Lo Subbjaccianu Grammatica
Lo Subbjaccianu Grammatica
Lo Subbjaccianu Grammatica
LO
SUBBJACCIANU
GRAMMATICA NORMATIVA
1
SUBIACO 2010
2
Ai miei figli Ella, Marco e Sergio
che, pur nati in Africa, non disdegnano
nel loro parlare il vernacolo sublacense.
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Domi habuit unde disceret
(Terenzio, Adelphoe)
4
Premessa
L'autore - Il nome e cognome sono trascritti in dialetto,
Pittúcciu Jupi1 infatti è la traduzione di Benedetto Lupi. Stesso
nome aveva mio nonno, classe 1863, figlio di Luigi e di Maria
Mari; egli, contadino, sapeva appena scrivere il suo nome e
parlava ancora il dialetto genuino. Mio padre, Rafèle, della
famiglia Maschjulínu, operaio cartaio, sapeva leggere, scrivere
e fare di conto e parlava un dialetto non ancora italianizzato dai
mass media. Io, maestro, ho vissuto la meravigliosa avventura
dell’insegnamento nelle scuole italiane e in quelle d’ogni ordine
e grado della Somalia, in Africa Orientale.
Le circostanze per trent’anni mi hanno tenuto lontano dal
paese e quindi dalla necessità di parlare il vernacolo; questa
lunga astinenza ha conservato in me il dialetto di quand’ero
ragazzo, quello cioè tra le due guerre mondiali, appreso dal seno
5
e dalla bocca di mia madre Nazzarèna, delle gente Bicícia: è
stato perciò la mia vera lingua materna.
È rimasto ibernato per tanti anni ed è resuscitato quando
sono involontariamente rimpatriato e, proprio allora, sentendo
da parenti, amici, conoscenti e paesani tutti parlare un idioma
che non aveva piú il sapore antico del dialetto cui ero stato
abituato e che non era neanche lingua italiana, ma un ibrido
linguaggio di italiano-televisivo-romanesco-sublacense, ho
deciso di rifare il cammino all’indietro, di tornare il piú vicino
possibile alle sorgenti, di annotare parole, frasi, flessioni e
accenti, con lo scopo di fissare sulla carta in modo organico
tutto quanto faceva parte dell’antico idioma, captandolo dai
discorsi degli anziani, per le strade di paese o di campagna, nei
locali pubblici o nelle case private e ricercando e studiando i rari
scritti dialettali.
______
1) Benedetto in dialetto è Beníttu che, con passaggi successivi (Beníttu-
Biníttu-Bittu-Bittúcciu-Pittúcciu) genera appunto Pittúcciu; invece Lupi è
Jupi, plurale di jupu (lupo). Si ha anche però la forma j'upu-j'upi (il lupo-i
lupi) e allora bisogna fare attenzione perché quando si scrive jupi s’intende
solamente lupi, invece quando si dice jupi si può intendere sia lupi (e in
questo caso anche Lupi) sia i lupi (j'upi) con l'articolo.
Il dialetto - Non è il caso di ricordare le polemiche culturali
avvenute molti anni fa circa il rapporto lingua-dialetto né
resuscitare i pregiudizi sociali secondo cui parlare in lingua
significava essere signore, invece parlare in dialetto indicava
l'appartenenza al volgo; ma è bene chiarire subito che lingua e
dialetto sono entrambi necessari, anche se è la prima a
beneficiare maggiormente delle peculiarità del secondo.
Qualcuno dice che il dialetto è piú espressivo della lingua,
qualche altro che la lingua è piú espressiva del dialetto, ma si
dimentica che la qualità d’espressione dipende dalla
conoscenza e dalla padronanza che si hanno o dell'una o
dell'altro. Il dialetto perciò non va svilito e la lingua deve essere
necessariamente studiata, perché solo la proprietà di linguaggio
in entrambi i campi permette di rendere concreta di volta in
volta e di dare forma a ogni sfaccettatura di quel fatto spirituale
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che urge dentro di noi e che dall'anima si vuole esprimere con la
parola.
Al riguardo Tullio De Mauro scrive: "Il De Sanctis, l'Ascoli,
il D'Ovidio erano decisamente sfavorevoli ad una lotta
indiscriminata contro i dialetti, nei quali scorgevano i
depositari di un ethos locale da non disperdere, ma anzi da
salvare ai fini dell'arricchimento della cultura nazionale; i
dialetti, perciò, non andavano messi in ridicolo, ma studiati e
confrontati con la lingua, sicché dalla riflessione emergesse
netto il senso della diversità di lingua e dialetto, e si diffondesse
la lingua senza isterilire quel che di vitale poteva esservi nei
dialetti".1
Origine del dialetto sublacense - É assurdo pensare di
stabilire la data di nascita di un linguaggio, perché esso non
nasce all’improvviso, ma una riflessione al riguardo si può
sempre fare. Subiaco si trova nell'Alta Val d’Aniene, territorio
che fu dell’antica stirpe italica degli Aequi, soggiogati dai
Romani soltanto nel 304 a.C., dopo circa 200 anni dal trattato di
pace stipulato fra loro e Tarquinio il Superbo. La lingua latina,
lingua
______
1) T. De Mauro, Storia linguistica dell'Italia unita, Bari 1965
dei vincitori, anche se col tempo ebbe il sopravvento, dovette
però inevitabilmente assimilare parte della lingua parlata dagli
Equi, che per ciò rimase come substrato del nuovo linguaggio
che si andava formando.
Da allora ad oggi i mutamenti sono stati enormi: gli Equi, i
Romani, S. Benedetto e il monachesimo, i Barbari (per ultimi i
Saraceni), la stampa con i caratteri mobili, che ebbe come culla
italiana proprio un monastero benedettino (S. Scolastica in
Subiaco), gli Abati e i Cardinali Commendatari, lo Stato
pontificio e quello italiano, la scuola obbligatoria per tutti, la
radio, i giornali e i libri, il cinema e la televisione hanno imposto
al dialetto continui ed evidenti cambiamenti proprio in
conseguenza delle ragioni storico-sociali anzidette; ma
documentare queste trasformazioni del nostro vernacolo è cosa
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impossibile, perché il dialetto fino ai primi anni del Novecento è
stato solamente parlato.
La trasformazione continua ancora ai nostri giorni: il
dialetto va morendo nell’uso quotidiano, ma non per questo
deve essere dimenticato, anzi, nella consapevolezza di questa
lenta scomparsa
dovuta all’urbanesimo, all’alfabetizzazione di massa, alla
mobilità geografica e all’elevazione sociale delle persone, è
necessario moltiplicare le ricerche per appagare la nostra
curiosità intellettuale e gli sforzi per lasciare testimonianze
scritte.
Il Consiglio regionale del Lazio il 20.XI.1994 ha approvato la
legge per la tutela dei dialetti di Roma e del Lazio, ma qui dopo
quindici anni tutto è rimasto come prima.
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1) A. Lindström, Il Vernacolo di Subiaco, Roma 1907.
2) Il Lindström fu a Subiaco nel 1899 e nel 1905.
Gli altri libri consultati, molto piú recenti, sono Musa
nostrana dai Canti Simbruini di Romolo Lozzi, Roma 1965, Na
rattattuglia ’e vérsi di Achille Pannunzi, Subiaco 1984; Piccolo
vocabolario sublacense, basato sul Lindström, di Pina Zaccaria
Antonucci, Subiaco 1985.
Per l’etimologia delle parole mi sono riferito al Dizionario
etimologico di Giovanni Devoto, 2a edizione, 1968; invece per
la fonetica ho preso in esame la Fonologia del dialetto della
Cervara in provincia di Roma di Clemente Merlo, edizione
1922, della Società Filologica Romana, che ha moltissime
affinità con la fonologia del dialetto sublacense.
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Riallacciandomi alla questione dell'opportunità di un
discorso sul dialetto oggi, e volendo trarre delle conclusioni,
ecco i punti finali che si possono fissare: 1) il dialetto fa parte
della nostra identità culturale; 2) lingua e dialetto interagiscono
tra loro; 3) in questa interazione la lingua però si rafforza a
discapito del dialetto; 4) il dialetto è una forma di cultura e va
difeso per questo e non per il velleitarismo di tenerlo per forza
in vita in contrapposizione alla lingua nazionale; 5) siccome
esso è per molti ancora la vera lingua materna, bisogna
prenderlo a base dell’apprendimento della lingua per allenare ed
abituare subito la mente al bilinguismo (dialetto-lingua),
nell’attesa che la scuola attui in seguito quello lingua italiana -
lingua straniera.
Infine, a proposito dei dialetti della nostra Val d’Aniene, mi
piace terminare, riportando questo lusinghiero apprezzamento di
Clemente Merlo: “... mi era bastato di scorrere le versioni della
novella boccaccesca nei parlari dell'Aniene, di proprietà della
Filologica, e di sfogliare il saggio del Lindsström sul vernacolo
di Subiaco... per accorgermi che il vocalismo di quei dialetti
obbediva a leggi di una bellezza e delicatezza meravigliose.”1
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1) C. Merlo, Fonologia del dialetto della Cervara in provincia di Roma, Roma 1922
Struttura dell'opera - L'opera è composta di tre parti:
- Grammatica nor-
mativa suddivisa in Appunti di fonetica, Note morfologico-
sintat-tiche, Varie (polisemia, omografi, omofoni), Cenni di
metrica;
comprendente Rime e
Prose in dialetto sublacense con la traduzione in italiano ed una
Appendice di nomi, soprannomi, toponimi e vocabolarietto;
- Lessico con le parole
ordinate secondo le vocali tonica e finale della parola, per la
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fondamentale importanza che ha l’accentazione nel dialetto
sublacense, specialmente delle vocali ò-ó, è-é.
Lo scopo di questa Grammatica è quello di fare cosa gradita
ai compaesani che, pur parlando in qualche modo il dialetto, si
trovano poi in enormi difficoltà se lo devono leggere o, peggio
ancora, se lo devono scrivere.
La frase di Terenzio, a pagina 2, “domi habuit unde disceret”
(ha avuto in casa chi gli insegnasse) vuol indicare la genuinità
del dialetto appreso tra le mura domestiche.
L’Autore
PARTE PRIMA
APPUNTI DI FONETICA
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Addó scàreca j’àsinu / ci aremane ju turturu
CAPITOLO PRIMO: GENERALITÀ
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(andare), ò (vuole), ó (vuoi), pò (può), pó (puoi), Rò (voc. di Rocco,
Rosa, Romolo, ecc.), Ntò (Antonio, voc.), nzoddó (non so dove),
fergió (dentone), furió (piena), vastó (bastone), dottó (dottore!), signó
(signore!), pirú - perú (per uno, ciascuno) ...
b) La lettera r è sempre scempia, cioè non raddoppia mai: féro
(fèrro), arià (arrivare), córe (corre, correre), buru (burro), tèra
(terra), carittu (carretto), anche se, per enfasi, talvolta si
raddoppia: amórre! buciàrrdu!...
La v è quasi sempre scempia: avísu (avviso),
avantaggiàrese (avvantagiarsi), davéro (davvero), proveté
(provvedere); ma a volte raddoppia, cambiando addirittura le
due v in due b: abbotà (avvoltare, avvolgere), abbambà
(avvampare), abbàlle a(v)valle).
c) La lettera j, in determinati casi, sostituisce la l (elle); come
primo esempio prendiamo l’articolo ju e vediamone la
provenienza: illum illu lu ju . Da ciò sembra errata la
grafia iu ed anche quella jú con l'accento, perché superfluo.
Come si vedrà, ju quando raddoppia diventa gliu ed anche la
grafia glju pare errata, poiché il suono è quello mouillet di gli e
non gl(u); quindi va bene gliu con un suono vagamente
gutturale sonoro. Il digramma gli (che da solo, in certi casi, è
anche articolo maschile plurale) della parola maglia e dei suoi
derivati ed alterati si trasfoma, forse unico caso, in ghi:
magghia, anzi magghja con ghj analogo al particolare suono
dialettale di chj.
Nell’elisione allora si ha j’ (e non j-), gli’ (e non gli- o glj' ): ju
úrdimu = j’úrdimu (l'ultimo), co gliu úrdimu = co gli’úrdimu.
La j si trova anche in corso di parola: àsuja (asola), càuju
(cavolo), fíju (filo), píju (pelo), súju (solo), Subbjàcu (Subiaco),
ecc...; spesso la j cade e si ha: fíu, píu , ecc...
All’infuori della j, non sono state usate altre lettere (k, w, x, y),
per non complicare di piú lo studio del nostro dialetto. Si è
seguito l’uso dell’ortografia del sistema alfabetico italiano.
d) La b e la g dolce raddoppiano sempre, però all’inizio di
parola si scrivono scempie: arobbà (rubare), débbeta (debiti),
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Subbjàcu (Subiaco); baggèlla (pagella), cuggínu (cugino),
riggína (regina); (b)búcia (buca), (g)giumèllo (gemello), ecc...
e) La g gutturale e la d intervocaliche si cambiano
rispettivamente in c gutturale e t: lacu (lago), macu (mago),
sícaru (sigaro); àspitu (aspide), petalínu (pedalino), spata
(spada), ecc...; ju còbbo (il gobbo), ha ta fà (hai, ha da fare,
devi, deve fare; nel testo però si troverà scritto sia da che ta ).
Questo cambiamento avviene anche quando sono seguite
dalla lettera r: acru (agro), làcrema (lagrima), latru (ladro),
patrone (padrone), ecc...
Dopo n la g gutturale può diventare c gutturale, mantenendo
però nella pronuncia, anche se lievemente, il suono originale e si
può scrivere o l’una o l’altra forma: fanca-fanga (fango), funcu-
fungu (fungo), léncua-léngua (lingua)...
Il contrario, cioè c gutturale che diventa g gutturale, non è
molto frequente; si preferisce scrivere sempre c, ma, nel parlare,
con la tendenza alla sonorizzazione: juncàta (giuncata), jénco
(giovenco), ncútina (incudine), ecc...
La c palatale dopo n si cambia in g palatale: angínu
(uncino), vàngia (guancia), vénge (vince, vincere), accóngia
(acconcia), làngia (lancia), ecc...
f) Anche le sorde s, t, f dopo la nasale n, e p dopo la nasale m,
tendono a sonorizzarsi, cioè a trasformarsi rispettivamente in z,
d, v, e b, ma piú che altro nella pronuncia e non nella grafia;
solo la s accetta spesso questa trasformazione grafica: génzo
(incenso), nzunu (insieme), nzinu (in seno), ecc...
g) Le forme qua, que, qui, quo possono essere sostituite da
cua, cue, cui, cuo, poiché la vocale u tende allo iato ed anche
perché, sulla base di un criterio rigorosamente fonetico, qu e cu
seguite da vocale hanno lo stesso suono: àccüa=acqua,
léncüa=lingua, cüattro=quattro, cincüe=cinque, ecc...
h) La z iniziale di parola è sempre sonora, ma sarà scritta
semplicemente z e ha suono sempre doppio; invece nel corso
della parola, quando sarà necesario, verrà indicata con z: zàcana
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(nastro), zippu (stecco), zuzzu (sozzo), víziu (vizio), jenzana
(genziana)...
i) Le parole in zione hanno la i che tende allo iato; inoltre la z
può essere sorda o sonora, sebbene nella boccca dei piú anziani
sia quasi sempre sonora: duizïone-duizïone (devozione),
laurazïone-laurazïone (lavorazione, impresa), ocazïone-
ocazïone (vocazione), ecc...
l) Le vocali e ed o si segnano con l'accento, grave o acuto,
quando in italiano hanno accento diverso: béglio-bèllo, bótto-
bòtto, pétto-pètto, cóglio-còllo, canéstra-canèstra, cóppia-
còppia, réto-diètro, cénto-cènto, génzu-incènso, ecc...
a
- È la desinenza:
- del singolare della maggior parte dei nomi, aggettivi e pronomi
femminili: àccia, ara, arda, capòccia, lanca, chésta, chélla,
méa, róscia, ,...
- del plurale di certi nomi che al singolare sono maschili o
femminili: cocorózza, para, prata, vaca, cerasa, fícora, prunca,
sòroa...
- Terminano con a:
- la 3ª pers. sing. dell'indicativo presente: ala, stòcca, capa...
- la 1ª e 3ª pers. sing. del pass. remoto: alà, stoccà, capà...
- la 2ª pers. sing. del pres. dell'imperativo: ala, stòcca, capa...
- l'infinito presente della prima coniugazione: alà, stoccà, capà...
- la 1ª e 3ª pers. sing. dell'imperfetto indicativo: aléa, vetéa,
scernéa, spartéa ...
- la 3ª pers. sing. del futuro semplice: alarà, vetarà, scernarà,
spartarà...
- la 1ª e 3ª pers. sing. del pres. del congiuntivo: ala, véta, scérna,
sparta... e del presente del condizionale: alaría, vetaría,
scernaría, spartaría... delle quattro coniugazioni.
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- Si cambia in e: monaca-mòneca, patata-petàta, ra(g)azzu-
reàzzu, sarmenti-sereménta, grandezza-rannézze...
- in i: lanterna-lintérna; sinagoga-sinicòca, síndacu-síndicu...
- in o: colèra-collèro, farnéteco-fornéteco, sartóre-sortóre...
- in u: artístu, ruprí...
- Cade in: .Ntònio, .Natóglia, .spàraciu, spi.natora, Scènza...
- Si sposta in: cúcamu (cuccuma)
- Si inserisce tra due consonanti in: càncaru, maramàglia,
cancarèna...
- Si mette davanti alla radice di molte parole: addó, abbeènte,
affigliàtu, annúu, annícciu, appeóne, aríle, arígliu, arabbelà,
araccappà... e di moltissimi altri verbi, dando luogo cosí al
raddoppiamento della consonante cui si appoggia (dal latino ad
).
b
- All'inizio di parola suona sempre doppia; è buona norma
scriverla scempia.
- Sparisce in: .ócca, .ótte, .ràcciu, .ràcia, .úzzicu...
- Si cambia in j: jastéma, jastemà...;
- in i: carióne, fàia, frèie, traie...;
- in mm: ammacà, ammelà, mmacu...;
- in p: cacapónto, Pèppe, Pippínu, piccu, pósema...;
- in v: avastà, vòe, sòrova, vastóne, vàuzu, véstia, vólle...
- Raddoppia in: abbríle, abbrucià, débbeta, làbbera, Subbjàcu,
súbbitu...
- Cade in: túr.itu, ntor.età...
- Si assimila alla m che precede: àmmaru, ammuttígliu,
bammàce, ciammillíttu, commàtte, mmammóccio, palommèlla,
pjúmmu, sammúcu, tammúru, tómma, trommóne...
- mb si cambia in gn: cagna, cagnà, scagnà, ncagna...
c
Davanti ad e ed i ha sempre suono palatale toscano. È un suono
intermedio tra ci italiano e sci; si osservino questi esempi:
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ràccia (braccia) - ràcia (bracia) - ràscia (grascia)
fàccia (faccia) - fàcia (falce) - fàscia (fascia)
- ci di ràcia e fàcia chiaramente non è ci di ràccia e fàccia;
somiglia invece a sci di ràscia e fàscia e vi si potrebbe quasi
ravvisare la forma scempia di sci (da notare che ce e ci, pronomi
o avverbi, da soli suonano sempre doppi).
- Preceduta da n e seguita da a, o, u acquista un lieve suono di g
gutturale, ma si preferisce scrivere la c: juncàta, jénco,
ncútina...
- Se è preceduta da s, spesso si cambia in g: sgàglia, sganaglià,
sganassone, sganassà, sgancanatu, sgavallà, sgrullà, ecc...
- Quando è seguita da e, i generalmente si cambia in g: angínu,
ngènne, vénge, vàngia, rúngiu, làngia, pruncungínu, ecc...
- Spesso, se preceduta da r, si cambia in g: carge, dórge, farge,
rúngiu, Purginèlla, scarginatu, farghíttu, ecc...
- Si cambia in g anche in: sfraggéglio, sfraggellàrese...
- in t: marcatútu, sturbúticu...
- Raddoppia in: àccia, cuccúju, sóccio, …
- Si sdoppia in: bo.càle, mà.china, sarà.ca...
- Si sposta in: battécca (bacchétta), césena (sécena), ciàfricu
(fràcicu), cuzzuìttu (zucchíttu), procésso (ciprésso), talèfraco
(talècrafo), víuciu (víciuju)...
- c cade in 'ómme (come): es. scríe ’ómme tti (scrive come te)
- che cade in: .sta, .ste, .ssa, .sse (questa-e, codesta-e)
- che perde ch in ’e: es. chéllo ’e ssi fattu (quello che hai fatto)
- chi cade in: .stu, .sti, .ssu, .ssi (questo-i, codesto-i)
- chi si cambia in j all'inizio di molte parole: jàcchjara, jamà,
jài, jóu, jóo...
- chi si cambia in gn nelle parole: carbúgnu, gnòstro...
d
- Scompare in: à (dà), 'e (de), ènte (dente), í (dí), .ice (dice),
.itu (ditu), .ecína (decína), .entiéra (dentiera), Ifésa (Difesa),
.uttrína (duttrína), có.a (coda), crú.u (crúdu), nú.u (nudu), rà.u
(gradu, gradínu), su.à (sudà), én.ece (indice), ràn.ina
18
(grandine), ún.ici (undici), dú.ici (dodici), trí.ici (tredici),
cuín.ici (quindici), sí.ici (sedici)....
- Se intervocalica suona t: àspitu, contràta, còte, fètera,
foterétta, jute, marcatútu, ncútina, petalinu, scutèlla, sturbúticu,
ju tàziu (dàziu), la tísputa (dísputa) ...
- Dopo n suona quasi t; si può quindi avere grafia doppia:
deprefuntu - deprefundu, antuinà - anduinà, sínticu - síndicu,
crantézze - crandézze, mantra - mandra, mantríle - mandríle,
crantocchjàle - crandocchjàle, ciontróne-ciondróne ...
- Si assimila alla n che la precede: aremmonnà, bannu, banníta,
cannéla, commannà, cunnúttu, funnu, frunni, janna, monnézze,
munnu, mutànne, ranne, rannézze, nníuia (indivia), ónna,
spanne, spènne, stènne, tunnu, ecc..
- Si assimila anche alla l (elle): callàra, callàccia, callarósta,
callu, scallalétto, scallínu, ...
- Raddoppia in: addóre, junneddí, martiddí, raddutta,
ramméddio.
- Si premette alla lettera iniziale delle parole: dòro (lo dòro =
l’oro), déo (éo = io), dissu (issu=esso), décchi (écchi=qui), déssi
(éssi=costí)
- Si cambia in c: cocuménto, fràcicu, múcicu, ràngicu...
- in i: pèie, treppéie, créie...
- in j: jènte...
- in ll: èllera, sèllaru, sellarina (erba)...
- in n: appronàrese, appronàsse (da pròna )...
- in r: mérica (erba medica), merólla...
- in t: tóca, latru, patrone...
- in v: vitu, véta, vitone, vitale, suvore...
- di diventa sca in: scarúpu...
- nd si trasforma in gn: fiógna, fiognà, scégne...
e
- È la desinenza del :
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- singolare di numerosi nomi e aggettivi, maschili e femminili:
alimàle, bocàle, crugnàle, spitàle, carge, state, tràie, dórge,
duràce, ranne, nútele...
- plurale dei nomi e degli aggettivi femminili, che al singolare
finiscono in a ed in e: acce, àlitre, belange, canasse, ràiche,
lónche, are, cercenate, buciàrde, mèie, tèie, vèste, vérde, dórge..
- Terminano con e:
- la 3ª persona singolare del pres. dell’indicativo della II, III, IV
coniugazione: véte, stènne, rèsce...
- l’infinito presente della II e III coniugazione: veté, tené, olé,
córe, lègge, ice...
- la 2ª persona plurale di tutti i tempi dei modi finiti delle 4
coniugazioni: alíte, vetète, scernèste, partaríte,vetassèste...;
- la 1ª e la 3ª persona singolare dell’imperfetto del congiuntivo:
alésse, vetésse, scernésse, spartésse...
Grande importanza ha nel dialetto la distinzione della è aperta e
della é chiusa. Perciò si ricorrerà all’accento grave o a quello
acuto ogni qualvolta dovesse nascere un dubbio, e sempre
quando l’accento della lingua è differente da quello del dialetto.
Esempi di è-é tonica, aperta e chiusa
cuerèra fèle dèci cèlo collèru
fèlla mèie giumèlli èllo èccuju
mèsa pèce pèttini èsso èssuju
spèra pèie prèffiti lèo prèffitu
vèrta Rafèle vèri rèscio vèstanu
chjésia monnézze diéci cétto comméntu
fénta néie écchi deréto desértu
léna pépe éssi éo géuzu
méa treppéie lépiri mérco méticu
pacénzia stétte méi trénto stéttaru
utiénzia vérde téi teréno vénnaru
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Le parole con tonica è-é finenti in u tendono ormai a
risolversi nella finale o (collèro, prèffito, comménto, desérto,
mético...), ma resistono a questa tendenza alcune forme verbali,
infatti ancora oggi si sente correntemente: lèggianu, rèscianu,
béanu, méttanu, véu, téu; mentre tutte le forme della 1ª persona
plurale, quelle della 1ª pers. sing. del presente dell’indicativo e
del futuro semplice e il presente del gerundio hanno ormai
stabile la desinenza o: alímo, iàmo, vetèmo, scernèmmo,
spartarímo, alassèmmo, vetarèmmo; alo, véto, sparto, scèrno;
alaràglio, vetaràglio, scernaràglio, sentaràglio; magnènno,
vetènno, leggènno, sentènno ...
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- in tutte le persone del futuro semplice e del pres. condizionale
della II e III coniugazione: vetaràglio-veteràglio, vetaràgli-
veteràgli, scernaría- scernería, scernarísti-scernerísti, ecc...
- nella 3ª pers. plur. dell’imperf. indicat. di tutte le coniugazioni:
aléenu-aléanu, vetéenu-vetéanu, scernéenu-scernéanu,
sentéenu-sentéanu...
- nella 1ª e 2ª persona plurale dell’imperfetto congiuntivo della
II e III coniugazione: vetassèmmo, vetassèste per vetessèmmo,
vetessèste; scernassèmmo, scernassèste per scernessèmmo,
scernessèste...
- nella 3ª persona plurale dell’imperfetto congiuntivo delle
quattro coniugazioni: aléssaru, vetéssaru, scernéssaru,
spartéssaru per alésseru, vetésseru, scernésseru, spartésseru...
- nella 1ª e 2ª persona plurale dell’imperfetto indicativo del
verbo èsse: arèmo, arète invece di erèmo, erète;
- nella 3ª pers.plur. del passato remoto di alcuni verbi irregolari:
éttaru-éttanu, féciaru-fécianu, íranu, íssaru, òttaru-òttanu,
sépparu-sàpparu, stéttaru-stéttanu, ténnaru, vénnaru...
- Si muta in a: bacaròzzo, barétta, bjancaría, carastía, cóta,
cuarantàna, cellaràru, cràndina, lita, pròsparu, màscara...
- in i: binzína, cartavilína, criànza, ciuítta, fittuccia, isca, riàle...
e nella formazione del plurale in posizione di postonica o di
tonica: mése-misi, paése-paísi, jémmete-jímmiti, lèpère-lépiri...;
- in o: còllora, mommória, protóre, protúra, ròcolo, sotàcciu,
sobbólecra, tolàru...;
- Cade in: .cchjésia (ecclesia), .state, .ruca, .làsticu, .lemòsena,
.littricista, .ducàtu, .risíbbula; chjí.rica, cr.atúra, schji.na;
- nella 3ª persona plurale dell’imperfetto indicativo: alé.nu,
veté.nu, scerné.nu, sparté.nu...
- Si inserisce in: accalecà, calecàgnu, ólepa, pólepa, polemóne,
pàlema...
f
- Diventa p in: apprettà, pantàsema...
- Sostituisce p in: sfrussà, sfrussu ...
22
- Raddoppia in: Affredo, fraffalla, scaffaròtto, suffísticu ...
- Si sdoppia in: Afile, afilanu, arufà, arufatu ...
- Si sposta in: talèfraco(talècrafo), ciàfricu(fràcicu)
- Sparisce fa di tafànu: ta..nu e fi di fisunumía : ..sunumía
g
- Seguíta da e, i, suona sempre doppia; però all’inizio di parola
si scrive sempre scempia: gélo, giumèlla, génzo, giracéo, géuzu,
gibbu, gióglia...; Giggi, Giggétto, lèggio, paggétto, règge...
- Si muta quasi sempre in c gutturale :
- quando è intervocalica: Acusto, lacu, macu, sícaru, ju còbbo...
- quando è seguita da r: Crabbïèle, crannézze, necrofume,
cràzie...
- quando è preceduta da n: fanca, funcu, léncua, ncunía...
- Cade in: .aglína, .àmmaru, .atta, .attarione, .enzàna, .inèstra,
.rassu, .ràu, .raína, .ràina, .ràmuja, .ramu; a.ústu, é.o, fa.u,
fri.e, le.àme, mani.à, nfu.à, re.àzzu-a
- Si muta in j per sostituire ghi, ge, gi: jacciu, juttunízia, janna,
juttu, jennàru, jénnero, jenzàna, jettà, jimèlla, jorno; juncàta...
- Raddoppia in:, fraggéglio, mmàggina, baggèlla, aggríu...
- Diventa b in: bufu;
- c palatale in: Àtice, bucía, buciardu, marchicianu, particianu,
parmicianu, fròce...;
- v in: valle (gallo), vallózzo, vàngia, varnéglio...
- Dopo n e davanti ad e, i si muta in gn: depégne, gnúria,
mógne, nfégne...
- Anche il gruppo nghi si muta in gn: agnuttí, cégna, cignale...
- Il digramma gn rimane intatto in: rignícuju, stagnu...;
- perde la g in: pré.na, lé.na, àinu (agnus; s’inserisce la i);
- diventa c in: caciàra, ramíccia (c’è anche la caduta della g);
funcu, nzincà, pruncu ...
- Il gruppo glo si muta in gno: gnommerà, gnòmmero...
23
- Il digramma gli in rarissismi casi si muta in gghj: magghja,
magghjétta, magghjone (forme ormai desuete);
- gu a volte si cambia in cu, qu: cuatampià-quatampià, cuíttu-
quittu ...
h
- Si usa alla 2ª e alla 3ª pers. sing. e plur. del presente
dell’indicativo del verbo aé (avere): ha (hai, ha), hau (hanno);
- nella formazione del suono gutturale di c e g davanti a e ed i:
che, chi, ghe, ghi;
- nelle interiezioni: ahè! àhia! àhio! ahó! èh! léh!...
i
- È la desinenza:
- del plurale dei nomi e degli aggettivi maschili (tranne quelli
che prendono a: para, prata, vaca, raccia...): cóppi, àini, atàli,
bóni, rassi, ranni, ecc...
- del plurale di alcuni nomi femminili, che al singolare finiscono
in a: casa-casi, carta-carti, scala-scali, ciatta-ciatti, mamma-
mammi, cianca-cianchi, ecc.....
- del plurale dei nomi e degli aggettivi femminili uscenti in e:
commàre-commàri, curníce-curníci, frónne-frunni, ranne-ranni,
dórge-dórgi, vérde-vérdi, ecc...
- del singolare di alcuni nomi femminili: fai, jai, mani, funi...
- della 2ª persona singolare dei tempi semplici dell’indicativo,
congiuntivo e condizionale delle quattro coniugazioni e dell’
imperativo della II, III, IV: stucchi, vitíi, scrïaragli, magnísti,
scirni, spartissi, venaristi, scríi...
- della 1ª, 2ª e 3ª pers. sing. del passato remoto della II, III e IV
coniugazione: vití-vitisti-vití (c’è pure la forma irregolare:
védde); scirní-scirnísti-scirní, spartí-spartisti-spartí...
- dell’infinito pres. della IV coniugazione: sentí(sintí),
vení(viní).. - Nel futuro semplice e nel condizionale presente
24
della IV, in tutte le persone, la i si muta in a: sentaràglio per
sentiràglio, sentaría per sentiría...; cosí anche nella 1ª e 2ª
persona plurale del congiuntivo imperf: sentassèmmo
sentassèste (sentessèmmo-sentessèste) per sentissèmmo-
sentissèste...
- Si ha la i protonica quando la tonica è i, u: crispígna, cillíttu,
firíta, pisísti, vinísti; liggiútu, nipúti, niciúnu, vinúcchju,
vittúra, vitúta...
- Si ha la i postonica quando la finale di parola è i, u: pàtrichi,
cuínici, dúici, métichi, scírichi; ióvitu, pàritu, prèffitu, súbbitu...
- Nella formazione del femm. e del plur. in a, per la metafonesi,
la i si muta in e: crapíttu-crapétta, curníttu-cornétta, díbbitu-
débbeta, tittu-tétta, vitu-véta, síncaru-séncara, vítuu-vétoa, niru-
néra, ntintu-nténta, chinca-chénca...
- Cade in: .cona, .gnizione, .gnòstro, .mpanata, nas.ca, .ncau,
cart.éra, lur.du, macèr.a, sal.éra...
- Si muta in a: ancrése, ancútina, balénco, càlace, antuinà,
raccoerà, rappusà, sàtara...;
- in e: àbbele, àlema, ardégno, àsena, càlece, crésema, débbeta,
gióene, énece, doméneca, fàcele, fémmena, júmene, lemòsena,
léncua, nútele, pèrteca, pèttene, pussíbbele, possetènza...;
- in u: appunione, lúcinu, múmmuia, santuficètu...
- in gli: vecchjàglia...;
- Si inserisce in: accúlimu, làbbiri, líbbiri, rísicu...
- Si sposta in: biantèra, biastéma, puliccà, zizzàina...
- Sostituisce j in: biàncu (bjàncu), piúmmu (pjùmmu), piazza
(pjazza), fiume (fjume), fiascu (fjascu), piú(pjú), piace (pjace),
fiamma (fjàmma), fiori (fjúri), ecc...
j
- Ad inizio di parola sostituisce:
- chi: jài, jaiàru, jamà, jappa, jaru, jàvica, jóo, jute, ecc....
- ghi: jacciu, janna, juttu, juttunizia, ecc...
- g: jennàru, Jenne, jénnero-u, jenzana, jettà, jorno, juncata,
juncu, ecc...
25
- l: jémmete, jimàra, ju, junniddí, jupu, jupígna, júppuju, juna,
jía, ecc...;
- La sostituzione della l (elle) avviene anche nel corpo della
parola: ajúccu, appénnojo-appénnuju, cajína, cúnnuja, cécojo-
cécuju, céjo-céju (céo-céu=cielo), cuccúju, càuju, diàuju,
èccuju, èlluju, èssuju, fasójo-fasóju, fíju (fíu), fúrcuju, làzzuja,
lenzójo, méruju-méruja, míju, múccuju, múju, néspuja, ntíncuju,
pàju, pígliju-pígliaju (e simili), píju, rótojo-rótuju, suju,
víciuju...;
fjúme (flumen), fjamma (flamma); bjastéma (blasphémia), bjata
(blata), Subbjacu (Sublacus), Bjasiu (Blasius), bjundu (blundus),
pjace, pjacére, pjaca, pjàglia, pjanéta, pjagne, pjanu, pjanta,
pjattu, pjazza, pjéca, pjínu, pjòe, pjúmmu, pjuiccicà, ecc....
- Si usa per distinguere il particolare suono di chj (con la j) da
chi (senza j); esempi (con o senza j cambia significato):
- con la j: mucchju-mucchji-mucchj = mucchio-mucchi;
- senza j: muccu-mucchi = viso-visi;
- con la j: scacchju-scacchji-scacchj = falcata-falcate;
- senza j: scaccu-scacchi = scacco-scacchi;
- con la j: récchja-récchje, rócchjo-rócchji-rócchj,..
- Può trasformarsi in i: bjancu-biancu, bjata-biata, fjascu-fiascu,
fjume-fiúme, pjazza-piazza, pjummu-piummu...
- Scompare spesso dalle parole in cui ha sostituito la l: jimàra-
imàra, jía-ía, ju-u, jupu-upu, júppuju-úppuu, fíju-fíu, píju-píu,...
- ju si sposta in: víjuciu-víciuju.
l
- Si muta in gi: gióglio (loglio);
- in ghj: ghjuna (luna);
- in j: jémmete, jía, jimàra, ju, Subbjacu (cfr sopra la j)...
- in m: pustèma;
- in n: chinu (chilu), sóne (sóle), còneca, pèrna, mantrattà,
mannàggia, pontróna...
- in r: ancrése, ardu, àrbiru, Cariddònia, dórge...
- in u: càucia, féucia, géuzu, vàuzu...
26
- Cade in: ca.cína, fà.cia, pó.ce, sció.to...
- Raddoppia in: cannelléro-u, colléro-u, pullítru, sallí, sallíta...
- Si sdoppia in: a.lècro, a.licría, spi.là...
- Si assimila a b: abbèrgo, abbergà, Abbèrto, Gibbèrto,
Robbèrto
- a f: Affréto, scaffaròtto...
- a n: mannàggia...
- a z: azzà, cazzúni...
- si cambia in n: pontróna...
- in r: cuerèra, ramoràccia, rosòrio...
-Si sposta in: Crulínta (Clurínta), licanétta (nicalétta), petalàna
(pelatàna)...
- Dà luogo a concrezione in: lisca, lípera, lòca, lapa, loàtta...
- Il gruppo lb si muta in gli: agliucciu (albuccio = pioppo
bianco)...
- La coppia ll si muta in gli (con una tenue sfumatura gutturale):
aglína (gallina), mmóglie (mòlle), cortéglio (coltèllo), cóglio
(còllo), pennéglio (pennèllo), cavàgliu (cavallo), muglíca
(mollica), scarpéglio (scalpèllo), ecc...
m
- Si assimila a n: sonnà, sónno (somnus), ónne(omnis)...
- Si inserisce in: rembardà, lampazzu, papàmparu, rempugnà...
- Si premette alla consonante iniziale di alcune parole: mbólla,
mbólle, mburzu...
- Si muta in b: bunzignore;
- in c: frabbòteco;
- in gn: scigna;
- in nn: annícciu;
- in p: capumilla, mantupímma, pastecà, a poménti...
- in v: vignànu ;
- Raddoppia in: càmmore, fémmena, ramméddià, ramméddio,
címmice, crisòmmole, appilímmene...
- Si sposta in: mantupímma (pantumímma = pantomima);
27
- il gruppo mb si muta in gn: cagna-u (cambia, cambio), cagnà
(cambiare), scagnà (scambiare);
- in mm: mmastu (im-basto), mmastàru (im-bastaio), sammúcu
(sambuco), pjúmmu (piombo), tammúru (tamburo)...
n
- Si assimila a l (elle): bellevàtu (ben levato)...
a m: mmani (in mano), mméso (in mèzzo), mmontagna (in
montagna)...
- Si muta in gn: crugnale, gnizïone, cummugnone-cummignone
(comunione)...;
- in l (elle): belett'àlema (benett'àlema), àlema, alimale, àlitra,
Anièle...;
- in m: (in braccio) mbracciu, (in pètto) mbétto-mpétto,
mbizzu-mpizzu, mbittinèlla-mpittinèlla...;
- in r: cuerèra, ramoràccia, rosòrio, fiumàra, ...
- Si sposta in: licanétta (nicalétta)
- Si inserisce in: anfa, cacapúnziu (catapuzia)...
- Si premette alla consonante iniziale di parola: ncapu, nfronte,
ndegnamente (degnamente), nfàccia, ntellina, nzinu...
- Raddoppia in: cénnare, cúnnuja, ènnera, jénnero...
- Cade in: có.(con), nó. (non)... (senza accento o apostrofo);
- n b si muta in mm: mmócca (in bocca)...
- ng si muta in gn: magnà, mógne, piagne...
- nv si muta in mm: cummertí (cunvertí), mmelenà
(invelenare), mmutína (involtina), mmitu (invito)...
o
- È la desinenza del maschile singolare di una parte dei nomi, di
qualche aggettivo, pronome, avverbio: cacchjaréglio, giracéo,
jénco, balénco, béglio, lónco, méo, téo, chésto, chésso, aréto,
cétto e dei femminili nòro e sòro.
- Terminano in o:
- la 1ª pers. sing. del presente e del fut. semplice dell'indicativo;
28
- la 1ª pers. plur. di tutti i tempi dell’indicativo, del congiuntivo,
del condizionale e il gerundio presente delle quattro
coniugazioni: alo, véto, lèggio, sénto, aràglio, potaràglio,
magnímo, liggímo, sintímo, vitímo, olarímo, arèmo, sentèmmo,
aessèmmo, ecc...
- La risoluzione in o dei nomi con tonica ò, ó e finale u è usuale
(bróu-bróo); ciò avviene anche con i verbi alla 1ª persona plur.
di tutti i tempi (magnímo, spiccèmmo, vetarímo...); invece alla
3ª pers. plur. resiste la finale u (àlanu, vetéenu, scernaràu,
sentaríanu, oléssaru...)
Per quanto riguarda l’accento grave o acuto, come già detto per
la lettera e, si ricorrerà sempre all’accentazione quando
l’accento del dialetto è differente da quello della lingua.
Esempi di o tonica aperta e chiusa in parole finenti in a, e, o, i, u
arciòla bòe bòcco bòcchi fjòccu (fiòcco)
ciòcia còce òmo ficòtti gnòstru (gnòstro)
còfa còre nòro jòti mòrbu (mòrbo)
lòpa òsce pòccio pòcci pròsparu (-aro)
òta nòe sòro sòrdi ratòriu (ratòrio)
scòla mòle ttòtto sciòrni trasòru(trasòro)
addónca frónne bóno fóchi fócu (fóco)
cóa mógne cóccio cócci lenzóju (lenzójo)
pónta póce ózzo cógli óriu (ório)
sógna sópe fasójo óggi óu (óo)
tófa vólle sóio órti rótoju (rótojo)
dóa óce rócchjo ómmini sóu (sóo)
29
pontróna cottorélla tortóra uglíca turtúru
Esempi di postonica o in parole sdrucciole con finale a, e, o e di
postonica u con finale i, u:
càvola càvole cécojo búbbuji búbbuju
èssola éssole rótojo càuji càuju
núola núole rògolo cécuji frízzuju
ntífona ntífone sórovo rótuji fúrcuju
scòppola scòppole véscoo sfrízzuji júppuju
30
qu
- Ha lo stesso suono di cu per cui tutte le parole con qu si
possono scrivere con cu: àcuila, àccua, cuàttro, cíncue...
- qu si trasforma in ch: chélla, chésto, chigliu, chistu...
- qua si muta in ca: cae, caecúnu, sconcàssu...
- que in ca: chinca, donca, dunca....
r
- È sempre scempia: arutinu, faru, feràru, tèra, carittu, sgaru...
- Scompare in: aràt.u, próp.io, rast.églio...
- Cade in: frate. (frater), sòro. (soror), sópe. (super), pe. (per),
sèmpe. (semper ),
- Tutti i verbi, all'infinito presente, e i nomi, al vocativo,
perdono la sillaba finale re: alà.., veté.., scèrne.., professó..,
commà..
- Si muta in d: despenzòrio
- in l (elle): atàle, alàgnu...
- in t: díspitu (dispari)
- in n: canibbardése-canibbardínu (garibaldino)
- Si assimila a n: Annàrdu, Bennardu...
- a p: scruppione, stréppa, strippu...
- a t: attrósi, attríte...
- a z: mozzecà, múzzicu...
- Si inserisce in: frustagnu, pròsparu (fòsfaru), ricintru...
- Si sposta nel corpo di molte parole: Crabbiele, fràbbica,
frèbbe (frèie), prúbbicu, struppià, trénto, tròcchjo...
- È prefisso in: raprí [r(i)aprí)], rentrà [(r(i)entrà)],
riscí[(ri(u)scí)], ecc...
- re cade in: ..sparàgnu, ..sparagnà (resparagnà)
- ru si aggiunge a: màrmuru, pàrturu...
s
31
- Suona quasi sc(i) davanti a b, c e g gutturali, f, p, t: sbrògna,
scuru, scannu, scòla, sgavallà, sgúnfiu, sgobbellatu, pistígliu,
sfèra, spèra...
- Cade in: .pàsema, .tóppo
- Si muta in sc: scémprece, scemprecione
- in t: cirúticu;
- in z (dopo r ): bórza, mburzu, spérzoin z
- in z (dopo n): génzo, nzerà, nzunu
- Si premette a molte parole: scarciòfano, scartóccio, scuffia...
- Si sposta nel corpo della parola: casorà-carosà, césena-sécena,
sbrillónca-bislunga, stracinà-trascinare, straportà-trasportare...
- Raddoppia in: atobbússe, làbbisse, nfussu (infusum), pressépio
- se cade in: ..Bastiànu
- si cade in: ..gnóre (abbr. gnor), ..gnòra
- sc si muta in cc: scoccése;
- sci si muta in ss: assuccà, canàssa, lassà...
- su si aggiunge a: malignúsu
- Davanti a r e dopo n ha un lievissimo suono di d, che è
impossibile riprodurre graficamente: àlitra, cuatríni, latri,
patrone; jènte, gnènte, trénto...
t
- Si assimila a c: cacapúnziu
- a n: pulènna
- Si muta in c: crivèlla;
- in d: ardíca, ardu, úrdimu
- in p: pírchju, fràppola, frappolone
- Si sposta in: battécca (bacchetta), fràcitu (fràticiu), petalàna
(pelatàna), turipèrio (putiferio)...
- Si premette a: trinchéra (ringhiera)
- Cade in: magna.óra, ma.re (mater), pa.re (pater)
- Raddoppia in: cuttunína, lucinètta, carpinètta, scàttola...
- Si sdoppia in: ci.tà, mmala.tía, mma.tína...
- Si inserisce in: génitu (gènio)
- ta si inserisce in: cartatúccia(cartuccia)
32
- to cade in: so'.. (sóto=sono, essi-e)
u
- È la desinenza del singolare dei nomi maschili (la maggior
parte)
- Dopo a, i, u toniche si ha normalmente la finale u: acu, spitu,
utu, tanu, finu, mutu...
- Dopo e, o toniche si ha piú spesso o che u, infatti oggi si tende
a passare dalla finale antica u alla finale o: da bróu a bróo, da
fénu a féno, da jóu a jóo, da séru a séro, ecc...
- È la finale della 3ª pers. plur. di tutti i tempi dei modi finiti e
del participio passato delle quattro coniugazioni: àlanu, vetéenu,
scirníru-scirníranu, spartaràu, aléssaru-aléssanu, vetaríenu,
spartítu, vitútu-vistu, scirnútu, alàtu... ed anche della 1ª pers.
plur., sebbene ormai in disuso: alímu, vétémmu, aímu, simu...
- Cade in: .òmo (uomo), .na (una), .nu (unu), chi.nca (chiunque)
r.òta (ruota), f.rúncuju (furunculus), b.óno (buono), ecc...
- Si assimila ad a: ciaramatore, schjàma, schjamaròla...
- Si muta in a: angínu, anginígliu
- in e: pròfeco
- in i: mulimento, timóre
- in o: fessòra, mprotènte, pónta, sóccète (succète)...
- Si inserisce in: marúbbuju, spinturione (nel gruppo uri )...
- Si sposta in: cúcamu (cuccuma), cucchjone (cocchiume),
puliccà (piluccà)...
v
- Sparisce in: .atta (vatta), .èrme (verme), .èspa (vespa), .igna
(vigna)...
- Si sdoppia in: ampru.visà, a.vísu, da.véro...
- Si assimila a c: cacapónto(vagabondo), cóncola (vóngola)...
- a l (elle): póllere (polvere), polleracciu (polverone)...
- a m: màlema (malva)...
- Si cambia in b: sbeglià (svegliare), sbotà (svoltare), sbelà
(svelare)...
33
- in l: lípera (vipera)
- in mm: remmenecà (rivendicare);
- in u: ciuíle (civile), Ciuitélla (Civitella), ciuítta (civetta)...
- in p: pérzo (vèrso)
- in i: càliu (calvo), gréie (greve), néie(neve)...
- Cade in: bò.e (bove), ca.ícchja (cavicchia), le.à (levare),
pa.óne (pavone), ú.a (uva), ò.a (uova), ó.o (uòvo)...
- Si inserisce (raramente) in: Luviggi (Lu.igi), Pàvolo (Pa.olo)
- Si aggiunge a: vúlimu (olmo)
- Si sposta in: jóvitu
- vv si muta in bb: abbambà (avvampare), abbotà (avvoltare),
abballe (ad vallem)
- sv si muta in sgu: sguérdo (svelto), Sguízzera (Svizzera).
sguedese (svedese)...
z
- Ha due suoni: sordo z e sonoro z: appizzutà, arizzàrese,
abbozzà, barbàzzu, capézza, càzzola, cocózza, córza, curzóre,
curzu, discurzu, fazzulíttu, lazzu, làzzuja, mazze, mazzaréglio...;
azzà, biúnzu, bórza, cazzétta, enzàna, farzu, géuzu, lènza,
lenzójo, manzu, purzu, recazzà, ruzzu, stànzia, vàuzu, zuzzu...
La finale -zione si semte quasi sempre dolce, z.
Quando è iniziale è sempre sonora e suona doppia: zàcana,
zappu, zappulià, zazzícchja, zícchja, zòcchjo, zittu, zuzzu (però
si scrive sempre z)...
- si muta in s: sícchju, sinna, suzzu, síncaru...
- Raddoppia in: spizzïàle, pulizzòtto...
- Si sposta in: cuzzuíttu (zucchittu).
CAPITOLO SECONDO: PARTICOLARITÀ
FONETICHE
34
b=m: àmmaru, bammàce, camma, cammàle, ciammillíttu,
ciammèlla, commàtte, mmammóccio, palómma, palommèlla,
pjúmmu, sammúcu, tammúru, tomma, trommóne...
c=s: vescica-ussíca, coscia-còssa, lasciare-lassà, asciutto-
assuccu, scemare-assemmà...
d=l: calla, callàccia, callàra, callarósta, scallalétto, scallínu,
callu...
d=n: addommannà, bannu, cannéla, cannelléru-cannelléro,
commannà, ónna, commannànte, commànnu, cunnúttu, frunni,
funnu, monnézze, munnu, mutanne, nníuia, ranne, rannézze,
spanne, spènne, stènne, tunnu, facènno...
l=b: abbergà, abbèrgo, Abbèrto, Gibbèrto, Robbèrto...
l=f: Affréto, scaffaròtto...
l=n: mannàggia...
l=z: azzà, cazzà, cazzúni, cazzétta,...
m=n: sonnà, sónno (somnus) bellevàtu (ben levàtu)...
n=m: mmani (in mano), mméso (in mèzzo), mmontàgna (in
montagna)...
r=n: Annàrdu, Bennàrdu...
r=t: attríte, attrósi...
r=z: múzzicu, mozzecà…
t=n: pulènna, pulennó...
v=l: póllere, polleràcciu, spollerà...
1ª.2º.2
Sparizione di una lettera o di una sillaba all'inizio della
parola: AFERESI
a: .gnuttí, .maru, .mbulànza, .narfabèta, .Natóglia, .ncunía
(.ngunía), ncústia (.ngústia), .nnanzi, .nticipà, .ntífena (.ntífona),
35
.Ntònio (.Ndònio), .réna, .scélla, .Scènza, .sógna (axungia),
.spàraciu, .stròleca, .zutumía...
e: .cchjésia, .ducàtu, .ducazione, .làsticu, .lemòsena,.littricísta,
.ruca, .lèttrico, .saggerà, .saggeràtu, .sercità, .state, .zèma...
i: .cóna, .conétta, .gnizïone, .gnorànte, .gnòstro, .gnúria, .lucínu,
.mmàggina, .mméce, .mbruglià, .mbussolà, .mmàttese,
.monnézze, .mpaccu (mbaccu), .mpanàta, .mpastorà, .mpiàstru
(.mbiàstru), .mpícciu (.mbícciu), .mprotènte, .ncàu, .nchinàta,
.nfàmia, .ncútina, .ndulí, .ngènne, .ngénzo, .ngenzéro. .ngrassu,
.ngíe (.ncíe), .ngessà, .ngurdu, .nférno, .nfocà, .nfornà, .nútele,
.ntrallàzzu, .nnucènte, .nzalàta, .nzertà, .struí...
in: .génzo, .genzéru, .vérno...
o: .liítu (litu), .mbréglio, .mbrellóne, .ratòrio, .razïone, .récano,
.récchja, .rinàle, .ríggene, .scuru, .ssopazzígliu, .ssopazzélla,
rellóggio, .spitàle...
u: .òmo, .nginu (.ncinu), .nu, .na, .scéru(o)...
b: .ócca, .occàle, .occàta, .occóne, .uccunígliu, ótte, .ottóne
(bottone), .ràccia, .racciàta, .ràcia, .utticéglio, .utticèlla, .uttína,
.úzzicu...
c: 'omme (comme)
ca: .prufíciu (caprificus)
che: .ssa, .sse, .sta, .ste
chi: .ssi, .ssu, .sti, .stu
ch: 'e (che)
d: .à (dà), .avé (davéro), 'e (de), .emà (demà), .ènte (dente) .í
(dí), .icína, .itu (ditu-vitu), .óte(dote), .rittu, .uttrína...
du: .Mínicu, .Minicúcciu(a)
fi: .sunumía (fisunumía=fisionomia)
g: .aglína, .Aglinèlle (Pleiadi), .àmmaru, .atta, .attarione,
.enzàna, .inèstra, .ràina, .raína, .raínu, .ramíccia, .ràmuja,
.rànciu-.ràngiu (granchio), .ranitúrcu, .ranne, .ranu, .ràscia,
.rassu, .ratícuja, .rattacàsu, .ràu, .ròppa, .rótte, .rugnu, .russu,
.ruscíle, , .unnèlla...
j: .ía, .imàra, .unàriu, .úppuju, .upu...
la: .sagne
36
p: .órci
re: .sparagnà, .sparàgnu...
s: .pàsema, .tóppo;
Se: .Bastiànu
si: .gnóre (abbr. gnor), .gnòra
v: .atta, .èrme, .èspa, .espóne, .igna, .itu, .ocazione, .óce, .ólepa,
.olé, .otà, .ummità, .úlipu, .umèra, .urtécchja...
1ª.2º.3
Caduta di uno o piú suoni in fine di parola: APOCOPE
n: co., no.
ne: bè., bocció., cafó., carbó., diriló., demà. (de mane), falló.,
maccaró., pà., mbè., scauzzó., sfaró., sitïó., vastó., vitó., e tutti
gli altri nomi finenti in ne...
ni: bucciú., cabbiú., ciuciú., dirilú., maccarú., macchjú., uccú.,
picurú.., e tutti gli altri nomi finenti in ni...
o: e’ (éo), me’ (méo; figliu me’ = figlio mio!)
re: abbïà., alà., apparà., assemmà., béie., fetà., leà., métte.,
poté., riscí., sintí., e, con tutti gli altri verbi, i nomi finenti in re:
dottó., signó...
to: so. [issi sóto = essi sono (só = io sono!)]
r: pe. (per), frate. (frater), sèmpe. (semper), sópe. (super),
soro. (soror)...
ro: - avé. (avéro=davvero)
Al vocativo tutte le postoniche: Antò, Artú, Bebbé, Beneté,
bricatté, Caetà, Cè (Cesare, Cencio…), commà, compà, Chicchí,
dià ( diàmine), direttó, È (Ercole, Ester...), Frangé, fé
(fémmena: ah chélla fé!), Giú (Giulio, Giusto), Giuà, Giusè,
Irmí, Luí, mà (mamma), Mà (Marco, Mario...), maé, marescià,
Mé (Mémmo), Mí (Mimmo, Mirco...), mò (mòneca, mònaciu; ah
zi' mò! ), Necrè, ngegné, Ntò (Ntònio), Ntuniú, ò (òmo; ah
chigli'ò!), Parmí, Pittú, Pippí, professó, Rafè (Raffaele), Raffè
(Raffaella), Rusí, Scè (Scènzo-a), Tubbí, Ufè, Varí...
37
Cosí all'imperativo: tè! (tieni!), vé (vieni!) aspè! (aspetta!), ví!
(vedi, guarda!)...
1ª.2º.4
Saldatura di un elemento morfologico estraneo in una nuova
unità lessicale: CONCREZIONE
1ª.2º.5
Assimilazione e fusione totale di due vocali in contatto per
evitare lo iato: CONTRAZIONE
1ª.2º.6
38
scalecagnàtu, scalemàrese, scolemaréglio, sóleca, serementa,
sobbólecra (sepolcri), sottémmeru, spolepà, véspero...
i: accúlimu, cúlicu, fiérdo, fiéria, làbbiru, lépiri, líbbiru, mèie,
primavièra, risicà, rísicu, sèie, stanzia, súlicu, tarpàinu, tèie,
tièlla, úlimu, úlipu, vitrïàt ...
u: cuàgliu, cuatràme, cuitàra, marúbbuju, spinturióne, tàruju
(tarlo)...
hj: díschju, tàcchja;
gl: vecchjàglia;
li: azzilimà;
lli: dilliggirí;
lo: tontolóne;
m: arembardà, lampàzzu, papàmparu, rempugnà;
n: anfa, cacapúnziu (catapuzia)
r: Cràspare, Crasparóne, Craspirínu, fràula, frèie, froscèlla,
frustàgnu, potràssa, prisdimà, rattrúppu, ricíntru, sbrillónco,
sbrinnònno, Scolàstreca, scrizzà, sfressóra...;
t: génito (gènio);
ta: cartatúccia (cartuccia);
v: Luvíggi, Pavulúcciu;
1ª.2º.7
Aggiunta di un fonema alla fine di una parola: EPITESI
no - scarciòfano; su - malignúsu; ru - màrmoru, pàrturu;
Alle parole straniere finenti in consonante si aggiunge la e e/o si
raddoppia la consonante stessa: atobússe, bíttere, bare, càrtere,
clubbe, cògnacche, cricche, fracche, gippe, gòlfe, làbbisse,
picchenícche, rocchendròlle, snòbbe, tènnisse, trènce...;
Le parole monosillabiche e quelle plurisillabiche tronche
possono prendere il suffisso ne: àne, díne, fàne, móne, none,
39
póne, pòne, síne, tène, téne, tune, uhne; gnoranzitàne,
libbertàne, poténe, stoccàne, veténe, sonnàne...;
Nelle parole seguenti però il ne è parte integrante di esse:
abbrucímmene, appilímmene, bestiàmmene, scattolàmmene,
cungímmene, seccúmmene.
1ª.2º.8
Interruzione tra due vocali che non si contraggono né si
elidono: IATO
Sparizione della vocale finale di una parola di fronte
all'iniziale vocalica della seguente: ELISIONE
i a t o elisione i a t o elisione
ju àinu j'àinu lo accuàtu l'accuàtu
ju úffuju j'úffuju lo acítu l'acítu
ju ornéglio j'ornéglio lo óglio l'óglio
de gliu urzu de gli'urzu la ía l'ía
co gliu assu co gli'assu la úa l'úa
me ha ittu m'ha ittu te attòcca a abbozzà
t'attòcc'abbozzà
Generalmente, quando la vocale è accentata, non avviene
elisione: pe veté a ti (per vedere te); addó ò ju patró (dove vuole
il padrone); invece con la congiunzione preché è possibile:
prech'era issu (perché era lui).
1ª.2º.9
40
___________________________________________________
_
co gliu pare - cu gliu pare; de chi è?- di chi è?; lo si sintútu?-
lu si sintútu?; lo vinu - lu vinu; me gliu rabbòto - mi gliu
rabbòto; ne gliu sparte - ni gliu sparte; pe ti e pe dissu - pi ti e
pi dissu; se gli rescàlla - si gli rescàlla; te gli ònco - ti gli ònco;
ve gli scrío - vi gli scrío, ecc...;
1ª.2º.10
Trasposizione di fonemi all'interno di una parola:
METATESI
41
s: sbrillónco, sbrinnònno, stracinà, stràcinu, straportà...;
i-u: puliccà;
u-a: cúcamu;
o-u: cucchjóne (cocchiume; n = m);
c-p: procésso;
c-f: talèfraco;
fr-c: ciàfricu;
ciu-ju: víciuju;
c-t: battécca, fétacu, fràcitu;
c-d: addracà;
l-t: petalàna;
l-r: Crulínta;
n-l: licanétta;
r-s: casorà;
p-m: mantupímma;
s-c: césena;
zu-ch: cuzzuíttu (zucchíttu);
1ª.2º.11
42
m: mbittinèlla-mpittinèlla, mbizzu-mpízzu, mbólla, mbràcciu,
mburzu, mmastàru, mmannarínu, mmammóccio, mmúmmuia,
mmastu, mpastorà, mpeschjà, mprèscia, mpresènzia, mprestà...
n: nàutu (in alto), ncammòto-ncammòdo, ncapu, ncóglio,
ncunía, ndegnaménte, ndriússu-ntriússu, nfàccia, nfascià,
nfégne, nfénta, ncallà-ngallà, ncerasàru-ngerasàru, ncima-
ngima, nóziu (in ozio), nnòcca(fiocco), ntefícele-ndefícile,
ntellína, ntintu, ntrattaglià, nzinu, nzócceta-nsócceta...;
r: rapérto, raprí, rentrà, réntro, respettóre (ispettore), riscí,
risciútu...;
re: reà, referà, recaccià...
s: sbarbaglià, sbarzòtto, sbattimúru, sbucià, scarciòfanu,
scardà, scardalànu, scartóccio, scatòrcio, scontrànza, scúffia,
sdellentà, sdelloccà, sdeossà, sderaicà, sderazzà, sdilliggià,
sdiuffà, sdrapassà, sfancà, sfarà, sfornetecà, sfraggéglio,
sfressóra, spasséggio, spizzu (pizzo), spongecà, ssiminàriu,
sfrustà, strapúnziu...;
t: trinchéra;
v: úlimu (olmo);
1ª.2º.12
43
g: aggibbà, aggrià, baggèlla, buràggene, callíggene, cuggínu,
dilliggirí, fraggéglio, ntilliggènte, priggiuniéro, peggióne,
refúggiu, riggína, riggístru, saggerà... (la g è sempre doppia);
l: accellerà, allercià, allucità, colléro, cannelléro, miscèlla,
pollàcca, pollétra, relleccà, rillícuia, rillútta, sdilliggià...
m: ammacà, appilímmene, aremmonnà, bestiàmmene,
càmmora, cammoriére, címmice, commannà, commàre, comme,
commenzà, commò, còmmoto, crisòmmole, cummúna,
cucúmmaru, cummignóne, jémmete, lummínu, mantupímma,
mommória, ómmeno, pummitòro, ramméddio, sammenaríscu,
seccúmmene, símmuja, trammézzo, ummità...;
n: cànnova, cénnere, cúnnuja, jénnero, junneddí, ènnera,
ténnero, vennardí...;
p: appunióne, arappusà, cúppola, dóppo, pippa, seppurdúra...;
diventa doppia b in: abbríle, abbrilànte, làbbisse (lapis)...
s: atobbússe, bissècolo, làbbisse, mésse (mise), missiricòrdia,
nfussu (infusum), pressépio...;
t: carpinètta, cétto, cottó, lucinètta, rattattúglia, scàttola,
tartarètta...;
z: spizzïàle, pulizzòtto...;
b, g, z iniziali di parola suonano sempre doppie.
1ª.2º.13
44
invece di e:
a: barétta, canzóna, cucúmmaru, cóta, féta, frabbòteco, lita,
musaròla, númmaru, ólepa, pròsparu, rúndina, súaru, súccaru,
trasòro, vennardí, vèntra, zuccarínu...;
i: criànza, criatúra, fittúccia, fràtimu, isca-lisca, liccuzzà, liítiju
(levàtelo), mintúccia, pàritu, pinúria, primúra, riàle, símmuja,
tríccia, triccià, strippa, casi, carti, ciàtti, crapi, fai, mammi,
rapi, scali, scarpi...;
o: beorà, càmmore, protúra, tolàru, sotàcciu, sottémmeru...;
u: àspitu, fúrminu, sciàmu, suppillí...;
invece di i:
a: ancrése, ancútina, ampruvisà, balénco, raccoerà, costàta,
ramméddio, scarabbízzu, cocorózza, débbeta, sóleca, filàra,
fusa, fossàta, níora, ornèlla, pórzora, prata, ràmora, tortóra,
vaca, venócchja, véta ...;
e: àlema, ardégno, àsena, belàngia, cardenàle, desgràzia,
cecàla, destànte, frecandò, làcrema, léncua, màcena, màneca,
marmétta, menorànza, mmeschjà, peggióne, scortecà, spégne
(spingere), spénta (spinta), tencóne, ténta...;
o: froscèlla;
u: appunióne;
gli: gióglia (giòia), nóglia (nòia)...
invece di o:
a: arciòla, ardíca, ardégno, addorà, addóre, atturà, appunione,
appilímmene, appilà, barbottà, cappiòla, ciantróne...;
e: búfale, fume, frabbòteco, maresciàlle, nòrema, pustèma,
rebbustézze, rebbústu, rellóggio, sòreta, sprefúnnu, strencóne,
stròleca, stròleco, valle (gallo)...
u: buràggine, capumílla, culunía, curníce, curzóre, cuttunína,
dumà, furàsticu, furmíca, muliménto, sgrullà, turnitóre...;
i: pricurà
- I verbi che hanno la o tonica o protonica alla 2ª pers. dei tempi
semplici: abbúti, abbutímo, durmíi, lucrísti, cunuscíssi...;
45
- I nomi che al singolare finiscono in ó-e al plurale fanno u-i:
arcóne-arcúni, nepóte-nipúti, nóce-nuci, póce-puci, rótte-rutti,
ótte-utti, portóne-purtúni, saettóne-saettúni...;
invece di u:
a: angínu, anginígliu, assoràrese...;
e: pròfeco, pròfeca...;
i: muliménto, timóre...;
o: appontellà, fessóra, mprotènte, ógne (ungere), sfressóra,
pollétra, pónta, pongecà, soccète, sógna, spontà...;
invece di b:
i: carióne, fàia, frèie, traie...;
m: ammacà, ammelà, mmacàtu, mmacu...;
p: piccu, picchjére, pósema, mposemà...;
v: avastà, sòrova, sorovèlla, vastóne, vàuzu, véstia, vizzòco, vòe,
vólle...;
invece di c gutturale:
g gutturale: sgàglia, sgaglióne, sganaglià, sgavallà, sgrullà...;
j: jàcchjara, jài, jamà, jaru, jàveca, jóo, jòto...;
gn: gnòstro, carbúgnu...;
t: sturbúticu...;
ci: búcia, búciu...;
invece di c palatale:
chj: sasícchja, zazzícchja...;
s: basà, basu, camísa, scamisàtu...
t: affattàrese...;
z: commenzà, panza...
ace=scin: scintilèna(acetilene)
g: angínu, anginígliu, carge, dórge, farge, ngènne, vàngia,
vénge, rúngiu...;
invece di d:
46
c: fràcicu, múcicu, ràngicu...;
j: jènte...;
i: pèie, treppéie...;
ll: séllaru-o...;
n: appronàrese, pròna...;
r: mèrica (medica), merólla...;
t: latru, mantra, tóca, trénto...;
v: suvóre, vitàle, vitóne, vitu , véta...;
di=sca: scarúpu;
nd=gn: fiógna, fiognà, scégne...
invece di f:
p: apprettà, apprettàrese, pantàsema...
invece di g gutturale:
b: bufu;
c gutturale: Acustu, assuccà, càbbia, cagliàrdu, caglína, carga,
camma, caleóne, canàssa, cammàle, caròfaju, canibbardése,
canibbardínu, cargottàra, crannézze, cràntina, cràntola, cràsia,
Cràspare, cuardà, fanca, funcu, lacu, léncua, macru, macu,
ncunía, ncustià, peppacàllu, sícaru, sinicòca, sancue, sàncuinu,
síncara, stanca, ticàma, zàcana...;
j:jàcciu, janna, juttu, juttunízia...;
v: valle, vallózzo, varzóne, vattaròla;
gu=v:vàngia, vardà, varnéglio...;
nghi=gn: agnuttí, cégna-cigna (cinghia), cignàle, ógna...;
glo=gn: gnommerà (aggomitolare, agglomerare), gnòmmero
(gomitolo)...;
invece di g palatale:
c palatale: bucía, buciàrdu, fròcia, marchiciànu, parmiciànu,
particiànu...;
gl: viàgliu;
j: jennàru, jénnero, jenzàna, jettà, jórno, juncu, juncàta...;
47
ng=gn: depégne, gnúria, mógne, nfégne (fingere), ntégne, ógne
(ungere), palógne, piàgne, spégne (spingere), strégne, tégne...;
(si ha invece: pongecà)
gn=ci: caciàra, ramíccia...;
gn=nc: fugnu-funcu, prugna-prunca, nsegnà- nzincà...;
invece di l:
gi: gióglio (lòglio);
j: àsuja, èccuju, jémmete, ju, jume, junàriu, jupígna, jupu, píju,
làzzuja, paju, Subbjàcu...;
m: pustèma (pustola);
n: chinu(chilu), còneca, maneppèggio, mantrattà, pontróna,
pèrna, sóne (sole)...;
p: pupanàru (lupo mannaro);
r: ancrése (inglese), arba, àrbiru, ardu, carge, Cariddònia,
corbo (colpo), cortéglio, cràntola, cuerèra, dórge, fargu (falco),
marba, órmo (olmo), pórzo, parmu, ramoràccia, rapéglio, riàle,
ruscínu, saràca, sarvàticu, scémprece, scurdóre (scultore),
sérge, sardu, sòrdo, surdu, sparïà, úrdimu...;
u: àutu, càucia (calce), caucià, féucia-fíucia (felci), géuzu
(gelso), méusa-méuza (milza), sàucia, sàutu, scàuzu...;
ll=gl-gli: aglína, agliumà, agnéglio, arígliu, attempatéglio,
cavàgliu, córàglia, cóglio, fratéglio, frittéglio, fuglíttu, mmóglie
(mòlle), muglíca, pennéglio, pugliu (pollo), rastéglio, scarpéglio,
traicéglio, urticéglio, vacchitéglio, varnéglio...;
invece di m:
b: bunzignóre;
c: frabbòteco(flebotomo);
n: annícciu(miccia);
v: vignànu (mignano);
p: capumílla, mantupímma (pantomima), a poménti (a
momenti), pastecà (masticare);
invece di n:
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gn: crugnàle (corniolo-a), cummignóne (comunione), gnizïóne
(iniezione)...;
l: àlema, alimàle, àlimu, àlitra, Anièle, bilòcchi (binocoli),
calònico, linfétta, muliménto, Bellardína-u, martellícchja...;
r: fiumàra;
ng=gn: mógne, tégne, palógne, nfégne, magnà, piàgne...;
nev=mm: bemmolènza (benevolenza)
nv=mm: comménto (convènto), cummertí (cunvertí), amméce-
mméce (invece), ammelenà-mmelenà (invelenare, avvelenare),
mmentà (inventare), mmérno (in inverno), mmítia (invidia),
mmità (invitare), mmitu (invito), mmutína (involtina, involto),
mmiàggiu (in viaggio)...;
invece di p:
b: baggèlla;
c: resconzàbbele (responsabile);
f: sfrussu-sfrussà ( spruzzo-spruzzare);
m: mantòfola, mantupímma (pantomima), Mentecòste (Pente-
coste)... ;
invece di qu:
cu: àcuila, àccua, cincuànta, cuàne, cuàgliu, cuàndu, cuàntu,
cuàntena, cuàntini, cuarànta, cuatríni, cuàttro, cuàtru, cuínici,
cuistïóne, deccuà... (ma anche: àquila, acqua...);
qua=ca: càe (qualche), caecúnu, sconcàssu...;
que=ca: addónca (dovunque), chénca-chinca (chiunque), donca
-dunca (dunque)
qu=ch: chéllo-a, chésto-a, dunche...;
que=chi: chígliu, chigli, chistu-i
invece di r:
d: despenzòrio(responsorio);
l: alàgnu, atàle, mortàl(mortarium), valístr(arista);
n: canibbardése-canibbardínu (garibaldino);
t: díspitu (dispari);
49
invece di s
t: cirúticu cerusico);
z: bórza, córza, corzóre, farzu, mburzu, mòrze (morí), mozzecà,
múzzicu, sberzàgliu, pèrzeca, pérzo, pirzïàna, pórzo, perzóna,
vérzo, zuzzu, ngenzéro, ngénzo, nzerà, nzertà, nzincà, nzinu,
nzunu, non zó - non zo’ (non só - non so’ = non sono io - non
sono essi), nun zi (nun si= non sei)...;
sc=cc: scoccése (scosceso);
sci=ss: assuccà, canàssa, lassà...;
invece di v:
b: abbàlle, abbambà, abbelà, abbïà, abbotà, approbbà, marba,
prebbalé, rab-belà, rapprobbà, resbotà, resbòta, resbelà, sbelà,
sbïà, sbotà...;
gu: sguérdo, Sguízzera, sguizzeròtto...;
i: béie, néie, tràie...;
m: mmennecà (vendicare), mmíu (víu=vivo) e mmíu! (e vivo!),
rammïà, rammïàtu...;
n: lavatínu (lavativo)...;
p: capézza, pérzo (vèrso, avv.);
u: ciuíle, Ciuitélla, ciuítta, sérua...;
invece di z:
s: sampógne, sappulià, sicchjà, sícchja, sícchju, sinàle, sinna,
sippu, sittu, succarínu-a, súccaru, suzzu...;
p: ammappà, ammàppete...;
50
- A mmète, a mmète ca lo ranu è fattu!
- Compà, a mmi me ss'ha ruttu ju surícchju!
1ª.2º.14
Sdoppiamento di una consonante nel corpo della parola:
SCEMPIAMENTO
1ª.2º.15
Caduta di un suono interno della parola: SINCOPE
51
a: car.bignéro, f.rabbúttu, spi.natóra, spi.naturígliu...;
ai: b..òcco;
e: chj.rica, cr.atúra, sup.riòra, sup.rióre, schj.na, vet.rinàru,
spi.tu...;
i: carcer.éra, compos.tóre, enz.àna, f.èle, f.éno, lur.du, m.èle,
m.ète, macèr.a, nàs.ca, pulizz.òtto, r.aprí, r.entrà, sal.éra, s.éro,
spir.du, vit.rinàru...
u: b.óno, c.òre, f.óco, f.òre, m.òre, r.òta, ri.scí, sc.òla, sc.òte,
s.òla, s.òcera, s.ócero, f.rúncuju, resc.òte...;
b: tà.uja (tabula), túr.itu;
c: dó.a (dóca=doga), su.u (sucu);
d: abbe.ènte, acco.à, aggri.à, annú.u, a.occhjà, bró.o, có.a,
cru.u, cuín.ici, dú.ici, én.ece (indice), jó.o (chiodo), mal.icènte,
ní.u, nu.u, pe.àta, pi.úcchju, rà.ica, ra-.u, ra.ínu (gradino),
ràn.ina (grandine), ri.e, scu.èlla, sí.ici, só.o, spe.àta, su.ó-re,
spi.ucchjà, su.à, ún.ici, trí.ici, va.u...;
de: bené..tta, pe..càgna, pe..cone...;
di: biní..ttu;
fa: ta..nu
g: ài.nu, appo.ià, a.ústu, bi.únzu, cui.nàtu-a, é.o, fa.u, frà.ola,
fu.a, fri..e, lé.na, le.àcciu-a, le.àme, nfu.à, pré.na, re.àzzu-a,
stré.a, sú.aru, pi.ujà...;
gi: di..unà, di..únu;
j: ca.ína, càu.i, cécu.i, fí.u, mí.u, pí.u...;
l: abbo.tà, accó.to, a.tàle, ca.cína, ca.sétta, ca.súni, có.to, dó.ce,
fà.cia, f.anèlla, fa.cià, fó.to, mmu.tína, nca.sà, pó.ce, pu.cínu,
pu.su, reca.sà, resbo.tà, revo.tà, sa.ciàta, sa.sícchja, sbo.tà,
sció.to, vo.tà...;
n: rà.ina;
r: aràt.u, derét.o, pat.ínu, prentént.o, próp.io, rast.églio, sóp.e,
sèmp.e...;
t: magna.óra, ma.re(mater), pa.re(pater);
ti: companà..gliu;
52
v: abbe.orà, alle.à, a.ocàtu, ari.à, à.e, a.é, ba.a, bo.àru, bò.e,
ca.ícchja, cattí.u, cà.uju, cer.églio, co.à, co.érnu-o, di.uzióne,
dià.uju, do.é, fa.ílla, gió.ene, manu.àle, giu.iddí, gli.àstru, jà.i,
í.a, .iscu, le.à, lo.àtta, la.orà, mento.à, mò.e, ne.úschja, ne.àra,
nò.e, nó.o, pa.óne, pjò.e, ralle.à, raccó.ero, re.otà, ser.étta,
ricé.e, scà.u, schjà.u, scrí.e, sir.íziu, tà.ola, Tí.uji, tra.e, tro.à,
ú.a, vésco.o, vítu.u, véto.a, Vicu.àru, ví.u-a (vivo-a)...;
Casi particolari :
ciavàtta = cià..tta = ciàtta = ciabatta;
levatum = le..tu = létu-o = lievito;
menecacàpu = men..acàpu = menacàpu = che muove il capo;
pó..ro - pò..ra = pòvero - pòvera; poràcciu-a = poveraccio-a;
poréglio – porèlla = poverello-a;
cubitus = cúbitu = .úbitu = utu = gomito;
oliva = .liva = .jí.a = ía = oliva
pavimentum = paviméntu = pa...éntu = paéntu-o = pavimento;
Benedíctus = Benedíttu = Ben..íttu = Beníttu = Biníttu = Bi..ttu
= Bittúcciu = Pittúcciu = Benedetto;
olivetum = .livétu.= li.étu.= li.ítu.= liítu = litu = oliveto;
ottóveru = ottó..ru = ottú..ru = uttú..ru = uttúru = ottobre.
- qualche diventa cae per la trasformazione di qu in ca e la
sincope di lch.
53
che si identifica quasi con la u (a proposito della v, bisogna dire
però che si sente anche: a vvisità, a vvu, che vvízïu, pe vveté; e
addirittura invece di a vvalle si ha abballe, invece di a vvu (fr. a
vous) si ha abbú .
Dopo le preposizioni semplici gli articoli raddoppiano e si ha
o la forma legata (R.S. scritto) o la forma staccata (R.S.
verbale): a gliu - agliu, de gli - degli, da le - dalle, ne le - nelle,
co la - cólla, tra gliu, su gli - sugli, pe le - pélle (la forma
staccata si preferisce per evitare dubbi: colla, pelle, ecc...).
Le parole che cominciano con b, g palatale e z raddoppiano
sempre il suono iniziale, qualunque sia la parola che precede;
però si ha anche cchjésia, ddiriló, mmatína rispettivamente con
due c, due d e due m.
Ci sono altre parole che iniziano con una doppia, ma ciò
non è dovuto al R.S.; si deve ad altri fenomeni già considerati
nelle pagine precedenti (vedi mmastu, mméce, mméso,
mmutína, nníuia, nnamità...).
Esempi con il raddoppiamento indicato tra parentesi:
(c)càsa; ca (f)fàu = qualche faggio, qualche favo;
che(s)somàru
= che somaro!; fra (t)ti e (m)mi = fra te e me; è (p)pàritu = è
tuo padre); su (t)túttu = su tutto; ce (l)l'ònco éo = glielo-a,
glieli-e dò io; né (d)déo né (t)tu = né io né tu; pe (d)dàllo a (t)ti
=
per darlo a te; cusí (f)fràcicu = cosí fradicio); si (s)súju = sei
solo; so' (c)cascàti = sono cascati; co (s)sa carga = con codesta
fiacca; cu (c)chígliu = con quello; fu (p)própio cusí = fu
pròpriocosí; tri (m)mísi = tre mesi.
Esempi con e senza raddoppiamento sintattico:
tre (t)tré = tre 3: con R.S.;
tre, tre, tre = 3, 3, 3 senza R.S.;
(con R.S. dopo tre aggettivo, senza R.S. dopo tre pronome).
se (t)tira ju vénto = se tira il vènto: con R.S.; se congiunzione;
54
se tira a campà = si tira a campare: senza R.S.; se part. pron.;
(con R.S. dopo se congiunzione, senza R.S. dopo se part. pron.).
se (c)campa = se campa; con R.S.; se congiunzione;
se campa = si campa: senza R.S.; se particella pronominale;
(con R.S. dopo se congiunzione, senza R.S. dopo se part. pron.)
ju pare e (M)Mario = il padre e Mario: con R.S.; e congiunz.;
ju pare 'e Mario = il padre di Mario: senza R.S.; 'e (de) prep. s.;
(con R.S. dopo congiunzione, senza R.S. dopo prep.’e (de).
a(c)casa = a casa; con R.S. dopo a preposizione semplice;
ha casa e (p)paísi = ha casa e poderi: senza R.S. dopo ha verbo;
(con R.S dopo a congiunzione, senza R.S. dopo ha verbo).
a(p)pèie, appèie = a piedi; con R.S. dopo a preposiz. semplice;
a péie = da piè, dappiè; senza R.S. dopo a=da prep. semplice;
(con R.S. dopo a preposizione, senza R.S. dopo prep. a=da)
stàu sèmpe a(f)fà (c)carti = stanno sempre a giocare a carte:
oltre al R. S. della f si ha anche quello della c, perché fà ha
assorbito la preposizione a, infatti fà a = fà; stàu sèmpe a(f)fà
caciàra = stanno sempre a far baccano: in questo esempio si ha
solo il raddoppiamento della f e non quello della c.
Le particelle pronominali me, te, se, ce, ne, ve, l’avverbio ce
ed i pronomi la, le, lo, quando vengono a trovarsi vicini, in
posizione proclitica rispetto ai verbi, generano il
raddoppiamento della particella, dell'avverbio o del pronome,
che si può rimarcare graficamente quando non genera
confusione.
Qui di seguito si riportano i vari accoppiamenti
me te, me tte, mette
me se, me sse, messe se, te sse, tesse
me ce, me cce, mecce te ce, te cce, tecce se ce, se cce, secce
me ne, me nne, menne te ne, te nne, tenne se ne, se nne, senne
me la, me lla, mella te la, te lla, tella se la, se lla, sella
55
me le. me lle, mellete le, te lle, telle se le, se lle, selle
me lo, me llo, mello te lo, te llo, tello se lo, se llo, sello
___________________________________________________________
ce se, ce sse, cesse ne se, ne sse, nesse ve se, ve sse, vesse
ne ce, ne cce, necce ve ce, ve cce, vecce
ce ne, ce nne, cenne ne ne, ne nne, nenne ve ne, ve nne, venne
ce la, ce lla, cella ne la, ne lla, nella ve la, ve lla, vella
ce le, ce lle, celle ne le, ne lle, nelle ve le, ve lle, velle
ce lo, ce llo, cello ne lo, ne llo, nello ve lo, ve llo, vello
56
- dí-dire-ice (dire), díllo-dírelo-ícelo (dirlo), díccello-direcéllo-
icecéllo (dírglielo)
- dí-íci (di’), dillo-ícilo (dillo). diccéllo-icicéllo (díglielo)
57
dovuto all'influenza della lingua e si ha quindi àmmela invece di
àmmella, fàttelo invece di fàttello, díccelo invece di díccello...
PARTE SECONDA
MORFOLOGIA
58
Chi ci ha pizzicatu la sèrpe
tè paura puru ’ella lingèstra
59
Chi fatica magna / chi non fatica magna e bée
CAPITOLO PRIMO: IL NOME
2ª.1º.1 Desinenze
2ª.1º.2 Genere
60
Dallo specchietto precedente si rileva che: sono maschili i nomi
che finiscono in o e u e femminili quelli finenti in a; invece sono
maschili o femminili quelli che terminano in e ed i.
Alcuni nomi femminili eccezionalmente finiscono in o
(nòro, sòro) ed altri in i (fài, funi, dí, jài, mani) e conservano la
loro desinenza anche al plurale.
Nel passaggio dal maschile al femminile si verificano, oltre
al cambiamento della desinenza, anche mutamenti di metafonia
(o metafonesi), cioè cambiano le vocali interne (ma non in ogni
caso). Esempi:
- tonica da i ad é: crapíttu-crapétta, míju-méla, piru-péra, pjínu-
pjéna, síncaru - séncara...
- da i ad é, protonica da u ad ó: pullítru-pollétra...
- da i ad é, postonica da u ad ó: vítuu-vétoa...
- da u ad ó: jupu-lópa, rungiu-rónca...
- u da ó, postonica da i ad é: úlipu-ólepa, súricu-sóreca...
- tonica a , postonica da i ad é: àlimu-àlema, àsinu-àsena...
- tonica da é ad è: cannéglio-cannèlla, campanéglio-campanèlla,
cardéglio-cardèlla, cucchjaréglio-cucchjarèlla, mazzaréglio -
mazzarèlla, pézzo-pèzza, pérzecu-pèrzeca, utticéglio-utticèlla...
- tonica da ó ad ò: barózzo-baròzza, bóccio-bòccia, bótto-bòtta,
bróu-bròa, mammóccio-mammòccia, cervarójo-cervaròla
capóccio-capòccia, patróne-patròna, pizzicarójo-pizzicaròla,
sfaróne-sfaròna, sócero-sòcera, signóre-signòra, sortóre-
sortòra, zóppo-zòppa...
2ª.1º.2.a Il neutro
Il dialetto ha pure il genere neutro (sing. articolo lo; plur. art. le):
lo basilicu lo latte lo ranu le càpora
lo casu lo mèle lo sale le cocorózza
lo coràme lo(lu) muschju lo(lu) spíritu le níora
lo cottó l'óglio lo veléno le prata
61
lo fèle lo pane lo(lu) vinu le venócchja
lo féro lo cuatràme lo(lu) scuru le ràccia
2ª.1º.3 Numero
64
le cannèlla, le ceràsa, le cèsa, le coràglia, le coràta, le denàra
(carte), le fàcuja, le fícora, le méla, le jimàra, le ógna(l'ógna), le
óra(l'óra), le pècora, le péra, le pèrzeca, le prunca, le sfressóra,
le sòroa, le spata, le tèmpera, le tíglia...
Alcuni nomi, con finale a o e, sono usati solo al plurale con
l’articolo le: coroàglia, léna, rumèlla, sereménta, carpinètta,
lucinètta, ceréta; pisciòle, sagne, vòmmache, zèrole ...
Molti nomi femminili, con tonica e desinenza a, al plurale
prendono la i del maschile, pur conservando il loro genere:
a-i: banca-banchi, carta-carti, casa-casi, cecàla-cecàli, ciànca-
ciànchi, ciàtta-ciàtti, crapa-crapi, fàia-fài, fàrgia-fargi, fàcia
faci, frasca-fraschi, fratta-fratti, làuta-làuti, mamma-mammi,
scarpa-scarpi, rapa-rapi, scala-scali, schjàppa-schjàppi, stànzia
- stanzi, tàcchja-tacchj, vacca-vacchi, zampa-zampi...
Da notare: in italiano arma-armi, ala-ali, in dialetto arma-
arme, ala-ale .
Alcuni di questi plurali femminili in i potrebbero
confondersi con i plurali maschili, ma l'articolo ne determina il
genere:
i banchi (i banchi) le banchi (le banche);
i barchi (gl'imbarchi) le barchi (le barche);
i campi (i campi) le campi (le gambe);
i casi (i casi) le casi (le case);
i fai (i faggi) le fai (le fave);
i féti (i feti) le féti (le fedi);
i mari (i mari) le mari (le madri);
i pari (i padri) le pari (non dispare);
i piànti (i pianti) le piànti (le piante);
i valli ( i galli) le valli (le valli);
i vinti (i vinti) le vinti (le venti: 20,00);
i zampi (i gambi) le zampi (le zampe).
65
Alcuni nomi sono usati al plurale per indicare il singolare:
le sampógne - le zampógne (la zampogna), j’òrgani (l’organo),
j’arganétti-j’organétti (l’organetto, la fisarmonica).
I nomi femminili finenti in e possono restare invariati al
plurale: la réte-le réte-le réti; la fune-le fune-le funi; la vèste-le
vèste-le vèsti...
Anche nel passaggio dal singolare al plurale, come si é già
potuto constatare nei molti esempi riportati, oltre al
cambiamento delle desinenze, in certi casi si verificano
mutamenti metafonetici (il cambio della protonica, della tonica e
della postonica o insieme o isolatamente nella stessa parola):
- tonica da è ad é: ènte-énti, èrme-érmi, pèie-péi, sèrpe-sérpi
- da é ad í: mése-misi, paése-paísi
- da i ad é: ssopazzígliu-ssopazzélla, tittu-tétta, vitu-véta
- da ò ad ó: bòe-bói, nòtte-nótti, òste-ósti, pònte-pónti, vòe-vói
- da ó ad ò: córno-còrna, ósso-òssa (ma ósso-óssi = nòccioli di
pesche, di ciliegie, di prugne...), ózzo-òzza (anche ózzi), óo-òa
(óvo-òva)
- da ó ad u: attarióne-attariúni, cróce-cruci, fióre-fiúri, móglie-
mugli, ótte-utti, póce-puci, rótte-rutti, zappó-zappú...
- postonica da a ad u: scàndalu-scànduli, sàndalu-sànduli
(sàndola-sàndole)
- da e ad i: càlece-càlici
- tonica e postonica da é ad i: jémmete-jímmiti
- da í ad é: díbbitu-débbeta
- tonica da è ad é, postonica da e ad i: pèttene-péttini, lèpere-
lépiri...
- da ó ad ú, protonica da e ad i: fettóne-fittúni, pecóne-picúni,
zencóne-zincúni ...
- tonica da ú ad ó, postonica da i ad e: súlicu-sóleca, súricu-
sóreca
-tonica da ú ad ó, protonica da i ad e: vinúcchju-venócchja
66
- tonica da í ad é, protonica da u ad o: curníttu-cornétta,
surícchju-sorécchja...
- tonica e protonica da ó ad ú: rotóne-rutúni, occóne-uccúni,
portóne-purtúni, boccióne-bucciúni, montóne-muntúni...
67
differenza dei suoni delle desinenze finali (da notare subito che
il chji, come già detto, può perdere la vocale i):
68
Spesso questi nomi al vocativo sono preceduti dalla invocazione
ah: ah zí!, ah Leó!, ah cuggí! ah Rò(-cco, -sa)!, ah sòr maé!, ah
chélla fé (ehi, signora!), ah chigli'ò (ehi, signore!)...
69
mpunitàne: puntiglio natàne: nuotare nóne: no
òne: vuole óne: vuoi peròne: però
pjúne: piú prechéne: perché riscíne: uscire
rupríne: aprire sane: sai, sa sgaràne: strappare
síne: sí stane: stare, stai, sta sune: su, svelto
susíne in codesto modo tène: ha, tiene tune: tu
uhne! uh! vane:vai, va
70
- acchjòtto: jupu-jupacchjòtto, Pèppe-Peppacchjòtto...
- òtto: baríle-barilòtto, liggéro-liggeròtto(agg.), pízzicu-
pizzicòtto...
- óne: arca-arcóne, cottorélla-cottorellóne, caciàra-caciaróne,
èspa-espóne, cóa-coóne, fàu-faóne, fèrgia-fergióne, fétta-
fettóne, fúria-furióne, occàle-occalóne, ócca-occóne, píruja-
pirujóne, ròta-rotóne, sagna-sagnóne, ssétia-ssitióne, stréa-
streóne, tàuja-taujóne, vitu-vitóne, zinàle-zinalóne...
- ózzo: bancu-bancózzo, ranne-rannózzo(agg.), sagna-sagnózzo,
tinu-tinózzo, trippu-trippózzo, valle-vallózzo...
- úcciu: Bétto-Bittúcciu (Pittúcciu), cappéglio-cappigliúcciu-
cappellúcciu, cavàgliu-cavagliúcciu-cavallúcciu, Ménicu-
Minicúcciu Ntònio-Ntuniúcciu, Pèppe-Pippínu-Pippinúcciu,
vattu-vattúcciu...
- úzzu: copérchjo-coperchjúzzu-cupirchjúzzu, vitu-vitúzzu,
cortéglio-cortellúzzu-curtilluzzu...
- élla: capòccia-capoccélla, cottóra-cottorélla...
- èlla: cucchjàra-cucchjarèlla, pòra-porèlla (agg.), sòroa-
soroèlla ...
- étta: bórza-borzétta, cóa-coétta, fètera-feterétta, cóna-conétta,
jài-ja(v)étta, frasca-fraschétta, rónca-ronchétta, ruca-ruchétta,
schjamaròla-schjamarolétta...
- icèlla: ótte-utticèlla, rótte-rutticèlla...
- rèlla: pasta-pastarèlla, vècchja-vecchjarèlla, via-viarèlla...
- úccia: Bétta-Bettúccia(Pittúccia), Ntònia-Ntuniúccia, ócca-
uccúccia...
A volte si ha l’alterazione di nomi già alterati: es. cantu-
cantóne-cantunígliu, ócca-occóne-uccunígliu; scifu-sciféglio-
scifillíttu; scifa-scifèlla-scifellétta; trippu-trippózzo-trippuzzíttu-
trippuzzígliu; tizzu-tizzóne-tizzunígliu; valle-vallózzo-valluzzíttu
Nell'alterazione avviene spesso il cambio del genere ed anche
il cambio di significato: arca (madia) - arcóne (bica); cóa (coda)
- coóne (sottocoda); sagna (la-sagna) - sagnóne (stupidone)...
71
Vi sono nomi che sembrano diminutivi o accrescitivi, ma
non lo sono:
falsi diminutivi falsi accrescitivi
bicchínu non è un piccolo biccu bottóne non è un grande bótto
cianchétta non è una piccola ciànca caccióne non è un grande
fainèlla non è una piccola faína càcciu
froscèlla non è una piccola fròscia cecalóne non è una grande
cecàla
lucínu non è una piccola luce ciammettóne non è una grande
ciammétta
pucínu non è un piccolo póce macchjóne non è una grande
màcchja
serétta non è una piccola séra passóne non è un grande passu
spallétta non è una piccola spalla sardóne non è un grande sardu
spichétta non è una piccola spica tencóne non è una grande ténca
struzzínu non è un piccolo struzzu trescóne non è una grande
trésca
72
cocciapelàta, coazínzera, coefiammétta, filafilógna, omotònna,
malacràzia, malenfàmia, melacranàta, manimòzza, matrepèrna,
matittóglia, Moracàsca, pappamòlla, pernamàtta, ssopazzélla
scarecabaròzza, scocciapignàta, sturtignàccuja...
- e coefiammóne, cottonfrónte, ficcafròce, girannascónne,
pistasàle, leccabardèlle, maleléncue, Morabbótte, necrofúme,
sbattijàppe, scacciacornàcchje, scanzacaròzze, sopeffòrte,
spilapíppe, stoccasóe, sucamèle, treppéie, vermeggiallóne...
73
I nomi composti formano il plurale in vario modo: restano
inalterati, varia solo la desinenza della prima o della seconda
parte
oppure di entrambe:
74
Chi non píscia ncumpagnia / o è nnu latru o è nna spia
CAPITOLO SECONDO: L'ARTICOLO
75
ju zippu ji, i zippi j’utu ji, i, j’uti
Esempi:
ju si trasforma in gliu ji, i si trasformano in gli
ju fiàscu e gliu bicchjére i fiàschi e gli bicchjéri
ha ittu che1 gliu zíu .. ha ittu che1 gli zíi...
né gliu vattu né gli'àsinu né gli vatti né gli àsini
se gliu fratéglio ci vè... se gli fratégli ci véu...
areàllo a gliu cuggínu areàllo a gli cuggíni
va co gliu sordàtu va co gli sordàti
ne vénco da gliu nònno ne vénco da gli nònni
sèmpe ne2 gliu stesso pósto sèmpe ne2 gli stessi pósti
lu vinu pe gliu muratóre lu vinu pe gli muratúri
lo pà stéa sópe gliu taulínu lo pà stéa sópe gli taulíni
tra gliu sconcàssu tra gli spari
76
aggettivi e pronomi possessivi: è il neutro di materia (senza il
plurale, che è insito nel singolare).
_____
1) È piú frequente ca.
2) Non è usuale: è piú comune a.
3) In italiano si trova nelle locuzioni avverbiali: per lo meno, per lo piú.
Esempi:
- lo bè(ne), lo bestiàmmene, lo cungímmene, lo male. lo résto, lo
séme, stabbiu...
- lo basílicu, lo buru, lo casu, lo fèle, lo latte, lo mèle, lo
pà(ne),lo pépe, lo ranitúrcu,,lo ranu, lo rosòrio, lo sale, séru-o,
lo spíritu, lo veléno, lo vinu, lo zúccaru...
- lo coràme, lo cottó(ne), lo féro, lo fóco, lo gésso, lo legnàme,
lo pjúmmu, lo rame, lo ramàtu, lo stagnu, lo zincu...
- lo méglio, lo péggio, lo méno, lo piú...
- lo béie, lo da fà, lo laorà, lo magnà, lo scríe...
- lo bóno, lo cattíu, lo dórge, lo callu, lo friddu, lo giústu, lo
nícciu, lo póco, lo rassu, lo strittu, lo tantu, lo véro, lo zuzzu...
- lo biàncu, lo blu, lo giàllu, lo niru, lo rúsciu, lo vérde...
- lo méo, lo téo, lo séo, lo nóstro, lo vóstro...
Davanti a vocale lo si elide:
lo acítu = l'acítu, lo amàru = l'amàru, lo argènto= l'argènto, lo
óglio=l'óglio, lo accuàtu = l'accuàtu, lo óriu = l'óriu (l'òrzo), lo
abbrucímmene = l'abbrucímmene, lo òro = l'òro, lo ottóne =
l'ottóne...
L'articolo lo può trasformarsi in lu quando la tonica della parola
che lo segue è i oppure u:
lo buru = lu buru, lo mustu = lu mustu, lo piúmmu = lu
pjúmmu, lo rúsciu = lu rúsciu, lo túritu = lu túritu, lo críggiu =
lu críggiu, lo friddu = lu friddu, lo frittu = lu frittu, lo friscu =
lu friscu, lo nícciu = lu nícciu, lo niru = lu niru, lo strittu = lu
77
strittu, lo struttu = lu struttu, lo vinu = lu vinu, lo zuzzu = lu
zuzzu...
I nomi, che al plurale finiscono in a, prendono l’articolo le:
le càpora, le níora, le ornèlla, le prata, ecc...
79
C’è da ricordare che casa e fiume (come papà, mamma,
nonno, ecc...) possono rifiutare l'articolo: es. casa sta vicínu (la
casa mia è vicina), fiume va russu (il fiume è in piena), ecc...
80
nu jènte, nu jénco, nu jume, nu juncu, nu jupu, na enzàna... - nu
espóne - n'espóne; nu occàle - n'occàle; nu occóne - n'occóne;
nu utticéglio - n'utticéglio; na aglína - n'aglína; na occàta -
n'occàta; na ólepa - n'ólepa; na uttína - n'uttìna...
Al plurale si usano insieme n' (col significato di alcuni-alcune)
e ari (altri), n’ari: n'ari dóa = (alcuni) altri due; n'are du vaca =
(alcuni) altri due chicchi...
81
l': l'àcere, l'àleme, l'íe, l'ógne, l'agnilíe, l'uglíche...
82
Chi nonn è bóno pe gliu re / mancu è bóno pe lla riggina
CAPITOLO TERZO: L'AGGETTIVO
2ª.3º.1 Aggettivi qualificativi
Esprimono qualità estetica (béglio), qualità interna (bóno),
qualità fisica (ardu), il colore (rúsciu), l’estensione o la forma
(lónco, tunnu). Per indicare la materia si usa la preposizione de
('e): na lastra de màrmoru, de rame...
L'aggettivo qualificativo viene posto generalmente dopo il
nome: ju capu bassu - i capi bassi, ju stràcciu nfussu - i stracci
nfussi, ju muccu zuzzu - i mucchi zuzzi, la màcchja fóta - le
màcchje fóte, la vatta róscia - le vatte rósce...
Ci sono casi in cui si pone prima del nome: nu bràu reàzzu,
na bèlla reàzza, chéllo bóno pane, nu bèglio piattu 'e gnócchi,
bon'àlema, de bòna famiglia...
L'aggettivo bóno significa pure capace, vero: tu nun si bóno a
portà la màchina = tu non sei capace di guidare la macchina; la
mamma bòna ce ss’ha mmòrta = la mamma vera (la matrigna)
gli è morta...
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L'aggettivo santu può avere due troncamenti differenti san e
sant': san Lorénzo, san Benetétto, san Giuànni, sant'Àngelo,
sant'António, ecc... (come in italiano); invece davanti ai nomi
che terminano in u, generalmente santu non cambia: santu
Bjàsiu, santu Biníttu, santu Frangíscu, santu Màuiu, santu Vitu,
santu Stèfanu; gli ultimi due diventano anche sa Stèfanu-
Sastefanu, san Mitu-Sammítu, con la caduta o la trasformazione
della n, come avviene in questi altri tre esempi: sa Ròcco-
Saròcco, sa(L)Luca-Salluca, sa(M)Marco-Sammarco...
Anche nel passaggio dal maschile al femminile degli
aggettivi ricorrono fenomeni di metafonia. Esempi:
- tonica da é ad è: béglio-bèlla, fiaccaréglio-fiaccarèlla, méso-
mèsa, noéglio-noèlla, pararéglio-pararèlla, petaréglio-petarèlla
pérzo-pèrza, scrocchjaréglio-scrocchjarèlla...
molti aggettivi non mutano la tonica:
cuéto-cuéta, furistéro-furistéra, sguérdo-sguérda...
- tonica da ó ad ò: attórto-attòrta, bóno-bòna, mósso-mòssa,
buicchjóne-buicchjòna, cótto-còtta, nóstro-nòstra, campagnójo-
campagnòla, póro-pòra, tósto-tòsta, vóstro-vòstra...
ma altri conservano la ó: affóto-affóta, cóto-cóta, lónco-lónca,
jóveto-jóveta, óto-óta (alto-alta), póco-póca, scióto-scióta...
- tonica da ú ad ó: annascúsu-annascósa, cargúsu-cargósa,
cúlimu-cólema, funnu-fónna, juttu-jótta, muntu-mónta, súju-
sóla, nfussu-nfóssa, rúsciu-róscia, russu-róssa, tunnu-tónna, ...
altri però non mutano la ú: assúccu-assúcca, bruttu-brutta,
crúu-crúa, scuru-scura, niciúnu-niciúna, pizzútu-pizzúta, núu-
núa (nudo, nuda)...
Nella formazione del plurale il fenomeno si verifica di rado;
ma avviene nei casi degli aggettivi in óne, che possono essere
anche sostantivi, il che ci riporta al plurale dei nomi finenti
appunto cosí: cecalóne-cecalúni, occalóne-occalúni,
creenzóne-creenzúni, mbruglióne-mbrugliúni...
2ª.3º.3. Gradi dell'aggettivo qualificativo
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L'aggettivo può esprimere varie gradazioni di una qualità;
ecco gli esempi che si riferiscono all'aggettivo ardu (alto):
- nu campaníle pò èsse ardu (positivo)
- piú ardu de('e) n'aru campaníle (comparativo di maggioranza)
- meno ardu de('e) n'aru campaníle (comparativo di minoranza)
- ardu comme n'aru campaníle (comparativo di eguaglianza)
- ju piú ardu de tutti i campaníli (superlativo relativo)
- ardíssimu, tantu ardu, ardu assai, ardu ardu, mórdo ardu
(superlativo assoluto)
Le forme con mórdo (molto) e -íssimu-a non sono molto usate.
Da notare la forma del superlativo relativo che dopo gli avverbi
piú e méno mette il nome invece dell'aggettivo:
dialetto lingua
art. avv. nome agget. art. avv. agg. nome
ju piú mése callu il piú caldo mese
la piú cèspa ranne il piú grande grappolo
ju méno zippu curtu il meno corto stecco
la méno strata strétta la meno stretta strada
Si ha però anche la forma simile all'italiano: ju mése piú callu,
la cèspa piú ranne, ju zippu piú curtu, la strata méno strétta ...
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Ma s c h i l e femminile
1° sing. méo (méu, mèu) méi méa (mèa) mèie
2° sing. téo (téu, tèu) téi téa (tèa) tèie
3° sing. séo (séu, sèu) séi séa (sèa) sèie
1° plur. nóstro-u nóstri nòstra nòstre
2° plur. vóstro-u vóstri vòstra vòstre
3° plur. séo (séu, sèu) séi séa (sèa) sèie
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1ª masch. plur.: nipútimi (i miei nipoti), fràtimi (i miei fratelli);
2ª masch. plur.: fràtiti (i tuoi fratelli), nipútiti (i tuoi nipoti);
___________________________________________________________________________
1ª femm. sing.: cuinàtema (la mia cognata), sòrema (la mia
sorella), màrema (la mia madre), nònnema (la mia nonna);
2ª femm. sing.: zíeta (la tua zia), nepóteta (la tua nipote),
nònneta (la tua nonna), sòreta (la tua sorella);
1ª femm. plur.: cuinàteme (le mie cognate), sòreme (le mie sorelle);
2ª femm. plur.: sòrete (le tue sorelle), cuinàtete (le tue cognate);
Il nome, unito al pronome personale enclitico, rifiuta l'articolo.
Nello specchietto sono state evidenziate anche le avvenute
variazioni metafonetiche delle postoniche, in questa maniera:
- finale del nome a, postonica e: zia-zíeta, nonna-nònneta...
- finale del nome e, postonica i: pare-pàrimu, frate-fràtitu...
- finale del nome o, postonica e: nonno-nònneto, nòro-nòrema,
jénnero-jénneremo, sòro-sòreta
- finale del nome u, postonica i: figliu-fíglimu, ziu-zíitu...
Anche ai nomi casa e campagna si possono unire le forme
enclitiche dei pronomi personali (piú raramente con qualche
altro nome): càsema (la mia casa), ncampàgneta (nella tua
campagna).
I nomi mamma, papà, zíu, zía, nònno, nònna, senza il pron.
poss. di 1ª persona, lo sottintendono, significano cioè: la mia
mamma, il mio padre...
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chistu-chisti-chésta-chéste-chésto (n.): vicino a chi parla
chissu-chissi-chéssa-chésse-chésso (n.): vicino a chi ascolta
chigliu-chigli-chélla-chélle-chéllo (n.): lontano da entrambi
L'aggettivo dimostrativo si mette sempre davanti al nome:
- maschile: chistu zippu - chisti zippi, chissu jòto - chissi jòti,
chigliu búciu - chigli buci...
- femminile; chésta camísa - chéste camíse, chéssa ciàtta -
chésse ciàtti, chélla mastra - chélle mastre...
- neutro: chésto vinu, chésso pà, chéllo sale, chell’óglio...
Le forme stu-sti-sta-ste, ssu-ssi-ssa-sse, ’gliu -’gli -’lla -’lle, sto
- sso-’llo si usano sempre in posizione proclitica; ’gliu -’gli -’lla
-’lle e ’llo premettono l’apostrofo per non confondersi con gli
articoli gliu-gli, la-le e lo: Esempi:
stu sícaru - sti sícari; ssu làbbisse - ssi làbbissi; sta fràula - ste
fràule; ssa cocózza - sse cocózze; sto mèle, sso ranu; ’gliu ncàu
(quell’incavo) - gliu ncàu (l’incavo); ’gli ncài (quegli incavi) -
gli ncài (gli incavi); ’lla ràmuja (quella gramola) - la ràmuja (la
gramola); ‘lle ràmuje (quelle gramole) -le ràmuje (le gramole);
’llo vinu (quel vino) - lo vinu (il vino).
Nei casi ambigui è bene preporre l’apostrofo anche a gli
aggettivi ’ssa e ’sta per distinguerli da ssa (avverbio, che però
può essere scritto anche ssà) e sta (verbo).
Tutti gli aggettivi dimostrativi si elidono, tranne il plurale chigli:
- maschile: chist'àrbiru-chist'àrbiri, chigli'òmo - chigli ómmini,
chiss'àinu-chiss'àini, st'àrbiru-st'àrbiri, ss'àinu-ss'àini...
- femminile: chést'èrba-chést'èrbe, chéss'àccia-chéss'acce, chél-
l'ónna-chéll'ónne, st'èrba-st'èrbe, ss'àccia-ss'acce...
- neutro: chést'acítu, chéss'óglio, chéll'accuàtu, st'acítu, ss'óglio.
Gli aggettivi dimostrativi assumono valore intensivo quando
dopo il nome che indicano si aggiungono gli avverbi écchi, éssi,
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lòco, ed anche, seppure meno frequentemente, cuàne, ssàne,
làne;
Esempi:
maschile singolare maschile plurale
chistu libbru écchi chisti libbri écchi
chistu libbru cuàne chisti libbri cuàne
stu libbru écchi (cuàne) sti libbri écchi (cuàne)
chissu lucínu éssi chissi lucíni éssi
ssu lucínu éssi (ssàne) ssi lucíni éssi (ssàne)
chigli'àrbiru lòco(làne) chigli àrbiri lòco(làne)
’gli’àrbiru lòco (làne) ’gli àrbiri lòco (làne)
___________________________________________________________________________
femminile singolare femminile plurale
chésta zícchja écchi chéste zícchje écchi
chésta zícchja cuàne chéste zícchje cuàne
sta zícchja écchi (cuàne) ste zícchje écchi (cuàne)
chéssa pénna éssi chésse pénne éssi
ssa pénna éssi(ssàne) sse pénne éssi (ssàne)
chélla pòrta lòco chélle pòrte lòco
’lla pòrta lòco (làne) ’lle pòrte lòco (làne)
_______________________________________________________________
neutro
chésto caffè écchi (cuàne) - sto caffè écchi (cuàne)
chésso latte éssi (ssàne) - sso latte éssi (ssàne)
chéllo spíritu lòco (làne) - ’llo spíritu lòco (làne)
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Gli aggettivi interrogativi ed esclamativi sono: che, cuàle,
cuàntu (cuàle e cuàntu si scrivono quale e quantu, ma senza
accento).
- che, una terminazione: che libbru ó? che libbri ó? (che libro,
che libri vuoi?), che paròla si itta? che paròle si itte? (che
parola, che parole hai detto?).
- cuàle (quale), due terminazioni, una per il singolare e una per
il plurale: cuàle jènte? (quale dente?), cuàli jénti? (quali
denti?), cuàle vàngia? (quale guancia?), cuàli vànge? (quali
guance?);
- cuàntu (quantu), due terminazioni per il singolare e due per il
plurale: cuàntu casu? (quanto cacio?), cuànta sécena? (quanta
segale?), cuànti tasci? (quanti tassi?), cuànte prunca? (quante
prugne?).
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témpo! (che tèmpo!). non sapéa se cuàle vía piglià (éo, issu)
(non sapevo-a quale via prendere).
Pure le congiunzioni, gli avverbi e i pronomi sono preceduti
da se: se comme = come, se preché = perché, se se cuàndu =
quando, se addó = dove, che = che, che còsa, si (se) chi = chi).
L'aggettivo che è accompagnato dalla congiunzione se
anche nelle esclamazioni: se che fame che t'aretrúi! (che fame ti
ritrovi!), adda se che fame s' aretròa! (oh, guarda che fame si
ritrova!); ma cuàrda se che róbba! (ma guarda che ròba!); se
che ha da èsse! (che deve essere! che deve succedere!); adda se
che ha da èsse! (guarda che deve succedere!).
Nelle esclamazioni l'aggettivo cuàntu si sente anche unito a
se: cuàntu sale che ci si missu! = se cuàntu sale che ci si missu!
(quanto sale ci hai messo!); cuànti muschígli! = se cuànti
muschígli! (quanti moscerini!); cuànte saràche! = se cuànte
saràche; cuànta néie! = se cuànta néie! (quanta neve!).
Cuale e cuàntu sono correlativi di tale e tantu: tale e cuàle
a gliu pare (tale e quale il padre); pígliene tanti cuànti ne ó
(prendine tanti quanti ne vuoi).
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Esempi: ogne state, ogni state, ugni state, 'gni state (ogni
estate); ogne passu, ogni passu, ugni passu, 'gni passu (ogni
passo); ca òta, càe òta (qualche volta); ca biúnzu, càe biúnzu
(qualche bigoncia); nca parte, ncàe parte (in qualche parte);
nca(l)lóco, ncàe(l)lóco (in qualche luogo); chinc'òmo
(qualunque uomo); a chénc'óra (a qualsiasi ora); cuàrche múju
(qualche mulo); cuàrche múja (qualche mula).
Hanno due terminazioni e si usano solo al singolare niciúnu-a
(nessuno-a), cacúnu-a-caecúnu-a (qualcuno-a).
Esempi: niciúnu-a scolàru-a (nessuno-a scolaro-a); cacun'aru-a
reàzzu-a (qualcun altro ragazzo, qualcun'altra ragazza); caecun'
a-ru scutu (qualcun altro scudo); caecun'ara spata (qualcun'altra
spada); da notare cacun'aru-caecun'aru .
Seguono invece la declinazione regolare, maschile/femminile,
singolare/plurale, gli aggettivi: aru, cérto, divérzo, parécchjo,
póco, tantu, tróppo, tuttu.
Esempi: èranu ari témpi (erano altri tèmpi); me so biútu cértu
vinu! (ho bevuto cèrto vino!); ci stéa póco sucu c'era pòco sugo);
aspettà divérzi-parícchj misi (aspettai-ò diversi-parecchi mesi);
tenéa tróppa fame (avevo-a tròppa fame); ha cascàta tanta néie
(è caduta tanta neve); fjoccà tutta nòtte (nevicò tutta la notte)...
L'aggettivo tantu sostituisce quasi sempre mórdo-mórto (molto);
divérzo ha valore indefinito solo davanti a nomi collettivi o
plurali: divérza gènte (diversa gente; si ignora quante persone
siano); divérzi picchjéri (divèrsi bicchieri; non si sa quanti).
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Con i numerali vuole la congiunzione e: tutt'e tre le casi (tutt'e
tre le case); tutt'e dóa (tutt'e due).
L'aggettivo indefinito ca (càe), l'avverbio póco e la
preposizione semplice de ('e) formano la locuzione ca póco de
(un po' di, alcuni-e) con valore chiaramente partitivo. Senza la
preposizione de ('e), l'aggettivo ca (cae) rimane invariato,
invece póco, che in questo caso è aggettivo, concorda col nome:
- maschile: ca póco 'e càuji, ca póchi càuji = un po' di cavoli
ca póco 'e cici, ca póchi cici = un po' di ceci
ca póco 'e fasóji, ca póchi fasóji = un po' di fagioli
- femminile: ca póco 'e cama, ca poca cama = un po' di pula
ca póco 'e faji, ca póche faji = un po' di fave
ca póco 'e frézze, ca póche frézze = un po' di frecce
- neutro: ca póco 'e sale, 'e mèle = un po' di sale, di miele
La p di póco-póca-póchi-póche foneticamente suona doppia: ca
(p)póco, ca(p)póca, ca (p)póchi, ca(p)póche.
La locuzione ca póco 'e può perdere l’aggettivo ca (cae): póco 'e
pà (un po' di pane), póco ’e buru (un po’ di burro)...
L'aggettivo indefinito aru (altro) si può accoppiare con gli
agg. indefiniti e dimostrativi:
- Esempi con aggettivi indefiniti:
poc'ari jórni (pochi altri giorni),
poc'aru pà (un altro po' di pane),
cacun'ara méla (qualche altra mela)
niciun'aru vacu (nessun altro chicco),
poc’ara úa (un altro po’ d’uva)
cert'ari passúni (certi altri olivi),
arettàntu casu (altrettanto cacio).
tant'aru vinu (altrettanto vino).
Nella locuzione a poc'aru (fra un po', fra pòco, fra un po' di
tempo) aru è pronome.
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Esempi con aggettivi dimostrativi:
chist'aru ajúccu (quest'altro allocco),
chiss'ari jói (codesti altri chiodi),
chell'ara vatta (quell'altra gatta),
chest'are ràiche (queste altre radici),
chigli'aru múju (quell'altro mulo),
chigli ari pirnúcci (quegli altri piccioli),
chest'aru óglio (quest'altro òlio),
chess'aru llatte (codest'altro latte),
chell'aru buru (quell'altro burro).
Un'osservazione particolare merita l'agg. indefinito atru (altro):
Nell’espressione augurale a témpo a chist'atr'annu! (a tèmpo a,
arrivederci quest'altr'anno!) si osservi l'aggettivo atr' = atru
(altro). Nel parlare comune non si usa mai; infatti correntemente
si dice aru invece di atru (questione di una t). In alcuni casi,
però, queste due forme dello stesso aggettivo si ritrovano una
vicina all'altra ed allora si sente: a témpo a chist'ar'atr'annu,
oppure chest'ar'atr'òta o n'ar'atr'òta; la traduzione letterale è
rispettivamente "a tèmpo a, arrivederci quest’altr’altr’anno",
"quest’altr’altra volta" e "un’altr’altra volta", con la ripetizione
dell'aggettivo "altro"; é chiaro che in lingua ne basta uno solo.
Chi sa filà, fila co nnu zippu / chi sa lavà, lava co nnu sassu
2ª.3º.8 Aggettivi numerali
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Gli aggettivi numerali si suddividono in: cardinali, ordinali,
collettivi, moltiplicativi e frazionari.
Aggettivi numerali cardinali:
1 (unu) nu 12 dúici 40 cuarànta
2 (dóa) du 13 tríici, trici 50 cincuànta
3 tre 14 cuattòrdaci 60 sassànta
4 cuàttro 15 cuínici 70 settànta
5 cíncue 16 síici, sici 80 ottànta
6 sèi 17 dicisètte 90 noànta
7 sètte 18 diciótto 100 cénto-u
8 òtto dicidótto 19 dicinò(v)e 200 ducénto-u
9 nòe, nòve 20 vinti, vénti 1.000 decicénto, mille
10 dèci, diéci 30 trènta 2.000 dumíla
11 únici 3.000 tremmíla, ecc...
____________________________
1.000.000 nu milióne, nu miglióne
2.000.000 du miliúni, du migliúni
1.000.000.000 nu miliàrdu, nu migliàrdu
2.000.000.000 du miliàrdi, du migliàrdi
unu e dóa non si usano mai con funzione aggettivale, perché
sono pronomi; al loro posto si hanno le forme nu, na, n' e du: nu
vasu e du bròcche (un vaso e due brocche); na sittimàna e du
jórni (una settimana e due giorni); n'upu e du cignàli (un lupo e
due cinghiali), n'ía e du vaca 'e petatèlle (un'oliva e due
patatine).
Spesso sono rafforzati con l'aggettivo súju-sóla o con
l'avverbio sólo; però súju segue sempre il nome e sólo precede
l’aggettivo: nu cuccíttu súju (un gocciolo solo); sólo nu cuccíttu
(solo un gocciolo); du spachétti súji (due spaghetti soltanto),
sólo du spachétti (solo due spaghetti); na fàcia sóla (una falce
sola); sólo na tràie (solo una trave); du liccuzzàte sóle (due
leccatine sole); sólo du manicciàte (solo due manciate). Invece
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di sólo è meglio usare accàre o accàr’e o accàre che: accàre tre
(solo tre), accàr’e tre, accàre che tre (solamente tre), tre accàre
(solo tre, tre soltanto; accàre è meglio di sólo)...
Gli aggettivi numerali cardinali, tranne nu (uno), na (una),
mille-mila, milióne-miliúni, miliàrdu-i, sono indeclinabili.
I numerali ordinali seguono la declinazione regolare: primu-
prima, primi-prime; cuàrtu-cuàrta, cuàrti-cuàrte, ecc...
I numerali collettivi sono dei sostantivi. Ecco i piú comuni:
paru-para (paio paia), vétta (coppia, paio), cúppiu-cóppia
(coppia), ecína (decina), cintinàru-a (centinaio-a), migliàru-a
(migliaio-a). Esempi: nu paru 'e ócchj cusí (un paio di occhi
cosí); du para 'e scarpi (due paia di scarpe); na vétta 'e vói(bói)
(un paio, una còppia di buoi); nu cintinàru 'e pècora (un
centinaio di pecore); du migliàra 'e sordàti (due migliaia di
soldati)...
Tra i moltiplicativi e i frazionari, che precedono il nome, i
piú usati sono: dúppiu-dóppia e méso-mèsa/mézzo-mèzza. Es: tu
ti si magnàta dóppia porzió, amméce éo sólo mèsa scutèlla (tu
hai mangiato doppia porzione, invece io solo mèzza scodella).
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2ª.4º.1 Pronomi personali
Pronomi personali soggetto:
Persona singolare plurale
1ª éo (èo) nu, nui, niàri (nui ari, nuiàri)
2ª tu vu, vui, uiàri (vui ari, vuiàri)
3ª m. issu issi
3ª f. éssa ésse
Le forme piú usuali della 1ª e della 2ª persona plurale sono niàri
e uiàri; da notare la caduta della u nella 1ª persona e quella della
v nella 2ª. I pronomi issu-issi, éssa-ésse si usano per le persone,
gli animali e le cose.
Pronomi personali complemento
Persona singolare plurale
1ª mi, me ci, ce, ne (noi, a noi)
2ª ti, te vi, ve
3ª m. ju, gliu, si, se i, ji, gli, si, se
ci, ce (lui, a lui) ci, ce (loro, essi, a essi)
ne (di lui) ne (di loro, di essi)
3ª f. la, si, se le, se
ci, ce (lei, a lei) ce (loro, esse, a esse)
ne (di lei) ne (di loro, di esse)
La 3ª persona (maschile, femm., singolare, plur.) ha in
comune i pronomi si, se, ci, ce, ne; gli ultimi tre sono comuni
anche alla 1ª persona plurale.
Le particelle pronominali sono: me, te, se, ce-ci, ne, ve; es.
éo me scallo, tu te scalli, issu-éssa se scalla, niàri ci (ne)
scallímo, uiàri ve scallíte, issi-ésse se scàllanu; éo me stiro, tu
te stiri, issu se ecc...
La particella pronominale ci della 1ª pers. plurale può essere
sostituita da ne. Tutte le altre sono soggette a mutamento
metafonetico (e = i ); éo me spíccio, mi spiccio; tu te spicci - ti
spicci; issu se spiccia, si spiccia; niàri ne spiccímo; uiàri ve
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spiccíte - vi spiccíte; issi se spíccianu - si spíccianu; éo me stiro
- mi stiro; tu te stiri - ti stiri; issu se stira - si stira; ecc...
te - ti
te magnísti tuttu (ti mangiasti tutto); te tòcca a í, t'attòcca a í
(tócca a te andare); non te lasso (non ti lascio); óglio recalàtte
chésto (vòglio regalarti questo); olétte venítte apprésso (volle
venirti apprèsso); a ti te piàce (a te piace); te étte témpo (ti diede
tèmpo); vénco co téco (vèngo con te); te tè fame? (hai fame?);
a ti te icio ca... (a te ti dico che...); a ti no isse gnènte (a te non
disse niente); si (se) ti gliu repòrta (se te lo riporta); portitígliu
(purtitígliu) a càseta (pòrtatelo a casa tua); chi ti gli areà (chi te
li ridà?); te ll'ha ittu própio a ti (te l'ha detto pròprio a te); va bè
pi ti? (va bene per te?), ecc ...
ju - gliu
ju pare ju jamà (il padre lo chiamò); pe troàriju ju cercàru tutta
notte (per trovarlo lo cercarono tutta la notte); allora circhímuju
(allora cerchiàmolo); ju so vistu (l'ho visto); pe vetégliu (per
vederlo); e gliu troà ju zíu (e lo trovò lo zio); no (nu) gliu ulímo
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(olímo )piú (non lo vogliamo piú); s i(se )gliu si vistu (se l'hai
visto); ecc...
la - le
non lla cercà (non la cercare); la jamà ju pare (la chiamò il
padre); pe cercàlla (per cercarla); pe cercàrela (per cercarla)...;
le védde ju jénnero (le vide il genero); jamímole (chiamiàmole);
non le mantrattà (non le maltrattare); tràttele bè (tràttale bene);
ecc ...
ce - ci - ne (noi, a noi)
ce llo isse issu (ce lo disse lui); ce nne étte póca (ce ne diede
pòca); ce sse féce nòtte (ci si fece notte); ce nne isse tante (ce ne
disse tante)...;
ci vitímo (ci vediamo); facímuci cróce (facciamoci il segno della
croce); ci gli arà domà (ce li darà domani); ci si scrittu póco (ci
hai scritto pòco); ecc...
ne llo isse pàritu (ce lo disse tuo padre); ne lla étte dóppo (ce la
diede dòpo); ne facéa sardà (ci faceva saltare); ne ss'ammalà ju
pupu (ci si ammalò il piccolo); ni (ne) gli portà la nòro (ce li
portò la nuora); ecc...
ve - vi
ve llo portà ju nepóte (ve lo portò il nipote); ve nne spartí du
còppe (ve ne mise da parte due còppe); ve sse spallà la casa (vi
crollò la casa); ve nne isse tróppe (ve ne disse tròppe); liíteve
éssi (levatevi costà)...;
100
vi gli ònco éo (ve li dò io); vi cci stite sitti? (volete star zitti?
lett. vi ci state zitti?); uiàri vi liíte súbbitu! (voi vi levate
subito!); vi ssi gli piglià tutti (ve si li prese tutti); purtitivìgli
apprésso (portàteveli apprèsso); ecc...
i - ji - gli
i si capàti bè (li hai scelti bene); i viti chigli ómmini? i só
chjamàti éo (li vedi quegli uomini? li ho chiamati io); s'affattà
pe vetérii (vetériji) (si affacciò per vederli); iéa cerchènnui
(cerchènnuji) (andavo-a cercandoli); nun ti gli ònco (non te li
dò); pi (pe) gli veté (per vederli); pe vetégli (per vederli); si gli
piglià issu (se li prese lui); mittimiccígli (méttimiceli); nu gli í a
cercà (non andarli a cercare, non li andai-non li andò a cercare);
ecc...
se - si
sforàrese ju nasu (soffiarsi il naso); pe sse sforà ju nasu (per
soffiarsi il naso); sforàsse ju nasu (soffiarsi il naso); issu se
sfora ju nasu (egli si soffia il naso); issi se sfóranu ju nasu (essi
si soffiano il naso)...;
chi si gliu piglia? (chi se lo prende?); si gli ha biúti issu (se li è
bevuti lui); si píglianu tuttu (si prendono tutto); ecc...
ce - ci (a lui, a lei, loro)
ce llo ício éo (glielo dico io, lo dico loro io); non ce lla scríe
(non gliela scrivere, non scriverla loro); non ce nne portà! (non
gliene portare, non portarne loro!); icicéllo (díglielo, díllo loro);
portacénne! (pòrtagliene, pòrtane loro);
ci so scrittu (gli-le ho scritto, ho scritto loro); purtimucígliu
(portiàmoglielo, portiamolo loro); ci gliu imo niàri (glielo diamo
noi, (a lui, a lei, loro), ecc...
101
Gli avverbi ècco, èsso e èllo (solo ècco ha il corrispondente
in lingua), uniti con i pronomi personali in posizione enclitica,
dànno luogo alle seguenti forme:
singolare qua costà là_____
eccomi èccome èssome èllome
eccoti èccote èssote èllote
104
- neutro: chést'aru (quest'altro); chéss'aru (codest'altro);
chéll'aru (quell'altro)
Nelle forme apostrofate il maschile e il neutro si distinguono
dalla tonica i oppure e: chist'aru (quest'altro, maschile),
chest'aru (quest'altro, neutro).
Il pronome dimostrativo italiano lo corrisponde al neutro
dialettale lo (lu davanti a parola con tonica i o u): lo facímo
niàri (lo facciamo noi); no llo sa; ce llo scríe issu (ce lo scrive,
glielo scrive lui); làssalo éssi (lascialo costí); scriicéllo
(scriviglielo, scrivilo loro); lu si fattu tu (lo hai fatto tu); èccolo
(eccolo qua); èssolo (eccolo costà); èllolo (eccolo là).
ne ha valore di partizione e di specificazione, come in
italiano (di questa cosa, di ciò, di lui, di lei, di loro): ne
reparlímo masséra (ne riparliamo stasera); parlímone súbbitu
(parliamone subito); ne óglio de piú (ne voglio di piú); che mme
nne fàccio? (che me ne faccio?); cuàntu ne ó? (quanto ne
vuoi?); amménne (àmmene) poc'aru (dàmmene ancora un po',
poc'altro).
105
(loro) due soldi ciacuno-a); ce nne sta unu sovérchjo, una
sovèrchja (ce n'è uno-una di piú); dóa peròmo (due ciascuno;
lett. due per uomo); unu perúnu non fa male a niciúnu...
Da notare il ritorno della r di per (pe), in funzione di liaison per
unire due parole: per unu - perúnu - perú, pir unu-pirúnu - pirú
(ciascuno, per uno); per òmo - peròmo (ciascuno, per uno, per
uomo).
I pronomi indefiniti póco, parécchjo, tróppo, tuttu, tantu al
singolare indicano cosa e al plurale persone:
- singolare: ne óglio tantu-a (ne voglio tanto-a); nò susí póco
(non pòco in codesto modo); ha biútu tróppo (ha bevuto tròppo);
sa tuttu issu (sa tutto lui)...
- plurale: èranu tanti-e (erano tanti-e, molti-e); ne remàsaru
póchi-e (ne rima-ero pòchi-e); cérti-cèrte me fàu ríe (cèrti-e mi
fanno ridere); n'ariaràu parícchji-parécchje (ne arriveranno
parecchi, parecchie)...
Anche i pronomi indefiniti caecúnu-cacúnu, niciúnu,
cérto, póco, caccósa-caeccósa, gnènte-niènte, tantu, tuttu
possono combinarsi con aru. Esempi:
ci stéa puru cacun'aru-a (c'era pure qualche altro-a); non
s'arizzà niciun'aru-a (non si alzò nessun altro, nessun'altra);
cert'ari-e íranu pe léna (cert'altri-e andarono a fare la legna
póchi ari, póche are non sapéenu se che fà (pòchi-e altri-e non
sapevano che fare); arobbà puru caccos'aru (rubò pure
qualcos'altro); mittimeccénne poc'aru (méttimicene ancora un
po'); ne caccià cert'aru ch'era nu rosòrio! (ne spillò dell'altro
che era un rosolio!); no isse gnent'aru (non disse niente altro);
ne óglio tant'aru (ne voglio altrettanto); amménne (àmmene) ari
tantàri (tant'ari) (dàmmene altrettanti; si ripete ari)...
Aru oltre ad accompagnare gli aggettivi e i pronomi,
dimostrativi e indefiniti, può stare anche da solo:
106
l'ònco a n'aru (lo-la-le dò ad un altro); ji(i) ari so'stracchi (gli
altri sono stanchi); annànzi n'ara(avanti un'altra!); l'are
riscíranu (le altre uscirono); icísti chésso e aru (dicesti codesto
ed altro)...
Chinca(m.) e chénca (f. e n.) si usano solo al singolare:
chinca ò magnà, ha da laorà (chiunque voglia mangiare deve
lavorare); chinca sgara, paca (chiunque sbagli, paga); chénca
fà, è fattu bè (qualunque còsa fa, è ben fatta).
Caeccósa, caccósa e gnènte si riferiscono a cose:
ha soccésso caeccósa (è successo qualcòsa); caeccósa lo puru
saràgli fattu! (qualcòsa l'avrai pur fatto!); nonn ha soccésso
gnènte (non è successo niente)...
107
èranu síici, dumíla, tre miliúni, cuàttro miliàrdi (erano sedici,
duemila, tre milioni, quattro miliardi)...
Spesso sono accompagnati da súju, sóla, sólo, tutti-e (cfr pure
gli aggettivi numerali).
Esempi:
ne piglià unu súju (ne prese uno solo); ne piglià sólo unu (ne
prese solo uno); se nne íranu tutt'e dóa (se ne andarono tutt'e
due); vénnaru tutt'e tríici (vennero tutt'e tredici)...
I numerali ordinali seguono la declinazione degli aggettivi
qualificativi: primu-a-i-e, secúndu-a-i-e (sicúntu-secónta),
cuàrtu -a-i-e, ecc...: ju primu arià cuàsi súbbitu (il primo arrivò
quasi subito); ju cuíntu dóppo n'ora (il quinto dopo un'ora);
l'úrdima ha ariàta mo (l'ultima è arrivata adesso)...
108
s'arevéte! (chi si rivede!); lo saccio si chi l'ha nzugliàta (lo so
chi l'ha imbrattata).
109
Cuànteni? tànteni. Adda cuànteni!
(Quanti ne vuole? un rubbio.Quanti? tanti. Oh, quanti!)
Cuànta ne ulíte? na saccòccia. Cuàntena? tàntena. Adda
cuàntena! (Quanta ne volete? un sacco. Quanta? tanta, oh, quanta!)
cuànte ne óto? dúici. Cuàntene? tàntene. Adda cuàntene!
(Quante ne vogliono? dodici. Quante? tante. Oh, quante!)
2ª.5º.1 Le coniugazioni
Le desinenze dei verbi all'infinito presente:
Iª à, IIª é, IIIª e, IVª í
Le coniugazioni Iª, lIIª e IVª hanno la finale tronca, la IIIª invece
ha la finale piana, ma sono tutte e quattro conseguenza di una
apocope, poiché è caduta la sillaba finale re. Insomma i verbi
che erano piani sono diventati tronchi (tenére = tené) e quelli
che erano sdruccioli sono diventatati piani (lèggere = lègge)
110
Iª IIª IIIª IVª
tricà: TRICÀre veté: VIDÈre lègge: LÈGEre cundí: CONDÍre
alà: hALÀre aé: hAbÈre cèrne: CÈRNEre sallí: SALÍre
mutà: MUTÀre paré: PARÈre mète: MÈTEre durmí: DORMÍre
natà: NATÀre tené: TENÈre tèsse: TÈXEre vení: VENÍre
parà: PARÀre valé: VALÈre pète: PÈTEre sentí: SENTÍre
Desinenze a confronto:
- 3ª persona singolare presente indicativo:
Iª coniugazione -a, altre coniugazioni -e
- 1ª e 3ª persona singolare passato remoto:
Iª coniugazione -à, altre coniugazioni -í
- 3ª persona plurale passato remoto:
Iª coniugazione -àranu, -àru, altre coniugazioni -íranu, -íru
2- ª persona singolare imperativo presente:
Iª coniugazione -a, altre coniugazioni -i
- participio presente:
Iª coniugazione –ante, altre coniugazioni -ente
- participio passato:
Iª coniug. -atu, IIª e IIIª coniug. –utu
111
IVª coniug. -itu, -utu
I N D I C A T I V O
Presente Imperfetto Pass. Rem. Futuro Semplice
so, só èra fu saràglio
si èri, éri, iri fusti saràgli, sarà
è, ha èra fu sarà, saràglia
simo-u arèmo-arèmmo-u furèmmo-u sarímo-u
erèmo-erèmmo-u
site arète, arèste furèste saríte
sóto-u, so' èranu fúranu, furu saràu
CONGIUNTIVO CONDIZIONALE
Presente Imperfetto Presente
che éo sinca fósse éo saría
che tu sinchi fussi tu sarísti
che issu sinca fósse issu saría
112
che éssa sinca fósse essa saría
che niàri simo fossèmmo-u niàri sarèmo-u
che uiàri site fossèste uiàri sarèste
che issi síncanu fóssanu (-aru) issi sarìenu (-anu)
che esse síncanu fóssanu (-aru) esse saríenu (-anu)
I N D I C A T I V O
alà veté scèrne spartí
hALAre VIDEre diSCERNEre sPARTIre
P r e s e n t e________________________________________________________
éo al-o vét-o scèrn-o spart-o
tu al-i vit-i scirn-i spart-i
issu al-a vé-te scèrn-e spar-te
éssa al-a vét-e scèrn-e spart-e
niàri al-ímo-u vit-ímo-u scirn-ímo-u spart-ímo-u
113
uiàri al-íte vit-íte scirn-íte spart-íte
issi à-lanu vét-anu scèrn-anu spàrt-anu
ésse àl-anu vét-anu scèrn-anu spàrt-anu
(-enu) (-enu) (-enu) (-enu)
I m p e r f e t t o
éo al-éa vet-éa scern-éa spart-éa
tu al-íi vit-íi scirn-íi spart-íi
issu al-éa vet-éa scern-éa spart-éa
éssa al-éa vet-éa scern-éa spart-éa
niàri al-èmo-u vet-èmo-u scern-èmo-u spart-èmo-u
-èmmo-u -èmmo-u -èmmo-u -èmmo-u
uiàri al-ète vet-ète scern-ète spart-ète
-èste -èste -èste -èste
issi al-éenu vet-éenu scern-éenu spart-éenu
ésse al-éenu vet-éenu scern-éenu spart-éenu
-énu -énu -énu -énu
P a s s a t o R e m o t o
éo al-à vit-í scirn-í spart-í
tu al-ísti vit-ístiscirn-ísti spart-ísti
issu al-à vit-í scirní spartí
éssa al-à vit-í scirn-í spart-í
niàri al-èmmo-u vet-èmmo-u scern-èmmo-u spart-èmmo-u
uiàri al-èste vet-èste scern-èste spart-èste
issi al-àranu vit-íranu scirn-íranu spart-íranu
ésse al-àranu vit-íranu scirn-íranu spart-íranu
-àru -íru -íru -íru
F u t u r o S e m p l i c e
éo al-aràglio vet-aràglio scern-aràglio spart-aràglio
tu al-aràgli vet-aràgli scern-aràgli spart-aràgli
issu al-arà al-arà scern-arà spart-arà
éssa al-arà vet-arà scern-arà spart-arà
niàri al-arímo-u vet-arímo scern-arímo spart-arímo
uiàri al-aríte vet-aríte scern-aríte spart-aríte
114
issi al-aràu vet-aràu scern-aràu spart-aràu
ésse al-aràu vet-aràu scern -aràu spart-aràu
C O N G I U N T I V O
P r e s e n t e
che éo al-a vét-a scèrn-a spart-a
che tu al-i vit-i scirn-i spart-i
che issu al-a vét-a scèrn-a spart-a
che éssa al-a vét-a scèrn-a spart-a
che niàri al-ímo-u vit-ímo-u scirn-ímo-u spart-ímo-u
che uiàri al-íte vit-íte scirn-íte spart-íte
che issi àl-anu vét-anu vét-anu spàrt-anu
che ésse àl-anu vét-anu scèrn-anu spàrt-anu
I m p e r f e t t o
che éo al-ésse vet-ésse scern-ésse spart-ésse
che tu al-íssi vit-íssi scirn-íssi spart-íssi
che issu al-ésse vet-ésse scern-ésse spart-ésse
che éssa al-ésse vet-ésse scern-ésse spart-ésse
che niàri al-assèmmo vet-assèmmo scern-assèmmo spart-assèmmo
che uiàri al-assèste vet-assèste scern-assèste spart-assèste
che issi al-éssaru vet-éssaru scern-éssaru spart-éssaru
che ésse al-éssaru vet-éssaru scern-éssaru spart-éssaru
al-éssanu vet-éssanu scern-éssanu spart-éssanu
C O N D I Z I O N A L E
P r e s e n t e
éo al-aría vet-aría scern-aría spart-aría
tu al-arìsti vet-arísti scern-arísti spart-arìsti
issu al-aría vet-aría scern-aría spart-aría
éssa al-aría vet-aría scern-aría spart-aría
niàri al-arèmmo-u vet-arèmmo-u scern-arèmmo-u spart-arèmmo-u
uiàri al-arèste vet-arèste scern-arèste spart-arèste
issi al-aríenu vet-aríenu scern-aríenu spart-aríenu
115
ésse al-aríenu vet-aríenu scern-aríenu spart-aríenu
I M P E R A T I V O
Presente: al-a vit-i, vi' scirn-i spart-i
P A R T I C I P I O
Presente: al-ànte vet-ènte scern-ènte spart-ènte
Passato: al-àlatu vet-útu scern-útu spart-útu-ítu
G E R U N D I O
Presente: al-ènno vet-ènno scern-ènno spart-ènno
I N F I N I T O
Presente: al-à vet-é scèrn-e spart-í
I tempi composti si formano con l’ausiliare piú il participio
passato dei vari verbi: só alatu, saría magnatu, èsse statu, ecc...
116
1ª persona singolare, éo:
scèrne-scirní, rescí-riscí, còce-cucí, rómpe-rumpí
2ª persona singolare, tu:
scèrne-scirnísti, rescí-riscísti, còce-cucísti, rómpe-rumpísti
3ª persona singolare, issu, éssa:
scèrne-scirní, rescí-riscí, còce-cucí, rómpe-rumpí
3ª persona plurale, issi, éssa:
scèrne-scirníranu, rescí-riscíranu, còce-cucíranu, rómpe-rumpíranu
-scirníru -riscíru -cucíru -rumpíru
Imperativo: 1ª scèrne-scírni, rescí-rísci, còce-cúci, rómpe-rúmpi
2ª scèrne-scirníte, rescí-riscíte, còce-cucíte, rómpo-rumpíte
Participio passato: scèrne-scirnútu, rescí-risciútu-riscítu, rómpe-
rumpútu-ruttu
CONGIUNTIVO CONDIZIONALE
Presente Imperfetto Presente
che éo àglia aésse aría
che tu àgli aíssi arísti
che issu àglia aésse aría
che éssa àglia aésse aría
117
che niàri aímo-u aessèmmo-u arèmmo
che uiàri aíte aessèste arèste
che issi àglianu aéssaru-anu aríenu
che ésse àglianu aéssaru-anu ariénu
IMPERATIVO: ha (tu), aíte (uiàri) - GERUNDIO: aènno
PARTICIPIO:
INFINITO: aé Presente aènte - Passato
- PARTICIPIO: aútuaènte
Presente: - INFINITO:
- Passato: aé
aútu
I tempi composti si formano con l’ausiliare èsse (essere) e il
participio passato aútu.
118
- Alla 1ª persona plurale del pres. dell'indicativo, invece di aímo
da (dobbiamo, abbiamo da), si ha pure àmo da: aímo da í = àmo
da í (dobbiamo andare).
- Anche il verbo aé, come tutti gli altri verbi, ha l'ausiliare èsse
per i tempi composti; però al passato prossimo, per una volta, si
ritrova ad essere ausiliare di se stesso, come è in italiano, ma, si
è detto piú volte, solo alla 3ª persona singolare e plurale: ha aútu
e hàu aútu (ha avuto, hanno avuto).
- Insieme con che ssi ffattu?, alla 2ª pers. singolare del passato
prossimo, si dice anche che ha fattu? (che hai fatto?) con
l'ausiliare aé..
119
alà - alàre – alàr + ha - àgli = alaràgli (sbadiglierai)
alà - alàre - alàr + ha - à = alarà (sbadiglierà)
alà - alàre - alàr + aímo - ímo = alarímo (sbadiglieremo)
alà - alàre - alàr + aíte - íte = alaríte (sbadiglierete)
alà - alàre - alàr + hàu - àu = alaràu (sbadiglieranno)
120
Chi tè la moglie bella sèmpe canta
chi tè sòrdi nzaccòccia sèmpe cónta
2ª.5º.8 I verbi aé ed èsse ausiliari dei riflessivi
a u s i l i a r e aé a u s i l i a r e èsse
m'àglio vistítu mi sono vestito me so vistítu
(te) t'ha vistítu ti sei vestito ti si vistítu
s'ha vistítu si è vestito s'ha (s'è) vistítu
(ci) n'aímo vistíti ci siamo vestiti (ci)ne simo vistíti
(ve) v'aíte vistíti vi siete vestiti vi site vistíti
s'hàu vistíti si sono vestiti se so' vistíti
Si noti il cambio di te e ve in ti e vi.
La 2ª persona singolare t'ha vistítu si può confondere con la
3ª pers. sing. della forma attiva, infatti traducendo si ha ti sei
vestito ma pure egli ti ha vestito; anche se si mette il soggetto, la
frase tu t'ha vistítu suona sgradevole all'orecchio di chi è
abituato ormai alla lingua; perciò oggi si usa molto di piú
l'ausiliare èsse. Comunque alla 3ª persona, singolare e plurale,
si sente indifferentemente o s'ha-s'hàu o s'è-se so'.
Il participio passato concorda col genere e col numero
anche quando si usa l'ausiliare aé: m'àglio vistítu (mi sono
vestito), m'àglio vistíta (mi sono vestita), s'hàu vistíti (si sono
vestiti), s'hàu vistíte (si sono vestite), ecc...
121
Co gliu témpo e co lla paglia / se fàu néspuje e canaglia
2ª.5º.9 La forma passiva
122
dire; se fàu tróppe jàcchjare = si fanno tròppe chiacchiere; ju
címena non se rapre masséra = il cinema non si apre stasera...
124
se tené (tenersi) tenésse – tenérese (tenersi)
se sentí (sentirsi) sentísse – sentírese (sentirsi)
La forma col se in proclisi è simile alla 3ª persona singolare del
passato remoto riflessivo; la prima delle due forme col se in
enclisi, invece, coincide con la 1ª e con la 3ª persona singolare
dell’imperfetto del congiuntivo.
I verbi della IIIª coniugazione, piani, col se in enclisi
generano sempre parole sdrucciole o bisdrucciole: es.
accòrgese-accòrgerese (accorgersi), mòese – mòerese
(muoversi), stènnese-stènnerese (stendersi), rescòtese-
rescòterese (riscuotersi)...
l) L’infinito e le desinenze are, ere, ire:
Queste desinenze riappaiono spesso per fare da trait-d’union tra
l’infinito, i pronomi personali e l’avverbio ci; ma anche esse
sono soggette ai cambiamenti metafonetici. Esempi:
í = ire-írici (ícci: andarci)
à = are – àrici (àcci; dargli, darle, dar loro, darci)
veté = vetére – vetériji (vetégli: vederli)
fà = fare – fàriju (fàgliu: farlo)
m) L’infinito, il gerundio e il verbo stà(stare):
Col verbo stà (stare) non si usa la costruzione col gerundio ma
quella con l’infinito: stònco a scherzà = sto scherzando; se sta a
mur í= sta morendo; sta a mirà, sta a cuardà = sta guardando; te
stíi a piglià péna = ti stavi preoccupando...
Anche in altre occasioni si ha l’interscambio infinito-gerundio: a
magnà, nu picchjéro ci ò = mangiando (quando si mangia) un
bicchier di vino è necessario; te manno accattènno = ti mando
ad accattare, ti riduco in miseria...
n) L’infinito fà (fare)
L’infinito fà preceduto dalla preposizione semplice a nelle
proposizioni interrogative assume il significato di perché?:es.
che si riscítu a ffà? = perché sei uscito? (lett. che sei uscito a
fare?); che llo fa a ffà? = perché lo fai? (lett. che lo fai a fare?);
125
che llo scríi a ffà? = perché lo scrivi? (lett. che lo scrivi a
fare?)...
o) Coincidenza di forme verbali:
Hanno la stessa forma verbale:
- la 1ª e la 3ª persona singolare dell’imperfetto-indicativo (éo
aléa, issu aléa ), del passato remoto (éo alà, issu alà), del
presente-congiuntivo (che éo ala, che issu ala), del presente-
condizionale (éo alaría, issu alaría);
- la 1ª e la 2ª persona plurale dell’imperfetto-indicativo e del
pass. prossimo (niàri alèmmo = noi sbadigliavamo e noi
sbadigliammo; uiàri alèste = voi sbadigliavate e voi
sbadigliaste);
- la 1ª e la 3ª persona singolare del passato remoto e l’infinito
presente della 1ª e della IVª coniugazione (alà = io sbadigliai,
egli sbadigliò, sbadigliare); partí = io partii, egli partí, partire);
- la 1ª e la 2ª pers. plur. dell’imperfetto-indicativo del verbo èsse
(la seconda delle due forme) e quelle del presente-condizionale
dei verbi aé (avere) e à (dare): arèmmo = noi eravamo,
avremmo, daremmo; arèste = voi eravate, avreste, dareste;
- il futuro sempl. e il pres. condiz. dei verbi aé (avere) e à (dare):
éo aràglio avrò darò éo aría avrei darei
tu aràgli avrai darai tu arísti avresti daresti
issu arà avrà darà issu aría avrebbe darebbe
niàri arímo avremo daremo niàri arèmmo avremmo daremmo
uiàri aríte avrete darete uiàri arèste avreste dareste
issi aràu avranno daranno issi aríenu avrebbero darebbero
C’è da aggiungere che la coincidenza di forme tra aé( avere), à
(dare) e í (andare) si ha ogni volta che cade la vocale iniziale
nelle forme verbali dell’imperfetto dell’indicativo: (a)éa (avevo-
a), éa (davo-a), (i)éa (andavo-a), del passato remoto: (a)étte
(ebbi-e), étte (diedi-e) e dell’imperfetto-congiuntivo: (a)ésse
(avessi-e), ésse (dessi-e), (i)ésse (andassi-e), ecc...
(Notare arà-arímo-aríte = arò-ariamo-arate e aría = arriva).
Confrontiamoli all’imperfetto dell’indicativo:
126
(a)éa avevo éa davo (i)éa andavo
(a)íi avevi íi davi (i)íi andavi
(a)éa aveva éa dava (i)éa andava
(a)èmo avevamo èmo davamo (i)èmo andavamo
(a)ète avevate ète davate (i)ète andavate
(a)éenu avevano éenu davano (i)éenu andavano
Anche altri verbi hanno voci in comune, come crià e créie-crée,
capà, capé e capí: críi = nasci, spunti, credi; criíi = nascevi,
credevi; criísti = nascesti, credesti (in queste voci verbali si può
scoprire pure il verbo creà-creare); capà, capé e capí, sebbene
abbiano lo stesso tema, non li si può confondere perché capé è
sempre accompagnato dall’avverbio ci, e capí (come finí, pulí,
ecc.) inserisce isc-isci tra il tema e la desinenza: capíscio, finísci,
capísce, finísce, pulísce, ecc... (cfr il seguente punto q)
p) Desinenze della 1ª e della 3ª persona plurale
Ormai la 1ª persona plurale ha consolidato la o in tutti i tempi:
alímo, vitímo, scirnímo, partímo, arèmo, furèmmo... (nei
paradigmi però le due desinenze o – u sono state affiancate).
La u è rimasta salda come finale alla 3ª pers. plur. di tutti i
tempi: àlanu, vétanu, scèrnanu, èranu, aràu, saríenu, come
pure al participio passato: alàtu, scirnùtu, sparítu, aútu, statu,
ecc...
q) Infisso isc-isci nei verbi incoativi
I verbi incoativi (capí, finí, pulí...) prendono l’infisso isc(i) tra la
radice e la finale in tutte le persone (capíscio-capísci-capísce-
capiscímo-capiscíte-capíscianu) e in tutti i tempi (capiscéa,
capi-sciaràglio, capiscísti, capiscésse); al futuro e al
condizionale si può avere anche la forma regolare: capiràglio,
caparía (come caparàglio, caparía di capé), finaràglio, finaría,
ecc...
r) Il verbo veté ha anche alcune voci irregolari al passato remoto
e al participio passato: védde-vitisti-védde-véddaru. Il participio
passato può cambiare la e in i: vetútu-vitútu.
127
s) Al passato remoto della IIª e della IIIª coniugazione si sentono
anche le desinenze –étte, -éttaru: conoscétte-conoscéttaru
(conobbe, conobbero), icétte-icéttaru (disse, dissero), doétte-
doéttaru (dovette, dovettero), ecc...
t) La coincidenza di forme si ha pure con cucí (cuocere,
scottare) e cucí (cucire) che però in dialetto verace fa cusí
oppure cosí (da non confondere con l’avverbio cosí).
I N D I C A T I V O
Presente Imperfetto Passato Remoto Futuro Semplice
ònco stònco éa stéa étte stétte aràglio staràglio
à stà íi stíi isti stisti aràgli staràgli
à stà éa stéa étte stétte arà starà
imo-u stimo-u èmo-u stèmo-u èmmo-u stèmmo-u arímo-u starímo-u
ite stite ète stète èste stèste aríte staríte
àu stàu éenu stéenu éttaru stéttaru aràu staràu
énu stènu éttanu stéttanu
C O N G I U N T I V O CONDIZIONALE
Presente Imperfetto Presente
inca stinca ésse stasse aría staría
inchi stinchi issi stissi arísti starísti
inca stinca ésse stasse aría staría
imo-u stimo-u assèmmo-u stassèmmo-u arèmmo-u starèmmo-u
íte stite assèste stassèste arèste starèste
íncanu stíncanu éssaru stàssaru aríenu staríenu
éssanu stàssanu
128
IMPERATIVO GERUNDIO
à ite - stà stite ènno stènno1
P A R T I C I P I O (passato) INFINITO
àtu statu à stà
INDICATIVO
Presente Imperfetto Pass. Rem. Futuro Semplice1
fàccio sàccio facéa sapéa féce séppe 3 faciaràglio saparàglio
fa sa facíi sapíi facísti sapísti faciaràgli saparàgli
fa sa facéa sapéa féce séppe3 faciarà saparà
facímo sapímo facèmo sapèmo facèmmo sapèmmo faciarímo saparímo
facíte sapíte facète sapète facèste sapèste faciaríte saparíte
fàu sàu facéenu sapéenu2 féciaru sépparu3 faciaràu saparàu
1) Il futuro semplice di fà ha pure la forma faceràglio, faceràgli, facerà, ecc...
2) Ci sono anche le voci facénu, sapénu
3) Vi sono anche le forme sappe, sàpparu
CONGIUNTIVO CONDIZIONALE
Presente Imperfetto Presente
fàccia sàccia facésse sapésse faciaría saparía
facci sacci facíssi sapíssi faciarísti saparísti
fàccia sàccia facésse sapésse faciaría saparía
facímo sapímo faciassèmmo faciarèmmo
sapassèmmo saparèmmo
facíte sapíte faciassèste sapassèste faciarèste saparèste
fàccianu sàccianu facéssaru sapéssaru1 faciaríenu saparíenu
- C’è anche la forma con la desonenza –anu.
IMPERATIVO GERUNDIO
fa (tu) (sacci), ha da sapé facènno sapènno
facíte (uiàri) (sapíte), aíte da sapé
tiníte da sapé
129
PARTICIPIO (passato) INFINITO
fattu sapútu fà sapé
CONGIUNTIVO CONDIZIONALE
Presente Imperfetto Presente
òglia pòzza olésse potésse olaría potaría
ugli puzzi ulíssi putíssi olarísti potarísti
òglia pòzza olésse potésse olaría potaría
ulímo putímo olassèmmo potassèmmo olarèmmo potarèmmo
ulíte putíte olassèste potassèste olarèste potarèste
òglianu pòzzanu oléssaru potéssaru1 olaríenu potaríenu
- Vi sono anche le forme: oléssanu, potéssanu.
IMPERATIVO GERUNDIO
ha da olé - aíte da olé - tiníte da olé olènno – potènno
puzzi – putíte
PARTICIPIO (passato) INFINITO
olútu-ulútu potútu-putútu olé-volé poté
130
Si ha pure olétte-oléttaru, potétte-potéttaru; pó-pò si possono
mutare in pu: chi ci pu í? (chi ci può andare?), ci pu ice tuttu
(gli-le puoi dire tutto).
Il verbo poté ha coincidenza di forme col verbo potà (potare):
putímo = possiamo-potiamo; poténu = potevano-potavano;
potaria = potrei, poterei, ecc...
olé può prendere la v: olé = volé; óglio = vòglio.
tené (tenere) - vení-viní
(venire)
INDICATIVO
Presente Imperfetto Passato Rem. Futuro Semplice
ténco vénco tenéa venéa ténne vénne tenaràglio venaràglio
té vé tiníi viníi tinísti vinísti tenaràgli venaràgli
tè vè tenéa venéa ténne vénne tenarà venarà
tinímo vinìmo tenèmo venèmo tenèmmo venèmmo tenarímo venarímo
tiníte viníte tenète venète tenèste venèste tenaríte venaríte
téu véu tenéenu venéenu ténnaru vénnaru tenaràu venaràu
tenénu venénu
CONGIUNTIVO CONDIZIONALE
Presente Imperfetto Presente
ténca vénca tenésse venésse tenaría venaría
tinchi vinchi tinìssi viníssi tenarísti venarísti téna
vénca tenésse venésse tenaría venaría
tinímo vinímo tenassèmmo venassèmmo tenarèmmo-venarèmmo
tiníte viníte tenassèste venassèste tenarèste-venarèste
téncanu véncanu tenéssaru venéssaru tenaríenu-venaríenu
tenéssanu venéssanu
131
IMPERATIVO GERUNDIO
tè tiníte vé viníte tenènno venènno
PARTICIPIO (passato) INFINITO
tenútu-tinútu venútu-vinútu tené vené-viní
í (andare)
INDICATIVO CONGIUNTIVO
Pres. Imperf. P. Rem. Fut. Sempl. Pres. Imperf.
vàglio iéa í varàglio vàglia iésse
va iíi ísti varàgli vagli iíssi
va iéa í varà vàglia iésse
iàmo ièmo ièmmo varímo iàmo iassèmmo
iàte iète ièste varíte iàte iassèste
vàu iéenu íranu varàu vàglianu iéssaru
iénu íru iéssanu
CONDIZIONALE IMPERATIVO GERUNDIO
varía – varísti – varía va – iàte iènno
varèmmo – varèste – varíenu PARTICIPIO INFINITO
(passato) ítu í
ice – dí (dire)
INDICATIVO CONGIUNTIVO
Pres. Imperf. P. Rem. Fut. S. Pres. Imperf.
ício icéa isse iciaràglio ícia icésse
ici icíi icísti iciaràgli ici icíssi
ice icéa isse iciarà ícia icésse
icímo icèmo icèmmo iciarímo icímo iciassèmmo
icíte icète icèste iciaríte icíte iciassèste
ícianu icéenu íssaru iciaràu ícianu icéssaru
icénu icéssanu
CONDIZIONALE IMPERATIVO GERUNDIO
iciaría – iciarísti – iciaría ici-dí icíte icènno
132
iciarèmmo – iciarèste – iciaríenu PARTICIPIO INFINITO
(passato) ittu ice - dí
133
-------------------------------------- --------------------------------------
- métte mésse missu (misu) accòrgese m’accòrze
accórto
nfónne nfósse nfussu attòrce attòrze attórto
--------------------------------------- murírese me mòrze mórto
tòrce tòrze tórto raprí raprí-rapèrze rapérto
scórte scórze-scortétte scurtu ruprí ruprí-rapèrze-rapérto
---------------------------------------- scuprí scuprí-scopèrze –érto
arespónne arespóse arespúsu suffrí suffrí-soffèrze sofférto
respónne respóse respúsu uffrí uffrí-offèrze offérto
confónne confúse-cunfúse confúsu ------------------------------------
jute juse jusu nasce nascí-nascétte natu
annascónne annascóse annascúsu -------------------------------------
---------------------------------------- mòe mòsse mósso
scégne scése scisu smòe smòsse smósso
ngíe ngise ngisu (anche nc) scòte scòsse scósso
arengíe arengíse arengísu rescòte rescòsse rescósso
defènne defése- defísu (difísu) soccète soccèsse soccésso
(difinní defennútu) -------------------------------------
protènne protése pritísu cognógne cognónze cognúntu
rènne rése risu mógne mónze muntu spènne
spése spisu ógne ónze untu
tènne tése tisu palógne palónze palúntu
stènne stése stisu -------------------------------------
---------------------------------------- despèrde despèrze despérzo
fríe friggí-frisse frittu pèrde pèrze pérzo
soffríe soffrísse soffríttu-suffríttu spèrde spèrze spérzo
----------------------------------------- ------------------------------------
piàgne piànze piàntu accóglie accóse accóto
rempiàgne rempiànze rempiàntu cóglie cóse cóto
----------------------------------------- raccóglie raccóse raccóto
depégne depénze depíntu-dipíntu recóglie recóse recóto
nfégne nfénze nfintu scióglie scióse scióto
ntégne nténze ntintu arescióglie arescióse arescióto
spégne spénze spintu -------------------------------------
tégne ténze tintu mpóne mpóse mpósto
vénge vénze vintu rempóne rempóse rempósto
134
----------------------------------------- scompóne scompóse scompósto
còce còsse-cocétte cótto --------------------------------------
135
Da notare cétto (CITO), domanicétto (DE MANE CITO),
innòtte = í nnòtte (questa notte), itérza = í terza (dIes TERTiA,
il terzo giorno), maddemà (ma demain?), masséra (mon-ma
soir?), prisdimà (posdomani), sèmpe (SEMPEr), séra (ablativo
lat. SERĀ).
Locuzioni
abbonóra, a bon’ora di buon’ora domà a cuínici domani a
a calàta ‘e sole al calar del solequindici
alla resciút ‘egliu sole al levar finu a mo finora
del sole iér’a demà ièri mattina
‘gni sèmpe ognora, sempre iér’a mmatína ièri mattina
a luscu e bruscu tra il lusco e il iér’a séra – ierasséra ièri sera
brusco í nnòtte stanotte, la scorsa notte
a n’ora ‘e dí (tí) quando manca í tèrza l’altro ièri
un’ora al tramonto j’annu che vè l’anno venturo
a poc’aru, appocàru fra un po’ j’ar’atr’annu l’altr’anno
a poménti a momenti j’aru iéri l’altro ièri
a punt’e arba allo spuntar del- la emà l’indomani
l’alba n’ara bòtta un’altra volta
ca òta qualche volta n’ar’atr’òta un’altra volta
càe òta qualche volta n’òta una volta
co nu moménto in un momento ntémp’e n’òta ai tempi di
da mo! da tanto tempo, ormai una volta
è mo! ne è passato di tempo! nu pezz’annànzi tanto tempo fa
d’autúnnu in autunno, d’autunno nu saccu ‘e òte un sacco di
de doméneca di domenica volte, spesso
de giórno, de jórno di giorno óggi a òtto òggi a òtto
de mmatína di mattina óggi a cuínici òggi a quindici
de Natàle di Natale ógne-ugni jórno ogni giorno
de primavièra di primavera ógne-ugni póco ogni pòco
de sera di sera ógne-ugni tantu ogni tanto
de state in estate, d’estate pe póco per pòco (tempo)
de vérno-u in inverno, d’inverno póco témp’è pòco fa
domà a ótto domani a òtto, fra quantu-cuàntu temp’è? quando
otto giorni tèmpo fa?
Da notare iér’a demà = ièri mattina (DE MAne = di mattina).
136
2ª.6º.2 Avverbi di modo: comme?
La forma classica è quella in mente come in italiano, sempre con
l’aggettivo femminile anche quando in lingua c’è l’apocope
della vocale finale: leggera-ménte invece di legger-mente .
Ecco appresso una serie di avverbi di maniera che non finiscono
in mente:
addallappòsta apposta, a bella mprèscia in fretta
posta, per scherzo múngiu senza premura
appéna appena, ncancanúni traballando
appòsta apposta ncattàzzu inmodo superbo,
aúffa a ufo tronfio
aúgnu volentieri nzinucchjúni ginocchioni
bene-bè-be’ bene nzunu insieme
ca circa péggio-péiu pèggio
comme? come? pennecúni penzoloni
comme come piànu-pjànu piano
culúni a gocciole, sgocciolando ncoglionèlla in modo
cusí cosí canzonatorio
fòrte fortemente, forte ndriússu vagabondando
furúni sospettosamente, ngeréglio con attenzione
guardingo (lett. in cervello)
lénto lènto, lentamente ruzzicúni ruzzoloni, rotoloni
lésto lèsto soprappinziéro soprappens.
lusí in quel modo spinnicúni penzoloni
male male sballúni a balzelloni stuzzillúni-stussillúni inciam-
méglio mèglio pando, incespicando
mpeàli con le sole calze, senza susí in codesto modo
scarpe turciúni contorcendosi
Da notare aúffa da A.U.F.A.(Ad Usum FAbricae), sigla che si segnava
sui materiali da costruzione di una chiesa, esenti appunto da dazio;
méglio da MELIUs; péiu da PEIUs; lusí e susí che non hanno
corrispettivi in italiano; ngeréglio (lett. in cervello).
137
Locuzioni
a buralíce a meraviglia, a póco a póco a pòco a pòco
(lett. con burro e alici) a puiúni a tastoni,
a calànza calando, digradando a raúglia a man bassa
a cap’annànzi guardando avanti a ruzzicúni ruzzoloni, rotoloni
a cap’aréto retrocedendo, guar- a sbafu a sbafo
dando indietro, dietro-front a sfàsciu in gran quantità
a cap’a ssótto a capo basso, a spinturiúni a spintoni
a capo in giú stuzzillúni inciampando
a cavàgliu a cavallo a tastúni tastoni
a cèca jume a occhi chiusi, a tortamente a torto
a lume spento a tutumía a pezzettini
a coscénza secondo coscienza a vérzo a genio, nel modo giusto
a déreto a caso, a piacere a zerlénche a pezzetini
a faccia annànzi a faccia in avanti a zicu-zacu a zig-zag
alla lupígna di soppiatto, come i co mèsa ócca malvolentieri,
lupi a mezza bocca
alla mpruvísa all’improvviso confrómme a conforme a,
alla mutígna come i muti secondo il caso
alla rivèrza-revèrza alla rovescia cusí cusí cosí cosí
alla stésa in maniera distesa, can- de lónco senza fermarsi, di lungo
tare lentamente a tutta voce de prèscia di fretta
alla vernarésca come d’inverno de sguíngiu di sguincio
anzi che meno male che furúni furúni in modo sospetto
a pace nfrónte a quattr’occhi, guardingo
a tu per tu, faccia a faccia iòtto iòtto mogio mogio
a passatóra da parte a parte lòcco lòcco con fare melenso
a picurúni carponi, pecoroni mani mani a mano a mano
a pirdifiàtu a perdifiato méso méso mèzzo mèzzo, cosí cosí
a pecàgna, a pedàgna a piedi tanche tanche lemme lemme
a(p)pèie, appèie a piedi* tuttu nu bótto tutto d’un colpo
* a(p)ppèie-appèie sarebbe a piede, in italiano invece si usa il plurale a piedi
138
abbàlle a valle, giú là(ne), lòco là, lí
accàntu accanto lontànu lontano
accósto a fianco, accòsto mbràcciu in braccio
addó? dove? da dove? mméso in mèzzo
addó dove mmócca in bocca
addónca, dónca dovunque mpittinèlla di sentinella,
addósso addòsso al sole, in alto
annànzi avanti mpizzu-mbizzu sul bordo,
apprésso apprèsso all’estremità
areècco riecco mpresènzia in presenza,
areèllo riecco (là) davanti
areèsso riecco (costà) nanzi-nnanzi innanzi
aréto diètro, indiètro nanzipétto davanti
attèra giú, di sotto nàutu in alto
attórno attorno, torno ncallóco in qualche luogo
ce, ci ce, ci ne ne, da
cuà(ne) qua nfàccia-nvàcia in faccia,
dapettúttu dappertutto davanti
deccuà(ne) di qua nfrónte-nvronte in fronte
décchi qui, qua ngima-ncima in cima, su
dellà(ne) di là, là nuèlle in nessun luogo,
denànzi dinanzi nzinu-nsinu in seno
deréto di diètro, diètro nzoddó-nsoddó non so dove
dessà da codesta parte pedderéto per di diètro,
déssi costà prenténto dentro
dèsso ecco (costà) rasènte rasente
ncóglio sulle spalle (sul collo) réntro dentro
écchi qui, ssà (ne) costà
ècco ecco sópe-sópre-sópra sopra
èllo ecco (là) sótto sotto
éssi costí trénto dentro
èsso ecco (costà) tramméso (-ézzo) frammèzzo
fòre fuori vicinu vicino
Da notare fòre da FORIs, mméso da iN MEDIUm, mpresènzia
da iN PRaESENTIA, nuèlle da Ubi vELLEs, sópe daSUPEr,
sópre-sópra da SUPRA, vicinu da VICINUs; èllo ed èsso non
hanno corrispettivi in italiano.
139
Locuzioni
a balle giú, a valle éssi dessà da codesta parte,
a balle pe décchi giú per di qua costí
a balle pe déssi giú per costí écchi ngima quassú
a balle pe lòco giú per colà ècco cuà(ne) ecco qua
a cap’a balle in giú, giú, a valle ècco écchi ecco qui
a cap’a monte in su, verso il monte èllo llà(ne) ecco là
a cap’a tèra in giú, giú, verso èllo lòco ecco là
il basso éssi ngima costassú
a capu ngima in su, verso l’alto èsso éssi ecco costí
a capu da capo, dall’inizio èsso ssà(ne) ecco costà
a curtu vicino (a breve) finènte a fino a (finénte)
a dónca dovunque lòco dellà da quella parte, colà,
a deótto via dal nido lòco fòre là fuori
a lónco lontano, alla lunga lòco ngima lassú
a mani ritta a destra lòco réntro là dentro
a mani mangína a sinistra lòco trénto là dentro
a monte su, a monte lòco sópe là sopra, lassú
a monte pe décchi per di qua lòco sótto là sotto
a monte pe déssi su per costà ngima pe décchi su per di qua
a monte pe lòco su per colà ngima pe déssi su per costà
a péie dappièdi, da piè ngima pe lòco su per colà
a réto indiètro, diètro nzinènte a ino a (nzinénte)
a tèra giú, di sotto pe cap’a balle, -a tèra in giú,
da (d)dó? donde? da dove? per la discesa
da pe tèra da terra pe cap’a monte, -ngima in su,
da ngima da su, da sopra per la salita
da pe tuttu dappertutto pe capu ngima in su,
de fòre di fuori pe capu deccuà da questa parte
de frónte di fronte pe capu dellà da quella parte
de réto di diètro pe capu dessà da codesta parte
écchi a balle quaggiú pe deccuà per di qua
éssi a balle costaggiú pe dellà per di là, per di lí
lòco a balle laggiú pe dessà per costà
écchi a monte quassú pe décchi per di qui
140
éssi a monte costassú pe déssi per costí
lòco a monte lassú pe lòco per di lí, per di là
écchi a tèra quaggiú pe de réto per di diètro, diètro
éssi a tèra costaggiú rempettàtu nnanzi dirimpetto,
lòco a tèra laggiú, là giú se addó dove
écchi deccuà da questa parte scrima scrima seguendo l’an-
damento del colle o monte
Nota: la a di a capu (da capo) e a péie (da piè) è la preposizione
semplice da che ha perso la d, infatti non si ha il
raddoppiamento né della c di capu né della p di péie; invece
a(c)capu e a(p)pèie, col raddoppiamento, significano a capo e a
piedi; in da pe tèra e in da ngima dopo da si ha un’altra
preposizione; a(b)balle viene da AD VALLEm; a(m)monte da
AD MONTEm; a réto da Ad RETrO; de réto da DE RETrO; le
espressioni e èsso, e èllo, e dèsso fattu si usano per concludere
ciò che si sta dicendo: e cosí è stato, ed ecco fatto, e via, e finí
cosí.
Si è visto che molte locuzioni contengono gli avverbi cuà, écchi,
ècco, là, lòco, èllo, ssà, éssi, èsso che corrispondono a quà,
costà, colà; eccoli qui ordinati e distinti ad indicare la
lontananza o la vicinanza:
cuà(ne), écchi, ècco: indicano vicinanza a chi parla o a chi scrive;
ssà(ne), éssi, èsso: indicano vicinanza a chi ascolta o a chi
legge;
là(ne), lòco, èllo: indicano lontananza da chi parla o
ascolta e da chi scrive o legge.
142
addavéro per davvero peddallavéro per davvero
avéro davvero peddavéro per davvero
cérto cèrto, certamente própio pròprio
davéro davvero sí, sicúru sí, sicuro,
embè sí, è cosí sicuramente
Si hanno pure le forme staccate: a dallavéro, a davéro, pe
davéro, pe dallavéro. Caratteristica l’affermazione embè oppure
e mbè (sí, sí, proprio cosí). própio si mette davanti all’aggettivo:
è própio béglio = è proprio bèllo; al pronome: própio issu =
pròprio lui; al verbo: tu me ó fà própio angustià = tu vuoi
pròprio farmi angustiare; al nome: própio Crispínu = pròprio
Crespino; ad un altro avverbio: própio bè = pròprio bene.
2ª.6º.7 Avverbi di negazione
gnornò signornò Le varie forme di non:,
mancu manco nò, nó, n, nn, non, nonn, nu,
mica mica nun, ónn
neànche neanche
nemmàncu nemmanco Locuzioni
nemméno nemmeno gnènte affàttu niente affatto
neppúru neppure pe gnènte, pe nniènte per niente
Non la só nemmàncu piéna (non l’ho nemmeno riempita), non
se lle mancu magna (non se le mangia nemmeno), non me nne
mancu tè (non ne ho neanche voglia), mancu fussi ju patró!
(nemmeno fossi il padrone!, come se fossi tu il padrone!).
2ª. 6º. 7. a. La multiforme negazione non
143
- nó: conserva l’accento acuto e perde la n finale con i verbi che
cominciano per vocale: nó ala (non sbadiglia), nó iéa (non
andavo-a), nó í (non andare, non andò, non andai), nó urla (non
urla)...; con le labiali b, v : nó batte (non batte, non battere), nó
vale (non vale)...; con le dentali r, s impura, z: nó remàne (non
rimane), nó scríe (non scrive, non scrivere), nó zappà (non
zappai – non zappò – non zappare)...; con le palatali g, gn : nó
girà (non girai-non girò-non girare), nó gnàuja (non gnaula)...;
- nò: cambia l’accento acuto in grave e perde la n finale davanti
ai nomi propri: nò Giàcamu (no-non Giacomo), nò Pittúcciu (no
–non Benedetto), nò Crulínta (no-non Clorinda)...; davanti agli
articoli ju ed i: nò ju sórece (no-non il sorcio), nò i cici (no-non
i ceci)...; davanti ai pronomi personali: nò éo (no-non io), nò
issu (no-non esso, lui), nò uiàri (no-non voi)...; davanti ai
pronomi e agli aggettivi dimostrativi, indefiniti e numerali: nò
chissu (no-non codesto), nò chígliu libbru (no-non quel libro);
nò cae paru (no-non qualche paio), nò caecúnu (no-non
qualcuno); nò du fa i(no-non due fave, due faggi), nò dóa (no-
non due); davanti agli avverbi di modo, tempo, luogo: nò susí
(no-non in codesto modo), nò domà (no-non domani), nò
masséra (no-non stasera), nò fòre (no-non fuori); davanti alle
preposizioni: nò de state (no-non d’estate), nò da ti (no-non da
te), nò co téco (no-non con te), nò pe tèra (no-non per terra)...;
- nun: per i soliti motivi metafonetici, quando s’incontra i
oppure
u, non si muta in nun: nun ci fà aspettà (non farci aspettare), nun
ti gliu ònco (non te lo dò), nu gliu óglio (non lo voglio), nu gli
stoccà (non li spezzare), nu llu viti? (non lo vedi?), nu scrupí
(non scoprire, non scoprí)...;
- nonn: davanti alle voci verbali di èsse, di aé e dei verbi che
cominciano per vocale, raddoppia la n finale: nonn è véro, nonn
ha véro (non è vero), nonn àglio addó í (non ho, non so dove
andare), nonn ha ittu gnènte (non ha detto niente), nonn hàu
nzeràta la mastra (non hanno chiuso la madia), nonn èra friddu
(non era freddo), nonn accortà (non accorciare, non accorciai,
144
non accorciò), nonn affonnà (non affondare, non affondai, non
affondò), nonn ucicà (non rimestare, non rimestai, non
rimestò)...;
- ónn: talvolta perde la n iniziale e raddoppia quella finale dopo
alcuni avverbi che subiscono elisione: ancor’ónn ò calà (ancora
non vuole scendere), fórz’ónn è issu (forse non è lui), allor’ónn
èra rivinútu (allora non era ritornato); ma anche a inizio di frase:
ónn èra finutu (non era finito, non avevo-a finito), ónn ha ta fà
susí (non devi fare in codesto modo)...;
- n: davanti alle voci dei verbi, alle particelle pronominali ed
agli avverbi ce e ci rimane solo una n, che si unisce ad essi: es.
nsa (nza) fà gnènte (non sai, non sa fare niente), nsi (nzi) gliu
piglia niciúnu (non se lo prende nessuno), tu nté fame (tu non
hai fame), nse (nze) llo bée (non se lo beve), nti gliu ònco (non
te lo dò), nci (ngi) vàglio (non ci vado), nci (ngi) gliu à (non
glielo dà, non glielo dare), nce (nge) llo ício (non glielo dico),
nce(nge) llo lèo (non ce lo levo, non ce lo tolgo), nsocché –
nzocché (non so che, un non so che, qualcosa), nsoddó – nzoddó
(in qualche luogo, non so dove), ndòrme mai (non dorme mai),
ntórna piú (non torna piú)...; davanti ad m ed n si ha il
raddoppiamento: n me fa male = mme fa male (non mi fa male),
che non è me fa male (mi fa male), n ne óglio = nne óglio (non
ne vòglio), che non è ne óglio (ne vòglio)...;
- nn: a volte si ha nn: nn èra véro (non era vero), cuandu nn aèa
che fà (quando non sapevo-a che fare, quando non avevo-a da
fare); si potrebbe usare anche l’apostrofo: nn’èra véro, nn’aèa
che fà...; ma forse è meglio la presedente forma ónn.
- non e nun davanti a n, l, m, possono perdere la n finale e dare
luogo cosí al R. S.: non lassa = no (l)lassa (non lascia), non
magna = no (m)magna (non mangia), non la fàu = no (l)la fàu
(non la fanno), non nato= no (n)nato (non nuoto), nun mi gli à =
nu (m)mi gli à (non me li dà), nun lítica = nu (l)lítica (non
litiga), nun niscà = nu (n)niscà (non innescare, cerca di non
inciampare con l’àlluce).
145
2ª.6º.8 Avverbi e locuzioni di dubbio
- Articolate:
+ ju ji-i lo la le
a agliu agli allo allaalle
146
da dagliu dagli dallo dalla dalle
de degliu degli dello della delle
Da notare la trasformazione degli articoli ju in gliu e ji-i in gli
per il R. S. che invece per lo, la, le si manifesta chiaramente con
la doppia l(elle).
Non tutte le preposizioni si uniscono necessariamente con
l'articolo; quelle che non appaiono nello specchietto precedente
preferiscono la forma separata, come spesso avviene anche con
a, da, de: co gliu, co gli, co la, co le, pe la, pe le, pe gliu, pe gli,
tra-fra gliu, tra-fra gli, tra-fra la, tra-fra le.
Però, anche e non si scrive, il raddoppiamento bisogna farlo
sentire. Molti però lo scrivono, cosí: a gliu, a gli, a llo, a lla, a
lle, da gliu, de gliu, de llo, da gliu, da lle, da llo, ecc...
Le preposizioni articolate allo, dallo, dello (co lo, pe lo, tra
lo) sono le forme per il neutro di materia e non, come potrebbe
sembrare, per i nomi che cominciano per z ed s impura: es. allo
méo (nel mio, nel mio podere), dello seme (del seme), dallo
ranu (dal grano), co llo téo (col tuo, con la tua roba), pe llo callu
(per il caldo), tra llo vérde (tra il verde)...
148
de('e)
- ju pare de Giggi, ju pare 'e Giggi, ju par'e Giggi (il padre di
Gigi), la pòrta de casa, la pòrta 'e casa, la pòrt'e casa (la porta
di casa), ice sèmpe de nò, ice sèmpe 'e nò, ice sèmp'e nò (dice
sempre di no); pjínu de nuci (pieno di noci), unu de niàri (uno di
noi), è piú ranne de ti (è piú grande di te), cammina de córza
(cammina di corsa), è de Tíuji (è di Tivoli), de mmatína (di
mattina), de vérno (d'invèrno), dell'Assunta (il giorno dell'
Assunzione), cérca de ireténne(cerca di andartene), non só de
écchi (non sono di qui). Si usa de oppure 'e a seconda
dell'enfasi che ci si vuole mettere.
- Da notare l'uso pleonastico della preposizione de in queste
frasi: ju só vistu de fà (l'ho visto fare...), ha ittu ca de sí (ha
detto che sí).
- Nella domanda di chi è? si vede la trasformazione
metafonetica di de; nella risposta infatti riappare subito de: è de
fràtimu (è di mio fratello).
in ('n - n)
La preposizione in ('n-n) non è mai seguita dall'articolo
determinativo, quindi non si hanno preposizioni articolate (cfr
gli esempi con la preposizione a ).
- in si usa davanti a l, n, r: in làcreme, in largu, in niru, in nòe,
in retàrdu...
- la forma n si appoggia alla parola che segue: in alto = nàutu;
in testa, in capo = ncàpu; in cielo = ncélo-ngélo-ncéo-ngéo
(é=è, c=g, l dilegua); in cima, su = ncima-ngima (c=g); in còllo
(sul collo) = ncóglio (ò=ó, ll=gli ); davanti, nella toppa, in
faccia = nfàccia*; infatti = nfatti; in òzio = nózio-nóziu (ò=ó,
z=z); in qualche pòsto = ncallóco (da notare il diverso accento
di lòco ); sulle gambe, in seno = nsinu-nzinu (s=z, é=i); in
società, in soccida = nsócceta-nzócceta (s=z); in qualche modo
= ncammòto-ncammòdo (d=t);
- davanti a m, b, p la preposizione in-n si muta in m: in barile =
mbaríle; in bilico = mbílicu, in bocca = mmócca (anche la b si è
149
mutata in m; mmócca è anche voce del verbo mmoccà =
imboccare, mettere dentro: Ah Marí, mmócca la pasta, ca
l'àccua bólle!; in braccio = mbràcciu (riappare la b di racciu);
in pittinèlla = mpittinèlla-mbittinèlla (in luogo alto e assolato,
di vedetta); in pizzo = mpizzu-mbizzu (sul bordo); in praesentia
= mpresènzia (in presenza, presenza, al presente); in mano =
mmani (mmà); in mèzzo = mméso-mmézzo;
- al posto di n si può usare anche in: ncuànti site?, in cuànti
site? (in quanti siete?); ndóa, in dóa (in due); se in casu, se
ncasu (se per caso, caso mai);
- davanti a maiuscola si puà usare ’n staccata o in: ’n Italia, in
Italia, ’n Àfreca, in Àfreca, ’n Somalia, in Somalia, ecc...
______
* nfàccia ha piú accezioni: mo ch'arevà nfàccia a móglieta! (adesso che ritorni
davanti a tua moglie!), la jài nfàccia (la chiave nella toppa), ju paése sta nfàccia a mi
(il podere è intestato a me, al mio nome).
- n-m invece di da-di: ce ll'ha leàtu ncapu (gliel'ha tolto dal
capo), lèete mméso (lèvati di mèzzo), ce ll'ha leàtu mmócca
(gliel'ha tolto dalla bocca);
pe
Ha la e stretta e non vuole apostrofo per la sparizione della r,
che però riappare in perúnu-pirúnu-perú-pirú (ciascuno), dove è
fusa con un'altra parola;
- pe mo (per adesso), pe lla màcchja (per la macchia, nel bosco),
sta pe piòe (sta per piovere), pe (t)tèra (per terra), da pe (t)tèra
(da terra; si notino le due preposizioni una vicino all'altra)...
- per la metatesi si trasforma in pre; pre chéllo riíi (per ciò
ridevi), èllo se preché (ecco perché), prenténto (dentro),
presémpio (per esempio)...;
- per la metafonesi può mutarsi in pi: pi mi (per me), pi ti (per
te), pi issu (per esso, per lui), j'acchjappà pi gliu cóglio (lo prese
per il còllo)...
su
150
- Si usa solo col significato di circa, intorno; negli altri casi si
usano le preposizioni improprie sópe-sópre-sópra: su chissu
arguménto aggià si parlàtu a tróppo (circa, intorno a codesto
argomento hai già parlato tròppo)...
fra -tra
- fra nu cuàrtu 'e ora (fra un quarto d'ora), tra mi e ti nci sta
piú gnènte da ice (tra me e te non c'è piú niente da dire), fra
tre(tri) mmisi (fra tre mesi), tra du àrbiri (tra due alberi), fra mi
(fra me)...
Le preposizioni a, de, da, insieme con molte preposizioni
improprie, formano le locuzioni prepositive.
151
Locuzioni prepositive
accósto a accòsto a denànzi a davanti nfinu a infino a
annànzi a avanti a deréto a diètro a nzinènte a sino a
a paru a al pari di dóppo de dopo di nzunu a insieme a
a pétto a a pétto con finènte a fino a pe deréto a dietro a
apprésso a apprèsso a finu a fino a prima de prima di
a prézzo de a prèzzo di fòre de fuori di réntro a dentro a
aréto a diètro a mméso-mmézzo a senza de senza di
attórno a intorno a in mèzzo a sópre 'e sopra di
cóntro de contro di nanzi a davanti a tramméso a in mèzzo a
deccuà da di qua da ncima-ngima a trénto a dentro a
de frónte a di fronte a in cima a, su vicínu a vicino a
dellà da di là da nfaccia a davanti a
152
È méglio laorà co chi nte paca
che parlà co chi non te capisce
CAPITOLO OTTAVO: LA CONGIUNZIONE
Esempi:
o éo o issu (o io o lui), né déo né dissu (né io né lui), era lusí
ranne che nun ci capéa (era cosí grande che non ci entrava),
ntreménte che magno me sento j'aràtiu (mentre mangio sento
la radio), oléa sapé se preché stíi a ríe (volevo-voleva sapere
perché stavi ridendo), isse se comm'era soccésso (disse come era
succèsso), comme che durmíi, me nne só ítu (siccome dormivi,
me ne sono andato), datu che stite écchi, firmíteve a pranzu
(dato che state qua, fermatevi a pranzo), ugn'òta che rèscio co
téco, pjòe (ogni volta che esco con te, piove), tutti fòre che déo
(tutti fuorché io), te ll'arecordaràgli finu a che campi (te lo
ricor- derai finché campi)...
155
Fila-filogna fila-filogna / àmme la óte che m’abbesógna
CAPITOLO NONO: L'INTERIEZIONE
2ª.9º.1 Interiezioni proprie, improprie e locuzioni esclamative
L'interiezione o esclamazione, ogni grammatica insegna, è una
delle nove parti del discorso, ma in effetti non è così, perché
essa già da sola è come una intera frase che può esprimere
meraviglia, ribrezzo, ira, rimprovero, dolore, gioia, minaccia,
richiamo, disgusto, noia, desiderio, rimpianto, ecc...
Si hanno interiezioni proprie, improprie e locuzioni esclamative:
Interiezioni proprie: ah, àhia, ahè, ahó-aó, ahú, blèh, èhè, léh, mah,
uff, uffa, uh, uhne...
Interiezioni improprie: adda, ahiàhia, alé, aló, benemméo, dià,
òsce, su, mannàggia, matittói-matittóglia, perbíu...
Locuzioni esclamative: àleme sante mèie, e che dià, mamma méa,
mbè su, Giasú Cristu méo, Matònna méa, uhne uhne, póri nu...
Considerazioni: adda ha significato di meraviglia: adda se
comm'è béglio! = oh, com'è bello!; con valore aggettivale: adda
munnu! = che mondo!; ah indica meraviglia, incitamento (infatti
si usa per spronare le béstie) e chiamata (ah Gí!, ah Mà!, ah
Frangé!, ecc.); matittói e matittóglia (maledetto òggi) non si
156
sentono piú; ahè e èhè vogliono dire sí, va bene, ho sentito; èh
indica rimprovero, rassegnazione o risposta, secondo il tono
della voce; òsce esprime meraviglia o disapprovazione; léh si
usa per fermare le béstie; ahiàhia e àhia indicano dolore;
benemméo grande soddisfazione; ahó e ahú richiamano
l'attenzione; alé e aló esprimono rassegnazione o incitamento;
dià, e che dià! meraviglia, impazienza, disapprovazione; uhne
uhne lamento; mah disapprovazione o incertezza; uff e uffa
disappunto, noia, impazienza; mbè su esortazione; àleme sante
mèe, Matònna méa, Giasú Cristu méo sono chiare invocazioni
religiose; póri nu! indica commiserazione o rimpianto.
157
I parénti so’ comme le scarpi / pjú so’ stritti e pjú fàu male
PARTE TERZA
VARIE
158
159
Gni cavàgliu stòcca la capézza
e ogne scarpa po’ se fa ciavatta
CAPITOLO PRIMO: POLISEMIA
160
ci prende (sorprende) la pioggia (l'acqua)? ti cci só acchjappàtu!
= ti ho colto in flagrante, sul fatto!
- accóglie (colpire): nun ci accóglio = non ci colgo, non lo
colpisco; ci só accóto co gliu turtúru = l'ho colpito col bastone;
ce ss'ha accóto nu vitu = gli è venuto a suppurazione un dito;
__________
* Cfr Lindström (Anton) – Il Vernacolo di Subiaco - 1907 - Roma, Società Filologica Romana. Studj Romanzi,
etc. no. 5. 1903, etc. 8°- Ac. 9769/6. Ogni asterisco, da qui in avanti, sottintende questo richiamo.
- accostàrese (avvicinarsi): m'accòsto alle nòe cruci = son
prossimo-a ai novanta, mi avvicino alle nove croci (una croce =
10 anni);
- accostàti (prossimi): co gli accostàti séi = con quelli che gli
stanno vicino, accòsto;
- accroccà : accrócca ju rellóggio = carica l'orologio; accroccà
la sbéglia = regolare la sveglia, mettere la sveglia a una
determinata ora;
- accuàntu àmme accuàntu nu pézzo 'e pizza = dàmmi appena
(soltanto) un pezzo di pizza; accuàntu piàntela! = cerca di
finirla, finiscila una buona volta!; accuàntu vi'! = ma guarda un
po'!;
- accupà: àglio d'accupà chésta búcia = devo approfondire
questa buca;
- adda: adda munnu! = che mondo!; add' omm'è béglio! =
guarda com'è bèllo!
- addiggiúnu: j'attrippàtu non créie a gli'addiggiúnu = chi ha la
pancia piena non crede a chi ce l'ha vuota (a chi sta a digiuno);
- addimmannà: écchi la viti e lòco l'addimmànni = lett. qui la
vedi e lí la domandi (la cerchi);
- addurà: stu picchjér'e vinu pòzza addurà comme na messa
cantàta, comme chélla co gliu pàssio! = questo bicchiere di vino
possa durare quanto una messa cantata, come quella col
"passio"!
- aé (avere): ce ll'àglio co téco = ce l'ho con te; che ci ha a che
fà? = che ha a che farci?; se che ha da èsse! = che meraviglia!,
che deve vedersi!; me tt'ha d'avicinà = mi ti devi avvicinare; na
161
cósa ha da èsse itta e fatta = una còsa va detta e fatta; nonn ha
addó í = non ha dove andare, non sa dove andare; aé da = avere
da, dovere (cfr tené da); non s'ha d'aé = non si deve avere (non
si ha da avere); ha pacénzia = abbi pazienza, per favore, aspetta
un po';
- afa: n'afa 'e callu* = un'afa soffocante, (lett. un'afa di caldo);
- affilà: non ce ll'affíla = non è capace di mandarlo-a fin là; no
gli'affílo ssu discúrzu = non riesco a seguirlo codesto discorso;
- affrancàrese: si gli affrànca i cuatríni* = s'impadronisce dei
quattrini
- alàta: la vita è n'alàta = la vita è uno sbadiglio;
- allegnàrese: la róbb'e non ti si suàta, non te ss'allégna = la
roba che non hai guadagnato col tuo sudore non ti si alligna;
- allentà: mo t'allènto = adesso ti picchio;
- ammàttese: m'ammàtto a penzà* = mi viene in mente, mi
sorprendo (mi imbatto) a pensare;
- annossà: annòssa ssa lana* = avvolgi codesta lana;
- anzi che: anzi che te llo só ittu = meno male che te l'ho detto;
- apparà: ju si lassàtu apparàtu ju vàu (uàu)?* = l'hai lasciato
chiuso il varco, la callaia?;
- appettà: appettà ju pàju 'ella cuccàgna = si arrampicò sul palo
della cuccagna, salí il palo della cuccagna;
- appettàrese: m'àglio appettàtu nu díbbitu* = mi sono
accollato un debito;
- appòsta: appòsta nun si vinútu! = per questo non sei venuto!
- araccapità: m'araccàpiti, addó va? = te la farò pagare, vedrai
(lett. mi ricapiterai, dove vai?);
- araffiatà: sta pizza m'araffiàta = questa pizza mi fa rifiatare,
mi fa rinascere, mi ridà fiato;
- arammurírese: ju fóco s'arammòre* = il fuoco si spegne;
- aranfanzàrese: comme t'aranfànzi a nònneta! = come somigli
a tua nonna!
- arattaccà: arattàcco junneddí = ricomincio a lavorare lunedí,
riattacco lunedí; arattaccameccéllo = riattàccamecelo;
162
- areà: m'areà nfàccia = mi torna su, mi fa venire i conati di
vomito, mi nausea (lett. mi ridà in faccia);
- arebbelà (cfr resbelà): le petàte prima le carpéenu, po'
l'arebbeléenu e cuàndu ca le resbeléenu... fatte cuntu che èranu
nòve = le patate prima le carpivano, poi le coprivano (con la
terra) e quando le riscoprivano erano come nuove;
- arègge: própio non gli'arèggio = proprio non lo sopporto, non
riesco a reggerlo;
- arebbàtte: non t'arebbàtte?* = non ti ribatte?, non ti sta bene?;
non t'arebbàttanu i cunti? = non ti tornano i conti?;
- arecaccià: arecaccià le léna = trasportare la legna dal bosco
alla strada; comme ci arecàccianu? = come lo chiamano? qual è
il suo nomignolo?; ju passó ha recacciàtu = l'ulivo ha messo
nuovi germogli;
- aremétte: arimittitígli i jénti = riméttiteli i denti;
arimittiticcígli = riméttitecili; areméttese a santi = purificarsi
dopo il parto;
- arengrazià: arengràzimu Díu = gratias àgimus Deo,
ringraziàmo Dio;
- arevotàrese: cuàndu ti cci arevùti tu alla màcana (màchina)?
= quando mai tu curi un po' la macchina?;
- aréto: tre (tri) anni aréto = tre anni fa;
- ària: ha reriscíta l'ària = è tornato il bel tempo, lett. è riuscita
l'aria; (contr. l'ària s'ha nzeràta = il cielo si è rannuvolato, lett.
l'aria si è chiusa);
- arià: vi' che t'arío a dí! = guarda che oso dirti!, guarda che
arrivo a dirti!;
- assassínu: me só fattu comme n'assassínu = mi sono tutto
sporcato, mi sono ridotto come un'impiastro (lett. mi sono fatto
come un assassino);
- assínnu: nun mme fa assínnu* = non mi dà retta, non mi
obbedisce; ci credí, ma però nci féce assínnu = gli credette, ma
non l'ascoltò, non seguí il consiglio;
163
- attaccà: attàcca j'àsinu alla campanèlla = lega l'asino
all'anello; ha attaccàtu a sgrullà = è cominciato a piovere a
dirotto; cuàndu si attaccàtu? = quando hai iniziato il lavoro?;
- attraccià: s'attràccia = si tira a campare, si campa (lett. si
traccia);
- attrippàtu: cfr addiggiúnu
- aúgnu: ci vàglio aúgnu* = ci vado (ci torno) volentieri;
- avanzà: areàmme i sòrdi che t'avànzo = ridammi i soldi che
mi devi;
- avé (davéro): ha statu issu, avé? (ha ve'?) = è stato lui, vero?;
- azzopénnuju: ha ítu azzopénnuju = è fallito (lett. è andato con
l'osso pendulo).
B
- badà (batà): va badènno! = non farci caso, non ci badare;
- ballà: ci fa ballà ju póce = colma un bicchiere al massimo, lett.
ci fa ballare la pulce; balla la vècchja = effetto del riverbero di
calore;
- bancu: fa lo scassàtu a bancu* = fa lo scassato a banco
(profondo 5 palmi);
- béglio: site pirdútu béglio che la pace = ormai avete perso la
pace, la tranquillità; s'èra béglio che mbriacàtu = ormai si era
già ubriacato;
- benemméo: bene e mèglio (si usa come esclamazione a
significare grande soddisfazione); il suo contrario maleppèggio-
maneppèggio (male e pèggio) indica un attrezzo del muratore,
una specie di martello a due tagli perpendicolari;
- bóno: nun si bóno a portà la màcana (màchina) = non sei
buòno a (capace di) guidare la macchina;
- bòtta: m'ha àta na bòtta ncapu = m'ha dato un colpo in testa;
sarà pe n'ara bòtta = sarà per un'altra volta;
- bótto: só sintútu (sintítu) nu bótto = ho sentito un colpo, uno
sparo; tuttu nu bótto = tutto d'un colpo, all'improvviso; ha fattu
nu bótto = è caduto, ha fatto una caduta;
164
C
- ca-cae: èranu ca le nòe = erano circa le nove; n'ariàranu ca
vinti = ne arrivarono circa venti, una ventina;
- caccià: càccia a béie = spilla il vino, tira fuori da bere; càccete
le scarpi = càvati le scarpe; non ce sse càccia = non ci si fa, non
ce la facciamo; càcciaju, càcciju = scaccialo, mandalo via;
j'àrbiru sta a caccià = l'albero germoglia;
- caícchja: tè la caícchja = ha le gambe arcuate;
- cammínu: s'ha spallàtu ju cammínu = si sono rotte le acque,
inizia il parto;
- capé: ce nne cap'assài * = ce n'entra assai; nun ci cape = non
c'entra;
- capu: te ss'ha passàtu ju capu? = ti è passato il mal di testa?
- capustúrnu: me piglià ju capustúrnu = mi prese il capostorno,
impazzíi;
- care-cari cfr accàre-accàri;
- carióne: nu carióne 'e fóco* = un pezzo di carbone acceso, un
carbone di fuoco;
- cascà: le si cascàte tu = le hai perse tu, ti sono cascate; me
ss'hàu cascàte = mi sono cadute; si cascàtu addurmítu = ti sei
addormentato;
- céo-céu: me sse vòta céo * = mi gira la testa (il cielo);
- cétto: cétto = prèsto; domani cétto = domattina prèsto;
- che: che tu scartíi chéll'ara carta, vingíi = se tu scartavi
quell'altra carta, vincevi; che calo t'allènto = se scendo ti
picchio;
- ciàtta: se nno reréntro présto, a casa gira la ciàtta = se non
rientro prèsto, a casa mia gira la ciabatta (cioè mia moglie mi
batte con la ciabatta);
- cicà: mi gliu só tinútu da cicà tuttu ju jórno = ho dovuto
sopportarlo tutto il giorno, ho dovuto sorbirmelo tutto il giorno;
- ciccevitàbbiu: cícciu 'e vitàbbiu = germoglio di vitalba; cicci 'e
vitàbbiu = germogli di vitalba; liana;
- cioncà: te ciónco = ti spezzo le gambe;
165
- ciúcca: simo fattu a ciúcca = abbiamo sbattuto la testa (con la
fronte) uno contro l'altro, abbiamo cozzato, ci siamo scontrati;
- còce: no lle còce! = non cuocerle!; adda comme còce! = come
scotta!
- coétta: jornàta e coétta = giornata con lo straordinario, con la
coda (coétta = piccola cóa, codetta);
- cóglie: a chi cóglio, cóglio = a chi tocca, tocca; chi colpisco,
colpisco; le si cóte l'íe? = le hai còlte (raccolte) le olive?
- commànnu: non sinca pe commànnu = non sia per comando
(ma per piacere);
- compatí: nun gliu pòzzo compatí = non lo posso sopportare
(compatire);
- còppa: i sciatúri hàu vintu na còppa = gli sciatori hanno vinto
una coppa; lo méo so' cincue còppe = la mia parte sono cinque
còppe (5 mila metri quadrati); m'ha spartítu na còppa 'e
ranitúrcu = mi ha messo da parte una còppa di granturco (kg
25); abbassà le còpp'e gli ócchj* = abbassò le palpebre; bussa a
còppe = bussa a coppe (nel tressètte);
- coràglia: se mésse le coràglia = indossò le collane di corallo:
ju rosàriu (la piccola) e ju vizzu (la grande);
- córbo: t'ha pigliàtu nu córbo a revení écchi! = finalmente ti
sei deciso a ritornare qui!; te pòzza piglià nu córbo! = ti possa
prendere un colpo!; dó (addó) córbo va? = dove diavolo
vai(va)?;
- còre: no llo só ittu co chigliu véro còre = non l’ho detto con
quell’intenzione (lett. con quel vero cuore)
- córe: è munnu che córe cusí = il mondo va (corre) cosí, cosí è
la vita;
- córpo: me ss'ha scióto ju córpo = m'è venuta la diarrea (mi si
è sciòlto il còrpo)
- cruci: m'accòsto alle nòe cruci = vado per i novanta,
m'avvicino alle nove croci (una cróce = 10 anni); cfr
accostàrese
166
- cuardà: só secúru che m'ha vistu, preché m'ha remàsu a
cuardà = sono sicuro che mi ha visto, perché è rimasto a
guardarmi;
- cuíta: me só attaccàtu a na cuíta e ci só fatte du sóme 'e léna =
ho cominciato a tagliare una guida e ne ho ricavato due sòme di
legna;
- cuatríni: si gli affrànca i cuatríni* (cfr affrancàrese) =
s'impadronisce dei quattrini;
D
- dà: cfr à
- deótto: ha ítu a deótto = è andato via dal nido;
- dí-dice-ice: dire; díne = dire;
- diassílla: mo te canto la diassílla = ora ti canto il dies irae,
dies illa (ti dico tutta la verità; te le canto io);
- doé: dovere (quasi sempre è sostituito da: aé da, aé ta, tené da
= avere da);
- dórge: lo dórge te llo pigli e l'amàru lo cachi a gli ari = il
dolce te lo prendi e l'amaro lo lasci agli altri;
E
- e: éo e tu = io e tu;
- è: è miccu = è piccolo;
- 'e: j'àsinu 'e Pèppe = l'asino di Peppe;
- e': e' m'agghjatijà = io mi agghiadai, agghiacciai per lo
spavento;
- èsse: che c'è? che t'è? = che è per lui? che è per te? che
parentela c'è?; c'è nepóte = gli-le è nipote, è suo-a nipote; t'è zíu
= ti è zio, è tuo zio; mi si cuggínu = mi sei cugino, sei mio
cugino; embè, è paesànu a ti = sí, è tuo paesano; cuànt'è témpo?
= quanto tèmpo è?; póco témp'è = è pòco tèmpo, pòco fa;
cuànt'è décchi e déssi = quanto è da qui a costí; cuàndu ch'è
póc'aru = fra un po'; pò èsse = può essere, è possibile; comm'è
sta éssi? = come mai ti trovi costí?; onn è piú = è finita, non è
167
piú; non sinca pe commànnu = non sia per comando (cfr
commànnu); si' (sinca) biníttu = sia benedetto; si' benétta = sia
benedetta; 'e nn'è? = che ne è?;
F
- fà: fà a carti = giocare a carte; a ti l'ha fatta póco lónca! = con
te non la finiva piú; che ci ha a che ffà? = che ha a che farci?;
che me ll'addimmànni a ffà? = perché me lo domandi?; me sse
féce à nu cazzòtto = mi costrinse a dargli un pugno (mi si fece
dare un pugno); a cuàntu le fa sse scarpi? = quanto costano co-
deste scarpe? (a quanto le fai codeste scarpe?); fàsse capàce =
capacitarsi, persuadersi; ténco da fà piú déo che gliu vénto
all'ara = ho da fare piú io che il vènto all'aia; vattélle a fà =
vàttele a cogliere;
- fatta: na bèlla fatta 'e jinèstre = una bella raccolta di ginestre,
un bel po';
- Fèbbo: Fèbbo batte = Fèbo (il sole) batte (picchia);
- ficòtto: fà ficòtto = ricevere (nella giacca indossata sul davanti)
ju diriló (il legnetto della lippa appuntito alle due estremità); ci
magnèmo i ficòtti = ci mangiavamo le samare dell'olmo;
- fíju-fíu: ju fíu 'ella schjna* = la spina dorsale (il filo della
schiena); issu batte ju fíu* = egli telegrafa (batte il filo);
- fóco: l'àccua facéa fóco = pioveva a dirotto (l'acqua faceva
fuòco); stéa vicínu a gliu fóco = stava vicino al focolare, al
caminetto; lo fóco alluméa la stànzia = il fuoco illuminava la
stanza;
- fregnó: ca fregnó ju troaràgli che t'aiúta = qualche stupido,
qualcuno che ti aiuti, lo troverai;
- fuscu: fiúme iéa fuscu = il fiume era torbido (andava fosco);
- fusu: ha sbattútu ju fusu 'e mamma* = ha sbattuto lo stinco;
G
- girà: olaría girà ju munnu = vorrei girare il mondo, viaggiare
per il mondo;
168
- gnàccuje: battéa le gnàccuje = tremava dal freddo, batteva i
denti;
I-J
- ice-dice-dí: pe ice = per dire; pe (d)dí = per dire; pe (d)ditte =
per dirti; a (d)dí póco = a dir pòco; te só ittu, te só (d)dittu = ti
ho detto; dícci le risàte! = (digli) raccónta-gli-le-loro le risate
(che ci siamo fatte)!; te ícianu puru de male = dicono pure male
di te;
- jettà: jettàrese alle mbrache = buttarsi sull'imbraca; ssa ótte
jètta = codesta botte perde; jettemétte sópe = gèttati sopra di me;
jittítiji(ittítii) = gettàteli; vatte a jettà a fiúme = va a gettarti nel
fiume; è comme na "jètteme a pasce" = è come una "gettami a
pascolare" (si dice di una persona calma e tranquilla);
- innòtte - í nòtte: stanotte, questa notte;
- itèrza - í tèrza: l'altro giorno, avant'ièri;
L
- lacu: la luna fa ju lacu* = la luna ha l'alone (fa il lago);
- latte: chissu se bée lo latte cuàndu la vacca se magna l'úa =
costui si beve il latte quand'esso diventa vino (quando la mucca
mangia l'uva);
- leà-leàsse: lèt'éssi = lèvati, tògliti di lí (lèate éssi = lèete éss i=
lète éssi = lèt'éssi); leetícci póco tu, ca mi cci métto póco éo =
lèvatici un po' tu, che mi ci metto un po' io; te learía i petalíni
senza sciógliete le scarpi = sarei-sarebbe capace di levarti i
calzini senza scioglierti le scarpe;
- léncua: la léncua non s'ha fatta mai vècchja = il-la
chiacchierone-a chiacchiera finché campa (lett. la lingua non si è
fatta mai vecchia);
- lina: na lina 'e àgliu = un bulbillo d'aglio; le line = i semi di
zucca (bruscolini);
- luminàta: te faccio veté la luminàta* = ti faccio vedere la
luminaria (con un pugno negli occhi!);
M
169
- macàra: macàra la capàra l'ha da lassà = almeno la caparra la
devi lasciare;
- màffia: co chígliu pàrdone ci facéa la màffia = in quel
cappotto (paletot) si pavoneggiava (lett. ci faceva la 'mafia');
- maneppèggio: attrezzo del muratore (maleppèggio da male e
pèggio; cfr il contrario benemméo, bène e méglio);
- mantené: mantétte bóno = mantieniti buòno;
- mbicci (mpicci) e mbrugli: e mbicci e mbrugli = o di riffa o di
raffa; e una cosa e l'altra (lett. e impicci e imbrogli);
- mérco-u: éo tirà a mercu* = tirai a bersaglio; t'ha lassàtu ju
mérco = ti ha lasciato il marchio, il segno;
- ménte: che ménte té? = che intenzione hai? lett. che mente
hai?;
- métte: mi (t)ti mitti ncóglio = me ti metti sulle spalle (in collo);
mittimítti ncóglio = méttimiti sulle spalle; métte a gliu pizzu =
mette-mettere da parte (al pizzo del materasso); comme mitti?
métto Projétti = qual è il tuo cognome? Projétti; j'hàu missu a
teretòcca = gliene hanno date tante!; me fa métte paúra = mi
metti-e (mi fa-i mettere) paura, mi spaventa-i; mitti ca... = metti
che..., putacaso; ci métto nu cuàrtu 'e ora = impiego un quarto
d'ora; a chissu ju mettaría fòre = codestui lo metterei fuori; mi
si missu mpiàzza = mi hai messo in piazza, hai sparlato di me;
- mmani: chéllo che té mmani, nte ll'ha da fà scappà = quello
che hai in mano non te lo devi far scappare;
- mparàrese: me ss'ha mparàtu a conósce = ha imparato a
conoscermi;
- mpostàrese: se te tè friddu sèrcitate, se te mpusti te muri* = se
hai freddo muoviti (esèrcitati), perché se ti fermi muori;
- mpò-mbò: un po' (italianeggiante); in dialetto si ha póco de,
póco 'e, ca ppóco-a, ca ppóchi-e; (cosí significa non può);
- muccu: tè ju muccu nfàccia! = ha il viso sulla faccia!
- munnu: è munnu che córe cusí = il mondo va (corre) cosí, cosí
è la vita (cfr córe);
170
- murírese: me mòro = muoio; se mòrze = morí; s'ha (m)mórto =
è morto;
N
- nàute: so' parte nàute* = sono parti alte (da notare il plurale
parte);
- ncapu: ncapu a gli'annu cuànti so'? = alla fine dell'anno quanti
sono?;
- ncarà: non te sse ncara = non ti guarda nemmeno, se ne frega
di te; la múja si gli'ha ncaràtu = la mula l'ha trascinato via, se l'è
portato appresso;
- ncollà: me só ncollàta na matta 'e léna = mi son messo sulle
spalle un fascio di legna, ho trasportato un fastello di legna; ju
vénto te sse ncòlla = il vènto ti trascina, ti porta via;
- nfàccia: la jài sta nfàccia = la chiave è nella toppa; sta nfàccia
a ti = è intestato a te, lett. sta in faccia a te; mo ch'arevà nfàccia
a móglieta !=quando torni da tua moglie!
- nfénta: lo féce nfénta = lo fece per finta;
- nfilàrese: mi cci nfilà apprésso = gli corsi subito dietro;
- ngerasàru-ncerasàru: se màggiu è assúccu, ngerasàru è
nfussu = se maggio è asciutto, il mese delle ceràsa (giugno) è
bagnato;
- nzaccàrese: mi cci só nzaccàtu apprésso = gli sono corso
subito apprèsso (cfr nfilàrese);
O
- olé (volere): ci ò = ci vuole, è necessario, occorre; ci ò lo pà =
occorre il pane; no olé paúra = non aver paura (lett. non volere
paura);
- ómpra (ombra): èra lusí macru che, pe fà póco 'e ómpra, tenéa
da passà du òte! = era cosí magro che, per fare un po' d'ombra,
doveva passare due volte;
- ósso: lo tenéa sópe a gli'ósso 'egliu cóglio = non vedevo-a l'ora
di far qualcosa (ce l'avevo-a sull'òsso del còllo); óssopazzígliu =
ssopazzìgliu = malleolo, ca-viglia; ossopénnuju = ozzopénnuju
171
= azzopénnuju = òsso pendulo, òsso spezzato; í azzopénnuju =
andare-andai-andò fallito (con le òssa rotte);
- òta: n'ar'atr'òta = un'altra volta (da notare ar'atr' = altr'altra);
òte sí, òte nò = a volte sí, a volte nò;
- óta: óta ròcca* = alta rocca (la rocca abbaziale);
P
- parà: parà mmani = ricevetti-e, ricevere in mano;
- paré: me nne pare male = mi dispiace, mi muove a
compassione;
- parte: tè la parte = fa la parte, ci sa fare;
- paru: a paru a prima = rispetto a prima;
- pasce: è comme na "jètteme a pasce" = è come una "gettami a
pascolare" (si dice di una persona calma e buona); cfr jettà
- pàsema: me facéa tirà la pàsema* = mi faceva ansimare;
- pastà: lu vinu se llo pastéa = il vino lo pasteggiava, se lo
gustava;
- pastenàgliu: vi' se che pastenàgliu! = guarda che poltiglia!;
- passà: si passàtu rittu = hai tirato dritto; ha passàti i
pummitòri = ha pasato i pomodori; cuànte me nn'ha fatte passà!
= quante me ne ha fatte passare!; te ss'ha passàtu ju capu? = ti è
passato il mal di testa?
- passu: nu passu a témpo = appena in tempo (un passo);
- pecóne: comménza a gliu pecóne = comincia dal basso,
dall'inizio (incipit ab egone = comincia da me (?);
- pèie: a(p)pèie = appèie = a pièdi; a péie = dappièdi; a(p)pèie
fittu = a passo svelto; a(p)péi fitti = a piedi pari, uniti (a tavola);
- péna: me stéa a piglià péna = mi stavo preoccupando;
- penzà: se pènza ca... = si crede che...; che te pènza ju capu? =
ma che dici? (lett. che cosa ti pensa il capo?);
- pèrna: tè na pèrna 'e méno* = ha un occhio di meno (pèrna =
perla = occhio);
172
- pète: a fòrza 'e pète, refàu piú petàte issi senza zappàne, che
niàri = a forza di chiedere, raccolgono piú patate loro senza
zappare che noi;
- pétto: a pétto a ti = a pètto a te, rispetto a te, in confronto a te;
la sallíta no lla piglià a pétto = la salita non prenderla di pètto;
- pèzze: alle pèzze = sotto le coperte (pezze), a letto;
- piacére: fa piacére = fammi un piacere, per piacere;
- pianéta: chigliu tenéa la pianéta, tenéa da murí lusí* = quegli
aveva la pianeta (il destino segnato), doveva morire in quel
modo;
- piglià: me sse piglià còllora = andò in collera con me; ti stíi a
piglià péna = ti stavi preoccupando; píglio e scappo, píglio e
mme nne vàglio, píglio la vía e mme nne vàglio = scappo, me ne
vado senza dir niente, all'improvviso, decido e vado; me sta a
piglià fame = mi sta venendo fame;
- pignàte: le pignàte rótte vàu sèmpe girènno pe la casa = una
cosa non desiderata ti viene sempre tra i piedi (lett. le pignatte
rotte vanno sempre girando per la casa);
- pinta: tutta la nònna cacàta e pinta = somiglia alla nonna in
tutto e per tutto (lett. è tutta la nonna cacata e dipinta);
- píju-píu: ju píju tigliu (dégliu) tàsciu* = il pelo del tasso (la d
intervocalica diventa t e la e si muta in i);
- pizzicà: a chi ci ha pizzicàtu na lípera tè paura puru ’ella
lingèstra = chi è stato morso da una vipera ha paura pure della
lucertola; attènte ca j'aspóne te pízzica = sta attento-a perché il
vespone (calabrone) ti punge;
- pónta: na cóccia 'e sàncue dalla pónta 'egliu pèie me sallí pe
gliu córpo e me sse mésse ncapu = una goccia di sangue dalla
punta del piède mi salí per il corpo e mi si mise in testa (l'ira
crescente!); na pónta de crapi = un gregge di capre;
- póri: nonn accennà la juna ca te véu i póri = non indicare la
luna, perché ti si formano le verruche;
- portà: nonn è bóno a portà la màchina = non è capace di
guidare la macchina;
173
- poté: pò stà? = può essere? è possibile?; non pòtte viní = non
potei-non poté venire; puzzi fà l'úrdima = possa tu fare l'ultima;
te pòzza piglià nu córbo a ti e ssu mpiàstru che ssi = ti possa
prendere un colpo, impiastro che sei; te pòzzanu... = ti
possano...; chi ne ò bè se pòzza murí = chi ci vuol bene
(continuando a darci da bere) possa morire;
- presóne: tutti mpresóne = tutti in prigione;
- pruibbí: só statu pruíbbitu de parlà = mi hanno proibito di
parlare, mi è stato proibito (lett. sono stato proibito di parlare);
- puca: azzà le puche = alzai-ò, alzare le penne (gli aculei; puca
= aculeo dell'istrice), adirarsi, inorgoglirsi;
- púgliu: só ítu a pùgliu = mi hanno vinto tutto, sono stato un
pollo (infatti púgliu vuol dire pollo;
- pulíccu: t'ha mannàtu a pulíccu = t'ha ripulito di tutto (pulíccu
viene da puliccà = piluccare);
- puntu: a punt'e arba* = allo spuntar dell'alba; nu puntu
ncapu = un punto in testa; nu puntu cuatagnàtu = un punto
guadagnato;
- puzzu: capu puzzu = testa matta, balzana; mela puzza = mela
bacata; jénti puzzi = denti cariati;
R
- raccoerà: te raccúeri alla morécchia = ti ricoveri alla caverna;
- ràcia: tè la ràcia ncórpo = ha la bracia in còrpo (perché ha
bevuto tròppo);
- ralleà: hàu ralleàtu ju pare che ss'ha mmórto = gli hanno
messo il nome del padre che è morto (lett. hanno rallevato il
padre...);
- ràmuja: è comme na ràmuja = è come una gràmola (mastica,
sgrana di tutto);
- rebbotàrese: si gliu rebbòtanu = lo raggirano, lo imbrogliano;
- recapà: j'hàu recapàtu a gliu mazzu = l'hanno scelto nel
mazzo;
- recolecà: vatt'a recoleca* = vai a farti benedire (a ricoricarti);
174
- rècuia: sópe a gliu mórto se canta la rècuia = sul mòrto si
canta il requiem;
- refà: a fòrza 'e pète, refàu piú petàte issi senza zappà, che
niàri = a forza di chiedere, raccolgono piú patate loro senza
zappare che noi; cfr pète
- refrescàta: co la refrescàta = quando rinfresca, col fresco;
- reméssa: co tutta chélla fame reméssa = con tutta quella fame
arretrata;
- remétte: remétte a séna = rimettere a segno, ricominciare
daccapo; remétte le léna, le petàte = fare provvista di legna, di
patate per l'inverno; remétte la màchina = mettere l'auto nel
garage; remétte a santi = purificare dopo il parto;
- rendènnese: non me nne rendènno = non me ne intendo;
- repassà: te sse repàssa = ti raggira, ti inganna;
- repenzà: nun ci só repenzàtu = mi è sfuggito di mente, non ci
ho ripensato;
- repètese: issu se repète prima = egli rimpiange il passato;
- resciúta: alla resciúta 'egliu sóle* = allo spuntar del sole,
all'uscita del sole...
- rescòtese: si gliu rescòte = lo difende, prende le sue parti;
- resecà-rocecà: chi no réseca (rischia), no róseca-róceca
(rosica, rosicchia);
- resíste: no gliu pòzzo resíste = non riesco a sopportarlo, (lett.
non lo posso resistere);
- restà: restònco a dúici = devo ricominciare daccapo, (lett. ristò
a dodici);
- restrégnese: puru a ti cae òta te sse restrégnanu le scarpi =
pure tu talvolta non riesci a camminare (per la sbornia), (lett. ...ti
si restringono le scarpe);
- revotàta: la vita è na revotàta 'e ócchj = la vita è un batter
d'òcchi (lett. la vita è una girata di òcchi);
- ripiglià: ci só ripigliàtu a pàrimu = ho ereditato i caratteri
(somatici e morali) di mio padre, ho ripreso da mio padre;
- riscí: me vénne a riscí nnanzi = mi venne incontro (lett. mi
175
venne ad uscire davanti); me riscí nfàccia = mi apparse, mi uscí
davanti (alla faccia);
- róbba: ha róbba che mme nne tocchétte a í = insomma me ne
dovetti andare (lett. è ròba che mi toccò di andarmene);
- ròppa: pedderéto (pe de réto) alla ròppa = diètro la schiena
(groppa);
- rugnu: tantu va ju vattu all'untu, finu a che ci sbatte ju rugnu
= tanto va il gatto al lardo (all'unto), che ci lascia (sbatte) lo
zampino (il grugno);
- russu: fiúme iéa russu = il fiume era in piena (lett. il fiume
andava grosso);
S
- sanu: s'ha biútu nu fiàscu sanu = ha bevuto un fiasco intero;
cincuemíla lire sane = cinquemila lire intere (non spicciole);
- sapé: non te llo sàccio a ddí = non te lo so dire; se sapéa de
muffa = aveva sapore di muffa; mo, lo sa, le fiamme! = adesso
immaginati le fiamme!; nsó, nzó = non so (ma il dialetto fa non
sàccio); nsó che (nsocché) partita = non so quale partita, una
certa partita; nsó che aru (nsocché aru ) = non so che altro,
qualcos'altro; nsó dó (nsoddó) = non so dove, in qualche luogo;
Roma no lla sàccio = Roma non la conosco; síntiju, eppó me sa
a ddí se che t'ha ittu = sèntilo, e poi mi dirai che ti ha detto;
- scainà: lo fóco ha scainàtu = il fuoco ha favillato, ha
sprigionato faville; se stéa a scainà i jénti = stava pulendosi i
denti con lo stecchino;
- scallà: cuàndu scalla l'ària = quando si scalda (riscalda) l'aria;
- scappà: ci scappà ju zappó = gli sfuggí la zappa; no me scappà
= non mi scoprire; se te scappa témpo = se hai un po' di tempo;
scappéa comme nu lèpere = scappava (correva) come una lepre;
- scèrne: no mme pò scèrne = non mi può vedere, mi odia; -
schjàffu: nu schjàffu nfàccia e na zampàta ncúju = uno schiaffo
sul viso e un calcio nel sedere (punizione spicciola per discoli;
- sciaccuà: la ròta sciàccua = la ruota va lenta nella sala (asse);
- sciàttu: faresénne i sciàtti = sprecare, sperperare, scialare;
176
- scióglie: no mmagnà ssa róbba, sennó te sse scióglie ju córpo
= non mangiare codesta ròba, altrimenti ti viene la diarrea (lett.
ti
si sciòglie il còrpo);
- sciupà: sti sòrdi mi gli sciúpo tutti = questi soldi (me) li
spendo tutti;
- scoccià: ha scocciàta la fiamminca = ha rotto la terrina (la
fiamminga); me si scocciàtu = mi hai annoiato, mi hai rotto;
- sconcàssu: e vénne nu sconcàsu de céo* = e venne un
temporale con tuoni, lampi, fulmini e saette (lett. e venne uno
sconquasso di cielo);
- scòte: nun ci scòte = non c'entra bene;
- scrima: se va scrima-scrima = si va seguendo la cresta dei
colli;
- scrócchj: s'ha crompàtu nu cortéglio co gli scrócchj* = si è
comprato un coltello a serramanico (con lo scròcchio);
- scuru: appéna scuru = subito dopo che s'è fatto buio;
- sèllaru: ju nepóte tè ju sèllaru* = il nipote ha la gobba (lett.
ha il sedano);
- séna: tinímo da remétte a séna = dobbiamo ricominciare
daccapo, dobbiamo rimettere a segno (cfr remétte);
- séra: séra te nne ísti cétto = ieri sera te ne andasti presto (cfr
cétto);
- seréna: innòtte ci simo addurmíti alla seréna = stanotte
abbiamo dormito a ciel sereno (all'addiaccio; cfr innòtte);
- sfrellecà: ju cane sfrélleca ju píju, l'aglína sfrélleca l'ale* (le
scélle) = il cane fa tremolare il pelo, la gallina le ali;
- signòra: è na bèlla signòra = è una bella signóra; tè paúra
della brutta signòra = ha paura della mantide religiosa;
- sóne: non pjòe e non rèsce sóne* = non piove e non esce il
sole;
- sónno: só fattu nu bruttu sónno = ho fatto un brutto sogno; me
só fattu du óra de sónno = mi son fatto due ore di sonno; me tè
sónno = ho sonno, ho voglia di dormire; m'ha vinútu nsónno =
m'è venuto in sogno, l'ho sognato;
177
- sònno: io sogno (da sonnà = sognare); me tte sònno = ti sogno
(me tè sónno = ho sonno; sònno è verbo, sónno è sostantivo);
- spallà: s'ha spallàtu ju cammínu = si sono rotte le acque, è
iniziato il parto;
- sparà: sparímo ju vàu (uàu)* = apriamo il varco, il passo, la
callaia; si sparàti i pròspari = hai acceso i fiammiferi (pròsperi);
- spiccià: chélla pagnòtta me lla spicciaría co nu minutu =
quella pagnòtta la mangerei (la finirei) in un minuto;
- spina-spinu: nu gliu mettaría nemmàncu pe spina-u a gliu vàu
(uàu) = non lo metterei neanche come fronda per chiudere il
varco, la callaia (si dice di persona che vale poco);
- spósa: la spósa era vistíta de bjàncu = la spòsa era vestita di
bianco; so ítu alla spósa = sono andato al matrimonio, allo
sposalizio, alle nozze;
- sposàrese-spusàrese: me só sposàtu cuínici anni aréto = mi
sono spo-sato quindici anni fa; me só spusatu = mi son tolto il
carico dal capo, dalle spalle ;
- stà: stònco a scherzà = sto scherzando; se sta a murí = sta
morendo; se sta a fà rerègge = si fa trattenere (facendo finta di
attaccare); ci sta-ci stàu = c'è-ci so- no; a chi sta? sta a mi = a
chi tocca? tocca a me;
- staccà: só staccàtu alle 6 = ho finito di lavorare alle 6;
- stafu: issu stoccà nu stafu de ranitúrcu = egli spezzò un culmo
di granoturco;
- stirà: ha stiràtu le ciànchi = ha tirato le cuoia;
- stoccà: ju ramu s'ha stoccàtu = il ramo si è spezzato;
- stócco: so stócco e mméso-u* = sono sdirenato, slombato,
spezzato in due; stócco mméso= spezzato in mezzo, a metà;
- strapúnziu: ju funnu 'egliu strapúnziu = il fondo del materasso
(strapúnziu = anche trapunta);
- strecà: le tròtte hàu strecàtu = le trote hanno deposto le uova;
- strillà: preché me strilli? = perché mi rimproveri?
- strozzà: strozzà nu pranzu = fare un pranzo alla svelta;
178
- stufu: i stufi 'egli càuji no mme piàcianu = i gambi delle foglie
di cavolo non mi piacciono.
T
- témpo: ha riscítu ju témpo = è rasserenato, è tornato il sole
(lett. è uscito il tèmpo); cuànt'è témpo? = quanto tèmpo fa? da
quanto tèmpo?; póco témp'è = pòco fa, da pòco, è pòco tèmpo;
ntémpo de vita méa = durante la mia vita; ntreménte passi
témpo (senza articolo) = intanto fai passare il tèmpo;
- tené: te tè fame? = hai fame?; ténco da fà = ho da fare, sono
occupato; non ce nne tè = non ne ha, non ne abbiamo voglia;
tuttu me nne tè, méno che de laorà = ho voglia di tutto, ma non
di lavorare; te ténco da ice = ti devo dire; tettéllo a ménte =
ricòrdatelo; cuàntu tè? = quanto ha? quanto tèmpo (giorni, mesi,
anni) ha?; tené da (tené ta) = aé da (aé ta) = avere da, dovere;
issu tè la parte = lui fa la parte, ci sa fare;
- tèra: tèra pe gli cici = cimitero (terra per i ceci);
- tí-dí: só staccàtu a n'óra 'e tí* = ho finito di lavorare quando
mancava un'ora al tramonto (c'era ancora un'ora di dí);
- tirà: tirà la pàsema* = ansimare (cfr pàsema); tirà a mérco* =
tirare a bersaglio (cfr mérco);
- toccà: tòcca! = vai!; ma tòcca = ma va', lascia perdere; e tòcca
= e via; mi cci tòcca a í = ci devo andare; tòcca a tti = tócca a te,
è il tuo turno; ha toccàtu a mmi = è toccato a me, è succèsso a
me; triste a chi tòcca! = guai a chi tócca!; m'ha (t)tuccútu da í =
son dovuto andare (m'ha attuccútu); te tòcca a í = devi andare
(t'attòcca a í ); mi gliu toccarà a ffà = dovrò comperarmelo (mi
gli'attoccarà a ffà); ne nn'ha tuccútu a míttiji separati = siamo
stati costretti a metterli separati (ne nn'ha attuccútu);
- tòrce: la múja tòrce, míttici ju ciantróne* = la mula sbanda,
metti una pietra (ciantróne) dall'altra parte, bilancia il basto;
- tricà: e trichi! trica poc'aru! = e che aspetti?; sbrigati!
- trippa: tante trippe, tante panze, 'gni paése le su usanze
(l'aggettivo su, prima del nome, è estraneo al nostro dialetto;
- tróppo: ci sàccio tróppo fà = ci so fare tròppo (tróppo davanti
179
all'infinito).
U
- ucicà: ma che tte stà a ucicà? = ma che vai rimestando?;
- úrdima: puzzi fà l'úrdima! = che tu possa fare l'ultima!;
- urtichèlla: ma va a urtichèlla!* = ma vai al diavolo!;
- urtu: tenéa n'urtu! = era cosí inquieto!, cosí urtato!;
V
- vecchjàglia: èh, la vécchjàglia, no vi cci facíte vécchj! = eh, la
vecchiaia, non fàtevici vècchi!;
- venócchja: tè le venócchja che ci fàu male = gli-le fanno male
le ginòcchia (ha le ginòcchia che gli-le fanno male);
- vérzo: no mme va a vérzo = non mi va a genio; l'ha pigliàta a
vérzo = l'ha presa nel modo giusto (nel vèrso buono); nonn ha
scrittu nu vérzo = non ha scritto un vèrso; vàglio vérzo l'ara =
vado vèrso l'aia;
- veté: écchi la viti e lòco l'addimmànni = lett. qui la vedi e lí la
domandi (cfr addimmannà);
- vétoa: la bèlla vétoa alla vetoànza piàgne ju marítu e a gli'aru
pènza (la bella vedova durante la vedovanza piange il marito e
all'altro pensa);
- vétta: ara co na vétta 'e vói* = ara con una coppia di buoi;
- vinu: ice lo vinu amàru: amícu témme caru; dice il vino
amaro: amico tiènimi caro!;
- vói-bói: buoi (plurale di vòe, bòe);
- votà: me sse vòta céo-u* = mi gira la testa, mi si rivolta il
cielo (cfr céo ); vòta ssu picchjéro-u = vuota codesto bicchiere;
va a votà = va-vai a votare.
Z
- zampàta: cfr l'esempio alla voce schjàffu ;
- zappulià: só ítu a zappulià i fasóji = sono andato a zappettare i
fagioli;
- zippu: se cecà co nu zippu = s'accecò con uno sterpo.
180
3ª.1º.2 Omònimi e omògrafi
A
à = dà, dài, dare arda = alta, che arda
acca = acca (h), vacca arde = alte, arde, ardere
agliu = aglio, al, allo are = altre, aie
alleàtu = alleato, allevato aría = arriva, avrei, avrebbe, darei,
amàru = amaro, amarono darebbe
àmmene = dàmmene, amen arígliu = grillo, gheriglio
ara = altra, aia, ara (arare) arímo = ariamo, avremo, daremo
aràgli = avrai, darai, ragli aríte = arate, avrete, darete
aràglio = avrò, darò, raglio ata = data, ha da, hai da
aràtu = arato, aratro attu = atto, gatto
B
bannèlla = bandella, falda di neve barba = barba, mento
bencàllu = ben caldo, bengala bòtta = botta, sparo, volta
C
ca qualche, che coà = covare, accodare
càe = qualche, cavare coàta = covata, codata
caffè = caffè, bar còca = cuoca, coca (cola)
calla = calda, padella per còce = cuoce, cuocere,
caldarroste scotta, scottare
campàne = campane, campare cógli = còlli, con gli, coi
cannèlla = cannella, guanto del cóglio = còllo, còlle, colpisco,
mietitore fatto con canne còlgo
cane = cane-cagna, che cómme = come, gomme
capitígliu = filo di canapa, scéglitelo còppa = coppa, coppa
capòccia = testa, capo, (misura agraria), palpebra,
sovrintendente (m. e f.) salume, batte (battere)
capóccio = testa, capo, girino corènte = corrente, trave
cara = cara, scorza (scorzare) córu = còrvo, cuoio
care-cari = care, cari, soltanto cóso = còso, cucio
cariàtu = cariato, trasportato cóta = còlta, raccòlta, cote
carza = garza, calza cróce = croce, dieci anni,
casàru = caciàio, calzarono cucicígli = cuòciglili, a lui,
181
casétta = casetta, calzetta a lei, a noi, loro
cima = cima, cresta, cusí = cosí, cucíi, cucí,
palla del cavolfiore cucire;
chinu = chino, chilo cuíta = guida, vite
E
éa = andavo, andava, avevo, ésse = esse, dessi, desse,
aveva, davo, dava andassi, andasse
èsse = èsse (S), essere
F
fa = fai, fa féta = fede nuziale, fa l'uovo,
fàcia = falce, falcia, che falci periodo in cui fa le uova
faciaría = farei, farebbe, fal- fétta = fetta, piede, ferita
cerei, falcerebbe fiore = fiore, farina bianca
fai = faggi, fave; fóco = fuòco, focolare,
faricígliu = piccolo farro, caminetto
fàrglielo frate = frate, fratello
fàu = fanno, favo, faggio frittu = fritto, fegato
fémmena = femmina, donna, frustàru = chi fa le fruste,
signóra frustarono
feràru = ferraio, ferrarono furèste = foreste, foste
féro = fèrro, fèrro da stiro fusa = fusa, fusi
I
í = andare, andai, andò, dí, giorno issi = essi, andassi, dessi
isse = dissi, disse, andarsi ítu = andato, dito
L
lama = lama, frana luce = luce, lampadina, lucere
létto = lètto
M
mà-ma' = mano, mani, mamma mannàru = mannaro
(lupo),
mare = mare, madre mandarono
massu = masso, terreno sodo mmammóccio = bambòccio,
al di sotto di quello lavorato pupazzo, sciocco
182
mazzu = mazzo, intestino, matassa mmócca=in bocca, imbocca
méneca = saggina, dimena mòre =muore, brune, more
mercàtu = mercato, marcato, segnato mórto = mòrto, funerale, molto
mérco = marchio, bersaglio, mòrza = morsa, pietra forata
cicatrice che fa da anello
mèrica = medica (erba), America múi = muovi, muli
miciòtto = amento del salice, gatto musaròla = museruola,
mpò = non può, un po' fisionomia
mutívu = motivo, emotivo
N
ne = noi (ci), di ciò, di lui, di lei, notàru = notaio, notarono
di loro, da lí ntantu = intanto, non tanto
nu = un, uno, noi, non ntricu = intrigo, nocciola
nòe = nòve (9), nuove
O
óglio = òlio, vòglio òta = volta, vuota
ógna = unghia, che io-egli unga óte = dòte, alte
ógne = ogni, unghie, unge, ungere óto = vo- gliono, alto
ónne = onde, ogni ottóne = ottone, bottone
P
paése = paese, podere, campagna potaría = potrei, potrebbe,
para = para (parare), paia poterei, poterebbe
pare = pare (parere), padre potarísti = potresti, poteresti
paru = pari, paio póto = poto (potare), pòssono
pénna = penna, lulla, lunetta prucésso = procèsso, ciprèsso
pérzo = pèrso, vèrso puru = puro, pure
pétto = pètto, rispetto a putíi = potevi, potavi
pjanéta = il-la pianeta, destino putímo = possiamo, potiamo
pica = pica, gazza, sbornia putísti = potesti, potasti
pinu = pino, pieno, pegno putíssi = potessi, potassi
pjúmmu = piombo, filo a piombo putíte = potete, potate
pónta = punta, reuma, branco, puzza = puzzo, puzza
póro = pòro, povero (puzzare), guasta, bacata
portàru = chi fa le porte, portarono puzzi = puzzi (puzzare), pózzi,
pòsta = posta, morchia possa, guasti, cariati, bacati
183
potaràgli = potrai, poterai puzzu = pozzo, guasto, bacato,
potaràglio = potrò, poterò cariato
R
ràngiu = rancio, granchio riíssi = ridessi (ridere),
ràntuju = rantolo, cavicchio ridessi (ridare)
razione = razione, orazione riísti = ridesti (ridere),
reàtu = reato, ridato ridesti (ridare)
recalà = regalare, regalai, regalò, risicàtu = risicato, scarso,
ridiscesi, ridiscese arrischiato
réntro = dentro, entro (entrare) risu = riso, reso
reprúbbica = repubblica, confusione ritta = ritta, dritta, destra
revénne = rivenne, ritornò, rittu = ritto, dritto, retto,
rivendere, rivende buono, onesto
riggí = ressi, resse, Regina! ruchétta = ruchetta, picc. ruga
ríi = ruscelli, rivi, ridi ruspàru = chi manovra la
riíi = ridevi, ridavi ruspa, rusparono
rinale = renale, orinale ruttu = rutto, rótto
S
sane = sane, intere, sa sónno = sonno, sogno (sost.)
sarda = sarda, salda, salta sòra = suora, signora
sardà = saldare, saltare sparà = sparare, aprire la
scappà = scappare, scoprire callaia
scolàru = scolaro, scolarono spàraci = spàragli, spàrale,
scóta = manico della scure, spara loro, asparagi
scòssa (scuotere) spèra = fascio di raggi solari,
scriésse = che scrivesse, sfera, lancetta dell'orologio
che svenisse spósa = spòsa, sposalizio,
scroccóne = scroccone, nozze, matrimonio
qualità di fico sta = sta, stai, questa
senàtu = senato, segnato, stati = estati, Stati, stati
venato, incrinato (part.pass. v. essere)
séte= sete, sedere (verbo) state = estate, state
sènza = senza, assenzio (part.pass. v. essere)
sétuja = setola, verme sottile stènno =stendo, stando
come una setola stinchi = stinchi, che tu stia
184
séu = suo, sego stracciàta = stracciata, rimbrotto
sfèra = ferro (di bue, stréca = strega, strofina, che
di cavallo), lancetta strofini
dell'orologio struttu = strutto (sost. e verbo)
T
tardíi = tardavi, tardivi te spusi = ti sposi, ti togli
tè = tè, tiene, ha, prendi! un peso (dalle spalle, dal
tènna = tenda, casetta rurale, collo, dal capo...)
che tenda (tendere) tòrce = torcere, torce (verbo),
tènne = tende (sost.), tende, torce (sostantivo)
tendere, casette agricole tóre = torre, tòro
ténneru = tènero, ténnero tròtta = tròta, trotta (trottare)
U
únici = undici, unici utu = gomito, alto;
uri = gioghi, orli
V
vàglia = vaglia, vada (io, egli), verdóne = pomodoro, verdone
specie di vaglio (uccello)
valle = valle, gallo vía = via, viva
vasàru = vasaio, baciarono vinti = vénti (20), vinti
vasu = vaso, bacio vita = vita, vite
vatti = gatti, batti (tu) viti = viti, vedi
vénti = vènti, vénti (20) votà = votare, vuotare
vénne = venne (venire), vàu = vanno, varco, callaia
viecci, vendere (lat. VAdUm=VAdU=VAU).
185
créo = credo séi= suoi
crèie = greve, pesante sèra = serra (sierra)
créie = crede, credere séra = sera, iersera
erèmo = eravamo Sèrgio = Sergio
èremo = èremo sérgio = selce
èsse = essere, sèrva = serva
ésse = esse, dessi-e sérva = selva
ètte = ette, et stèra = sterra, spatola
étte = diedi, diede stéra = porcili
fèce = feccia tè = tè, tiene, ha, tieni!
féce = fece (fare) té = tieni, hai
mèle = miele tènne = casupole agricole
méle (it.) = mele ténne = tenni, tenne
mèzzo = mèzzo, metà trammèzzo = tramèzzo
mézzo = mézzo,vizzo trammézzo = fra, tra
pènne = pende vè = viene
pénne = penne, lulle vé = vieni
pèrza = pèrsa vèro = verro
pérza = maggiorana véro = vero
prèta = preda zèro = zero
préta = pietra zéro = siero, sperma
ò-ó
battòcchjo = ragazzetto ò = vuole
battócchjo = batacchio ó = vuoi
bòccio = ragazzo òta = volta
bóccio = bernoccolo óta = alta
capòccio = capo òte = volte
capóccio = testa, girino óte = alte, dote
186
còbbo = gobbo òto = vuoto
cóbbo = gobba óto = alto, vogliono
còccia = buccia, testa òtte = volli-e
cóccia = goccia ótte = botte
còna = canale, stagno, torrente pò = può
cóna = icona, conetta, edicola pó = puoi
còppo = batto, picchio pònte = pónte
cóppo = coppo, tegola pónte = punte
còre = cuore pòto = poto (potare)
córe = corre póto = pòssono
còro-u = coro revòteco = rovescio, ribalto
córo-u = cuoio, corvo revóteco = soqquadro, rivolta
còto = godo ròta = ruota
cóto = còlto róta = ch'io roda
fòchi = fuochi (artificiali) ròte = ruote
fóchi = fuochi, caminetti róte = rode, rodere
fòto = foto, fotografia scòla = scuola
fóto = folto scóla = scola (scolare)
gnorantò = ignorantona, sor Antonio sòla = suola
gnorantó = ignorantone sóla = sola
lòco = là, colà sòro = sorella
lóco = luogo sóro = sorbo
lòpa = germoglio nuovo d'ulivo stòcco = spezzo, rompo
lópa = lupa stócco = stanco morto
mòra = mora, bruna suòre (it.) = suore
móra = masso, sasso süóre = sudore
mòre = muore tòcco = tocco (toccare)
móre = massi, sassi tócco = rintocco
mpò = non può tròno = trono
mpó = non puoi tróno = tuono
nfòssa = infossa vòta = vuota (agg. e v. vuotare)
nfóssa = bagnata vóta = vota (votare)
187
nòce = nuoce vòto = vuoto (agg. e v. vuotare)
nóce = noce vóto = voto (nome e v. votare)
nò éo = no io, non io _______
nó éo = non andavo, non davo
188
C
càccuju = caccola càuta = cauta
ca ccúju = qualche sedere caúta = dolina
càgna = cambio (s.), cambia (v.) càutu = cauto
cagnà = cambiare, cambiai-ò caútu = buca
càgnale = càmbiale chéssa = codesta
cagnàle = cambiàle che(s)sà = che sa
càlatru - càlitru = resta a spirale chésta = questa
dell'avena selvatica che stà = che sta
ca làtru - ca lítru = qualche ladro, cíccia = ciccia, germoglia
qualche litro ciccià = germogliai-ò-are
càlimu = calmo cóa = cova, coda
calímu = caliamo coà = accodare, covare
càmmora = camera còppa = coppa, palpebra, batte
ca mmóra = qualche sasso, coppà = battei, batté, battere
càmpa = campa, vive, gamba cótto = còtto
campà = campare, campai-ò cottó = cotone
canzóna = canzone crésema = cresima
canzonà = canzonare cresemà = cresimare
capàra = caparra cróce = croce, 10 anni
caparà = sceglierà crocè = uncinetto
càpate = scegliti cuàglia = quaglia, caglia
capàte = scelte cuaglià = cagliare
càpitu = germoglio (vite) cúcuma = cuccuma
capítu = capito cucumà = sobbollire, covare
cara = cara, scorza (egli) cúnnuja = culla (sost. e v.)
carà = scorzai-ò-are cunnujà = cullare, cullai-ò
caríttu = carretto cunúsci = conosci
cari ttú = solo tu cunuscí = conobbi-e
càsa = casa, calza (egli) cúsi = cuci
casà = calzai-ò-are cusí = cosí, cucire, cucíi, cucí
càucia = calce _______
189
caucià = scalciare
E
èccuju = eccolo èssola = eccola (costà)
è ccúju = fortuna è ssóla = è sola
èranu = erano èssuju = eccolo (costà)
è rànu = è grano è ssúju = è solo
F
fàcia = falce, falcia-falci (verbo) féta = fa l'uovo, periodo di féta
facià = falciare, falciai-ò fetà = fare l’uovo
fàllo = fallo (imper.) fiógna = fionda, lancia (verbo)
falló = pan di granturco fiognà = lanciai-ò-are
fàrgia = falce, falcia (verbo) fràbbica = fabbrica
fargià = falciare frabbicà = fabbricai-ò-are
I J L
jàcchjara = chiacchiera (sost. e v.) laóra = lavora, navetta
jacchjarà = chiacchierai-ò-are laorà = lavorai-ò-are
jastéma = bestemmia (sost. e v.) lèame = lèvami
jastemà = bestemmiai-ò-are leàme = legame
jénnaru = genero lúccica = lucciola, luccica
jennàru = gennaio, Gennaro luccicà = luccicò-are
làcrema = lacrima (sost. e v) lèa = leva (v.)
la créma = la crema leà = levare
lacremà = lacrimai-ò-are le à = le dà
ícici = digli, dille, di' loro _______
i cíci = i ceci
M
mmàggina = immagine, immagina mmócca = in bocca, imbocca
mmagginà = immaginai-ò-are mmoccà = imboccai-ò-are
màgnanu = mangiano mòncana = senza corna
magnànu = magnàno moncàna = mucca da latte
màndola = mandorla mòve = muove
mandòla = mandòla mo vè = ora viene
190
màscara = maschera mpastóra = pastoia, impastoia
mascarà = mascherare mpastorà = impastoiai-ò-are
méneca = saggina, dimena _______
menecà = dimenai-ò-are
N
Nastàsia = Anastasia ncústia = angustia
nastasía = anestesia ncustià = angustiare
nàta = nata, nuota nfóssa = bagnata
natà = nuotai-ò-are nfossà = infossare
ncàsa = in casa, rincalza nòa = nuova
ncasà = rincalzai-ò-are no à = non dà
nòe = nove
Noè = Noè n'òmo = un uomo
no è = non è nò mó = non ora
P
pàcanu = pàgano péi = piedi
pacànu = pagàno pe í = per andare
pànicu = pànico píe = pie
panícu = paníco, saggina, sorgo Pié! = Pietro!
pàra = paia, para (v.) piéca = piega (sost. e v.)
parà = parai-ò-are piecà = piegai-ò-are
pare = padre, pare (v.) píju = pelo
paré = parere pjú = piú
pàssaru = passero pòsta = posta, posa
passàru = passarono pò stà? = possibile, può essere?
R
ràina = grandine, grandina reàzza = ragazza
raína = gravina reàzza = rialza
rainà = grandinò-are reazzà = rialzai-ò-are
règgianu = reggono rísci = esci
reggiànu = reggiano riscí = uscíi-í-ire
resbòta = curva, risvolta ruína=rovina
resbotà = curvai-ò-are, risvoltare ruinà=rovinai-ò-are
191
ríggi = reggi rúzzica = ruzzola (sost. e v.)
riggí = ressi-e, Regina! ruzzicà = ruzzolai-ò-are
róssa = gròssa réseca = rischia
Rossà! = Rossana! reséca = riséca, riséga
ríi = ridi resecà = risecare, risegare
rií = riandai-ò-are rischiare
S
sàbbia = sabbia spàlla=spalla, demolisce
s'abbía = si avvía spallà=demolíi-í-ire
sécca = secca, siccità spàrtanu = spartiscono
seccà = seccai-ò-are spartànu = spartàno
seménta = seme, sementa st'ària = quest'aria
sementà = seminai-ò-are staría = starei
séncara = zingara stéra = porcili
se ncàra =si trascina sterà = sterrai-ò-are
sínna = mammella, succhia stéteca=stitica, solletica,
sinnà = poppare, succhiò-are stetecà=solleticai-ò-are
sínti = senti súa=suda
sintí = sentíi-í-re suà=sudai-ò-are
sóle = sole súaru=sughero
solé = solere suàru=sudarono
sóleca=solchi (sost.), solca (v.) súca=vino, suga
solecà=solcai-ò-are sucà=sugai-ò-are
spèra = fascio di raggi solari, sfèra = ferro (di cavallo-bue,
ecc.)
spera, lancetta dell'orologio lancetta dell'orologio
sperà = tralucere, sperare, sferà = sferrai-ò-are, fare
sperai, sperò attrito con i ferri sul selciato
T
tórtora = tortora tèmpera = tempia
tortóra = bastoni tempèra = pioggerella, temperie
tríccia = treccia, intrecci temperà = piovere lento e a
triccià = intrecciai-ò-are lungo, temperare
192
U V Z
úlimu = olmo ventàcchja = ventola, ventaglio
ulímu = vogliamo ventacchjà = ventilare ventolare
vèru = verro zícchja = bottone
Verú! = Veronica! zicchjà = scalciò, scalciare
víngi = vinci zínna = mammella (cfr sínna)
vingí = vinsi-e zinnà = poppare (cfr sinnà)
vòta,vóta = vuota, vota zàppu = bécco, zoticone
votà = vuotai-ò-are, votai-ò-are zappú = zappe, zapponi
194
m'aría = mi raggiunge me lassa = mi lascia
métte = mettere molétte = mulini
m'étte = mi diede m'olétte = mi volle
N
na ranòcchja = una ranocchia nòtte = notte
n'ara nòcchja = un'altra nocciola n'òtte = non volli-e, ci volle
na ròta = una ruota n'uccunígliu = un bocconcino
n'ar'òta = un'altra volta nu cunígliu = un coniglio
noène = novene Natàle = Natale
no ène = non è na tale = una tale
nóo = nuovo n'atàle = un altare
n'óo = un uovo
O
Ortisei = Ortisei Otoàrdu = Odoardo
órti séi = òrti suoi óto Ardu = vògliono Aldo
P
pití = chiesi-e, chiedere potestà = podestà
pi tí = per te po' te stà = poi ti stai
pomeríggi = pomeriggi _______
po' me riggi = poi mi reggi
S
sére fa = sere fa Simóne = Simone
se refà = si rifà sí móne = sí ora
soccacciàtu = estorto ss'atàle = codest'altare
só cacciàtu = ho cacciato, scacciato ssa tale = codesta tale
ssa ranòcchja = codesta ranocchia sta ròta = questa ruota
ss'ara nòcchja = codest'altra nocciola st’ar’òta = quest'altra volta
sta ranòcchja = questa ranocchia ssuprióre = superiore
st'ara nòcchja = quest'altra nocciola ssu priore = codesto priore
sucamèle = succiamele suríi = sorridi
ssu camèle = codesto cammello, stupido su ríi = su, ridi
195
T
te só ittu ca te nóne = ti ho detto di no tennísti = tennisti
te só ittu 'catenóne' = ti ho detto 'catenone' te nn'ísti = te ne andasti
tétte = tette, tienti tolétte = tolette turísti = turisti
t'étte = ti diedi-e t'olétte = ti volli-e tu risti = tu resti
U V
ulíi = volevi vennecàsse = vendicarsi venn'èste = ve n'andaste
u líi= lo levi venne casse = vendere, vennèste = vendeste
vende casse
CAPITOLO SECONDO: CURIOSITÀ
196
a a a a a
a) con le vocali:
ju ò i (ji) ò òí
vuole li vuole vuole andare
ju ó i (ji) ó óí
lo vuoi li vuoi vuoi andare
ju à ji à _________
lo dà li dà
197
éo éa úa, úja, íe e òa
io davo uva, uva spina, olive e uova
b) con qualche i:
Imperfetto dell'indicativo:
abbiíi avviavi aggriíi gridavi
Presente dell'imperativo:
bíiji bévili críiji crédili
fríiji fríggili finísciji finíscili
íciji dilli ímpiji émpili
jítiji chiédili líggiji lèggili
míttiji méttili ngíiji incídili
198
ntígniji intíngili pítiji chiédili
ntínniji intèndili ríggiji règgili
scírniji scèrnili scríiji scrívili
síntiji sèntili spitísciji spedíscili
stínniji stèndili tígniji tíngili
víngiji víncili vínniji véndili
c) con consonanti simili:
Chésta pasta tòsta no ll'ha ta attastà
Questa pasta dura non la devi tastare
Tuttu tu tucchi e stucchi tuttu tu
Tutto tu tocchi e rompi tutto tu
Pe lla culla cuàle callarèlla ó? Chélla co la còlla calla.1
per la culla quale caldarella vuoi? Quella con la còlla calda
199
Co nna mòssa ju só missu puru se ss'ha tuttu nfussu,
réntro ju fósso bassu e russu; lassa le petàte lésse,
me sse mésse ncapu chésso recapàte a chélle fòsse
e déo fésso co nnu passu ch'èra mésse a gliu paése;
passo fissu all'ara pròna, sóto rósse, so' susí,
lasso lòco ju cassu e dissu, puru chissu i
__________
3ª.2º.3 Forestierismi
200
alé: alléz bicutíni: bigoudi
aló: allo, hallo bitè: bidet
arengràzimu Díu: gratias agimus Deo bíttere: bitter
alà: halare blècche: black
atobbússe: autobus briccòcole: albaricoque
Misure di lunghezza
fúrcuju = cm 18 circa
parmu = cm 25 circa
ràcciu = 3 parmi = cm 75 circa
racciuiàru = listarèlla de 3 parmi
canna = 3 ràccia = 9 parmi = m 2,25 circa
202
Misure di peso
óngia = 30 g circa
libbra = 360 g = 12 ónge
còppa = 25 chini (chili)
cuintàle = 4 còppe
rúbbiu = 2 quintàli = 8 còppe
Misure di superficie
cuartúcciu = 250 mq
còppa = 1.000 mq = 4 cuartúcci
scórzo = 1.155 mq circa = 1/16 de rúbbiu
rúbbiu = 18.000 mq circa
Monete
sòrdo = 1 cuatrínu
tacca = 2 sòrdi = 2 cuatríni
bòcco = baiòcco = 5 sòrdi = 5 cuatríni
pàulu = 250 sòrdi = 50 bòcchi = 1/2 scutu
scutu = 500 sòrdi = 100 bòcchi = 2 pàuli
203
204
I sòrdi, se sso’ de carta, vólanu
se sso’ de rame, córanu
PARTE QUARTA
CENNI DI METRICA
205
206
La fémmena è comme lo fóco / pjú l’attizzi e pjú sse nfòca
CAPITOLO PRIMO: Strutture delle forme poetiche
4ª.1º.1 Il VERSO
207
accenti 3ª, 6ª e 9ª: fórze vè da cae stélla lontàna
- ENDECASILLABO - 11 sillabe -
accenti 2ª, 6ª, 10ª: Tramméso alle montàgne simbruíne...
accenti 4ª, 8ª, 10ª: gente de sassu, gent’egli Ècui, nata...
accenti 4ª, 7ª, 10ª: se comm’è béglio nu campu de ranu...
ecc..
- DOPPIO QUINARIO - sillabe 5+5 -
accenti 1ª e 4ª: gènte mportànte - ne védde tànta...
: non me nzuglíte - e stite attènte...
208
E commenzà a parlà; cusí arespóse:...
ma non lo fa preché è paurusu e vile
- Tra due vocali della stessa parola, anche se non formano
dittongo, si può avere la SINÈRESI o contrazione; questo verso
è endecasillabo anche se ha quindici sillabe:
se ntéu àrcora e pónti nóvi o antíchi ;
infatti vi sono sinèresi (éu) e sinalèfe (a-e, i-o-a).
- Al contrario, si può avere la DIÈRESI o separazione tra due
vocali nella stessa parola, anche se costituiscono dittongo.
Questo fenomeno viene segnalato con i due puntini sulla prima
delle due vocali:
i ssitïàri le piú ssétie bèlle
209
La sorte ’egliu crastatu? / nasce curnutu e mòre ammazzatu
4ª. 1º. 2. LA RIMA
La RIMA è l'identità dei suoni della finale di due parole, a
partire dall'accento dell'ultima sillaba: es. Subbjàcu - macu,
Taléo - éo, jórno - attórno, ecc...
L'ASSONANZA si ha quando l'identità della parte finale dellla
parola si limita alle vocali: es. mógne-mónte, cazzúni-turtúri,
trénto-mméso, ecc...
La CONSONANZA è l'accordo delle sillabe finali, limitato
all'identità delle consonanti e spesso anche della vocale con cui
termina la parola: es. luce-pace, ara-accòra, mare-muru, magni-
ntigni, cavàgliu-béglio, ecc..
Ecco alcuni esempi di rime:
- RIMA BACIATA: AABBCC
Fémmene e ómmini sintíte A
stite attènte e non parlíte; A
óglio lègge nu sermóne B
pe sta bèlla accasïóne. B
Oggi è jórno dicinòe; C
e va bbè, e chi se mòe? C
- RIMA ALTERNATA: ABAB
Caecúnu già sta a fà la campechétta A
é signu c’ha magnàtu bbè e biútu, B
macàra sta a sonnà ’lla cupellétta A
de chéllo che ancora onn ha vinútu. B
- RIMA INCROCIATA: ABBA (chiusa)
Nu lummínu, nu pròsparu ruttu, A
na caína so ’figli ’egliu sole B
comme désse che, senza parole B
e co gnènte, ne spiécanu tuttu. A
210
- RIMA IPÈRMETRA:
Che mare giàllu lòco pe lo pjànu A
macchjàtu dallo sàncue ’egli papàmpari!B
Se comm’è béglio nu campu de ranu A
nse pò scordà finu a cuàndu se campa. B
- RIMA EQUIVOCA:
Resdrapàssa chissi núili A
agliumènno cógli e valli (le valli) B
nfinu a cuàndu tutti i valli (i galli) B
s’areméttanu a cantà. C
4ª.1º.3 LA STROFA
La strofa è un insieme di versi, con un suo schema fisso o
variabile; prende il nome dal numero dei versi stessi.
- DISTICO: (due versi)
Pe ntreménte azzíte ju ràcciu A
nun pinzíte a gliu famàcciu A
212
ABAB-ABAB, ABBA-ABBA, ABAB-BAAB) e due terzine
(con rime: CDE-CDE, CDE-EDC, CDC-DCD):
213
INDICE
5. Premessa
11. PARTE PRIMA - APPUNTI DI FONETICA
13. CAPITOLO PRIMO: Generalità
214
13. Osservazioni generali: ortofonia e ortografia
16. Tutte le lettere dell’alfabeto
35. CAPITOLO SECONDO: Particolarità
35. Assimilazione
36. Aferesi
37. Apocope
38. Concrezione - Contrazione
39. Epentesi
40. Epitesi - Iato - Elisione
41. Metafonesi (metafonia)
42. Metatesi
43. Prostesi
44. Raddoppiamento
45. Scambio
52. Scempiamento - Sincope
54. Raddoppiamento sintattico
59. PARTE SECONDA-MORFOLOGIA
61. CAPITOLO PRIMO: Il nome
61. Desinenze - Genere
62. Il neutro - Un genere in dialetto uno in lingua
64. Numero
68. Nomi in chju-chjo
69. Caso vocativo - apocope - rafforzativa ne
71. Alterazione dei nomi
73. Nomi composti
76. CAPITOLO SECONDO: L'articolo
76. Articoli determinativi maschili
77. Articolo neutro
79. Articoli determinativi femminili
80. Osservazioni su ju (j’, ’u, u), la, le (l’)
81. Articoli indeterminativi
82. L'articolo in sintesi
84. CAPITOLO TERZO: L’aggettivo
84. Aggettivi qualificativi - Declinazione degli aggettivi
86. Gradi dell'aggettivo qualificativo
87. Aggettivi possessivi
215
89. Aggettivi dimostrativi
91. Aggettivi interrogativi ed esclamativi
92. Aggettivi indefiniti
96. Aggettivi numerali
98. Aggettivi verbali e sostantivati
99. CAPITOLO QUARTO: Il pronome
99. Pronomi personali
104. Pronomi possessivi
105. Pronomi dimostrativi
107. Pronomi indefiniti
109. Pronomi numerali
110. Pronomi relativi, interrogativi, esclamativi
112. CAPITOLO QUINTO: Il verbo
112. Le coniugazioni
113. Il verbo èsse (essere)
115. Paradigma delle quattro coniugazioni
118. Fenomeni metafonetici nei verbi
119. Il verbo aé (avere)
120. Osservazioni sui verbi èsse ed aé
121. Formazione del futuro e del condizionale presente
123. I verbi aé ed èsse, ausiliari dei riflessivi
124. La forma passiva - Annotazioni sui modi e sui tempi
130. Verbi irregolari
137. CAPITOLO SESTO: L’avverbio
137. Avverbi di tempo
139. Avverbi di modo
141. Avverbi di luogo
144. Avverbi di quantità
145. Avverbi aggiuntivi - affermazione - negazione
146. La multiforme negazione non
148. Avverbi di dubbio
149. CAPITOLO SETTIMO: La preposizione
149. Preposizioni proprie (semplici ed articolate)
150. Appunti sulle preposizioni
154. Preposizioni improprie e locuzioni prepositive
156. CAPITOLO OTTAVO: La congiunzione
156. Congiunzioni semplici, composte, locuzioni congiuntive
216
159. CAPITOLO NONO: L’interiezione
159. Interiezioni proprie, improprie, locuzioni esclamative
161. PARTE TERZA - VARIE
163. CAPITOLO PRIMO: Polisemia
163. Parole con piú significati, modi di dire, ecc
184. Omònimi e omògrafi
189. Cambia accento, cambia significato (omògrafi)
191. Si sposta l'accento, cambia significato (omògrafi)
197. Stessi suoni, significati diversi (omòfoni)
200. CAPITOLO SECONDO: Curiosità
200. Parole una dentro l'altra
201. Scherzi e giochi di parole
204. Forestierismi
206. Misure e monete
209. PARTE QUARTA: CENNI DI METRICA
211. CAPITOLO PRIMO: Strutture delle forme poetiche
211. Il verso
214. La rima
215. La strofa
219. Indice
222. Bibliografia
217
Bibliografia
- A. LINDSTROM, Il vernacolo di Subiaco - 1907 - Roma - Soc.
Filolog. Rom. Studj romanzi, etc. no. 5, 1903, etc. 8º. Ac. 9769/6
- C. TRABALZA, Dal dialetto alla lingua - Ditta G.B. Paravia e C.
- Torino 1917
- C. MERLO, Fonologia del dialetto della Cervara - Società
Filologica Romana - Roma 1922
- AA. VV. Novella I,9 del Decameron tradotta nei parlari del Lazio
- Società Filologica Romana - Roma 1930
- R. LOZZI, Canti Simbruini - Edizioni "Lux" - Roma 1965
- A. PANNUNZI, Na Rattattuglia 'e vérsi - Arti Grafiche "Il
Torchio" - Subiaco 1983
- P. ZACCARIA ANTONUCCI, Piccolo vocabolario sublacense -
Edizioni ITER - Arti Grafiche "Il Torchio" - Subiaco 1985
- R. LOZZI, Musa Nostrana - Edizioni ITER - Arti Grafiche "Il
Torchio" - Subiaco 1990
- B. LUPI, Subbjàcu1 - Grammatica 1ª ed. Errebigrafica, Subiaco 1995
- B. LUPI, Subbjàcu 2 - Poesie e prose - Errebigrafica, Subiaco 1995
- B. LUPI, Subbjàcu 3 - Lessico - Errebigrafica, Subiaco 1997
- B. LUPI, I taccuíni de Pittucciu - Collana - Errebigrafica:
- 1. Notti Africane - Subiaco 2007
- 2. Àlema subbjacciàna - Subiaco 2008
- 3. Le 4 Staggiúni - Subiaco 2008
- 4. A lla Scòla serale - Subiaco 2008
- 5. Adda Munnu! - Subiaco 2009
- 6. Co tuttu ju còre - Subiaco 2009
- 7. Tommolata de Natale - Subiaco 2009
- 8. Cóse Ómmini Alimali (CÓA) - Subiaco 2010
- 9. Adda lo ríe! - Subiaco 2010
- 10. Lo subbjacciùnu - (in corso di stampa)
218
Finito di stampare nel mese di .......
presso la Litotipografia Errebigrafica - Subiaco
Tel. e Fax 0774.83072
219