Il Rapporto Obbligatorio
Il Rapporto Obbligatorio
Il Rapporto Obbligatorio
I diritti relativi possono essere fatti valere nei confronti di uno o più debitori o soggetti determinati.
Il codice stesso fa una distinzione tra: i diritti relativi che si inseriscono in un rapporto obbligatorio, a cui dedica il libro 4,
e gli altri diritti che non si inseriscono in tale rapporto. Il libro 4 è così diviso:
1) una prima parte (art. 1173-1320), dedicata alle obbligazioni in generale e alcune particolari obbligazioni (ad es. art.
1292, le obbligazioni solidali, in cui la prestazione ottenuta da uno dei creditori libera il debitore verso tutti gli altri
creditori o l'adempimento di un debitore libera anche tutti gli altri debitori);
2) Una seconda parte (art. 1321-2059), che descrive le obbligazioni in relazione alla loro fonte: contratto, fatto illecito
e altri atti o fatti.
La disciplina sul contratto è divisa a sua volta in due parti: parte generale sul contratto (art. 1321 e ss.) e una
parte disciplinata a singoli tipi contrattuali (da art. 1470 e ss.: vendita, locazione, affitto ecc…)
Definizione:
Il rapporto obbligatorio è un rapporto giuridico che lega il titolare di un diritto soggettivo (creditore) ad uno o più
soggetti determinati (debitore), tenuti ad effettuare una certa prestazione a carattere patrimoniale.
Il diritto soggettivo che nasce dal rapporto obbligatorio è dunque un diritto relativo, che lega il titolare di diritto
soggettivo (creditore) ad uno o più soggetti determinati (debitore, ovvero chiunque sia tenuto ad effettuare una certa
prestazione nell’ambito di un rapporto obbligatorio nei confronti del titolare).
Il luogo dell’adempimento, ovvero dove deve essere adempiuta la prestazione (art. 1182):
• Natura della prestazione stessa: il luogo si desume dalla natura della prestazione (es. tinteggiare la casa, luogo di
adempimento è dove si trova la casa).
• Accordo (titolo): il luogo è determinato dall’accordo delle parti; in generale il contratto da cui l’obbligazione nasce,
indica il luogo della prestazione (es. ci incontriamo a metà strada per la compravendita auto).
• Circostanze: il luogo è determinato dalle circostanze in cui il contratto è stato concluso (es. chiamo carro attrezzi perché
l’auto si è fermata in mezzo alla strada, il meccanico viene sul luogo date le circostanze).
• Usi: il luogo è individuato per prassi nell’esecuzione di un certo contratto (per quel tipo di contratto tutti fanno così) (es.
nella prassi del commercio all’ingrosso, il luogo di consegna di certe derrate alimentare sono i magazzini generali: per
quel contratto se le parti non pattuiscono diversamente, si continuerà a far così).
• Criteri legali: si applicano nei limitati casi in cui gli altri criteri non funzionano:
- obbligazione ha per oggetto una cosa certa e determinata, il luogo è quello in cui si trovava la cosa quando
l’obbligazione è sorta (es. se compro una macchina usata, il luogo di consegna dell’auto è quello in cui la macchina
si trovava quando è stato stipulato il contratto e nata l’obbligazione. Attenzione che l’auto non è generica);
- obbligazione ha per oggetto il denaro (scambio tra una certa prestazione e denaro), c.d. obbligazione pecuniaria, il
luogo è il domicilio del creditore (domicilio: centro di affari e degli interessi. Se si tratta di un imprenditore sarà la
sede della sua attività; se è un normale cittadino è la sua residenza) (es. il locatario è tenuto a pagare il suo canone
preso il domicilio del locatore);
- Negli altri casi, il luogo è il domicilio del debitore. È il creditore che deve andare a prendere la cosa presso il
debitore (es. se compro l’auto nuova generica (non certa e determinata), devo ritirarla presso il concessionario.
Perché il concessionario è il domicilio del debitore).
Il tempo dell’adempimento (art. 1183 e ss.), ovvero quando il creditore può pretendere che il debitore adempia e
quando il debitore deve adempiere:
1) Generalmente se nel titolo non è previsto un termine, la prestazione deve essere eseguita immediatamente.
2) I casi invece in cui la prestazione può non essere tenuta immediatamente riguarda: gli usi (es. il contratto di
commercio di latte prevede la consegna di latte alle 5 della mattina), la natura oppure la modalità della prestazione,
che impongono certe tempistiche.
3) È altrettanto possibile che siano le parti nel titolo del contratto a stabilire un termine: ovvero il tempo
dell’adempimento entro il quale l’obbligazione deve essere adempiuta:
a. Il termine a favore del debitore: il creditore non può pretendere l’adempimento prima della scadenza.
(es. far pagare il canone entro la fine del mese rappresenta un termine a favore del debitore; il creditore non
può pretendere che si paghi prima del 30 del mese).
Se il debitore paga una somma dovuta, ma prima del termine dell’adempimento, egli non ha diritto alla
restituzione, perché colui che ricevuto il pagamento anticipato ha fatto affidamento su quella somma di
denaro. Tuttavia, in questi casi, si applica la regola dell’arricchimento senza causa (art. 2041). Chi paga
prima subisce una perdita (es. ha perso gli interessi della banca), mentre colui che riceve la somma ha un
vantaggio (es. ha investito la somma anticipata). Il creditore deve dare un’indennità al debitore che ha
pagato in anticipo pari alla minore somma fra la perdita del debitore e il guadagno del creditore.
È possibile che il debitore decada dal beneficio del termine previsto a suo favore (art. 1186), in quanto il
creditore può pretendere l’adempimento immediato.
Si verifica in due circostanze: 1) il debitore non ha dato o ha fatto venire meno le garanzie che aveva
promesso al creditore (es. prometto di dare in pegno l’anello in cambio di soldi, ma io non riesco a farlo e
decado dal beneficio del termine); 2) il debitore diventa insolvente, ovvero non ha la possibilità di
adempiere perché i debiti sono superiori al suo patrimonio (es. non ha soldi per pagare ma la banca
chiede di restituire tutto subito).
b. Il termine a favore del creditore: il debitore non può pretendere di adempiere prima della scadenza.
(es. nel contratto di parcheggio: portiamo auto nel parcheggio pagando due ore; per effetto di questo contratto
abbiamo diritto a lasciarla lì per un certo tempo e dopo che ci sia restituita; finiamo prima la commissione e
vogliamo andare via; noi che guidiamo l’auto (creditore) possiamo pretendere l’adempimento prima delle due
ore (e quindi ritirare l’auto prima), ma il parcheggiatore (debitore) non può pretendere di restituire l’auto prima
che siano passate due ore e mettercela in strada).
In relazione al rapporto obbligatorio, è possibile che l’obbligazione si estingua anche per una ragione diversa
dall’adempimento: novazione, remissione, compensazione, confusione e impossibilità sopravvenuta.
1. Novazione (art. 1230): è un contratto che, per volontà delle parti, produce l’effetto di estinguere la precedente
obbligazione, sostituendola con una nuova. È caratterizzata da due elementi: aliquid novi (qualcosa di nuovo) e l’animus
novandi (volontà di estinguere la vecchia obbligazione per sostituirla).
La nuova obbligazione può essere diversa dalla prima per: 1) l’oggetto, cioè il contenuto della prestazione è diverso (es.
l’obbligazione di consegnare un quadro, sostituito dal consegnare un vaso) o per 2) il titolo. Quest’ultimo significa che la
nuova obbligazione può avere lo stesso oggetto rispetto alla precedente, ma una fonte/causa diversa (es. siamo
proprietari di una casa che diamo in locazione; l’inquilino non paga il canone da 2 anni e non riusciamo né a farlo
pagare, né a mandarlo via, lui ci deve 24.000€. Ci mettiamo d’accordo che gli vendiamo la casa, che ha un valore di
mercato basso: 24.000€. Lui ci deve ancora 24.000€, non più a titolo di canone, ma a titolo di prezzo per l’acquisto della
casa. L’oggetto è sempre la casa, ma la causa/fonte dell’obbligazione è diversa. Prima la causa era lo scambio tra il
godimento del bene e il canone periodico e questa obbligazione si estingue; ora la causa è lo scambio della proprietà di
una cosa e un prezzo).
Prestazione in luogo dell’adempimento, la c.d. dazio in solutum (art. 1197): situazione in cui il creditore e il debitore
concordano che il debitore può adempiere dando una prestazione diversa da quella precedentemente dovuta. A
differenza della novazione in cui l’obbligazione originaria si estingue; qui resta in vita (es. l’antiquario è obbligato a dare
un quadro; ma con il compratore si mette d’accordo che può adempiere consegnando un vaso. L’obbligo continua ad
avere ad oggetto il quadro, ma si estingue solo con la consegna del vaso.
Se il quadro viene distrutto, l’obbligazione originaria si estingue e l’antiquari non deve consegnare né il quadro né il vaso,
perché si trattava di una forma alternativa di adempimento della stessa obbligazione).
2. Remissione (art. 1236): è una dichiarazione unilaterale del creditore di rinunciare al credito dovuto dal debitore. Il
debitore può comunque rifiutare la remissione del creditore entro un certo tempo (nessuno di noi è costretto a subire
un favore: dobbiamo essere d’accordo a ricevere una donazione).
3. Compensazione (art. 1241): si verifica quando una parte è contemporaneamente creditore e debitore dell’altra parte
(es. io sono debitore nei confronti del padrone di casa, perché devo pagare il canone ma sono anche creditore del
padrone che mi deve rimborsare per l’idraulico). In determinate ipotesi i due obblighi si estinguono (es. non ha senso
che io paghi il padrone ed il padrone paghi me; meglio estinguere).
Tre figure di compensazione: a) legale, b) giudiziale e c) volontaria.
a) compensazione legale: la legge prevede che, se ci sono determinati presupposti, i due rapporti reciproci si
estinguono automaticamente. I debiti reciproci devono essere:
a1) omogenei, hanno per oggetto beni della stessa specie (tipicamente denaro);
a2) liquidi, quando la quantità è determinata e certa, ovvero il debito è determinato nel suo ammontare (es. il
liquidatore determina l’ammontare del risarcimento del sinistro);
a3) esigibili, obbligazione è esigibile quando è scaduto il termine nei confronti del debitore; mentre se non c’è
termine, è esigibile immediatamente (es. se noi ripariamo caldaia e chiamo il proprietario per pagare, non
potrebbe chiederci di pagare il suo debito sul nostro debito relativo al canone, perché il suo debito è esigibile
mentre il nostro non ancora (solo alla fine del mese)).
b) compensazione giudiziale: viene disposta dal giudice in relazione ai crediti che non sono liquidi (debito non
determinato con chiarezza), ma rispetto ai quali è possibile: a) o una pronta e facile liquidazione, o b) è possibile
stabilire che sicuramente un debito esiste.
Il giudice può fare due cose alternative: 1) sospendere il pagamento del debito liquido ed esigibile, fino al momento in
cui non sarà fatta l’operazione di liquidazione dell’altro debito (es. sospende il pagamento del canone in attesa che il
liquidatore chiarisca quanto vale il danno alla mia auto e poi effettuo compensazione) oppure 2) dichiarare la
compensazione per la parte del debito sicuramente esistente e rinviare la liquidazione esatta ad un momento
successivo (non sa quanto costerà riparare tutto il danno, ma una parte certamente sì, che il proprietario scalerà dal
canone, e poi si fanno i conti esatti).
c) compensazione volontaria: è prevista dalla volontà delle parti (l’effetto estintivo è dato dall’accordo delle parti).
4. Confusione (art. 1253): a seguito di una vicenda successoria, quando la qualità di debitore e creditore confluisce con
la stessa persona (ad es. padre presta denaro al figlio e quindi il figlio è debitore; il padre muore e il figlio eredita il
credito del padre nei suoi confronti e quindi il figlio è creditore. Il codice prevede che l’obbligazione si estingua).
5. Impossibilità sopravvenuta (art. 1256): (se la prestazione è impossibile alla stipulazione del contratto, è nullo).
Tuttavia, se la prestazione era possibile quando il contratto è nato (es. devo consegnare un vaso), ma poi diventa
impossibile per causa non imputabile al debitore, allora l’obbligazione si estingue. È necessario che il debitore non sia
negligente (es. non posso più consegnarlo, perché è crollata la casa per via di un terremoto).
Al contrario, se il debitore è negligente, l’obbligazione non si estingue; il debitore è inadempiente.
Questa norma è il rovescio della medaglia dell’art. 1218, che definisce la responsabilità contrattuale.
Impossibilità:
1) l’unica impossibilità rilevante è quella oggettiva; l’impossibilità soggettiva è infatti irrilevante: il debitore risponde di
tutte le vicende che rientrano nella sua sfera soggettiva (es. il fornitore non riesce a produrre il materiale da consegnare
perché i suoi dipendenti hanno scioperato; il fornitore ne risponde ugualmente se non adempie, anche se non è colpa
sua, perché riguarda la sua sfera soggettiva).
2) l’unica impossibilità rilevante è quella relativa; l’impossibilità assoluta non è necessaria da essere provata dal
debitore.
Per interpretare il concetto di impossibilità interviene il parametro della normale diligenza (art. 1176, vedi: obbligazione
di mezzi): è sufficiente che il debitore provi che l’adempimento non è raggiungibile se non con uno sforzo superiore a
quello richiesto al debitore mediamente diligente (è raggiungibile astrattamente).
La diligenza viene parametrata in base anche le qualità professionali del debitore (es. trasportatore iperspecializzato),
oltre alla consapevolezza della necessità di compiere tale sforzo (es. pompa che deve essere riparata subito).
Vi è quindi un’interpretazione flessibile della nozione di impossibilità.
Inoltre, secondo l’analisi economica del diritto, il debitore è chiamato all’adempimento tutte le volte che è
economicamente giustificabile che egli sia costretto a adempiere.
(es: trasporto un pacco, ma c’è stata una frana e non possiamo proseguire, ma potrei prendere un elicottero e adempiere. Astrattamente è possibile, ma in
questo caso per adempiere è necessario compiere uno sforzo superiore rispetto a quello previsto dal contratto).
Distinguere in base all’impegno del debitore e all’oggetto, diversi esempi: 1. trasportatore di capi d’abbigliamento per il negozio di un paesino; è illogico
obbligare a prendere l’elicottero per far arrivare i vestiti ordinati; 2. trasportatore di un pezzo di ricambio per il sistema idrico di una diga; la pompa deve essere
aggiustata rapidamente a differenza dei vestiti da consegnare; 3. trasportatore iper-specializzato nel trasporto di opere d’arte nel museo (dubbio).
Esempio: tassista porta a fare il tagliando periodico al taxi; il meccanico per distrazione chiude male il tappo dell’olio, che esce dalla
coppa e fonde il motore. Il tassista subisce un danno, che deriva dalla prestazione negligente dell’obbligazione del meccanico (è
un’obbligazione dei mezzi ed il meccanico dovrebbe essere mediamente diligente, ma non lo è). Il meccanico mi deve risarcire il
danno, il quale è pari alla differenza tra il valore del patrimonio prima dell’adempimento (20.000 euro) e dopo (15.000 euro) perdita
secca, danno emergente di 5.000€.
Tuttavia, non è l’unico danno che subisco, perché anche se il taxi viene riparato, il tassista per qualche giorno non ha potuto lavorare,
quindi ho un mancato guadagno (ipotizziamo di 1000€) mancato guadagno, lucro cessante di 1.000€.
Attenzione che solo le conseguenze immediate e dirette dell’inadempimento sono risarcibili; esistono alcune
conseguenze che l’ordinamento non risarcisce, nonostante il lucro cessante e danno emergente.
Sono immediate e dirette le conseguenze: 1) normali dell’inadempimento, 2) prevedibili e 3) legate da un nesso di
casualità ordinario (normale) (es. se il meccanico non avvita bene il tappo, è normale che esca l’olio e che il motore si
fonda, ed è normale che il tassista non abbia guadagnato se è stato fermo).
Di conseguenza, non è risarcibile:
1) il danno imprevedibile (art. 1225), quindi non legato all’inadempimento da un normale nesso di casualità
(es. motore si fonde, taxi viene parcheggiato in mezzo alla strada; albero si abbatte sul taxi che viene danneggiato.
In termini logici si tratta sempre di una conseguenza dell’inadempimento ma non risarcibile perché imprevedibile).
Eccezione alla regola dell’imprevedibilità è il dolo, che ha 2 significati: 1) volontà di procurare (cagionare) un
danno o 2) inganno. Qui ha il primo significato. Pertanto, il debitore deve risarcire le conseguenze
imprevedibili, se l’inadempimento che lo ha causato è doloso (es. il meccanico non chiude il tappo perché vuole
danneggiare il tassista; adesso risarcisce l’auto danneggiata dall’albero).
2) il danno evitabile dal creditore (art. 1127, c. 2): si sarebbe potuto evitare con un comportamento diligente del
creditore (es. il tassista può utilizzare un taxi di riserva di lavoro per continuare a lavorare in caso di fermo
macchina, ma decide di non lavorare lo stesso. Non è risarcibile perché il lucro cessante poteva essere evitato dal
tassista se si fosse comportato con ordinaria diligenza).
Tuttavia, ai sensi, dell’art. 1227, c.1, il danno può essere conseguenza del concorso del creditore al danno.
Può succedere che un danno sia conseguenza di due comportamenti: 1) il comportamento non diligente del
debitore; 2) il comportamento colposo del creditore ha concorso a cagionare il danno.
(es. prima di fondersi il motore del taxi si accende una spia, ma il tassista non si ferma: il motore si fonde. Se invece
si fosse fermato non avrebbe fuso il motore. I danni sono stati causati sia dalla negligenza del meccanico, che del
tassista; ed il danno viene risarcito solo in parte).
Il risarcimento del danno è diminuito in proporzione alla gravità della colpa del creditore e l’entità delle
conseguenze: il giudice valuta le colpe di ciascuno e le conseguenze del comportamento di ciascuno (es. sono
parimenti colpevoli sia il meccanico che il tassista, quest’ultimo viene risarcito solo del 50%).
Il risarcimento del danno da inadempimento delle obbligazioni pecuniarie (art. 1224) + obbligazioni pecuniarie (art.
1277 – 1284)
Obbligazioni pecuniarie: obbligazioni che hanno per oggetto una determinata quantità di denaro (art. 1277).
La disciplina fondamentale si basa sul principio nominalistico, per cui i debiti pecuniari, ovvero quelli che hanno per
oggetto una determinata quantità di denaro, si estinguono al pagamento di quella somma, indipendentemente dal
potere di acquisto del denaro.
Per cui l’inflazione/deflazione non è rilevante all’adempimento (es. il mio debito di 100€ rimane fisso anche in presenza
dell’inflazione), a meno che il titolo (la fonte del debito) non preveda dei meccanismi di adeguamento al potere di
acquisto, c.d. “meccanismi di indicizzazione”: in questo modo lo Stato difende l’autorità della sua moneta.
Le obbligazioni pecuniarie producono naturalmente interessi (frutti del denaro). Il debito su una somma di denaro
liquida (certa nel suo ammontare) ed esigibile (scaduta al termine previsto a favore del debitore) produce naturalmente
interessi, c.d. interessi corrispettivi (fanno da remunerazione per l’uso di denaro altrui), nella misura del saggio legale
(art. 1284), stabilito ogni anno dal Ministero del Tesoro per l’anno successivo (es. per il 2019 era dell’0,8% all’anno). Per
questo se non paghiamo il debito, al termine della scadenza dovrò degli interessi pari al saggio legale.
L’art. 1224 si occupa del risarcimento del danno in caso di inadempimento alle obbligazioni pecuniarie.
Da una parte un debito esigibile produce interessi, c.d. interessi moratori prodotti su debito scaduto, e dell’altra parte
l’inadempimento di un debito legittima il creditore a chiedere il risarcimento del danno.
L’art. introduce una presunzione iuris et de iure (assoluta), in base alla quale il danno deve essere almeno pari agli
interessi legali o agli interessi dovuti prima dell’inadempimento: il creditore di un’obbligazione pecuniaria non è
obbligato a dare la prova del danno subìto (esonerato dall’onere della prova), salva la possibilità di dimostrare il
maggior danno (es. non ho avuto i soldi, non ho comprato il cemento, non ho costruito la casa entro i termini richiesti e
ho dovuto pagare una penale superiore agli interessi).