltanto su determinati beni del creditore: è giustificato dal particolare
rapporto di connessione esistente tra il creditore e la cosa su cui si esercita (es. il locatore ha
privilegio speciale sulla vendita dei mobili di proprietà del locatario che arredano la casa locata). I
privilegi speciali, se la legge non dispone diversamente, hanno diritto di seguito (possono esercitarsi
anche se sono stati acquistati dai terzi posteriormente al loro sorgere).
Qualora coesistano più crediti privilegiati, la legge stabilisce un ordine di preferenza tra gli stessi
fondata esclusivamente sulla causa del credito e non sulla priorità nel tempo di costituzione
dell’uno o dell’altro.
- Garanzie reali: sono il pegno e l’ipoteca. Il pegno si riferisce a beni mobili e altri diritti, l’ipoteca a
immobili e mobili registrati. I caratteri del pegno e dell’ipoteca sono: l’inerenza a beni determinati
che conferisce alle due garanzie il carattere della realità (quindi essi sono assistiti dal diritto di
seguito, cioè il diritto di garanzia segue il bene e il creditore può far valere la garanzia verso
qualunque successivo acquirente del bene) - della natura reale non hanno però il carattere di
immediatezza, non potendo il creditore realizzare ed escutere autonomamente la garanzia senza
l’intervento degli organi giudiziari; il creditore ha solo il diritto di prelazione, quindi di essere
preferito nel soddisfacimento del credito (ha cioè il diritto di far espropriare il bene su cui cade la
garanzia – ius distrahendi – e soddisfarsi sul ricavato con preferenza rispetto agli altri creditori – ius
prelationis).
Il diritto reale di garanzia è accessorio al diritto di credito: con l’adempimento dell’obbligazione
viene meno la causa della garanzia, quindi il bene costituito in pegno va restituito e l’ipoteca deve
essere cancellata. Di regola, pegno e ipoteca sono costituiti da volontà privata e possono derivare
non solo dal debitore ma anche da un terzo; eccezionalmente però l’ipoteca può essere prevista
per legge.
Altri caratteri delle garanzie reali sono: la specialità dei beni (le garanzie devono insistere su beni
determinati); la determinatezza dei crediti (entrambe le garanzie operano unicamente in presenza
di crediti determinati); l’indivisibilità della garanzia (la garanzia è unitaria e quindi il creditore
conserva la garanzia per l’intero ammontare del credito garantito); la reintegrazione (se la cosa
data in pegno perisce o si deteriora, anche per caso fortuito, il creditore può chiedere che gli sia
prestata idonea garanzia su altri beni e, in mancanza, l’immediato pagamento del suo credito).
- Pegno: diritto reale di garanzia, cioè diritto concesso da un debitore o da un terzo su una cosa
mobile a garanzia di un credito. Si perfeziona solo con la consegna materiale della cosa.
Oggetto del pegno possono essere i beni mobili, eccetto quelli registrati, le universalità di mobili e i
crediti che siano infungibili. Quando vengono consegnate in pegno cose fungibili, come il denaro, si
ha il cosiddetto pegno irregolare. In tal caso, una volta adempiuta l’obbligazione garantita, il
creditore deve restituire una somma dello stesso ammontare.
Il pegno si costituisce mediante contratto, il cosiddetto contratto di pegno, tra il creditore e il
debitore o un terzo datore del bene. Si tratta di un contratto reale (perché si perfeziona con la
consegna).
Il debitore o terzo proprietario del bene ne è temporaneamente spossessato a garanzia del
pagamento del debito: tale spossessamento assolve ad una funzione di pubblicità, in quanto rende
noto ai terzi che il bene non è nella piena disponibilità del suo proprietario. La legge richiede che il
contratto di pegno deve essere stipulata in forma scritta, con data certa.
Per quanto riguarda gli effetti del pegno, il possesso della cosa passa al creditore ma non l’uso o la
disponibilità, salvo che il concedente abbia consentito l’uso o questo sia necessario per la
conservazione dell’oggetto del pegno (infatti il creditore ha l’obbligo di custodire la cosa). Il
creditore pignoratizio può esercitare tutte le azioni a difesa del possesso della cosa data in pegno e
può anche esercitare l’azione di rivendicazione se la stessa spetta al costituente. Il creditore è
tenuto a restituire la cosa quando il credito sia stato interamente soddisfatto. L’effetto più saliente
del pegno è l’attribuzione al creditore del diritto di prelazione (se il debitore non adempie, il
creditore può far vendere la cosa e ha il diritto di conseguire il pagamento con preferenza rispetto
agli altri creditori sul prezzo ricavato dalla vendita).
Il pegno rotativo è una figura che deroga alla regola della specialità del bene: infatti, in questo tipo
di pegno, le parti prevedono la possibilità di sostituire i beni originariamente costituiti in garanzia
con altri beni. La determinazione del pegno quindi è riferita non alla materialità di un bene ma al
suo valore economico.
- Ipoteca: diritto reale di garanzia concesso dal debitore o da un terzo su un bene a garanzia di un
credito che attribuisce al creditore il potere di espropriare il bene e di essere soddisfatto con
preferenza sul prezzo ricavato.
Oggetto di ipoteca: beni immobili con le loro pertinenze; beni mobili registrati (navi, aeromobili,
autoveicoli); l’usufrutto; il diritto di superficie; il diritto dell’enfiteuta e quello del concedente sul
fondo enfiteutico; le rendite dello Stato; anche la quota di comunione.
Il diritto di ipoteca si costituisce mediante iscrizione nell’apposito registro presso l’Ufficio dei
registri immobiliari che ha competenza territoriale nel luogo dove si trova il bene. Tale iscrizione
quindi ha carattere costitutivo (solo con l’iscrizione il diritto viene ad esistenza).
Sullo stesso bene possono gravare più ipoteche iscritte da creditori diversi; l’ordine cronologico
dell’iscrizione determina il grado di ciascuna (chi ha iscritto prima l’ipoteca ha maggiore possibilità
di soddisfare il proprio credito).
L’iscrizione ha efficacia per 20 anni; dopo tale termine o si estingue o il creditore potrà riscriverla
(però l’ipoteca riscritta non conserva il grado precedente ma prende il grado della nuova iscrizione
e diventa l’ultima della serie).
L’ipoteca ha efficacia anche nei confronti di chi acquisti l’immobile dopo l’iscrizione (diritto di
seguito).
Fonti: legge distingue tra ipoteca legale (fonte nella legge, sono elencati tassativamente i casi);
giudiziale (fonte in una sentenza di condanna a pagamento); volontaria (consiste in un contratto o
in un negozio unilaterale che implica l’attribuzione del diritto di iscrivere ipoteca, non la
costituzione dell’ipoteca – poiché l’iscrizione ipotecaria è l’unica a poter costituire l’ipoteca).
Per il negozio di concessione dell’ipoteca occorre la forma scritta; non è consentita la concessione
di ipoteca mediante testamento.
Se l’ipoteca è concessa su bene altrui, è valida ma inefficace.
L’ipoteca su cosa futura può essere validamente iscritta solo quando la cosa sia venuta ad esistenza.
- Garanzie personali (o semplici): consistono nella creazione di un nuovo rapporto obbligatorio tra lo
stesso creditore e un altro soggetto, che si aggiunge col suo patrimonio a rafforzare la garanzia del
creditore. Per esempio, abbiamo la fideiussione.
Fideiussione: si costituisce mediante un contratto col quale un terzo si obbliga personalmente
verso il creditore garantendo l’obbligazione altrui. Di regola la fideiussione presuppone un accordo
con il debitore principale, però tale accordo non è essenziale: infatti il rapporto di fideiussione è
bilaterale, non trilaterale. La volontà di prestare fideiussione deve essere espressa. La fideiussione
costituisce un’obbligazione accessoria, cioè che sussiste e continua a sussistere in quanto è valida e
finché è valida l’obbligazione principale. Di conseguenza, la fideiussione non può eccedere ciò che è
dovuto dal debitore né può essere prestata a condizioni più onerose (può però essere prestata per
parte del debito e a condizioni meno onerose). La fideiussione può essere prestata anche per
un’obbligazione futura o condizionale.
Per quanto riguarda la responsabilità del fideiussore, sussiste un rapporto di solidarietà fra il
debitore e il fideiussore, che diviene obbligato in solido con lui. È possibile un beneficio di
escussione (ci si deve rivolgere prima al debitore garantito e poi solo dopo l’esecuzione di
quest’ultimo si potrà rivolgere al fideiussore); può inoltre stabilirsi il beneficio della divisione (il
debito si divide in tante parti quanti sono i fideiussori e ogni fideiussore può esigere che il creditore
gli chieda solo la parte che gli spetta).
Il fideiussore che ha pagato è inoltre surrogato nei diritti che il creditore aveva contro il debitore:
può valersi di tutte le garanzie che erano a disposizione del creditore per rifarsi sul patrimonio del
debitore; ha l’azione di regresso con il quale può agire contro il debitore per farsi rimborsare di
quanto ha pagato; può opporre al creditore tutte le eccezioni che spettavano al debitore principale,
salvo quella derivante da incapacità.
Sul fideiussore grava però l’onere di denuncia al debitore del pagamento fatto al creditore, la cui
omissione comporta due effetti: da un lato, il fideiussore non ha regresso verso il debitore
principale; dall’altro, il debitore principale può opporre al fideiussore le eccezioni che avrebbe
potuto opporre al creditore all’atto del pagamento; in entrambi i casi, il fideiussore può ripetere
contro il creditore quanto ha pagato.
L’obbligazione del fideiussore si estingue o per l’estinzione dell’obbligazione del debitore principale
o attraverso normali modi di estinzione dell’obbligazione o per particolari ipotesi previste dalla
legge.
Contratto
- Per la conclusione del contratto le parti devono avere due requisiti soggettivi (capacità giuridica e
capacità di agire) e la legittimazione (devono avere potere di agire rispetto agli interessi regolati con
il contratto). L’assenza di legittimazione non incide sulla validità dell’atto ma solo sulla sua efficacia.
Esistono contratti consensuali (che si perfezionano in virtù del solo consenso tra le parti es.
vendita) e contratti reali (che richiedono per il proprio perfezionamento oltre l’accordo tra le parti
anche la consegna della cosa; di solito tendono a procurare una situazione soggettiva temporanea
sulla cosa, con l’obbligo di restituzione a carico del consegnatario es. deposito, comodato, mutuo =
contratti unilaterali, con obbligazione a carico di una sola parte cioè quella di restituire il bene
ricevuto oltre eventualmente a pagare il corrispettivo per il godimento); per il principio del
consensualismo tutti i contratti si presumono consensuali e i contratti reali costituiscono
l’eccezione, quindi un contratto per essere reale ha bisogno di un’apposita previsione.
- La volontà negoziale indica l’intento di realizzare uno scopo dotato di rilevanza giuridica. Per i
contratti esprime l’intento comune di perseguire uno scopo condiviso. E’ necessario che la volontà
abbia una manifestazione e i fondamentali modi di manifestazione della volontà sono il linguaggio
(che può esprimersi con la parola, con la scrittura o altri segni; di solito la dichiarazione di volontà è
espressa ma può essere anche tacita, cioè inclusa in una diversa dichiarazione; a volte la legge
richiede che la manifestazione debba essere espressa in una forma vincolata) e il contegno (è dal
comportamento che si deduce la volontà di conseguire uno scopo; volontà che deve essere
univoca, cioè incompatibile con una diversa volontà).
Vige il principio dell’affidamento, per cui se una dichiarazione ha un significato diverso da quello
che gli ha attribuito l’autore, questo è ugualmente vincolato, sempre che il destinatario abbia fatto
sul significato apparente un affidamento incolpevole, quindi fosse in buona fede.
Quando non si realizza un libero e consapevole intento comune, si ha assenza di volontà, cioè
assenza di accordo: in questo caso di regola vi è nullità del contratto.
- Vari fattori possono distorcere il processo di formazione della volontà e sono i cosiddetti vizi del
consenso, che sono l’errore e il dolo (viziano la conoscenza) e la violenza morale (vizia la decisione).
Questi vizi sono più riferibili al singolo privato che non alle organizzazioni economiche che di solito
si avvalgono di studi professionali.
L’errore può essere vizio, ostativo o materiale.
L’errore vizio è l’errore vero e proprio, che consiste in una falsa rappresentazione della realtà: si
divide in errore di fatto (che cade su una circostanza di fatto la cui falsa rappresentazione incide
nella determinazione di assetto di interessi) ed errore di diritto (che è invece l’ignoranza o la falsa
conoscenza circa l’esistenza, il significato o l’applicabilità di norme giuridiche).
L’errore è rilevante quando è essenziale (cade su specifiche circostanze indicate dalla legge, cioè
sulla natura o sull’oggetto del contratto, sull’identità dell’oggetto della prestazione o su una sua
qualità sempre se determinante del consenso, sull’identità della persona dell’altro contraente se
determinante del consenso e quando è un errore di diritto) ed è riconoscibile dall’altro contraente.
L’errore di calcolo non dà luogo ad annullamento ma solo a rettifica, però se attiene
all’individuazione dei parametri di riferimento si ha un errore essenziale. Non ha rilevanza giuridica
neanche l’errore sui motivi che inducono la parte al contratto (sfera personale): differenza con la
donazione, in cui vi è rilevanza dell’errore sui motivi (sempre che il motivo sia ciò che abbia
determinato la liberalità del donante).
Poiché vige un principio di conservazione del negozio, è consentito al destinatario della
dichiarazione evitare l’annullamento del contratto anche quando l’errore è riconoscibile con il
mantenimento del contratto rettificato: quindi la parte in errore non può domandare
l’annullamento del contratto se prima l’altra offre di eseguirlo in modo conforme al contenuto e
alle modalità del contratto che quella intendeva concludere.
L’errore stativo incide invece sulla manifestazione della volontà negoziale o quando la stessa
contiene un riferimento errato es. si scrive 100 invece di 1000 o tizio invece di caio.
L’errore materiale invece è visibilmente frutto di una mera distrazione o incomprensione perciò a
differenza degli altri due errori non è causa di annullamento ed è ricostruibile in via interpretativa.
- Il dolo induce in errore tramite l’inganno, cioè con l’impiego di raggiri ed artifici che una parte
perpetra a danno dell’altro per indurla a concludere il contratto.
Può essere commissivo (compiuto con atti fraudolenti) o omissivo (compiuto con omissioni
fraudolenti).
Può essere determinante (quando i raggiri sono tali che senza di essi l’altro contraente non avrebbe
contrattato; si ha annullamento del contratto e risarcimento danni) o incidente (quando il dolo non
è determinante della conclusione del contratto, che si sarebbe comunque avuta, ma incide sul
contenuto, che sarebbe stato pattuito diversamente; il contratto è valido ma il contraente in
malafede risponde dei danni e si ha risarcimento danno).
Quando artifici e raggiri sono stati usati da un terzo il contratto è annullabile solo se gli stessi erano
noti al contraente che ne ha tratto vantaggio.
Si distingue inoltre tra dolus malus (determinante o incidente) e dolus bonus (semplicemente
l’esaltazione della propria merce).
- La violenza morale è una violenza psichica che incide sulla libertà di decisione; consiste nella
minaccia di un male ingiusto e notevole tale da indurre il soggetto a concludere un contratto.
La minaccia può essere esercitata in modo esplicito o in modo implicito (mediante un
comportamento intimidatorio).
I caratteri della violenza giuridicamente rilevante devono essere: determinante del consenso, il
male deve essere ingiusto (ingiustizia del mezzo es. minaccia di gambizzazione o ingiustizia del
vantaggio es. minaccia di far valere un diritto, cioè ogni soggetto ha diritto di far valere
giudizialmente le proprie ragioni ma quando il vantaggio che si vuole conseguire è ingiusto, questa
minaccia è causa di annullamento del contratto) e notevole (deve arrecare un grave danno ai beni o
alla persona del soggetto violentato; può colpire il patrimonio, la vita fisica e l’onorabilità della
persona; può riguardare anche il coniuge o un discendente o ascendente).
La violenza è sempre causa di annullamento del contratto, anche se esercitata da un terzo (non è
necessario che raggiri fossero noti alla controparte). All’annullamento del contratto si aggiunge la
responsabilità civile dell’autore della violenza e il risarcimento del danno.
Non è causa di annullamento del contratto il cosiddetto timore reverenziale.
La conclusione del contratto avviene nel momento in cui chi ha fatto la proposta ha conoscenza
dell’accettazione dell’altra parte: vige il principio cognitivo e la presunzione di conoscenza (la
proposta, l’accettazione e ogni altra dichiarazione si reputano conosciute nel momento in cui
giungono all’indirizzo del destinatario, salvo che questi non provi che senza sua colpa era
nell’impossibilità di prenderne conoscenza).
- L’offerta al pubblico è una proposta indirizzata a una generalità di persone. Non è un atto recettizio
quindi non deve essere portato a conoscenza dei terzi per avere efficacia ma è sufficiente che sia
reso conoscibile. Il contratto è concluso con l’accettazione di chi è interessato alla proposta
formulata es. dispositivi meccanici automatici. Anche la revoca non è recettizia, quindi è efficace
anche verso chi non ne ha avuto notizia, sempre che sia fatta nella stessa forma dell’offerta o in
un’altra equipollente.
Il contratto aperto è un contratto che di solito connota i contratti plurilaterali, quindi con la
clausola di apertura si offre la possibilità ad altri soggetti di aderire al contratto originario.
L’apertura può riguardare la generalità di soggetti oppure specifiche categorie di soggetti.
L’adesione al contratto è uguale ad accettazione.
Vi sono anche ipotesi in cui vi è conclusione senza un’apposita accettazione, per esempio con
l’esecuzione prima dell’accettazione (di regola l’esecuzione segue la conclusione del contratto però
in tre ipotesi tipiche tassativamente previste cioè la richiesta del proponente, la natura dell’affare e
la presenza di usi è possibile che il contratto sia concluso anche quando la prestazione si esegua
senza una preventiva risposta; l’accettante deve però dare subito avviso alla controparte dell’inizio
di esecuzione poiché il proponente potrebbe non essere pronto a riceverlo) o l’obbligazione del
solo proponente (la proposta diretta a concludere un contratto da cui derivano obbligazioni solo
per il proponente è irrevocabile appena giunge a conoscenza del destinatario, che può rifiutare la
proposta nel termine richiesto, ma se non rifiuta il contratto è concluso; ciò avviene perché il
destinatario della proposta ha esclusivamente vantaggi dal contratto).
- È sempre più diffusa la standardizzazione contrattuale attraverso l’impiego di moduli e formulari,
con predisposizione unilaterale di condizioni generali di contratto. È la tecnica dei contratti per
adesione, che sono disciplinati sia dal Codice civile che dal Codice del consumo. Per tutelare il
contraente aderente, vi sono tre meccanismi di tutela: la specifica approvazione per iscritto delle
clausole vessatorie (particolarmente onerose per il contraente aderente); la prevalenza delle
clausole aggiunte a moduli e formulari quando siano incompatibili con essi; l’interpretazione contro
l’autore della causa nel caso si abbia dubbio su chi sia colpevole. Anche per i contratti chiusi fuori
dai locali commerciali a distanza nel Codice dei consumi vi è una tutela dei consumatori, che si
articola nel dovere del professionista di rendere informazioni precontrattuali al consumatore e nel
diritto di recesso del consumatore.
- Per quanto riguarda i vincoli a contrarre, abbiamo vincoli legali, che sono divisi in conformativi e
limitativi. I conformativi riguardano l’utilizzo del bene e quindi ne limitano l’esercizio alla relativa
disponibilità, ad esempio vincoli ambientali e urbanistici. I limitativi riguardano lo statuto dei beni
oppure la qualificazione dei soggetti e limitano nel godimento dei beni o nella loro disposizione sia
per la libertà di contrarre che di contrattare.
Ricordiamo la prelazione legale, che è la figura più diffusa di vincolo legale ed è impiegata in
ragione della posizione ricoperta da alcuni soggetti rispetto ad un bene, al fine di favorirne l’accesso
es. fondi rustici oppure in funzione della natura o collocazione del bene al fine di conservarne la
destinazione es. beni culturali. L’opzione legale consiste nell’obbligo di un soggetto di formulare
l’offerta di acquisto che l’opzionario è libero di accettare o meno. L’obbligo legale a contrarre opera
in settori del mercato dove persiste un fenomeno di monopolio legale: chi esercita un’impresa in
regime di monopolio legale ha l’obbligo di contrattare con chiunque richieda le prestazioni che
formano oggetto dell’impresa, osservando la parità di trattamento. Il divieto legale di alienazione
invece è una restrizione alla possibilità di un soggetto di trasferire un suo diritto.
- È diffusa la prassi che la stipulazione del contratto sia preceduta da trattative. Tali accordi
prendono il nome di puntuazione, minuta e lettera di intenti.
- I vincoli negoziali sono i vincoli voluti dalle parti a tutela dei propri interessi e sono: la prelazione
convenzionale, che consiste nell’obbligo di preferire un soggetto nell’ipotesi di alienazione di un
bene (a seguito del patto il promittente rimane libero di alienare o meno però nel caso in cui alieni
deve preferire il soggetto beneficiario della prelazione); la proposta irrevocabile (il proponente può
mantenere ferma la proposta per un certo tempo obbligandosi a non revocarla); il patto di opzione
(il patto con le quali le parti convengono che una di esse rimanga vincolata alla proposta e l’altra
abbia facoltà di accettarla o meno; quindi la dichiarazione diventa una proposta irrevocabile); la
prenotazione (diffusa nei settori dei viaggi organizzati e delle prestazioni alberghiere e di trasporto;
è un atto unilaterale che instaura un rapporto giuridico preparatorio e si distingue tra prenotazione
semplice, in cui non vi è versamento di un anticipo, e rafforzata, in cui vi è il versamento di un
anticipo; è prassi determinare penali per la revoca della prenotazione); divieto negoziale di
alienazione.
- Contratto preliminare.
È diffuso che la stipula del contratto sia anticipata da un contratto preliminare in cui le parti
assumono un obbligo di stipula impegnandosi a concludere il contratto definitivo.
Dal contratto preliminare può derivare un obbligo di stipulazione del definitivo a carico di entrambe
le parti (preliminare bilaterale) o come più spesso accade a carico di una sola parte (preliminare
unilaterale).
Il contratto preliminare è nullo se non è fatto nella stessa forma che la legge prescrive per il
contratto definitivo (forma per relationem). I contratti preliminari che sono determinativi di vicende
di diritti reali su beni immobili prevedono la soggezione a trascrizione.
Quando la parte obbligata a concludere il contratto definitivo si rende inadempiente vi sono due
tipi di tutela: si può chiedere l’adempimento coattivo (si può ottenere quindi sentenza che produca
gli effetti del contratto non concluso) oppure si può chiedere la risoluzione del contratto
preliminare (è possibile avvalersi dei rimedi di autotutela).
In presenza del pagamento di una somma di denaro a titolo di caparra, se la parte che ha dato la
caparra è inadempiente, l’altra può recedere dal contratto ritenendo la caparra; se è inadempiente
la parte che l’ha ricevuta, l’altra può recedere dal contratto ed esigere il doppio della caparra,
tranne che la parte non inadempiente sia interessata a richiedere l’esecuzione o la risoluzione oltre
il risarcimento del danno.
In ogni caso la parte non inadempiente ha diritto al risarcimento del danno.
È diffusa nella prassi anticipare al momento del preliminare alcuni degli effetti del contratto
definitivo: il c.d. preliminare a effetti anticipati.
- Esiste anche una responsabilità precontrattuale (culpa in cuntrahendo) che si riferisce alla fase di
svolgimento delle trattative contrattuali. Di solito le cause che hanno dato luogo a responsabilità
precontrattuale erano connesse alla mancata conclusione del contratto. Ipotesi: ingiustificata
rottura delle trattative (quando le trattative si spingono fino a un punto di sviluppo che generi nella
controparte il ragionevole affidamento nella conclusione del contratto; in questo caso non è
necessaria la malafede nell’interruzione delle trattative ma è sufficiente l’assenza di giusta causa);
la mancata comunicazione delle cause di invalidità (la parte che conoscendo o dovendo conoscere
l’esistenza di una causa di invalidità non ne dà notizia all’altra parte è tenuta a risarcire il danno da
essa sofferto per aver confidato senza sua colpa nella validità del contratto). Più di recente la
giurisprudenza ha ravvisato una responsabilità precontrattuale anche quando vi è violazione del
principio di buona fede, che impone alle parti di trattare con lealtà in quanto il comportamento
scorretto di una parte influenza negativamente le scelte dell’altra parte es. responsabilità per
carenza di informazione circa significativi profili dell’assetto di interessi.
Per quanto riguarda i danni risarcibili, si ristora soltanto l’interesse negativo, quindi il rimborso
delle spese sostenute in previsione della conclusione del contratto e le perdite sofferte per non
aver concluso altri contratti (non l’interesse positivo che si pensava di trarre dal contratto
stipulato).
- Di riguardo al contenuto del contratto, esistono i contratti normativi che sono quelli con cui le parti
regolano le regole impegnative per i successivi contratti che si concluderanno tra le stesse.
Nello specifico, riguardo all’oggetto del contratto, il contratto ha ad oggetto prestazioni. L’oggetto
del contratto deve essere possibile (idoneo a realizzare lo scopo programmato; possibilità materiale
e giuridica; possibilità non deve essere necessariamente attuale al momento della conclusione del
contratto basta che lo sia al momento della sua efficacia), lecito (non contrario a norme imperative,
ordine pubblico e buon costume), determinato o determinabile (se non attribuzioni determinate
deve contenere criteri definiti di determinabilità; se si lascia a un successivo fattore valutativo la
determinazione dell’oggetto, il contratto è incompleto, ma comunque vincolante tra le parti, che
devono riprendere la contrattazione; si ha arbitraggio quando le parti deferiscono a un terzo la
determinazione dell’oggetto del contratto; si ha perizia contrattuale quando le parti deferiscono a
uno o più soggetti scelti per la loro particolare competenza tecnica il compito di formulare un
apprezzamento tecnico che le parti si impegnano ad accettare come espressione della loro volontà
contrattuale).
Per quanto riguarda i contratti aventi ad oggetto beni futuri, essi sono validi anche se inefficaci
finché la cosa non viene ad esistenza: il bene futuro può essere una cosa, un’opera ma anche un
diritto. I contratti possono essere aleatori (quando c’è assunzione del rischio della venuta ad
esistenza della cosa, quindi la prestazione corrispettiva è comunque dovuta anche se la cosa futura
non viene ad esistenza) e commutativi (non c’è assunzione del rischio; la prestazione corrispettiva
non è dovuta se la cosa non viene ad esistenza). La commutatività è la regola: se non è
espressamente pattuita l’aleatorietà del contratto esso si presume commutativo.
- La causa del contratto può essere astratta o concreta. Causa astratta: tipo contrattuale descritto
dalla legge, funzione economico-sociale che il negozio obiettivamente tende a realizzare. Causa
concreta: funzione economico-individuale che le parti intendono realizzare con la conclusione del
contratto. Il tipo contrattuale indica lo schema diffuso di un’operazione economica ed è sociale
(quando non ancora disciplinato dall’ordinamento ma opera nella realtà sociale ed è meritevole di
tutela) e legale (quando invece esprime la causa astratta del negozio quindi è disciplinato
dall’ordinamento). I contratti tipici o nominati impegnano uno schema fissato per legge, i contratti
atipici o innominati utilizzano un formante non riconducibile ad uno schema legale, quindi a una
causa astratta.
Quando è utilizzato un tipo legale, va verificata la liceità e la meritevolezza dell’assetto di interessi;
quando non è utilizzato un tipo legale, va verificata anche la compatibilità con l’ordinamento. Di
solito però non vi sono negozi totalmente atipici: sono più diffusi i contratti misti, in cui si utilizzano
frammenti di tipi legali differenti.
La causa deve esistere in tutti i contratti, deve essere lecita e meritevole di tutela e deve risultare
dal contratto. Di regola sono nulli i contratti dei quali non risulti la causa. La causa è illecita quando
è contraria a norme imperative, ordine pubblico (principi e valori fondamentali dell’ordinamento) o
buon costume (morale sociale, non solo area del pudore sessuale). Una causa può essere illecita o
perché sono illecite le prestazioni o perché lo è la loro combinazione.
Abbiamo poi il contratto in frode alla legge in cui si ha una violazione indiretta della norma
imperativa (si rispetta apparentemente il suo tenore letterale ma si vuole eludere l’applicazione
della norma).
Il motivo indica la ragione individuale dell’atto ed è giuridicamente irrilevante; assume rilevanza
però l’illiceità del motivo, quando il motivo è comune alle parti e determinante del consenso.
Il contratto complesso si ha quando sono coinvolte prestazioni eterogenee organizzate in un unico
negozio finalizzato al perseguimento di un risultato unitario. Un tipo di contratto complesso è il
contratto misto, in cui vi è combinazione di più frammenti di schemi tipici finalizzati ad un unico
rapporto e ad un unitario assetto di interessi.
Si ha invece collegamento negoziale quando singoli fasci di prestazione integrano più contratti,
strutturalmente autonomi ma connessi: esso può essere necessitato (collegamento tra negozi è
necessario) o facoltativo (strumento dell’autonomia privata).
- Il Codice civile non contiene la nozione della simulazione però ne regola gli effetti. Essa avviene
quando le parti, d’accordo e dunque consapevolmente, vogliono e dichiarano di voler perseguire il
risultato di creare una complessa realtà giuridica fatta di un atto per l’apparenza (negozio simulato)
con l’intesa di non darvi rilevanza oppure di dare rilevanza ad un regolamento diverso.
L’intesa tra le parti di porre in essere un atto interno effettivo e un atto esterno apparente senza
attribuirvi effetti giuridici o attribuendovi effetti diversi è ciò che distingue la simulazione dalla
riserva mentale (che ricorre quando un soggetto autonomamente esclude gli effetti del contratto;
quando entrambe li escludono autonomamente si ha duplice riserva mentale, non simulazione).
La simulazione può essere totale (se riguarda l’intero negozio) o parziale (riguarda solo parte del
negozio). Può essere assoluta (le parti creano per l’apparenza un contratto mentre non vogliono
alcun mutamento della realtà giuridica) o relativa (le parti creano un contratto per l’apparenza
mentre vogliono un diverso mutamento della realtà giuridica).
A fronte del negozio creato per l’apparenza, negozio simulato, si dà vita ad un diverso e sottostante
negozio, destinato ad avere effetto tra le parti, il negozio dissimulato, che spesso contiene la
controdichiarazione da cui emerge il fenomeno simulatorio, quindi non è necessario un autonomo
atto.
La simulazione relativa può essere oggettiva (la finzione inerisce al contenuto dell’atto) e soggettiva
(la finzione inerisce alle parti dell’atto; in questo caso si ha interposizione fittizia di persona es.
imprenditore acquista immobile intestandolo fittiziamente ad un altro soggetto interposto per
evitare l’esecuzione forzata dei propri creditori - si differenzia dall’interposizione reale di persona
dove il soggetto interposto è contraente effettivo e reale).
Di regola con la simulazione si vuole realizzare un inganno nei confronti dei terzi (creditori, eredi
legittimari, coniuge, fisco) ma non necessariamente con essa si tende a perseguire uno scopo
illecito.
Per quanto riguarda gli effetti, si distingue tra effetti tra le parti, rispetto ai terzi e verso i creditori.
Effetti tra le parti: il contratto simulato non produce effetti tra le parti mentre produce effetto tra le
parti il contratto sottostante, quello dissimulato, purché sia lecito e abbia la forma prescritta ad
substantiam. Effetti rispetto ai terzi: il regime è governato dal generale principio della buona fede
dei terzi (le parti soccombono rispetto ai terzi che hanno fatto affidamento sulla titolarità
apparente). Effetti verso i creditori: i creditori del titolare apparente che in buona fede hanno
compiuto atti di esecuzione sui beni da lui acquistati simulatamente non subiscono effetti della
simulazione; i creditori del simulato alienante, ricevendo pregiudizio dell’atto apparente, possono
far valere la simulazione; è possibile quindi un conflitto tra le due classi di creditori – la legge tende
a favorire chi vuole evitare un danno a scapito di chi vuole conseguire un vantaggio, quindi
favorisce i creditori del simulato alienante.
L’azione di simulazione è l’azione che mira ad accertare l’apparenza di un negozio ed è
imprescrittibile. La prova della simulazione è rivolta a far emergere la realtà contro l’apparenza e
perciò gli accordi che le parti hanno voluto mantenere occulti. Quanto alle parti, un essenziale
scriminante è costituito dalla presenza o meno di una controdichiarazione scritta, che rende più
agevole la prova della simulazione. Quanto ai terzi, possono avvalersi di ogni mezzo di prova e sono
sempre ammessi a provare l’illiceità del contratto simulato.
- Gli elementi accidentali sono quelli di cui le parti sono liberi di avvalersi o meno e sono: condizione,
termine e onere.
La condizione incide sulla sorte degli effetti del contratto, determinando uno stato di incertezza
degli effetti, quindi si dice che la condizione pende.
Si ha condizione volontaria o legale. La condizione volontaria proviene dalle parti, che subordinano
l’efficacia o la risoluzione del contratto o di un singolo patto al verificarsi di un avvenimento futuro
o incerto; se avvenimento futuro ma certo si ha termine e non condizione. La condizione può anche
essere unilaterale quando opera nell’interesse di una sola delle parti ma in mancanza di una
specifica determinazione si presume nell’interesse di entrambe le parti.
La condizione, in relazione all’incidenza dell’evento sull’efficacia, può essere sospensiva (le parti
subordinano la produzione degli effetti al verificarsi di un evento futuro e incerto) o risolutiva (il
contratto è immediatamente efficace ma soggetto all’attivazione di effetti se interverrà un
avvenimento futuro e incerto). In relazione alla derivazione dell’evento, si distingue tra condizione
casuale (avveramento dell’evento è connesso al caso o all’attività di terzi) e potestativa semplice
(avveramento rimesso alla volontà di una delle parti). Si ha condizione mista quando avveramento
dipende sia dal caso o dai terzi che dall’iniziativa della parte.
In relazione al carattere dell’evento, è necessario che esso sia possibile (condizione impossibile se
inerente a un evento impossibile fisicamente o giuridicamente) e lecito.
L’incertezza della pendenza può sciogliersi o con l’avveramento dell’evento o con la mancanza dello
stesso. L’avveramento dell’evento è effettivo quando si realizza materialmente e legale quando non
si realizza materialmente ma la legge lo considera giuridicamente avverato. Il mancato
avveramento dell’evento invece consolida la situazione pendente (se non si verifica condizione
sospensiva non si verificano gli effetti del contratto; se non si verifica condizione risolutiva,
diventano definitivi gli effetti prodotti dal contratto).
Il termine può essere di efficacia o di adempimento.
Il termine di efficacia incide sul tempo degli effetti del contratto, segnando il momento iniziale e/o
finale della produzione degli effetti stessi (termine iniziale e finale). Il tempo corrente tra termine
iniziale e finale esprime la durata dell’efficacia del contratto. Essenziale è che sussista certezza
dell’avvenimento quand’anche non sia determinata la data della realizzazione.
Il termine di adempimento designa invece una modalità cronologica dell’attuazione del rapporto
obbligatorio conseguente al contratto.
Esempio: si stipula un contratto di locazione, che dura 4 anni, inizia a decorrere dal 1 gennaio
(termine iniziale di efficacia) e scade il 31 dicembre (termine finale di efficacia); c’è obbligo di
pagare il canone di locazione entro il 5 di ogni mese (termine di adempimento).
L’onere invece afferisce ai soli negozi di liberalità (donazione e testamento), introducendo un
obbligo a carico del beneficiario, che limita il vantaggio economico ricevuto. Se l’onere non viene
adempiuto i soggetti interessati possono agire per l’adempimento dell’obbligazione.
- La liceità è definita con riguardo alla disciplina della causa (illecita se contraria a norme imperativa,
ordine pubblico e buon costume); opera anche in merito ad altri profili del contratto, come oggetto,
condizione, motivo. La meritevolezza è menzionata rispetto ai contratti atipici, con la previsione
che le parti possono concludere anche i contratti atipici purché siano rivolti a realizzare interessi
meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico. La meritevolezza riguarda il risultato pratico
perseguito, perché sia coerente alla coscienza civile, all’economia, al buon costume e all’ordine
pubblico. Se un contratto è illecito non è neppure meritevole di tutela, ma non è sempre vero il
contrario.
- Il Codice civile indica tra i requisiti del contratto la forma quando risulta che è prescritta dalla legge
sotto pena di nullità nei cosiddetti atti formali o solenni. Il principio generale è la libertà di forma,
sono eccezionali le ipotesi per cui è prescritta una determinata forma: forma ad substantiam. La
forma ad substantiam può essere prescritta dall’ordinamento (forma legale) o adottata dai privati
(forma convenzionale).
La forma legale indica che la dichiarazione di volontà negoziale deve essere espressa e
documentata in un determinato modo. Quando è richiesta la forma dell’atto pubblico l’attività e
documentazione della volontà è svolta da notai o da altri pubblici ufficiali autorizzati. La forma
scritta è tradizionalmente prescritta per gli atti relativi ai beni immobili.
Per quanto riguarda la forma convenzionale, se le parti hanno convenuto per iscritto di adottare
una determinata forma per la futura conclusione del contratto, si presume che la forma sia stata
voluta per la validità di questa (ma presunzione semplice, che ammette dunque la prova contraria).
La legge non indica quale specie di invalidità consegua la non osservanza della forma
convenzionale, ma la giurisprudenza è nel senso della nullità del contratto.
Talvolta la forma è richiesta a fini probatori (per provare l’esistenza dell’atto in giudizio): quindi
l’atto privo della forma richiesta è valido e produce effetti tra le parti ma incontra un limite in sede
giudiziaria risultandone ridotta la possibilità di prova. Talvolta per un medesimo tipo di atto è
richiesta una forma per la prova dell’atto e una forma ad substantiam. Spesso sono prescritte
formalità ai soli fini dell’opponibilità dell’atto ai terzi. In questo caso i mezzi comunemente
impiegati sono la data certa dell’atto e la pubblicità in appositi registri pubblici.
- Con il termine efficacia si intende una modificazione della realtà giuridica. Si distingue tra effetto
generale ed effetti particolari.
L’effetto generale è il vincolo contrattuale, gli effetti particolari sono peculiari ai singoli contratti,
detti anche negoziali o diretti. L’inefficacia designa invece la mancata o anomala produzione di
effetti giuridici. Rispetto alla provenienza, distinguiamo tra inefficacia legale e inefficacia volontaria:
quella legale è conseguenza di un vizio strutturale o funzionale del contratto (per anomalie), quella
volontaria è invece voluta dalle parti ed è magari conseguenza di condizione o termine. Rispetto al
tempo, talvolta l’inefficacia è originaria (opera con nascita del negozio), talvolta successiva (si
verifica a determinate situazioni). Rispetto ai soggetti, l’inefficacia può essere assoluta (valere verso
tutti) oppure relativa (valere solo relativamente ad alcuni soggetti).
Per quanto riguarda l’effetto generale, quindi il vincolo contrattuale, il contratto ha forza di legge
tra le parti, non può essere sciolto che per mutuo consenso (si intende mutuo dissenso, cioè la
risoluzione consensuale) o per cause ammesse dalla legge (recesso e risoluzione legale).
Il recesso è un negozio unilaterale con cui una parte dichiara di sciogliersi dal contratto prima della
scadenza. La facoltà di recedere può essere esercitata finché il contratto non abbia avuto un
principio di esecuzione, però nei contratti di durata il recesso può essere esercitato anche dopo
l’inizio dell’esecuzione, ma non ha effetto relativamente alle prestazioni già eseguite o in corso di
esecuzione.
La fonte del diritto di recesso può essere convenzionale (stabilita dalle parti) o legale (la legge
attribuisce il potere di sciogliersi dal contratto es. recesso del consumatore).
Funzione del diritto di recesso: recesso di pentimento (diritto di ripensamento senza giustificazione;
pattuibile in questo caso un prezzo del recesso – distinguiamo tra caparra penitenziale, che si ha
quando il corrispettivo è versato all’atto della stipulazione del contratto, e multa penitenziale, che si
ha quando il corrispettivo andrà versato al momento del recesso); il recesso per giusta causa è
invece un rimedio di autotutela dei propri diritti, spesso accordato per anomalie sopravvenute.
- Gli effetti negoziali o diretti indicano la comune volontà negoziale espressa nel regolamento
contrattuale. Di regola sono interni, cioè si producono tra le sole parti del contratto (efficacia
diretta interna), però è consentito all’autonomia privata produrre effetti particolari anche verso i
terzi (efficacia diretta esterna, es. contratto a favore di terzi).
Una rilevante distinzione degli effetti particolari è tra effetti obbligatori (mirano a procurare una
utilità ad una parte come risultato del comportamento dell’altra parte) e reali (producono il
trasferimento della proprietà o di altro diritto oppure la costituzione di un diritto reale per effetto
del solo consenso). Molto spesso le due tipologie di effetti coesistono, per cui nei contratti ad
efficacia reale alla produzione dell’effetto reale si accompagnano e si intrecciano anche effetti
obbligatori.
Quando i contraenti si obbligano reciprocamente gli uni verso gli altri si parla di contratti con
prestazioni corrispettive (un tempo contratti bilaterali), quando una parte si obbliga verso l’altra
senza che quest’ultima incontri alcuna obbligazione si parla di contratti con prestazioni di una sola
parte (prima contratti unilaterali; figura tipica è la fideiussione).
Per quanto riguarda gli effetti del contratto nei confronti del terzo (chi non è parte del contrario,
estraneo al rapporto tra le parti), regola generale è quella della limitazione degli effetti del
contratto alle sole parti: relatività degli effetti del contratto, che vuole tutelare il principio di libertà
per cui si vuole impedire di porre limiti alla libertà di comportamento di un terzo e che si basa sul
divieto di ingerenza sull’altrui sfera giuridica.
CFR promessa del fatto del terzo (se si promette mediante un contratto l’obbligazione o il fatto del
terzo quest’ultimo non resta in alcun modo vincolato, essendo estraneo all’obbligazione; è il
promittente a restare obbligato e a dover indennizzare l’altro contraente se il terzo non si obbliga o
compie il fatto) e divieto contrattuale di alienazione (patto col quale una parte si obbliga verso
l’altra a non alienare una certa cosa per un certo tempo non ha effetto nei confronti dei terzi
eventuali acquirenti – chi si è obbligato a non vendere e vende dovrà risarcire il danno alla
controparte però la vendita come tale è valida ed efficace).
Il contratto a favore del terzo è un negozio in virtù del quale una parte, stipulante, designa un terzo
quale avente diritto alle prestazioni dovute dalla controparte, promittente: il terzo acquista il diritto
verso il promittente sin dal momento della stipulazione del contratto; tuttavia ha l’onere di
dichiarare se vuole profittare del beneficio, così come può dichiarare di rifiutare il beneficio. Lo
stipulante può tuttavia revocare o modificare la stipulazione fino a quando il terzo non abbia
dichiarato di volerne profittare. Il promittente può opporre al terzo solo le eccezioni fondate sul
contratto e non quelle fondate su altri eventuali rapporti tra lui e lo stipulante. In caso di revoca
della stipulazione o rifiuto del terzo di profittare, la prestazione rimane a beneficio dello stipulante
salvo che risulti diversamente dalla volontà delle parti o dalla natura del contratto.
- Gli effetti riflessi o derivati o indiretti del contratto sono quelli non prodotti dalla volontà negoziale
ma che rappresentano le ripercussioni del mutamento giuridico operato dal contratto, che possono
essere materiali o giuridiche. Specifiche figure previste dalla legge in cui l’assetto di interessi del
contratto si riflette sui terzi sono la cessione del contratto e il subcontratto.
La cessione del contratto si riferisce non al contratto come fattispecie ma al rapporto contrattuale,
quindi ciascuna parte, quando non è più interessata a realizzare un affare può sostituire a sé un
terzo nei rapporti derivanti da un contratto con prestazioni corrispettive se queste non sono state
ancora eseguite, purché l’altra parte vi consenta. Quindi, è la cessione della propria posizione
contrattuale. È questo un contratto trilaterale in cui sono necessarie le dichiarazioni dei tre soggetti
coinvolti (cedente, cessionario e ceduto) che però non devono essere contestuali. Essenziale
requisito di validità è la ricorrenza di una causa (come ogni altro contratto). È possibile prevedere
un prezzo della cessione del contratto. Non è richiesta una forma come requisito di validità del
contratto, ma se la cessione della posizione contrattuale implica la circolazione di un diritto per il
cui trasferimento è richiesta la forma solenne, anche il contratto di cessione è soggetto alla
medesima forma. Il cedente deve garantire la validità del contratto ceduto e inoltre se assume la
garanzia dell’adempimento del contratto ceduto risponde come un fideiussore per le obbligazioni
del contraente ceduto. Il terzo, cioè il contraente ceduto, non è partecipe dell’assetto di interessi
realizzato tra cedente e cessionario, quindi non è destinatario degli effetti diretti del contratto di
cessione. La cessione del contratto può anche operare come effetto di una più complessa
fattispecie come la cessione di azienda.
Del subcontratto invece manca una disciplina generale ma sussistono specifiche previsioni come la
sublocazione e il subappalto. Il subcontratto consente ad una parte contraente di utilizzare di
nuovo la propria parte contrattuale per attivare in forza di questa una nuova operazione economica
con un altro soggetto, in virtù di un contratto che dipende dal contratto originario. Talvolta deve
essere autorizzato dall’altro contraente (es. subappalto) talvolta non richiede autorizzazione salvo
patto contrario (es. sublocazione). A differenza della cessione del contratto, nel subcontratto il
rapporto contrattuale tra i contraenti del contratto base rimane in vita e continua ad operare. Il
nuovo rapporto è semplicemente derivato dal rapporto base, è subordinato allo stesso: non può
avere una durata maggiore e viene meno se questo è invalido, risolto o inefficace.
- Altre ipotesi in cui il contratto riguarda il terzo: negozi sul patrimonio altrui. La vendita di cosa
altrui è un contratto valido ma inefficace rispetto al patrimonio del terzo. Dalla vendita di cosa altrui
deriva l’obbligazione del venditore di procurare l’acquisto della cosa al compratore, il quale diventa
automaticamente proprietario nel momento in cui lo diventa il venditore.
Il conflitto tra diritti incompatibili si ha per esempio nell’ipotesi in cui un soggetto alieni un bene
prima ad un acquirente e poi a un diverso acquirente. Il secondo acquisto è incompatibile con il
primo. In questo caso si preferisce il soggetto che per primo ha acquisito il diritto però vi sono
anche delle deroghe legali a tale principio come la buona fede, l’utilizzazione del bene.
(L’opponibilità ai terzi è l’idoneità di un atto giuridico ad esprimere la sua efficacia nei confronti dei
terzi e non solo delle parti. Un atto inopponibile quindi ha gli effetti limitati esclusivamente alle
parti che vi hanno dato vita.)
- L’esecuzione del contratto ha la funzione di attuazione del risultato programmato quando questo
anche solo parzialmente non è realizzato per effetto del contratto. Quindi con esecuzione del
contratto non si intende solo l’adempimento delle obbligazioni, ma l’attuazione di tutti gli obblighi
inerenti al regolamento contrattuale. Essi devono essere effettuati secondo buona fede, quindi
secondo lealtà e correttezza.
Con riguardo al comportamento attuativo dell’esecuzione, distinguiamo in esecuzione istantanea o
unica (quando rileva giuridicamente un solo atto e momento di esecuzione, quindi vi è un
soddisfacimento unitario es. con il compimento dell’opera nel contratto di appalto) e esecuzione di
durata (quando rileva giuridicamente un comportamento che si protrae nel tempo, con
soddisfacimento duraturo dell’interesse della controparte; si parla di contratti di durata – a
esecuzione continuata, se procede ininterrottamente nel tempo – periodica, se si svolge a periodi
ciclici es. in determinati periodi dell’anno).
Con riguardo al tempo di attuazione dell’esecuzione, abbiamo l’esecuzione immediata (quando
esecuzione è contestuale alla conclusione del contratto) e differita (quando successiva alla
conclusione del contratto). Bisogna distinguere tra esecuzione differita e termine di efficacia del
contratto, che indica il tempo a decorrere dal quale o fino al quale il contratto produce effetti,
mentre l’esecuzione differita indica il termine di esigibilità della prestazione.
Quando l’esecuzione del contratto è legata ad un successivo comportamento delle parti, bisogna
stimolare il comportamento esecutivo perché il risultato sia attuato; vi sono misure rafforzative
dell’esecuzione del contratto che le parti possono inserire in esso: sono la clausola penale (con cui
si conviene che in caso di inadempimento o inesatto adempimento il soggetto inadempiente è
tenuto ad una determinata prestazione non necessariamente una somma di denaro) e caparra
confirmatoria (con cui una parte versa all’altra una somma di denaro o altra quantità di cose
fungibili al momento della conclusione del contratto – in caso di inadempimento, se ad
inadempiere è la parte che ha dato la caparra, l’altra la ritiene a titolo di risarcimento danno, se lo è
la parte che l’ha ricevuta, l’altra può recedere dal contratto ed esigere il doppio della caparra
versata).
Durante lo svolgimento del rapporto contrattuale possono sopraggiungere fatti non imputabili ad
alcuna delle parti, in grado di alterare l’originario equilibrio contrattuale: le sopravvenienze, che si
dividono in tipiche (regolate dalla legge), in convenzionalmente previste dalle parti e in atipiche
(non previste né dalla legge né in maniera convenzionale). Per le sopravvenienze atipiche, è
consentito a ciascuna parte invocare la revisione del contratto e richiederne la rinegoziazione per
adeguarlo all’originario programma contrattuale; devono però essere sopravvenienze impreviste e
imprevedibili.
- Dato che non è sempre possibile curare personalmente tutti i propri interessi e a volte non è
sufficiente avvalersi di collaborazioni tecniche, a volte è indispensabile farsi sostituire da altri
soggetti. Spesso c’è la necessità della sostituzione perché il titolare dell’interesse è incapace di
agire. La funzione della sostituzione può essere varia: può essere su incarico del soggetto
interessato oppure per iniziativa dello stesso gestore. Per quanto riguarda la fonte del potere di
rappresentanza, distinguiamo tra legale (disposta dalla legge) e volontaria (voluta dal soggetto
interessato mediante la procura). Distinguiamo tra rappresentanza diretta e indiretta.
La rappresentanza diretta è quella in cui il gestore non solo agisce nell’interesse altrui ma anche in
nome altrui: in questo caso si ha mandato con rappresentanza e gli effetti contrattuali si producono
direttamente nella sfera giuridica del soggetto sostituito; il rappresentante è solo parte formale del
negozio rappresentativo, mentre il soggetto interessato è la parte sostanziale. Relativamente alle
organizzazioni collettive, la rappresentanza dell’ente è detta rappresentanza organica. È il
rappresentante che elabora la volontà negoziale e la dichiara su istruzione del soggetto
rappresentato.
La rappresentanza indiretta o impropria è la gestione che realizza un’interposizione reale di
persona, cioè il soggetto agisce nell’interesse altrui ma in nome proprio. Figura emblematica è il
mandato (senza rappresentanza). Gli effetti si realizzano nella sfera giuridica del rappresentante ed
è poi necessario il compimento di un ulteriore attività affinché tali effetti possano rivelarsi
definitivamente in capo al rappresentato.
Abbiamo poi la figura del nuncius, detto anche portavoce, che si limita a trasmettere
materialmente una dichiarazione di volontà altrui senza contribuire all’elaborazione della volontà
negoziale.
Vi è poi l’interposizione fittizia di persona, che è la simulazione soggettiva, cioè si finge che una
parte del contratto sia un determinato soggetto mentre gli effetti sono imputati ad un diverso
soggetto.
- La procura è un negozio unilaterale con il quale è conferito il potere di rappresentanza diretta. Il
procuratore non è obbligato a portare a conoscenza dei terzi la fonte del suo potere
rappresentativo però deve rendere edotto il terzo che sta agendo in nome altrui.
La procura può provenire da un solo soggetto verso un solo rappresentante (procura semplice) o
coinvolgere una pluralità di soggetti rappresentati o rappresentanti (procura collettiva; se rilasciata
da più soggetti attiva, se conferita a più soggetti passiva; se passiva può essere disgiuntiva o
congiuntiva, a seconda che i vari procuratori siano obbligati ad agire insieme o siano autorizzati ad
agire anche separatamente, si presume disgiuntiva se non espressamente indicato). Come per il
mandato, il rappresentante non può a sua volta farsi rappresentare da un altro soggetto senza
essere autorizzato o senza che ciò sia necessario.
Quanto all’oggetto, la procura è speciale se ha riguardo ad un singolo atto o affare e generale se ha
riguardo a tutti gli affari del rappresentato oppure almeno a tutti gli atti relativi ad una sfera di
rapporti del rappresentato. Come il mandato anche la procura comprende non solo gli atti per i
quali è stata conferita ma anche quelli necessari al loro compimento.
Quanto alla forma la procura può essere espressa o tacita e la forma è vincolata al contratto da
concludere. Modifica e revoca della procura sono ammesse ad alcune condizioni, devono essere
però portate a conoscenza dei terzi con mezzi idonei; in mancanza non sono opponibili ai terzi.
Per quanto riguarda il negozio concluso dal rappresentante, come ogni negozio deve avere i
requisiti richiesti dalla legge per la validità del contratto; relativamente alla capacità è sufficiente
che abbia capacità naturale, quindi non richiesta capacità legale, che invece deve avere il
rappresentato; contratto annullabile se viziata la volontà del rappresentante o del rappresentato.
Differenza tra procura e mandato: in base alla procura il rappresentante non ha l’obbligo ma solo
la facoltà di gestire l’affare in nome e per conto del rappresentato, che per ovviare a
quest’inconveniente di regola accompagna alla procura un rapporto di mandato, così la gestione
dell’affare in nome e per conto diviene obbligatoria. La procura ha rilevanza esterna e il mandato è
un rapporto interno. La procura è un negozio unilaterale costitutivo di poteri per il rappresentante,
il mandato è un contratto. Il mandato inoltre può essere anche senza rappresentanza.
L’abuso di potere è un’anomalia del rapporto gestorio che si ha quando il rappresentante abusa del
potere rappresentativo conferito realizzando un risultato non utile o addirittura dannoso al
rappresentato perseguendo invece i propri o di terzi interessi. È sufficiente la potenzialità del
conflitto di interessi, cioè che persegua interessi incompatibili con quelli del rappresentante. In caso
di abuso di potere il contratto è annullabile su domanda del rappresentato, se il conflitto era
conosciuto o riconoscibile dal terzo contraente.
Un’ipotesi di conflitto di interesse tipizzata dalla legge è il contratto con se stesso, quando cioè il
rappresentante riunisce in sé entrambe le parti del contratto che deve concludere es. il
rappresentante del venditore si rende acquirente del bene da vendere. Il contratto con se stesso è
però valido nel caso in cui il rappresentato abbia autorizzato specificamente il rappresentante a
tale contratto e nel caso in cui il contenuto del contratto sia predeterminato es. il commesso che
acquista un bene secondo le condizioni di vendita fissate dal venditore.
Il difetto di potere o rappresentanza senza potere è un’anomalia del potere rappresentativo e può
avvenire con l’assenza di potere quando un soggetto spende in nome altrui quando non ha potere
rappresentativo oppure con eccesso di potere cioè quando esorbita del potere conferitogli. In
questi casi il contratto stipulato dal falso rappresentante è inefficace e per quanto riguarda le
posizioni delle parti il falso rappresentante è responsabile del danno che il terzo contraente ha
sofferto; il terzo ha diritto al risarcimento dei danni per aver confidato senza colpa (risarcimento
limitato all’interesse negativo); il rappresentato è ammesso alla ratifica del contratto, cioè può fare
propri gli effetti del contratto stipulato dal falso rappresentante. Però il terzo e il falso
rappresentante possono d’accordo sciogliere il contratto prima della ratifica.
Nel caso di rappresentanza apparente, il rappresentato risponde delle obbligazioni stipulate se ha
dato causa alla situazione di apparenza oppure ha anche solo tollerato l’esistenza di una situazione
di apparenza. Quindi sia a tutela del terzo che come sanzione per il comportamento colposo del
soggetto falsamente rappresentato, il contratto viene considerato efficace.
Altre figure della sostituzione sono: il contratto per persona da nominare (una parte si riserva la
facoltà di nominare successivamente la diversa persona, che deve acquistare i diritti e assumere gli
obblighi nascenti dal contratto nei confronti dell’altra parte; non ha effetto se non accompagnato
dall’accettazione della persona nominata o se non esiste una procura anteriore al contratto; si
discosta dalla rappresentanza diretta in quanto non è speso il nome altrui che anzi è tenuto
segreto; si discosta dal contratto a favore del terzo perché qui la nomina del terzo è solo eventuale
e può anche non avvenire, mentre nel contratto a favore del terzo deve essere necessariamente
prevista nel contratto) e il contratto per conto di chi spetta (stipulato a vantaggio di un terzo non
ancora determinato; si tende a cautelare l’interesse di costui in attesa della sua individuazione).
- L’ordinamento può avere nei confronti di un contratto una valutazione positiva da cui conseguono
effetti conformi allo scopo perseguito dai privati o una valutazione negativa che può essere contro i
soggetti nel caso di irregolarità del negozio (che determina multe e pene contro gli autori dell’atto
ma il negozio produce normalmente i suoi effetti) oppure contro l’atto che incide quindi
sull’efficacia dell’atto, la cosiddetta inefficacia (esclusione di effetti). L’Inefficacia può essere in
senso ampio o in senso stretto. L’inefficacia in senso ampio comprende casi in cui la mancanza di
effetti deriva da un fattore intrinseco, da un vizio cioè che inficia un negozio nella sua stessa
struttura o consistenza e che consiste in una situazione permanente e patologica. Essa può derivare
o dalla mancanza nell’atto di quel minimo richiesto per la sua stessa esistenza (si ha la figura
dell’inesistenza) oppure dal fatto che il negozio pur giuridicamente esistente è manchevole o viziato
in uno dei suoi elementi o requisiti essenziali (si ha la figura dell’invalidità, che a seconda della
gravità del difetto o vizio può assumere l’aspetto della nullità o dell’annullabilità). L’inefficacia in
senso stretto invece comprende i casi in cui la mancanza di effetti deriva da un fattore estrinseco: si
ha un’inettitudine transitoria del negozio a produrre effetti per una qualunque ragione non
patologica es. il negozio non produce i suoi effetti perché sottoposto ad una condizione sospensiva
non ancora verificatasi.
L’invalidità è configurata con riferimento alla struttura dell’atto, in quanto mancante di uno degli
elementi costitutivi, oppure al contesto dell’atto, cioè indica le circostanze, la modalità di
stipulazione, le qualità degli autori, le caratteristiche del rapporto.
Le anomalie che sorgono nella fase di conclusione del contratto e quindi ne riguardano la
formazione sono genetiche, quelle che sorgono successivamente alla stipulazione del contratto e
riguardano l’attuazione del contratto sono sopravvenute.
- La nullità è la specie più grave di invalidità.
- è originaria (l’atto nasce nullo e privo di effetti) e automatica (opera senza necessità di intervento
giudiziale)
- fondamento: l’atto è in contrasto con valori fondamentali dell’ordinamento
- l’azione di nullità può essere esercitata da chiunque vi abbia interesse (legittimazione assoluta) ed
è rilevabile d’ufficio dal giudice
- l’azione per far dichiarare la nullità è imprescrittibile; non è prevista l’eccezione di nullità
- la sentenza è dichiarativa: accerta nullità negozio e quindi la sua inefficacia originaria; le
attribuzioni compiute sono prive di giustificazione quindi vanno restituite secondo principio di
indebito oggettivo (la dichiarazione di nullità opera quindi retroattivamente, tra le parti e verso i
terzi, con alcuni limiti es. nullità del contratto di lavoro non produce effetti per il periodo in cui il
rapporto ha avuto esecuzione)
- nullità strutturali: prodotte dalla mancanza di uno degli elementi essenziali del contratto o da
illiceità della causa o dei motivi (cause generali)
- nullità testuali: riguardano gli altri casi stabiliti dalla legge (cause particolari)
- nullità virtuali: contrarie a norme imperative (cause implicite, operano in assenza di una
statuizione normativa)
- nullità di protezione: sempre più spesso nullità impiegata a tutela di determinate posizioni
giuridiche soggettive socialmente deboli es. consumatore; relative, perché possono essere rilevate
solo dal soggetto nel cui interesse sono previste oltre che dal giudice
- nel dubbio contratti o clausole vanno interpretati nel senso che possono avere qualche effetto.
modi di conservazione dei negozi nulli: conversione (sostanziale, quando contratto nullo produce
effetti di un contratto diverso di cui ha requisiti di sostanza e forma se si ritenga che avendo
riguardo allo scopo perseguito dalle parti si ritenga che esse lo avrebbero voluto; formale o
impropria, quando lo stesso negozio è suscettibile di essere compiuto in più forme, risultando
carente una rimane l’altra); nullità parziale (importa la nullità dell’intero contratto solo se senza
quella parte non sarebbe stato concluso; però non importa la nullità quando le clausole nulle sono
sostituite di diritto da norme imperative); contratto plurilaterale (la nullità che colpisce il vincolo di
una solo delle parti non importa la nullità del contratto a meno che la partecipazione di essa debba
considerarsi essenziale); la sanatoria (eliminazione della clausola di invalidità, attribuzione di effetti
ad un negozio nullo) di regola non è consentita
- opponibile ai terzi aventi causa
- L’annullabilità è la specie meno grave di invalidità
- atto considerato idoneo a realizzare gli interessi perseguiti ma gli effetti sono precari poiché può
venire meno iniziativa di una delle due parti dopo la sentenza di annullamento
- fondamento: la contrarietà del negozio all’ordinamento non involge valori fondamentali, quindi la
perdita di efficacia dell’atto invalido è rimessa all’ iniziativa del titolare dell’interesse tutelato
- l’azione di annullamento può essere proposta solo dalla parte nel cui interesse è stabilita dalla
legge (legittimazione relativa) e non è rilevabile d’ufficio (ma eccezione dell’annullabilità assoluta,
che si ha quando l’annullamento può essere domandato da chiunque ne abbia interesse)
- l’azione di annullamento è di regola soggetta a prescrizione in 5 anni (termine decorre da quando
cessa causa di invalidità nel caso di vizi del consenso e incapacità legale, per altri casi dal giorno
della conclusione del contratto); l’eccezione di annullabilità è imprescrittibile (per tutelare il
soggetto interessato all’annullamento contro il comportamento della controparte che potrebbe
rimanere inattivo fino allo spirare del termine di prescrizione)
- la sentenza è costitutiva: annulla l’atto e gli effetti nel frattempo prodottosi; le attribuzioni
eseguite vanno restituite per indebito oggettivo (anche qui efficacia retroattiva), a parte se
contratto annullato per incapacità di uno dei contraenti, che non è tenuto a restituire all’altro la
prestazione ricevuta se non nei limiti in cui è stata rivolta a suo vantaggio.
- fino all’ annullamento contratto produce effetti potendo suscitare l’affidamento nei terzi (tutela
della buona fede)
- le cause sono stabilite: incapacità di agire (incapacità legale di agire rileva in sé poiché la
controparte aveva la possibilità di conoscerla; contratto però non annullabile quando minore con
raggiri abbia occultato sua minore età perché raggiri denotano sua capacità materiale; per
l’incapacità naturale e non dichiarata la controparte è giustificata a non conoscerla, si ha quindi
annullamento solo se risulta malafede dell’altro contraente) e vizi del consenso; le annullabilità
testuali sono cause particolari di annullabilità previste dalla legge es. contratto stipulato da
rappresentante in conflitto di interessi con il rappresentato
- modi conservazione contratto annullabile: vive situazione di precarietà destinata ad evolvere
verso l’annullamento o verso la convalida (consolida definitivamente gli effetti prodotti dall’atto; ha
efficacia retroattiva; deve provenire da contraente legittimato ad azione di annullamento, deve
essere consapevole del vizio; se azione spetta a più soggetti, la convalida proveniente da uno solo di
questi vale come semplice rinuncia all’annullamento da parte di tale soggetto; può essere espressa,
se consiste in un atto che contiene la menzione del contratto e del motivo di annullabilità con
dichiarazione che si intende convalidarlo, o tacita, quando il contraente al quale spettava l’azione di
annullamento ha dato volontariamente esecuzione al contratto conoscendo però il motivo di
annullabilità); vi è poi mantenimento del contratto rettificato (quando il consenso è stato dato per
errore, la parte che è caduta in errore non può chiedere annullamento se prima l’altra offre di
eseguirla in modo conforme al contenuto e alle modalità del contratto che quella intendeva
concludere); contratto plurilaterale (come la nullità anche l’annullabilità che riguarda il vincolo di
una sola delle parti non importa annullamento del contratto salvo che la sua partecipazione sia
essenziale).
- non opponibile ai terzi aventi causa tranne che se deriva da incapacità legale
- Nella nullità il negozio è improduttivo di effetti, nell’annullabilità produce i suoi effetti pur
trovandosi in uno stato di pendenza. La nullità può essere contenuta anche virtualmente nel
sistema, i casi di annullabilità sono invece solo testuali. La nullità è rilevabile d’ufficio,
l’annullamento può essere dichiarato solo su domanda di parte e non è rilevabile d’ufficio. La
legittimazione ad esperire l’azione di nullità è assoluta, l’azione di annullamento può essere invece
proposta dalla sola parte nel cui interesse è stabilita (anche se vi sono annullabilità assoluta e
nullità relativa). La sentenza di nullità ha natura dichiarativa, quella di annullamento costitutiva.
L’azione di nullità è imprescrittibile, quella di annullamento si prescrive in 5 anni. La nullità è di
regola insanabile, l’annullabilità viene sanata per effetto della prescrizione dell’azione di
annullamento o per effetto della convalida. La nullità è opponibile ai terzi aventi causa,
l’annullabilità non lo è tranne nel caso derivi da incapacità legale.
- La rescissione, come la nullità e l’annullamento, afferisce anche al contratto preliminare.
- fondamento: uno squilibrio originario del contratto quando una parte in determinate circostanze
è indotta a stipulare a condizioni inique, per stato di pericolo o di bisogno (nella consapevolezza
della controparte, che ne approfitta)
- l’azione di rescissione si prescrive di regola in 1 anno dalla conclusione del contratto
- come l’annullamento, va richiesta con domanda giudiziaria dalla parte legittimata; non è rilevabile
d’ufficio
- l’eccezione è sollevabile ma soggetta a prescrizione
- la sentenza è costitutiva: produce la rescissione del contratto e dunque la privazione di efficacia
dello stesso; le prestazioni eseguite vanno restituite, ma i terzi sono tutelati sempre, sia a titolo
oneroso o gratuito, sia in buona o mala fede
- è inammissibile la convalida: l’unico rimedio di conservazione è l’offerta di modificazione del
contratto da parte del contraente contro il quale è domandata la rescissione, che possa ricondurlo
ad equità.
- stato di pericolo: possibile che pur nell’approfittamento la controparte abbia prestato aiuto, in tal
caso è possibile ricompensa
- stato di bisogno: necessaria sproporzione tra le due prestazioni con eccedenza oltre la metà del
valore di una prestazione rispetto all’altra; approfittamento e consapevolezza
- Quando successivamente alla conclusione del contratto vi è una mancata o inesatta attuazione del
regolamento contrattuale, vi è la necessità di apprestare una tutela, che può essere autotutela
(rimessa all’azione dei privati) o eterotutela (attivata a iniziativa della parte lesa ma affidata
all’apparato giudiziario). Si distinguono tecniche manutentive, che tendono alla reintegrazione degli
interessi lesi con la conservazione del rapporto contrattuale, e demolitive, che mirano alla tutela
con lo scioglimento del rapporto contrattuale.
- L’autotutela può essere consensuale (cioè autotutela in senso ampio; se il contratto non risponde
più agli interessi originari delle parti è nel loro potere sciogliersi dal contratto o procedere ad una
rinegoziazione) o unilaterale (in senso stretto, consente alla singola parte di autotutelare i propri
interessi anche in assenza del consenso della controparte o contro la sua volontà; per evitare abuso
di potere è sempre ammesso diritto della parte che ha subito l’autotutela di ricorrere a un soggetto
terzo per far accertare la conformità all’ordinamento del rimedio di autotutela con una sentenza di
accertamento). Si può avere quindi preservazione della corrispettività, attuazione coattiva del
credito o scioglimento coattivo del contratto.
- Preservazione della corrispettività: il contratto rimane in vita ma la parte non inadempiente è
temporaneamente esentata da obbligo di eseguire prestazione dovuta; è una tutela provvisoria,
destinata ad evolvere con l’esecuzione del contratto o con il suo scioglimento (ma se si perpetua
tale stato di attesa potrebbe realizzarsi liberazione delle parti per la prescrizione dei corrispettivi
diritti di credito). I criteri maggiormente ricorrenti sono la sospensione della prestazione e il diritto
di ritenzione. La sospensione della prestazione si concretizza nelle tre forme di: eccezione di
inadempimento (nei contratti con prestazioni corrispettive ciascuno dei contraenti può rifiutarsi di
adempiere alla sua obbligazione se l’altro non adempie o non offre di adempiere
contemporaneamente alla propria; quindi vi è la dilazione nel termine di adempimento della
prestazione ma non l’estinzione dell’obbligazione; presupposti per far valere eccezione di
inadempimento sono esigibilità della prestazione richiesta, corrispettività delle prestazioni e buona
fede del debitore; l’eccezione di inadempimento deve essere proporzionale alla prestazione non
adempiuta; anche ammessa per inesatto adempimento), mutamento nelle condizioni patrimoniali
(ciascun contraente può sospendere l’esecuzione della prestazione quando le condizioni
patrimoniali dell’altro sono ritenute tali da porre in pericolo il conseguimento della
controprestazione, salvo che sia stata prestata idonea garanzia) e rispetto della clausola solve et
repete (clausola che preclude a una delle parti di opporre eccezioni al fine di evitare o ritardare la
prestazione dovuta; questa non ha effetto per le eccezioni di nullità, annullabilità e rescissione del
contratto). Vi è inoltre diritto di ritenzione: diritto di non consegnare la cosa dovuta al proprietario
o altro avente diritto finché non si è soddisfatti del proprio credito (una parte detiene una cosa
inducendo la controparte ad adempiere per conseguire la disponibilità della cosa).
- Attuazione coattiva del credito: si può avere con esecuzione in danno o con patto marciano.
- Scioglimento coattivo del credito: si può avere o con recesso o con risoluzione unilaterale (la
figura più rilevante di quest’ultima è la diffida ad adempiere, con cui la parte non inadempiente
intima all’altra di adempiere in congruo termine, oppure il contratto si riterrà risolto di diritto).
- Con il termine eterotutela si fa riferimento all’ipotesi in cui il contraente affida la tutela dei propri
diritti ad un giudice terzo che emette una decisione risoluzione della controversia. Il Codice civile fa
riferimento a tre figure di anomalo svolgimento del rapporto contrattuale nei contratti a
prestazione corrispettive: inadempimento, impossibilità sopravvenuta della prestazione, eccessiva
onerosità. La risoluzione del contratto è lo strumento più diffuso accordato al contraente per la
tutela dei suoi diritti ma non è l’unico.
- Per quanto riguarda l’inadempimento, esso deve essere imputabile (quando il contraente senza
giustificazione non ha procurato il risultato programmato nel contratto e/o imposto dalla legge
quindi ha responsabilità contrattuale) e importante (si valuta alla stregua del complessivo assetto di
interessi). Se le parti denunciano inadempimenti reciproci, bisogna verificare se entrambi siano
importanti e quale dei due si rilevi di maggiore importanza, cioè prevalente e causalmente
determinante della mancata attuazione del contratto. Se la parte non inadempiente conserva
l’interesse a conseguire l’adempimento, anche se tardivo, può chiederlo per via giudiziaria
(adempimento coattivo). Se la parte non inadempiente perde interesse all’adempimento, può
ricorrere allo strumento della risoluzione del contratto.
La risoluzione è uno strumento rimesso all’iniziativa del privato, che può avvalersene o meno: non
può essere rilevata d’ufficio dal giudice. Gli effetti della risoluzione consistono nello scioglimento
del vincolo e quindi del rapporto contrattuale. La risoluzione ha effetto retroattivo tra le parti salvo
il caso dei contratti ad esecuzione continuata o periodica. La risoluzione non pregiudica i diritti
acquistati dai terzi, salvo gli effetti della trascrizione della domanda di risoluzione. A differenza
dell’annullamento quindi i terzi sono sempre tutelati, come per la rescissione.
La risoluzione quando non è consensuale può svolgersi con due meccanismi: giudiziale (pronunciata
dal giudice; ha efficacia costitutiva; determina estinzione del rapporto contrattuale; non può essere
chiesto l’adempimento quando è stata domandata la risoluzione; invece la risoluzione può essere
domandata anche quando il giudizio è stato promosso per ottenere l’adempimento; dalla data di
domanda di risoluzione l’inadempiente non può più adempiere) e di diritto (opera autonomamente
al ricorrere di determinati presupposti; in questo caso l’eventuale ricorso all’autorità giudiziaria ha
la sola funzione di accertamento dei presupposti della risoluzione, quindi è una sentenza
dichiarativa; le ipotesi generali di risoluzione di diritto sono la diffida ad adempiere – parte non
inadempiente intima per iscritto all’altra di adempiere in un congruo termine con dichiarazione che
decorso detto termine il contratto si intenderà risolto, la clausola risolutiva espressiva – le parti
convengono che il contratto si risolve nel caso in cui una determinata obbligazione non sia
adempiuta secondo le modalità stabilità, quando parte interessata dichiara all’altra che intende
valersi della clausola si verifica la risoluzione - e il termine essenziale – determinazione contrattuale
con cui il termine fissato per la prestazione di una delle parti deve considerarsi essenziale
nell’interesse dell’altra, quindi adempimento tardivo non procura le utilità perseguite; la
risoluzione opera immediatamente con la scadenza del termine, a differenza della clausola
risolutiva espressiva).
Di origine giurisprudenziale vi è poi il rifiuto di adempimento tardivo, anche in assenza di un
termine essenziale o in mancanza di una domanda di risoluzione giudiziale, quando il ritardo
dell’adempimento alteri l’equilibrio contrattuale.
Un ulteriore rimedio accordato è la domanda di risarcimento del danno. L’entità del danno
risarcibile è differente a seconda che il risarcimento accompagni l’adempimento coattivo o lo
sostituisca. Il risarcimento del danno ha una funzione riparatoria e deve coprire il cosiddetto
interesse positivo (sia perdita subita da contraente, danno emergente, sia il mancato guadagno,
lucro cessante).
- Altra figura di anomalo svolgimento del rapporto contrattuale è l’impossibilità sopravvenuta della
prestazione, che quando è imputabile al debitore viene assimilata all’inadempimento, quando non
è imputabile al debitore determina l’automatica estinzione dell’obbligazione.
La risoluzione può essere attivata da entrambe le parti del contratto e quando si ha impossibilità
totale vi è estinzione dell’obbligazione (il soggetto che non ha eseguito la prestazione non è tenuto
all’obbligo di risarcimento del danno e dato che si libera anche l’altra parte non può chiedere la
controprestazione e deve restituire quello che ha già ricevuto). Quando vi è impossibilità parziale
della prestazione, di regola il debitore si libera dall’obbligazione eseguendo la prestazione per la
parte che è rimasta possibile. L’altra parte ha diritto ad una riduzione della prestazione dovuta; ha
anche diritto al recesso dal contratto quando non ha interesse all’adempimento parziale.
Nell’ipotesi di impossibilità temporanea della prestazione, l’obbligazione si estingue se
l’impossibilità perdura fino a quando il debitore non può più essere ritenuto obbligato a eseguirla
oppure il creditore non è più interessato a conseguirla. Si riconosce alla controparte un potere di
recesso dal contratto.
È ammessa poi l’impossibilità di utilizzazione della controprestazione secondo la causa concreta del
contratto: figura di derivazione giurisprudenziale.
Problema della sopportazione del rischio: bisogna individuare il soggetto che risente delle
conseguenze dell’impossibilità della prestazione. Per i contratti obbligatori il rischio cade sul
debitore la cui prestazione è divenuta impossibile es. nell’incendio dell’immobile dato in locazione
il locatore si libera dall’obbligazione di far godere l’immobile però perde il bene e non ha diritto al
canone locativo; invece il locatario che non consegue il godimento dell’immobile non paga il
canone quindi non perde nulla. Per i contratti a effetti reali gli eventi fortuiti che colpiscono il bene
dopo il trasferimento del diritto gravano sull’acquirente in quanto già proprietario, quindi il
compratore è comunque tenuto al pagamento del prezzo anche se la merce non arriva a destino
oppure vi arriva deteriorata. Di recente però vi è una maggiore sensibilità alle problematiche del
consumerismo e quindi il venditore è responsabile nei confronti del consumatore fino alla consegna
del bene.
- Altra figura di anomalo svolgimento del rapporto contrattuale è l’eccessiva onerosità, cioè la
legge attribuisce al soggetto obbligato ad eseguire una prestazione divenuta eccessivamente
onerosa il diritto di chiedere la risoluzione del contratto. Si deve però trattare di contratti a
esecuzione differita o di durata; la prestazione deve essere ancora dovuta, quindi il rimedio non è
azionabile dopo l’esecuzione del contratto. Una prestazione deve essere divenuta eccessivamente
onerosa rispetto all’altra. L’eccessiva onerosità è legata ad avvenimenti straordinari ed
imprevedibili.
La parte che deve la prestazione eccessivamente onerosa può domandare la risoluzione del
contratto, che è giudiziale; la sentenza ha efficacia costitutiva. La risoluzione ha effetto retroattivo
tra le parti, quindi la controprestazione eventualmente ricevuta deve essere restituita. La
risoluzione non pregiudica però i diritti acquistati dai terzi.
Per il principio di conservazione dei contratti, la parte contro la quale è domandata la risoluzione
può evitarla mediante offerta di equa modifica delle condizioni del contratto.
Vendita
- contratto di alienazione. Contratto avente per oggetto il trasferimento della proprietà di una cosa o di un
altro diritto verso il corrispettivo di un prezzo.
- non formale; consensuale
- venditore obbligo di consegnare la cosa, garantire il compratore dall’evizione o da eventuali vizi della cosa
- compratore obbligo di pagamento del prezzo nel modo e nel luogo stabiliti
- evizione: quando compratore spogliato da acquisto dopo pronuncia giudiziaria che accerti un difetto nel
diritto del venditore a vantaggio di terzo che vanti su cosa venduta diritto di proprietà o altro diritto reale ->
se evizione totale, venditore deve restituire prezzo e rimborsargli spese di contratto e eventuali spese
successive; se evizione parziale, compratore ottiene riduzione prezzo e risarcimento danno, a meno che
non avrebbe acquistato senza parte che non ha ricevuto
- vendita di cosa altrui: obbligato a procurarne l’acquisto al compratore, che diventa proprietario quando
venditore acquista
- compratore può sospendere pagamento quando ha ragione di temere che cosa possa essere rivendicata
da terzi o gravata da garanzie reali o vincoli ignorati
Mandato
- contratto con cui una parte, mandataria, si obbliga a compiere uno o più atti giuridici per conto dell’altra
(mandante). Consensuale con efficacia obbligatoria
- mandato in rem propriam quando mandatario realizza anche interesse proprio
- mandato con rappresentanza / senza rappresentanza
- mandatario obbligo diligenza buon padre di famiglia o tecnica, non eccedere limiti fissati nel mandato,
comunicare subito esecuzione al mandato, rimettere quanto ricevuto
- mandante obbligo di fornire mezzi per esecuzione, rimborsare anticipazioni, pagargli eventuali compenso,
risarcire eventuali danni da incarico
- estinzione mandato: scadenza termine; compimento affare; revoca del mandante; rinunzia del
mandatario; morte o incapacità
Locazione
- contratto con cui una parte (locatore) si obbliga a far godere all’altra (locatario o conduttore) una cosa
mobile o immobile per un dato tempo, verso un determinato corrispettivo. Consensuale a effetti obbligatori
- di cose mobili: nolo o noleggio
- affitto: ha come oggetto godimento di una cosa produttiva, mobile o immobile
- corrispettivo: qualunque prestazione – dare (di solito canone, somma di denaro), facere o non facere
- durata limitata nel massimo a 30 anni
- obblighi locatore: consegna cosa in buono stato di manutenzione; mantenimento cosa con necessarie
riparazioni; garantire pacifico godimento conduttore, per l’ipotesi che un terzo pretenda di avere diritti sulla
cosa
- obblighi conduttore: prendere in consegna cosa; avere diligenza buon padre di famiglia; corrispondere
canone stabilito; restituire cosa nello stato in cui ricevuta
= quando rifiuta illegittimamente di ricevere pagamento offertogli oppure non compia gli atti preparatori
per ricevimento prestazione
- per aversi, il debitore deve fare offerta di adempiere ed essa deve essere solenne, cioè compiuta da un
pubblico ufficiale nei modi di legge
- effetti: 1 rischio impossibilità sopravvenuta resta al creditore; 2 debitore deve essere risarcito dei danni e
rimborsato spese custodia; 3 debitore non più tenuto a corrispondere nuovi interessi e frutti
- debitore può liberarsi depositando la res debita, se deposito dichiarato valido o accettato da creditore,
obbligazione estinta
- mora del debitore determina un illecito civile perché violazione di un obbligo, mora creditore non
interviene valutazione di colpa e responsabilità
Prescrizione
- perdita del diritto soggettivo per effetto di inerzia e non uso da parte del titolare per un tempo
determinato dalla legge
- disciplina inderogabile: non si può modificare disciplina, parti non possono rinunciare a prescrizione prima
che si compia, prescrizione non opera automaticamente ma solo in quanto opposta dalla parte interessata,
quindi non rilevabile d’ufficio se non opposta
- diritti soggetti a prescrizione: ogni diritto esclusi: diritti indisponibili e altri, cioè diritto di proprietà, diritto
di rivendica, diritto di agire per far dichiarare nullità di un atto, diritto di esercitare azione di petizione
eredità, diritti della personalità, ecc.
- prescrizione ordinaria 10 anni, prescrizioni brevi 5 (diritto risarcimento danni, prestazioni periodiche,
azione annullamento e azione revocatoria) ma anche 2 o 1
- prescrizioni presuntive: decorso del tempo determina presunzione legale di pagamento
- sospensione prescrizione: se inerzia giustificata
- interruzione prescrizione: inerzia viene a mancare
- decadenza: sempre collegato a perdita possibilità esercizio diritto per mancato compimento in un
determinato periodo di tempo MA non si ha riguardo a condizioni soggettive solo al fatto obiettivo del
mancato esercizio; prescrizione solo fonte legale decadenza anche convenzionale.
Usucapione
= mezzo in virtù del quale per effetto di possesso protratto per certo tempo si produce acquisto proprietà o
diritti reali di godimento
- a titolo originario
- possesso continuo e non interrotto; non violento né clandestino, protratto per un certo periodo di tempo
- usucapione ordinaria 20 anni su beni immobili e universalità di mobili, 10 anni su beni mobili registrati
- usucapione abbreviata requisiti: buona fede, titolo valido ed astrattamente idoneo al trasferimento
diritto, trascrizione titolo. Beni immobili 10 anni, mobili registrati 3, fondi rustici 5
- beni mobili: se titolo astratto idoneo e buona fede, acquisto immediato, se manca titolo ma c’è buona
fede 10 anni, se manca titolo e c’è mala fede 20 anni
- no obbligo civile, fonte di obbligazione risarcitoria: danno emergente, perdita economica, e lucro
cessante, mancato guadagno
- commissivo, omissivo
- elemento soggettivo: fatto compiuto con dolo o colpa. Capacità di agire e capacità naturale.
- elemento oggettivo: antigiuridicità, cioè comportamento ingiusto, evento dannoso, nesso di causalità tra
fatto e evento
- diff. con contrattuale: L’onere della prova: contrattuale si presume la responsabilità; extracontrattuale il
danneggiato deve provare tutti gli elementi, cioè il fatto, il nesso casuale, l’elemento soggettivo, ecc. Molto
più difficile far valere proprie ragioni. La prescrizione contrattuale 10 anni, extra 5. Costituzione in mora
contrattuale deve essere fatta per iniziativa del creditore, extracontrattuale va in automatico.
Corresponsabilità contrattuale prevede solidarietà, extracontrattuale fa valere responsabilità in base al
grado di colpa. Prevedibilità del danno: in contrattuale se inadempimento o ritardo non dipende da dolo il
risarcimento è limitato al danno che poteva prevedersi nel tempo in cui è sorta l’obbligazione, quella
extracontrattuale no.
Successioni