PhD2000 Magliulo
PhD2000 Magliulo
PhD2000 Magliulo
irregolarità in pianta
Gennaro Magliulo
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta
Comunità Europea
Fondo Sociale Europeo
Gennaro Magliulo
Tesi di Dottorato
XIII Ciclo
Comunità Europea
Fondo Sociale Europeo
2000
Desidero innanzitutto ringraziare il Prof. Roberto Ramasco, per tutto ciò che
mi ha fatto capire ed apprendere nell’ambito dell’Ingegneria delle Strutture e la
cui professionalità ed umanità saranno sempre per me di riferimento. Al Prof.
Giovanni Romano sono grato per avermi indotto ad affrontare lo studio e la
ricerca in maniera interdisciplinare e perciò affascinante.
Ritengo che il ciclo di Dottorato di Ricerca, ormai conclusosi, sia stata la
più bella esperienza della mia vita; per questo motivo esprimo la mia profonda
gratitudine al Prof. Giuseppe Faella, il quale mi ha sostenuto nelle fasi iniziali,
e perciò più difficili, della stessa. A proposito di fasi difficili, ringrazio l’ing.
Roberto Realfonzo per i suoi utili consigli relativi alla stesura della tesi. Per la
sua disponibilità al confronto scientifico ringrazio anche il Prof. Mario De
Stefano.
Desidero, inoltre, ringraziare cordialmente l’ing. Paolo Negro, per avermi
fornito i dati relativi ad alcune prove sperimentali, i quali mi hanno permesso
di realizzare un interessante confronto con le analisi numeriche da me
effettuate.
Sono grato ai Proff. Vojko Kilar e Peter Fajfar per aver reso utile ed
interessante il periodo durante il quale ho lavorato presso l’Università di
Lubiana. Voglio menzionare anche il Prof. Helmut Krawinkler dell’Università
di Stanford: ricordo con piacere i momenti di confronto scientifico che
abbiamo avuto durante il periodo che egli ha trascorso a Napoli.
Ringrazio, infine, i miei familiari, la mia ragazza ed i due carissimi amici,
gli ingg. Mario Gaeta e Marco Pulli.
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta I
Indice
Capitolo I. Introduzione 1
1.1 Generalità 1
1.2 Obiettivo e contenuti della tesi 4
Bibliografia 173
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 1
Capitolo I
Introduzione
1.1 GENERALITÀ
complessi, quali per esempio lo scorrimento delle barre a causa della perdita di
aderenza col calcestruzzo.
Molto recenti ed altrettanto importanti sono i tests eseguiti su interi edifici
in scala reale o ridotta; infatti esistono alcuni fenomeni che nascono
unicamente in virtù dell’interazione fra i vari elementi del sistema strutturale e
che altrimenti non possono essere colti.
Capitolo II
Modellazione numerica
Uno degli aspetti più importanti nell’ambito degli studi sul comportamento
non lineare sotto sisma di edifici in cemento armato è senz’altro quello della
modellazione delle strutture. L’implementazione di modelli analitici in codici
di calcolo semplici ma affidabili, consente, infatti, di condurre indagini
parametriche particolarmente interessanti, che risultano fondamentali per una
più chiara comprensione della risposta nonché per saggiare la bontà delle scelte
progettuali effettuate. L’interesse per problemi di modellazione d’altronde è
sempre stato molto vivo ed è andato via via rinvigorendosi con il
contemporaneo sviluppo degli strumenti di calcolo.
Tuttavia, perché un modello abbia validità scientifica bisogna che sia ben
chiaro il fenomeno fisico da modellare. L’aspetto sperimentale, pertanto, ha
avuto una posizione prioritaria nello sviluppo della materia e l’attenzione di
quanti hanno profuso i loro sforzi nel tentativo di riprodurre analiticamente la
realtà fisica del problema non poteva non essere rivolta ai risultati delle
numerosissime campagne sperimentali condotte negli ultimi anni.
Prima di affrontare, pertanto, l’aspetto modellazione è giusto riassumere,
seppur brevemente, gli aspetti salienti del comportamento ciclico delle strutture
in cemento armato messi in luce dall’opera degli sperimentatori.
8 Capitolo II – Modellazione numerica
problema sarà trattato con particolare attenzione nel Capitolo V di questa tesi,
all’interno del più generale discorso del confronto tra la risposta di un edificio
intelaiato in cemento armato soggetto ad eccitazione unidirezionale e
bidirezionale.
In generale il tenere conto di questo tipo di sollecitazione è molto
importante perché l’effettiva risposta dei pilastri soggetti ad azioni sismiche è
di tipo decisamente tridimensionale, ma soprattutto perché la presenza
dell’azione flettente in entrambe le direzioni tende a ridurre la capacità
resistente dei pilastri, incrementando l’abbattimento di rigidezza e resistenza
con i cicli. Contemporaneamente si deve osservare che, al contrario, la
sollecitazione predominante negli elementi trave è quella di flessione retta. Per
cui tale riduzione di capacità resistente nei pilastri, che non avviene nelle travi,
ha effetti opposti rispetto a quelli desiderati dagli attuali codici di calcolo, le
cui prescrizioni tendono a concentrare il danno nelle travi piuttosto che nelle
colonne. Infine va notato che, rispetto alla conoscenza del comportamento di
elementi in cemento armato sollecitati a flessione e pressoflessione retta, quella
relativa ad elementi sollecitati a pressoflessione deviata ciclica è sicuramente
inferiore. Ciò è dovuto sia al più recente interessamento da parte del mondo
scientifico nei riguardi di questo tipo di sollecitazione, e quindi al minor
numero di prove sperimentali effettuate, sia alle maggiori variabili che entrano
in gioco e che complicano le prove sperimentali stesse.
essendo:
[A] la matrice delle masse,
[B] quella degli smorzamenti,
{P(t )} i carichi dinamici esterni,
{FS (u (t ))} le forze interne che sono funzione degli spostamenti nodali
incogniti {u (t )}.
Tuttavia, l’analisi strutturale è generalmente effettuata seguendo un
approccio incrementale, per cui la (2.1) può scriversi nella forma:
dove:
⎛ ∂{Fs } ⎞
⎜⎜ ⎟⎟ = [C ] (2.3)
⎝ ∂{u} ⎠ t
[C ]{∆u} = {R }
* *
(2.4)
16 Capitolo II – Modellazione numerica
dove:
[C ]
*
rappresenta la matrice di rigidezza effettiva ed è funzione della
matrice tangente [C ] nonché di quella delle masse [A] e degli smorzamenti
[B],
{∆u} è il vettore delle incognite,
{R } è il vettore dei carichi equivalenti.
*
di asta presenti in letteratura, alcuni dei quali caratterizzati da una non linearità
distribuita lungo l’intera lunghezza dell’elemento, altri a plasticità concentrata.
Il comportamento non lineare degli elementi è generalmente retto da un legame
costitutivo di tipo ciclico e la matrice di rigidezza della struttura è ottenuta
assemblando le matrici di rigidezza dei singoli elementi.
Il terzo livello di discretizzazione è fornito dalla tecnica di
macromodellazione globale. L’intera struttura, cioè, è riprodotta adoperando
un unico modello a pochi gradi di libertà (al limite con un oscillatore
semplice), ovvero come assemblaggio di macromodelli che rappresentano parti
del complesso strutturale. La figura 2.4 fornisce un’idea delle possibili
schematizzazioni adottabili nei casi riportati. E’ evidente che i macromodelli
globali non consentono di valutare in dettaglio lo stato deformativo
elastoplastico di un particolare punto, ma permettono di avere informazioni
significative sul comportamento globale della struttura. Perciò essi si adattano
meglio ad una utilizzazione quali strumenti di ricerca per l’analisi della
risposta anelastica globale di strutture generiche, aventi una geometria
regolare, rappresentative di una più ampia categoria o per la conduzione di
analisi di sensibilità riguardanti l’importanza dei vari parametri di progetto.
Infatti il ridotto numero dei gradi di libertà che tali modelli possono presentare
consente a volte di definire direttamente un legame fra l’entità delle azioni
sismiche orizzontali ed un parametro di spostamento orizzontale, ovvero in
altri termini di stimare direttamente la duttilità traslazionale delle strutture.
ε ( y , z ) = ε 0 + yΦ z − z Φ y (2.5)
essendo
ε0 la deformazione in corrispondenza del baricentro della sezione,
Φy e Φz le curvature rispettivamente intorno agli assi baricentrici Y e Z.
x ie s im a fib ra
ε
essendo
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 21
{dS S ( x)} = {dM y ( x) dM z ( x) dN ( z )} il vettore delle sollecitazioni,
T
⎡ E t z 2 dA
⎢∫ ∫ E yzdA ∫ E zdA ⎤⎥
t t
[ t
]
K S ( x) = ⎢ ∫ E y dA ∫ E ydA⎥⎥
t 2 t
la matrice delle rigidezze
⎢
∫ E dA ⎦⎥
t
simm.
⎣⎢
incrementali,
{dε S ( x)} = {dΦ y ( x) dΦ z ( x) dε 0 ( x)} il vettore delle deformazioni.
T
essendo
{S m } = {M yA M zA M yB M zB N }
T
il vettore delle sollecitazioni in
corrispondenza degli estremi dell’elemento,
{vm } = {Θ Ay Θ zA Θ By Θ Bz u }
T
il vettore delle corrispondenti
deformazioni.
Per semplicità non si è tenuto conto di momento e rotazione torsionali.
[ ]
Uno dei modi per ottenere la K mt è quello di integrare la matrice delle
[ t
]
rigidezze della sezione K (x ) lungo l’elemento. Utilizzando il Principio dei
S
[K ] = ∫ [B( x)] [K
t
m
l
T t
S ]
( x) [B( x)]dx (2.8)
22 Capitolo II – Modellazione numerica
Uno dei maggiori difetti di questo tipo di approccio (metodo della rigidezza)
è legato ai problemi di instabilità che esso manifesta quando si tenta di
riprodurre il comportamento del materiale dopo l’attingimento della resistenza
massima, quando inizia il ramo decrescente. Inoltre, quanto più la distribuzione
delle rigidezze lungo l’elemento è non uniforme a causa delle plasticizzazioni
tanto più i polinomi di Hermite mal rappresentano la distribuzione delle
curvature, essendo da essi assunta lineare.
[ ]
Nel metodo della deformabilità, al contrario, la matrice K mt si ottiene
invertendo la matrice di deformabilità tangente dell’elemento [F ] , che a suat
m
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 23
volta si ottiene integrando lungo l’elemento la matrice di deformabilità della
sezione. Infatti applicando il Principio dei Lavori Virtuali si ha:
[F ] = ∫ [e( x)] [F
t
m
T
s
t
]
( x ) [e( x )]dx (2.12)
[ ]
corrispondenza dei nodi, utilizzando la matrice K mt , ottenuta sempre al
passo precedente;
b) mediante la (2.13) si calcolano gli incrementi di sollecitazione {dS S (x)}
lungo l’ascissa x e quindi il vettore aggiornato di tali sollecitazioni
{S S (x)} ;
c) si calcolano gli incrementi di deformazione a livello di sezione mediante
l’inversa della (2.6) utilizzando la matrice di flessibilità a livello della
[ ]
sezione FSt (x) calcolata al passo precedente;
d) mediante la (2.5), quindi, si può conoscere la distribuzione delle
deformazioni in ciascuna sezione;
e) di conseguenza, possono essere calcolate le tensioni ed i moduli tangenti
per ciascuna fibra;
f) considerando l’equilibrio a livello della sezione dalla (2.6) si ricava la
[ ]
matrice delle rigidezze tangenti della sezione K St (x ) e dalla (2.11) il
[
vettore delle sollecitazioni {S (x)} . Dalla inversione della K St (x ) , si ]
calcola la matrice di flessibilità tangente della sezione [F
Si S
t
(x)].
osserva che tale matrice è diversa da quella relativa al passo precedente
perché deriva da un vettore {dv m } aggiornato;
g) si calcola lo sbilanciamento di sollecitazione a livello di sezione
{SU ( x)} = {S S ( x)} − {S ( x)};
[ ]
h) si calcola il vettore degli scarti di deformazione {r ( x )} = FSt ( x ) {S U ( x)} ;
i) si applica il Principio dei Lavori Virtuali al fine di calcolare il vettore
dello scarto di spostamento {s} = ∫ [e( x)] {r ( x)}dx relativo all’elemento
T
l
[ ]
e la matrice delle flessibilità tangenti Fmt dalla (2.12);
j) invertendo la [F ] t
m si ricava la matrice delle rigidezze tangenti
dell’elemento [K ]; t
m
M M
A B M
A B
K = pEI
Elemento a comportamento
elastico-perfettamente plastico
K = (1-p)EI
p+q=1
K = pEI K = qEI
K = pEI
Elemento a comportamento elastico θ
Uno dei primi modelli di questo tipo fu presentato in [Clough et al. 1965] e
prevede due elementi posti in parallelo [fig. 2.7]. Il primo elemento è
caratterizzato da cerniere in corrispondenza degli estremi a comportamento
elastico-perfettamente plastico. Dopo l’attingimento del momento di
snervamento in corrispondenza di uno degli estremi, la matrice istantanea delle
rigidezze diviene quella caratteristica di un elemento incernierato-incastrato;
quando anche in corrispondenza del secondo estremo viene attinto tale
momento, l’elemento diviene del tipo incernierato-incernierato. Il secondo
elemento è una trave elastica di rigidezza pari a pEI di gran lunga inferiore
rispetto a quella (1 − p )EI del primo elemento. Ne risulta, quindi, un
comportamento isteretico complessivo in corrispondenza degli estremi con
curva monotona di tipo bilineare e ramo di scarico e ricarico con rigidezza pari
a quella iniziale.
A B
Figura 2.8. Modello di Giberson.
[F ] = ⎡⎢ f0
t
inel
AA 0 ⎤
f BB ⎥⎦
(2.14)
⎣
[ ]
tangente della sezione K St (x ) nello scalare k St ( x) =
dM
dΦ
. Da cui segue che la
matrice di rigidezza dell’elemento risulta:
[K ] = ∫ {b( x)} k
t
m
T t
S ( x ){b( x )}dx (2.15)
[F ] = ∫ {e( x)}
t
m
T
f St ( x){e( x )}dx (2.16)
Mi − M y
z i = max (2.17)
Vi
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 29
in cui Vi è il valore del taglio in corrispondenza dell’estremità interessata.
La (2.17) può tuttavia condurre a forti valori di zi: questo, ad esempio, può
accadere in corrispondenza dei piani superiori di edifici alti, dove il taglio
dovuto ai carichi orizzontali è basso. Inoltre, la (2.17) non ha alcun senso se Vi
diventa negativo. In definitiva, per prevenire valori poco realistici di zi, si
assume un limite massimo:
⎡f f ab ⎤
t
= ⎢ aa
f bb ⎥⎦
Finel (2.19)
⎣ f ba
f aa =
1
3EI
[ ( )
γ a 1 − (1 − ξ a )3 + γ bξ b3 ] (2.20)
f ab = −
1
6 EI
[ ( ) (
γ a 3ξ a2 − 2ξ a3 + γ b 3ξ b2 − 2ξ b3 )] (2.21)
zi 1
con ξ i = e γ i = . I termini f bb ed f ba si ottengono dalle espressioni
l ci
(2.20) e (2.21) sostituendo a con b e viceversa. Avendo assunto la rigidezza
costante all’interno delle zone plastiche, la (2.19) risulta simmetrica. E’
interessante notare come, al contrario di quanto avveniva per l’elemento
rigido-plastico di Giberson, i termini fuori dalla diagonale sono diversi da zero.
Nel loro modello, a differenza di quello precedente, [Park et al. 1987] e
[Kunnath et al. 1990, Kunnath et al. 1991] non valutano direttamente una
lunghezza di cerniera plastica ed ipotizzano una distribuzione della flessibilità
tangente f S (x) lineare a tratti lungo l’elemento. Ciò permette di integrare
analiticamente la (2.16). Questa distribuzione è determinata in funzione dei
valori di deformabilità tangente assunti in corrispondenza degli estremi, vale a
γ γ 1
dire a e b e del valore di deformabilità elastica assunto in
EI EI EI
corrispondenza del punto di nullo del diagramma del momento. E’ ovvio che se
tale punto di nullo è esterno all’elemento, la distribuzione delle deformabilità è
di tipo trapezoidale; la sua posizione è determinata al passo. γ a e γ b sono
variabili e dipendono direttamente dal legame ciclico adoperato.
La tecnica della distribuzione lineare a tratti della flessibilità, suggerita ed
utilizzata da [Park et al. 1987] per modelli di trave sottoposti a flessione
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 31
semplice, fu ripresa e sviluppata successivamente da [Bousias 1993] per
modellare il comportamento di pilastri a pressoflessione deviata.
Si osserva che i modelli a plasticità diffusa possono essere abbinati con una
qualunque delle leggi momento curvatura di tipo isteretico di cui si discuterà
nel paragrafo 2.2.4.. [Soleimani et al. 1979] e [Filippou ed Issa 1988]
utilizzarono per il loro modello il legame di Clough-Johnston modificato,
mentre [Arzoumanidis & Mayer 1981] optarono per il modello di Takeda.
[Park et al. 1987] utilizzarono nel modello ora descritto, implementato nel
programma di calcolo IDARC 3.0, un legame da essi ideato, che tiene conto
dell’effetto “pinching” e del degrado della rigidezza e della resistenza.
quindi cambia sia nel tempo che lungo la trave stessa. Per tale motivo è
difficile assegnare un valore certo a tale ampiezza, la quale condiziona in
maniera non trascurabile l’andamento della curva monotona. La seconda
osservazione è relativa alla pendenza del tratto post-snervamento,
generalmente espressa in funzione della rigidezza iniziale. Tale pendenza può
essere calcolata o mediante prove sperimentali o utilizzando dei modelli a
fibre; altrimenti bisogna scegliere in maniera arbitraria un valore variabile fra
lo 0.5% ed il 5%, dipendente dall’incrudimento dell’acciaio. Fortunatamente
tale parametro non condiziona eccessivamente il risultato dell’analisi dinamica.
Curva di carico
Forza monotono
O Spostamento
0.4
⎛ Φy ⎞
K t = K ' ⎜⎜ ⎟⎟ (2.22)
⎝ Φ max ⎠
2 Asi E s
La rigidezza elastica iniziale è pari a , nella quale Es è il modulo di
lb
Young dell’acciaio ed lb è la lunghezza di ancoraggio della barra, calcolata
1/ 2
considerando una tensione media di aderenza pari a 1.5 f c [Mpa]; da ciò si
osserva che la molla non tiene conto della rigidezza propria dell’acciaio, ma
dello scorrimento della barra, assumendo una tensione di aderenza costante
lungo la lunghezza di ancoraggio. Le cinque molle che riproducono il
comportamento del conglomerato non hanno alcuna rigidezza in trazione,
mentre in compressione presentano una curva monotona del tipo elastico-
perfettamente plastico ed il ramo di scarico che punta verso l’origine, mentre
quello di ricarico che punta alla massima deformazione raggiunta al ciclo
precedente. La forza massima in compressione è assunta pari alla resistenza a
compressione uniassiale del conglomerato, fc, moltiplicata per un quinto
dell’area della sezione trasversale e lo spostamento al limite elastico è assunto
40 Capitolo II – Modellazione numerica
Capitolo III
Aspetti normativi
L2 L2
H
L1 L3 L4 L1
Hb
L L
L3 L4 L L2
Se H b 0.15 H 0.50 0.30
L1 L2 L L
0.20
L1 L3 L4 L1 L2
Se H b 0.15 H 0.20 0.10
L L1
Figura 3.1. Criteri di regolarità in elevazione secondo l’Eurocodice 8.
q = q0 K d K r K w ≥ 1.5 (3.1)
dove:
q0 è il valore base del coefficiente di comportamento;
Kd è il coefficiente che dipende dalla classe di duttilità;
Kr è il coefficiente che dipende dalla regolarità nello sviluppo verticale;
46 Capitolo III – Aspetti normativi
2. analisi statica;
3. analisi dinamica.
L’analisi statica semplificata può essere condotta su edifici con
destinazione d’uso ‘standard’, alti non più di tre piani (escludendo le
fondazioni) se costituiti di una struttura intelaiata oppure alti non più di due
piani se costituiti di una qualsiasi altra struttura. In questo caso non c’è la
differenziazione tra edifici regolari o irregolari.
L’analisi statica può essere condotta:
1. per tutte le strutture regolari e irregolari nella zona sismica 1 (zona di
minor rischio sismico) e su quelle di destinazione d’uso ‘standard’ nella
zona sismica 2;
2. per le strutture regolari con altezza inferiore ai 240 piedi ( 73 m) che
non si trovino su di un suolo di tipo SF;
3. per le strutture irregolari alte non più di cinque piani o 65 piedi (20 m);
4. per le strutture che sono costituite di una parte flessibile superiore
giacente su una parte rigida inferiore laddove le due parti della struttura
considerate separatamente possono essere classificate come regolari, con
la parte inferiore che sia dotata di una rigidezza media pari a 10 volte la
rigidezza media della parte superiore e con un periodo dell’intera
struttura che sia non maggiore di 1.1 volte il periodo della parte
superiore considerata separatamente.
L’analisi dinamica deve essere condotta per tutte le rimanenti strutture.
Fb = S d (T )W (3.3)
dove:
Sd(T) è l’ordinata dello spettro di progetto per il periodo fondamentale T
della struttura;
W è il peso sismico totale della struttura.
L’espressione dello spettro di progetto per l’analisi lineare può essere
trovata al punto 4.2.4 della parte 1.1 dell’Eurocodice 8 [CEN 1994a].
Gli effetti dell’azione sismica vanno determinati applicando forze
orizzontali Fi in corrispondenza della massa mi dell’i-esimo piano. La forza Fi
va determinata secondo la seguente regola di distribuzione:
s i Wi
Fi = Fb n
(3.4)
∑s W
j =1
j j
dove:
si, sj sono gli spostamenti delle masse mi ed mj del modo fondamentale di
vibrare;
Wi, Wj sono i pesi sismici delle masse mi ed mj.
della massa totale della struttura. Se le richieste suddette non possono essere
soddisfatte, come per esempio nel caso di edifici caratterizzati da significativi
modi torsionali, il numero minimo k di modi da prendere in considerazione
deve soddisfare le seguenti condizioni:
k ≥3 n (3.5)
Tk ≤ 0.2s (3.6)
T j ≤ 0.9Ti (3.7)
EE = ∑E i
2
Ei (3.8)
3.0C a
Fb = W (3.9)
R
dove:
Ca è un coefficiente funzione della zona sismica e del tipo di sottosuolo;
R è il fattore di sovraresistenza dei sistemi resistenti alle forze laterali;
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 51
W è il peso sismico totale.
La forza orizzontale a ciascun piano è pari a:
3.0C a
Fi = Wi (3.10)
R
Cv I
Fb = W (3.11)
RT
con la limitazione:
2.5C a I
0.11IC aW < Fb < W (3.12)
R
dove:
Cv è un coefficiente funzione della zona sismica e del tipo di sottosuolo;
I è il coefficiente di importanza funzione della destinazione d’uso;
T è il periodo fondamentale di oscillazione della struttura, da determinars
icon formule approssimate;
Ca, W, R sono le grandezze prima definite.
La forza totale sarà distribuita lungo l’altezza in modo che sia ovviamente
verificata l’espressione:
n
Fb = Ft + ∑ Fi (3.13)
i =1
cioè considerando che il taglio alla base calcolato in precedenza è dato dalla
somma delle n forze di piano e della forza Ft di sommità data da:
Ft = 0.07TFb (3.14)
52 Capitolo III – Aspetti normativi
La rimanente parte del taglio alla base è distribuita in altezza in accordo alla
formula:
(Fb − Ft )Wi hi
Fi = n
(3.15)
∑W h
j =1
j j
Fi = C ⋅ R ⋅ ε ⋅ β ⋅ I ⋅ γ i ⋅ Wi (3.16)
dove:
C è il coefficiente di intensità sismica;
R è il coefficiente di risposta;
ε è il coefficiente di fondazione;
β il è coefficiente di struttura;
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 53
I è il coefficiente di protezione sismica;
γi è il coefficiente di distribuzione della forza sismica;
Wi è il peso sismico del piano i-esimo.
Il coefficiente di distribuzione γi assume l’espressione:
n
hi ∑ W j
j =1
γi = n
(3.17)
∑h W
j =1
j j
a
= C ⋅ R ⋅ε ⋅ β ⋅ I (3.18)
g
E= ∑E i
i
2
(3.19)
x
δ = 1 + 0.6 (3.20)
Le
dove:
x è la distanza dell’elemento considerato dal centro dell’edificio, misurata
perpendicolarmente alla direzione dell’azione sismica considerata;
Le è la distanza tra i due elementi di controvento più esterni, misurata come
sopra.
Nel caso degli edifici che rispettino i criteri dell’Appendice A [CEN 1994b],
si usano per le analisi, che possono essere sia modale semplificata che
multimodale, modelli piani. In questi casi devono valutarsi oltre agli effetti
torsionali accidentali anche quelli strutturali. L’effetto torsionale totale può
essere determinato come inviluppo degli effetti calcolati da un’analisi di due
situazioni di carico statiche, date dai momenti torcenti Mi:
M i1 = Fi (e0 + e1 + e2 ) (3.21)
M i 2 = Fi (e0 − e1 ) (3.22)
dove:
e0 è l’eccentricità statica, cioè la distanza fra CM e CR, valutata nella
direzione ortogonale a quella di Fi;
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 55
e1 è l’eccentricità accidentale della massa dell’impalcato calcolata secondo
l’espressione:
e1 = ±0.05 L (3.23)
⎧ e0 ⎫
⎪0.1( L + B) 10 ≤ 0.1( L + B) ⎪
⎪ L ⎪
e 2 = min ⎨ ⎬ (3.24)
⎪ 1 ⎡l 2 − e 2 − r 2 + l 2 + e 2 − r 2
( )2 2 2 ⎤⎪
+ 4e 0 r ⎥
⎪⎩ 2e0 ⎢⎣ s 0 s 0
⎦ ⎪⎭
dove:
ls è il raggio di inerzia polare e nel caso di impalcato rettangolare risulta
L2 + B 2
l s2 = ;
12
r2 =
∑ Kφ , con K φ = K yi ( x i − e0 ) + K xi y i2 nel caso di sistemi eccentrici
2
∑K y
(
r 2 > 5 l s2 + e02 ) (3.25)
Per gli edifici non regolari sia in pianta che in elevazione, per gli edifici
regolari in elevazione ma non regolari in pianta e che non rispettano i criteri
dell’Appendice A, il modello è spaziale e l’analisi multimodale. Gli effetti
torsionali strutturali sono già valutati nell’analisi, ma bisogna comunque tener
conto degli effetti torsionali accidentali che possono essere valutati come
l'inviluppo degli effetti risultanti da una analisi statica della struttura soggetta
ad una distribuzione di momenti torcenti:
56 Capitolo III – Aspetti normativi
M i = Fi e1i (3.26)
2
⎡ δ ⎤
Ax = ⎢ max ⎥ (3.27)
⎢⎣1.2δ avg ⎥⎦
dove:
δavg è la media degli spostamenti alle estremità della struttura al piano x;
δmax il massimo spostamento al piano x.
Il valore di Ax non deve essere superiore a 3.
Perciò le forze orizzontali saranno applicate a ciascun piano con eccentricità
pari a:
2
⎛ δ ⎞
e1 = e max = e0 + 0.05 L⎜ max ⎟ (3.28)
⎜ 1.2δ ⎟
⎝ avg ⎠
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 57
2
⎛ δ ⎞
e 2 = e min = e0 − 0.05 L⎜ max ⎟ ≤0 (3.29)
⎜ 1.2δ ⎟
⎝ avg ⎠
M ti = λL ∑ F j (3.30)
j
L
Tabella 3.3. Valori del coefficiente λ in funzione di
B
L L
2.5 < < 3.5 λ = 0.03 + 0.02( − 2.5)
B B
L λ = 0.05
≥ 3.5
B
58 Capitolo III – Aspetti normativi
E Ed 1 + λE Ed 2 (3.33)
essendo EEd1 ed EEd2 gli effetti dovuti all’applicazione delle azioni orizzontali
lungo due direzioni orizzontali ortogonali e λ il fattore di combinazione, che è
assegnato uguale a 0.3. Gli autori del codice motivano tale prescrizione con la
necessità di tenere conto della variazione dell’angolo di incidenza del sisma,
come è evidente considerando il metodo di verifica alternativo all’applicazione
della (3.33). Ciò è chiaramente detto anche nel Commentario [FEMA 1994b] al
codice, dove si sottolinea come, a causa di tale variazione, le colonne d’angolo
possono essere soggette a sollecitazioni superiori a quelle previste nel progetto,
la qual cosa può in parte spiegare la vulnerabilità che esse hanno manifestato
durante gli eventi tellurici. Nello stesso Commentario il valore assegnato al
coefficiente di combinazione, pari a 0.3, è giustificato dalla considerazione che
è improbabile che, per ciascuna caratteristica della sollecitazione, gli effetti
delle due componenti orizzontali del sisma attingano il massimo
contemporaneamente. Infine si fa notare come gli “effetti ortogonali”, vale a
dire quelli relativi ad elementi strutturali appartenenti a sistemi resistenti a
forze orizzontali lungo due assi ortogonali, mentre per i pilastri di un edificio
possono essere significativi, per altri elementi a comportamento essenzialmente
unidirezionale, quali le travi, sono trascurabili.
L’UBC (Uniform Building Code) prescrive che le strutture debbano essere
modellate matematicamente tenendo conto della rigidezza e della resistenza di
tutti gli elementi significativi al fine di conoscere la distribuzione delle forze. Il
62 Capitolo III – Aspetti normativi
Capitolo IV
Confronto numerico-sperimentale
4.1 INTRODUZIONE
Le analisi numeriche che saranno illustrate in questa tesi sono state tutte
realizzate mediante il programma di calcolo CANNY-E [Li, 1996a, b],
recentemente sviluppato presso l’Università di Singapore. Infatti, quando, agli
inizi del 1998, si è dovuto scegliere un programma per eseguire le analisi in
campo non lineare, questo era uno dei pochi che permetteva di modellare il
comportamento dinamico di edifici tridimensionali multipiano. Inoltre, rispetto
ad altri che pure davano tale possibilità, quali per esempio l’IDARC-3D [Park
et al. 1987] ed il DRAIN-3DX [Powell & Campbell 1994, Prakash et al. 1993],
presentava alcuni vantaggi. Il più importante è senz’altro quello che il
CANNY-E nasce proprio per il calcolo di edifici in cemento armato e, quindi,
presenta modelli che ben riproducono il comportamento di tale materiale.
Inoltre esso è in via di perfezionamento e ciò da un lato fa ben sperare per il
futuro, dall’altro garantisce l’interesse da parte dell’autore, un giovane
ricercatore, a mantenere contatti con gli utenti dello stesso, cosa che
effettivamente si è verificata in questi anni. Infine è noto che l’utilizzo in
ambito scientifico di altri programmi di pari potenzialità, ha messo in evidenza
loro carenze.
Ovviamente prima di adoperare il CANNY-E in maniera diffusa, si è ritenuto
necessario effettuare una serie di verifiche del buon funzionamento dello
stesso. Tralasciando le più banali, per la maggior parte rappresentate dal
64 Capitolo IV – Confronto numerico-sperimentale
dove [A] è la matrice delle masse pari a (le misure sono in tonnellate):
⎡86.9 0 0 0 ⎤
⎢ 0 85.9 0 0 ⎥⎥
⎢ (4.2)
⎢ 0 0 85.9 0 ⎥
⎢ ⎥
⎣ 0 0 0 83.0⎦
{q n +1 } = {q n } + ∆t ⋅ {q n } + ∆t {qn }
2
(4.3)
2
6) si pone n = n+1;
7) si riprende dal passo 1).
Nella (4.4) la matrice [C ] è quella degli smorzamenti, che nel caso in esame
risulta nulla.
1.2
0.8
S7
Sa/g
0.6
EC8
0.4
0.2
0
0 0.4 0.8 1.2 1.6 2
Periodo [sec]
[B] = am [M ] + a0 [K 0] (4.6)
⎧ 2a 0
⎪⎪ 2a mω 1 + ω = ν 1
⎨
1
(4.7)
2a 0
⎪2 a m ω 2 + =ν 2
⎪⎩ ω2
4.3.1 Travi
Il modello adottato per le travi è quello di Giberson [Giberson 1969], già
descritto nel Capitolo II. Il comportamento a taglio è ipotizzato essere elastico,
la deformabilità assiale nulla in virtù dell’ipotesi di impalcato infinitamente
rigido.
Figura 4.4. Fase di scarico dalla curva principale prima e dopo lo snervamento.
72 Capitolo IV – Confronto numerico-sperimentale
f ≥ fp
'
fp ≥ f '
⎪ d' − d p ⎪ d − d' p
⎩ p c ⎩ p c
γ γ
f y' − f c ⎛ d 'y ⎞ f y − f c' ⎛ d y ⎞
K8 = ' ⎜ ⎟ ; K9 = ⎜ ⎟ (4.9)
d y − d c ⎜⎝ d 'm ⎟
⎠ d y − d 'c ⎜⎝ d m ⎟
⎠
Per quanto concerne lo scarico relativo ai cicli interni, cioè quelli per cui lo
scarico avviene prima del raggiungimento del picco, la rigidezza è pari a:
essendo (fm, dm) e (f’m, d’m) i punti corrispondenti ai picchi sulla curva
monotona dopo lo snervamento, d0 e d’0 le rotazioni in corrispondenza
dell’inversione del carico e λ un parametro da cui dipende l’entità dell’effetto
“pinching”. A tale parametro è stato assegnato un valore medio, cioè λ = 0.5.
Figura 4.5. Modello isteretico assegnato alle sezioni di estremità delle travi.
All’estremità di ciascuna trave sono stati considerati dei conci rigidi la cui
lunghezza è stata calcolata mediante la formula:
hc ht
l crt = − (4.12)
2 4
74 Capitolo IV – Confronto numerico-sperimentale
4.3.2 Pilastri
Le colonne sono idealizzate mediante un modello multi-molle [fig. 4.6].
Esso è costituito da un elemento elastico lineare a comportamento sia tagliante
che flessionale elastico in entrambe le direzioni principali della sezione
trasversale e con deformazioni assiali elastiche. Agli estremi di ciascuna
colonna sono presenti due elementi multi-molle, capaci di modellare il
comportamento flessionale ed assiale non lineare delle sezioni trasversali di
estremità e che tengono conto dell’interazione triassiale; con tale terminologia
si vuole intendere la mutua dipendenza delle tre sollecitazioni, flettenti nelle
due direzioni ortogonali ed assiale, quando la sezione si trova in fase plastica e
che è legata dalla forma del dominio di plasticizzazione, a sua volta dipendente
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 75
dalle caratteristiche di resistenza e deformabilità dei materiali che costituiscono
la sezione stessa.
L’elemento multi-molle, di lunghezza nulla, è separato dal resto della
colonna da due nodi interni ed è caratterizzato da almeno quattro molle, che
riproducono il comportamento delle aree in cui è stata divisa la sezione stessa.
Ciascuna molla è sollecitata mediante una forza assiale ed è soggetta ad uno
spostamento assiale. Tale spostamento è basato sull’ipotesi di sezione piana ed
è determinato dalla rotazione flessionale non lineare e dalla deformazione
assiale dell’elemento multi-molle. Poiché da un punto di vista numerico è
difficile considerare delle molle con comportamento rigido-plastico, la
flessibilità dei due conci di estremità della colonna, di lunghezza pari a quella
ipotizzata di cerniera plastica, è assegnata alle molle come flessibilità iniziale.
Alla generica molla, quindi, si fornisce la rigidezza iniziale:
EiAi
K is 0 = (4.13)
η L0
dove:
K si 0 è la rigidezza iniziale dell’i-esima molla;
Ei è il modulo di Young del materiale;
Ai è l’area della molla;
ηL0 è l’assegnata lunghezza della cerniera plastica;
L0 è la lunghezza dell’elemento colonna, a meno, ovviamente, dei conci
rigidi.
La flessibilità iniziale dell’elemento colonna è divisa tra l’elemento lineare
e l’elemento multi-molle. Supponendo la sezione trasversale della colonna
simmetrica, le molle possono essere disposte simmetricamente attorno al
baricentro della sezione. In questo caso la deformabilità iniziale alla rotazione
δsr dell’elemento multi-molle lungo l’asse principale e la deformabilità iniziale
a sforzo normale δs0 possono essere calcolate attraverso le espressioni:
76 Capitolo IV – Confronto numerico-sperimentale
η L0 η L0
δ sr = ≈
∑E A Yi i i
2
0.9 EI
(4.14)
η L0 η L0
δ s0 = ≈
∑ EiAi EA
⎡γ a L 0 − L0 ⎤
⎢ 3 EI 6 EI ⎥
⎢ ⎥
⎢ ⎥ (4.15)
⎢ − L0 γ b L0 ⎥
⎢⎣ 6 EI 3 EI ⎥⎦
γ 0 L0
(4.16)
EA
⎡ L0 − L 0 ⎤ ⎡γ a L 0 η L 0 − L0 ⎤
⎢ 3 EI +
6 EI ⎥ ⎢ 3 EI 0.9 EI 6 EI ⎥
⎢ ⎥ ⎢ ⎥
⎢ ⎥=⎢ ⎥ (4.17)
⎢ − L0 L0 ⎥ ⎢ − L0 γ b L0 η L0 ⎥
⎢⎣ 6 EI +
3 EI ⎥⎦ ⎢⎣ 6 EI 3 EI 0.9 EI ⎥⎦
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 77
i fattori di riduzione γa, γb e γ0 risultano pari a:
η
γ a = γ b = 1.0 −
0.3
(4.18)
γ 0 = 1. 0 − η − η
xi y i x i (J y − y i ) (J − xi ) y i
A1 = Asi ; A2 = Asi ; A8 = x Asi (4.19)
JxJy JxJy JxJy
dove:
x ed y sono gli assi principali della sezione trasversale;
A1, A2 ed A8 sono le aree delle molle rispettivamente d’angolo, giacente
sull’asse positivo delle x e giacente sull’asse positivo delle y [fig. 4.6];
Jx e Jy sono l’ascissa e l’ordinata di tali molle;
Asi l’area della i-esima barra di armatura;
xi ed yi l’ascissa e l’ordinata della i-esima barra di armatura.
dove:
f ' l = K e ρf yh è la tensione di confinamento,
K e = 0.75 per sezioni generalmente rettangolari è il coefficiente di
confinamento,
fyh è la tensione di snervamento delle staffe, il cui valore è riportato in
Tabella 2.2.,
A
ρ = s è il rapporto tra la sezione trasversale complessiva delle staffe e
sh"
l’area del calcestruzzo confinato ottenuti tagliando la sezione con un piano
ortogonale alla direzione in esame,
s è il passo delle staffe,
h” è la larghezza della parte di sezione confinata.
Per quanto riguarda le travi, essendo le sezioni delle stesse rettangolari, si
f ' ly f'
sono dovuti calcolare i rapporti ed lx e mediante un abaco [Mander
f 'c f 'c
et al 1988, Paulay & Priestley 1991], quindi, si è potuto calcolare il rapporto
f ' cc
.
f 'c
La deformazione del calcestruzzo confinato relativa alla tensione massima,
considerando che la corrispondente deformazione del calcestruzzo non
confinato è stata assunta uguale a 0.002, è pari a:
⎡ ⎛ f ' cc ⎞⎤
ε cc = 0.002⎢1 + 5⎜⎜ − 1⎟⎟⎥ (4.21)
⎣⎢ ⎝ f 'c ⎠⎥⎦
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 81
Al fine di ottenere tale deformazione, la rigidezza iniziale è stata
decrementata in corrispondenza di un valore della tensione pari alla metà della
tensione massima.
La deformazione massima del calcestruzzo confinato, considerando che la
corrispondente del calcestruzzo non confinato è stata assunta uguale a 0.004,
risulta pari a:
1.4 ρ s f yh ε sm
ε cu = 0.004 + (4.22)
f ' cc
dove:
ρ s = ρ x + ρ y è il rapporto volumetrico del calcestruzzo confinato,
ρx, ρy coincidono con il rapporto ρ prima descritto nel caso di sezioni
quadrate, assumono valori tra loro differenti nel caso di sezioni rettangolari,
εsm è la deformazione dell’acciaio corrispondente alla tensione massima,
valore che è stato letto nella Tabella 4.2.
La tensione corrispondente alla deformazione ultima è stata calcolata
mediante l’espressione:
f ' cc x u r
f ' cu = (4.23)
r −1+ xr
essendo:
ε cu
xu = (4.24)
ε cc
Ec
r= (4.25)
E c − E sec
con
E c = 4700 f ' c [MPa] modulo tangente,
82 Capitolo IV – Confronto numerico-sperimentale
f ' cc
E sec = modulo secante.
ε ' cc
Sia per il calcestruzzo confinato che per il calcestruzzo non confinato la
retta di scarico prima dell’attingimento della massima tensione di
compressione è diretta verso il punto appartenente alla retta di carico iniziale e
di ordinata pari alla metà della tensione massima, ovviamente di segno opposto
rispetto alla tensione che si sta scaricando.
La tensione massima di trazione è stata ricavata dalla relazione fornita dalla
Portland Cement Association:
f ct = 0.606 f ccil
0.538
[MPa] (4.26)
essendo
f ccil = 0.83 f c la tensione cilindrica di compressione massima,
fc la tensione massima di compressione letta dalla Tabella 2.1.
La deformazione corrispondente a tale tensione massima è quella del punto
giacente sulla retta elastica; è verso tale punto che è diretta anche la curva di
carico in trazione successiva ad uno scarico dalla curva monotona di
compressione prima dell’attingimento della tensione massima. Non c’è
trazione, invece, quando lo scarico dalla curva monotona di compressione
avviene da un punto che è sul ramo discendente. Lo scarico dalla tensione
massima di trazione è diretto ad un punto sull’asse delle tensioni nulle che
presenta una deformazione pari a tre volte quella corrispondente alla tensione
massima di trazione.
Anche agli estremi dei pilastri è stata tenuta in conto la presenza di conci
rigidi, la cui lunghezza è data da:
ht hc
l crc = − (4.27)
2 4
Per calibrare il modello numerico alcuni parametri sono stati assegnati sulla
base di valutazioni teoriche, come sinteticamente illustrato nei paragrafi
precedenti, mentre altri sono stati determinati elaborando i risultati delle prove
sperimentali descritte. Per la valutazione di tali ultimi parametri sono state
condotte numerose analisi, facendoli variare all’interno di intervalli
fisicamente ammissibili e scegliendo i valori che hanno fornito la migliore
correlazione tra risultati sperimentali ed analisi numeriche. Nelle analisi, come
già detto, si è posta particolare attenzione nella determinazione dei coefficienti
di smorzamento, dei parametri che regolano l’andamento dei cicli di isteresi
delle travi e dei pilastri (quali la pendenza della curva di scarico e di ricarico) e
della porzione di soletta collaborante. Come in parte prevedibile si è rilevato
che il comportamento non lineare delle travi condiziona il comportamento
della struttura più di quello delle colonne; questo fenomeno è legato al tipo di
progetto che l’Eurocodice 8 impone, vale a dire a colonne forti e travi deboli,
per cui queste ultime sono interessate più delle prime da plasticizzazioni.
Le analisi sono state condotte sollecitando la struttura con lo stesso
accelerogramma utilizzato per eseguire le prove pseudodinamiche, scalandolo
per un coefficiente amplificativo pari a 1.5 al fine di riprodurre i tests di alto
livello.
Nelle figure 4.10, 4.11, 4.12 e 4.13 è mostrato il confronto tra i risultati
delle prove sperimentali e quelli delle analisi numeriche in termini di storie
temporali degli spostamenti dei baricentri dei quattro impalcati. In tutti e
quattro i casi il massimo spostamento viene colto molto bene; riteniamo che
questo sia un dato importante dal momento che quasi tutti i risultati presenti in
questa tesi sono riportati in termini di massimi valori di storie temporali e ciò
ci garantisce la loro affidabilità. Ovviamente è importante sottolineare che,
oltre al valore massimo, è tutto l’andamento nel tempo delle due curve per
ciascun caso che corrisponde abbastanza bene, sia in termini di forma
dell’andamento stesso che in termini di fase e di massimi relativi.
Analoghe osservazioni si possono fare in merito al confronto numerico-
sperimentale relativo agli spostamenti di interpiano, riportato, per i quattro
piani dell’edificio, nelle figure 4.14, 4.15, 4.16 e 4.17 in termini percentuali
rispetto all’altezza di interpiano. Questo confronto è ancora più significativo
del precedente dal momento che i risultati non sono sommati a quelli dei piani
inferiori. A questo proposito è doveroso osservare che, in corrispondenza
84 Capitolo IV – Confronto numerico-sperimentale
I impalcato
60
40
20
Spostamento [mm]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8
-20
-40
-60
-80
Tempo [sec]
Test Analisi
II impalcato
100
50
Spostamento [mm]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8
-50
-100
-150
Tempo [sec]
Test Analisi
III impalcato
150
100
50
Spostamento [mm]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8
-50
-100
-150
-200
Tempo [sec]
Test Analisi
IV impalcato
200
150
100
Spostamento [mm]
50
0
-50 0 1 2 3 4 5 6 7 8
-100
-150
-200
-250
Tempo [sec]
Test Analisi
I piano
2.0
1.5
-1.0
-1.5
-2.0
-2.5
Tempo [sec]
Test Analisi
II piano
2.0
1.5
Spostamento d'interpiano/Hi [%]
1.0
0.5
0.0
-0.5 0 1 2 3 4 5 6 7 8
-1.0
-1.5
-2.0
-2.5
Tempo [sec]
Test Analisi
III piano
2.0
1.5
Spostamento d'interpiano/Hi [%]
1.0
0.5
0.0
-0.5 0 1 2 3 4 5 6 7 8
-1.0
-1.5
-2.0
-2.5
Tempo [sec]
Test Analisi
IV piano
2.0
1.5
Spostamento d'interpiano/Hi [%]
1.0
0.5
0.0
-0.5 0 1 2 3 4 5 6 7 8
-1.0
-1.5
-2.0
-2.5
Tempo [sec]
Test Analisi
1500
1000
500
Taglio [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8
-500
-1000
-1500
Tempo [sec]
Test Analisi
II piano
1500
1000
500
Taglio [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8
-500
-1000
-1500
Tempo [sec]
Test Analisi
III piano
1000
800
600
400
Taglio [kN]
200
0
-200 0 1 2 3 4 5 6 7 8
-400
-600
-800
-1000
Tempo [sec]
Test Analisi
IV impalcato
800
600
400
200
Taglio [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8
-200
-400
-600
-800
Tempo [sec]
Test Analisi
Capitolo V
Effetti dell’eccitazione sismica bidirezionale
5.1 INTRODUZIONE
Come già ampiamente detto nel capitolo III, le moderne normative, quali
l’Eurocodice 8, l’Uniform Building Code ed il NEHERP, generalmente
prescrivono di combinare gli effetti ottenuti dall’applicazione delle due
componenti orizzontali mediante la radice quadrata della somma dei quadrati
oppure, per ciascuna delle direzioni di analisi, aggiungendo agli effetti ottenuti
dall’applicazione della componente agente in quella direzione, un’aliquota
degli effetti ottenuti dall’applicazione della componente agente nella direzione
ortogonale, aliquota generalmente pari al 30%.
Tali incrementi delle sollecitazioni di progetto mirano, ovviamente,
all’aumento della resistenza degli edifici, affinché il progettista sia cautelato
nei confronti di alcuni effetti negativi legati alla esistenza, nella realtà fisica, di
due componenti orizzontali dell’azione sismica. Tali effetti sono: 1)
l’incremento di energia che la struttura deve assorbire in virtù della presenza
non di una, ma di entrambe le componenti orizzontali dell’azione sismica; 2)
gli effetti dell’interazione triassiale (vale a dire l’interazione sul dominio di
plasticizzazione della sezione delle due azioni flettenti agenti in piani
ortogonali e dello sforzo normale variabile); 3) la variazione dell’angolo di
incidenza del sisma, il quale potrebbe sollecitare l’edificio lungo direzioni di
minore resistenza rispetto a quelle principali di progetto.
A sottolineare l’attualità dell’argomento trattato, si osserva che oltre dieci
articoli presentati all’ultima Conferenza Mondiale di Ingegneria Sismica,
tenuta in Nuova Zelanda nel febbraio 2000, avevano come oggetto il problema
in esame.
contenente il precedente [fig. 5.1]; ciascuno dei due quadrati interni è tracciato
due volte. Riportando su un piano cartesiano i valori delle forze necessarie per
ottenere gli spostamenti assegnati, si osserva che i punti corrispondenti a tali
valori formano dei quadrati che sono ruotati di circa 15°-20° rispetto a quelli
relativi agli spostamenti. Ciò è dovuto al fatto che quando viene fatto variare lo
spostamento in una direzione la forza necessaria a mantenere costante lo
spostamento nella direzione ortogonale diminuisce; questo fenomeno rivela un
decremento di resistenza in una direzione a causa dell’azione nella direzione
ortogonale.
N
ν= (5.1)
Ac f c
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 99
dove Ac è l’area di calcestruzzo ed fc la resistenza dello stesso, varia intorno
ad un valore medio pari a 0.07, nelle altre due (B40-1, B40-2) il valore medio
di ν è pari a 0.32. Se si considerano le prove B8-1 e B40-1, in cui lo sforzo
normale varia con l’entità della forza trasversale nella direzione NS, il
diagramma momento rotazione si presenta asimmetrico sia in termini di
rigidezza che di resistenza quasi unicamente nella direzione NS e nel caso di ν
basso [fig. 5.4]; gli effetti di tale variazione sono lievi per ν alto e nella
direzione EW. Nelle prove B8-2 e B40-2, invece, ν è fatto variare
proporzionalmente ad entrambe le azioni trasversali; in tutte e due le direzioni
nel caso di sforzo normale medio adimensionalizzato basso i cicli sono
fortemente asimmetrici, mentre nel caso in cui ν medio sia alto tale fenomeno
non si rileva sistematicamente.
sempre in senso antiorario, quindi quelli nel secondo e terzo quadrante in senso
orario. Facendo variare l’entità dello sforzo normale in funzione dello
spostamento trasversale nella direzione debole, si osserva che nella direzione
forte i cicli relativi a valori crescenti dello sforzo normale presentano rigidezza
e resistenza crescenti, quelli relativi a valori decrescenti, al contrario,
presentano rigidezza e resistenza decrescenti. Tale fenomeno è evidenziato
anche dalle prove di [Li et al. 1987].
µ IR = µ IX
2
+ µ IY
2
(5.2)
E hx E hy
µ hr = 1 + + (5.3)
Fxo u xo F yo u yo
PGA PGA
Terremoto Data Stazione Durata Comp. Comp.
principale secondaria
[sec] [g] [g]
Imperial Valley 18-05-40 El Centro 53.40 0.348 0.214
Kern County 21-07-52 Taft 54.40 0.179 0.156
Montenegro 15-04-79 Petrovac 19.60 0.438 0.305
Valparaiso 03-03-85 El 72.02 0.284 0.159
Northridge 17-01-94 Almendral 59.98 0.590 0.583
Newhall
0.15m
6.0 m 4.0 m
3.0 m
0.30x0.45
5.0 m
3.0 m
0.45x0.45
Componente
secondaria 0.45x0.45
3.0 m
0.40x0.40
5.0 m
0.30x0.45
3.5 m 0.8 m
0.40x0.40
Y
Z X Componente
principale
2.5
El Centro
Taft
1.5 Petrovac
Sa/g
El Almendral
Newhall
1 Eurocodice 8
MEDIA
0.5
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2
Periodo [sec]
Figura 5.8. Spettri elastici delle componenti principali dei terremoti utilizzati.
globale; nel secondo caso è fatta agire anche la componente secondaria, nella
direzione ortogonale. Per componente principale di un terremoto si intende
quella che, fra le due orizzontali, presenta il picco al suolo più alto.
2.5
2
El Centro
Taft
1.5 Petrovac
Sa/g
El Almendral
Newhall
1 Eurocodice 8
MEDIA
0.5
0
0 0.5 1 1.5 2
Periodo [sec]
Figura 5.9. Spettri elastici delle componenti secondarie dei terremoti utilizzati.
1400
1200
1000
Taglio [kN]
800
600
400
200
0
El Centro Taft Petrovac El Newhall MEDIA
Almendral
300
250
Spostamento [mm]
200
150
100
50
0
El Centro Taft Petrovac El Newhall MEDIA
Almendral
In figura 5.10 sono riportati i risultati “Uni-dir Y”, “Bi-dirY” e “Bi-dir vec”
relativi ai massimi tagli alla base, per i cinque terremoti considerati e facendo
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 113
la media aritmetica tra i risultati ottenuti per ciascun terremoto. Il massimo
taglio alla base ottenuto nella direzione Y sotto eccitazione bidirezionale è
generalmente inferiore rispetto a quello ottenuto sotto eccitazione
unidirezionale, sebbene tale decremento è sempre inferiore al 10%: in media
tale decremento è pari a circa il 4%. Al contrario, i tagli alla base “Bi-dir vec”
sono generalmente maggiori di quelli “Uni-dir Y”, sebbene l’incremento,
eccetto che nel caso della registrazione di Taft (28%), è al massimo pari al
12%: in media risulta uguale all’8%.
Si osservi che i risultati ottenuti nel caso della registrazione di Taft risultano
essere differenti dagli altri dal momento che in tal caso l’edificio si danneggia
pochissimo, cioè ha un comportamento quasi elastico.
I risultati riportati in figura 5.11 confermano il precedente andamento. Il
massimo spostamento del baricentro dell’impalcato più alto calcolato sotto
eccitazione bidirezionale nella direzione Y è prossimo a quello ottenuto sotto
eccitazione unidirezionale. Gli spostamenti di tipo “Bi-dir vec” sono
generalmente maggiori rispetto a quelli “Uni-dir Y”, sebbene la differenza,
eccetto che nel caso della registrazione di Taft (29%), è inferiore al 10% ed in
media è pari al 6%.
Considerando le figure 5.10 e 5.11 si possono fare osservazioni molto
interessanti: quando il comportamento dell’edificio è di tipo non lineare, la
presenza della componente secondaria del terremoto generalmente determina
una diminuzione del massimo taglio alla base e del massimo spostamento del
baricentro dell’impalcato più alto valutati nella direzione Y del riferimento
globale. Al contrario, i valori massimi vettoriali calcolati sotto eccitazione
bidirezionale mediante la formula (5.4) sono generalmente superiori a quelli
calcolati sotto eccitazione unidirezionale, sebbene, quando il comportamento
dell’edificio è non lineare, l’incremento è basso: esso è inferiore al 13%.
Ciò è dovuto all’accumulo, quando agisce unicamente la componente
principale del terremoto, del danno e, soprattutto, dello spostamento plastico
nella direzione Y. Al contrario sotto eccitazione bidirezionale, la direzione
della componente vettoriale dell’eccitazione sismica (somma delle componenti
agenti nella direzione Y e nella direzione X) e delle oscillazioni dell’edificio
varia istante per istante; di conseguenza, lo spostamento plastico ha una
direzione variabile e non si accumula nella direzione Y. Inoltre, nel secondo
caso, le forze di smorzamento isteretico, che tendono a decrementare lo
spostamento, sono istante per istante maggiori rispetto al primo caso. Gli effetti
determinati da tali condizioni risultano essere mediamente maggiori di quelli
114 Capitolo V – Effetti dell’eccitazione sismica bidirezionale
4
3.5
Rotazione [mrad]
3
2.5
2
1.5
1
0.5
0
El Centro Taft Petrovac El Newhall MEDIA
Almendral
300
Spostamento [mm]
250
200
150
100
50
0
El Centro Taft Petrovac El Newhall MEDIA
Almendral
bassa entità delle rotazioni stesse; infatti in media nel caso di eccitazione
bidirezionale l’incremento di spostamento dovuto alla rotazione dell’impalcato
è inferiore al 10% dello spostamento massimo complessivo del lato flessibile.
Quindi, si può affermare che l’asimmetria generata nella direzione Y in campo
non lineare dalla presenza della componente secondaria del terremoto agente
nella direzione X non condiziona in maniera significativa la risposta torsionale
dell’edificio.
300
Spostamento [mm]
250
200
150
100
50
0
El Centro Taft Petrovac El Newhall MEDIA
Almendral
4 4 4
3 3 3
2 2 2
1 1 1
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4
4 4 4
3 3 3
2 2 2
1 1 1
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7
4 4 4
3 3 3
2 2 2
1 1 1
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4
4 4 4
3 3 3
2 2 2
1 1 1
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4
4 4 4
3 3 3
2 2 2
1 1 1
4 4 4
3 3 3
2 2 2
1 1 1
0 0.3 0.6 0.9 1.2 1.5 0 0.3 0.6 0.9 1.2 1.5 0 0.3 0.6 0.9 1.2 1.5
3.0
Allungamento max/A. allo snervamento
2.5
2.0
1.5
1.0
0.5
0.0
I piano II piano III piano IV piano MEDIA
360
330
300
270
Numero di sezioni
240
210
180
150
120
90
60
30
0
Fessurate Snervate Crisi del cls
Capitolo VI
Analisi non lineari relative ad edifici irregolari in
pianta
per un dato periodo l’ordinata spettrale può essere più grande o più piccola del
valore letto sullo spettro di normativa.
Modello strutturale: la scelta dei modelli per le analisi non-lineari sembra
essere il motivo più importante della variazione dei risultati ottenuti dai vari
ricercatori; per questo motivo, nel prossimo paragrafo, si cercherà di illustrare
il problema.
6.2.1 Geometria
L’edificio progettato secondo diverse prescrizioni è di quattro piani, con sei
telai resistenti lungo le due direzioni ortogonali X e Y, come mostrato in figura
6.2. La pianta è di forma rettangolare con lati di dimensioni 10 ed 8 m. Il lato
asimmetrico è quello lungo X con i telai disposti rispettivamente alle ascisse
x=0, x=3m e x=10m; quello simmetrico, lungo Y, ha i telai in corrispondenza
delle ordinate y=0, y=4m ed y=8m. L’interpiano è costante lungo tutta l’altezza
dell’edificio ed è di 3m. I pilastri, di sezione costante a ciascun piano, al primo
livello hanno dimensione pari a 50x50 cm2, all’ultimo 35x35 cm2, essendo
rastremati di 5 cm per ogni piano. Tutte le travi hanno la stessa sezione pari a
30x50 cm2.
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 133
3 82.292 8.39
4 76.892 7.84
Spettri
Spettro di progetto Spettro di risposta elastico
1.20
1.10
1.00
0.90
Accelerazione
0.80
0.70
0.60
0.50
0.40
0.30
0.20
0.10
0.00
0.00 0.05 0.10 0.15 0.20 0.25 0.30 0.35 0.40 0.45 0.50 0.55 0.60
Periodo
Fb = S d (T1 )W (6.1)
z i Wi
Fi = Fb (6.2)
∑ z jW j
essendo zi l’altezza del piano i-esimo e Wi il suo peso sismico.
Dopo tale verifica, l’edificio è stato progettato mediante analisi modale,
analisi statica equivalente con il calcolo delle eccentricità descritto
nell’appendice A dell’Eurocodice 8 [CEN 1994b] e mediante analisi statica
equivalente con calcolo dell’eccentricità effettuato secondo le prescrizioni
dell’Uniform Building Code.
Nel primo caso è stato utilizzato il programma di calcolo SAP90 [CSI
1991].
Nel secondo caso è sorta innanzitutto la necessità di calcolare ad ogni piano
l’eccentricità statica e0, vale a dire la distanza fra baricentro delle masse,
assunto coincidente col baricentro geometrico dell’impalcato, e baricentro
delle rigidezze, che, ovviamente, sarà spostato nella direzione in cui è traslato
il telaio centrale. La posizione di tale baricentro è stata valutata calcolando le
rigidezze effettive di ciascun telaio, vale a dire applicando le forze orizzontali
statiche di progetto e facendo il rapporto fra il taglio relativo al telaio in esame
ed il suo spostamento di interpiano. L’eccentricità statica è risultata
coincidente a tutti i piani e circa pari a 0.65 m.
A questo punto è opportuno osservare che si è potuta utilizzare un’analisi
statica sebbene l’edificio sia irregolare in pianta, perché lo stesso soddisfa due
requisiti:
136 Capitolo VI – Analisi non lineari relative ad edifici irregolari in pianta
M i1 = Fi emin = Fi e0 (6.4)
e1 = emax = e0 (6.5)
e 2 = e min = e0 ≤ 0 (6.6)
I tagli massimi lungo il lato simmetrico, vale a dire lungo X, sono uguali per
le due analisi statiche, in quanto non c’è l’effetto dovuto all’eccentricità; da ciò
segue che il coefficiente riduttivo nei due casi è lo stesso. Operando in campo
elastico è lecito, a questo punto, moltiplicare le forze orizzontali, da applicare
ai casi statici, per i coefficienti prima calcolati così da progettare le strutture a
parità di resistenza totale.
Il calcolo delle sollecitazioni di progetto è stato eseguito tenendo conto,
come prescritto dall’Eurocodice 8, degli effetti ortogonali, secondo le
combinazioni (3.31) e (3.32).
138 Capitolo VI – Analisi non lineari relative ad edifici irregolari in pianta
800
700
600
Taglio [kN]
500
400
300
200
100
0
IV III II I
Piano
90
80
Spostamento [mm]
70
60
50
40
30
20
10
0
IV III II I
Impalcato
1
0.9
0.8
0.7
0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
IV III II I
Piano
8
7
Rotazione [mrad]
6
5
4
3
2
1
0
I II III IV
Impalcato
IV
Interpiano
III
II
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2 1.3
Spostamento di interpiano/Hi [% ]
Telaio 2
IV
Interpiano
III
II
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2 1.3
Spostamento di interpiano/Hi [% ]
IV
Interpiano
III
II
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2 1.3
Spostamento di interpiano/Hi [% ]
Analisi modale
9.00
8.00
Duttilità richiesta
7.00
6.00
5.00
4.00
3.00
2.00
1.00
0.00
0 1 2 3 4
Telaio
EC8
9.00
8.00
Duttilità richiesta
7.00
6.00
5.00
4.00
3.00
2.00
1.00
0.00
0 1 2 3 4
Telaio
UBC
9.00
8.00
Duttilità richiesta
7.00
6.00
5.00
4.00
3.00
2.00
1.00
0.00
0 1 2 3 4
Telaio
Analisi modale
12
Rotazione [mrad]
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
EC8
12
Rotazione [mrad]
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
UBC
12
Rotazione [mrad]
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
Analisi modale
14
Duttilità richiesta .
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
EC8
14
Duttilità richiesta .
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
UBC
14
12
Duttilità richiesta .
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
Figura 6.11. Duttilità richiesta alle travi (media dei cinque terremoti).
152 Capitolo VI – Analisi non lineari relative ad edifici irregolari in pianta
Analisi modale
16
14
Rotazione [mrad]
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
EC8
16
14
Rotazione [mrad]
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
UBC
16
14
Rotazione [mrad]
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
Figura 6.12. Rotazioni massime dei pilastri (media dei cinque terremoti).
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 153
6.4 CASO DI EDIFICIO CON ECCENTRICITÀ DI MASSA
⎡⎛ δ ⎞
2
⎤
e1 = e max = e 0 + 0.05 L ⎢⎜ max ⎟ − 1⎥ (6.11)
⎢⎜⎝ 1.2δ avg ⎟
⎠ ⎥
⎣ ⎦
154 Capitolo VI – Analisi non lineari relative ad edifici irregolari in pianta
⎡⎛ δ ⎞
2
⎤
e 2 = e min = e0 − 0.05 L ⎢⎜ max ⎟ − 1⎥ ≤ 0 (6.12)
⎢⎜⎝ 1.2δ avg ⎟
⎠ ⎥
⎣ ⎦
δ max
Considerando che, secondo quanto detto in precedenza, risulta = 1.35 ,
δ avg
allora si ottiene e1 = 1.76 m ed e2 = 1.50 m. Poiché risulta e2 > 0, allora si
assume e2 = 0, cioè la forza è applicata nel centro delle rigidezze.
Si è proceduto, quindi, al calcolo dei tagli complessivi alla base agenti sia
lungo la direzione del riferimento globale Y, che lungo X per i tre casi di
analisi dinamica, analisi statica equivalente secondo l’Eurocodice 8 ed analisi
statica equivalente secondo l’Uniform Building Code. Sono stati, quindi,
calcolati i coefficienti riduttivi dei tagli ricavati nei casi statici, necessari al fine
di eguagliare questi quelli ottenuti mediante analisi dinamica. Si è ottenuto:
800
700
600
Taglio [kN]
500
400
300
200
100
0
IV III II I
Piano
90
80
Spostamento [mm]
70
60
50
40
30
20
10
0
IV III II I
Impalcato
8
7
Rotazione [mrad]
6
5
4
3
2
1
0
I II III IV
Impalcato
IV
Interpiano
III
II
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2 1.3
Spostamenti di interpiano/Hi [%]
Telaio 2
IV
Interpiano
III
II
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2 1.3
Spostamenti di interpiano/Hi [%]
IV
Interpiano
III
II
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2 1.3
Spostamenti di interpiano/Hi [%]
Analisi modale
14
12
Duttilità richiesta .
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
EC8
14
Duttilità richiesta .
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
UBC
14
Duttilità richiesta .
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
Figura 6.18. Duttilità richiesta alle travi (media dei cinque terremoti).
160 Capitolo VI – Analisi non lineari relative ad edifici irregolari in pianta
Analisi modale
16
14
Rotazione [mrad]
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
EC8
16
14
Rotazione [mrad]
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
UBC
16
14
Rotazine [mrad]
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
Figura 6.19. Rotazioni massime dei pilastri (media dei cinque terremoti).
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 161
In figura 6.16 sono riportate le massime rotazioni degli impalcati.
Confrontandole col caso in cui non era presente l’eccentricità di massa [Fig.
6.7], si osserva che esse sono pressoché raddoppiate, come era prevedibile.
Ancora una volta si osserva che l’edificio progettato secondo l’Uniform
Building Code ruota più di quello progettato secondo l’Eurocodice 8, che a sua
volta ruota di più di quello progettato mediante analisi dinamica; tuttavia le
differenze percentualmente diminuiscono.
Nella figura 6.17 sono riportati i massimi spostamenti di interpiano, in
percentuale rispetto all’altezza di piano, calcolati relativamente al telaio posto
sul lato rigido (1), a quello centrale e a quello posto sul lato flessibile (3).
Come per le quattro figure precedenti, l’eccitazione sismica è quella di El
Centro bidirezionale. Anche in questo caso, da un punto di vista qualitativo,
sono confermati i risultati mostrati nei paragrafi 6.3.1 e 6.3.2. [fig. 6.8], pur se
sono evidenti le conseguenze dell’incremento di rotazione degli impalcati.
Infatti, gli spostamenti di interpiano massimi relativi ai due telai posti sul lato
rigido dell’edificio decrescono, mentre aumentano quelli relativi al telaio posto
sul lato flessibile.
Quanto detto è evidente in figura 6.18 dove è riportata, per ciascuno dei tre
telai e per ciascuno dei tre edifici, la media per piano delle massime duttilità
richieste alle travi. Il modo in cui tale figura deve essere letta è stato
diffusamente spiegato in precedenza. A differenza delle figure precedenti i
risultati riportati sono relativi alle medie fatte piano per piano considerando
tutti e cinque i terremoti utilizzati. L’incremento di rotazione degli impalcati,
rispetto al caso di assenza di eccentricità di massa [fig. 6.9], accentua le
differenze di duttilità richiesta tra i telai appartenenti al lato rigido e quello
appartenente al lato flessibile, pur se gli andamenti rimangono inalterati.
Questo risultato è molto importante, dal momento che mostra come tutte le
metodologie progettuali prescritte siano carenti, in quanto proteggono poco gli
elementi strutturali appartenenti al lato flessibile rispetto a quelli posti sul lato
opposto. Tale osservazione è evidente nel caso dell’Uniform Building Code, la
cui caratteristica è proprio quella di proteggere maggiormente il telaio posto
sul lato più vicino al centro delle rigidezze. E’ da sottolineare, infine, il
comportamento dell’edificio progettato secondo l’analisi statica equivalente
prescritta dall’Eurocodice 8; nonostante le prescrizioni di tale codice mirino ad
assegnare più resistenza agli elementi strutturali lontani dal centro delle
rigidezze, anche in tal caso tali elementi sono i più danneggiati.
162 Capitolo VI – Analisi non lineari relative ad edifici irregolari in pianta
Le medie per i cinque terremoti utilizzati delle medie per piano delle
rotazioni massime alle estremità delle colonne, riportate in figura 6.19
confermano quanto sopra osservato.
Come è già stato accennato, sono state condotte analisi numeriche anche
utilizzando unicamente la componente principale, cioè quella tra le due
orizzontali con accelerazione massima, dei cinque terremoti violenti descritti.
La direzione assegnata a tale componente è quella Y del riferimento globale
[fig. 6.2], secondo la quale l’edificio si comporta in maniera non simmetrica.
Ciò è stato fatto sia per l’edificio con sola eccentricità del centro delle
rigidezze rispetto al centro geometrico, che per quello in cui è presente anche
l’eccentricità di massa. Poiché i due casi presentano risposte qualitativamente
simili, i risultati riportati nel seguito sono tutti relativi al solo secondo caso.
Le figure 6.20, 6.21 e 6.22 mostrano, per i tre differenti progetti,
rispettivamente il massimo taglio alla base, il massimo spostamento assoluto di
ciascun impalcato ed i massimi spostamenti di interpiano per tutti i piani,
calcolati in corrispondenza del baricentro del relativo impalcato, ovviamente
nella direzione Y. Fin da questi primi risultati, confrontandoli con quelli
riportati nelle figure 6.13, 6.14 e 6.15, si osserva che i rapporti fra le risposte
dei tre modelli sono praticamente inalterati. Inoltre anche quantitativamente,
per quanto concerne il massimo taglio alla base e gli spostamenti assoluti del
baricentro degli impalcati, l’eccitazione unidirezionale fornisce risultati molto
prossimi a quelli ottenuti mediante eccitazione bidirezionale. Sotto singola
componente del terremoto si osserva, però, che gli spostamenti di interpiano ai
piani alti sono leggermente superiori rispetto al caso bidirezionale, mentre
accade il contrario ai piani bassi.
In figura 6.23 sono riportate le massime rotazioni degli impalcati intorno
all’asse verticale; il confronto con la figura 6.16 mostra una diminuzione del
valore assoluto delle stesse, soprattutto in relazione ai sistemi strutturali
progettati mediante analisi dinamica ed analisi statica equivalente secondo
l’Eurocodice 8. Le osservazioni fatte fino a questo momento sono pienamente
concordi con quelle riportate nel capitolo V.
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 163
Questo decremento determina, come era da aspettarsi, rispetto al caso di
eccitazione bidirezionale, un incremento degli spostamenti di interpiano
massimi sul lato rigido ed un decremento sul lato flessibile. Ciò si deduce
confrontando la figura 6.24 con la 6.17.
Questa variazione, seppur in maniera minima, si riflette sul danneggiamento
delle travi e delle colonne. Confrontando le figure 6.25 e 6.26 con le
corrispondenti 6.18 e 6.19 si deduce che, nel caso in cui agisce la sola
componente principale del terremoto, le differenze di danneggiamento tra il
telaio appartenente al lato rigido e quello appartenente al lato flessibile
diminuiscono lievemente, aumentando quello relativo al primo telaio e
diminuendo quello relativo al secondo. Sebbene questa variazione tende a
sottostimare il danneggiamento proprio lì dove è massimo, essa è talmente
bassa da potersi ritenere trascurabile.
164 Capitolo VI – Analisi non lineari relative ad edifici irregolari in pianta
800
700
600
Taglio [kN]
500
400
300
200
100
0
IV III II I
Piano
90
80
Spostamento [mm]
70
60
50
40
30
20
10
0
IV III II I
Impalcato
8
7
Rotazione [mrad]
6
5
4
3
2
1
0
I II III IV
Impalcato
IV
Interpiano
III
II
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2 1.3
Spostamento di interpiano/Hi [%]
Telaio 2
IV
Interpiano
III
II
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2 1.3
Spostamento di interpiano/Hi [%]
IV
Interpiano
III
II
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2 1.3
Spostamento di interpiano/Hi [%]
Analisi modale
14
Duttilità richiesta .
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
EC8
14
Duttilità richiesta .
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
UBC
14
Duttilità richiesta .
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
Figura 6.25. Duttilità richiesta alle travi (media dei cinque terremoti).
168 Capitolo VI – Analisi non lineari relative ad edifici irregolari in pianta
Analisi modale
16
Rotazione [mrad] .
14
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
EC8
16
14
Rotazione [mrad] .
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
UBC
16
Rotazione [mrad] .
14
12
10
8
6
4
2
0
0 1 2 3 4
Telaio
Figura 6.26. Rotazioni massime dei pilastri (media dei cinque terremoti).
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 169
Capitolo VII
Conclusioni
secondaria. Inoltre, l’incremento dei loro massimi valori vettoriali, valutati cioè
considerando la radice quadrata della somma dei quadrati dei valori ottenuti in
direzione X ed Y, dovuto all’eccitazione bidirezionale rispetto a quella
unidirezionale, è basso. Ciò è dovuto al fatto che, quando agiscono entrambe le
componenti del terremoto, l’edificio oscilla in molte direzioni;
conseguentemente, il danno ed in particolare lo spostamento plastico non si
accumula in una sola direzione, come nel caso in cui agisce la sola componente
principale del sisma. Questo effetto globalmente copre anche il possibile
decremento di resistenza dovuto all’interazione, sul dominio plastico delle
sezioni dei pilastri, tra i momenti flettenti agenti nelle due direzioni e lo sforzo
normale (interazione triassiale). Si osserva, quindi, che, quando si vuole
confrontare la risposta di una struttura sotto eccitazione unidirezionale con
quella ottenuta sotto eccitazione bidirezionale, i parametri della risposta
caratterizzati da una direzione, come gli spostamenti ed i tagli, ottenuti in
questo secondo caso non vanno valutati calcolandone il massimo vettoriale.
Osservando i massimi spostamenti di interpiano, si deduce che nel caso in
cui agiscono entrambe le componenti orizzontali del terremoto i piani bassi
sono più danneggiati rispetto al caso in cui agisce la sola componente
principale dell’azione sismica; ciò non si verifica ai piani alti. Questa è una
chiara conseguenza dell’incremento di variazione di sforzo normale
determinato nei pilastri dall’eccitazione sismica bidirezionale. La conferma
viene proprio dall’analisi del danneggiamento delle sezioni trasversali dei
pilastri; in media, considerando l’intero edificio, la richiesta plastica
dell’armatura delle colonne aumenta del 40% rispetto al caso unidirezionale,
mentre il numero di sezioni in cui il calcestruzzo va in crisi per compressione è
cinque volte maggiore. Questo incremento dipende non solo dall’aumento della
variazione dello sforzo normale, ma anche dall’aumento di energia che la
struttura deve assorbire quando è eccitata da entrambe le componenti
dell’azione sismica ed è anche legato agli effetti dell’interazione triassiale.
Volendo valutare, quindi, in base ai risultati ottenuti, le prescrizioni
dell’Eurocodice 8, simili a quelle delle altre moderne normative, relativamente
agli effetti ortogonali, si deve concludere che, se si considera la risposta
globale della struttura, esse appaiono cautelative; ad una conclusione opposta
si giunge, invece, osservando il danneggiamento delle sezioni trasversali dei
pilastri. Tale differenza è probabilmente in parte legata alla non eccessiva
sofisticatezza del modello numerico utilizzato per le colonne.
Comportamento sismico degli edifici intelaiati in c.a. con irregolarità in pianta 171
Come è stato detto nel primo capitolo di questa dissertazione, l’obiettivo
principale della stessa è quello di valutare la bontà di alcune prescrizioni di
normativa in merito al progetto di edifici irregolari in pianta. Per questo motivo
un edificio di quattro piani intelaiato in cemento armato è stato progettato
mediante analisi modale, analisi statica equivalente secondo quanto dettato
dall’Eurocodice 8 ed analisi statica equivalente secondo le prescrizioni
dell’Uniform Building Code. E’ stato considerato sia il caso in cui tale edificio
presentasse unicamente eccentricità del centro rigidezze, sia il caso in cui alla
stessa fosse aggiunta un'eccentricità del baricentro, dovuta alla traslazione
dello stesso di un metro nella direzione del lato flessibile dell’edificio. Poiché
interessava capire quali delle tre metodologie progettuali distribuisse meglio le
resistenze, si è operato sia a parità di geometria che a parità di resistenza
globale, cioè uguagliando nei tre casi i tagli alla base di progetto in ciascuna
delle due direzioni principali della struttura.
Per gli edifici così progettati, è stata utilizzata la stessa modellazione
numerica tarata mediante confronto con i dati sperimentali. Inoltre, nel caso
delle analisi non lineari, tali edifici sono stati sollecitati mediante entrambe le
componenti orizzontali di cinque terremoti storici.
I risultati ottenuti mostrano che il progetto mediante l’analisi statica
equivalente secondo l’Uniform Building Code determina una distribuzione
delle resistenze da cui risulta un danneggiamento degli edifici globalmente
minimo; infatti i due telai posti sul lato rigido della struttura sono meno
danneggiati rispetto agli stessi progettati secondo le altre due metodologie. Si
deve sottolineare, però, che, al contrario, dal confronto emerge che il telaio
posto sul lato flessibile presenta gli spostamenti e le richieste plastiche
massime. Questo dato è certamente negativo dal momento che tutte e tre le
metodologie progettuali adottate determinano una distribuzione delle resistenze
tale che le richieste plastiche maggiori sotto azioni sismiche sono relative al
telaio appartenente al lato flessibile della struttura; perciò è proprio tale telaio
dell’edificio progettato secondo la normativa americana a presentare in
assoluto la peggiore risposta. Al contrario il progetto mediante analisi dinamica
appare quello da cui scaturisce la risposta della struttura più uniforme, nel
senso che le richieste plastiche dei tre telai tendono ad essere meno differenti
ed, in particolare, quella massima, sempre relativa al lato deformabile, è
minore rispetto a quella ottenuta progettando mediante le due analisi statiche
equivalenti.
172 Capitolo VII – Conclusioni
Bibliografia
Augusti, G., Borri, A., Braga, F., Cascone, E., Castelli, F., Ceccotti, A.,
Ciampoli, M., De Luca, A., Dentamaro, C., Dolce, M., Ferrini, M.,
Fralleone, A., Maugeri, M., Mezzina, M., Pinto, P.E., Relafonzo, R.,
Speranzini, E., Uva, G., Vignoli, A., Vitiello, E., Zingone, G.,
(1998). Commentario al D.M. 16.01.96 e alla Circ. n. 65/AA.GG. del
10.04.1997 del Ministero LL.PP.. Ed. Lamisco, Potenza.
Bertero, V.V., Anderson, J.C., Krawinkler, H., Miranda, E., The CUREe
and the Kajima research teams (1991). Design guidelines for
ductility and drifts limits: review of state-of-the-practice and state-
of-the-art in ductility and drift-based earthquake-resistant design of
buildings. Report No. UCB/EERC-91/15. University of California at
Berkeley, July.
174 Bibliografia
CSI (1991). SAP90 ETABS SAFE, Computer software for structural and
earthquake engineering.
Di Pasquale, E., Ju, J.W., Askar, A., Cakmak, A.S. (1990). Relation
between global damage indices and local stiffness degradation.
Journal of Structural Engineering, vol. 116.
Kobayashi, K., Kokusho, S., Takigushi, K., Boo, C. (1984). Study of the
restoring force characteristic of rc columns to bi-directional
deflection history. Atti della 8th World Conference on Earthquake
Engineering, San Francisco??, vol. 6, 537-544.
Lai, S.S., Will, G.T., Otani, S. (1984). Model for inelastic biaxial
bending of concrete members. ASCE Journal of Structural
Engineering, vol. 110, 2563-2584.
Negro, P., Verzeletti, G., Magonette, G.E., Pinto, A.V. (1994). Tests on a
four-storey full-scale r/c frame designed according to Eurocodes 8
and 2: preliminary report.
Park, Y.J., Wen, Y.K. and Ang, A.,H-S. (1986). Random vibration of
hysteretic systems under bi-directional ground motions. Earthquake
engineering and structural dynamics, vol. 14, 543-557.
Soleimani, D., Popov, E.P., Bertero V.V. (1979). Nonlinear beam model
for r/c frame analysis. ASCE, atti della 7th Conference on Electronic
Computation, St. Louis, Ms.