Strategia Aziendale
Strategia Aziendale
Strategia Aziendale
L’evoluzione del concetto di strategia parte dagli anni 50 nel dopo guerra: l’apparato produttivo
europeo è stato distrutto e si incentra su un’economia militare. Gli USA ne sono fuori e la loro
leadership gli permette di controllare il mercato mondiale. É necessario però che le corporation
americane abbiano manager adatti a gestire questa complessità organizzativa senza precedenti,
per prendere decisioni future in modo da penetrare anche nel mercato europeo. Inoltre utilizzano
un capitale umano costituito dagli ex-ufficiali dell’esercito. Tutto ciò viene costruito grazie alla
nascita delle business school fra cui per prima, la Business Policy di Harvard: l’obiettivo è formare
manager attraverso la disciplina di Business Strategy che insegna ai manager a leggere i contesti e
a intuire le mosse degli avversari, a scegliere come agire, formandosi sui libri dei grandi condottieri
del passato.
Negli anni 60-70 si diffonde lo Strategic Planning e dagli anni 80 si inizia a parlare di Strategic
Management. Col tempo la strategia si è formata sempre più su altre discipline, come ingegneria e
finanza, definendo le diverse scuole strategiche. Chi diede un contributo fondamentale allo
sviluppo della disciplina fu Michael Porter.
3 elementi chiave:
PRODOTTO deve essere chiaro l’orientamento al cliente. Elemento in grado di generare
vantaggio competitivo
SISTEMA OPERATIVO essere consapevoli delle dinamiche competitive del settore di
appartenenza
RISORSE/COMPETENZE cosa mi serve e come utilizzarlo al meglio.
Occorre il consenso di stakeholders interni ed esterni all’azienda per costruire il consenso sociale,
quello di mercato, e ottenere così un successo duraturo nel tempo.
DIFFERENTI INTERPRETAZIONI DEL CONCETTO DI STRATEGIA
Mintzberg definisce quelle che sono le principali accezioni di strategia, che possono essere
raggruppate in 4 facce complementari della strategia, ossia le 4 P: Plan, Pattern, Position,
Perspective.
1- Non tutto è prevedibile, il futuro è incerto, bisogna essere pronti a modificare le decisioni
strategiche
2- È impossibile to divorce formulation from implementation, le persone che devono
implementare devono essere partecipi, in modo da realizzare la strategia.
3-
Quando Microsoft ha acquisito Nokia per entrare nel sistema operativo degli smartphone, ha utilizzato
la propria mission.
I valori su cui si basa Microsoft sono integrità, onestà, passione ecc… che poco hanno a che con il
business dell’impresa. Tutto ciò riconduce alla figura di Bill Gates, il quale voleva che ogni essere
umano potesse avere a disposizione un pc per realizzare il proprio potenziale. Da questo si capisce
che la mission di Microsoft è la prosecuzione della filosofia di Gates. Questa strategia è la
percezione che si ha del mondo e dell’impresa, è frutto dell’orientamento strategico di fondo
(quello del fondatore), di personalità, cultura, carattere (sempre del fondatore) e si concretizza in
un paradigma entro cui realizzare i propri obiettivi.
Strategia significa prendere delle decisioni:
GESTIONE STRATEGICA
Consiste nell’uso consapevole di processi, metodologie e strumenti che consentono:
Di individuare i contenuti della strategia;
Di controllare l’avanzamento dell’impresa lungo le linee decise dalla strategia;
tra le attività della gestione caratteristica abbiamo:
- Analisi dei cambiamenti esterni ambientali;
- Analisi dei cambiamenti interni aziendali;
- Valutazione sull’adeguatezza della strategia attuale;
- Proposta di eventuali modifiche alla impostazione strategica;
- Costruzione del consenso attorno alla strategia da analizzare;
- Costruzione delle condizioni necessarie per realizzarla;
- Applicazione della strategia e controllo della validità nel tempo.
”La consapevolezza dei pesci” è una teoria di David Foster Wallace. Questa teoria stabilisce che è
inutile fissare degli obiettivi senza chiedersi come l’ambiente in cui si opera si evolva, come, da chi
e da cosa sia formato e caratterizzato.
Ci sono due giovani pesci che nuotano, incontrano un pesce anziano che nuota nel senso opposto che
gli dice:” Buongiorno ragazzi, com’è l’acqua oggi?” dopodiché uno dei due pesci giovani dice all’altro:
“cosa diavolo è l’acqua?”. L’acqua rappresenta la vita dei due giovani pesci. Dietro questo banale saluto
c’è il richiamo sulla necessità di sapere sempre ciò che sta succedendo nell’ambiente. La capacità di
conoscere l’ambiente, prevedere e mitigare le minacce, serve per la lunga durata della vita aziendale.
Il successo dell’impresa dipende anche da come vengono prese le decisioni strategiche, da chi le
prende e da chi interpreta i segnali del contesto di riferimento.
Il contesto di riferimento è l’ambiente, formato da trend demografici, forze politiche, economiche,
sociali, tecnologiche e culturali, nonché dell’ambiente operativo, composto dagli stakeholders e
dai concorrenti. L’ambiente si distingue tra macroambiente e ambiente operativo.
L’impresa è al centro di un network di relazioni, relazioni con un ambiente competitivo più vicino
all’impresa, fatto di:
- Clienti
- Fornitori
- Competitori
- Creditori
- Associazioni
- Comunità (fatto di forze demografiche e politiche)
- Sistema legislativo e regolamentare che detta le regole a livello locale, internazionale,
dell’unione europea
- Azionisti proprietari
- Trasformazioni socio-culturali
- Temi della sostenibilità
Il macroambiente viene analizzato in 2 differenti modi:
LE PEST (Legal Ecological Political Economic Social Technological); consiste in una check list
attraverso la quale si cerca di capire quanto tali forze o variabili MACRO ( es. inflazione,
disoccupazione) influiscano sul successo o meno dell’impresa.
SWOT (Strenght Weaknesses Opportunitues Threats); consiste in un modello secondo il
quale lo stratega, per pianificare la strategia, deve comparare la propria azienda con le
altre aziende, attuando un’analisi interna (S e W) ed esterna dell’ambiente (O e T).
Nella concorrenza perfetta si compete sul prezzo, perché i prodotti sono uguali; il margine di
controllo del prezzo è pressoché nullo. Inoltre la perfetta competizione non vede barriere
all’entrata o all’uscita (dumping) Nell’oligopolio invece è possibile differenziare il prodotto e
lavorare considerevolmente sul prezzo; il margine di controllo infatti è maggiore e ci sono elevate
barriere all’entrata
Il vantaggio competitivo viene definito grazie alla marginalità strutturale media del settore. Più hai
controllo del settore, più controlli il consumatore (price – maker); in concorrenza perfetta il
consumatore gode della guerra dei prezzi tra le imprese.
Lo stratega deve imparare a osservare il suo settore con particolare attenzione alle dinamiche
strutturali che sono delle determinanti della redditività operativa.
La competizione monopolistica è caratterizzata dalla consapevolezza che, grazie all’innovazione,
anche in settori in concorrenza perfetta, c’è sempre qualcuno che riesce a creare una posizione di
monopolio temporaneo, il quale termina quando i concorrenti colmano il gap.
Caso Acciaio: più i prezzi diminuiscono, più i consumatori scelgono altri prodotti. Il prezzo finale
dipende dai costi, dai prezzi di acquisto della materia prima, settore in cui i prezzi “ballano” in
modo continuo.
Ottobre 2008: inizio della crisi finanziaria. Nel primo semestre del 2008 è arrivata la crisi brothers
nel settore meccanico. Arcelor-mittal. Non si vendono immobili, crollo del settore automobilistico,
eccesso di capacità produttiva, l’acciaio viene venduto a prezzi bassissimi, da 1000 $ a 780$ per
tonnellate, le aziende vendono in perdita pur di non riempire i magazzini. Crisi pazzesca. Tagliare
la produzione sembrerebbe la soluzione con il danno di fermare gli impianti e sostenere costi fissi
elevatissimi. Lo sguardo al futuro 2009,2010,2011, si ricorre agli analisti che tengono monitorati i
mercati, che fanno previsioni economiche. Il futuro del settore, in un’economia globalizzata o in
mercati più prossimi a noi. Però la crisi riguardava solo alcune aree geografiche, quindi si cercò di
deviare verso altre zone. Il problema riguardava anche la Cina, si sapeva che quelle aziende
avrebbero invaso l’UE con prezzi molto minori sull’esportazione.
Articolo 2005: guardare i fornitori, in alcuni settori nell’automotiv, ci stiamo spostando dai motori
a scoppio, verso fonti di energia rinnovabile, per ridurre l’impatto ambientale sta cambiando il
modo di progettare automobili, che sono in acciaio ora, ma che saranno sostituite da nuovi
materiali, possibilmente riciclabili o da produzione di materiale riciclabile. Stanno arrivando nuovi
componenti auto fatti con nuovi materiali, carboni, plastiche etc. che non possono essere prodotti
dall’impresa siderurgica. La necessità di capire cosa succede nell’ambiente, fa sì che si guardino i
concorrenti ma soprattutto i PRODOTTI SOSTITUTIVI.
Articolo 2010: le imprese siderurgiche impongono i prezzi. I clienti non accettano un aumento di
prezzo e l’azienda è costretta ad accettare per non rompere il rapporto.
Devo tenere monitorato il primo mercato di sbocco i miei acquirenti che non sono i consumatori
finali, ma sono le aziende.
È un modello usato per capire quali sono le forze che fanno pressione sulla redditività. Le 5 forze
sono:
1) Il livello di rivalità tra i concorrenti.
2) Il potere contrattuale dei fornitori, in senso storico e analitico.
3) Il potere contrattuale degli acquirenti.
4) La minaccia di prodotti sostitutivi.
5) La minaccia di potenziali nuovi concorrenti in entrata.
- Condizioni di costo: importanza delle economie di scala e della struttura dei costi variabili e
fissi. Il livello di competizione tra rivali, dipende dal livello dei costi
Adesso il potere contrattuale dei fornitori:
- Dimensioni e numerosità dei fornitori;
- Concentrazione degli acquisti da parte dell’impresa;
- Redditività del fornitore;
- Informazioni a disposizione del fornitore;
- Possibilità di integrazione a valle da parte del fornitore.
Poi il potere contrattuale degli acquirenti:
- Dimensione e numerosità (concentrazione) dei clienti;
- Volumi di acquisto;
- Grado di competizione tra i clienti (b2b);
- Sensibilità degli acquirenti al prezzo;
- Livello di informazioni in possesso degli acquirenti;
- Esistenza di prodotti sostitutivi per l’acquirente;
- Incentivi ai responsabili degli acquisti;
- Possibilità di un’integrazione a monte da parte del cliente.
Adesso la minaccia dei prodotti sostitutivi:
- Disponibilità, caratteristiche, prestazioni dei prodotti sostitutivi;
- Prezzi dei prodotti sostitutivi;
- Costi di passaggio;
- Propensione dei clienti verso i prodotti sostitutivi.
L’ultima è la minaccia di nuove entrate:
- Livello di redditività del settore e sua contestabilità (barriere e i costi affondati);
- Barriere all’entrata: esistenza di economie di scala o vantaggi di costo assoluti (curva dell’
apprendimento, accesso agli input, progettazione esclusiva del prodotto); fabbisogno di
capitale; differenziazione del prodotto; marca; canali di accesso alla distribuzione; barriere
legali.
- Politiche governative;
- Costi di passaggio;
- Minaccia di ritorsione: possibili rappresaglie da parte di imprese consolidate.
CRITICHE AL MODELLO
1. Confini del settore MAI chiari e definiti. E’ molto difficile stabilire dove finisce un settore.
Occorre essere consapevoli che i confini cambiano nel tempo (nascono, muoiono oppure si
fondono) e adeguarsi alla loro flessibilità
2. Qual è l’oggetto di analisi in cui si applicano le 5 forze? Solo una parte o l’intero settore?
Dipende dalle situazioni e da come è articolato il settore dal lato della domanda e
dell’offerta.
3. Una 6° forza, i prodotti complementari che accrescono la competitività e che possono fare
differenze nella capacità competitiva. Non sono prodotti sostitutivi.
LA COMPETITIVE INTELLIGENCE
Consiste in un’attività attraverso la quale si osserva il comportamento dei concorrenti. Non deve
intendersi come spionaggio industriale, infatti vengono utilizzati i bilanci pubblici; varie fonti
permettono di estrarre tali dati, trasformarli e riutilizzarli.
L’analisi dei concorrenti serve a:
Prevedere le loro strategie future
Anticipare le possibili reazioni alle mosse dell’impresa
Capire come influenzare i loro comportamenti
Occorre raccogliere informazioni su:
Obiettivi dei singoli concorrenti: è necessario che ogni azienda comunichi gli obiettivi sia
internamente che esternamente
Strutture attuali dei concorrenti
Valutazione che danno del settore e di loro stessi
Risorse e competenze possedute
Bisogna osservare soprattutto i concorrenti interessanti:
Caso di settore di successo: si vuole sapere come le imprese hanno avuto successo
Aziende in crescita: che stanno guadagnando posizioni incontrando meglio i bisogni dei
clienti
Caso di concorrenti peggiori: quelli falliti o i fallimento per evitare i loro stessi errori
Inoltre si devono osservare:
Potenziali entranti: non ancora concorrenti ma possibili in futuro
Leader del settore
Concorrenti diretti
RISORSE E COMPETENZE
Risorse fattori produttivi, singole entità di differente natura, comprese le persone. Non
necessariamente sono di proprietà ma sono di DISPONIBILITA’ dell’azienda.
Competenze sono il saper fare attraverso cui imparo a combinare nella maniera giusta le
risorse.
Strategia modo con cui l’impresa cerca di avere un vantaggio competitivo e per ottenere ciò
deve tener conto dei fattori chiave di successo e quindi occorre un’analisi del settore e
dell’ambiente. Parte da una valutazione delle risorse dell’impresa per poi svilupparle attraverso le
giuste combinazioni (COMPETENZE).
Esistono diversi tipi di risorse:
1. tangibili: hanno manifestazione monetaria
2. intangibili: non hanno manifestazione certa monetaria perché non corrispondono a beni
fisici e riguardano
i. reputazione ( fidelizzazione del cliente, immagine, fiducia con stakeholders)
ii. tecnologia (brevetti, know-how)
3. risorse umane: esseri viventi che con la loro manualità, con know-how, passione,
rappresentano le risorse di una organizzazione.
La logica della strategia è quella di giocare sulle asimmetrie ma anche il fatto che osservando i
concorrenti si tende ad imitarli in meglio. Il vantaggio competitivo è temporaneo e quindi occorre
sviluppare sempre competenze e innovazione.
Le 3 fonti non sono statiche. Ci sono fonti esterne che possono modificare le condizioni iniziali così
come le risorse umane possono portare alla creazione del vantaggio competitivo.
MECCANISMO DI ISOLAMENTO
Ci sono meccanismi che le imprese mettono in atto per dis-incentivare la replica dei loro prodotti
da parte dei competitor:
1) Possibilità dell’impresa di oscurare la propria performance tenendo un basso profilo e
ricavi contenuti
2) Incentivi alla imitazione le imprese mettono in atto meccanismi attraverso segnali
(minacce, prelazione) per dis-incentivare
3) Diagnosi la limitazione avviene nel momento in cui il vantaggio competitivo dell’impresa
è costituito da molti fattori che rendono difficile la percezione del vantaggio da parte dei
competitor ed eventuali imitazioni
4) Acquisizione di risorse alcune risorse non sono disponibili per tutti e sono fonte di
vantaggio per chi ne ha il possesso.
L’APPROCCIO INDUSTRY-BASED
Secondo Porter ogni impresa è rappresentabile come un insieme unico e originale di attività
primarie e secondarie combinate tra loro al fine di progettare, produrre, vendere e consegnare un
prodotto/servizio e il necessario supporto. Questa combinazione prende il nome di catena del
valore. La catena del valore genera appunto, valore per il cliente; il valore rappresenta quanto il
cliente è disposto a pagare il prodotto. La differenza tra questo valore generato e il costo
necessario per porlo in essere, è il margine d’impresa. Le differenze tra la catena del valore
dell’impresa e quelle dei concorrenti sono fonte di vantaggio competitivo.
DALLA CATENA DEL VALORE AL SISTEMA DEL VALORE ALLA RETE DEL VALORE
Il consumatore percepisce il valore del prodotto finito, ma tale valore dipende dalla
collaborazione/contributo/interazione tra le imprese che sono in filiera. Il valore percepito dal
cliente dipenderà quindi non solo da quanto apportato dall’impresa produttrice ma anche
dall’impresa distributrice e dai fornitori, più in generale da tutti gli attori della filiera produttiva.
Porter parla di “sistema del valore”: l’impresa è all’interno di una filiera in cui il valore del proprio
prodotto dipende dalla capacità del fornitore e del distributore di generare valore per esso.
Esempio fiat panda.
Un ulteriore passo avanti è quello da “sistema del valore” a “rete del valore”. La rete del valore
stabilisce che l’oggetto in esame ha un determinato valore che è frutto non solo del lavoro
dell’impresa produttrice (catena del valore) ma anche di tutta la filiera produttiva in cui è inserita
(sistema del valore) e anche delle altre filiere (rete del valore) che incrementano il valore del bene
attraverso l’offerta di servizi aggiuntivi che rendono il prodotto completo e funzionale. Esempio
tablet.
Ragionare secondo il modello della rete o costellazione del valore permette all’impresa di avere
una visione a 360 gradi del sistema prodotto e di conseguenza, far saltare i confini organizzativi. Si
potranno infatti includere attività che nono sono nei confini organizzativi aziendali, ma che
appartengono ad altri partner. È l’esempio di Illy Caffè: l’azienda ha capito che doveva unire una
serie di attività chiave per garantire la qualità del servizio, alcune svolte all’interno, altre
esternalizzate a dei partner.
Porter identifica 3 strategie alternative in base all’ambito competitivo in cui opera l’azienda e alle
fonti del vantaggio competitivo.
Bassi C differenziazione
LEADERSHIP DI COSTO
SI
Strategia Strategia riuscita
Costi
incongrua o vulnerabile
Inferiori
Rispetto a
Tutti i Strategia fallimentare Strategia realizzata
Concorrenti parzialmente
NO
BASSA ALTA
Accettabilità dell’offerta
Nel primo e nel quarto quadrante la situazione non è ottimale, per questo è necessario intervenire
da uno dei due lati per convincere il cliente ad accettare il proprio prodotto soddisfacendo le loro
richieste, senza però colpire i margini produttivi generati.
DIFFERENZIAZIONE
I fattori strategici chiave sono:
o Marchio e sua promozione;
o Progettazione;
o Assistenza;
o Qualità.
L’impresa può analizzare la differenziazione sia dal lato della domanda che da quello della offerta.
Per quanto riguarda il lato della domanda (clienti), l’impresa deve effettuare un’analisi del
prodotto (funzioni e caratteristiche), un’analisi sulle preferenze dei consumatori ed infine
un’analisi sui fattori psicologici e sociali dei clienti. Una volta effettuate tutte queste analisi, per
formulare una strategia di differenziazione vincente, l’impresa dovrà:
- posizionare il prodotto in relazione alle scelte effettuate rispetto alle sue caratteristiche
chiave;
- selezionare il gruppo di clienti obbiettivo;
- assicurare la corrispondenza tra prodotto e clienti;
- valutare i costi e i benefici della differenziazione.
Dal lato dell’offerta (impresa) l’impresa deve:
- analizzare risorse e competenze che determinano l’unicità del prodotto;
- sviluppare un progetto di differenziazione coerente;
- comunicare il valore della differenziazione al cliente;
- gestire con efficienza i costi di differenziazione.
La si fa attraverso la catena del valore ogni singola attività può produrre valore per il cliente. Per
poter essere sicuri di generare valore per il cliente occorre capire quanto la tua attività può
interagire con il cliente, ovvero conoscere la catena del cliente per capire in quale delle sue attività
è possibile entrare.
IKEA applica una strategia di leadership di costo ma la sua peculiarità è che ha la capacità di
generare valore per il cliente in modo tale da generare una redditività molto elevata anche se nel
settore si posiziona in una fascia di prezzo molto bassa.
Un altro fattore di successo per IKEA è la capacità di comprimere i costi attraverso:
- un forte controllo su di essi;
- una rigidissima attività di programmazione e controllo;
- grandi volumi sia di produzione che di acquisto, sia di MP che di componenti. IKEA infatti
adotta la strategia di esternalizzare la produzione di molte componenti in paesi esteri ma il
vantaggio che altri competitors non hanno è che le materie prime necessarie alla
lavorazione sono fornite da IKEA stessa e in questo modo riesce a ridurre ulteriormente i
costi che deve sostenere. Questa linea sfrutta quindi economie di scala basate su un
controllo intensivo della logistica.
- standardizzazione/progettazione. È necessario che tutti i mobili siano costruiti con pezzi
che devono corrispondere a determinati standard garantiti dal maniacale controllo sui
fornitori.
- Utilizza materiali alternativi: quando viene concepito un nuovo prodotto, l’azienda chiede
ai designer di valutare quali possano essere i materiali migliori da utilizzare per creare il
trade-off tra qualità e prezzo.
- Trasporto e montaggio sono garantiti attraverso cooperative, ma non sono attività
primarie nel business di IKEA perché si basa principalmente sul self service del cliente
- Self service. Tranne l’assistenza nella fase di vendita, tutto il resto dell’esperienza in IKEA
fatta direttamente dal cliente: ciò integra il magazzino al negozio e abbatte i costi.
- I pacchi piatti. Tutto ciò che serve è in pacchi con peso trasportabile dalle persone, tutti i
prodotti devono avere un design particolare che permetta di smontare i vari componenti in
modo tale che siano inseribili nei pacchi piatti. I pacchi piatti producono valore ad IKEA e al
cliente, perchè quest’ultimo deve trasportare in macchina i prodotti; inoltretali pacchi
permettono di semplificare gli imballaggi e il trasporto dei prodotti tra i magazzini e i punti
vendita e di abbattere drasticamente i costi di packaging.
IKEA si rivolge a clienti con budget limitato che vogliono anche dare sfoggio ad una spesa istintiva,
però il rischio è che ci si trova sempre al limite del livello di accettabilità da parte del cliente:
scendere al di sotto comprometterebbe la propria immagine; è per questo che quando qualcuno si
lamenta della qualità o difettosità di un prodotto, IKEA non ci pensa due volte e cambia subito il
prodotto, oppure applica garanzie importanti sui prodotti più costosi come le cucine.
Per concludere queste, sono due aziende dello stesso settore, che producono mobili ma fanno
vedere come possa essere realizzato con catene del valore, modelli e strategie di vantaggio
competitivo e di successo molto diverse.
FOCALIZZAZIONE
Con la strategia di focalizzazione le imprese selezionano un segmento relativamente ristretto
all’interno di un settore e modellano la propria catena del valore in modo che risulti il più coerente
possibile con le caratteristiche del segmento prescelto.
FASE DI INTRODUZIONE
1. Poche vendite, pochi clienti che non hanno vincoli di budget su spese
2. Innovazione del prodotto rapida
3. Gamma prodotti ampia e con molte proposte differenti tra loro
4. Produzione-> lotti brevi (a corto raggio) e uso intensivo di personale avanzato
5. Commercio internazionale-> la competizione tra imprese si basa sulla tecnologia di
prodotto
FASE DI SVILUPPO
1. Più clienti
2. Il prodotto è affiancato anche da innovazione di processo
3. Standardizzazione di alcune caratteristiche del prodotto
4. Produzione a periodo più lungo e produzione di massa
5. Entrata di grandi imprese provenienti da settori collaterali
FASE DI MATURITA’
1. Mercato di massa prevalentemente di SOSTITUZIONE perché diminuiscono il numero di
vendite e di clienti
2. innovazionepiccoli aggiustamenti
3. prodotti si assomigliano abbastanza tanto che uno può essere il sostituto dell’altro
4. delocalizzazione produttiva o acquisto di semilavorati provenienti dall’estero
5. competizione forti conflitti in cui le grandi imprese espellono le medio-piccole. Alcune di
esse però riescono ad identificare delle caratteristiche attraverso una strategia di
focalizzazione
6. efficienza dei costi si cerca di ridurre il più possibile i costi
FASE DI DECLINO
1. diminuisce la domanda e pochi clienti
2. la tecnologia non si presta all’innovazione
3. sovraccapacità produttiva
4. vengono attuate politiche di uscita e disinvestimenti
I settori in cui la tecnologia è rilevante nei prodotti e nei processi hanno una fase di sviluppo più
ampia.
Il ciclo di vita è molto utile per leggere il contesto settoriale, porsi le domande e capire come il
contesto potrebbe evolvere più da un punto di vista qualitativo che deterministico. Ecco perché
alcune imprese attuano scelte di diversificazione prevedendo gli scenari del futuro.
ANALISI DI SCENARIO
Si tratta di una tecnica di previsione del futuro, narrare il futuro atteso, di come potrebbe evolvere
il settore in ambito tecnologico e geopolitico. Dunque bisogna:
prendere decisioni con una cera incertezza ma un controllo sugli elementi che potrebbero
mutare gli scenari
mettere a fuoco il rapporto causale delle forze
identificare le interazioni tra le forze interne al settore
identificare i 4 scenari più probabili nei prossimi anni
identificare segnali che possono dire se effettivamente si conferma quello scenario oppure
le cose stanno cambiando. Da questi indicatori si deciderà poi il piano strategico più
adeguato e le leve strategiche su cui agire se mutassero gli scenari.
Dal modello delle 5 forze di Porter vale l’idea 1 contro tutti, cioè studiare i concorrenti, analizzare i
canali con fornitori e acquirenti ed evitare l’ingresso di nuovi entranti.
La decisione strategia non si colloca solo in una logica di competizione ma anche di cooperazione
in modo che tutti possano trarne dei vantaggi.
La teoria dei giochi suggerisce di:
mostrare la propria disponibilità ai concorrenti di fare i “cattivi”;
l’interazione delle parti deve essere legata all’impegno di materie prime;
dare segnali chiari delle proprie intenzioni e di ciò che non si vuole trattare;
negoziare l’accordo dichiarando apertamente i propri obiettivi.
INNOVAZIONE
Per produrre value innovation (innovazione di valore) per il cliente l’azienda deve mettersi nei
panni del cliente e capire se quello che sta offrendo (la value innovation) è effettivamente utile per
il cliente e, inoltre, deve fare leva sui giusti fattori per soddisfare le aspettative di quest’ultimo.
Per il perseguimento di questo obbiettivo è stato ideato il modello delle 4 azioni che stabilisce
quali fattori all’interno del settore devono essere eliminati, accresciuti, ridotti o creati.
Secondo la strategia oceano blu bisogna analizzare il modo in cui il cliente arriva a percepire il
valore di un prodotto determinato, osservando le fasi attraverso cui definisce tale valore,
ponendosi, per ogni fase, delle domande, la cui risposta permette di generare un vantaggio
competitivo. Tali fasi sono:
Purchase: quanto tempo ci vuole affinché il cliente trovi il prodotto di cui necessita?
Delivery: quanto ci vuole per spedire il prodotto?
Use: il prodotto richiede l’assistenza di un esperto? È facile da mettere vi quando non si
utilizza?
Supplements: necessiti di altri prodotti per utilizzare il prodotto? Se sì, quanto costano?
Maintenance: necessita di una manutenzione esterna? È facile mantenere e migliorare il
prodotto?
Disposal:
In questo modo si capisce il valore/l’utilità del prodotto in ogni fase del suo rapporto con il cliente
e l’azienda capisce come poter agire per soddisfare i bisogni del cliente in modo tale da generare
un valore tale da essere, per il cliente, superiore a quello dei concorrenti. In questo modo si può
ridefinire la propria offerta di prodotto. Importante è osservare la mappa di utilità dell’acquirente,
composta da sei colonne che rappresentano le sei fasi viste in precedenza e da sei righe che sono
le sei leve di utilità del prodotto per il cliente (produttività del cliente, semplicità, convenienza,
rischio, divertimento e immagine, rapporto amichevole con l’ambiente).
Si devono cercare spazi che tirano fuori l’impresa dalla competizione, spazi in cui si aggiungono
elementi che i concorrenti non fanno e spazi in cui tolgo elementi che i concorrenti possiedono ma
sono inutili: importante è trovare un modo per creare valore per il cliente maggiore a quello
creato ai concorrenti.
INVENZIONE= produrre ex novo nuove conoscenze che permettono di creare nuovi processi e
prodotti
INNOVAZIONE= sfruttamento commerciale dell’invenzione. Viene preso il prodotto e portato a
scaffale.
Una volta trovato il modo di arrivare allo scaffale avviene la DIFFUSIONE dell’innovazione, che è
possibile suddividere in due lati:
lato della domanda i clienti si convincono ad acquistare
lato dell’offerta i concorrenti cercano di migliorare e imitare il prodotto di successo. A volte
l’istinto imitativo porta a generare innovazione.
Esistono gap temporali tra momento dell’invenzione e momento dell’innovazione.
La battaglia tra innovatore e imitatore è un concetto su cui si basa la strategia.
PROFITTABILITA’ DELL’INNOVAZIONE
Non tutte le invenzioni diventano innovazioni
Tempo vario
Non tutte le innovazioni vengono trasformate in valore
RISORSE COMPLEMENTARI
Ci sono aziende brave ad innovare ma non abili a trasferire il valore dal cliente all’azienda. Oltre il
successo di mercato servono altri step successivi all’innovazione ( distribuzione, servizio,
marketing, finanza, cap. produttiva e tecno complementari)
LEAD TIME
È il vantaggio temporale che si deve sfruttare per continuare ad innovare; i rivali possono provare
ad imitare ma ci vuole del tempo perché vengano a produrre un prodotto finiti in grado di
competere
Il lead time è più importante dei brevetti (poiché essi possono risarcire il danno provocato dagli
imitatori ma non impedisce il brevetto) ed è importantissimo per assicurarsi il vantaggio
Se l’organizzazione ha sviluppato una tecnologia importante può entrare nel mercato; ci sono però
2 incertezze:
- Incertezza tecnologica quale sarà la tecnologia standard
- Mercato stesso il prodotto può piacere o meno al mercato
Come è quindi possibile contenere questi elementi di incertezza?
Ricerca di cooperazione: con i clienti che hanno maggiore aspettativa (pretendono di più e
sono i primi che aprono i mercati)
Limitare esposizioni attraverso investimenti: se gli investimenti sono azzardati è sempre
meglio affittare che comprare
Esternalizzare la produzione: comporta meno costi e meno rischi rispetto a mantenere la
produzione internamente
Alleanze: con altre imprese che possono mettere a disposizione finanze e processi
produttivi
Flessibilità: aprire l’innovazione ad altri innovatori in modo che il contributo sia chiaro e
diretto
A questo punto inizia dunque la fase di sviluppo che coincide con la tecnologia standard. La
tecnologia standard vincente è quella che coinvolge più attori più velocemente penetrando nella
tecnologia, non per forza con il prodotto migliore. Quindi:
1) Esternalità di rete: quando il maggiore numero di utenti utilizza la stessa tecnologia (stand
tecnologico). La gente compra e invoglia altra gente a comprare
2) Far percepire il valore nella misura in cui l’oggetto è legato alle interazioni. C’è socialità
tra le persone che porta alla identificazione sociale
3) Ridurre i costi di cambiamento la finalità consiste nel fatto che il consumatore non
debba reimparare la tecnologia e non debba ricapire come si usa.
Alla base dello standard tecnologico ci sta una strategia; se questa è vincente allora lo sarà anche
la tecnologia e le altre si dovranno adattare e si verifica una BATTAGLIA SULLO STANDARD
TECNOLOGICO. Se si crede che la propria tecnologia possa essere la migliore si cerca di
massimizzare la penetrazione nel mercato.
Ci sono 2 ipotesi:
a) Mi assumo il rischi d’impresa e vado sul mercato con il mio prodotto
b) Vendo il mio prodotto e guadagno sulle royalties
Ci sono però azioni che devono essere prese in considerazione:
Valutare se esistono condizioni per esternalità dirette e determinare se ci sono potenziali
standard per la mia tecnologia
Costruire ALLEANZE per allineare i concorrenti sulla strategia in atto
Anticipare il mercato mandando segnali forti per attratte clienti chiave e avere un forte
potere sulla determinazione del prezzo
Gestire in modo intelligente le aspettative del cliente
LA FORMULA IMPRENDITORIALE
Secondo Coda, fare strategia significa capire perché talune imprese hanno successo e altre no, pur
essendo all’interno dello stesso settore.
Il successo può avere diverse dimensioni:
Economico-finanziario: tale successo è dettato dalla profittabilità e dal valore economico; il
successo sta nell’avere redditività superiore rispetto alle altre aziende del settore; mentre
generare un utile è fondamentale per la sopravvivenza dell’azienda. Però non basta per
dire che l’azienda ha successo.
Competitivo: ha a che fare con la capacità di generare più valore per il cliente rispetto ai
concorrenti, di avere quote di mercato superiori, di intercettare meglio degli altri
competitor eventuali tassi di crescita del mercato. L’impresa è però un sistema aperto che
ha bisogno del supporto dei portatori di interessi:
Sociale : consenso degli stakeholder, che permette di raggiungere il successo sociale
Se viene meno una delle tre dimensioni potrebbero crearsi veri dubbi sull’esistenza dell’impresa.
Non effettuare investimenti in ricerca e sviluppo rischia di compromettere il successo
competitivo futuro.
CASO GEOX
Ricca famiglia trevigiana che ha fatto soldi producendo prosecco, possiede vigneti: famiglia
Moretti Polegato. Hanno una piccolissima azienda che fa scarpe sportive per bambine. Producono
scarpe con suola bucata per traspirare sudore. Hanno costruito l’azienda su questa
differenziazione estrema.
Mephisto, Geox, Nero Giardini e Fratelli Rossetti sono marche che, all’interno del settore delle
scarpe italiano, hanno deciso di competere differenziando il proprio prodotto in maniera molto
importante:
Mephisto: parte producendo scarpe da montagna, poi si focalizza sul COMFORT,
producendo scarpe per anziani o per persone con problemi ai piedi;
Nero Giardini: è il marchio più noto, che fa leva sul MADE IN ITALY;
Fratelli Rossetti: scarpe molto costose che giocano sullo STILE/MODA e ARTIGIANALITA’;
Geox: fa leva su RICERCA e SVILUPPO, TECNOLOGIA, o meglio sulla TECNOLOGIA DEL
RESPIRARE;
Il prodotto Geox costa mediamente molto di più rispetto a concorrenti dello stesso segmento con
scarpe paragonabili: a livello di stile copiano i concorrenti, però tecnologicamente sono più
innovativi. Inoltre qualsiasi elemento nella comunicazione pubblicitaria è volto a colpire e ad
intrigare il cliente/consumatore sulle novità offerte dai suoi prodotti. Il problema è che ci sono
stati molti tentativi di imitazione, come la Lotto o Valleverde, ma Geox ha iniziato a tempestarli di
lettere degli avvocati, perché l’azienda trevigiana si fa forza del fatto di aver depositato il brevetto
su tale tecnologia; la maggior parte degli imitatori quindi ha dovuto rinunciare a un attacco. Ma
perché Geox agisce in questo modo? Perché più riesce a costruire un monopolio temporaneo su
un determinato prodotto innovativo, più riesce a mantenere il suo vantaggio competitivo. C’è un
gioco sottile tra scelte strategiche, scelte produttive ed affari legali.
Nel caso di un’impresa complessa, con business differenti e prodotti differenziati, c’è la necessità
di articolare le funzioni splittando la programmazione a più livelli.
Ci sono PIANI OPERATIVI diversi in strutture funzionali (marketing, finanza, HR ecc); i piani
operativi possono essere divisi per divisione STRUTTURA DIVISIONALE ( piano operativo
marketing x e piano operativo marketing y)
Fare strategia significa proiettare in avanti in maniera ponderata ciò che si vuole fare in un
determinato scenario, cercando di conquistare quote di mercato rispetto ai competitors e
muovendo tutte le leve per far si che il futuro sia così come era stato previsto.
Spesso le aziende cambiano i confini, con business che hanno +/- possibilità di crescita e quindi
occorrono una serie di decisioni da prendere su dove competere (valutare se ritirarsi in alcuni
mercati e inserirsi in nuovi mercati nella fase di introduzione).
Occorre:
- Valutare in quali business essere;
- Decidere come costruire il vantaggio competitivo per il prossimo futuro sapendo che la
strategia può cambiare nel tempo.
Nelle imprese divisionali CORPORATE e COMPETITIVE BUSINESS sono strutturati su diversi livelli;
più si va nel corporate e più si entra nel dettaglio della scelta e della strategia presa.
Per fare strategia occorre avere consapevolezza del controllo e della gestione; poi si analizzano le
strategie/decisioni e gli obiettivi e infine si entra nelle varie divisioni (marketing ecc) per verificare
se c’è coerenza tra obiettivi e ciò che si sta facendo.
Per riassumere quindi:
1. Formulazione della strategia
2. Prima bozza discussa e approvata dall’organo di amministrazione
3. Si discutono i singoli obiettivi tra le varie aree
4. Si realizzano i piani operativi
5. Si passa alla fase concreta in cui ognuno sa cosa fare per realizzare quel piano.
ANALISI SCENARIO
Piena crisi: meno investimenti, meno occupazione, meno consumi e crollo mondiale Pil tra il 2008
e il 2009 anche se bassa inflazione, basso costo della materia prima e bassi tassi di interesse.
La crisi non ha toccato tutti i mercati nello stesso modo (in Russia, Cina, Brasile vi sono aspettative
di crescita).
In alcuni Paesi i governi sono intervenuti in particolare nell’ambito della GREEN ECONOMY.
È sostenibile lo sviluppo che soddisfa i bisogni del mondo presente senza compromettere la
capacità delle future generazioni di soddisfare i propri bisogni.
La triple bottom line: profit, people, planet.
I business su cui puntare per una green economy possono essere: solare, riciclo, cogenerazione,
biomasse, biogas, trasporti elettrici, ricerca e sviluppo …
Negli anni passati la green economy era una fonte di costo, un impegno volontario e un obbligo ad
adeguarsi alle normative nazionali e comunitarie. Oggi la green economy è un’opportunità di
crescita, la creazione di nuovi posti di lavoro, la nascita e nuovi business e nuovi mercati e la
proliferazione di innovazione tecnologica.
Tipologie di imprese green:
aziende che nascono verdi grazie alla formula imprenditoriale di base
aziende che diventano verdi grazie ad una riconfigurazione della catena del valore
aziende che introducono un’innovazione di prodotto o di processo verde
Le aree aziendali che vengono coinvolte per l’ottenimento di una green economy sono:
progettazione del prodotto. Si punta a creare un bene con un lungo ciclo di vita, con un
packaging eco-friendly, che sia riciclabile e che utilizzi materie prime non scarse.
efficienza ambientale della produzione. Si punta a ridurre il consumo di risorse e riciclare
gli scarti.
logistica di approvvigionamento e distribuzione esercitata utilizzando in modo più
efficiente i trasporti e introducendo i km 0.
marketing e comunicazione. Si punta all’informazione e a garantire il rispetto.
valutazione delle performance delle risorse umane. Si punta sulla loro formazione e il
coinvolgimento cercando inoltre di motivarli grazie ad alcuni incentivi.
ricerca e sviluppo, si punta ad investimenti, sviluppo di nuove tecnologie e collaborazione
con terzi.
ridisegnazione della struttura organizzativa puntando a creare un dipartimento specifico
per l’ambiente.
CASO TESCO
C’è una crescente attenzione alle tematiche ambientali che interessa molti settori e l’opinione
pubblica in generale; non è diffusa equamente in tutti i Paesi; i Paesi in cui le tematiche ambientali
sono più diffuse sono nel Nord Europa.
Uno dei temi principali della green economy è quello dell’emissione di CO2 (protocollo di Kioto); i
Paesi si danno da fare per ridurre l’inquinamento globale, ad esempio, in Inghilterra le imprese
cercano di ridurre le emissioni, usando strumenti operativi: si tratta del Carbon Trust, ossia un
insieme di protocolli e processi necessari per verificare le emissioni di CO2 delle attività
economiche produttive. Chi accetta tale controllo/supervisione ottiene il Carbon Foot Print che
determina quanto CO2 ha emesso per ogni kg di output realizzato. Molte imprese note, non solo
in UK, hanno sposato tale prassi. Il caso particolare è quello di Tesco, il retail numero 1 in
Inghilterra con 300.000 dipendenti. È presente anche all’estero, per esempio in Cina, Turchia. Ha
una sua dichiarazione di strategia in cui dice che non vuole essere l’impresa di maggior valore solo
per gli azionisti, ma anche per le comunità in cui opera e per i consumatori. Dal 2008 Tesco
produco il report di fine anno ed un bilancio di responsabilità aziendale in cui presenta le sue
performance sul piano ambientale, sociale e culturale; il tema chiave è quello della sostenibilità,
fissando obiettivi per il futuro. Nel 2011 afferma che entro il 2050 sarà una catena a impatto zero,
ossia con zero emissioni di CO2.
Ma come? Identifica una serie di azioni strategiche da compiere:
Dimezza nel 2012 le emissioni di ogni confezione che viene consegnata rispetto al 2006;
Entro il 2020 dimezzerà le emissioni di tutti gli stabilimenti rispetto al 2006;
Tra il 2007 e il 2020 saranno costruiti nuovi punti vendita che emetteranno la metà di CO2
di un nuovo punto vendita del 2006
Tutti i produttori di beni venduti da Tesco dovranno sottostare alle regole del Carbon Trust;
vogliono far vedere ai clienti che loro credono in questo obiettivo ed esigono dai loro fornitori un
determinato comportamento.
CASO SABOX
È in provincia di Salerno, composta da circa 30 dipendenti, fa packaging, si trova nel distretto del
pomodoro e delle conserve; è stato dal comportamento di Tesco e di altri attori esteri che la
management di Sabox venne in mente di cavalcare il Green Project: hanno realizzato due nuovi
business, tre nuovi prodotti ed un nuovo modello di fare business.
Tra i nuovi Prodotti lanciati, il principale è il Green Box,uno scatolone di cartone con certificazione
che è fatto con carta riciclata e cellulosa proveniente da alberi piantati appositamente per
produrre carta.
Hanno accettato ne 2010 di chiamare esperti del Carbon Trust di Londra per determinare le
caratteristiche necessarie per poter adottare il Carbon Foot Print: hanno dovuto ribaltare
completamente la propria impresa, ciò ha permesso di poter sfruttare i premi offerti da Tesco e di
imporsi. In questo modo si sono tirati fuori dalla concorrenza, interpretando il modo di dare valore
al cliente
In Sabox nacque Greener Italia che vende alle aziende il know how utilizzato da Sabox. Greener
Italia è una società di consulenza. Hanno implementato e allargato il loro business. Poi hanno
scoperto che in virtù della visibilità che avevano avuto e delle loro capacità, hanno lanciato il
business Forma Aperta, producendo mobili da ufficio montabili e smontabili fatti con cartone
usato per le loro scatole: li hanno venduti alle fiere ecc realizzando anche contenitori per rifiuti,
lanciando uno dei temi caldi che è la sostenibilità.
NUOVI TREND
- situazioni strategiche in cui si hanno diverse opzioni sono privilegiate. La strategia deve cercare
contesti in cui siano disponibili sempre più opzioni; cercare contesti in cui sia possibili cambiare
strada e non dare per scontato la continuità
- capacità di avere competenze dinamiche che possono essere adatte nei diversi contesti;
rappresentano un punto di forza per chi fa strategia
-tema della complessità la strategia difficilmente è un processo lineare che è possibile tenere
sotto controllo. In questa realtà caotica a volte non si sa da dove partire. I settori dominati da
incertezza e imprevedibilità, shock economici e geopolitici possono smontare quella che era stata
la strategia fino ad oggi.
L’organizzazione intera dunque deve cercare di risolvere i problemi e non lasciarli risolvere solo ai
top manager ed infine gestirla con network interni ed esterni che permettono un reciproco
scambio di informazioni e di relazioni tra i vari soggetti.
L’idea di successo è basata su una serie di scelte riguardanti il sistema di prodotto, il sistema
competitivo, la struttura, il sistema degli interlocutori e le prospettive e i contributi che possono
portare a definire una strategia competitiva e una strategia sociale, le quali possono condurre al
risultato ricercato di successo competitivo, reddituale e sociale.
Gli elementi base della strategia competitiva si basano su una serie di scelte importanti riguardo il
settore su cui focalizzarsi, le tecniche e le modalità da utilizzare per avere successo e che cosa
offrire alla clientela; a supporto di ciò è necessario identificare:
un sistema competitivo rappresentato dal mercato o dal segmento di mercato in cui si
vuole operare, cogliendone i fattori chiave di successo;
un insieme di risorse dell’impresa, sviluppando le competenze distintive necessarie per il
successo
un sistema di prodotto, che permetta di costruire un vantaggio competitivo
Del sistema competitivo fanno parte:
i clienti che l’azienda ha scelto di prendere a riferimento
le loro caratteristiche
i loro bisogni e comportamenti d’acquisto
i concorrenti
i canali
le forze competitive
Del sistema di prodotto fanno parte:
elementi materiali (qualità delle materie prime utilizzate, performance di prodotto..)
condizioni contrattuali (prezzo, condizioni di consegna, dilazioni di pagamento..)
servizi (consulenza pre-vendita, assistenza post-vendita, supporto ai punti di vendita..)
elementi immateriali (immagine aziendale, marchio, status associato al prodotto..)
Della struttura e delle risorse dell’impresa fanno parte:
numero e caratteristiche delle persone, soprattutto quelle con ruolo importante, e loro
competenze
struttura organizzativa
struttura produttiva
struttura di vendita
struttura istituzionale
struttura della ricerca e sviluppo
competenze e capacità
Alla base del successo sociale, bisogna seguire una strategia basata su:
Possibilità di far leva su contributi importanti da parte degli attori sociali
Una proposta (prospettive offerte) agli interlocutori sociali capace di intercettare
aspettative di fondo importanti
Una cultura aziendale forte, fatta di valori condivisi
Continuità, autonomia, socialità e economicità
Capacità di generare motivazione, coesione, fiducia e soddisfazione attorno ai progetti
dell’impresa
I fattori che determinano il successo competitivo sono: le quote di mercato, il grado di copertura
di mercato, la penetrazione nella clientela e la qualità dei clienti.
Per quanto riguarda il successo reddituale invece, i fattori che lo determinano sono: la redditività
operativa (ASA) e la redditività netta (dell’impresa). È possibile costruire una matrice per quanto
riguarda il successo delle ASA, usando questi due descrittori:
Successo reddituale
Alto Basso
Alto Formula competitiva di successo Formula competitiva interamente
interamente coerente 1 incoerente
Successo competitivo 3
Successo economico dipendente da Mancanza di una ragion d’essere
Basso condizioni esterne di particolare ricompensata dal sistema di
vantaggio 2 mercato
4
È possibile inoltre costruire una matrice per quanto riguarda il successo dell’impresa:
Successo reddituale
Alto Basso
Alto Economicità della gestione e Successo sociale ottenuto a
soddisfazione dei partecipanti si scapito del ruolo economico
Successo sociale alimentano a vicenda 1 dell’impresa 3
Successo economico ottenuto con Gestione diseconomica e
Basso sacrificio delle attese di una o più insoddisfazione dei partecipanti si
categorie di partecipanti 2 alimentano a vicenda 4
Se strategia significa definire il futuro verso il successo dell’impresa, è evidente che devo essere in
grado di valutare oggi su quale risorse si basa il successo, valutare il gap, gestire l’organizzazione in
ogni singola RU e UO affinché sia allineata la strategia, verificare che le singole RU siano allineate
nelle proprie competenze(altrimenti svilupperò dei piani di coordinamento e allineamento),
allineare sistemi contabili e di controllo e politiche di personale e verificare i risultati di business:
se manca un solo passaggio la strategia sarà in difficoltà.
CASO TOPOLINO
Tra le risorse strategiche immateriali vi è il diritto di autore. La sua importanza strategica oltre al
mero valore economico contabile è evidente. La disney difende le sue competenze distintive e
risorse strategiche facendo ricorso al diritto d’autore in modo tale da renderle utilizzabile
esclusivamente dall’imprenditore ebreo-francese.
CASO VW
Come implementare questa attenzione alle risorse e competenze? Osserviamo il caso
Volkswagen.
Immaginiamo che VW voglia sfruttare le proprie risorse e competenze per aumentare la propria
quota di mercato. Utilizziamo una matrice particolare che incrocia due dimensioni:
Rilevanza di una risorsa o competenza nel settore di riferimento
Importanza strategica
Ad ogni risorsa e competenza viene dato un voto di importanza in base al settore ed un voto di
rilevanza per l’azienda di riferimento.
In alto a destra abbiamo i “fattori chiave”, ossia le risorse e competenze che l’azienda possiede e le
permette di avere successo e vantaggio competitivo; in basso a destra abbiamo i “fattori di
debolezza” ossia i fattori necessari ma che l’azienda non possiede chiaro che la strategia dovrà
essere improntata allo sviluppo di tali risorse.
Concludendo: l’approccio di questo genere serve per ricordare che, quando si stila una strategia
per il futuro, una parte importante è la riflessione sulle risorse e sulle competenze: bisogna capire
quali risorse e competenze sono necessarie per avere successo nell’arena competitiva identificata
per il futuro. Attraverso scostamenti tra le risorse e competenze possedute e quelle necessarie
definisco lo sviluppo o l’acquisizione di nuove risorse e competenze per il futuro.
ATTACCO
Quando un’impresa (sfidante) decide di entrare in un nuovo ambito competitivo è inevitabile il
confronto con le imprese già presenti, questo conflitto avviene sulle quote di mercato esistenti e
sulle prospettive di crescita.
In genere chi è già presente sul mercato (leader) gode di alcuni vantaggi come la reputazione,
economie di scala, economia d’esperienza e controllo del mercato. Attaccare è rischioso e costoso
perché il leader reagirà allo sfidante per difendere la proprio posizione.
La strategia di spesa pura consiste in un attacco frontale del leader con ingenti investimenti, è
costosa e rischiosa. Questa strategia non si basa sulla differenziazione perché la leva principale è il
prezzo, tuttavia, per i primi anni l’azienda sfidante sarà in perdita.
La strategia di ridefinizione può partire da un piccolo segmento non presidiato, per poi allargarsi;
fa leva sull’integrazione e spesso si focalizza su aree geografiche diverse dal leader. Inoltre cerca di
sfruttare sinergie da diversificazione.
La strategia di riconfigurazione consiste in un attacco frontale ma con differente catena del valore,
quindi diverse politiche, canali, prodotti, processi e attività.
La strategia di riconfigurazione e ridefinizione è la somma di costi e benefici delle due, che cerca di
evitare lo scontro frontale.
DIFESA
Difesa dall’imitazione
I requisiti necessari affinché risulti conveniente una strategia di imitazione sono:
identificazione dell’esistenza di un vantaggio competitivo (possibili meccanismi di difesa
sono occultare i risultati eccellenti come prezzi limite e segretezza)
esistenza di un incentivo ad imitare (meccanismi di difesa: dissuadere tramite segnali di
minaccia od occupare anticipatamente nicchie strategiche)
possibilità di diagnosi della strategia vincente (meccanismi di difesa: ambiguità causale che
renda l’imitabilità incerta)
acquisizione di risorse e competenze necessarie (meccanismi di difesa: rendere non
facilmente acquisibili o replicabili le risorse e le competenze chiave)
Un’opzione a volte possibile è cambiare le regole del gioco nel settore e andare oltre le
convenzioni del proprio business, questo vale anche per e imprese che operano in settori maturi.
Ciò richiede generare nuove idee strategiche e tradurle in progetti realizzabili; risulta possibile
quando esistono dei gap lungo le dimensioni della “business idea”, come nel sistema di prodotto,
nel sistema competitivo o nel business model.
I gap sono generati da modifiche del contesto esterno (sociale, politico, economico, tecnologico)
che producono minacce e opportunità. Per generarli occorre identificare nuovi bisogni, segmenti
non presidiati, possibili innovazioni di prodotto, nuovi processi o canali …
Per favorire l’innovazione bisogna stimolare la creatività degli individui, promuovere l’integrazione
tra le funzioni e ricorrere a product champions.
La possibilità per l’innovatore di appropriarsi del valore generato dall’innovazione dipende da:
diritti di proprietà, ossia brevetti, marchi, diritti d’autore …
risorse complementari, sono le risorse e le capacità necessarie per finanziare, produrre e
commercializzare l’innovazione e le tecnologie complementari
caratteristiche della tecnologia, ossia la presenza di conoscenza tacita, non codificata o
tecnologie complesse
vantaggio temporale (lead time), l’innovatore ha l’opportunità di investimenti addizionali,
sviluppo e apprendimento.
Per gestire al meglio il rischio economico dell’innovazione conviene:
collaborare con gli acquirenti principali
limitare l’esposizione ai rischi finanziari (costi fissi e livello di investimenti)
garantire flessibilità, grazie all’apprendimento, alla reazione e al cambiamento in corsa.
Per quanto riguarda questa tipologia di analisi è necessario tenere conto di alcune implicazioni.
Per migliorare il margine complessivo è possibile:
Cercare di ampliare la differenza tra prezzi-costo e prezzi-ricavo
Migliorare l’efficienza di impiego dei fattori variabili
Spostare il mix di produzione e vendita su quei prodotti più remunerativi
Ottenere economie di scala grazie all’aumento dei volumi di produzione e vendita.