Alban Belkin - Armonia
Alban Belkin - Armonia
Alban Belkin - Armonia
© Alan Belkin, 2003, 2008. Il presente materiale è coperto da tutela dei diritti
d’autore. Esso può essere usato gratuitamente a condizione che venga citato
il nome dell’autore.
Presentazione
Il seguente libro è la parte finale di una serie di Quattro brevi lavori riguardanti
l’insegnamento della composizione musicale. Esso ambisce a fornire dei
principi generali di armonia, espressi in modo conciso e pratico, ed è da
intendersi come guida per gli studenti di composizione. Il presente non è un
manuale di “teoria”, né un trattato di analisi, ma piuttosto una guida su alcuni
strumenti base della materia.
La presente serie è dedicata alla memoria del mio insegnante e amico Marvin
Duchow, uno tra i più rari e autentici studiosi, un musicista di immense statura
e sensibilità e un uomo di ineguagliabile gentilezza e generosità.
Una nota sugli esempi musicali: tutti gli esempi musicali a seguire sono stati
ideati da me e sono coperti da copyright. La maggior parte di essi e’ per piano
o archi, eccetto ove contrariamente indicato. (Gli esempi audio si possono
trovare nella versione in inglese, ndt).
Indice
Come per gli altri libri di questa serie, il nostro approccio sarà quello di
focalizzarci sui principi piuttosto che sugli stili. Affermeremo che ci sono
principi comuni che operano simultaneamente in vari stili armonici e come la
comprensione di tali principi – i quali derivano più dall’esperienza uditiva che
non da convenzioni stilistiche – possa aiutare il compositore di oggi a trovare
un proprio linguaggio armonico che sia anche musicale.
Per ricapitolare, ciò che manca a tutti questi metodi è un collegamento tra
gli approcci tonali e gli altri, mentre in realtà queste connessioni sono
molteplici. Ad esempio, mentre alcuni metodi per creare direzionalità e
coerenza nell’armonia tonale non sono interamente trasferibili ad altri stili
armonici, spesso i principi che stanno alla base di queste specifiche
soluzioni possono essere generalizzate. Come vedremo più avanti, i
principi di condotta delle parti sono chiaramente fondati sulla maniera in
cui l’orecchio umano funziona e quindi risultano rilevanti in qualsiasi stile
armonico.
Ad esempio, alcuni assunti alla base delle idee correnti sulle pitch
structures richiedono una rivisitazione. La recente ricerca in campo psico-
acustico, così come l’esperienza pratica, portano alla conclusione che
alcune di queste sono solo convenzioni di limitata utilità, che si
concentrano su connessioni che spesso sono nascoste anche all’orecchio
più allenato e attento. Peggio ancora, esse spesso non forniscono
spiegazioni su ciò che è in realtà udibile, e ciò può quindi condurre colui
che analizza la musica o l’aspirante compositore ad ignorare dei fattori che
invece sono più rilevanti per quanto riguarda il risultato sonoro finale.
Allo stesso modo, la vasta letteratura sui pitch class set (classi di altezze,
utilizzate nell’analisi della musica atonale o seriale, ndt) spesso sfocia
nell’equivalente musicale della numerologia. Come già accennato,
l’eccessiva importanza attribuita a relazioni intervallari subdole,
specialmente a quelle che si dipanano su lunghi archi di tempo, cosa che
spesso rende impossibile la loro percezione all’ascolto, conduce
facilmente a sottovalutare le relazioni che invece sono identificabili anche
da un ascoltatore profano. Ciò può portare a valutazioni estremamente
scorrette riguardo l’efficacia di un brano. Eventi chiaramente salienti sono
sempre i migliori pilastri a supporto della costruzione musicale. (Confronta
il mio articolo, On Salience (sugli aspetti salienti, ndt), per una trattazione
più dettagliata).
Una esplorazione dell’armonia che non sia limitata a uno stile specifico,
dovrebbe considerare i seguenti elementi:
Intervalli
Gli accordi sono tradizionalmente considerati come l’unità che sta alla base
dell’armonia. Essi sono formati da intervalli.
Sebbene entrambi gli accordi contengono due quarte giuste e una terza
minore, il carattere quartale è più evidente nel primo caso.
Accordi
Negli stili che non sono a noi familiari, l’unico modo in cui l’ascoltatore può
distinguere le note reali da quelle non reali è che vengano stabilite delle
norme armoniche chiare all’inizio del pezzo, limitando così il mondo
armonico possibile. A parità di altri fattori, più il mondo armonico risulta
complesso, più sarà difficile percepire le note non reali. Mentre non c’è alcuna
ragione assoluta per usare note che non sono reali, esse: permettono una
più subdola gradazione e varietà del risultato armonico, alleggeriscono la
tessitura e permettono al compositore di seguire i propri istinti melodici in
modo più libero.
Nelle tessiture omofoniche classiche come questa, vi sono tre situazioni
possibili che coinvolgono note non attaccate simultaneamente: gli arpeggi,
note non reali che suggeriscono armonie create sulle suddivisioni (sub-
metrical) – molto spesso accordi di settima – e note non reali che non
appartengono ad alcun accordo del vocabolario classico. L’esempio sopra
illustra ognuno dei suddetti tre casi. Ciò che si nota facilmente qui è il grado di
“distanza” che si ottiene dagli accordi sottintesi, ottenibile tramite queste tre
opzioni.
In questo ultimo esempio, le stesse due note, nella stessa linea melodica
sono più o meno equivalenti per tensione, poiché non vi è alcuna norma
armonica ovvia. Non c’è distinzione tra note che definiscono gli accordi e
quelle che non lo fanno. Questo crea una certa pesantezza nell’armonia.
Infine, un altro problema riguardante la definizione di ciò che costituisce un
accordo si riscontra nell’armonia stratificata, dove vari gradi di incastro
orchestrale influenzano la fusione percettiva. Torneremo su questo aspetto
più avanti.
Progressioni
- il ritmo armonico
- la gradazione del contrasto armonico
Ci sono più contrasti armonici successivi nel primo esempio piuttosto che nel
secondo. In entrambi, il raggruppamento ritmico suggerisce tre accordi. Nel
primo, nessuno degli accordi adiacenti contiene una nota in comune nella
stessa ottava. Inoltre, come indicano le linee che collegano le note non
adiacenti, le voci negli accordi si muovono di grado. La mancanza di note in
comune nello stesso registro e la moltitudine di linee congiunte all’ interno
degli accordi creano un deciso senso di attività armonica. Al contrario, nel
secondo esempio, le varie note in comune rendono i cambi di accordo
(ancora una volta indicati dalle linee) meno evidenti. Il punto chiave qui è la
chiara differenza tra i due esempi. Tale gradazione degli effetti armonici è
molto importante al fine di evitare la monotonia armonica.
Il primo accordo appare in vari momenti: prima negli archi, seguiti dai fagotti e
dai clarinetti. Ogni timbro aggiunge nuove note, finche’ tutte vengono
sostenute assieme. Il corno poi aggiunge un frammento melodico che finisce
sulla stessa nota del primo fagotto, creando un senso di risoluzione. Ad ogni
modo, l’effetto generale non è tanto di una progressione quanto di
riempimento graduale di una massa armonica. Dopo la pausa, c’è un chiaro
senso di progressione, sia perché ogni accordo introduce note
completamente differenti da quelle che lo precedono, sia perché il basso che
si muove cromaticamente assume una direzione ascendente chiara. Di
nuovo, l’importante è usare vari gradi di cambiamento armonico per variare il
senso di movimento della musica.
Un altro utile approccio è di pensare alla coerenza armonica come uno degli
aspetti del filo del discorso che l’ascoltatore segue durante il corso del brano.
Questo tipo di formulazione non implica che l’armonia si basi sulle relazioni
tonali classiche. Inoltre, collega i concetti di coerenza e di flusso, i quali in
un’arte temporale, sono profondamente connessi. Una questione ancor più
profonda diventa: Come può l’armonia coinvolgere l’ascoltatore nel flusso
della musica in modo convincente? La coerenza armonica, vista così, ha
diversi aspetti che esploreremo in seguito.
Una famiglia contiene spesso accordi associabili in più modi (ad es.
attraverso intervalli e registri comuni). Questo fenomeno è una logica
conseguenza, visto che una condotta delle parti lineare tende a mantenere le
voci in un registro, o quantomeno a cambiare registro senza discontinuità.
Maggiore è il numero degli aspetti in comune all’interno di una famiglia
di accordi, più facile sarà percepire i suoi elementi caratteristici. Questo
è un esempio ulteriore di come sia determinante per il compositore giudicare
accuratamente la rilevanza di certi aspetti rispetto ad altri; solo così potrà
controllare le gradazioni di continuità armonica e di contrasto.
Ciò ci porta a una importante distinzione: sistemi aperti vs. sistemi chiusi. Un
sistema aperto impone restrizioni acustiche ma non rigide, che forniscono
coerenza all’ascolto mentre permettono più libertà all’invenzione melodica del
compositore. I sistemi chiusi sono molto più macchinosi e limitano le scelte
del compositore in ogni momento e in modo piuttosto rigido. La differenza tra i
due dipende ampiamente dal grado di apertura all’uno o all’altro.
Questo esempio si basa su una cellula non ordinata di tre note: Si-Do-Mib. I
passaggi contrassegnati con “X” contengono intervalli non appartenenti alla
cellula: una 2a Magg, una 4a giusta e un tritono. Ciononostante, la cellula è
ancora molto evidente e queste “eccezioni” non sono musicalmente rilevanti:
esse vengono facilmente percepite come semplici note di passaggio o altre
figurazioni ornamentali.
A parte questo tipo di armonia flessibile derivata da una cellula, altri esempi di
sistemi aperti includono:
Molte delle tecniche seriali hanno creato problemi di questo tipo, dato che l’
“ordine” in questione in genere non ha nulla a che vedere con ciò che può
essere sicuramente percepito, persino da un ascoltatore esperto e attento.
Inoltre, la creazione di accordi nella musica seriale crea inevitabilmente
combinazioni intervallari che non sono inerenti alla serie. E comunque, qual è
il significato di “serie” in un accordo le cui note suonano simultaneamente?
(Ovviamente, questi commenti non implicano che nessun tipo di musica
seriale sia di valore, ma solamente che le procedure seriali portano facilmente
ad astrarsi dal pensare in modo musicale).
Su un livello ancor più ampio, il centro tonale non solo fornisce un utile punto
di riferimento, ma rende possibile la creazione di centri secondari,
permettendo un grado di punteggiatura ancora maggiore, facilitando dunque
la coerenza su larga scala.
Senza tali espedienti, si dovrebbe dare per scontato che gli ascoltatori
memorizzino in qualche modo l’altezza assoluta della tonica di un lavoro e
tenerla a mente a prescindere da tutta l’attività armonica che nel frattempo
interviene. Questo non ha alcun senso.
I seguenti sono alcuni altri aspetti del concetto di cadenza che possono
essere generalizzati:
- lo stress ritmico
- il cambiamento nel grado di tensione armonica (ovvero della
dissonanza in un contesto classico)
- Diversa densità della tessitura
- Cambio di registro
- Nuovo/i timbro/i
Localmente
- Le note attive nelle scale o nei modi: come già accennato, nelle scale
formate da intervalli diversi, alcune note sono più attive di altre. Queste
creano instabilità, spingendo la musica in avanti (questo è il motivo per
il quale la musica che fa un uso continuo del totale cromatico,
specialmente se non vi è una focalizzazione su una tonica, diventa
velocemente grigia e di scarso interesse). Le note attive regolano il
livello di tensione armonica.
- Gli intervalli diversi all’interno degli accordi: quando tutti gli intervalli di
un accordo sono equidistanti, l’effetto è statico e ambiguo. Esempi
familiari includono l’accordo di settima diminuita e la triade aumentata
(entrambi i quali, tra l’altro, sono casi estremi, poiché anche quando
vengono sovrapposti oltre l’ottava non introducono alcuna nota nuova,
a differenza per esempio di una sovrapposizione di quarte). Gli
intervalli diversi tra loro creano tensione e slancio. Si noti però che se il
numero di intervalli diversi diventa troppo abbondante e specialmente
se la loro distribuzione include molteplici dissonanze aspre adiacenti,
l’accordo tenderà a “coagulare” (“clot”, termine usato da Persichetti),
affossando l’armonia, poiché non è possibile discernere alcuna
tensione che suggerisca una direzione a seguire.
Il primo degli accordi qui presenti assume una direzione neutrale, a causa
delle quarte sovrapposte. Il secondo è molto meno stabile, a causa di un
singolo “intruso” (il Si naturale), che crea svariate tensioni intervallari con le
altre note.
- I salti: siccome il moto per gradi congiunti è la norma sia nel cantato
che nell’ascolto, un salto è un evento speciale. Persino in situazioni
dove i salti abbondano, i salti più ampi si noteranno di più. Inoltre, lo
sforzo fisico richiesto alla voce e nella maggior parte degli strumenti
per produrli, influisce subdolamente sul ritmo.
- Linee composte: nel caso in cui si salti regolarmente tra due o più
registri, tali linee comprimono i vari strati del movimento delle parti in
una linea continua. Tali salti mantengono l’ascoltatore in uno stato di
tensione costante, perché spesso almeno uno degli strati non risolve.
Ritmo armonico
Per “ritmo armonico” si intende la frequenza alla quale gli accordi cambiano,
specialmente quando le parti esterne si muovono (N.B. questo aspetto è
indipendente dai valori ritmici che si trovano in superficie, i quali possono
includere note ripetute - che sono armonicamente statiche - e i trilli). Il ritmo
armonico determina la quantità di nuove note che il cervello deve assimilare
in un dato quantitativo di tempo. Persino nelle tessiture dove non è
riscontrabile una norma armonica semplice, la frequenza con cui le nuove
note arrivano influisce vigorosamente sullo slancio della musica.
Nella musica con un chiaro centro tonale, muoversi verso nuove regioni tonali
per ottenere contrasto è un modo evidente per sottolineare le articolazioni
strutturali. È anche un ottimo modo per creare contrasto, dal momento che
rende possibili molte sfumature, da cambiamenti locali moderati fino a decisi
slittamenti a lungo termine.
Nella musica senza chiari centri tonali, la modulazione si comporta come una
semplice estensione del ritmo armonico: l’arrivo di nuove note viene
facilmente notato e la frequenza con cui queste arrivano influenza la
sensazione di slancio musicale. Persino in situazioni non tonali, si possono
creare varie gradazioni di modulazioni semplicemente regolando il numero di
nuove note che arrivano all’interno di un certo lasso di tempo. L’esempio
precedente illustra chiaramente questo processo.
Ovviamente, alcune tecniche possono essere collegate tra loro più facilmente
rispetto ad altre e ciò dipende dalla quantità di aspetti comuni tra il punto di
partenza e quello di arrivo. Per esempio l’armonia con note aggiunte può
facilmente muoversi nella poliarmonia (o vice versa) e l’armonia intervallare
può alternarsi con quella basata su cellule che usano lo stesso o più intervalli.
Alcune altre tecniche sono più difficili da collegare perché hanno ben poco in
comune. Per esempio l’armonia modale diatonica non può essere trasformata
in armonia seriale in modo semplice.
La serie degli armonici è una guida generica che porta alla chiarezza
armonica. In genere, più un accordo viene disposto con intervalli più ampi al
basso e più stretti nelle parti acute, più favorirà risonanze che ben si
amalgamano. Gli intervalli armonici risonanti (ottave e quinte) al basso
tendono a stabilizzare l’armonia, indipendentemente da quello che si trova
sopra di essi.
Raddoppi
Si noti l’effetto di raddoppi diversi in questi tre accordi. Nel primo accordo, il
raddoppio della nota La al basso le conferisce lo stato di fondamentale, così
come la 5a sopra di essa. Nel secondo accordo, il raddoppio del Re#, che si
trova in conflitto di semitono col Mi, aumenta la dissonanza e crea un suono
più pesante. Nel terzo accordo il raddoppio del Do, che è consonante sia con
il Sol# sia col Mi, conferisce all’accordo un suono più ricco.
Infine, bisogna menzionare i registri dell’organo, in cui si usano raddoppi
diversi dall’ottava (i registri di mutazione) per creare timbri nuovi e diversi, e
che forniscono effetti armonici interessanti. Un classico esempio di questa
tecnica si può trovare nel Bolero di Ravel.
Timbro
Un accordo viene di norma percepito come una unità. In alcuni casi esso può
includere dei sottogruppi (“piani”) in particolar modo quando l’orchestrazione
incoraggia tale “stratificazione” attraverso la separazione dei registri e/o dei
timbri.
In “A”, quando gli archi, strumenti omogenei, suonano l’accordo, le due note
più acute si amalgamano con la massa totale. Lo stesso accordo, orchestrato
come nell’esempio “B”, presenta due strati timbrici distinti: un accordo di
sottofondo degli archi e una dissonanza in rilievo nelle trombe. La nostra
percezione dell’armonia si concentra ora in modo particolare sulla dissonanza
Sol-Lab, conducendo ad aspettative differenti circa la musica che seguirà
questo passaggio.
Il concetto che qui voglio esprimere è che tutti i testi di armonia danno per
scontata una completa e continua unità timbrica. Nella vita reale invece c’è un
mondo di potenziale espressivo tutto da esplorare nelle tessiture armoniche a
strati multipli e nelle varie gradazioni di incastro tra i vari piani tonali. In
aggiunta, tale stratificazione è un mezzo potente per esplorare le complessità
armoniche senza creare pesantezza e inerzia. Ciò è vero specialmente nei
casi in cui i vari strati sono contraddistinti da diversi caratteri intervallari,
separazione timbrica e/o dei registri e indipendenza ritmica.
A seguito della nostra discussione sui principi generali, si può ora dare
un’idea di ciò che si può reputare armonicamente inefficace, in qualsiasi stile
musicale.
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