Orazione Mentale in Teresa
Orazione Mentale in Teresa
Orazione Mentale in Teresa
L’ORAZIOE METALE I
TERESA D’AVILA
Studente: Relatore:
LOREZO GIUSTI Prof. MARIO GAZZOTTI
1
SANTA TERESA DI GESÙ, Opere, Postulazione generale O.C.D., Roma, 1958
2
TERESA D’AVILA, Cammino di perfezione, a cura di Luigi Borriello e Giovanna della Croce,
Milano, 2001
Introduzione
2
CAPITOLO 1.
L’ORAZIONE NELLA SPAGNA DEL XVI SECOLO
3
BARRIENTOS A (a cura di), Introduzione alla lettura di Santa Teresa di Gesù. Edizioni OCD,
Roma 2004, p. 376.
4
Cfr. AA.VV., Santa Teresa maestra di orazione, Istituto di spiritualità carmelitani scalzi,
Roma 1963, p. 10.
3
1. l’orazione nella Spagna del XVI secolo
5
GONZALO DE ARRINGA, Historia del colegio de San Gregorio de Valladolid, ed. di M.Mª.
Hoyos, II, Valladolid, 1930, p. 48, cit. in BARRIENTOS A. op. cit., p.378.
6
Cfr. BARRIENTOS A. op. cit., p.376-377.
7
Cfr HUERGA A., “Devotio moderna”: in ANCILLI E. (a cura di), Dizionario enciclopedico di
spiritualità., Città Nuova, Roma 1990, p. 730-736.
4
1. l’orazione nella Spagna del XVI secolo
spirituale. Metodizzazione che sarà ben presto accolta dai movimenti spagnoli di
riforma: gesuiti, domenicani, francescani e anche dalla riforma di S. Teresa.
Girolamo Savonarola è uno dei grandi precursori dei riformatori cattolici del
XVI secolo. La sua influenza in Spagna riguarda soprattutto la riforma domenicana
ma pone anche le prime basi dell’orazione metodica. Questo suo pensiero ha
influenzato anche i grandi maestri di orazione spagnoli. A fondamento del suo
programma ascetico e del suo misticismo vi è da un lato la condanna paolina del
mondo, dall’altro la necessità di subordinare il momento escatologico-religioso a
qualsiasi altro aspetto della vita e dell’attività umana. Diventa quindi comprensibile
il suo rigorismo mistico-ascetico e il suo desiderio di distruggere tutte le vanità del
mondo.
La sua spiritualità è tipicamente medievale ma con temi nuovi, in particolare
riguardo l’orazione. Savonarola segue lo schema medievale di lettura della Parola
che comprende i tre momenti: lectio, oratio, meditatio. Ma nello svolgimento
dell’oratio e nell’analisi della meditatio si rivela come uno dei precursori
dell’orazione metodica. Sostiene che la contemplazione deve ispirarsi alla Scrittura e
8
Cfr. PACHO E., “Erasmo”: in ANCILLI E. (a cura di), Dizionario enciclopedico di spiritualità.,
Op. Cit, p. 891-893.
5
1. l’orazione nella Spagna del XVI secolo
implica il passaggio per le sette tappe: distacco affettivo dal male, fermezza del buon
proposito, perdono delle offese ricevute, rinuncia ad ogni affezione terrena,
conformità alla volontà di Dio, continuo conversare in cielo e desiderio di pervenire
al regno dei beati. Solo allora l’unione trasformante diverrà un fatto reale.9
L’influsso della spiritualità di Savonarola nella rinascita spirituale spagnola
sarà soprattutto come riformatore nelle riforme degli ordini religiosi.
9
ABBRESCIA D., “Savonarola”: in ANCILLI E. (a cura di), Dizionario enciclopedico di
spiritualità., Op. Cit, p. 2259-2261.
10
AA.VV., Santa Teresa maestra di orazione, op. cit., p. 12.
6
1. l’orazione nella Spagna del XVI secolo
Giovanni d’Avila, ordinato sacerdote nel 1526, dopo la morte dei suoi genitori
vendette i suoi ricchi possedimenti e si offrì come missionario per il nuovo mondo,
ma il Vescovo di Siviglia lo obbligò a fermarsi a svolgere il ministero nel sud della
Spagna. Dal 1531 al 1533, essendo accusato di eresia, fu processato dall’Inquisizione
e arrestato. Approfittò della sua permanenza in carcere per scrivere la sua opera
principale Audi filia (che fu pubblicata contro la sua volontà) in cui si ritrova quasi
tutta la sua teologia.
Riguardo all’orazione descrive minuziosamente come si può raggiungere una
vita di orazione e di unione con Cristo mediante un dialogo interno amoroso con
Cristo. Uno dei temi principali della preghiera è la passione di Cristo, per addentrarsi
nell’umanità di Cristo e nel suo sposalizio con la Chiesa. Per vivere questo l’uomo
deve rendersi conto della propria condizione di peccatore attraverso l’esercizio della
conoscenza di sé, in particolare attraverso la meditazione, la lettura spirituale e
l’esame di coscienza12.
11
Cfr. AA.VV., Santa Teresa maestra di orazione, op. cit., p. 11-13.
12
Cfr. ESQUERDA BIFET J., “Giovanni d’Avila”: in ANCILLI E. (a cura di), Dizionario
enciclopedico di spiritualità, op. cit., p. 1125-1128.
13
Cfr. PACHO E., “Alumbrados”: in ANCILLI E. (a cura di), Dizionario enciclopedico di
spiritualità, op. cit., p. 101-102.
7
1. l’orazione nella Spagna del XVI secolo
14
Cfr. PACHO E., “Alumbrados” in ANCILLI E. (a cura di), Dizionario enciclopedico di
spiritualità. Op. Cit. p. 100-103.
8
1. l’orazione nella Spagna del XVI secolo
15
AA.VV., Santa Teresa maestra di orazione, Op. Cit., p. 22.
16
Ibid., p. 22.
17
Cfr. Ibid., p. 23.
9
1. l’orazione nella Spagna del XVI secolo
18
Cfr. Ibid., p. 31.
19
Cfr. Ibid., p.34-35.
10
CAPITOLO 2.
BREVE BIOGRAFIA DI TERESA
20
Cfr. REYNAUD E., Teresa d’Avila. La donna che ha detto l’indicibile di Dio, Paoline, Milano
2001.
11
2. Breve biografia di Teresa
spaventato della bellezza di Teresa e della difficoltà della sua educazione. Decide
quindi di mandarla in convento per completare l’educazione, come succedeva per
molte fanciulle della sua estrazione.
Teresa ha sedici anni quando entra nel convento delle agostiniane di Santa
Maria delle Grazie. In convento si imparava tutto il necessario per diventare una
buona moglie: la preghiera, il catechismo, leggere, scrivere, fare di conto e ricamare.
Non si imparavano né il latino né il greco, lingue necessarie per leggere i libri eruditi
che quindi rimanevano inaccessibili per le donne. Questo periodo in convento per
Teresa è molto duro, non è facile per lei staccarsi dalla frivolezze della vita
precedente. È sfinita da questo sconvolgimento di vita e si ammala gravemente.
Torna nella casa paterna per cercare la guarigione. Sulla via del ritorno si ferma per
alcuni giorni a casa dello zio Pedro, un vedovo che vive di lettura e di preghiera. Qui
Teresa si dedica con avidità alla lettura dei libri che trova nella biblioteca, e ne
discute lungamente con lo zio.
Comprende che quel donarsi totalmente con un atto eroico che aveva sognato a
sei anni deve diventare una immolazione quotidiana, intima, nascosta. Comprende
che non riuscirà mai a trovare nel mondo quell’amore che cercava e matura così,
anche se con difficoltà, la decisione di entrare in convento.
Quando confida il suo proposito al padre, si trova di fronte ad un rifiuto. Teresa
decide allora di fuggire come aveva fatto quattordici anni prima. Fugge di casa
assieme al fratello Antonio, anche lui convinto ad entrare in monastero. Questa volta
la fuga riesce. I due si allontanano da casa e si separano quando arrivano al
monastero carmelitano di Nostra Signora dell’Incarnazione ad Avila dove è accolta
dalla priora. Davanti a tanta decisione il padre non può che rassegnarsi ed accettare.
Dopo un anno di noviziato, il 3 novembre del 1537 pronuncia i voti perpetui.
La lotta che Teresa deve sostenere è grandissima. Vuole uccidere quello che è
stata la sua vita precedente. Decide di donare tutta se stessa, tutta la propria vita per
amore di Dio. Ma la strada della conversione è dura e i progressi sono pochi. Il suo
desiderio è però quello di essere la più perfetta, la più santa, la più mortificata, la più
ammirata. Per questo si dona senza riserve a tutti e si infligge dure penitenze. Ma il
regime che si infligge è troppo duro e la sua salute peggiora. Solo più tardi si
accorgerà della pericolosità di questa scelta sconsiderata.
12
2. Breve biografia di Teresa
Ritorna quindi nella casa paterna per cercare di ristabilirsi in salute. Nel
viaggio verso casa si ferma presso lo zio Pedro che le offre un libro di meditazione
che influenzerà molto la sua vita: il Tercer Abbecedario di Francesco di Osuna.
Teresa non conosceva come procedere nell’orazione e nel raccoglimento e quindi
legge il libro con avidità e decide di fare il possibile per seguire il metodo che
indicava. Scopre quindi un nuovo modo di parlare con Dio e di ascoltarlo nel silenzio
e nel raccoglimento. Impara che la preghiera non è solamente attività ma che è anche
attesa, dono ricevuto. Le viene proposto di raccontarsi, di parlare interiormente con
Dio o di tacere per ascoltare l’indicibile che sgorga dal suo cuore. Durante la
meditazione i libri diventano un compagno inseparabile. Senza un libro non osa
neanche iniziare l’orazione, si sente persa, incapace di concentrarsi senza divagare.
Ma in questo periodo di fatiche spirituali la sua salute peggiora tanto che una
notte cade in coma profondo e viene considerata morta. Dopo quattro giorni, quando
stavano ormai preparando il funerale, riapre gli occhi e incomincia per lei un periodo
di grandi sofferenze in tutto il corpo. Praticamente non riesce a muoversi. Ma le
sofferenze non la spaventano, è convinta infatti che purifichino le sue imperfezioni.
Riesce ugualmente, con la sua testardaggine, ad ottenere di rientrare in convento
dove rimarrà inchiodata a letto per tre anni. I medici la considerano ormai
paralizzata. Passa il tempo dedita alla lettura di libri spirituali e all’orazione guidata
dai libri stessi. È l’orazione che la sostiene durante questo difficile periodo. Un
giorno scopre di riuscire a trascinarsi a terra appoggiandosi sulle mani e sulle
ginocchia. Di fronte a questo minimo miglioramento intravede la possibilità di
guarire e affida la sua guarigione all’intercessione di san Giuseppe. Finalmente viene
esaudita e dopo tre anni si rialza miracolosamente dal letto. Lei attribuisce la sua
guarigione all’intercessione di san Giuseppe e gli sarà sempre riconoscente.
Ormai ristabilita, assieme alle forze le ritornano anche i desideri dei piaceri e di
essere ammirata. Comincia per lei una vita abbastanza dissipata in un convento in cui
la regola si è molto mitigata. Pur considerando l’orazione una cosa importante, tanto
importante da spingere il padre a dedicarsi intensamente all’orazione, lei pian piano
la abbandona.
Teresa ha 29 anni quando il 24 dicembre del 1543 muore il padre. Questa
perdita le fa attraversare un periodo di grande sconforto. Per riuscire a uscire da
13
2. Breve biografia di Teresa
14
2. Breve biografia di Teresa
15
2. Breve biografia di Teresa
16
CAPITOLO 3.
L’ORAZIONE SECONDO TERESA
21
Cfr. ALVAREZ T., “Teresa di Gesù” in ANCILLI E. (a cura di), Dizionario enciclopedico di
spiritualità. Op. Cit. p. 2482-2483.
22
AA.VV., Santa Teresa maestra di orazione, Op. Cit. p. 246.
23
Ibid., p. 246.
17
3. L’orazione secondo Teresa
suo problema arriva la pubblicazione dell’indice dei libri proibiti24 che svuota gran
parte della piccola biblioteca di Teresa. Narra Teresa: «Quando fu proibita la lettura
di molti libri in volgare, mi dispiacque assai perché alcuni mi ricreavano molto e non
avrei potuto più leggere, perché quelli permessi erano in latino».25
Quando sembra arrivata ad un punto morto, interviene il Signore che le parla
nell’intimo dicendo: «Non affliggerti perché io ti darò un libro vivente»26. Comincia
così una serie di esperienze mistiche che la fanno procedere a grandi passi sulla via
dell’orazione. Continua Teresa: «il Signore mi istruiva con tanta tenerezza e in così
varie maniere, che quasi non ebbi più bisogno di libri, o almeno di pochi».27 Rimane
attaccata ad alcuni libri che ritiene insostituibili per la sua formazione e che non sono
stati proibiti dall’indice: il Vangelo28, il cantico dei cantici29, le biografie dei santi30,
e più avanti le confessioni di sant’Agostino31.
Con l’aumentare delle grazie mistiche e la paura di essere vittima di illusione
diabolica, Teresa cerca aiuto presso i teologi e maestri spirituali da cui attinge molto
del suo pensiero.
Fra questi: i grandi teologi domenicani di Avila e Salamanca, primo fra tutti il
padre Domenico Bañez, i quali la misero in contatto con i problemi dogmatici e la
resero sensibile al magistero della Chiesa; i direttori gesuiti, che la guidarono
nell’orazione e nella devozione all’umanità di Cristo; san Pietro d’Alcantara che la
fece riflettere sullo spirito della povertà evangelica; e soprattutto san Giovanni della
Croce.32
24
Nel 1559 l’inquisitore Fernando de Valdés pubblica un indice dei libri proibiti, che
comprende quasi tutti i libri spirituali in lingua volgare.
25
Vita XXVI,5.
26
Vita XXVI,5.
27
Vita XXVI,5.
28
Cammino, XXI, 4.
29
Cammino, Prologo, 1.
30
Vita, 30, 17.
31
Cfr. Cammino 28, 2.
32
ALVAREZ T., “Teresa di Gesù” in ANCILLI E. (a cura di), Dizionario enciclopedico di
spiritualità. Op. Cit. p. 2483.
18
3. L’orazione secondo Teresa
Proprio dai teologi a cui si rivolge per cercare di ottenere risposta, riceve il
comando di descrivere la sua esperienza mistica dando origine a quello che sarà il
libro della vita. Non è certo facile descrivere con parole una esperienza
soprannaturale e anche per Teresa è stato un impegno molto gravoso. Ancora una
volta però le viene in aiuto il Signore come lei stessa afferma: «Per vari anni lessi
molte cose senza riuscire a comprenderle, e per vari altri non seppi trovare parole per
fare intendere quello che Dio mi accordava. (…) Eppure Dio in un istante mi fece
capire ogni cosa con chiarezza, per cui dopo mi sapevo manifestare così bene che i
miei confessori ne rimanevano meravigliati, e io più di loro, perché meglio di loro
conoscevo la mia incapacità»33 e altrove: «Molto di ciò che scrivo non è di testa mia,
ma dettatomi dal Maestro divino. Perciò quando dico: “Ho inteso così”, oppure: “Il
signore mi ha detto”, mi faccio scrupolo di togliere o aggiungere una sillaba»34.
Con la fondazione dei monasteri riformati e la necessità di istruire le monache
all’orazione nascono anche le altre opere, in particolare il Cammino di perfezione e il
Castello interiore che, assieme alla Vita, contengono la sintesi del pensiero di
Teresa.35
3.2. Orazione-vita
«Nell’esperienza teresiana orazione equivale, in senso pieno a vita, perfezione,
santità, unione con Dio. È un concetto fluido e ricco come la stessa esistenza umana.
Dalla conversione fino alla soglia della gloria, le tappe verso la perfezione si
realizzano dentro e mediante l’orazione».36 Teresa stessa non dà una definizione
esaustiva di orazione ma interessante è quanto afferma in un inciso esplicativo
parlando del guadagno che si ha dal praticare l’orazione: «…L’orazione mentale non
è altro, per me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente intrattenimento da
solo a solo con colui da cui sappiamo essere amati»37. Protagonisti di questa
33
Vita XII,6.
34
Vita, XXXIX,8.
35
Cfr. ALVAREZ T., “Teresa di Gesù” in ANCILLI E. (a cura di), Dizionario enciclopedico di
spiritualità. Op. Cit. p. 2485.
36
BARRIENTOS A. (a cura di), Introduzione alla lettura di Santa Teresa di Gesù. Ambiente
storico e letteratura teresiana, OCD, Madrid 2002. p. 150.
37
Vita, VIII,5.
19
3. L’orazione secondo Teresa
esperienza sono due persone, Dio e l’uomo, che si incontrano sul piano dell’amore.
Dio si rivela progressivamente e l’uomo deve rimanere aperto a questo progressivo
rivelarsi di Dio. «Teresa insiste sempre su questo dinamismo dell’orazione-vita
aperto a nuove sorprese da parte di Dio e a un processo di interiorizzazione nel quale
Dio diventa protagonista della vita».38 Possiamo dire che «la vita di Teresa è il
miglior commento alla sua dottrina»39 riguardo l’orazione, «una vita che è orazione
ininterrotta, contatto orante con Dio, dialogo d’amore con Cristo»40. L’orazione
intesa come vita «non riguarda unicamente l’intima comunione e compenetrazione
tra Dio e l’anima delle settime mansioni, non riguarda soltanto l’unione più alta in
cui Dio s’impossessa dell’anima e diventa il principio della sua vita, ma abbraccia
tutte le dimensioni del vivere cristiano»41. Tutte le attività della giornata diventano
così orazione.
38
BARRIENTOS A. (a cura di), Introduzione alla lettura di Teresa di Gesù, Op. Cit. p. 151.
39
Ibid., p.151.
40
ANCILI E. (a cura di), Le grandi scuole della spiritualità cristiana, Op. Cit., p.436.
41
Ibid., p. 437.
42
Cfr. BARRIENTOS A. (a cura di), Introduzione alla lettura di Teresa di Gesù, Op. Cit. p. 152.
43
Cfr. ALVAREZ T., “Teresa di Gesù” in ANCILLI E. (a cura di), Dizionario enciclopedico di
spiritualità. Op. Cit. p. 2487.
20
3. L’orazione secondo Teresa
Nella Vita Teresa considera quattro gradi di orazione che descrive attraverso il
paragone di un giardiniere che innaffia un giardino.
«Mi sembra che un giardino si possa innaffiare in quattro modi: cavando l’acqua da un
pozzo, che è il modo più faticoso; portarla negli acquedotti per mezzo di una noria44, il che si
ottiene facendo girare una gran ruota che qualche volta ho manovrata pure io, avendosi così più
acqua con fatica minore; derivarla da un fiume o da un ruscello, che è il modo migliore perché
la terra ne rimane bene imbevuta, non occorre innaffiarla tanto spesso, e il giardiniere ha molto
meno da faticare; e finalmente una buona pioggia, nel qual caso è il Signore che innaffia senza
45
alcuna nostra fatica: sistema migliore che supera ogni altro» .
Il primo grado di orazione, simbolizzato da chi cava acqua dal pozzo, nella
Vita viene trattato come un unico gradino, comprende chi è costretto a compiere
sforzi ascetici per volgere l’attenzione a Dio. La cosa è faticosa in quanto occorre
raccogliere i sensi che normalmente sono abituati a divagare. È il livello a cui
possono arrivare tutti con i propri sforzi, «ben inteso con la grazia di Dio, senza la
quale si sa che non si è capaci neppure di un buon pensiero»46. Seguono i tre gradi
dell’orazione contemplativa che con i soli sforzi umani non sono raggiungibili in
quanto sono un dono che Dio fa liberamente a chi vuole.
Il secondo grado, simbolizzato da chi innaffia sfruttando l’aiuto di una
macchina, si ha quando l’influsso dello Spirito riduce alla quiete i sensi rendendo
molto meno faticoso il concentrarsi sul rapporto con Dio. Si parla di Orazione di
quiete.
«A questo punto l’anima comincia a raccogliersi e già tocca il regno del soprannaturale,
tanto che da sola non vi potrebbe arrivare nonostante ogni possibile diligenza. […] Le potenze
si raccolgono in se stesse per meglio assaporare il contenuto di cui sono inondate, ma senza
perdersi né addormentarsi. Solo la volontà rimane attiva ma non per altro che per acconsentire
ad essere da Dio incarcerata. […] Quello che qui avviene è accompagnato da tanta dolcezza e
così poca fatica che non ci si sentirebbe stanchi neppure se l’orazione durasse a lungo»47.
44
La Noria è un apparecchio che serve per il sollevamento dell’acqua e di altri materiali come
sabbia o cereali. È composta de una serie di secchi fissati su una catena o su un nastro avvolto su due
tamburi. Durante il funzionamento, le tazze in corrispondenza del tamburo inferiore si caricano di
materiale e lo trasportano nel loro movimento ascendente finché, giunte al tamburo superiore, si
rovesciano e lo scaricano in una tramoggia. Cfr. “Noira” in Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed
arti, Istituto dell’enciclopedia italiana fondato da Giovanni Treccani, Roma 1951, p. 920-921.
45
Vita, XI,7.
46
Vita XI,9.
47
Vita XI, 2-4.
21
3. L’orazione secondo Teresa
48
Vita XVI, 1.
49
Vita XVIII, 1.
50
Castello I, 1, 1.
51
Cfr. ANCILI E. (a cura di), Le grandi scuole della spiritualità cristiana, Pontificio Istituto di
Spiritualità del Teresianum, Edizioni O.R., Roma 1984, p.435.
22
3. L’orazione secondo Teresa
Le due sintesi non sono coincidenti perché come dicevamo Teresa non elabora
un sistema di pensiero. Comunque si vede chiaramente che nella dinamica di
sviluppo dell’orazione ci sono due moti: l’azione dell’uomo e l’azione di Dio.
L’orazione per Teresa quindi non può essere considerata un «avvenimento
unilaterale e ascendente dall’uomo a Dio»52.
52
Cfr. ALVAREZ T., “Teresa di Gesù” in ANCILLI E. (a cura di), Dizionario enciclopedico di
spiritualità. Op. Cit. p.2491.
53
Cfr. Ibid., p. 2488.
54
Castello 1, I, 6.
55
Cfr. Cammino XVI,3. Cfr. Vita VIII,3.
23
3. L’orazione secondo Teresa
giustizia56. L’orazione aiuta a vedere meglio le proprie colpe57 e a capire cosa voglia
dire amare Dio ed essere amati da Lui58.
La contemplazione invece non è necessaria. Essa è un dono che Dio concede a
chi vuole indipendentemente dai propri meriti. Il non essere arrivati alla
contemplazione non deve essere considerato come sintomo di essere più indietro
nell’orazione rispetto ai contemplativi. «È assai importante persuadersi che Dio non
conduce tutte le anime per la medesima via»59. Quello che è importante è rimanere
aperti al possibile dono della contemplazione qualora Dio voglia concederlo60 e non
smettere mai di praticare l’orazione affinché essa possa portare frutto.
56
Cfr. Castello III, 2, 10.
57
Cfr. Vita 7, 17.
58
Cfr. Vita 6, 3.
59
Cammino XVII,2.
60
Cfr. Cammino XVII,1.
24
CAPITOLO 4.
L’ORAZIONE MENTALE
25
4. L’orazione mentale
molti maestri spirituali della Spagna che pur non disprezzando l’orazione vocale
sostengono comunque il primato dell’orazione mentale.
È all’interno di questo panorama che Teresa redige il suo trattatello di orazione
che diventerà poi il Cammino di perfezione. Teresa sente la necessità di creare
questo scritto ad uso delle monache del suo primo monastero in quanto la quasi
totalità dei libri di orazione in lingua volgare sono stati bruciati dall’inquisizione ma
d’altra parte non è possibile che le monache possano arrivare a perfezionare le loro
virtù senza un insegnamento sull’orazione.
Nella redazione del testo anche Teresa si trova ad affrontare la scelta tra
orazione mentale e orazione vocale. Pur non disprezzando l’orazione vocale fatta
bene, la sua preferenza cade sull’orazione mentale allontanandosi dal pensiero di
molti teologi61.
Quella che Teresa rifiuta non è l’orazione vocale, ma è il credere che si stia
facendo orazione per il solo fatto di recitare delle formule con la bocca. Non si può
considerare orazione «quella di colui che non considera, chi è che parla, cosa
domanda e a chi domanda, benché muova molto le labbra»62. A volte può succedere
che l’orazione non sia accompagnata da tali riflessioni e la preghiera sia buona
ugualmente, ma questa non deve essere l’abitudine.
«La differenza tra l’orazione mentale e la vocale non consiste solo nel tener chiusa la
bocca. Se pregando vocalmente sono veramente persuasa di parlare con Dio e attendo più a Lui
che alle parole che pronuncio, la mia orazione vocale si unisce alla mentale. Se poi vi
affermano che state parlando con Dio anche allora che recitando il Pater noster avete la mente
nelle cose del mondo, non so che cosa dire»63.
61
Cfr. AA.VV., Santa Teresa maestra di orazione, Op. Cit., p.30-44.
62
Castello I,I,7.
63
Cammino XXII, 1.
26
4. L’orazione mentale
Aggiunge inoltre nella conclusione del suo primo manoscritto del cammino di
perfezione, parte che sarà poi censurata nella seconda redazione: «Se vi
consiglieranno di non fare altra orazione che la vocale, non angustiatevi (…). Pregate
vocalmente finché volete, chè nessuno ve lo potrà proibire; ma nessuno pure vi potrà
obbligare a dire il Pater noster di corsa, senza sapere ciò che vi viene sulle labbra»67.
E in un altro passo: «Se nello spazio di un’ora non recitassimo il Pater che una volta,
sarebbe già sufficiente per farci ascoltare [da Dio], sempre inteso che da parte nostra
comprendiamo di parlare con Lui, conosciamo il valore delle nostre domande e
pensiamo al desiderio che Egli ha di esaudirci e al piacere che prova nello stare con
noi»68.
64
Cfr. BELLONI A., Caterina da Siena, Teresa d’Avila: convergenze e divergenze. Dissertatio
ad lauream in facultate S. Theologiae apud Pontificiam Universitatem S. Thomae in Urbe, Mutina
2006, p. 131.
65
TERESA D’AVILA, Cammino di perfezione, Edizioni Paoline, Milano 2001, p. 44, Nota 15.
66
Cammino XXII, 3.
67
S. TERESA DI GESÙ, Opere, Postulazione generale O.C.D., Roma 1958, p. 755, nota 1.
68
Cammino 29, 6.
27
4. L’orazione mentale
opera più matura e sistematica, dedica invece tre delle sette mansioni all’orazione
non infusa, trattando l’argomento con una maggiore ampiezza. Utilizziamo quindi
quest’opera per analizzare il cammino dell’anima che si dedica all’orazione non
infusa.
«Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un sol
diamante o di un tersissimo cristallo, nel quale vi siano molte mansioni, come molte
ve ne sono in cielo»69. Questa è l’immagine fondamentale dell’opera di Teresa.
Immagine dinamica caratterizzata da un convergere verso il centro, dove si trova la
stanza del Re70. «Questo castello risulta di molte stanze, alcune poste in alto, altre in
basso ed altre ai lati. Al centro, in mezzo a tutte, vi è la stanza principale, quella dove
si svolgono le cose di grande segretezza tra Dio e l’anima»71. L’invito è proprio
quello di portare lo sguardo «al centro, dove è situato l’appartamento o il palazzo del
Re»72, infatti per Teresa l’epilogo dell’ascesa dell’orazione è il matrimonio spirituale
con Dio raggiungendo la stanza centrale del castello73. Per poter raggiungere il centro
del castello dobbiamo vedere il modo per poter entrare.
«Sembra che dica uno sproposito, perché se il castello è la stessa anima non vi è certo
bisogno di entrare, perché si è già dentro. Non è forse una sciocchezza dire a uno di entrare in
una stanza quando già vi sia? Però dovete sapere che vi è grande differenza tra un modo di
esservi e un altro, perché molte anime stanno soltanto nei dintorni, là dove sostano le guardie,
senza curarsi di andare più innanzi, né sapere cosa si racchiuda in quella splendida dimora, né
chi l’abiti, né quali appartamenti contenga»74.
69
Castello I, 1, 1.
70
Cfr. TIANI G., Il “Castello Interiore” di santa Teresa d’Avila. Un’interpretazione simbolica,
San Paolo, Milano 1991 (2ª ed., 1997), p.18.
71
Castello I, 1, 3.
72
Castello I, 2, 8.
73
Cfr. S. TERESA DI GESÙ, Opere, Op. Cit., p. 760.
74
Castello I,1,5.
75
Cfr. Castello I,1,6.
76
Castello VII,4,1.
28
4. L’orazione mentale
condizione non riesce a resistere77. Tanto più questa situazione perdura, e tanto più è
difficile uscirne: vi sono anime «così ammalate e talmente avvezze a vivere fra cose
esteriori, da essere refrattarie a qualsiasi cura, quasi impotenti a rientrare in se
stesse»78. È una condizione di mancanza di identità, di ignorare se stessi e le proprie
capacità79. Queste anime «abituate a un continuo contatto con i rettili e gli animali
che stanno intorno al castello, si sono fatte quasi come essi e non sanno più vincersi,
nonostante la nobiltà della loro natura e la possibilità che hanno di trattare
nientemeno che con Dio»80. Se non cambiano la loro strada a queste anime toccherà
un serio pericolo e una sventura assai grave. L’opera non vuole però trattare di queste
anime ma di quelle che decidono di intraprendere il cammino all’interno del
castello81.
77
Cfr. TIANI G., Op. Cit, p.28-29.
78
Castello I,1,6.
79
Cfr. TIANI G., Op. Cit, p.30.
80
Castello I,1,6.
81
Cfr. Castello I,1,8.
82
Castello I,1,7.
83
“Porta” in: J. CHEVALIER, Dizionario dei simboli II, p.240, cit. in: TIANI G., Op. Cit, p. 34.
84
Vita 20,23.
29
4. L’orazione mentale
L’immagine spaziale del castello con la diverse stanze e al centro la stanza del
Re, ci aiuta a vedere come il cammino sia interamente orientato alla stanza centrale.
Se si materializza troppo questa immagine si corre però il rischio di immaginarsi
questo spazio come qualcosa di limitato. Teresa ci invita invece a pensare gli spazi
interiori come molto ampi, tendenti all’infinito.
«Non dovete figurarvi queste mansioni le une dopo le altre, come una fuga di stanze.
Portate il vostro sguardo al centro, dove è situato l’appartamento o il palazzo del Re. (…)
Intorno e al di sopra della stanza centrale, ve ne sono molte altre, illuminate in ogni parte dal
Sole che risiede nel mezzo. Le cose dell’anima si devono sempre considerare con ampiezza,
estensione e magnificenza, senza paura di esagerare, perché la capacità dell’anima sorpassa
ogni umana immaginazione»85.
E aggiunge: «Non si deve dunque pensare che gli appartamenti siano pochi, ve
ne sono milioni»86. Questa vastità vuole dare il senso della grandezza dell’anima e
dell’infinito di Dio che vi abita. Una grandezza che può però essere tutta dominata
con lo sguardo. Una grandezza in cui si snoda il cammino orientato verso il centro,
un cammino che non ha un percorso ben determinato e non è caratterizzato da
connotazioni temporali, potrebbe essere breve come anche molto lungo. I vari luoghi
del castello che rappresentano le varie tappe del vissuto spirituale infatti non
rappresentano un percorso predeterminato e nemmeno un luogo da poter
abbandonare una volta raggiunto una tappa ulteriore87. «Importa molto che un’anima
di orazione, a qualunque grado sia giunta, sia lasciata libera di circolare come vuole,
in alto, in basso e ai lati, senza incantucciarla e restringerla in una stanza. Poiché Dio
l’ha fatta così grande, non obblighiamola a rimanere a lungo nello stesso posto»88.
Le sette mansioni presentate nell’opera non sono quindi delle tappe da
percorrere necessariamente nell’ordine indicato, tanto che Teresa stessa nella
conclusione dell’opera afferma: «benché non si parli che di sette mansioni, ognuna di
esse si suddivide in molte altre, collocate in basso, in alto e ai lati»89. Forse la
definizione migliore di cosa può significare il concetto di mansione la dà San
85
Castello I, 2, 8.
86
Castello I, 2, 12.
87
Cfr. TIANI G., Op. Cit, p. 34-39.
88
Castello I, 2, 8.
89
Castello VII, Conclusione, 3.
30
4. L’orazione mentale
Giovanni della Croce quando afferma che le sette mansioni sono i sette gradi
dell’amore90.
Queste anime hanno già fatto molto per esservi entrate, ma se vogliono
proseguire verso la seconda mansione devono «liberarsi da tutte le cure ed affari non
indispensabili – ognuno in conformità col proprio stato»92. Questo è tanto importante
che è necessario non solo per proseguire il cammino ma anche per resistere alle
insidie del maligno e rimanere nella prima mansione93. In queste prime dimore «ci si
esercita nel proprio conoscimento»94 che è indispensabile non solo in queste prime
dimore ma in tutto il cammino spirituale95. Con questo esercizio, fissando gli occhi
«in Cristo e nei suoi santi»96 è possibile mettere in luce le proprie miserie fare
nascere quell’umiltà così necessaria per il cammino spirituale. Questa conoscenza di
sé, ovvero l’autocoscienza del proprio stato interiore, porta ad una progressiva presa
di coscienza del cammino percorso e di tutto ciò che può ostacolarlo o accelerarlo97.
90
Cfr. BARRIENTOS A, Introduzione alla lettura di Santa Teresa di Gesù, Op. Cit., p. 410-411
91
Castello I, 2, 12.
92
Castello I, 2, 14.
93
Cfr. Ibid.
94
Castello I, 2, 8.
95
Cfr. BARRIENTOS A, Introduzione alla lettura di Santa Teresa di Gesù, Op. Cit., p. 412-413
96
Castello I, 2, 11.
97
Cfr. BELLONI A., Op. Cit., p. 134.
31
4. L’orazione mentale
98
Cfr. BARRIENTOS A, Introduzione alla lettura di Santa Teresa di Gesù, Op. Cit., p. 414-416.
99
Castello II, 1, 3.
100
Cfr. BARRIENTOS A, Introduzione alla lettura di Santa Teresa di Gesù, Op. Cit., p. 414-416
101
Castello II, 1, 5.
102
Cfr. BELLONI A., Op. Cit., p. 134-135.
32
4. L’orazione mentale
Un buon modo per far fronte all’autocompiacimento nei risultati raggiunti che
ha generato questa stima nascosta di sé che porta al vantarsi delle proprie opere
davanti a Dio è quello di affidarsi alla guida di un buon padre spirituale per crescere
103
Cfr. BARRIENTOS A, Introduzione alla lettura di Santa Teresa di Gesù, Op. Cit., p. 416.
104
Castello II, 1, 11.
105
Castello III, 1, 5.
106
Castello III, 1, 6.
107
Castello III, 1,6.
33
4. L’orazione mentale
108
Cfr. Introduzione alla lettura di santa Teresa di Gesù, Op. Cit., pp. 420-426.
109
Cfr. Castello IV, 1, 2.
110
Castello IV, 2, 6.
34
4. L’orazione mentale
111
Castello IV, 2, 9.
112
Cfr. Introduzione alla lettura di santa Teresa di Gesù, Op. Cit., pp. 426-435.
113
Cfr. Castello V, 1, 1.
114
Castello V, 1, 9.
115
Castello V, 2, 7.
116
Castello V, 4, 10.
35
4. L’orazione mentale
117
Cfr. Introduzione alla lettura di santa Teresa di Gesù, Op. Cit., pp. 435-446.
118
Cfr. Castello VI, 1, 1.
119
Cfr. Castello VI, 1, 3-6.
120
Cfr. Castello VI, 1, 8-13.
121
Castello VI, 4, 1.
122
Cfr. Introduzione alla lettura di santa Teresa di Gesù, Op. Cit., pp. 446-456
123
Castello VII, 1, 5-6.
124
Cfr. Castello VII, 2, 1.
36
4. L’orazione mentale
con Dio […]; Dio si compiace di così unirsi a una sua creatura da non volersi mai più
da essa dividere»125. Nella mansione precedente, il fidanzamento, non è invece così
in quanto i due promessi spesso si separano126.
Occorre comunque ricordare che questi immensi doni che Dio concede non
sono il fine dell’orazione. Infatti «per ospitare il Signore, averlo sempre con noi
trattarlo bene e offrirgli da mangiare, occorre che Marta e Maria vadano d’accordo.
In che modo Maria, stando seduta ai suoi piedi poteva dargli da mangiare se sua
sorella non l’aiutava? Si dà da mangiare al Signore quando si fa il possibile per
guadagnare molte anime le quali, salvandosi, lo lodino eternamente»127. Il fine
dell’orazione o del matrimonio spirituale è «produrre opere ed opere»128.
4.3. La meditazione
Teresa ha appreso molto bene il metodo classico di fare meditazione129 dalla
lettura degli autori spirituali del suo tempo. Lo ha praticato per lunghi anni130 e lo ha
descritto nelle sue opere.
«Io chiamo meditazione un discorso fatto con l’intelletto nel modo seguente.
Cominciamo col pensare alla grazia che Dio ci ha fatto nel darci il suo unico
Figliuolo; poi, percorriamo senza fermarci tutti i misteri della sua gloriosa
esistenza…»131. Troviamo anche qualche piccolo schema di meditazione:
«cominciamo con l’orazione nell’orto, seguendo con l’intelletto nostro Signore fino
alla sua crocifissione»132 oppure «prendiamo un passo della passione, per esempio la
cattura, e percorriamo questo mistero considerando minutamente tutte le circostanze
che possono fare impressione, come il tradimento di Giuda, la fuga degli Apostoli e
125
Castello VII, 2, 3.
126
Cfr. Castello VII, 2, 4.
127
Castello VII, 4, 12.
128
Castello VII, 4, 6.
129
Cfr. Santa Teresa maestra di orazione, Op. Cit., p. 142
130
Cfr. Vita 9, 4.
131
Castello VI, 7, 10.
132
Ibid.
37
4. L’orazione mentale
tutto il resto»133 o ancora «ci mettiamo a meditare un punto della passione, per
esempio, la flagellazione alla colonna. L’intelletto deve indagare i motivi che
possono far meglio comprendere l’acerbità dei dolori sofferti dal Signore in
quell’abbandono e le molte altre cose che a seconda delle sua capacità può
trovare…»134. «È bene soffermarci alquanto a lavorare d’intelletto pensando chi è
che soffre, come soffre, perché soffre»135. La meditazione non deve rimanere un
pensiero fine a se stesso ma deve portare a muovere la volontà e ad aumentare
l’amore136. Oltre alla vita di Gesù, Teresa indica altri temi possibili per la
meditazione: l’inferno, il paradiso, la morte, la grandezza e l’amore di Dio137 e le
bellezze della natura come i campi, l’acqua, i fiori, in quanto essi ricordano il
creatore138.
«È necessario che i principianti indaghino dove ricavano maggior profitto.
Perciò han bisogno di un direttore e tale che sia di grande esperienza per non cadere
in molti errori»139. La scelta del tema deve essere adatta alla predisposizione del
soggetto e deve adattarsi allo stato in cui si trova: nei momenti di allegria
raccomanda i misteri gloriosi, nei momenti di tristezza e desolazione quelli della
passione dolorosa. La scelta del tema della meditazione è libera e personale ma non
si può prescindere dal «tornare spesso alla vita e alla passione di Cristo da cui è
venuto e viene ancora ogni bene»140. «Aver sempre presente Gesù Cristo giova in
ogni stato, ed è un mezzo sicurissimo per farci presto avanzare e passare dal primo al
secondo grado d’orazione, mentre negli ultimi gradi serve per metterci al sicuro dai
pericoli del demonio»141.
L’altro grande tema che non può essere tralasciato è il conoscimento di sé. «La
meditazione del proprio conoscimento non si deve mai tralasciare … Il pensiero dei
133
Ibid.
134
Vita 13, 12.
135
Vita 13, 22.
136
Cfr. Santa Teresa maestra di orazione, Op. Cit., p. 143
137
Cfr. Vita 13,13
138
Cfr. Vita 9, 5.
139
Vita 13,14.
140
Vita 13,13.
141
Vita 12, 3.
38
4. L’orazione mentale
nostri peccati e della miseria della nostra natura, è il pane che sul cammino
dell’orazione deve accompagnare tutti i cibi, anche i più delicati, perché senza di
esso non ci si può sostentare»142. Su questi due temi ritorneremo più avanti parlando
del raccoglimento.
Teresa ha conosciuto dalla propria esperienza e da quella altrui le difficoltà che
si incontrano nella meditazione discorsiva. Al primo posto ci sono le distrazioni, il
vero tormento delle anime che si danno all’orazione. Ci sono distrazioni che non
provengono dalla volontà ma da una indisposizione organica. Queste non
costituiscono un problema di ordine morale ma solamente di direzione spirituale.
Teresa consiglia a chi è tormentato da queste distrazioni di occupare il tempo in altri
esercizi di pietà come la preghiera vocale, la lettura di un buon libro, la
contemplazione delle bellezze del creato143.
La preghiera vocale consigliata non va intesa come l’adempimento di un
dovere che ci si è imposti come la recita del Rosario o dell’Ufficio divino, ma è una
formula di orazione vocale che serva da sostegno a quella mentale come una recita
lenta e meditata delle parole di qualche breve orazione. La preferenza di Teresa cade
sulla recita del Pater 5oster perché è la preghiera insegnata dal Maestro ed è quella
che contiene le maggiori ricchezze spirituali. Può comunque essere utilizzata anche
l’Ave Maria o qualche salmo. La recita deve essere fatta lentamente, con l’attenzione
fissa a Dio a cui si parla. L’anima vince così a poco a poco la dissipazione delle sue
facoltà spirituali e si avvicina sempre di più a se stessa e a Dio144.
Se praticato con purità di coscienza l’efficacia del metodo è garantita. Scrive
Teresa:
«Conosco molte persone che mentre pregano vocalmente, nel modo che ho detto,
vengono elevate, senza che ne sappiano come, ad un’alta contemplazione. So di una che non
potè mai pregare che vocalmente… Ma piacesse a Dio che la nostra orazione mentale fosse
così perfetta come era in lei la vocale! Venne un giorno da me tutta in angustia, perché non
sapendo fare orazione mentale né applicarsi alla contemplazione, si sentiva ridotta a non
pregare che vocalmente. Io le domandai che cosa recitasse e vidi che mediante la recita del
Pater noster arrivava alla pura contemplazione e che talvolta il Signore l’univa a sé
nell’unione… Io ne lodai il Signore, ed ebbi invidia della sua orazione vocale»145.
142
Vita 13, 15.
143
Cfr. Santa Teresa maestra di orazione, Op. Cit., p.145.
144
Ibid., p. 149.
145
Cammino 30, 7.
39
4. L’orazione mentale
Altre distrazioni sono dovute allo stato psichico-morale di colui che prega.
L’attaccamento alle cose, ai piaceri e alle preoccupazioni del mondo prodotto da anni
di vita dissipata e la mancanza di abitudine a fermarsi a riflettere rendono la
meditazione una battaglia continua. Queste sono tipiche delle anime che si trovano
nelle prime mansioni descritte nel castello interiore146. Queste, «siccome sono ancora
fra le cose del mondo, ingolfate nei suoi piaceri e perdute dietro agli onori e alle
ambizioni, si lasciano vincere facilmente, perché i loro vassalli, che sono i sensi e le
potenze, si trovano destituiti di quella forza che in origine hanno avuto da Dio»147. A
coloro che si trovano in questo stato Teresa raccomanda di «fare il possibile per
ricorrere spesso al Signore, e non avendo vassalli capaci di difenderli, prendere per
intercessori la benedetta Madre di Dio e i suoi santi, perché combattano per loro»148.
Le anime presenti nelle seconde mansioni hanno abbandonato realmente le
inutili preoccupazioni del mondo ma non hanno ancora vinto le tendenze interiori
che legano ad esse. Sono gli animali velenosi che quando l’anima si pone in
preghiera non le danno pace sollecitando in continuazione la sua attenzione. Anche
per queste un rimedio eccellente rimane un buon libro di meditazione149.
Nelle anime, molto più perfette, delle terze mansioni la principale causa di
distrazione è l’aridità spirituale, ovvero la mancanza di devozione sensibile. Le
anime in questo stato non riescono più a percepire il minimo piacere dalla preghiera
e a cogliere la vicinanza di Dio. Solitamente questa è una prova che deve essere
accettata con spirito di mortificazione con la quale Dio purifica queste anime per
impedire che montino in superbia. «Iddio, volendo che i suoi eletti tocchino con
mano la loro miseria, sottrae un poco il suo favore; e questo basta per dar loro a
conoscere chi sono»150. Se non viene accettata come tale, questa prova produce una
svogliatezza che si ripercuote nell’attività dell’anima la quale rimane anche per anni
in uno stato di mediocrità nell’attesa di ricevere consolazioni spirituali che però sono
immeritate. Non ottenendo tali consolazioni l’anima perde parte dello slancio, senza
146
Cfr. Santa Teresa maestra di orazione, p. 145-150.
147
Castello I, 2, 12.
148
Ibid.
149
Cfr. Santa Teresa maestra di orazione, p 146-149; Cammino 26,10; Cfr. Vita 4, 9.
150
Castello III, 2, 2.
40
4. L’orazione mentale
C’è poi una categoria di persone di persone che non arriveranno mai a prendere
l’abitudine della meditazione discorsiva e che Teresa descrive a partire dalla propria
condizione: «Il Signore non mi ha dato di poter discorrere con l’intelletto e neppure
di valermi dell’immaginazione, la quale è in me così debole che per quanto facessi
per rappresentarmi l’umanità di Nostro Signore, non vi riuscivo per nulla»154. E
ancora:
«io passai più di quattordici anni senza poter meditare se non con l’aiuto di un libro e
credo che le persone che mi somigliano siano molte. Altre invece non possono meditare
neppure con la scorta del libro, ma soltanto pregare vocalmente, perché questo fissa un po’ di
più la loro immaginazione. Altre poi hanno uno spirito così leggero che non possono fermarsi
in nessuna cosa: sono sempre distratte e se vogliono arrestare il pensiero sopra Dio, danno
subito in mille fantasticherie, scrupoli e dubbi»155.
O ancora: «Vi sono intelletti e spiriti così mobili che possono paragonarsi a
cavalli così sfrenati che nessuno può fermare. Vanno qua e là, sono sempre in
agitazione, sia che ciò provenga dalla loro natura o che così permetta il Signore»156.
151
Cfr. Ibid., p. 146-147.
152
Cfr. Ibid., p. 148.
153
Castello IV, 1, 8.
154
Vita 4, 7.
155
Cammino 17, 3.
156
Cammino 19, 2.
41
4. L’orazione mentale
157
Cfr. Santa Teresa maestra di orazione, Op. Cit., p147.
158
Vita 4, 7.
159
Vita 4,7.
160
Vita 4, 7; Cammino 28, 4.
161
Cfr. Cammino 29, 1.
162
Cfr. Santa Teresa maestra di orazione, Op. Cit., p. 50.
163
GIOVANNA DELLA CROCE, “Raccoglimento” in Dizionario enciclopedico di spiritualità, Op.
Cit., Vol. 3, p. 2117.
42
4. L’orazione mentale
164
Cammino 8, 1; Cfr. Cammino 10, 2.
165
Cammino 28, 12.
166
Cfr GIOVANNA DELLA CROCE, “Raccoglimento” in Dizionario enciclopedico di spiritualità,
Op. Cit., Vol. 3, p. 2117.
167
Cammino 26,10; Cfr. Cammino 26, 2; Cammino 26, 7; Cammino 29, 5.
168
Vita XI,9.
169
Castello IV,2,2; Cammino 26,4; Cammino 31, 1.
43
4. L’orazione mentale
170
Cammino 28, 4.
171
Cfr. Cammino 28, 5.
172
Cammino 29, 4.
173
Vita 9, 3.
174
GABRIELE DI S. M. MADDALENA, Le vie dell’orazione, Roma 1956, p. 157; Cit. in Santa
Teresa Maestra di orazione, Op. Cit., p. 150.
175
Cfr. Santa Teresa maestra di orazione, Op. Cit., p. 151.
176
Cammino 28, 2. Cfr. Confess. Lib X, cap XXVII.
177
Castello IV, 3, 2.
178
Cfr. Castello I,1.
44
4. L’orazione mentale
vostra anima… Immaginate ora che in questo palazzo abiti il gran Re che nella sua
misericordia si è degnato di farsi vostro Padre, assiso sopra un trono di altissimo pregio: il
vostro cuore»179.
179
Cammino 28, 9.
180
TERESA D’AVILA, Cammino di perfezione, Paoline, Milano 2001, p. 145.
181
Cfr. C. BOVA, Pregare con Teresa d’Avila, Levante, Bari 1999, pp. 59-61.
182
Cammino 25, 3.
183
Cammino 25,4.
45
4. L’orazione mentale
184
Cfr. T. ALVAREZ, “Teresa di Gesù” in dizionario enciclopedico di spiritualità, Op. Cit.
p2489-2491
185
Cfr. TERESA D’AVILA, Il Castello interiore, Paoline, Milano 2005, p. 21.
186
Vita 9, 3.
187
Vita 9, 4.
188
Cammino 28, 4.
46
4. L’orazione mentale
189
Cfr. T. ALVAREZ, “Teresa di Gesù” in dizionario enciclopedico di spiritualità, Op. Cit.
p2489-2491; Cfr. A.BARRIENTOS, Introduzione alla lettura di santa Teresa di Gesù, Op. Cit.p. 148-
149.
190
Cammino 26, 4; Cfr. Vita 22, 6.
191
Cammino 26, 5.
192
A.BARRIENTOS, Introduzione alla lettura di santa Teresa di Gesù, Op. Cit., p. 172.
193
Vita 22,6-7.
47
4. L’orazione mentale
Dio e Uomo, è la via e la misura di ogni vita spirituale. Se si perde la guida che è
Gesù non è più possibile trovare la strada per procedere nella vita spirituale: «non
dice forse il Signore che Egli è la via? Non afferma ancora che è luce e che nessuno
può andare al Padre se non per Lui?»194.
Non si tratta di proporre Cristo come un tema di meditazione, Cristo è lo
strumento diretto della santificazione. Teresa non sale alla divinità allontanandosi
dall’umano ma attinge dall’umanità di Cristo la presenza santificante della persona
divina195.
194
Castello VI, 7, 6.
195
Cfr. A.BARRIENTOS, Introduzione alla lettura di santa Teresa di Gesù, Op. Cit., p. 173.
196
Cfr A. BELLONI, Op. Cit., p. 53-54.
197
Cfr. Castello I, 2, 9.
48
4. L’orazione mentale
così l’anima, la quale, pur addestrandosi nel proprio conoscimento, deve di tanto in tanto
innalzarsi a considerare la grandezza e la maestà di Dio. In ciò scoprirà meglio la propria
miseria che rimanendo in se stessa»198.
198
Castello I,2, 8.
199
Vita 13, 15; Cfr. Cammino 39, 5.
200
Vita 20, 28.
201
Cfr. Castello VII, 4, 8.
202
Castello I, 2, 11.
203
Cfr. Castello I, 2, 5.
49
4. L’orazione mentale
204
Castello VII, 4, 9
205
Cfr. Vita 6, 3.
206
Cammino 16, 3.
207
Vita 8, 5.
208
Cfr. Vita 7, 17.
209
Cfr. Castello III, 1, 5.
210
Castello IV, 1, 4.
50
4. L’orazione mentale
esito di un affare molto importante. Queste ultime sono gioie meno nobili delle prime
che, pur essendo naturali, cominciano nella nostra natura e finiscono in Dio. I diletti
spirituali invece cominciano da Dio e si fanno sentire nella nostra natura
procurandoci assai più piacere dei contenti211.
Questi diletti che proviamo durante l’orazione non sono quindi un frutto
dell’orazione ma vengono da Dio e sono un dono gratuito che concede a chi vuole.
Infatti la perfezione e il premio dell’orazione «non è di colui che ha più delizie, ma di
chi ama di più e meglio e opera secondo giustizia»212. Per questo l’umiltà ci fa notare
il controsenso del nostro desiderio di delizie: «ci dibattiamo ancora fra mille
inciampi e imperfezioni, con virtù novelline, e ancora incapaci di muoversi perché
nate da poco – e piaccia a Dio che siano almeno nate! – eppure osiamo lamentarci
delle aridità e del voler dolcezze nell’orazione!»213.
D’altro canto anche l’aridità è spesso frutto della mancanza di umiltà214.
Soprattutto per le persone che si ritengono arrivate ad un livello alto di vita spirituale
sono un mezzo utilizzato da Dio per aumentare la loro umiltà: «Iddio, volendo che i
suoi eletti tocchino con mano la loro miseria, sottrae un poco il suo favore; e questo
basta per dar loro a conoscere chi sono»215. Non si deve inoltre dimenticare che i
disturbi dell’orazione sono comunque legati alla fragilità della nostra condizione
umana e spariscono totalmente solo quando l’orazione è accompagnata dalla
sospensione delle potenze dell’anima, ma questo è un dono che Dio fa a un’anima
che entra nell’orazione mistica216.
È importante notare però che il cammino spirituale non deve arrestarsi di fronte
all’aridità o alla mancanza di diletti. Fa notare Teresa che «quando l’anima cammina
così risolutamente per la via dell’orazione mentale da non far più conto delle
211
Cfr. Ibid.
212
Castello III, 2, 10.
213
Castello II, 1, 7.
214
Cfr. Castello III, 1, 7.
215
Castello III, 2, 2.
216
Cfr. Castello IV, 1, 11.
51
4. L’orazione mentale
consolazioni che il Signore le concede, né degli sconforti a cui può andare soggetta
nel vedersene priva, ha percorso un buon tratto di strada»217.
La strada che la santa propone per progredire sicuri nella via dell’orazione «è
di risolversi fin da principio a seguire la via della croce e di non desiderare
consolazioni, essendo questo il camino di perfezione tracciato da Nostro Signore con
le parole “prendi la tua croce e seguimi”»218. Pur essendo i diletti spirituali un dono
libero di Dio, il modo migliore per procurarseli è proprio quello di non cercarli.
«Ed eccone le ragioni. La prima, che per ricevere queste grazie è necessario amare il
Signore senza alcun interesse. La seconda, che è mancanza di umiltà credere che i nostri
meschini servizi possano meritare un tal bene. La terza, che la vera disposizione per noi, che
abbiamo tanto offeso il Signore, non è già di aspirare ai gusti spirituali, ma di bramare
sinceramente di soffrire e di renderci simili a Lui. La quarta, che se Dio si è obbligato a
concedere la gloria a chi osserva i comandamenti, non lo si è affatto quanto a dare queste
grazie, perché possiamo salvarci anche senza di esse»219.
217
Vita 11, 13.
218
Vita 15, 13.
219
Castello IV, 2, 9
220
Vita 7, 12.
221
Cammino 21, 2; Cfr. Cammino 23, 1.
52
4. L’orazione mentale
l’acqua viva e, come visto precedentemente, è un cammino che ogni vero cristiano
deve intraprendere.
Questa determinazione deve sfociare in uno stile di vita, non deve essere
limitato al solo momento dell’orazione ma estendersi a tutta l’esistenza. In
particolare tre cose sono particolarmente raccomandate: «la prima è l’amore che
dobbiamo portarci vicendevolmente; la seconda il distacco dalle creature; la terza la
vera umiltà, la quale benché posta per ultimo (sic!), è prima ed abbraccia le altre»222.
Siccome il cammino spirituale è spesso pieno di inganni è necessario affidarsi alla
guida di un confessore che aiuti a discernere il cammino, che sappia far procedere
nella perfezione con il giusto ritmo, senza voler forzare le tappe e senza ritardare
inutilmente il cammino223. Un altro consiglio «a quanti si dedicano all’orazione,
specialmente in principio, di praticare amicizia e conversazione con persone che
praticano il medesimo esercizio»224. In questo modo è possibile sostenersi a vicenda,
almeno con la preghiera.
Per Teresa il vero maestro di orazione è Gesù, è da lui che dobbiamo imparare.
Gesù spesso pregava in solitudine per insegnare anche a noi a fare altrettanto. «È
chiaro, del resto, che non si può parlare con Dio nel medesimo tempo che con il
mondo, come fanno coloro che mentre recitano preghiere, ascoltano ciò che si dice
d’intorno, o si fermano a quanto vien loro nella mente senza cura di raccogliersi»225.
Ovviamente il silenzio e la solitudine non vanno assolutizzati, la preghiera è un fatto
di amore ed è possibile pregare anche quando non si può restare in solitudine226.
Teresa riporta anche alcuni consigli concreti per iniziare l’orazione. «Anzitutto
si fa il segno di croce, poi l’esame di coscienza, indi si recita il Confiteor. Poi
siccome siete sole, dovete cercarvi una compagnia. E ve n’è forse una migliore di
quella del Maestro che vi ha insegnato la preghiera che state per recitare? (...) il
Signore non ci lasci mai così sole da non venirci talvolta a tenere compagnia, purchè
glielo chiediamo con umiltà. (…) sforziamoci di mantenerci in compagnia di questo
222
Cammino 4, 4.
223
Cfr. Cammino 28, 8; Cfr. Vita 13, 3.
224
Vita 7, 20.
225
Cammino 24, 4.
226
Cfr. Vita 7, 12.
53
4. L’orazione mentale
vero maestro»227. «Il Maestro non è così lontano dal discepolo da aver bisogno di
alzare la voce. Anzi, gli è molto vicino, e io vorrei che per recitare il Pater noster
foste intimamente persuase di non dovervi mai allontanare da Chi ve l’ha
insegnato»228. Quello che Teresa vuole ottenere è arrivare a recitare una preghiera
vocale quale il Pater noster in modo che essa diventi orazione mentale. E il miglior
rimedio contro le distrazioni durante l’orazione è proprio l’applicarsi a tener fisso lo
sguardo su Colui a cui ci si rivolge229. Pur dando grande importanza alla recita del
Pater noster, la preghiera che ci ha insegnato il Maestro, Teresa consiglia la
meditazione di un episodio della vita terrena di Gesù.
L’importante è comunque sforzarsi di raccogliersi, in modo che tutto se stessi
sia orientato verso Dio presente nell’anima. Un buon mezzo per raccogliersi alla
presenza di Dio è procurarsi una immagine del Signore per parlare spesso con lui230.
Un valido aiuto può venire anche dalla lettura di un buon libro231, Teresa stessa
afferma che inizialmente non osava entrare in orazione senza un libro a causa della
sua propensione a distrarsi e lasciar vagare i pensieri232. Soprattutto dopo che le sono
stati tolti i libri in volgare dall’inquisizione, Teresa afferma che ci sono si tanti libri
buoni per la meditazione, ma abbiamo un libro per eccellenza che è il Vangelo,
infatti in esso possiamo meglio trovare il contatto con l’umanità di Gesù.
Ovviamente il libro non deve essere utilizzato come una qualsiasi lettura ma come
strumento per aiutare il raccoglimento.
«Quando il raccoglimento è sincero, lo si vede chiaramente, perché produce un tale
effetto che io non so descrivere, ma che ben comprende chi ne ha fatto l’esperienza. L’anima,
intendendo che tutte le cose del mondo non sono che un gioco, sembra che d’improvviso
s’innalzi sopra tutto il creato e se ne vada, simile a colui che per sottrarsi ai colpi del nemico si
rifugia in una fortezza. Infatti i sensi si ritirano dalle cose esteriori e le disprezzano; gli occhi si
chiudono spontaneamente per non vedere più nulla, mentre lo sguardo dell’anima si acuisce di
più. Ecco perché chi va per questa via tien quasi sempre gli occhi chiusi quando prega il
costume è lodevole e sommamente utile, benché sul principio, per chiudere gli occhi e non
guardare gli oggetti che ci circondano, occorra farsi violenza»233.
227
Cammino 26, 1-2.
228
Cammino 24, 5.
229
Cfr. Cammino 24, 6.
230
Cfr. Cammino 26, 9.
231
Cfr. Cammino 26, 10.
232
Cfr. Vita 4, 9.
233
Cammino 28, 6.
54
4. L’orazione mentale
Il raccoglimento in cui l’anima raccoglie tutte le potenze nel suo intimo alla
presenza di Dio lasciando fuori tutte le cose del mondo, è una questione di
volontà234, e quindi richiede un certo sforzo e un certo allenamento. È inoltre
necessario chiedere l’aiuto di Dio, senza il quale non possiamo fare nulla. Quello che
si vuole raggiungere, non è il silenzio delle potenze dell’anima ma il loro
assorbimento nell’anima, tutte rivolte verso il Signore.
L’orazione di raccoglimento così come indicata da Teresa è utile per tutti,
anche a coloro che sanno discorrere con l’intelletto. Essi infatti «non devono
impiegare in questo tutto il tempo della orazione benché trattandosi di un lavoro
molto meritorio e delizioso sembri loro di non aver alcun giorno di riposo»235. Teresa
propone di immaginarsi di essere alla presenza di Cristo, parlargli e godere di stare
con lui senza affaticare l’intelletto, senza preoccuparsi di fare ragionamenti ma
esponendo semplicemente i propri bisogni, umiliandosi nella considerazione di
quanto si è indegni di stare alla presenza di Dio236.
Occorre però non turbarsi inutilmente se il pensiero non è sempre rivolto verso
la presenza di Dio.
«Come non possiamo fermare il movimento del cielo che continua sempre la sua corsa
vertiginosa, così non possiamo fermare il pensiero. E noi intanto immaginandoci che dietro al
pensiero vadano anche le altre potenze, crediamo di smarrirci e d’impiegare malamente il
tempo che passiamo innanzi a Dio, quando invece può darsi che mentre l’anima è assorta in Lui
nelle mansioni più elevate, il pensiero si aggiri nelle vicinanze del castello soffrendo e lottando
fra una quantità di bestie feroci e velenose, con grande suo merito. Perciò non dobbiamo
turbarci né abbandonare l’orazione, che è appunto lo scopo del demonio, ma persuaderci che la
maggior parte di queste inquietudini e sofferenze derivano dal non conoscere noi stessi»237.
Va inoltre ricordato che il disturbo provocato dal vagare del pensiero è sempre
presente a meno che non ci sia una sospensione delle potenze dell’anima operata da
Dio, ma questo è un dono che egli fa liberamente a chi vuole238. Nel castello interiore
Teresa ricorda che è possibile cercare di impedire all’intelletto di discorrere ma non è
possibile cercare di sospenderlo o di sospendere il pensiero239.
234
Cammino 29, 4.
235
Vita 13,11.
236
Cfr. Ibid.
237
Castello IV, 1, 9.
238
Cfr. Castello IV, 1, 11.
239
Cfr. Castello IV, 3, 8.
55
4. L’orazione mentale
56
CAPITOLO 5.
L’INSEGNAMENTO DI TERESA OGGI
240
Cfr. Santa Teresa Maestra di orazione, Op. Cit, p. 154-156.
241
Cammino 28, 4.
57
5. L’insegnamento di Teresa oggi
242
Cfr. Vita 13,11.
243
Fondazioni 4, 8.
244
Cfr. Lumen Gentium n.8. Cit in: A.BELLONI, Op. cit., p. 163.
58
5. L’insegnamento di Teresa oggi
riforma dei monasteri dell’ordine carmelitano per ritrovare una maggiore fedeltà alla
regola originale e al Vangelo. Insiste però più volte anche a livello di singoli di
progredire nel conformarsi a Cristo245 guardandosi anche dai peccati veniali246
perché «il Signore non agisce nell’anima se non quando, del tutto sgombra da
ostacoli, è sua»247. La santa invita quindi tutti al costante impegno per comportarsi
sempre più secondo il Vangelo senza pensare di essere già arrivati al termine del
cammino di crescita spirituale.
In uno degli ultimi documenti lasciati dal Papa Giovanni Paolo II – 5ovo
millenio ineunte – viene suggerita una riflessione sulla necessità per l’epoca post
moderna della contemplazione del volto di Cristo. È dalla contemplazione di Cristo
che possiamo scoprire il vero volo di Dio e il vero volto dell’uomo248. Anche questo
è uno dei temi chiave portanti dell’orazione teresiana: solo dalla contemplazione del
volto umano di Gesù è possibile trovare la forza di vivere la vita cristiana. Non è
possibile un cammino verso la contemplazione che prescinda dalla contemplazione
del volto di Cristo. La santa ci esorta quindi a cercare di non cadere in uno
spiritualismo slegato dal’umanità di Cristo, dall’evento fondante di tutto il
cristianesimo.
245
Cfr. Castello II, 1, 8.
246
Cfr. Castello III, 1, 5.
247
Cammino 28, 12.
248
Cfr. 5ovo millenio ineunte, n. 23.
249
5ovo millennio ineunte, n. 32.
250
Cfr. 5ovo millenio ineunte, n. 33.
59
5. L’insegnamento di Teresa oggi
251
BENEDETTO XVI, Deus caritas est,2005 n. 9.
252
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Alcuni aspetti della meditazione cristiana,
Roma, 1989, n. 1.
60
5. L’insegnamento di Teresa oggi
Una critica che potrebbe essere fatta alla scuola di Teresa è la tendenza ad una
vita spirituale individualista. Questo è senz’altro frutto del pensiero spirituale del suo
tempo ma occorre considerare che Teresa non propone una preghiera esclusivamente
individuale. Se da un lato ritiene indispensabile il momento dell’orazione a tu per tu
con Dio, dall’altro afferma anche la necessità della preghiera comunitaria fatta dalla
Chiesa e nella Chiesa.
L’altra critica che si può fare è che sembra una meditazione troppo infantile per
l’uomo di oggi che nell’approcciarsi alla Parola di Dio vuole capire, vuole
investigare con la ragione. Va però ricordato che il metodo era proposto
primariamente per le persone semplici, incapaci di intraprendere lunghi
ragionamenti, ma è consigliato anche alle persone che sono abituate a una
meditazione più discorsiva non in sostituzione alla meditazione discorsiva ma in
aggiunta, per potersi concedere un momento di riposo con Dio253. La proposta di
Teresa non vuole quindi sminuire la facoltà razionale dell’uomo ma vuole affiancarsi
ad essa nel rapporto dell’uomo con il suo Dio. Certo Teresa parlava primariamente a
delle monache con poca istruzione che non conoscevano il latino e quindi avevano
difficoltà dei accesso ad uno studio dettagliato e rigoroso della scrittura mentre oggi
con il diffondersi delle traduzioni e con la notevole alfabetizzazione sembrerebbe
necessario dare più peso allo studio della scrittura di quanto non abbia fatto la santa
ma Teresa stessa non ha mai rifiutato lo studio dei teologi anzi si è spesso rivolta a
loro per avere un parere autorevole. Va comunque detto che l’orazione di
raccoglimento proposta non va comunque in conflitto con lo studio accurato e
scientifico delle scritture.
253
Cfr. Vita 13,11.
61
CONCLUSIONE
254
Mt 16,24; Mc 8,34; Cfr. Lc 9,23.
62
BIBLIOGRAFIA
Fonti
Teresa d’Avila, Cammino di perfezione, Edizioni Paoline, Milano 2001.
Teresa d’Avila, Il Castello interiore, Edizioni Paoline, Milano 2005.
S. TERESA DI GESÙ, Opere, Postulazione generale O.C.D., Roma 1958.
Studi
BARRIENTOS A (a cura di), Introduzione alla lettura di Santa Teresa di Gesù.
Edizioni OCD, Roma 2004.
AA.VV., Santa Teresa maestra di orazione, Istituto di spiritualità carmelitani
scalzi, Roma 1963.
ANCILLI E. (a cura di), Dizionario enciclopedico di spiritualità., Città Nuova,
Roma 1990.
REYNAUD E., Teresa d’Avila. La donna che ha detto l’indicibile di Dio,
Paoline, Milano 2001.
ANCILI E. (a cura di), Le grandi scuole della spiritualità cristiana, Pontificio
Istituto di Spiritualità del Teresianum, Edizioni O.R., Roma 1984.
Belloni A., Caterina da Siena, Teresa d’Avila: convergenze e divergenze.
Dissertatio ad lauream in facultate S. Theologiae apud Pontificiam Universitatem S.
Thomae in Urbe, Mutina 2006.
C. BOVA, Pregare con Teresa d’Avila, Levante, Bari 1999.
TIANI G., Il “Castello Interiore” di santa Teresa d’Avila. Un’interpretazione
simbolica, San Paolo, Milano 1991 (2ª ed., 1997).
Magistero
Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gentium, 1964.
GIOVANI PAOLO II, Lettera apostolica, 5ovo millennio ineunte, Vaticano, 2001.
63
Bibliografia
64
INDICE
ITRODUZIOE .....................................................................................................................1
65
Indice
COCLUSIOE .....................................................................................................................62
BIBLIOGRAFIA .....................................................................................................................63
IDICE.....................................................................................................................................65
66