I Dialetti

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I DIALETTI

Non vorrei spaventarvi, ma questa immagine mostra la quantità di dialetti presenti

in Italia e sono così tanti che è inutile elencarveli o farvi una lista!

Ho provato duramente a trovare una cartina dove si potessero leggere

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chiaramente, ma nulla da fare, sono troppi!

Detto questo, l'obiettivo di questo file sui dialetti è di parlarvi un po' di cosa sono i

dialetti, come e quando vengono usati, chi li parla ancora come lingua principale, e

qualche curiosità che potreste trovare interessante.

Quello che adoro è che sto imparando cose nuove riguardo all'Italia insieme a voi e

trovo questa cosa molto bella ed eccitante!

Possiamo tutti imparare cose nuove e arricchire le nostri menti.

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Nel frattempo (intanto) sono anche riuscito a trovare una cartina dove si possono

vedere meglio i vari dialetti.

Sono stati qua raggruppati in sezioni meno numerose.

DIALETTO

La lingua del cuore.

L'Italia è la nazione europea più ricca di dialetti.

Anzi, fino a pochi decenni fa la maggior parte della popolazione italiana sapeva

parlare solo il dialetto e non conosceva l'italiano; perfino l'italiano stesso, all'inizio,

non era che uno dei tanti dialetti parlati in Italia.

Questo non mi sorprende se penso che ci sono dialetti a 10 km dal mio che sono

già molto diversi!

Per chi non lo sa, io parlo il dialetto bresciano. Non lo conosco benissimo e lo uso

in famiglia, ma non sempre. Mentre mia nonna e i miei genitori lo parlano molto più

spesso, quindi posso capirlo senza problemi.

Quando sono nati i dialetti e perché si chiamano così?

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La storia dei dialetti italiani è, per molti versi, la storia stessa dell'italiano.

Infatti, l'italiano deriva dal latino, così come dal latino discendono i dialetti che si

parlano in Italia.

Inizialmente tutte le lingue derivate (che hanno origine) dal latino venivano

chiamate lingue volgari.

La parola volgare vuol dire appunto parlato dal volgo (dal latino vulgus), cioè dal

popolo, che ormai non conosceva più il latino.

Così il siciliano, il bolognese, il piemontese, il veneziano, il lombardo, che oggi

chiamiamo dialetti, all'inizio erano lingue volgari (parlate dal popolo).

Il toscano all'inizio era solo uno dei tanti volgari. L'italiano si chiama così, infatti,

solo dal 16° secolo; e con il termine italiano si indica il volgare toscano riconosciuto

ormai come lingua di tutta la nazione.

Il termine dialetto nasce in questo periodo per distinguere tutti i volgari parlati nelle

varie parti del paese, dal toscano divenuto nel frattempo l'italiano.

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Se vi state chiedendo da dove prendo queste informazioni, ve lo dico subito...

Guardando su google, e su libri di storia che ho casa, sto cercando le informazioni

più utili e più semplici riguardo ai dialetti, siccome come vi dicevo pochi italiani

conoscono la storia dei dialetti, da dove vengono ecc...

Quanti sono i dialetti in Italia?

Contare i dialetti è veramente difficile, se non impossibile.

È difficile da tracciare il confine tra un dialetto e l'altro. Infatti in ciascun paese e in

ogni villaggio il dialetto ha spesso caratteristiche che lo differenziano da quello del

paese o del villaggio vicino.

Per non parlare del fatto che ogni dialetto, così come ogni lingua, è in continuo

cambiamento.

In genere si fa riferimento a regioni, a province o a grandi città per definire i dialetti.

E così parliamo di dialetto calabrese, piemontese o lombardo, milanese, e così via.

Io vivo nel Nord d'Italia, in Lombardia e quindi capisco anche dialetti come il

Milanese e il Bergamasco.

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Mia mamma è infatti di Bergamo e quindi sono stato influenzato anche dal suo

dialetto.

Spesso le differenze tra i dialetti sono tali che non vi è possibilità di comprensione

reciproca (tra 1 e l'altro) perfino all'interno della stessa regione.

Inoltre, i suoni dei dialetti dell'Italia settentrionale, centrale e meridionale possono

essere notevolmente diversi tra loro.

Parte di questa diversità dipende addirittura dalle lingue che vi erano parlate prima

della diffusione del latino. Insomma i conti precisi non si possono fare.

Che differenza c'è tra una lingua e un dialetto?

Nemmeno gli studiosi trovano una risposta unica e condivisa sulle differenze tra

una lingua e un dialetto.

Ad ogni modo, si può dire che il DIALETTO potrebbe essere definito come una

lingua utilizzata da un gruppo ristretto di persone, in un luogo specifico e che non

ha usi ufficiali: si dice che una LINGUA ha usi ufficiali se è utilizzata nella scuola e

nell'amministrazione, per esempio negli uffici pubblici e nei tribunali.

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Così, per esempio, se vivete in Puglia e conoscete il dialetto, potrete comunicare in

dialetto pugliese con altri pugliesi.

Ma se parlate con un romano, un veneziano, un marchigiano sarebbe molto difficile

comunicare con loro continuando a usare il vostro dialetto.

Non mi ricordo di aver parlato molto dialetto a scuola, ma certamente mi capita di

dire alcune cose in dialetto quando sono con amici della mia città o del mio paese.

Per non parlare del fatto che tutti i nonni, le nonne e i signori anziani parlano quasi

unicamente il dialetto, inclusa mia nonna.

Lo stesso vale per i miei genitori, che usano molto spesso il dialetto nella vita di tutti

i giorni.

Ci sono anche molti ragazzi che parlano spesso in dialetto tra di loro, ma è raro.

Io personalmente non parlo quasi mai in dialetto con i miei amici, con l'eccezione di

alcune frasi che uso sempre.

Perché le uso?

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Dire alcune cose in dialetto, dà un accento diverso, un'intonazione diversa alla

conversazione e trovo che sentire e usare il proprio dialetto sia in ogni caso una

cosa speciale.

Una differenza evidente consiste dunque nella limitazione territoriale dei dialetti, nel

fatto cioè che essi sono limitati a una determinata area geografica, rispetto

all'italiano che si parla in tutta la nazione.

Altre differenze sono di uso sociale: la scuola, i giornali, la televisione, il cinema,

l'amministrazione pubblica usano infatti l'italiano e non il dialetto.

Inoltre, chi conosce il dialetto in genere lo adopera (usa) molto di più in famiglia e

con gli amici, mentre fuori di casa e con gli estranei (sconosciuti) usa più

frequentemente l'italiano.

In ogni caso, se amate l'Italia e amate una regione in particolare, potreste iniziare

un'esperienza fantastica cercando di imparare il dialetto di quella regione! Le

persone del posto non crederanno ai loro occhi, o meglio, alle loro orecchie!

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Il dialetto nella letteratura

Il fatto che i dialetti non sono diffusi su vaste aree e che non sono usati come lingue

ufficiali non significa che essi non siano comunque lingue. In effetti, anche lingue

nazionali e importanti come l'italiano o il francese, in origine erano parlate in zone

non estese e da piccole comunità, come vi accennavo in precedenza.

Solo in seguito, e in conseguenza di determinate vicende storiche, tali lingue sono

divenute più diffuse e usate ufficialmente.

Ma i dialetti sono lingue soprattutto perché, così come tutte le altre lingue, sono in

grado di esprimere qualsiasi cosa.

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Molti pensano che con il dialetto si possa parlare solo delle cose più comuni come

fare la spesa, commentare le partite di calcio, scherzare con gli amici. Ma questo

non è vero: esiste infatti una tradizione di uso del dialetto anche in attività

considerate 'elevate', come per esempio in letteratura.

Già nel 17° secolo, per esempio, Giambattista Basile pubblicò nel dialetto

napoletano un volume che raccoglieva molte fiabe popolari: Lo cunto de li cunti, "Il

racconto dei racconti" (cunto in napoletano vuol dire appunto "racconto", "storia",

"fiaba").

Anche altri autori hanno usato il dialetto, come Carlo Goldoni, che scrive in

veneziano molte commedie.

In tempi molto più vicini a noi, ricordiamo poeti come Pier Paolo Pasolini, che scrive

poesie in friulano. L'elenco potrebbe continuare, poiché esistono esempi di poeti

dialettali per ciascun dialetto, anche se non tutti sono bravi come quelli citati.

Ma il dialetto non viene usato solo per le poesie: quello napoletano, infatti, è la

lingua di uno dei più grandi autori teatrali del Novecento, Eduardo De Filippo.

Il dialetto è presente anche al cinema e in televisione, dove spesso è usato per

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caratterizzare personaggi popolari o comici.

In alcuni film comici italiani, si sente spesso l'uso del dialetto.

Se sono dialetti del sud, tendo a non capirli nemmeno io, poiché sono

effettivamente totalmente diversi dal mio.

Non va dimenticato, inoltre, il dialetto nella canzone, prima fra tutte la canzone

napoletana, che ha un'importanza e una diffusione internazionali.

Molti artisti contemporanei, inoltre, come per esempio Fabrizio De André, Pino

Daniele, hanno realizzato bellissime canzoni ‒ e di successo ‒ usando il dialetto.

Insomma, il dialetto ha una tradizione letteraria e artistica che dura fino ai nostri

giorni.

Un patrimonio rivalutato

I dialetti sono un patrimonio culturale di straordinario valore.

E tuttavia durante i secoli hanno spesso avuto una reputazione negativa, poiché

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considerati lingue inferiori che impedivano (bloccavano) l'apprendimento

dell'italiano.

Oggi è difficile crederci, ma al momento dell'unificazione (1861) solo 2 o 3 Italiani

su 100 parlavano l'italiano, il resto della popolazione parlava solo dialetto.

Devo ammettere che neanche io sapevo questa cosa fino a questo momento!

Trovo molto interessante sapere che neanche 2 secoli fa, quasi nessuno parlava

l'italiano!

Forse è proprio per questo motivo che mia nonna lo capisce perfettamente, ma non

lo parla ancora benissimo!

Ovvero, per parlare l'italiano si impegna molto! =)

Di solito dopo qualche frase ritorna a parlare in dialetto!

Inoltre, i dialetti erano lingue molto distanti dall'italiano, quasi come lo sono

attualmente l'italiano e lo spagnolo. Era necessario dunque che tutti conoscessero

la lingua nazionale.

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Il dialetto era proibito (non era permesso) a scuola, dove si doveva usare solo

l'italiano, anche se per molti era una vera e propria lingua straniera.

Fu un errore, che non consentì a molti né di imparare l'italiano né di acquisire un

titolo di studio (diploma, laurea).

Questo atteggiamento negativo durò per oltre un secolo, fino a pochi decenni fa,

facendo nascere anche in molti, quasi un senso di vergogna per il dialetto.

Dalla seconda metà del secolo scorso a oggi la situazione è radicalmente

cambiata.

Grazie a una notevole crescita economica e sociale, a un impegno più incisivo

(forte) nell'istruzione e alla diffusione della radio e della televisione, oggi quasi tutti

(oltre il 95% della popolazione) conoscono e usano l'italiano.

Un passo fondamentale furono sicuramente la televisione e la radio!

Mia nonna mi raccontava di quando aveva visto la prima televisione o ascoltato la

prima radio e quasi si era spaventata!

Il fatto di avere la televisione e alcuni programmi nazionali in italiano, diede la

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possibilità a tutti di ascoltare la lingua nazionale e imparare a capirla ed usarla

come mai prima di quel momento.

Tuttavia questo non vuol dire che il dialetto sia scomparso (sparito), poiché circa il

50% continua a usarlo.

In altre parole circa trenta milioni di Italiani conoscono e usano sia l'italiano sia il

dialetto: in relazione alle circostanze o a chi ci si rivolge (a chi si parla) molti

scelgono se usare l'uno o l'altro.

Anzi, perfino nella stessa frase spesso ci sono parole o espressioni sia italiane sia

dialettali.

Spero che abbiate trovato questa parte sui dialetti interessante come lo è stata per

me!

Di sicuro i dialetti sono una parte molto affascinante della cultura italiana e grazie a

voi sto cominciando ad apprezzare sempre di più anche questi aspetti del mio

paese!

Vi mando come sempre un forte abbraccio e vi auguro il meglio per tutto e per il

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vostro apprendimento dell'italiano!

Ci sentiamo nei prossimi bonus!

Alberto

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