Mozart 7
Mozart 7
Mozart 7
Il 1790 fu un anno particolarmente difficile per Mozart: la sua reputazione di eccellente compositore era
ormai consolidata a livello europeo, ma in patria una parte di quello che era stato il suo pubblico ormai non
lo seguiva più, anche perché Mozart non si preoccupava affatto di compiacerlo; raramente e malvolentieri,
infatti, acconsentiva a scrivere musica banale, finalizzata al solo successo commerciale.[158] La sua
produzione, benché mantenesse un livello qualitativo sempre molto elevato, ebbe inoltre un vero e proprio
crollo quantitativo nel corso del 1790, un'epoca relativamente alla quale il suo catalogo registra non più di
una dozzina di nuove composizioni, in quello che fu il periodo di minore produttività in tutta la sua maturità
di compositore.[159] Si è ipotizzato che in questo periodo egli fosse affetto da depressione.[160]
Locandina della prima rappresentazione di Così fan tutte, Vienna, 26 gennaio 1790
Il 26 gennaio, al Burgtheater di Vienna, ebbe luogo la prima rappresentazione di Così fan tutte ossia La
scuola degli amanti, dramma giocoso su libretto di Lorenzo Da Ponte; l'opera fu replicata nove volte nel
corso dell'anno.[122] Basata su un soggetto originale dello stesso Da Ponte, essa esprime due differenti
aspetti del razionalismo illuminista: da una parte, l'amara ironia e lo scetticismo riguardo al cuore umano
propri di Voltaire; dall'altra, la rivendicazione del sentimento erotico nella sua genuina naturalità, al di là
delle convenzioni sociali, derivante da Rousseau.[161]
Il 20 febbraio moriva l'imperatore Giuseppe II, che era stato il più importante dei sostenitori di Mozart: con
l'insediamento del suo successore, Leopoldo II, il compositore non fu più tra i favoriti presso la corte, dove
le sue richieste di nuovi incarichi non furono accolte.[162]
Nel 1790 fu uno dei cinque compositori che realizzarono il Singspiel La pietra filosofale, su libretto di
Emanuel Schikaneder; l'opera venne musicata, oltre che da Mozart, dallo stesso Schikaneder, da Franz
Xaver Gerl, Johann Baptist Henneberg e Benedikt Schack; la prima si ebbe al Theater auf der Wieden l'11
settembre 1790.[163] A lungo si è ritenuto che il contributo di Mozart a tale opera si fosse limitato a un
solo duetto; un manoscritto ritrovato nel 1996, però, fa supporre che l'apporto del musicista di Salisburgo
sia stato più consistente.[164]
Mozart non fu tra i compositori invitati a presenziare alla cerimonia di incoronazione del nuovo imperatore,
che doveva aver luogo in ottobre a Francoforte; decise comunque di parteciparvi a proprie spese; nella città
tedesca tenne un concerto il 15 ottobre, il cui cartellone comprendeva una sinfonia non identificata, due
concerti per pianoforte e orchestra (K 459 e K 537), alcune arie e un'improvvisazione pianistica; l'esito, dal
punto di vista economico, ancora una volta non fu buono.[165] Mozart proseguì comunque il viaggio,
toccando Magonza il 16 ottobre, Mannheim il 23, Monaco di Baviera il 29; in quest'ultima città, il 4 o 5
novembre suonò a un concerto in onore di re Ferdinando IV di Napoli; il 10 novembre (senza essere passato
da Salisburgo) era di nuovo a Vienna; il viaggio non aveva migliorato la sua situazione economica, ma
l'avere incontrato molti vecchi amici a Mannheim e a Monaco lo aveva forse aiutato a uscire dal suo stato
depressivo.[166]
Alla fine di ottobre del 1790, l'impresario britannico Robert May O' Reilly offrì a Mozart l'opportunità di
soggiornare a Londra fino all'estate successiva con il compito di comporre almeno due opere teatrali, dietro
un compenso equivalente a circa 3000 fiorini; non si sa per quale motivo Mozart abbia rifiutato tale
vantaggiosa offerta, che avrebbe risolto gran parte dei suoi problemi finanziari: forse perché ciò avrebbe
comportato una lunga separazione da Constanze (la quale, a causa della sua salute malferma, non avrebbe
potuto seguire il marito a Londra), o forse perché a quell'epoca Mozart contava già con certezza su future
opportunità di guadagno rimanendo a Vienna;[167] forse, più semplicemente, Mozart non se la sentiva di
emigrare all'estero, sconvolgendo la sua vita e le sue abitudini solo per inseguire delle prospettive di
carriera, per quanto allettanti.[168]
L'inizio del 1791 vide Mozart superare la propria crisi creativa e tornare ai suoi abituali livelli di produttività,
come è attestato dalla serie di capolavori che costellano il suo ultimo anno: fra essi il concerto per
pianoforte e orchestra n. 27 in si bemolle maggiore K 595 (5 gennaio), il quintetto per archi in mi bemolle
maggiore K 614 (12 aprile), il mottetto Ave verum corpus K 618 (giugno), il Concerto per clarinetto e
orchestra K 622 (7 ottobre).[169] Anche la sua situazione economica cominciò a migliorare: fra l'altro,
alcuni mecenati ungheresi e olandesi sottoscrissero in suo favore, impegnandosi ad acquistare sue
composizioni per cifre ragguardevoli; il 9 maggio la città di Vienna lo nominò assistente Kapellmeister di
Leopold Hofmann presso la cattedrale di Santo Stefano, incarico onorifico che però preludeva alla nomina a
maestro di cappella (retribuito 2000 fiorini annui) non appena il posto si fosse reso vacante.[170]
Fu probabilmente all'inizio di maggio che Mozart iniziò a comporre Il flauto magico, Singspiel su libretto di
Emanuel Schikaneder; intorno alla metà di luglio gli pervenne, dall'impresario Guardasoni, la commissione
per un'opera seria italiana da mettere in scena a Praga, La clemenza di Tito.[171]
Sempre nell'estate del 1791 un aristocratico musicista dilettante, un certo conte Franz von Walsegg,
tramite un suo emissario, commissionò a Mozart una messa da requiem, alla condizione che l'incarico
dovesse rimanere segreto e che il committente restasse anonimo; ciò in quanto era intenzione del conte
Walsegg di far passare l'opera come propria. Non è chiaro se Mozart conoscesse l'identità e le intenzioni
del suo committente; in ogni caso egli, già impegnato nella composizione del Flauto magico e della
Clemenza di Tito, non poté dedicarsi subito a scrivere il Requiem.[172]
Fra il 28 agosto e il 15 settembre Mozart fu a Praga, dove si svolgevano le cerimonie per l'incoronazione di
Leopoldo II a re di Boemia; il 6 settembre, al teatro nazionale, ebbe luogo la prima rappresentazione della
Clemenza di Tito, alla presenza della coppia imperiale e con la direzione dell'autore, ma con esito non
molto favorevole; è rimasto tristemente famoso il rozzo giudizio dell'imperatrice Maria Luisa, che definì
l'opera "una porcheria tedesca in lingua italiana" e in una sua lettera affermò che "la musica era così brutta
che ci addormentammo tutti".[173]
La musica dell'ultimo Mozart sembra mostrare una tendenza ad allontanarsi dalle forme codificate del
classicismo (come la sinfonia, la sonata e il quartetto), per indirizzarsi invece verso brani d'occasione,
apparentemente minori, a volte alquanto anomali dal punto di vista timbrico e formale; è il caso della
Fantasia in fa minore K 608 e dell'Andante in fa maggiore K 616, entrambi per organo meccanico;
dell'Adagio e rondò in do minore K 617 per glassarmonica, flauto, oboe, viola e violoncello, scritto per la
virtuosa cieca Marianne Kirchgessner; dello stesso Ave verum corpus K 618, scritto per il coro della scuola
elementare di Baden[175]. Nel Flauto magico questa attenzione dell'ultimo Mozart per l'umile e il
marginale trova la sua più compiuta realizzazione; scritto per un teatro di periferia e rivolto a un pubblico
popolare, Il flauto magico esprime, in un linguaggio musicale trasparente e accessibile a tutti, la stessa
filosofia giusnaturalistica che già aveva ispirato opere come Il ratto dal serraglio e Le nozze di Figaro: la fede
nella bontà originaria degli esseri umani e nella felicità da raggiungere attraverso l'affetto e la solidarietà fra
le persone, è la fondamentale filosofia mozartiana che nel Flauto magico si manifesta attraverso (e a volte
nonostante) i complessi simboli dell'ideologia massonica cui è improntato il libretto di Schikaneder[176].
Prima del 15 novembre 1791 Mozart mise da parte il Requiem e scrisse l'ultima sua opera compiuta, la
Piccola cantata massonica K 623; il 20 novembre cadde malato.[177]
Mozart massone
Mozart entrò nella massoneria dopo il proprio trasferimento a Vienna, mentre la sua carriera di musicista
era al culmine del successo. Venne iniziato come "apprendista" il 14 dicembre 1784, nella loggia "Zur
Wohltätigkeit" ("Alla beneficenza") grazie alla mediazione dell'amico drammaturgo e massone Otto
Heinrich von Gemmingen-Hornberg.[178] Il compositore, in poco tempo, percorse tutto il cammino
iniziatico della massoneria: il 7 gennaio del 1785 fu elevato al grado di "compagno" e forse il 13 gennaio (la
data non è certa) divenne "maestro".[179] Suo padre Leopold venne iniziato nella stessa loggia il 6 aprile
1785, il 16 aprile passò al grado di "compagno" e il 22 divenne "maestro".[180]
L'11 dicembre 1785 l'imperatore Giuseppe II fece emanare un decreto, il Freimaurerpatent, in virtù del
quale le otto logge massoniche di Vienna furono accorpate in sole due, denominate rispettivamente "Alla
nuova speranza incoronata" e "Alla verità" e assoggettate a uno stringente controllo da parte del governo;
in seguito a questo provvedimento Mozart venne a far parte della loggia "Alla nuova speranza incoronata".
[181]
Fra gli scopi dichiarati di tale decreto vi era quello di limitare l'influenza dell'ordine dei Rosacroce, di
tendenza mistica ed esoterica; perciò i massoni di tendenza razionalista inizialmente accolsero con favore il
Freimaurerpatent; tuttavia, in seguito apparve chiaro che l'assoggettamento della massoneria al controllo
governativo aveva anche l'obiettivo di frenare l'attività dell'ala più illuminista e più anticlericale, che faceva
capo all'ordine degli Illuminati, considerato pericoloso per l'ordine costituito.[182] Difatti dopo il
Freimaurerpatent l'ordine degli Illuminati cessò praticamente di esistere a Vienna, molti di loro (fra cui
alcuni cari amici di Mozart) uscirono dalla massoneria e la stessa loggia "Alla verità" fu ufficialmente chiusa
nel 1789.[183]
La loggia "Alla beneficenza", di cui faceva parte Mozart prima del Freimaurerpatent, era praticamente
dominata dagli Illuminati, ed egli stesso ebbe stretti legami con appartenenti a tale ordine, come Ignaz von
Born e Joseph von Sonnenfels.[184] Sembra che Mozart abbia avuto simpatie per gli Illuminati, anche se
molto probabilmente non entrò mai a far parte del loro ordine.[185] Mozart continuò comunque a far
parte della massoneria anche dopo che ne furono usciti gli Illuminati, sebbene, a quanto pare, la sua
partecipazione alle attività della loggia sia diminuita fra il gennaio 1786 e il gennaio 1791.[185]
L'appartenenza massonica di Mozart non fu solo per adesione formale, ma trasse fondamento in profondi
convincimenti esoterici e spirituali, che egli tradusse in musica, nelle opere che più si riallacciano ai simboli
e agli ideali massonici: fra questi, resta impareggiabile la simbologia del Flauto magico.[186] È simbolico il
carattere di progressione delle terze parallele, che contraddistingue la parte finale dell'opera K 623. Il
carattere massonico di tali composizioni si esprime a volte nella scelta delle tonalità (con predilezione di mi
bemolle) e nei timbri, dove è predominante la presenza di strumenti a fiato e voci maschili.
All'universo della musica massonica appartengono, fra le altre opere, la cantata K 471 del 1785, l'adagio per
due clarinetti e tre corni di bassetto K 411 dello stesso anno e la musica funebre massonica K 477 (pure
questa del 1785), oltre alla piccola cantata massonica K 623 del 1791.[187]
Nel suo ultimo anno di vita, Mozart riprese a comporre molta musica d'ispirazione massonica; oltre al
Flauto magico e alla Piccola cantata massonica, sopra citati, è degna di nota la cantata per tenore e
pianoforte Die ihr des unermeßlichen Weltalls Schöpfer ehrt ("Voi che onorate il creatore dell'universo
infinito") K 619, su testo di Franz Heinrich Ziegenhagen.[188] Ziegenhagen era un socialista utopista,
esponente dell'Illuminismo radicale ed egualitario; il suo testo (messo in musica da Mozart nel luglio 1791)
è un'appassionata perorazione a favore della tolleranza religiosa, contro il fanatismo, contro il militarismo e
a favore della pace fra i popoli:[189]
[...]
(F. H. Ziegenhagen[190])
Malattia e morte
Mozart morente in un dipinto dell'Ottocento (Hermann Kaulbach, Mozarts letzte Tage, 1873)
Mozart morì nella sua casa a Vienna il 5 dicembre 1791, cinque minuti prima dell'una di notte.[191] La
salma fu portata alla cattedrale di Santo Stefano il 6 dicembre; il corpo venne poi sepolto, lo stesso giorno o
forse la mattina del 7, in una fossa comune del Cimitero di St. Marx, a quanto pare senza che nessuno della
famiglia di Mozart, né dei suoi amici o conoscenti, fosse presente (le testimonianze dei contemporanei
tentano di giustificare questo fatto assumendo che al momento del funerale ci fosse maltempo, ma
quest'ultima circostanza è stata posta in dubbio in epoca moderna).[192] Si trattò di un funerale di terza
classe, vale a dire del più economico possibile (ad eccezione del funerale per i poveri, che era gratuito);
forse tale tipo di funerale era stato scelto dallo stesso Mozart, seguendo le sue convinzioni illuministiche
che potrebbero averlo indotto a disprezzare, alla stregua di un retaggio della superstizione, sia le cerimonie
funebri troppo sfarzose sia il conforto della Chiesa (fra l'altro, Mozart non aveva chiesto, né ricevuto,
l'estrema unzione).[193]
L'esatto luogo di sepoltura di Mozart non è stato mai identificato: vi sono a Vienna due monumenti funerari
del compositore in due diversi cimiteri, uno presso il Cimitero di St. Marx e un altro presso il Cimitero
centrale (Zentralfriedhof).
La malattia e la morte di Mozart sono state e sono tuttora un difficile argomento di studio, oscurato da
leggende romantiche e farcito di teorie contrastanti. Gli studiosi sono in disaccordo sul corso del declino
della salute di Mozart, in particolare sul momento in cui Mozart divenne conscio della sua morte imminente
e se questa consapevolezza influenzò le sue ultime opere.
Anche l'effettiva causa del decesso di Mozart è materia di congettura: il suo certificato di morte riporta
hitziges Frieselfieber ("febbre miliare acuta", che allora era considerata contagiosa, o "esantema febbrile"),
una definizione insufficiente a identificare la corrispettiva diagnosi nella medicina odierna. Sono state
avanzate diverse ipotesi, dalla trichinosi all'avvelenamento da mercurio o acqua tofana, alla febbre
reumatica o, più recentemente, la sifilide. La pratica terapeutica del salasso, all'epoca diffusa, è menzionata
come concausa della morte. Una serie di ricerche epidemiologiche eseguite nel 2009 da un gruppo di
patologi austriaci e olandesi, che si sono soffermati a studiare tutte le principali cause di decesso della
popolazione negli ultimi anni di vita di Mozart, porta a ritenere che – con grande probabilità – il
compositore sia morto per una nefrite acuta conseguente a una glomerulonefrite a eziologia
streptococcica.[194]
Maschera mortuaria di Mozart
Mozart morì lasciando incompiuto il Requiem, il cui completamento fu affidato dalla moglie del
compositore in un primo tempo al musicista Joseph Eybler, il quale, tuttavia, ben presto si fece indietro. Fu
allora chiamato il giovane compositore Franz Xaver Süssmayr, allievo e amico di Mozart che terminò il
lavoro, completando le parti non finite e scrivendo ex novo quelle inesistenti.
Nel 1809 Constanze Weber, la vedova, si risposò col diplomatico danese Georg Nikolaus von Nissen (1761 –
1826), grande ammiratore di Mozart e autore di una delle prime biografie dedicate al musicista. Per questo
lavoro di sicuro Nissen attinse a testimonianze di Constanze, la quale, però, non può essere considerata una
fonte del tutto attendibile. Ad esempio, dalle lettere scritte da Mozart ad amici e familiari (alla stessa
Constanze, ad esempio) Nissen e Constanze cancellarono spesso le parti più scurrili e ciò nel chiaro intento
di idealizzare la figura del compositore.[195]