Mod 12 Balboni
Mod 12 Balboni
Mod 12 Balboni
0. Guida al modulo
Nella sua stesura, questo modulo diviene fatalmente una sorta di lista: consigliamo di
prenderlo non tanto come una lista sequenziale di procedure da “imparare a memoria”,
quanto piuttosto come una banca dati, un repertorio di possibilità da sfruttare a seconda
dei bisogni che, di volta in volta, emergono.
12.1. Le mete glottodidattiche e le tecniche didattiche per raggiungerle
Per raggiungere queste mete, che si realizzano in obiettivi di minor portata, si usano delle
attività e degli esercizi, che globalmente si definiscono tecniche glottodidattiche oggetto
di questo modulo. Chi vuole può approfondire (e la cosa è utile perché non si tratta di
mero nominalismo ma di un dato concettuale) la differenza tra “attività” ed “esercizi”
(12.1.1) e interrogarsi su quali parametri usare per valutare le tecniche glottodidattiche
(12.1.2).
12.1.1 Tecniche didattiche: attività ed esercizi
Abbiamo voluto isolare questo concetto dal paragrafo in cui abbiamo descritto la natura
delle tecniche (12.1.1) per fare risaltare questa caratteristica delle tecniche, che sono meri
strumenti, perché troppo spesso nella prassi si valutano le tecniche anziché i metodi e gli
approcci (cioè l’idea di lingua e comunicazione che sottostà alla metodologia messa in
atto). (Per approfondimenti cfr. Modulo 10)
Un bastone non è buono o cattivo in sé: può essere usato da un violento per colpire o da
un vecchietto per camminare: è l’uso, non l’ente, che è valutabile.
Un bastone può essere nuovo e polito o vecchio e segnato dagli anni: quello che conta,
tuttavia, non è l’età, ma il fatto che serva o non (che sia efficace/inefficace) per stordire
qualcuno, se a usarlo è un malvagio, o a camminare fino all’osteria, se lo usa un
vecchietto.
Le tecniche sono i “bastoni” dell’insegnante di italiano L2: può usarle per umiliare lo
studente immigrato, per farlo sentire inadeguato, per farlo annoiare, per dimostrare il suo
potere di adulto madrelingua, oppure può usare le stesse tecniche rispettando l’affettività,
aiutando a scavare quel magma che è la lingua: non è la tecnica che è giusta o
sbagliata, lo è l’uso che ne fa l’insegnante.
12.2. Saper fare lingua: le abilità
Quando si vuol dire che una persona sa una lingua, non si dice che ne conosce il lessico o
ne padroneggia la morfosintassi, ma si dice che “sa parlare” una lingua: è infatti attraverso
le abilità linguistiche che si comunica, che si “fa” lingua. (Per approfondimenti cfr. Modulo
9)
Tradizionalmente si articolano le abilità secondo un modello quadripolare, due scritte e
due orali, oppure due ricettive (non “passive”: comprendere e leggere sono tanto “attive”
quanto parlare e scrivere): è un modello comodo ma inadeguato ma per i fini
dell’educazione linguistica le quattro abilità non bastano, serve un modello più articolato.
ATTIVITA’ DI RIFLESSIONE
Prima di esplorare il tradizionale modello delle quattro abilità (12.2.1) e quello più
complesso che include abilità interattive e di manipolazione dei testi (12.2.2), provi ad
elencare le abilità secondo:
a. l’opposizione orale / scritto
b. l’opposizione ricettivo / produttivo
c. il fatto che un testo venga in qualche modo trasformato
d. la necessità di almeno due partecipanti per la realizzazione di quella/e abilità
Ora acceda pure, tramite i due link evidenziati sopra, alla mappa delle abilità come
l’abbiamo pensata noi.
12.2.1 Il modello tradizionale delle “quattro abilità”
ASCOLTARE PARLARE
RICETTIVO PRODUTTIVO
LEGGERE SCRIVERE
ASCOLTARE LEGGERE
ORALE SCRITTO
PARLARE SCRIVERE
Nel modulo 11 abbiamo ripreso due dimensioni i uso della L2 individuate da Cummins con
due acronimi diventati di uso comune in tutto il mondo:
- CALP, Cognitive and Academic Language Proficiency: la lingua sia dello sviluppo
cognitivo sia dell’interazione scolastica legata alle diverse discipline. In questo caso
l’insegnante va concepito come “gruppo di insegnanti” più che come persona
singola. Per la CALP, tuttavia, è necessario anche vedere le abilità integrate
(12.2.5) e quelle che implicano una trasformazione dei testi (12.2.6). Lo studio
presuppone non solo una comprensione (12.2.3) profonda dell’input, ma anche
a. la capacità di prendere appunti (12.2.5.3) sia da una lezione orale sia da un testo
scritto,
b. la capacità di riassumere (12.2.6.1), enucleando i punti chiave,
c. eventualmente anche la capacità di parafrasare (12.2.6.2), sebbene con i propri
limitati mezzi linguistici, quanto si è letto o ascoltato.
ATTIVITA’ DI RIFLESSIONE
Spesso ci si riferisce alle abilità di base sulla traccia fornita dall’opposizione attivo/passivo
anziché produttivo/ricettivo.
E’ d’accordo nel definire “passive” le abilità di comprensione orale e scritta, cioè l’ascolto e
la lettura?
Giustifichi la sua risposta, e poi la confronti con quella che proponiamo nel paragrafo
12.2.3.1
12.2.3.1 La natura delle abilità di comprensione
Leggere e ascoltare sono forse più esigenti, sul piano dello sforzo mentale, che non
parlare e scrivere: chi parla o scrive sa già di quale argomento tratta, decide quali forme
linguistiche usare, se ha difficoltà evita le forme che padroneggia poco e sceglie altre
parole o forme magari meno precise ma comunque efficaci, può ricorrere a perifrasi di
parole ignote, può chiedere la cooperazione dell’ascoltatore, può fare gesti, disegni,
indicare oggetti – e fa tutto questo secondo il ritmo, la velocità che decide lui.
Chi ascolta è in balia di chi parla, scegliendo ritmo, parole, forme grammaticali; chi ascolta
spesso no sa, all’inizio, neppure di cosa si parlerà, quindi non ha strumenti per fare delle
previsioni sul contenuto del testo.
La comprensione (orale, scritta, audiovisiva) si bassa essenzialmente su tre fattori:
Cloze
Accoppiamento lingua-immagine
Tutte queste tecniche si basano su un’applicazione rigida della sequenza globalità >
analisi (11.3.2) e sviluppano le capacità di prevedere (su basi situazionali, semantiche,
formali) quello che può comparire in un certo punto in un testo o in un evento.
Per la loro capacità di creare una sfida tra lo studente e se stesso, esse sono motivanti e
possono anche essere assegnate come attività individuali a casa.
12.2.3.3 Tecniche per l’attività di classe
Oltre alle tecniche di carattere cognitivo (12.2.3.2), ci sono anche delle tecniche più utili in
classe per guidare e verificare l’attività di comprensione; esse sono meno potenti sul piano
cognitivo ma possono comunque servire per esercitare in situazioni particolari la capacità
di ascolto o lettura.
Si tratta di tecniche “tradizionali” per guidare la comprensione (quindi vanno assegnare
prima di affrontare un testo) o per verificarla dopo aver letto, ascoltato o visto il testo.
Domanda aperta
Griglia
Scelta multipla
Transcodificazione
12.2.3.4 Semplificazione dei testi o facilitazione dei percorsi di comprensione
La presenza di allievi stranieri deve costringere gli insegnanti di tutta la scuola, non solo
quelli che si occupano dell’italiano come L2 , a rivedere criticamente le modalità che
vengono usate nelle interazioni scolastiche, la lingua usata nelle spiegazioni, l’uso che
viene proposto dei libri di testo.
Nei confronti della lingua delle discipline scolastiche, l’insegnante dovrà:
Allo studente straniero chiediamo due forme di produzione del testo in cui è lui che parla o
scrive, il monologo e la composizione scritta (qualto ai dialoghi, definiti erroneamente
“produzione orale” in quanto includono anche una componente di comprensione, si veda
12.3)
La produzione orale e scritta si svolge secondo un percorso abbastanza lineare articolato
in tre fasi:
a. Concettualizzazione
È il reperimento delle idee; si può procedere individualmente o in gruppo attraverso
tecniche come il diagramma a ragno oppure il brainstorming.
Nel primo caso l'insegnante indica una parola che, scritta e cerchiettata al centro di un
foglio o della lavagna, costituisce il centro di un diagramma a forma di ragno: la parola
base rappresenta il corpo e le varie 'zampe' sono altre parole, unite con una linea alla
prima, che da essa emergono per associazione di idee (governata dall’emisfero destro del
cervello) oppure per conseguenza logica (opera dell’emisfero sinistro); ogni parola nuova
può proseguire in una ulteriore stringa di parole oppure creare a sua volta una nuova
costellazione, che altro non è che una forma strutturata di brainstorming e come questo
serve per individuare possibili linee di sviluppo, per generare metafore, e così via.
Il diagramma a ragno e il brainstorming possono essere presentati come esercizio-gioco,
condotto alla lavagna o come gara a squadre, per lavorare sul lessico.
Vediamo in questo paragrafo la terza fase della produzione linguistica, quella in cui le
idee che sono state reperite e poi organizzate in uno schema divengono un testo orale o
scritto (cfr. 12.2.4).
Monologo
Il monologo in italiano è una (breve) produzione orale su un tema precedentemente
assegnato, in modo che il problema del “cosa” dire non interferisca sull'attenzione al
“come” ciò viene espresso, cioè sull'aspetto linguistico: come sono le case in Albania,
com’è un matrimonio nel Sri Lanka, come è stata la domenica precedente, ecc.
Il monologo presenta un notevole problema operativo: solo in gruppi poco numerosi è
infatti possibile mantenere costante la motivazione e l'attenzione dei compagni mentre
uno studente parla; in gruppi più numerosi è necessario che il monologo diventi un'attività
di ascolto di tutti i compagni: si può ad esempio trasformarlo in una serie di monologhi
successivi creando una detective story collettiva (un allievo è il poliziotto, tutti i compagni
sono testimoni di un crimine e, interrogati, narrano la loro versione dei fatti: ogni allievo
deve ascoltare gli altri per evitare di contraddirli e di divenire sospetto), facendo
descrivere un fumetto in successione (inizia un allievo; dopo due o tre vignette,
l'insegnante passa la parola ad un compagno, e così via).
Se il monologo viene registrato, si può riascoltarlo più volte facendo via via attenzione ai
diversi problemi e migliorando, in una riflessione condivisa e quindi molto formativa, la
qualità del testo.
Composizione scritta
Nella versione più tradizionale della composizione, lo studente stende un testo scritto in
base ad una sintetica indicazione dell'argomento (è il classico "tema"), ma esistono tante
forme di composizione quanti sono i generi testuali scritti: si possono comporre
- descrizioni, che richiedono particolare attenzione alla precisione lessicale e alle nozioni
spaziali
- relazioni su eventi, che accentuano la funzione dei verbi e della struttura temporale
- narrazioni
- lettere formali e non
- testi regolativi, come istruzioni per l'uso, spiegazioni di un gioco, il “codice di
comportamento” della classe, ecc.
- definizioni sintetiche
e così via.
La composizione scritta è una prova assai complessa in cui intervengono tre elementi:
una componente cognitiva, il possesso di specifiche informazioni e la padronanza
linguistica. Bisogna discutere in anticipo l'argomento e lo scopo della composizione
(informare, disquisire, speculare, persuadere, contrastare, dimostrare, inficiare...) se si
vuole che lo studente possa concentrarsi sull’aspetto linguistico.
12.2.5 Le abilità integrate
Sono dette “integrate”, perché fanno interagire abilità ricettive e produttive o orali e scritte,
la capacità di dialogare (12.2.5.1), scrivere sotto dettatura (12.2.5.2) e prendere appunti
(12.2.5.3).
12.2.5.1 Saper dialogare
L’abilità di interazione orale (normalmente detta “saper parlare” o “dialogare”) è quella più
rilevante, insieme alla lettura, nel mondo contemporaneo: è su questa abilità che fa
perno, nelle sue varie accezioni, l’approccio comunicativo ed è soprattutto nel dialogo che
si gioca l’integrazione linguistica dell’immigrato: “dimmi come parli e ti dirò chi sei”...
Per il suo integrare in tempo reale le abilità di comprensione e di produzione orale, questa
abilità è, fra tutte, la più complessa e difficile da sviluppare e padroneggiare.
Per dialogare è necessario:
- conoscere gli script o “copioni situazionali” (12.2.3.1) cioè delle sequenze prevedibili
e abbastanza fisse di atti e mosse comunicativi; l’immigrato trova in questa
componente la principale difficoltà, visto che i copioni propri della sua cultura di
provenienza spesso sono diversi
- saper definire il proprio ruolo all’interno della situazione sociale in cui avviene il
dialogo: anche in questo caso la componente culturale gioca un ruolo fondamentale
- prepararsi a comunicare le proprie intenzioni, che rimandano ad una “competenza
strategica”, che cerca di organizzare il discorso in modo da raggiungere i fini
pragmatici che chi parla si è preposto
- cercare di interpretare le intenzioni, la strategia degli interlocutori per vedere se
esiste un punto di accordo, di mutua soddisfazione, in cui entrambi raggiungono i
propri scopi
- negoziare i significati quando questi non sono chiari.
Questa abilità di solito viene considerata in relazione allo sviluppo dell’ortografia, ma serve
anche per rafforzare la comprensione – anche se in italiano è possibile scrivere
correttamente parole inesistenti, inventate dall’insegnante o dai compagni in una sorta di
gioco-sfida molto motivante se tenuto per tempi brevi.
Affinché il dettato produca acquisizione è necessario che non crei ansia per evitare che
insorga il filtro affettivo (dovuto allo stress, alla paura di sbagliare, all’ansia per la rapidità
in cui avviene il dettato): l'autocorrezione è dunque la modalità migliore.
Il dettato non è affatto affidabile come test: non tutte le parole scritte correttamente sono
comprese e non tutte quelle errate sono ignorate, è impossibile distinguere l’errore dal
semplice sbaglio, alcune variabili caratteriali (tolleranza per i rumori e i disturbi esterni,
reattività allo stress, velocità di scrittura) hanno un impatto notevole che inficia l’affidabilità
del risultato.
Tra le varianti del dettato notiamo il dettato-cloze, in cui l'allievo deve scrivere solo le
parole mancanti in un testodato in fotocopia.
L'autodettato è utile ai fini del recupero: usando la cassetta che contiene i testi registrati
in classe o dalla radio e introducendo una pausa dopo ogni battuta, lo studente riscrive il
testo e alla fine lo confronta con l'originale, analizzando in tal modo la propria competenza
e riflettendo su quanto non gli risulta chiaro per poi discuterne con l’insegnante.
12.2.5.3 Saper prendere appunti
Si tratta di una forma molto personalizzata di riassunto (12.2.6.1), basata su un testo orale
(una favola, una lezione, delle istruzioni) o scritto (un articolo, un libro, un manuale in uso
per le varie discipline, ecc.).
Esistono essenzialmente due formati, caratterizzati dalla presenza o dall’assenza di una
guida.
Nel caso degli appunti guidati l'allievo trova già uno schema: se ad esempio il testo è
un'autopresentazione registrata su nastro, l'allievo ha un facsimile di carta di identità o una
griglia da compilare; nel formato più libero, l'allievo deve prendere appunti da un testo
orale o scritto e, a distanza di qualche giorno, deve cercare di ricostruire oralmente o per
iscritto il contenuto del testo di partenza.
Nella sua versione guidata la raccolta di appunti si basa sul meccanismo di scanning, cioè
sull'ascolto o sulla lettura mirati all'identificazione di alcuni dettagli.
Nella versione libera questa tecnica consente di lavorare su un'attività cognitiva che è
tipica anche dell'abilità di riassumere: l'individuazione dei nuclei informativi fondamentali di
un testo.
Questa abilità non viene di solito esercitata neppure con gli studenti italiani, per cui si tratta
di un’attività che non va necessariamente confinata nelle ore di Laboratorio di italiano L2.
12.2.6 Le abilità di trasformazione dei testi
Queste abilità – fondamentali soprattutto per l’attività di studio insieme al saper prendere
appunti (12.2.5.3) – non dovrebbero essere sviluppate solo in attività per l’italiano L2, ma
in tutte le discipline: il Laboratorio di italiano L2 può dare un contributo, nella scuola
primaria e nella media, ma, trattandosi di abilità con una forte componente cognitiva, il
loro sviluppo è compito di tutte le discipline scolastiche.
12.2.6.1 Saper riassumere
La parafrasi si realizza producendo un testo (orale o scritto) con lo stesso significato e una
struttura parallela a quelli di un testo di partenza, da cui si differenzia sul piano lessicale
(uso di sinonimi, di iperonimi e di iponimi, di locuzioni idiomatiche e soprattutto di perifrasi)
e morfosintattico, soprattutto a causa dell’eliminazione del discorso diretto.
Lo sviluppo di questa abilità ha due funzioni fondamentali nello sviluppo della capacità di
comunicare in italiano da parte di un immigrato:
a. lo abitua a parafrasare il proprio pensiero in lingua materna anziché pretendere
di tradurlo in lingua italiana
b. lo abitua a creare perifrasi per le parole che non conosce, sopperendo in qualche
modo alla carenza lessicale tipica di chi usa una lingua non nativa.
L’abilità di parafrasare è spesso trascurata anche per gli studenti italiani, o è degradata a
mera manipolazione formale, mentre è concettualmente interessante e
comunicativamente fluidificante, per italiani come per immigrati: si può quindi svilupparla
insieme in classe, con un proseguimento (più di commento su quanto fatto che di
esecuzione vera e propria) nelle ore di Laboratorio di Italiano L2.
12.2.6.3 Saper tradurre
La traduzione è la tecnica favorita degli approcci formalistici, quindi non gode di buona
fama nella glottodidattica comunicativa degli ultimi trent’anni. In realtà la traduzione
rappresenta uno dei momenti più complessi dell'attività glottodidattica: è un punto d'arrivo
e non una tecnica per apprendere la lingua – anche se può essere un’ottima palestra per
riflettere sulla lingua.
Il suo ruolo va quindi ripensato nell’Italiano L2: dato un testo nella sua lingua d’origine,
l'allievo deve produrre un testo equivalente in italiano, eventualmente con l'ausilio di
dizionari ed altri materiali d'appoggio. Se si hanno due o tre traduzioni, ad esempio, della
stessa favola araba fatte individualmente da vari allievi maghrebini presenti nel gruppo,
quello che risulta produttivo è il confronto tra le varie versioni.
Per coinvolgere tutti gli studenti del gruppetto degli immigrati, e non solo quelli che hanno
tradotto dallo loro lingua, la prima lettura della traduzione e la prima analisi (individuazione
degli errori, richiesta di riformulazione, ecc.) può essere svolta proprio dai compagni (dai
non-arabi, nel nostro esempio).
Ricordiamo che la traduzione ha come unità minima il periodo, non la frase o la parola
come spesso ritengono gli studenti – e se un’utilità c’è nella traduzione, essa sta proprio
nel contributo a scoprire che non si può tradurre parola per parola, ma si deve in qualche
modo parafrasare in italiano il loro pensiero o il loro testo nella lingua nativa.
12.3. Saper fare con la lingua: la competenza socio-pragmatica
Quando è possibile dire che una persona possiede una buona competenza socio-
pragmatica? C’è ancora nella scuola italiana una tendenza a valutare le competenze in
genere secondo una logica “corretto/scorretto”, ma questa semplice opposizione forse
non è adeguata quando si considera la lingua come strumento di azione sociale. E’
possibile approfondire questo tema in 12.3.1.
Per approfondimenti sull’aspetto sociolinguistico cfr. modulo 2 e per quello pragmatico il
modulo 8
12.3.1 Efficacia, appropriatezza, correttezza
In una scuola di Mestre, qualche anno fa, nel tentativo di far capire agli studenti (italiani!)
che l’appropriatezza alla situazione era importante quanto la correttezza formale (12.3.1)
un insegnante assegnò un compito per casa apparentemente semplicissimo e divertente:
la sera , a cena, gli studenti avrebbero dovuto dare del lei ai genitori, ai fratelli, alle sorelle,
e usare un registro formale, per quanto possibile a ragazzini del biennio.
Uno degli studenti finì al Pronto Soccorso con il timpano rotto per un ceffone del padre,
esasperato da quella che credeva un presa in giro. Per un congiuntivo sbagliato, per una
concordanza sbagliata, per un periodo ipotetico mal costruito non è mai finito all’ospedale
nessuno.
La competenza sociale, legata a doppio filo con quella più genericamente “culturale”, è il
primo segno di una competenza che comincia a raffinarsi, una volta soddisfatti i bisogni
pragmatici elementari che si possono soddisfare anche con frasi come “io volere andare
stazione”. Purtroppo i modelli sociolinguistici costituiti dai compagni di scuola e di giochi
non sono il massimo per il ragazzino immigrato, in quanto i (pre)adolescenti italiani
esercitano la loro prima ribellino contro gli adulti trasgredendo alle regole di registro – dal
turpiloquio, al dare del tu a tutti, alla scelta di tutte le parole basse anche laddove ne
conoscono di più formali – ma il ragazzo immigrato sente solo quelle basse, e quindi può
usare solo quelle.
Creare la sensibilità al ruolo fondamentale della competenza socioculturale è il
primo passo dell’integrazione linguistica degli immigrati, e solo una volta creata la
consapevolezza di questo bisogno si può procedere a presentare modelli di registro
diverso, a vedere film analizzandone questi aspetti, e così via.
Ancora una volta ricordiamo che l’abito linguistico fa il monaco: “dimmi come parli e ti dirò
chi sei”.
12.3.4 Tecniche per lo sviluppo del saper dialogare
Per apprendere a dialogare in una lingua non nativa esistono delle tecniche che si
differenziano per il grado di autonomia e di creatività lasciato allo studente. In ordine
crescente di autonomia e quindi di difficoltà abbiamo:
a. Drammatizzazione
b. Dialogo a catena
c. Dialogo aperto
d. Role-taking, role-making, roleplay
e.Telefonata
Uno dei temi cardinali della grammatica pedagogica riguarda il modo in cui conosciamo
le regole: si tratta della dicotomia chomskyana tra know e cognize, che in glottodidattica
diventa la differenza tra conoscenza linguistica implicita ed esplicita, tra acquisizione ed
apprendimento (nei termini di Krashen), competenza d’uso e sull’uso della lingua.
Da trent’anni si concorda sul fatto che l’insegnamento della lingua, e quindi delle sue
“regole”, deve portare anzitutto alla conoscenza linguistica implicita, all’acquisizione, cioè
a una competenza linguistica in grado di generare comprensione e produzione linguistica;
ma non si può trascurare il fatto che la conoscenza esplicita svolge un’importante funzione
di controllore formale, di “monitor”, e che agisce da punto d’appoggio per analizzare e
interiorizzare il nuovo input. Recenti ricerche hanno dimostrato come la focalizzazione
esplicita su alcuni elementi grammaticali possa farli risaltare nella grande massa di forme
che compaiono nell’input e quindi possa facilitarne l’acquisizione.
Questo significa mirare sia alla competenza d’uso sia a quella sull’uso della lingua, fermo
restando che la globalità precede l’analisi, la competenza precede la metacompetenza.
Una seconda riflessione riguarda la natura delle regole come elementi di conoscenza,
nell’accezione usata dalla psicologia cognitiva e dagli studi sull'architettura della
conoscenza. Su queste basi si differenziano le conoscenze in tre tipi fondamentali:
- le conoscenze dichiarative che descrivono uno stato di verità elementare ("Il mio
cognome è Balboni"). Le conoscenze di natura fonologia, grafemica, semantica e
morfologica sono essenzialmente dichiarative come ad esempio "il paradigma di
tutto è: tutto/a/i/e "
- le conoscenze procedurali, basate sulla sequenza "se... allora...": “se il mio
cognome è Balboni, allora il cognome di mio figlio è Balboni”. Le conoscenze
sintattiche e testuali sono procedurali (“se il soggetto è maschile plurale allora si
userà tutti”)
- le rappresentazioni mentali, che raccolgono una serie di dichiarazioni e procedure
in un sistema più complesso (nel nostro primo esempio, le regole patrilineari per la
trasmissione del cognome in Italia, sul piano linguistico il sistema di genere,
numero, aspetto verbale, ecc.). le rappresentazione possono essere implicite,
generate spontaneamente dal parlante, o possono essere indotte in ambito
didattico come “metacompetenza”.
Lo sviluppo delle diverse conoscenze richiede tecniche didattiche particolari, basate sui
meccanismi di funzionamento del Language Acquisition Device (12.4.2).
12.4.2 Tecniche per la scoperta delle “regole”
Per proporre delle tecniche di classe per l’acquisizione e l’apprendimento delle regole è
necessario accennare al modo in cui funziona il LAD, il meccanismo di acquisizione
linguistica, in modo da facilitarne l’azione. Sebbene con una certa semplificazione,
possiamo dire che il processo si dipana attraverso cinque fasi:
a. individuazione: nei testi che costituiscono l'input non controllato (in cortile, in
televisione, in classe) l’individuazione delle regole di funzionamento dell’italiano
avviene spontaneamente (e quindi in maniera lenta e spesso scoordinata); in classe e
soprattutto nel laboratorio di Italiano L2 invece si possono proporre agli allievi dei testi
(dal manuale, da giornali, dalla televisione, da registrazioni di performance degli
studenti stessi) e chiedere loro di sottolineare, cerchiettare, ricopiare, ecc., le “regole”
che costituiscono l'obiettivo di quell’unità di apprendimento
b. creazione di ipotesi sul funzionamento di quel dato meccanismo: ipotesi suggerite dal
docente o guidate da uno schema del manuale e discusse eventualmente con i
compagni: questa è la fase in cui la individuazione di una possibile regolarità di
funzionamento dell’italiano si trasforma, se l’ipotesi viene confermata, in “scoperta”
della regola
c. fissazione sia attraverso attività di natura comportamentistica, quindi abbastanza
ripetitive, sia per mezzo di giochi che, pur condividendo la natura dei pattern drills, non
ne abbiano le debolezze motivazionali (12.4.3)
d. reimpiego via via più creativo, dapprima in esercizi di applicazione e poi in attività
comunicative
e. riflessione esplicita, guidata dal docente e mirata alla creazione di una
rappresentazione mentale e della sua eventuale 'trasposizione' in uno schema grafico,
una tabella, ecc. (12.4.4)
Per compiere questo percorso si devono usare delle tecniche mirate, che rafforzino la
padronanza delle cinque attività che abbiamo visto sopra: alcune di queste tecniche sono
le attività di inclusione e di esclusione, le attività di seriazione, di manipolazione e di natura
procedurale.
12.4.3 Tecniche per la fissazione delle “regole”
a. Coppie minime
b. Ripetizione regressiva
c. Ripetizione ritmica
L’aspetto grafemico, a sua volta, ha bisogno di una certa quantità di attività di fissazione.
La copiatura rimane la principale tecnica per l’interiorizzazione di questa grammatica,
anche se non si tratta di copiare meccanicamente, ma di leggere un segmento della frase
per poi riscriverlo "a memoria", verificando la correttezza ortografica prima di muovere ad
autodettarsi la frase successiva.
La copiatura serve a concentrare l'attenzione dell'allievo sull'ortografia, rispettando i ritmi
individuali (caratteristica non presente nel dettato) e consentendo l'autocorrezione e
l'autovalutazione, e proprio per questo può essere utile per il recupero individualizzato.
L’ortografia può anche essere rafforzata con tutt’una serie di tecniche di natura ludica
basata su varianti del cruciverba.
12.4.4 Tecniche per la sistematizzazione delle “regole”
ATTIVITA’
Perché non prova a ripetere l’esperienza, o a proporne una adeguata al livello dei suoi
studenti?
Poi, insieme ai suoi colleghi che seguono questo modulo, può confrontare l’esito.
12.5. Saper integrare linguaggi verbali e non verbali
a. la competenza cinesica,
b. la competenza prossemica,
c. la competenza olfattiva,
d. la competenza vestemica,
e. la competenza oggettuale.
a. Attività di simulazione
b. Giochi su percorso
c. Giochi basati sulla competizione
d. Giochi di memoria
e. giochi basati sull’information gap
f. conte, filastrocche, canzoni sono attività ludiche utilissimi per la fissazione e
memorizzazione
g. giochi di movimento e sport, la cui utilità socializzatrice è evidente, ma che possono
avere interessanti risvolti linguistici
Per un approfondimento sulla didattica ludica cfr.
http://venus.unive.it/~aliasve/moduli/caonrutka/caonrutka.html
12.7 Guida all’approfondimento
Sulle tecniche didattiche non esistono molte pubblicazioni in quanto questo settore della
glottodidattica è spesso stato considerato come “meno nobile” rispetto alla riflessione
teorica. D’altra parte, siamo convinti che non esista una buona tecnica operativa se non ha
il supporto di una seria riflessione teorica.
I due volumi in cui si affrontano questi temi sistematicamente – e di cui potete avere gli
indici cliccando sul titolo – sono:
BALBONI P.E., Tecniche didattiche per l’educazione linguistica, Torino, UTET Libreria,
1998
CAON F. e S. RUTKA, Insegnare l’italiano giocando: principi e materiali per una didattica
ludica, Perugia, Guerra, 2003
Sulla base dei tre assi di relazione della vita umana (io; io e i “tu” che mi sono vicini; io e
gli altri, il mondo, la storia) si identificano tre mete educative, che vanno ripensate per
quanto riguarda gli immigrati rispetto al modo in cui le applichiamo allo sviluppo dei
ragazzi italiani:
culturizzazione
cioè la conoscenza ed il rispetto (in alcuni casi può esserci anche l’assunzione) di modelli
culturali e di valori di civiltà del paese d’accoglienza, l’Italia; da un lato questa
acculturazione permette di guardare alla propria cultura d’origine da un punto di vista
diverso, permettendo l’insorgere di senso critico, dall’altro è la condizione necessaria per
la seconda meta educativa, la socializzazione
socializzazione
cioè la possibilità di avere relazioni sociali con italiani o con altri immigrati di diverso ceppo
linguistico usando la lingua italiana; solo l’immigrato culturizzato e socializzato può
cercare, in Italia, la propria promozione umana e sociale
autopromozione
cioè la possibilità di procedere nella realizzazione del proprio progetto di vita anche in
Italia, oltre che nel paese d’origine se un giorno dovesse esserci un rientro.
ATTIVITA’
Consideri questo insieme di parole, pensando che potrebbe scriverle alla lavagna:
ATTIVITA’
Consideri questo insieme di parole, pensando che potrebbe scriverle alla lavagna:
ATTIVITA’
Si possono scrivere alla lavagna in ordine casuale delle nozioni di quantità ad esempio
nessuno < solo uno < almeno uno < qualche < molti < la maggior parte < tutti
Possiamo avere serie di frequenza (sempre > spesso > raramente > mai), di connotazione
o di intensità di significato (passabile < carino < bello < splendido < meraviglioso), di
intensità cromatica e così via.
Provi ora lei a preparare un’altra attività di questo tipo e la scambi con i suoi compagni di
corso, che faranno altrettanto: in pochi minuti avrà una batteria di attività da utilizzare in
laboratorio di italiano L2 – ma anche in classe, perché anche gli italiani di madrelingua
traggono beneficio dalla riflessione esplicita.
Un bambino e la sua sorellina passeggiavano nel giardino di una grande villa. Era un
Può essere utile anche la combinazione: in una colonna si danno i segmenti iniziali di
alcune frasi, nella colonna opposta si trovano le rispettive conclusioni; di solito la
combinazione è possibile in base a legami semantici (lo spezzone di sinistra che include il
verbo “guidare” verrà legato alla conclusione in cui si parla di automobili); tuttavia, è
possibile creare combinazioni risolvibili solo con un ragionamento sintattico, come ad
esempio:
Nina-ninna
la luna-l’alunna
nono-nonno
sono-sonno
vano-vanno
Fano-fanno
sano-sanno
pane-panne
pena-penna
ATTIVITA’
Provi a creare una batteria di coppie minime giocando su un’altra opposizione (pensi
anche a “p-b” per arabi e cinesi, “i-e” per arabi, “r-l” per cinesi, “s” sorda e sonora per
ispanofoni, e poi la invii ai suoi colleghi, che faranno altrettanto: con poco sforzo avrete
una buona gamma di esercizi di coppia minima da usare con i vostri studenti.
Tàti
Prendi
Mangia
Porta
Tàti - Tàti
Prendi questo
Mangia questo
Porta questo
Tàti – Ti-ti-tà-ti
Prendi questo libro
Mangia questo frutto
Porta questo cesto
Tàti – Ti-ti-tà-ti – Ti-ti-tà-ti
Prendi questo libro di racconti
Mangia questo frutto con le mani
Porta questo cesto di patate
ATTIVITA’
Coinvolga gli studenti italiani e stranieri in una prima elencazione degli atti comunicativi
che si possono fare anche attraverso gesti (“vieni qui”, “vai via”, “che buono!”, “sono
stanco”, “ho fame” ecc.), e poi nel Laboratorio linguistico o in classe veda in quali casi
gesti propri di altre culture possono essere fonte di incomprensione o addirittura essere
ritenuti offensivi.
Lentamente si creerà una banca dati che può essere condivisa con tutti i suoi colleghi
“virtuali” in questo corso.
ATTIVITA’
Coinvolga gli studenti italiani e stranieri in una riflessione sulla distanza ed il contatto in
Italia, e poi la integri con le informazioni reperibili non solo nella sua classe attraverso
lo’intero complesso di ragazzi immigrati che frequentano la sua scuola.
Lentamente si creerà una banca dati che può essere condivisa con tutti i suoi colleghi
“virtuali” in questo corso.
Un secondo gioco di memoria molto utile per la fissazione del lessico è quello basato sul
passatempo di Kim, nel famoso libro di Kipling:
1° studente: “oggi sono andato al mercato ed ho comprato delle mele”
2° studente: “oggi sono andato al mercato ed ho comprato delle mele e delle pere”
3° studente: “oggi sono andato al mercato ed ho comprato delle mele, delle pere e delle
banane”
e così via.
1. Le tecniche glottodidattiche
LE TECNICHE IN CLASSE
10. Le tecniche nel contesto dell’unità didattica
11. Repertorio ragionato delle tecniche glottodidattiche
CORNICE TEORICA
1 La glottodidattica ludica: presupposti teorici
1.1 L’ approccio umanistico- affettivo
1.2 Le teorie costruttiviste
1.3 Alcune indicazioni ministeriali
1.4 Motivazione e glottodidattica ludica