Velletri Regolamento Edilizio

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Comune di Velletri Regolamento Edilizio

COMUNE DI VELLETRI
Provincia di Roma

REGOLAMENTO EDILIZIO

Approvato con
Delibera di Giunta Regionale
n. 122 del 21.02.2003

Pubblicato sul B.U.R.L.


N° 10 del 10/04/2003

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adeguato alle prescrizioni regionali
Comune di Velletri Regolamento Edilizio

Gruppo di lavoro:

Ing. Lorenzo Grottola

Arch. Damiano Maurizio Sollami, Arch. Chiara Ermini,

Geom. Daniele Ascenzi, P.I. Alberto Calcari.

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INDICE

Titolo I – Le procedure tecnico – amministrative

Parte I – Principi generali

1. Finalità
2. Contenuto
3. La progettazione architettonica: l’architettura come ambiente di vita
4. Ammissibilità degli interventi
5. Deroghe
6. Diritti dei terzi
7. Norme per la compilazione dei documenti da presentare all'amministrazione
comunale
8. Tolleranza dimensionale
9. Adeguamento del regolamento alle nuove disposizioni nazionali e regionali

Parte II - Organi

10. La Commissione Edilizia Comunale


10.1 Attribuzioni della Commissione Edilizia Comunale
10.2 Composizione e nomina della Commissione Edilizia
10.3 Convocazione e funzionamento della Commissione Edilizia
11. Sportello unico
11.1 Sportello unico per l’edilizia
11.2 Sportello unico per le attività produttive

Parte III - Il procedimento edilizio

12. L’attività edilizia


12.1. Attività edilizia libera
12.2. Attività edilizia delle pubbliche amministrazioni
12.3. Attività edilizia dei privati su aree demaniali
12.4 Attività edilizia in assenza di piani attuativi
13. Ricostruzione di fabbricati espropriati per la realizzazione di opere pubbliche o
di pubblica utilità di interesse nazionale o regionale
14. Attuazione degli interventi diretti
15. Comunicazione - presentazione ed adempimenti
16. Asseverazione art. 26 legge 47/85 - Presentazione ed adempimenti
17. D.I.A. legge 493/93 - Presentazione ed adempimenti
17.1. Opere soggette a denuncia di inizio attività (D.I.A.)
17.2. Opere per le quali non è ammessa denuncia di inizio attività
17.3. Presentazione della D.I.A. e relativi adempimenti
18. L'autorizzazione edilizia – Dalla domanda al rilascio
18.1. Opere soggette all'autorizzazione edilizia
18.2. Titolarità dell'autorizzazione
18.3. Procedure per il rilascio dell'autorizzazione edilizia
18.4. Caratteristiche dell'atto di autorizzazione edilizia

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18.5. Validità e decadenza dell'autorizzazione edilizia


18.6. Opere non eseguite nei termini di validità dell'autorizzazione edilizia
19. Concessione edilizia - Presentazione ed adempimenti
19.1. Opere soggette alla concessione edilizia
19.2. Titolarità della concessione edilizia
19.3. Procedure per il rilascio della concessione edilizia
19.4. Caratteristiche dell'atto di concessione edilizia
19.5. Validità e decadenza della concessione edilizia
19.6. Opere non eseguite nei termini di validità della concessione edilizia
20. Il cantiere dall'inizio alla fine lavori
20.1. Apertura del cantiere - Punti fissi di linea e di livello - Servizi a rete
20.2. Occupazione e manomissione di suolo e sottosuolo pubblico - Materiali
d'impiego e di risulta
20.3. Organizzazione e custodia del cantiere
20.4. Documenti da conservare in cantiere
20.5. Tabella da esporre all'ingresso del cantiere
20.6. Progettista, direttore dei lavori e costruttore
20.7. Adempimenti inerenti le comunicazioni di inizio e fine lavori - Visite di
controllo
21. Collaudi
22. Varianti in corso d'opera
23. Opere soggette a certificazione di abitabilità o agibilità – Domanda e documenti
a corredo
24. Dichiarazione di inabitabilità o inagibilità
25. Il libretto di garanzia
26. Modalità di presentazione delle istanze edilizie - Documentazione a corredo
26.1. Prescrizioni di carattere generale
26.2. Autorizzazioni, nulla-osta, pareri od atti e documenti comunque denominati
26.3. Relazioni e documentazione fotografica
26.4. Analisi storico-critico-stilistica
26.5. Elaborati relativi allo stato attuale
26.6. Elaborati relativi allo stato di progetto
26.7. Elaborati relativi allo stato di sovrapposizione
26.8. Ulteriori prescrizioni in merito al progetto
26.9. Progetti incompleti
27. Contributo di concessione
27.1. Onerosità della concessione edilizia
27.2. Contributo commisurato alle opere di urbanizzazione
27.3. Contributo commisurato al costo di costruzione
28. Interventi non soggetti ad alcun tipo di autorizzazione

Parte IV - Attuazione degli interventi preventivi

29. Piani attuativi (PA)


30. Piani particolareggiati di iniziativa privata (lottizzazioni)
31. Piani di recupero di iniziativa privata
32. Elaborati dei piani attuativi
33. Elaborati dei piani di recupero di iniziativa privata

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34. Procedura di approvazione dei piani attuativi


35. Convenzioni
36. Penalità per inadempienza e svincolo delle cauzioni
37. Opere di urbanizzazione

Parte V - Vigilanza e sanzioni

38. Competenza ed attribuzioni


38.1. Criteri generali
38.2. Accertamento di conformità di cui all’art. 13 della L. 47/85

Titolo II - Qualità edilizia ed ambientale

Parte I - Requisiti spaziali

39. Dimensionamento dei locali


40. Classificazione dei locali
41. Caratteristiche dei locali abitabili od agibili
41.1. Caratteristiche delle cucine
41.2. Caratteristiche degli impianti igienici
41.3. Caratteristiche delle scale
41.4. Caratteristiche dei locali accessori o di servizio
42. Requisiti minimi di locali particolari: interrati, seminterrati, sottotetti, cavedi,
chiostrine, cortili, patii, autorimesse, box
42.1. Piani interrati
42.2. Locali seminterrati
42.3. Sottotetti
42.4. Box ed autorimesse
42.5. Soppalchi
42.6. Cortili
42.7. Chiostrine
42.8. Cavedi
42.9. Patii
43. Marciapiedi
44. Giardini privati di pertinenza
45. Centrali termiche
46. Fruibilità ed accessibilità
46.1. Opere soggette alla prescrizioni in materia di eliminazione delle barriere
architettoniche
46.2. Norme di riferimento e prescrizioni tecniche
46.3. Interventi soggetti
46.4. Documentazione ed elaborati tecnici
46.5. Soluzioni tecniche alternative
46.6. Dichiarazione di conformità
46.7. Prescrizioni e deroghe
46.8. Definizioni di accessibilità, visitabilità, adattabilità
46.9. Visitabilità condizionata
47. Funzionalità degli spazi

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47.1. Dotazione di servizi


47.2. Scale
47.3. Servizi igienici
47.4. Locali integrativi per la residenza
47.5. Servizi igienici per attività diverse dall'abitazione
47.6. Servizi igienici pubblici
47.7. Spazi di cottura
47.8. Flessibilità distributiva
47.9. Flessibilità impiantistica

Parte II - Comfort e qualità dell'ambiente interno

48. Prestazioni di carattere generale


49. Requisiti termici e igrotermici
49.1. Comfort igrotermico
49.2. Controllo del soleggiamento
50. Requisiti illuminotecnici
51. Requisiti acustici
51.1. Isolamento acustico
52. Requisiti di areazione e qualità dell'aria
52.1. Ventilazione naturale
52.2. Ventilazione attivata
52.3. Ventilazione meccanica
53. Sicurezza antincendio
54. Contenimento del consumo di energia negli edifici
54.1. Progettazione di edifici e messa in esercizio degli impianti
54.2. Relazione tecnica sul rispetto delle prescrizioni della legge 10/91
54.3. Certificazione delle opere e collaudo
54.4. Controlli e verifiche
55. Sicurezza statica ed antisismica
55.1. Sicurezza
55.2. Resistenza meccanica
56. Requisiti di impermeabilità
56.1. Isolamento dall’umidità

Parte III - Impianti e servizi tecnologici

57. Impianti elettrici


58. Rifornimento idrico
58.1. Rifornimento idrico per usi civili
58.2. Rifornimento idrico per usi industriali
59. Allacciamento rete gas
60. Norme per l'installazione delle stazioni radiobase per telefonia mobile

Parte IV - Qualità e compatibilità ambientale

61. Modalità di scarico delle acque provenienti da insediamenti civili


61.1 Zone servite da fognature

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61.2 Recapiti diversi dalla Pubblica fognatura


61.2.1 Recapito nel suolo
61.2.2 Recapito in acque superficiali
61.2.3 Recapito in impianti a fitodepurazione
61.3 Fosse biologiche
61.3.1 Prescrizioni di carattere generale
61.3.2 Posizionamento delle fosse biologiche
61.3.3. Dimensionamento delle fosse biologiche
61.3.4. Caratteristiche tecniche delle fosse biologiche
61.3.5. Ventilazione delle fosse biologiche
61.3.6. Caratteristiche costruttive delle fosse biologiche
61.3.7. Fosse biologiche costruite in opera
61.3.8. Fosse biologiche di tipo prefabbricato
61.4 Fosse settiche tipo Imhoff
61.4.1 Prescrizioni di carattere generale
61.4.2 Dimensionamento delle fosse settiche Imhoff
61.4.3 Caratteristiche tecniche delle fosse settiche Imhoff
61.4.4 Posizionamento, ventilazione e caratteristiche costruttive delle fosse settiche
Imhoff
61.5 Depuratori ad ossidazione totale
61.6 Altri tipi di depuratori
61.7 Recapito dei liquami nel suolo mediante sub-irrigazione
61.8 Recapito dei liquami nel suolo mediante pozzi assorbenti
61.9 Percolazione nel terreno mediante sub-irrigazione con drenaggio
61.10 Fitodepurazione
61.11 Pozzi a tenuta
62. Modalita' di scarico delle acque provenienti da insediamenti produttivi
63. Impianto di smaltimento delle acque meteoriche
64. Emissioni in atmosfera
65. Contenimento energetico
66. Smaltimento rifiuti e sostanze inquinanti
67. Tutela del verde urbano
68. Decoro, manutenzione e sicurezza degli edifici
68.1. Omogeneita' dei fronti dei fabbricati e obblighi di manutenzione
68.2. Intonaco e coloritura delle parti
69. Elementi che aggettano dalle facciate
69.1. Elementi aggettanti
69.2. Tende sporgenti sullo spazio pubblico
70. Portici e marciapiedi privati
71. Strade e passaggi privati
72. Ingressi carrabili
73. Sovrastrutture e impianti accessori dell'edificio
74. Illuminazione di strade, portici e passaggi privati
75. Elementi di pregio
76. Allineamenti
77. Disposizioni particolari relative agli edifici posti nelle zone omogenee “A” di
cui al D.M. 1/4/1968.
78. Serramenti e finestre

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79. Sistemazione delle aree scoperte: recinzioni e muri di contenimento


80. Apposizione di lapidi o stemmi, insegne e cartelli
81. Disposizioni per la toponomastica
81.1. Numero civico
81.2. Targhe collocate sui fabbricati

Titolo III - Definizioni

Parte I - Tipi d'intervento

82. Manutenzione ordinaria


83. Manutenzione straordinaria
84. Restauro e risanamento conservativo
85. Ristrutturazione edilizia
85.1. Ristrutturazione edilizia RE1
85.2. Ristrutturazione edilizia RE2
85.3. Ristrutturazione edilizia RE3
86. Interventi di nuova edificazione
87. Ristrutturazione urbanistica
87.1. Ristrutturazione urbanistica RU1
87.2. Ristrutturazione urbanistica RU2
88. Cambio della destinazione d'uso
89. Ricostruzione
90. Edifici crollati o resi inagibili
91. Interventi di demolizione
92. Ampliamenti e soprelevazioni
93. Realizzazione serre ad uso agricolo a carattere fisso
94. Opere a carattere temporaneo o stagionale
94.1. Opere varie
94.2. Serre ad uso agricolo
94.3. Uso temporaneo di edifici o di aree
95. Depositi di materiali a cielo aperto
96. Scavi, rinterri
97. Sistemazioni esterne ed arredo aree di pertinenza
98. Arredo urbano
99. Interventi urgenti ed indifferibili

Parte II - Parametri urbanistico-edilizi

100. Definizione di piano di un edificio


100.1. Piano di un edificio
100.2. Posizione del piano rispetto al terreno
100.3. Piano fuori terra o piano terra
100.4. Piano seminterrato
100.5. Piano interrato
100.6. Soppalco
100.7. Piano sottotetto
100.8. Locali o volumi tecnici

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101. Superfici
101.1 Superficie territoriale (ST)
101.2. Superficie destinata ai servizi ed alle attrezzature pubbliche (SP)
101.3. Superficie fondiaria (SF)
101.4. Superficie utile lorda (SUL)
101.5. Superficie coperta (SC)
101.6. Superficie utile complessiva (SUC)
101.7. Superficie utile (SU)
101.8. Superficie accessoria (SA)
102. Indici e rapporti
102.1. Indice di utilizzazione territoriale (UT)
102.2. Indice di utilizzazione fondiaria (UF)
102.3. Rapporto di copertura (RC)
103. Distanze
103.1. Distanza tra fabbricati
103.2. Distanza minima dai confini
103.3. Distanza dalle strade
104. Destinazione d'uso
105. Tipologie edilizie - definizioni
106. Volumi
106.1. Volume del fabbricato (Vf)
106.2. Volume del fabbricato ai fini della determinazione della potenzialità
edificatoria
107. Altezze
107.1. Altezza utile degli spazi (Hu)
107.2. Altezza dei piani (Hp)
107.3. Altezza delle fronti (Hf)
108. Sagoma dell'edificio

Parte III - Parti costituenti l'organismo edilizio

109. Definizioni generali


109.1. Organismo edilizio
109.2. Unità immobiliare e vani edilizi
109.3. Elementi costitutivi dell’organismo edilizio
109.4. Prospetti
110. Elementi dell'edificio
110.1. Balcone
110.2. Terrazza
110.3. Loggia, loggiato
110.4. Portico e porticato
111. Pertinenze ed elementi di arredo
111.1. Pensilina e tettoia a sbalzo
111.2. Tettoia
111.3. Gazebo
111.4. Pergolato o pergola

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Titolo IV - Diritti di informazione e norme finali

Parte I - Diritti d’informazione

112. Diritti d’informazione, accesso agli atti e certificazioni


112.1. Diritto di accesso agli atti
112.2 Diritti di copia e di ricerca

Parte II - Norme transitorie e sanzioni

113. Norme transitorie


114. Prescrizioni per abusi edilizi minori
115. Sanzioni

____________________________________________________________

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TITOLO I – LE PROCEDURE TECNICO – AMMINISTRATIVE

PARTE I – PRINCIPI GENERALI

1. - FINALITÀ

Il presente Regolamento Edilizio (RE) costituisce la norma regolamentare di ogni


attività di trasformazione fisica dell’intero territorio comunale, attraverso procedure
finalizzate a disciplinare l’applicazione della normativa urbanistica ed edilizia per il
conseguimento della migliore qualità dell’ambiente.
Il Regolamento Edilizio, nelle sue norme procedurali, si ispira al principio della
semplificazione amministrativa sancito dalla L. n. 59/1997, ed in particolare attua tale
semplificazione mediante l'istituto dell'asseverazione e delle altre dichiarazioni
sostitutive, nonché attraverso la struttura dello sportello unico.
L’attività edilizia, le altre attività ad essa connesse, le opere e le urbanizzazioni nel
territorio del Comune, sono disciplinate dal presente Regolamento, dalle norme di
attuazione degli strumenti urbanistici vigenti e adottati, nonché dalle norme nazionali o
regionali vigenti in materia.

2. - CONTENUTO

Il R.E. contiene le norme edilizie comunali riguardanti le attività di costruzione e di


modificazione fisica e funzionale degli immobili, comprese le norme igieniche ed
ambientali di interesse edilizio ed i requisiti tecnici ed architettonici degli edifici e degli
spazi esterni.
In particolare il R.E. disciplina:
o le procedure relative ai provvedimenti amministrativi per l’esecuzione di ogni
intervento relativo alla modificazione, manutenzione e salvaguardia degli
edifici, dell’ambiente costruito e dell’ambiente naturale;
o gli aspetti comportamentali per il rispetto delle prescrizioni e dei procedimenti
previsti dalle leggi e dai regolamenti vigenti da parte sia della pubblica
amministrazione che dei soggetti operatori, pubblici e privati, aventi titolo agli
interventi di cui sopra;
o i requisiti richiesti ed i livelli di prestazione necessari per ogni intervento in
relazione alle finalità;
o le prescrizioni ed indirizzi in materia di igiene, sicurezza e fruibilità per ogni
intervento di cui sopra;
o i metodi di verifica o di controllo necessari;
o i criteri architettonici per la formazione di complessi edilizi di carattere unitario.
Il R.E. è corredato, da apposita modulistica senza che ne costituisca parte integrante e
sostanziale, predisposta dal Settore Edilizia ed Urbanistica.

3. - LA PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA: L'ARCHITETTURA COME


AMBIENTE DI VITA

L'architettura, per le sue implicazioni sociali e la sua influenza sull'ambiente costruito e


naturale, ha valori e connotazioni d’interesse pubblico ed è espressione particolare della
cultura.

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La progettazione architettonica deve perciò contenere: qualità strutturali, funzionali e


figurative dell'opera e la sua relazione con l'ambiente che lo circonda; in tal senso il
progetto deve contenere quanto necessario per dimostrare il corretto inserimento del
manufatto progettato nel contesto di riferimento.

4. - AMMISSIBILITÀ DEGLI INTERVENTI

La qualità degli interventi edilizi deve prevalere su ogni altro aspetto; pertanto, tutti gli
interventi, ferma restando la loro conformità agli strumenti urbanistici vigenti e adottati
ed al presente Regolamento nonché a tutte le norme in materia, sono ammissibili
qualora siano fondamentalmente finalizzati alla conservazione e/o alla valorizzazione
dell'edificio e del suo contesto ambientale in relazione ai materiali, finiture e coloriture
nonché ai caratteri architettonici, tipologici e del paesaggio costruito e naturale.
A tal fine, tutti gli interventi dovranno essere tassativamente rispettosi degli elementi
tipologici, architettonici, formali, artistici, decorativi, nonché dei caratteri di interesse
storico-architettonico ed ambientale.
Essi dovranno essere adeguatamente documentati nel progetto ed essere supportati da
un attento studio sullo stato dei luoghi dove essi ricadono con il fine di dimostrare il
rispetto delle specifiche peculiarità urbane o, in assenza di queste, l'intenzione
progettuale per crearle, al fine di costruire una nuova identità urbana.
Gli interventi devono, inoltre, contenere le valutazioni sulle caratteristiche peculiari
dell'edificio e delle sue pertinenze (tipologia, caratteristiche costruttive, materiali,
finiture, elementi di arredo, essenze arboree, ecc.) che possono avere valore
documentale e che in tal senso devono essere tutelate e valorizzate nel progetto.

5. - DEROGHE

I poteri di deroga di cui all’art. 41/quater della legge 17/8/1942 n. 1150, possono essere
esercitati, anche se non previsti dagli strumenti urbanistici comunali in conformità a
quanto previsto dall’art. 14 del Decreto Legislativo 6 giugno 2001. n. 380 – “ Testo
Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia ”con le
procedure di cui all’art. 41 quater della Legge 1150/42 1 .

6. - DIRITTI DEI TERZI

In ogni parte del presente Regolamento, qualunque sia l’argomento trattato, e le


prescrizioni in esso contenute è da intendersi sempre che siano comunque fatti salvi e
rispettati i diritti di terzi.

7. - NORME PER LA COMPILAZIONE DEI DOCUMENTI DA


PRESENTARE ALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE

Tutti i documenti, (moduli, dichiarazioni, asseveramenti, ecc.) sottoscritti e presentati


all'Amministrazione Comunale, dovranno riportare i dati corrispondenti alla verità.

1
Comma aggiunto a seguito delle modifiche ed integrazioni regionali di cui alla nota 1914 del 30/09/02
ai sensi dell’art. 12 Legge 765/67.

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adeguato alle prescrizioni regionali
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L'inosservanza di tale principio, oltre ad essere penalmente perseguibile in base alle


norme vigenti, comporta la totale responsabilità a carico dell'interessato sia nei
confronti dell'Amministrazione che nei confronti dei terzi.
In particolare per tutti i moduli o documenti predisposti dall'Amministrazione
Comunale non è consentita alcuna modifica degli stessi sia nel contenuto che nella
forma. Detti moduli o documenti possono essere riprodotti fedelmente per mezzo di
stampa, copia fotostatica o qualunque altro mezzo purché ne rimangano inalterati i
contenuti e la forma. Ogni errata o non completa compilazione dei moduli o documenti
previsti per la presentazione delle istanze, comporta la loro sospensione e la
comunicazione all’interessato contestualmente alla nomina del responsabile del
procedimento.

8. - TOLLERANZA DIMENSIONALE

Articolo soppresso 2

9. - ADEGUAMENTO DEL REGOLAMENTO ALLE NUOVE DISPOSIZIONI


NAZIONALI E REGIONALI

L'entrata in vigore di nuove norme di leggi statali e regionali, attinenti alle materie
considerate dal presente Regolamento, comporta l'adeguamento automatico del testo
regolamentare senza che ciò costituisca variante al Regolamento stesso.
Le disposizioni contenute nel presente regolamento sono applicate a condizione che
non siano in contrasto con norme legislative e regolamenti dello Stato e della
Regione Lazio, nel qual caso si applicano direttamente le suddette norme
gerarchicamente sovraordinate. 3

PARTE II – ORGANI

ART. 10 - LA COMMISSIONE EDILIZIA COMUNALE

10.1. - Attribuzioni della Commissione Edilizia Comunale

La Commissione Edilizia è l’organo tecnico consultivo del Comune per l'esame dei
progetti e delle questioni d’interesse architettonico ed urbanistico e più in generale per
tutti i problemi connessi alla gestione del settore Edilizio e dell'Assetto del territorio.
Essa, esprime il proprio parere, obbligatorio ma non vincolante, sulla qualità
architettonica ed urbanistica delle opere progettate e si esprime in merito al loro
armonico inserimento nel contesto ambientale e paesaggistico.
La Commissione Edilizia è chiamata in particolare ad esprimere un parere consultivo
obbligatorio:
• sulle domande di nuova concessione edilizia;
• ai Piani Particolareggiati, Piani di Recupero, Piani di lottizzazione a scopo
edificatorio;

2
Articolo soppresso a seguito delle modifiche ed integrazioni regionali di cui alla nota 1914 del 30/09/02
ai sensi dell’art. 12 Legge 765/67
3
Comma aggiunto a seguito delle modifiche ed integrazioni regionali di cui alla nota 1914 del 30/09/02
ai sensi dell’art. 12 Legge 765/67

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• sull'annullamento delle concessioni per vizi di forma ed infedele rappresentazione e


sulle varianti alle concessioni edilizie già rilasciate;
• sulle domande di nuova concessione edilizia a seguito di decadenza di una
precedente concessione edilizia, sia per mancato inizio dei lavori nel termine di un anno
dal suo rilascio, sia nel caso di non ultimazione dei lavori nel termine fissato dalla
concessione stessa;
• sul valore formale, funzionale e tecnico dell'opera progettata, sul suo decoro in
rapporto al rispetto dei valori ambientali;
E' fatta salva, comunque, la facoltà del Dirigente competente di sottoporre domande di
autorizzazione all'esame della Commissione Edilizia. Alla domanda di autorizzazione,
su richiesta del responsabile del procedimento, deve essere allegato il parere dell'ASL ai
fini igienico sanitari laddove necessario.
Possono, a giudizio del Responsabile del Dirigente, non essere sottoposte all'esame
della Commissione Edilizia le domande di concessione edilizia che riguardino i seguenti
interventi purché l'immobile oggetto dell'intervento non risulti sottoposto ai vincoli di
cui al titolo I° e titolo II° del D. Lgs. N. 490/99:
• varianti ai sensi dell'art. 15 della L. 47/85;
• varianti in corso d'opera assimilabili a quelle previste dall'art. 15 della L. 47/85;
• frazionamenti con l'incremento delle unità immobiliari non oltre tre unità
complessivamente, quando l'intervento edilizio consiste in realizzazione di limitate
opere interne senza comportare modifiche alle superfici, alla destinazione d'uso delle
costruzioni e delle singole unità immobiliari.

10.2. - Composizione e nomina della Commissione Edilizia

La Commissione Edilizia è formata da:


a) Membri di diritto:
1) il Sindaco o l’Assessore all’Urbanistica che la presiede ( il Sindaco, in
assenza dell’Assessore all’Urbanistica, può delegare un Consigliere che
presiede la C.E. ) ;
2) il Responsabile del servizio competente o altro tecnico comunale da questi
delegato, con funzione di relatore, senza diritto di voto, quest’ultimo può
altresì svolgere funzioni di segretario;
3) il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco o suo delegato senza diritto
di voto;
4) l’ufficiale sanitario della A.S.L. competente senza diritto di voto;

b) Membri elettivi:
1) n° 5 esperti nominati dal Sindaco;

c) un membro esperto in materia paesaggistico-ambientale in possesso del diploma


di laurea e iscritto al relativo ordine da almeno 5 anni (Commissione Edilizia Integrata
di cui alla L.R. 59/95).

I membri elettivi di cui alla lettera b) e c) sono scelti in relazione ai curricula


professionali presentati e sono nominati dal Sindaco.
I membri elettivi di cui alle lettere b) e c) dureranno in carica cinque anni e potranno
essere rieletti.

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adeguato alle prescrizioni regionali
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In caso di rinunzia o di dimissioni di un membro elettivo, esso potrà essere sostituito


seguendo la stessa procedura adottata per la nomina del rinunciatario entro 30 giorni
dalla data della comunicazione della rinuncia o dimissioni.
Saranno considerati dimissionari i membri elettivi che, senza giustificato motivo
risultino assenti per tre sedute consecutive o che, comunque, con ripetute assenze e
ritardi ostacolino il regolare svolgimento dei lavori della Commissione.
I membri elettivi non possono essere dipendenti dell'Amministrazione Comunale
qualunque sia il loro rapporto d’impiego o di lavoro, mentre possono ricoprire cariche
politiche elettive.
Il gettone di presenza della Commissione Edilizia non potrà superare il gettone di
presenza di un Consigliere Comunale, maggiorato del 50 %.

10.3. - Convocazione e funzionamento della Commissione

La Commissione Edilizia si riunisce normalmente due volte al mese e, comunque,


ogniqualvolta il Presidente lo ritenga opportuno.
La convocazione è scritta e deve pervenire ai commissari con un congruo anticipo
rispetto alla data di adunanza e può riportare l'elenco degli argomenti posti all'ordine del
giorno.
Per la validità delle sedute devono intervenire almeno la metà più uno dei componenti e
tra essi vi deve essere obbligatoriamente il Presidente ed il Responsabile del servizio
competente o suo delegato.
I commissari che, come tecnico ovvero per vincoli di parentela o affinità con il titolare
dell'istanza e/o dell'immobile oggetto dell'intervento, siano direttamente interessati alla
realizzazione di un'opera, non possono presenziare all'esame ed alla votazione su di
essa; possono, a giudizio della Commissione, essere invece chiamati per chiarimenti.
Possono comunque essere sentiti per chiarimenti anche i tecnici che hanno firmato i
progetti esaminati dalla Commissione; di questa procedura deve essere fatto esplicito
riferimento nel verbale.
Il Presidente stesso dispone, quando vi sia la necessità, la convocazione del membro
esperto in materia paesaggistica ed ambientale anche per gli interventi ricadenti in aree
non sottoposte al vicolo paesaggistico di cui al D. Lgs. N. 490/99.
I pareri sono espressi a maggioranza in forma palese ed i verbali delle adunanze, redatti
da un dipendente che svolge funzione di segretario verbalizzante su dettatura dei
membri votanti, di categoria non inferiore alla C, nominato di volta in volta dal
Dirigente, sono firmati dal Presidente e dal Segretario stesso della Commissione e dai
commissari presenti alla seduta.
I processi verbali delle adunanze devono contenere la motivazione sintetica del parere
espresso; in caso di non unanimità devono anche essere riportati i voti ottenuti
(favorevoli, contrari, astenuti) e le eventuali dichiarazioni di voto.
Il parere espresso dalla Commissione Edilizia deve essere riportato per intero su almeno
un atto originale o sull’elaborato grafico della pratica. sugli allegati di carattere
amministrativo e tecnico con la dicitura: "ESAMINATO DALLA COMMISSIONE
EDILIZIA NELLA SEDUTA DEL ........... VERBALE N° ............": il tutto deve essere
firmato dal presidente.
Il parere della Commissione Edilizia, con validità di un anno, è comunicato dal
Responsabile del procedimento agli interessati con lettera per i successivi adempimenti
ed integrazioni eventualmente necessari per il completamento della pratica. Tale parere

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ha validità di un anno dalla sua comunicazione, qualora nel frattempo non siano
intervenute varianti urbanistiche che interessino la zona oggetto della richiesta di
concessione/autorizzazione.

11. - SPORTELLO UNICO

11.1. - Sportello Unico per l’Edilizia

Con l’entrata in vigore del T.U per l’edilizia il comune provvederà alla costituzione
dello sportello unico per l’edilizia secondo quanto indicato dall’art. 5 dello stesso TU.
Lo sportello Unico provvede in particolare :
a) alla ricezione delle denunce di inizio attività e delle domande per il rilascio di
permessi di costruire e di ogni altro atto di assenso comunque denominato in materia di
attività edilizia, ivi compreso il certificato di agibilità, nonché dei progetti approvati
dalla Soprintendenza ai sensi e per gli effetti degli articoli 23, 38 e 46 del decreto
legislativo 29 ottobre 1999, n. 490;
b) a fornire informazioni sulle materie di cui al punto a), anche mediante
predisposizione di un archivio informatico contenente i necessari elementi normativi,
che consenta a chi vi abbia interesse l’accesso gratuito, anche in via telematica, alle
informazioni sugli adempimenti necessari per lo svolgimento delle procedure previste
dal presente regolamento, all’elenco delle domande presentate, allo stato del loro iter
procedurale, nonché a tutte le possibili informazioni utili disponibili;
c) all’adozione, nelle medesime materie, dei provvedimenti in tema di accesso ai
documenti amministrativi in favore di chiunque vi abbia interesse ai sensi dell’articolo
22 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241, nonché delle norme comunali di
attuazione;
d) al rilascio dei permessi di costruire, dei certificati di agibilità, nonché delle
certificazioni attestanti le prescrizioni normative e le determinazioni provvedimentali a
carattere urbanistico, paesaggistico-ambientale, edilizio e di qualsiasi altro tipo
comunque rilevanti ai fini degli interventi di trasformazione edilizia del territorio;
e) alla cura dei rapporti tra l’amministrazione comunale, il privato e le altre
amministrazioni chiamate a pronunciarsi in ordine all’intervento edilizio oggetto
dell’istanza o denuncia, con particolare riferimento agli adempimenti connessi
all’applicazione della parte II del testo unico.
Ai fini del rilascio del permesso di costruire o del certificato di agibilità, l’ufficio di cui
al comma 1 acquisisce direttamente, ove questi non siano stati già allegati dal
richiedente:
a) il parere dell’ASL nel caso in cui non possa essere sostituito da una
autocertificazione ai sensi dell’articolo 20, comma 1;
b) il parere dei vigili del fuoco, ove necessario, in ordine al rispetto della normativa
antincendio.
L’ufficio cura altresì, gli incombenti necessari ai fini dell’acquisizione, anche mediante
conferenza di servizi ai sensi degli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater della legge 7
agosto 1990, n. 241, degli atti di assenso, comunque denominati, necessari ai fini della
realizzazione dell’intervento edilizio. Nel novero di detti assensi rientrano, in
particolare:
a) le autorizzazioni e certificazioni del competente ufficio tecnico della regione, per le
costruzioni in zone sismiche di cui agli articoli 61, 62 e 94 del Testo Unico;

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b) l’assenso dell’amministrazione militare per le costruzioni nelle zone di salvaguardia


contigue ad opere di difesa dello Stato o a stabilimenti militari, di cui all’articolo 16
della legge 24 dicembre 1976, n. 898;
c) gli atti di assenso, comunque denominati, previsti per gli interventi edilizi su
immobili vincolati ai sensi degli articoli 21 e 151 del decreto legislativo 29 ottobre
1999, n. 490, fermo restando che, in caso di dissenso manifestato dall’amministrazione
preposta alla tutela dei beni culturali, si procede ai sensi dell’articolo 25 del decreto
legislativo n. 29 ottobre 1999, n. 490;
d) il parere dell’autorità competente in tema di assetti e vincoli idrogeologici;
e) gli assensi in materia di servitù viarie, ferroviarie, portuali ed aeroportuali;
f) il nulla-osta dell’autorità competente ai sensi dell’articolo 13 della legge 6 dicembre
1991, n. 394, in tema di aree naturali protette.

11.2. - Sportello unico per le attività produttive

Ai sensi del D.P.R. 20 ottobre 1998 n. 447 le imprese si avvarranno dello SU istituito
presso il Settore edilizia e urbanistica a seguito della costituzione di quanto necessario
per il funzionamento dello SU.
Lo sportello unico assicura, previa predisposizione di un archivio informatico
contenente i necessari elementi informativi, a chiunque vi abbia interesse, l'accesso
gratuito, anche in via telematica, alle informazioni sugli adempimenti necessari per le
procedure previste dal presente regolamento, all'elenco delle domande di autorizzazione
presentate, allo stato del loro iter procedurale, nonché a tutte le informazioni utili
disponibili a livello regionale comprese quelle concernenti le attività promozionali.
La struttura dello SU , su richiesta degli interessati, si pronuncia sulla conformità, allo
stato degli atti, in possesso della struttura, dei progetti preliminari dai medesimi
sottoposti al suo parere con i vigenti strumenti di pianificazione paesistica, territoriale e
urbanistica, senza che ciò pregiudichi la definizione dell'eventuale successivo
procedimento autorizzatorio. La struttura si pronuncia entro novanta giorni.

PARTE III – IL PROCEDIMENTO EDILIZIO

12. - L’ATTIVITA’ EDILIZIA

12.1. – Attività edilizia libera

Salvo diverse disposizioni previste dalla disciplina regionale, e comunque nel rispetto
delle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia e, in
particolare, delle disposizioni contenute nel decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, i
seguenti interventi possono essere eseguiti senza titolo abilitativo:
a) interventi di manutenzione ordinaria;
b) interventi volti all’eliminazione di barriere architettoniche che non comportino
la realizzazione di rampe o di ascensori esterni, ovvero di manufatti che alterino
la sagoma dell’edificio;
c) opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo che abbiano carattere
geognostico o siano eseguite in aree esterne al centro edificato;

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d) pavimentazioni di viali di accesso, marciapiedi ed aree coltivizie aventi una


superficie massima pari a quella del fabbricato esistente ad esclusione delle aree
sottoposte a tutela ambientale ai sensi della normativa vigente.

12.2. – Attività edilizia delle pubbliche amministrazioni

Non si sono richiesti titoli abilitativi per:


a) opere e interventi pubblici che richiedano per la loro realizzazione l’azione
integrata e coordinata di una pluralità di amministrazioni pubbliche allorché
l’accordo delle predette amministrazioni, raggiunto con l’assenso del comune
interessato, sia pubblicato ai sensi dell’articolo 34, comma 4, del decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
b) opere pubbliche, da eseguirsi da amministrazioni statali o comunque insistenti su
aree del demanio statale e opere pubbliche di interesse statale, da realizzarsi
dagli enti istituzionalmente competenti, ovvero da concessionari di servizi
pubblici, previo accertamento di conformità con le prescrizioni urbanistiche ed
edilizie ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n.
383, e successive modificazioni;
c) opere pubbliche dei comuni deliberate dal consiglio comunale, ovvero dalla
giunta comunale, assistite dalla validazione del progetto, ai sensi dell’art. 47 del
D.P.R. 21 dicembre 1999, n. 554.

12.3. – Attività edilizia dei privati su aree demaniali

La realizzazione da parte di privati di interventi edilizi su aree demaniali è disciplinata


dalle norme vigenti.

12.4. – Attività edilizia in assenza di piani attuativi

Salvi i più restrittivi limiti fissati dalle leggi regionali e nel rispetto delle norme previste
dal decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, nelle aree nelle quali non siano stati
approvati gli strumenti urbanistici attuativi previsti dagli strumenti urbanistici generali
come presupposto per l’edificazione, oltre agli interventi indicati dalle lettere a), b) e c)
del comma 1, art. 3 T.U.4, sono consentiti gli interventi di cui alla lettera d) del
medesimo 1 comma, che riguardino singole unità immobiliari o parti di esse.
4
Art. 3 T.U.
- Ai fini del presente testo unico si intendono per:
a) "interventi di manutenzione ordinaria", gli interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione,
rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in
efficienza gli impianti tecnologici esistenti;
b) "interventi di manutenzione straordinaria", le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire
parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e
tecnologici, sempre che non alterino i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari e non
comportino modifiche delle destinazioni di uso;
c) "interventi di restauro e di risanamento conservativo", […]gli interventi edilizi rivolti a conservare
l'organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel
rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell'organismo stesso, ne consentano destinazioni
d'uso con essi compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli
elementi costitutivi dell'edificio, l'inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle
esigenze dell'uso, l'eliminazione degli elementi estranei all'organismo edilizio;

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Tali ultimi interventi sono consentiti anche se riguardino globalmente uno o più edifici e
modifichino fino al 25 per cento delle destinazioni preesistenti, purché il titolare del
permesso si impegni, con atto trascritto a favore del comune e a cura e spese
dell'interessato, a praticare, limitatamente alla percentuale mantenuta ad uso
residenziale, prezzi di vendita e canoni di locazione concordati con il comune ed a
concorrere negli oneri di urbanizzazione di cui all’art. 16 del T.U.

13. - RICOSTRUZIONE DI FABBRICATI ESPROPRIATI PER LA


REALIZZAZIONE DI OPERE PUBBLICHE O DI PUBBLICA UTILITÀ
DI INTERESSE NAZIONALE, REGIONALE, PROVINCIALE E
COMUNALE.

Articolo soppresso.5

14. - ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI DIRETTI

Nel rispetto di quanto prescritto dalla legislazione vigente, le attività od opere


comportanti trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio comunale, a seconda
della loro natura ed entità, sono soggetti:
a) alla comunicazione;
b) al deposito della denuncia di inizio attività prevista dall’art. 4 comma 7 della
legge 493/93, come modificato dall’art. 2 comma 60 della legge 662/96;
c) al deposito di perizia asseverata ai sensi dell’art. 27 della L. 47/85;
d) al rilascio della autorizzazione edilizia prevista dall’art. 48 della L. 457/78,
dall’art. 7 della L. 94/82, dall’art. 7 della L. 13/89 e dall’art. 9 della L. 122/89;
e) al rilascio della concessione edilizia prevista dall’art. 1 della L. 10/77.
All’entrata in vigore del “Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in
materia edilizia” (TU) i titoli abilitativi sono:
- permesso di costruire;
- denuncia di inizio attività.
Le attività ed opere di cui al primo comma sono disciplinati dal TU, in riferimento ai
due titoli abilitativi introdotti dal T.U.; le definizioni degli interventi edilizi previsti nel
TU, alla sua entrata in vigore, prevalgono, così come stabilisce lo stesso, sulle
disposizioni degli strumenti urbanistici generali e del presente regolamento e resta
ferma la definizione di restauro prevista dall’art. 34 del D. Lgs. 490/99.
I progetti da allegare agli atti di cui al primo comma debbono essere costituiti dai
documenti prescritti dal presente Regolamento e sue successive modifiche ed
integrazioni di adeguamento al TU, in funzione del tipo di intervento che si intende
eseguire.

d) "interventi di ristrutturazione edilizia", gli interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante
un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso
dal precedente. Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi
dell'edificio, l’eliminazione, la modifica e l'inserimento di nuovi elementi ed impianti. Nell’ambito degli
interventi di ristrutturazione edilizia sono ricompresi anche quelli consistenti nella demolizione e
successiva fedele ricostruzione di un fabbricato identico, quanto a sagoma, volumi, area di sedime e
caratteristiche dei materiali, a quello preesistente, fatte salve le sole innovazioni necessarie per
l'adeguamento alla normativa antisismica.
5
Articolo soppresso a seguito delle modifiche ed integrazioni regionali di cui alla nota 1914 del 30/09/02
ai sensi dell’art. 12 Legge 765/67.”

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15. - COMUNICAZIONE - PRESENTAZIONE ED ADEMPIMENTI

Le opere che, ai sensi della legislazione vigente in materia, non siano subordinate ad
alcun atto che abiliti la loro esecuzione, potranno essere eseguite senza alcun
adempimento preliminare, fermo restando che anche per le medesime è richiesto
l’integrale rispetto delle prescrizioni del presente Regolamento e di specifiche
normative in materia – sicurezza sui cantieri mobili ecc. Rientrano tra queste le opere di
manutenzione ordinaria così come definite dall’art. 82 del presente Regolamento.
E’ fatta eccezione per le opere di manutenzione ordinaria da eseguirsi sulle parti esterne
(coperture, facciate, recinzioni e simili) di edifici vincolati ai sensi degli artt, 2, 3 e 143
del D.Lgs. 490/99 e assimilabili e sugli edifici di rilevante valore storico ambientale per
l’esecuzione delle quali è prescritto, prima dell’inizio dei lavori, l'inoltro, ai fini
conoscitivi, di apposita comunicazione al Comune con allegato Nulla Osta della
competente Soprintendenza.
La comunicazione deve essere presentata all’Ufficio Protocollo Generale del Comune
almeno 15 giorni prima della data d’inizio dei lavori.
Il Responsabile del procedimento, entro 15 (quindici) giorni dalla data di presentazione,
verifica l'ammissibilità dell’intervento rispetto alla procedura proposta, fermo restando
che la conformità dell’intervento alle leggi e al presente Regolamento viene dichiarata
dall'interessato o dal tecnico.
Qualora vengano riscontrate delle difformità alle norme vigenti il Responsabile del
procedimento, entro lo stesso termine di 15 giorni, notifica all’interessato gli eventuali
vizi delle procedure amministrative e gli elementi progettuali o esecutivi che risultano
in contrasto con le norme o i regolamenti vigenti, diffidando l’esecuzione delle opere.
Resta ferma la possibilità dell’Amministrazione Comunale di ordinare quanto previsto
dalla legge qualora le dichiarazioni, a seguito di accertamento, dovessero risultare
mendaci.
Alla comunicazione deve essere allegata la documentazione fotografica d’insieme e di
dettaglio a colori proporzionata al valore dell’edificio ed all’entità delle opere da
eseguire; la stessa deve contenere esplicita dichiarazione in ordine alla conformità delle
opere da eseguire alle prescrizioni del presente Regolamento.
L'inizio dei lavori dovrà essere, ove previsto, preceduto dalla presentazione al Comune
di tutte le autorizzazioni, nulla-osta, pareri od atti e documenti comunque denominati di
competenza di altri Enti.
Qualora sia prevista l'adozione di tecniche diverse da quelle originarie, è obbligatorio
che le opere siano progettate e dirette da un tecnico abilitato; in tal caso la dichiarazione
di cui al presente articolo è sostituita da specifica relazione del tecnico che illustri le
tecniche alternative evidenziando come le medesime consentano di conseguire dei
risultati paragonabili a quelle originarie.
E' fatta salva la facoltà dell'Amministrazione Comunale di svolgere accertamenti in
qualsiasi tempo sulla congruità dell'intervento dichiarato, sulla rispondenza delle opere
al presente Regolamento Edilizio, alla legislazione vigente, nonché sulla consistenza
delle opere da eseguire o eseguite.

16. - ASSEVERAZIONE ART. 26 LEGGE 47/85 - PRESENTAZIONE ED


ADEMPIMENTI

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Articolo abrogato 6

17. - D.I.A. LEGGE 493/93 - PRESENTAZIONE ED ADEMPIMENTI

17.1. - Opere soggette a denuncia di inizio attività (D.I.A.)

Sono soggette a denuncia di inizio attività ai sensi delle norme statali e regionali vigenti
sempre che sussistano tutte le condizioni in esse contenute, nonché nel rispetto delle
disposizioni del presente Regolamento e delle prescrizioni del vigente PRG le seguenti
opere in relazione alle distinzioni operate alle lettere da a) ad h) dell’art. 4 comma 7
della L. 493/93 come modificato dall’art. 2 comma 60 della L.662/96:
a) opere di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo.
Manufatti pertinenziali non valutabili in termini di superficie e/o di volume
(piscine, campi da tennis, ecc.) nonché nuove concessioni o autorizzazioni nel
caso di opere già assentite e non ultimate nei termini di validità dell'atto
originario quando le opere da ultimare sono assimilabili a quelle di
manutenzione (apposizione di pavimenti e rivestimenti, intonaci, tinteggiature,
infissi ecc.);
b) opere finalizzate alla eliminazione di barriere architettoniche in edifici esistenti
che comportino la variazione della sagoma dell’edificio (rampe ed ascensori
esterni od altri manufatti eseguiti in aggiunta alla costruzione esistente, anche
quando costituenti incremento di superficie o di volume), da eseguirsi in
conformità alla specifica normativa vigente in materia;
c) realizzazione o modifica di recinzioni, muri di cinta e cancellate, anche quando
non di pertinenza di edifici esistenti;
d) realizzazione di attrezzature sportive su aree a ciò destinate dal vigente PRG,
senza realizzazione di edifici o comunque di manufatti costituenti Superficie
Utile Lorda;
e) opere da eseguirsi internamente a singole unità immobiliari, senza variazione
della sagoma e dei prospetti, che non rechino pregiudizio alla statica
dell'immobile e, limitatamente agli immobili compresi nelle zone omogenee A
di cui all'articolo 2 del decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, non
modifichino la destinazione d'uso. Non concorrono a determinare modifica della
sagoma e dei prospetti: le modifiche alla porzione interrata dell’edificio, la
realizzazione di lucernari con le dimensioni di normali passi d’uomo, modifiche
alle aperture di facciata su pareti che non siano qualificabili come prospetti
(cortili, chiostrine, cavedi, ecc.);
f) opere relative alla revisione o installazione di impianti tecnologici al servizio di
edifici o di attrezzature esistenti nonché quelle per la realizzazione di volumi
tecnici, quando dette opere si rendano indispensabili sulla base di nuove
disposizioni e non siano riconducibili nei limiti degli interventi di cui alla
precedente lettera a);
g) varianti alle concessioni ed autorizzazioni edilizie, nonché alle denuncie di
inizio attività di cui al presente articolo, che non comportino modifica dei
parametri urbanistici previsti dal vigente PRG relativi alla zona od all’edificio,
non comportino variazione della destinazione d’uso e della categoria di
6
Articolo abrogato a seguito delle modifiche ed integrazioni regionali di cui alla nota 1914 del 30/09/02
ai sensi dell’art. 12 Legge 765/67

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intervento assentite, non alterino la sagoma della costruzione e non violino le


eventuali prescrizioni impartite in sede di rilascio della concessione e
autorizzazione edilizia;
h) parcheggi da destinare a pertinenza di edifici esistenti, quando eseguiti nel
sottosuolo dell’edificio o del lotto di pertinenza del medesimo, in conformità
alle prescrizioni delle N.T.A. del vigente PRG e del presente Regolamento.
Parcheggi da realizzare ai sensi dell'art. 9 della L. 122/89.
La realizzazione degli interventi di cui alle lettere a, b, c, d, e, f, g, h, che riguardino
immobili sottoposti a tutela paesaggistica-ambientale, è subordinata al preventivo
rilascio del parere o dell’autorizzazione richiesti dalle relative previsioni normative.
Nell’ambito delle norme di tutela rientrano, in particolare, le disposizioni di cui al
Decreto Legislativo 29 ottobre 1999, n. 490.
Con l’entrata in vigore del TU sono soggette a D.I.A. tutte le opere non subordinate a
permesso di costruire.
Sono sottratte al regime concessorio le opere edilizie che, seppure non elencate al
comma precedente, possono essere alle stesse assimilate, in quanto non
comportano conguagli degli oneri concessori sulla base di indici e parametri
contenuti nelle leggi regionali di determinazione degli oneri stessi e nei decreti
ministeriali di determinazione del costo di costruzione ai sensi dell’art.6 della legge
10/77. E’ facoltà degli interessati presentare domanda di autorizzazione in
sostituzione della denuncia di inizio attività”. 7

17.2. - Opere per le quali non è ammessa denuncia di inizio attività

Per il disposto dell’art. 4 comma 8 della L. 493/93 come modificato dall’art. 2 comma
60 della L. 662/96, non è possibile avvalersi della denuncia di inizio attività di cui al
presente articolo nel caso di:
a) interventi da eseguirsi su immobili, o parti di essi, soggetti al vincolo di cui al
D.Lgs. 490/99 ;
b) interventi da eseguirsi su immobili ricadenti in zone sottoposte a vincolo
paesaggistico ai sensi del D.Lgs. 490/99 e L. 394/91, per i quali sia prescritto il
rilascio dell’autorizzazione ambientale di cui all’art. 151 del D.Lgs. 490/99 (in
assenza di preventiva autorizzazione);
c) interventi da eseguirsi su immobili interessati da disposizioni immediatamente
operative dei piani di cui alla legge 8 maggio 1989, n. 183 che siano comunque
assoggettati dagli strumenti urbanistici a discipline espressamente volte alla
tutela delle loro caratteristiche paesaggistiche, ambientali, storico-archeologiche,
storico-artistiche, storico-architettoniche e storico-testimoniali;
d) interventi che non risultino conformi alle prescrizioni del presente Regolamento
nonché alle N.T.A. del vigente PRG eccezion fatta per gli interventi da
realizzare in deroga in base alle vigenti leggi (es.: garage di pertinenza ai sensi
della L. 122/89);
e) interventi sugli immobili compresi nelle zone omogenee "A" che comportino
modifiche all'aspetto esteriore del fabbricato e/o alle sue pertinenze.

7
Commi aggiunti a seguito delle modifiche ed integrazioni regionali di cui alla nota 1914 del 30/09/02 ai
sensi dell’art. 12 Legge 765/67

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adeguato alle prescrizioni regionali
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Per le opere di cui al presente articolo, qualora non sia possibile procedere tramite
denuncia di inizio attività per il mancato rispetto di una o più delle condizioni di cui al
comma precedente, si dovrà procedere mediante richiesta di autorizzazione o
concessione edilizia a seconda del tipo di intervento.

17.3. - Presentazione della D.I.A. e relativi adempimenti

Per effettuare le opere soggette a D.I.A., il proprietario dell'unità immobiliare o chi ne


ha titolo deve presentare al Comune una relazione accompagnata da una dichiarazione
redatta su apposito modulo, predisposto dall'Amministrazione comunale, a firma di un
progettista abilitato e regolarmente iscritto all'albo professionale che asseveri la
conformità delle opere da realizzare allo strumento urbanistico adottato o approvato ed
alle norme del presente Regolamento, nonché il rispetto delle norme di sicurezza e di
quelle igienico-sanitarie e comunque nel rispetto delle norme vigenti riguardanti
l'intervento.
La relazione di asseveramento ed i relativi allegati devono essere presentati all’Ufficio
Protocollo Generale del Comune almeno 20 (venti) giorni prima dell’effettivo inizio dei
lavori.
Il Responsabile del procedimento, entro i 20 (venti) giorni dalla data di presentazione,
verifica la completezza degli atti nonché l'ammissibilità dell’intervento alla procedura
proposta, fermo restando che la conformità dell’intervento alle leggi, al presente
Regolamento nonché al vigente PRG viene dichiarata dal tecnico, che verifica altresì la
legittimità dello stato attuale.
Qualora vengano riscontrate delle manchevolezze o delle difformità alle norme vigenti
il Responsabile del procedimento, entro lo stesso termine di 20 giorni, notifica
all’interessato gli eventuali vizi delle procedure amministrative e gli elementi
progettuali o esecutivi che risultano in contrasto con le norme o i regolamenti vigenti,
assegnando un termine non inferiore a 30 (trenta) giorni e non superiore a 90 (novanta)
giorni per provvedere a conformare gli atti e/o le opere.
In tal caso i lavori non possono essere iniziati ovvero se iniziati rimarranno sospesi fino
alla regolarizzazione degli atti e/o delle opere.
Resta ferma la possibilità dell’Amministrazione Comunale di ordinare quanto previsto
dalla legge qualora le dichiarazioni, a seguito di accertamento, dovessero risultare
mendaci.
Nella dichiarazione redatta sull'apposito modulo di cui al presente articolo dovrà essere
indicato il nominativo del Direttore dei Lavori e dell’Impresa Esecutrice. Dovranno
essere indicate inoltre le caratteristiche dell'intervento, la sua esatta ubicazione, la
destinazione d'uso e descrizione sintetica delle opere previste.
Dovranno essere allegati alla relazione di asseveramento i seguenti documenti redatti in
conformità ai contenuti di quelli prescritti dal presente Regolamento in funzione del tipo
e dell'entità di intervento che si intende eseguire:
a) estratto del vigente PRG con l'individuazione dell'immobile oggetto
dell'intervento;
b) relazione riportante le caratteristiche dell'edificio e dell'unità immobiliare e degli
interventi previsti, con descrizione dei materiali, caratteri e colori; detta
descrizione deve essere particolarmente dettagliata ove siano previste opere che
comportino l'impiego di materiali, caratteri e colori diversi da quelli esistenti;

pag- 23 –
adeguato alle prescrizioni regionali
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c) progetto in scala adeguata delle opere da eseguire, con particolari quando


necessari, differenziando con le colorazioni d'uso (giallo = demolizione, rosso =
nuova costruzione) le strutture esistenti da mantenere, quelle da demolire e
quelle di nuova costruzione;
d) adeguata documentazione fotografica in presenza di elementi significativi;
e) schema e relazione idrica dello smaltimento liquami (quando occorre);
f) autorizzazioni, nulla-osta e pareri necessari rilasciati da altri Enti;
g) nomina del direttore dei lavori e dell'assuntore dei lavori.
h) attestazione di versamento per diritti di segreteria di cui alle leggi 68/93 e
662/96.
L'inizio dei lavori dovrà essere, ove previsto, preceduto dalla presentazione al Comune
di tutte le autorizzazioni, nulla-osta, pareri od atti e documenti comunque denominati di
competenza di altri Enti.
I lavori debbono essere iniziati non prima di venti giorni e non oltre un anno dal
deposito della denuncia, pena decadenza della medesima. Nel caso in cui i lavori siano
iniziati prima di venti giorni dal deposito della denuncia si applica la sanzione
amministrativa di L. 1.000.000 (unmilione).
I lavori medesimi debbono essere ultimati entro tre anni dalla data di effettivo inizio dei
lavori e della loro ultimazione l’interessato deve dare comunicazione scritta al Comune.
Ad opere ultimate il progettista deve emettere un certificato di collaudo che attesti la
conformità delle opere eseguite al progetto depositato.
E' fatta salva la facoltà dell'Amministrazione Comunale di svolgere accertamenti in
qualsiasi tempo sulla congruità dell'intervento dichiarato, sulla rispondenza delle opere
al presente Regolamento Edilizio, alle previsioni del vigente P.R.G. ed alla legislazione
vigente, nonché sulla consistenza delle opere da eseguire o eseguite.

18. - L'AUTORIZZAZIONE EDILIZIA – DALLA DOMANDA AL RILASCIO

18.1. - Opere soggette all'autorizzazione edilizia

Richieste di autorizzazione edilizia potranno essere avanzate solo nei casi in cui gli
interventi siano assoggettati dalla legge ad autorizzazione edilizia e sempre che non sia
possibile avvalersi della procedura per la denuncia d’inizio attività.
Con l’entrata in vigore del TU, gli interventi di seguito elencati saranno subordinati alla
nuova normativa.
Di norma non è pertanto ammesso avanzare richieste di autorizzazione edilizia nei casi
in cui gli interventi proposti sono assentiti con le procedure previste [per la
presentazione della relazione di asseveramento ai sensi dell'art. 26 della L. 47/85 e 8]
per la denuncia di inizio attività.
Sono di norma soggetti all'autorizzazione edilizia gli interventi sugli immobili compresi
nelle zone omogenee "A" che comportino modifiche all'aspetto esteriore del fabbricato
e/o alle sue pertinenze per i quali non é ammesso avvalersi delle procedure per la
denuncia di inizio attività.
In particolare sono soggetti ad autorizzazione edilizia i seguenti interventi edilizi, così
come definiti dal presente Regolamento, che comportano:
a) realizzazione dei volumi tecnici;
8
Comma emendato a seguito delle modifiche ed integrazioni regionali di cui alla nota 1914 del 30/09/02
ai sensi dell’art. 12 Legge 765/67.

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adeguato alle prescrizioni regionali
Comune di Velletri Regolamento Edilizio

b) lettera soppressa 9;
c) realizzazione delle attrezzature tecnologiche di pubblici servizi (cabine ENEL,
ecc.);
d) manufatti esterni per protezione di impianti tecnologici;
e) demolizioni;
f) opere a carattere temporaneo o stagionale;
g) depositi di materiali a cielo aperto;
h) scavi e rinterri;
i) movimenti terra - sbancamenti;
j) interventi sugli immobili compresi nelle zone omogenee "A" che comportino
modifiche all'aspetto esteriore del fabbricato e/o alle sue pertinenze;
k) interventi di manutenzione straordinaria da eseguire sugli immobili soggetti al
vincolo di cui all’art 2 e 3 del D.Lgs. 490/99;
l) interventi di manutenzione straordinaria per i quali occorre il rilascio
dell'autorizzazione ambientale ai sensi dell'art. 151 del D.Lgs. 490/99 (non
ricorrendo la possibilità di avvalersi della procedura di denuncia di inizio
attività);
m) installazione di insegne di esercizio, di manufatti pubblicitari, cartelloni, ecc.

Sono altresì sottoposte ad autorizzazione le seguenti opere che, seppure non


comportano trasformazione urbanistica e edilizia del territorio comunale,
riguardano il suolo pubblico, il decoro cittadino e l’arredo cittadino disciplinati
dal presente regolamento:
a) La costruzione e modificazione di cappelle, monumenti e edicole funerarie in
genere;
b) La modifica di colori e decorazioni originarie degli edifici esistenti;
La collocazione o le modifiche di vetrine, insegne luminose ed iscrizioni
pubblicitarie in genere 10

18.2. - Titolarità dell'autorizzazione

Per la titolarità dell'autorizzazione edilizia valgono le stesse disposizioni riportate dal


presente Regolamento per l'atto di concessione.

18.3. - Procedure per il rilascio dell'autorizzazione edilizia

La domanda di autorizzazione edilizia deve essere presentata all’Ufficio Protocollo


Generale del Comune completa di tutti gli elaborati e documentazioni previsti dal
presente Regolamento.
Il Responsabile del procedimento, entro sessanta giorni dalla presentazione, cura
l’istruttoria, acquisendo, se necessari, i pareri degli uffici competenti
dell'Amministrazione Comunale che dovranno esprimersi entro quindici giorni
dall’invio della richiesta. Detto termine di 60 giorni può essere interrotto una sola volta

9
Lettera soppressa a seguito delle modifiche ed integrazioni regionali di cui alla nota 1914 del 30/09/02
ai sensi dell’art. 12 Legge 765/67
10
Comma aggiunto a seguito delle modifiche ed integrazioni regionali di cui alla nota 1914 del 30/09/02
ai sensi dell’art. 12 Legge 765/67

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adeguato alle prescrizioni regionali
Comune di Velletri Regolamento Edilizio

se il Responsabile del procedimento richiede all’interessato, entro 15 (quindici) giorni


dalla presentazione della domanda, integrazioni documentali per il completamento
formale della stessa; in tal caso il termine di 60 giorni decorre nuovamente per intero
dalla data di presentazione della documentazione integrativa. Il Responsabile del
procedimento comunicherà le manchevolezze riscontrate, assegnando un termine di 30
giorni per la regolarizzazione, trascorso il quale la pratica verrà archiviata.
In ordine ai progetti presentati il Responsabile del Procedimento entro lo stesso termine
di 60 gg. Dalla presentazione della domanda può richiedere il parere della Commissione
Edilizia.
Di norma sono sottoposti all’esame della Commissione edilizia gli interventi sugli
immobili compresi nelle zone omogenee “A “ Centro Storico, che comportino
modifiche all’aspetto esteriore del fabbricato e/o alle sue pertinenze.
Il Dirigente del settore competente provvede definitivamente sull’istanza, rilasciando o
diniegando l’autorizzazione, entro sessanta giorni dalla data di presentazione.
Il rilascio dell'autorizzazione edilizia dovrà essere preceduto dalla corresponsione dei
diritti e dalla presentazione di tutti i documenti previsti dalle norme vigenti e dal
presente Regolamento, nonché dalla presentazione di tutte le autorizzazioni, nulla-osta,
pareri od atti e documenti comunque denominati di competenza di altri Enti.
Trascorso il termine di 60 giorni dalla presentazione della domanda senza che il
medesimo si sia pronunciato in maniera definitiva, l'autorizzazione s’intende rilasciata
tacitamente ed il richiedente può dare inizio ai lavori dando comunicazione ai
competenti uffici comunali sia dell’avvenuta tacita formazione del provvedimento che
della data di inizio delle opere, allegando relazione asseverata della conformità alle
N.T.A del P.R.G. e al R.E. delle opere da eseguire. In tal caso la copia dell'istanza
presentata e la copia della comunicazione di inizio lavori, sostituiscono l’autorizzazione
edilizia.
Le disposizioni in materia di tacita formazione dell’autorizzazione, di cui ai precedenti
commi, non trovano applicazione nel caso di immobili vincolati ai sensi dell’ art. 2 e 3
del D.Lgs. 490/99 e nel caso di interventi per i quali occorra il rilascio
dell'autorizzazione ambientale di cui all’art. 151 del D.Lgs. n. 490/99.
Qualora nel provvedimento formatosi tacitamente, vengano riscontrate delle difformità
alle norme vigenti, prima di procedere all’annullamento dell’atto e/o all’applicazione
delle sanzioni del caso, il Responsabile del procedimento notifica all’interessato gli
eventuali vizi delle procedure amministrative e gli elementi progettuali o esecutivi che
risultano in contrasto con le norme o i regolamenti vigenti, assegnando un termine non
inferiore a trenta giorni per provvedere a conformare gli atti e/o le opere.

18.4. - Caratteristiche dell'atto di autorizzazione edilizia

Per le caratteristiche dell'atto di autorizzazione edilizia valgono le stesse disposizioni


riportate dal presente Regolamento per l'atto di concessione.

18.5. - Validità e decadenza dell'autorizzazione edilizia

Nell’atto di autorizzazione sono indicati i termini di inizio ed ultimazione dei lavori,


rispettivamente pari a sei mesi ed un anno, comunque non superiore ai tempi stabiliti
per la concessione edilizia secondo la complessità dei lavori.

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adeguato alle prescrizioni regionali
Comune di Velletri Regolamento Edilizio

L’autorizzazione edilizia decade e perde ogni validità qualora entro sei mesi dalla data
posta in calce alla stessa il concessionario non dia inizio ai lavori; in tal caso per
l’esecuzione delle medesime opere deve essere richiesta una nuova autorizzazione.
Dell’inizio dei lavori deve essere data formale comunicazione.

18.6. - Opere non eseguite nei termini di validità dell'autorizzazione edilizia

Quando i lavori regolarmente iniziati non siano ultimati entro il termine di validità
dell'autorizzazione l'interessato deve presentare istanza diretta ad ottenere una nuova
autorizzazione concernente la parte non ultimata.

19. - CONCESSIONE EDILIZIA - PRESENTAZIONE ED ADEMPIMENTI

19.1. - Opere soggette alla concessione edilizia

Ogni attività comportante trasformazione urbanistica e edilizia del territorio


comunale partecipa agli oneri ad essa relativi e l’esecuzione delle opere è subordinata
a concessione edilizia ai sensi della legge 28 gennaio 1977, n. 10, fatta eccezione delle
opere previste dall’art.9 della Legge 10/7, per le quali non è dovuto il contributo
concessorio 11

19.2. - Titolarità della concessione edilizia

Possono richiedere la concessione edilizia il proprietario dell'immobile e coloro che


hanno titolo in base alle norme vigenti, in particolare:
1. il superficiario al di sopra del suolo (ai sensi dell'art. 952 del Codice Civile),
almeno per le costruzioni che non invadano il sottosuolo al di là di quanto
necessario per la realizzazione delle fondamenta dell'edificio;
2. il superficiario al di sotto del suolo (ai sensi dell'art. 955 del Codice Civile);
3. l'enfiteuta (ai sensi dell'art. 959 e dell'art. 960 del Codice Civile) il quale però ha
diritto di richiedere la concessione edilizia solo nell'ambito e nei limiti del
contratto di enfiteusi, rimanendo al proprietario il diritto di richiedere la
concessione per tutto ciò che rimane al di fuori dello stesso contratto;
4. i titolari di diritti reali di servitù prediali coattive o volontarie (elettrodotti,
teleferiche ecc.) i quali ai sensi dell'art. 1065 del Codice Civile hanno solo diritto
di eseguire manutenzioni e trasformazioni inerenti al loro titolo;
5. il titolare in base a negozio giuridico di diritto privato, cioè delega, procura o
mandato da parte del proprietario (connesso oppure no ad un appalto di
costruzione);
6. i titolari di diritti derivanti da provvedimenti autorizzativi, quali:
o il beneficiario dell'occupazione d'urgenza e l'avente causa da tale
beneficiario;
o l'assegnatario di terre incolte;
o il titolare di servitù coattiva costituita per provvedimento amministrativo o
per sentenza;
o il concessionario di miniere e di beni demaniali;
11
Articolo modificato a seguito delle modifiche ed integrazioni regionali di cui alla nota 1914 del
30/09/02 ai sensi dell’art. 12 Legge 765/67

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o colui che, essendo interessato ad agire per danno temuto, sia a ciò
autorizzato per ordine del giudice;
o colui che richiede un provvedimento cautelare innominato a norma dell'art.
700 del Codice di Procedura Civile;
7. i titolari di diritti derivanti da speciali situazioni previste dalla legge quali:
1. il tutore, che può richiedere ogni tipo di concessione;
2. il curatore, che può richiedere solo di effettuare interventi di manutenzione
straordinaria ed interventi di restauro conservativo;
Tutti i soggetti elencati dalla lettera a) alla lettera d), per attestare il loro titolo ad
ottenere la concessione edilizia, nei limiti sopra specificati, debbono allegare alla
domanda copia del titolo con allegata dichiarazione di autenticità dello stesso redatta ai
sensi dell’art. 38 comma 3 del D.P.R. n. 445 del 28/12/2000.
Il soggetto di cui alla lettera e) per dimostrare il proprio titolo, deve allegare alla
domanda una copia del documento di delega.
Per tutti i soggetti elencati alle lettere f) e g), il documento attestante il titolo è la copia
del provvedimento amministrativo o giudiziale.
Le qualità personali dell’istante (esempio la dichiarazione di fallimento del soggetto
interessato) non costituiscono motivo ostativo al rilascio della Concessione Edilizia.
Esula dai poteri dell’organo preposto al rilascio della concessione edilizia contestare la
validità di un atto notarile di proprietà, in quanto facendo la concessione edilizia salvi i
diritti di terzi, le controversie sulle titolarità della proprietà dell’area risultano irrilevanti
ai fini del rilascio del titolo abilitativo.
Nel caso di opere edilizie ricadenti su parti condominiali, in quanto rientranti tra le parti
comuni, l’istanza del condomino deve essere corredata dal verbale di assenso della
Assemblea condominiale.
I soggetti legittimati a chiedere il provvedimento abilitativo possono ottenere i pareri o
provvedimenti autorizzatori nei procedimenti connessi. Soggetto legittimato a chiedere
l’autorizzazione paesaggistica è il proprietario, il possessore o detentore a qualunque
titolo secondo l’art. 151 del Decreto Legislativo 490/99.

19.3. - Procedure per il rilascio della concessione edilizia

La domanda di concessione edilizia deve essere presentata all’Ufficio Protocollo


Generale del Comune completa di tutti gli elaborati e documentazioni previsti dal
presente Regolamento.
Il Responsabile del procedimento, entro 60 (sessanta) giorni dalla presentazione, cura
l’istruttoria, acquisendo, se necessari, i pareri degli uffici competenti
dell'Amministrazione Comunale che dovranno esprimersi entro 15 giorni dall’invio
della richiesta. Detto termine di 60 giorni può essere interrotto una sola volta se il
Responsabile del procedimento richiede all’interessato, entro 15 (quindici) giorni dalla
presentazione della domanda, integrazioni documentali per il completamento formale
della stessa e decorre nuovamente per intero dalla data di presentazione della
documentazione integrativa. Il Responsabile del procedimento comunicherà le
manchevolezze riscontrate, assegnando un termine di 30 giorni per la regolarizzazione,
trascorso il quale la pratica verrà archiviata.
In ordine ai progetti presentati il Responsabile del procedimento entro lo stesso termine
di 60 gg. dalla presentazione della domanda, deve richiedere il parere obbligatorio della
Commissione edilizia.

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Comune di Velletri Regolamento Edilizio

Il Dirigente del Settore è tenuto a comunicare la propria determinazione sulle domande


entro 15 (quindici) giorni dalla data di scadenza di cui al precedente secondo comma.
Il rilascio formale della concessione edilizia deve essere notificato all'interessato entro
15 giorni dalla corresponsione dei diritti e degli oneri concessori, se dovuti.
In ogni caso il rilascio della concessione edilizia dovrà essere preceduto dalla
presentazione di tutti i documenti previsti dalle norme vigenti e dal presente
Regolamento, nonché dalla presentazione di tutte le autorizzazioni, nulla-osta, pareri od
atti e documenti comunque denominati di competenza di altri Enti.
19.4. - Caratteristiche dell'atto di concessione edilizia

La concessione è irrevocabile, salvo i casi di decadenza disciplinati dalle leggi vigenti e


dal presente Regolamento.
Il documento con il quale viene rilasciata la concessione edilizia deve contenere nella
stessa o in allegato alla stessa:
1) le generalità ed il codice fiscale del titolare della concessione;
2) una breve descrizione delle opere per le quali si rilascia la concessione, con il
riferimento agli elaborati tecnici che fanno parte integrante della medesima. Una
copia di questi elaborati, con gli estremi delle autorizzazioni, pareri, nulla-osta e
visto del Dirigente del Settore, deve essere restituita al momento del ritiro dell'atto
e deve essere tenuta a disposizione per i controlli da parte dei Servizi Tecnici
Comunali e da parte degli altri enti ai sensi di legge; un'altra copia analogamente
vistata, deve essere conservata presso l’ufficio competente;
3) l'esatta ubicazione e l'identificazione catastale dell'immobile o dell'area oggetto
dell'intervento;
4) gli estremi del documento attestante il titolo a richiedere la concessione, o
dichiarazione del proprietario;
5) gli estremi di adozione da parte del Consiglio Comunale delle delibere con le quali
siano state determinate le entità e le modalità di pagamento dei contributi
commisurati al costo di costruzione e degli oneri relativi alle opere di
urbanizzazione primaria e secondaria;
6) gli estremi delle autorizzazioni e/o delle richieste di competenza di organi esterni
all'Amministrazione Comunale;
7) la data entro la quale devono essere iniziati i lavori (compresa entro un anno dal
rilascio della concessione) e la data entro la quale devono essere ultimati
(compresa entro tre anni dalla data di effettivo inizio dei lavori). La validità della
concessione decorre dalla data apposta in calce;
8) l'entità del contributo commisurato al costo di costruzione e agli oneri di
urbanizzazione ai sensi della L. 10/1977;
9) il nominativo del Direttore dei lavori, con indicazione della iscrizione al relativo
albo professionale;
10) la dimensione e l'identificazione catastale delle aree e dei manufatti eventualmente
da cedere al Comune per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria;
11) le destinazioni ammesse e la superficie relativa con riferimento agli elaborati
tecnici della concessione;
12) ogni altro elemento necessario ed utile, che possa essere richiesto
dall'Amministrazione Comunale in ottemperanza alle disposizioni della
legislazione vigente nazionale, regionale e delle norme e regolamenti comunali in
quanto applicabili.

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adeguato alle prescrizioni regionali
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19.5. - Validità e decadenza della concessione edilizia

Nell’atto di concessione sono indicati i termini di inizio ed ultimazione dei lavori,


rispettivamente pari ad un anno e tre anni.
La concessione edilizia decade e perde ogni validità qualora entro un anno dalla data
posta in calce alla stessa il concessionario non dia inizio ai lavori; in tal caso per
l’esecuzione delle medesime opere deve essere richiesta una nuova concessione.
Dell’inizio dei lavori deve essere data formale comunicazione.

19.6. - Opere non eseguite nei termini di validità della concessione edilizia

Quando i lavori regolarmente iniziati non siano ultimati entro il termine di validità della
concessione, a seconda del caso ricorrente, deve essere presentata l'istanza per il rilascio
di una nuova concessione concernente la parte non ultimata oppure per la proroga del
termine di ultimazione. La proroga può avere luogo solo per fatti estranei alla volontà
del concessionario.
Un periodo di tempo più lungo di tre anni per l'ultimazione dei lavori, può essere
concesso in considerazione della mole dell'opera da realizzare, delle sue caratteristiche
tecnico-costruttive, di particolari condizioni idrogeologiche in cui si operi, e nel caso,
infine, che si tratti di opere pubbliche o realizzate con finanziamenti pubblici le cui
erogazioni siano previste in più esercizi finanziari.
La concessione edilizia è inoltre prorogabile anche quando le opere ancora da eseguire
abbiano la consistenza quantitativa e qualitativa della manutenzione straordinaria. In
tale eventualità i termini temporali di validità della concessione non possono essere
prorogati oltre trentasei mesi dalla originaria scadenza.
La proroga viene accordata senza tener conto della conformità della concessione alla
normativa urbanistico-edilizia vigente al momento della proroga medesima.
Quando la concessione non risulti prorogabile o comunque quando non risulti avanzata
alcuna istanza di proroga nei termini di validità della concessione, il concessionario
deve presentare istanza diretta ad ottenere una nuova concessione concernente la parte
non ultimata.

20. - IL CANTIERE DALL'INIZIO ALLA FINE LAVORI

20.1. - Apertura del cantiere - Punti fissi di linea e di livello - Servizi a rete

Il titolare della concessione/autorizzazione edilizia o della denuncia di inizio attività,


all'inizio delle operazioni di organizzazione di cantiere, può richiedere l'assegnazione
sul terreno dei capisaldi planimetrici ed altimetrici ai quali riferire le opere che vengono
realizzate.
L'assegnazione dei punti fissi è effettuata con apposito verbale redatto dal competente
Ufficio Comunale e firmato dal titolare della concessione, dal direttore dei lavori e dal
rappresentante di detto Ufficio; una copia deve rimanere in cantiere.
La mancata effettuazione della visita da parte dei tecnici comunali, entro il termine di
quindici giorni dalla data della richiesta, responsabilizza il richiedente ed il direttore dei
lavori circa l'esatta ubicazione dell'opera in relazione ai riferimenti planimetrici ed
altimetrici in conformità del progetto approvato.

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adeguato alle prescrizioni regionali
Comune di Velletri Regolamento Edilizio

Il titolare dell'atto deve chiedere altresì all'ente di competenza, i punti di immissione


degli scarichi nella fognatura comunale ed i punti di presa dell'acquedotto e di tutti gli
altri servizi a rete, qualora esistano tali infrastrutture, nonché presentare le richieste di
allacciamento secondo le modalità stabilite dai rispettivi regolamenti degli enti eroganti.
Per quanto concerne le norme particolari per i cantieri in materia di prevenzione degli
infortuni, d’igiene degli ambienti di vita, di sicurezza, di responsabilità, ecc., si fa
riferimento alla legislazione in materia, anche in tema di materiali, piani di sicurezza,
piani di lavoro e rumore.
20.2. - Occupazione e manomissione di suolo e sottosuolo pubblico - Materiali
d'impiego e di risulta

Nel caso che si renda necessario occupare o eseguire lavori sul suolo o nel sottosuolo
pubblico in rapporto ad opere soggette a concessione/autorizzazione edilizia o denuncia
di inizio attività, deve essere prima richiesta ed ottenuta l'apposita autorizzazione del
Comune.
La domanda per l'autorizzazione deve contenere le generalità e la firma del richiedente,
gli estremi di carattere burocratico ed amministrativo fissati dai competenti uffici
dell'Amministrazione Comunale, l'esatta individuazione dell'area oggetto della
domanda, con la precisazione della superficie che dovrà essere occupata o delle opere
pubbliche che dovranno essere manomesse, i motivi che rendono necessarie tali
operazioni. Dovrà inoltre essere indicata la presumibile durata dell'occupazione di
suolo/sottosuolo pubblico.
Sono ammesse, inoltre, la creazione di intercapedini o di aperture al livello del suolo per
aerare gli scantinati esistenti nonché la costruzione di manufatti legati allo smaltimento
delle acque reflue quando non possono essere ubicati all'interno dei fabbricati esistenti.
La concessione dell'occupazione di suolo/sottosuolo pubblico (per eseguire i lavori o
per il deposito temporaneo di merci e materiali di cantiere, ponteggi ed altro che
riguarda l'attività edilizia) è subordinata al sopralluogo sull'area richiesta, da parte della
Polizia Municipale e/o dell'Ufficio Tecnico, che verificheranno la congruità della
richiesta in rapporto ai problemi di transito pedonale e/o di traffico, a quelli
dell'accessibilità alle proprietà limitrofe all'area oggetto della richiesta, ai requisiti
previsti dalle leggi e dai regolamenti di settore.
Il richiedente, per impedire ogni danno alle persone ed alle cose, deve realizzare, con
materiali idonei, opportuni ripari necessari apponendo segnali ben visibili di giorno e di
notte. In particolare deve essere assicurata la realizzazione dei passaggi pedonali
occorrenti ad evitare la deviazione dei normali percorsi, garantendo tali passaggi sotto
ogni aspetto antinfortunistico; se del caso dovranno essere realizzati anche marciapiedi
provvisori.
Le concessioni di occupazione di suolo/sottosuolo pubblico possono essere revocate
quando lo richiedano motivi d’interesse pubblico.
Fatta eccezione per la zona omogenea A, centro storico, l'Amministrazione Comunale
può prescrivere la demolizione o la rimozione di opere su suolo pubblico o sporgenti su
di esso, quali gradini, scale, sedili esterni, paracarri, gabinetti, tettoie e grondaie molto
sporgenti, imposte di porte e finestre a piano terreno che si aprono all'esterno,
sovrappassi, ecc., sia per un particolare interesse pubblico sia per la presenza del
degrado edilizio che pregiudichi il decoro urbano.

pag- 31 –
adeguato alle prescrizioni regionali
Comune di Velletri Regolamento Edilizio

Per l'uso pubblico deve essere pagato un canone per l'occupazione. A garanzia di
eventuali danni che potrebbero essere arrecati alle opere pubbliche, nonché per il
ripristino a regola d'arte di quelle manomesse deve essere versata una congrua cauzione.
La durata della concessione di occupazione del suolo/sottosuolo pubblico è stabilita da
apposito regolamento comunale.
La rimessa in pristino deve essere effettuata allo scadere della concessione
dell'occupazione del suolo o allo scadere del termine concesso per la manomissione
dell'opera pubblica; il Comune può richiedere la rimessa in pristino anche nel caso di
prolungata sospensione dei lavori.
I materiali di risulta derivanti dall'esecuzione delle opere, se non opportunamente
utilizzati, devono essere trasportati in una discarica autorizzata a cura e spese degli
interessati.
Ogni utilizzo ed il trasporto dei materiali di risulta deve avvenire in conformità alle
norme vigenti in materia di smaltimento dei rifiuti.
Nei casi in cui è prevista la demolizione e/o la rimozione dell'amianto ovvero dei
materiali contenenti amianto, prima di procedere ai lavori di bonifica, deve essere
predisposto un piano approvato preventivamente dalla competente ASL nel rispetto
delle norme in materia.

20.3. - Organizzazione e custodia del cantiere

In ogni intervento edilizio debbono essere adottate tutte le necessarie precauzioni per
garantire l'igiene e l'incolumità dei lavoratori e dei cittadini nel rispetto delle norme
vigenti.
Il costruttore, il proprietario, il titolare della concessione/autorizzazione edilizia ovvero
della denuncia di inizio attività, i tecnici ed i singoli addetti, nell'ambito delle loro
competenze e mansioni, sono responsabili della conduzione dei lavori e di quanto ne
deriva ai fini della responsabilità verso terzi in conformità a quanto previsto dalle leggi
vigenti.
Il titolare dell'atto, qualora venissero effettuati ritrovamenti di presumibile interesse
archeologico, storico o artistico, a seguito dell'esecuzione dei lavori, deve informarne le
autorità competenti (Soprintendenza, Comune); in tal caso i lavori, per la parte
interessata dai ritrovamenti, devono essere sospesi per lasciare intatte le cose ritrovate,
fermo restando l'obbligo di osservare le prescrizioni delle leggi speciali vigenti in
materia.
Tutte le strutture del cantiere (ponti di servizio, impalcature, rampe, scale, parapetti,
ecc.) devono avere requisiti di resistenza e di stabilità ed essere dotate di protezioni per
garantire l'incolumità delle persone e l'integrità delle cose; esse devono altresì
conformarsi alle vigenti disposizioni di legge per la prevenzione degli infortuni sul
lavoro.
La stabilità degli scavi deve essere assicurata in modo da resistere alla spinta del terreno
circostante e da non compromettere la sicurezza di edifici ed impianti posti nelle
vicinanze, nonché delle persone.
Le fronti dei ponteggi verso aree pubbliche vanno chiuse con stuoie o graticci o altro
mezzo idoneo e devono essere provviste di opportune difese di trattenuta, nonché di
idonei strumenti per lo scarico dei materiali, onde evitare la formazione e la
propagazione di polveri.

pag- 32 –
adeguato alle prescrizioni regionali
Comune di Velletri Regolamento Edilizio

Gli angoli sporgenti delle recinzioni o di altre strutture di cantiere devono essere dotati
o dipinti a strisce bianche e rosse riflettenti per tutta la loro altezza e muniti di segnale
illuminato a luce rossa.
Ogni cantiere deve, comunque, essere organizzato, recintato e decorosamente
mantenuto libero da materiali inutili, dannosi o che comunque producano inquinamento
per polveri, cattivi odori, liquami ed altro per tutta la durata dei lavori; deve essere
altresì provvisto di segnalazioni di ingombro e di pericolo diurne (bande bianche e
rosse) e notturne (luci rosse), integrate, ove occorra, da illuminazione stradale e da
dispositivi rifrangenti. Tutte le segnalazioni dovranno essere provvedute, gestite e
mantenute dall'assuntore dei lavori che ne è responsabile.
Il responsabile di cui al comma precedente dovrà inoltre provvedere che l'accesso al
cantiere non costituisca pericolo per la circolazione stradale e comunque per la pubblica
incolumità; in particolare, le porte di accesso al cantiere non devono aprirsi verso
l'esterno e devono rimanere chiuse quando i lavori non sono in corso.
Qualora per qualsiasi ragione i lavori iniziati venissero interrotti, il titolare dell'atto deve
darne immediata comunicazione al Comune, indicando i motivi che hanno determinato
l'interruzione stessa, e adottare le precauzioni necessarie a garantire, durante detta
interruzione, la sicurezza, l'igiene ed il decoro. Della ripresa dei lavori deve essere data
immediata comunicazione al Comune.
Nel caso di interventi prospicienti aree pubbliche, le recinzioni ed i ponteggi, anche
provvisori, dovranno garantire decoro e sicurezza per i cittadini; al fine di salvaguardare
il decoro urbano i ponteggi possono contenere il prospetto o planivolumetria
dell'intervento. È vietato servirsi delle recinzioni per le affissioni pubblicitarie ad
eccezione delle informazioni di carattere tecnico inerente al cantiere.
Per i cantieri ubicati in prossimità di strade urbane ed extraurbane, oltre alle prescrizioni
sopra riportate, devono essere previsti dei dispositivi visivi di segnalazione atti ad
avvisare delle eventuali modifiche della carreggiata stradale e delle conseguenti
limitazioni della velocità di marcia.
Nel caso di lavori estemporanei e/o di breve durata, sono ammesse difese equivalenti
consistenti in un’adeguata vigilanza e/o segnalazione purché siano messe in atto idonee
misure protettive per evitare ogni possibile inconveniente.

20.4. - Documenti da conservare in cantiere

In cantiere devono essere conservati a disposizione delle autorità competenti:


a) la concessione/l'autorizzazione edilizia o la denuncia di inizio attività ed i
relativi elaborati di progetto;
b) nei casi previsti dalle vigenti norme relative a struttura metallica, cemento
armato, normale e precompresso o prefabbricato, copia del progetto strutturale e
della relativa relazione, depositati presso competenti enti;
c) il progetto dell'impianto termico e la documentazione relativa all'isolamento
termico nei casi previsti dalla legislazione vigente;
d) il progetto dell'impianto elettrico e di ascensore con tutta la documentazione in
applicazione della legislazione vigente;
e) ogni ulteriore autorizzazione eventualmente necessaria in relazione alle modalità
del progetto o alle caratteristiche ambientali del luogo dove si interviene incluso
l'obbligo della denuncia di eventuali ritrovamenti archeologici;
f) elaborati relativi alle leggi sulla sicurezza nei cantieri.

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20.5. - Tabella da esporre all'ingresso del cantiere

Il cantiere deve essere provvisto di una tabella decorosa e costruita con materiali
resistenti alle intemperie e di dimensioni adeguate per essere ben visibile dalla pubblica
via con le seguenti indicazioni:
a) del tipo e titolo dell'opera in corso di realizzazione;
b) degli estremi della concessione/autorizzazione edilizia o della data di
presentazione al Comune della denuncia di inizio di attività;
c) dell'inizio e termine dei lavori;
d) del nominativo del titolare della concessione/autorizzazione edilizia ovvero
della denuncia di inizio di attività;
e) dei nominativi del progettista e del direttore dei lavori;
f) dei nominativi degli esecutori e dell'eventuale assistente di cantiere;
g) del nominativo del calcolatore, eventuale, delle opere in cemento armato o
delle strutture;
h) del nominativo del coordinatore per la progettazione e del coordinatore per
l'esecuzione dei lavori, nei casi previsti dalle leggi sulla sicurezza nei
cantieri.
Tale tabella è esente dal pagamento di tasse e diritti comunali.

20.6. - Progettista, direttore dei lavori e costruttore

Il progetto delle opere edilizie deve essere firmato da tecnici a tal fine abilitati:
ingegneri, architetti, geometri, dottori agronomi, periti, ecc. iscritti ai rispettivi albi
professionali e ciascuno nell'ambito delle competenze fissate dalla legislazione.
Il direttore dei lavori e l’assuntore degli stessi, hanno l’onere di prendere completa
conoscenza della concessione/autorizzazione edilizia o della denuncia d’inizio attività e
dei relativi allegati.
Il committente titolare della concessione/autorizzazione edilizia o della denuncia di
inizio attività, il direttore dei lavori e l'assuntore dei lavori sono responsabili di ogni
inosservanza delle norme generali di legge e di regolamento, come delle modalità
esecutive fissate nell'atto amministrativo.

20.7. - Adempimenti inerenti le comunicazioni di inizio e fine lavori - Visite di


controllo

Il titolare della concessione/autorizzazione edilizia o della denuncia d’inizio attività è


tenuto a comunicare al Comune la data d’inizio dei lavori; la comunicazione deve
riportare, oltre alle generalità del titolare anche i nominativi e le qualifiche dei
responsabili della direzione dei lavori e della loro esecuzione, con le relative
sottoscrizioni; l’assuntore può altresì indicare al momento dell’inizio delle opere il
responsabile del cantiere.
L'eventuale sostituzione del direttore e/o dell’assuntore dei lavori e/o del responsabile
del cantiere devono essere immediatamente comunicate per iscritto al Comune,
contestualmente, dal titolare dell'atto amministrativo e dagli interessati. Ai subentranti
incombono le responsabilità per ogni inosservanza delle norme generali di legge e di
regolamento, come delle modalità esecutive fissate nell'atto amministrativo.

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Il mancato rispetto del termine fissato nell'atto per l'inizio dei lavori comporta la
decadenza dell'atto stesso.
Il titolare dell'atto, nei modi previsti dal primo comma del presente articolo, deve
immediatamente comunicare la data di ultimazione dei lavori.
I lavori si considerano ultimati quando l'opera risulta realizzata interamente e
conformemente all'ultimo procedimento amministrativo attivato.
L'assuntore dei lavori deve sempre lasciare libero accesso al cantiere alla Polizia
Municipale, agli incaricati dei Sevizi Tecnici Comunali, al personale addetto dell'ASL,
agli ispettori del lavoro ecc., per i controlli di loro competenza durante l'esecuzione dei
lavori.
21. - COLLAUDI

Tutte le opere soggette alla concessione/autorizzazione o alla relazione di


asseveramento, ove previsto dalle norme vigenti, sono sottoposte a specifici collaudi;
pertanto ultimati i lavori, in riferimento al tipo di opere eseguite, dovranno essere
prodotti i seguenti certificati di collaudo:
a) certificato di collaudo statico per le opere in conglomerato cementizio
armato, normale o precompresso o a struttura metallica, soggette alle
disposizioni della legge 1086/71 ovvero dichiarazione sostitutiva, sottoscritta
da tecnico abilitato, del certificato dell’Ufficio del Genio Civile attestante la
rispondenza delle opere realizzate alla normativa antisismica.
b) certificato di collaudo delle opere di urbanizzazione; le opere e manufatti
relativi alle urbanizzazioni che vengono acquisite al pubblico demanio sono
soggette a collaudo, da eseguirsi a cura del Comune ed a spese del titolare
dell'atto.
c) certificato di collaudo o attestazione di conformità dell’impianto elettrico e
dell’impianto di riscaldamento e/o climatizzazione, dell'impianto per il
trasporto ed utilizzazione del gas effettuato da un tecnico abilitato attestante
la conformità dell’impianto alle vigenti disposizioni;
d) nulla-osta del comando provinciale dei Vigili del Fuoco o dichiarazione
costituente nulla-osta provvisorio ai sensi del D.P.R 37/98, ove prescritto
dalle leggi vigenti;
e) collaudo ISPEL per ascensori e montacarichi;
f) collaudo per impianti di messa a terra.
I certificati di collaudo, nei casi previsti dalle vigenti norme, devono essere depositati in
Comune.

22. - VARIANTI IN CORSO D'OPERA

Alle opere in corso di esecuzione a seguito di concessione/autorizzazione edilizia o di


denuncia d’inizio attività, prima della scadenza dei relativi atti, è ammesso apportare
varianti in corso d’opera con le modalità e procedure conformi al presente Regolamento
ed alle norme vigenti.
Le varianti di cui all’art.15 della legge 47/85, ferme restando le limitazioni e gli
obblighi in esso contenuti, sono ammesse senza preventivo titolo autorizzativo o
adempimenti preliminari.

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Le medesime sono eseguibili sotto la diretta responsabilità del direttore dei lavori,
fermo restando l’obbligo di richiederne l’approvazione o di denunciarle prima della
dichiarazione di ultimazione dei lavori.
In caso di richiesta presentata oltre detto termine si applica la sanzione amministrativa
di L. 1.000.000 (unmilione).
La notifica di accoglimento o di presa d'atto di dette varianti agli interessati, da parte del
Responsabile di procedimento, costituisce la conclusione del procedimento
amministrativo sostituendo ogni provvedimento autorizzativo senza necessità di
ulteriori adempimenti.
Le varianti relative a denuncie di inizio attività possono essere presentate anche
contestualmente all'inoltro del certificato di collaudo finale.
Ferme restando le varianti di cui all’art.15 della legge 47/85, nonché quelle relative a
denuncie di inizio attività, in nessun caso la presentazione di varianti in corso d'opera
che eccedono i limiti di cui sopra, legittima l'esecuzione di opere difformi da quelle
previste nell'atto amministrativo originario.
Dette varianti non potranno essere eseguite prima dell’avvenuto rilascio di un nuovo
provvedimento secondo le procedure di approvazione stabilite per le nuove istanze. Per
le varianti alle concessioni o alle autorizzazioni da effettuarsi con le procedure stabilite
per le denuncie di inizio attività, i relativi lavori non possono essere iniziati prima di 20
giorni dall’avvenuto deposito.
Le determinazioni del Responsabile di procedimento sul progetto di variante o il rilascio
dei relativi atti amministrativi non modificano in alcun modo i termini di validità e di
decadenza previsti per il progetto originario.
I progetti di variante sono ammessi se presentati prima della scadenza della data di
scadenza degli atti originari.

23. - OPERE SOGGETTE A CERTIFICAZIONE DI ABITABILITÀ O


AGIBILITÀ – DOMANDA E DOCUMENTI A CORREDO

Gli edifici di nuova costruzione, ivi compresi gli ampliamenti e le sopraelevazioni,


nonché gli edifici esistenti in cui siano stati eseguiti lavori di ristrutturazione con
cambio di destinazione d’uso o nel caso di lavori di restauro che comportino il rilascio
anche temporaneo dell’immobile da parte dei conduttori, non possono essere occupati
totalmente o parzialmente senza la certificazione di abitabilità per fabbricati ad uso
abitazione o di agibilità per fabbricati destinati ad altro uso.
Il certificato di agibilità per gli edifici destinati ad attività produttive viene rilasciato
limitatamente alle strutture edilizie ed in questo caso, prima della loro effettiva
utilizzazione ad uso produttivo, deve comunque essere acquisito il parere dell’A.S.L.
(punto G dell'art. 20 della L. 833/1978 e dell'art. 48 del D.P.R. 303/1956) per la verifica
di conformità alla normativa igienico-sanitaria oltre che quella sull'igiene e sicurezza
del lavoro rispetto all’attività che effettivamente vi viene esercitata.
La certificazione di abitabilità o agibilità non sostituisce le approvazioni e le
autorizzazioni delle autorità competenti per le costruzioni non destinate alla residenza.
Nel caso di difformità rispetto alla concessione/autorizzazione rilasciata, si applicano le
sanzioni e le procedure previste dal capo I della Legge n. 47/85.
La domanda di abitabilità/agibilità deve essere presentata dal titolare della concessione
edilizia, dopo la comunicazione dell'ultimazione delle opere autorizzate. La domanda,

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indirizzata al Sindaco su apposito modello predisposto dagli uffici comunali, deve


contenere i seguenti elementi:
a) generalità e firma del titolare della concessione;
b) estremi della concessione suddetta;
c) esatta ubicazione ed identificazione catastale dell'opera per la quale si richiede
l'abitabilità o l'agibilità;
d) certificato di collaudo;
e) dichiarazione presentata per l'iscrizione al catasto dell'immobile, con
l'attestazione dell'avvenuta presentazione;
f) dichiarazione del direttore dei lavori che deve certificare, sotto la propria
responsabilità, la conformità rispetto al progetto approvato, l'avvenuta
prosciugatura dei muri e la salubrità degli ambienti;
g) dichiarazione congiunta del progettista, del direttore dei lavori e del costruttore
di conformità relativa al risparmio energetico;
h) certificato di prevenzione incendi o verbale di collaudo rilasciato dal comando
provinciale dei Vigili del Fuoco ove prescritto dalle leggi vigenti;
i) collaudo impianti elettrici ove previsto;
j) dichiarazioni di conformità degli impianti ai sensi della legge 10/91;
k) dichiarazione del direttore dei lavori o, nei casi previsti dalla legge, perizia
giurata che attesti l'esecuzione delle opere nel rispetto delle norme in materia di
abbattimento delle barriere architettoniche.
Il certificato di abitabilità o di agibilità è rilasciato dal Dirigente dell’ufficio
competente, nei tempi e con le modalità previste dall'art. 4 del D.P.R. 22 aprile 1994 n.
425 ed in particolare trascorsi 45 giorni dalla presentazione della domanda completa di
tutti gli allegati previsti sopra e da eventuali ulteriori documenti previsti da norme di
legge, l’abitabilità o agibilità si intende tacitamente rilasciata per silenzio-assenso
qualora il Comune non abbia notificato il diniego o l’interruzione dei termini per
incompletezza della documentazione.
Nei successivi 180 giorni il Comune può disporre un sopralluogo per accertare i
requisiti attestati nella dichiarazione del direttore dei lavori.
Il titolare della concessione, il direttore dei lavori ed il costruttore devono essere
preavvertiti delle visite mediante apposita comunicazione e potranno essere presenti alla
visita di controllo.
In caso di mancanza dei requisiti richiesti, il Dirigente dell’ufficio competente dichiara
la non abitabilità/agibilità dell’immobile e notifica all’interessato le proprie motivate
determinazioni. Tale notifica fa decorrere i tempi per l’eventuale ricorso giurisdizionale.
Dove siano riscontrate false o infedeli attestazioni del direttore dei lavori nella
dichiarazione allegata alla domanda, si procede alla segnalazione all’autorità
giudiziaria.
Su richiesta del titolare della concessione, può essere ammesso il rilascio del certificato
di abitabilità o agibilità limitatamente ad una parte dell’opera, purché le parti comuni o
di interesse generale risultino regolarmente completate.
Il certificato di abitabilità/agibilità deve contenere:
1) le generalità del richiedente;
2) l’esatta ubicazione dell’immobile e la sua identificazione catastale;
3) gli estremi della concessione e delle eventuali varianti;
4) la data del sopraluogo effettuato per l’accertamento della conformità alla
concessione;

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5) la destinazione d’uso dell’immobile.

24. - DICHIARAZIONE DI INABITABILITÀ O INAGIBILITÀ

Nel caso in cui vengano riscontrate gravi carenze igieniche o statiche in fabbricati
esistenti, il responsabile dell’ufficio competente può dichiarare inabitabile o inagibile un
fabbricato o parte di esso.
Tale ordinanza si applica anche in caso di risultanza negativa conseguente
all’effettuazione di controllo a campione e per gravi difformità rispetto a quanto
previsto dal presente regolamento.
Per le abitazioni esistenti la dichiarazione di inabitabilità/agibilità potrà essere emessa
quando ricorra almeno una delle seguenti situazioni:
1) condizioni di degrado delle strutture e degli impianti tali da pregiudicare
l’incolumità degli occupanti;
2) insufficienti requisiti di superficie o di altezza dell’alloggio;
3) insufficienti condizioni di aerazione e di illuminazione;
4) assenza di servizi igienici;
5) mancato allacciamento alla fognatura ove esistente o ad altro idoneo sistema di
trattamento delle acque reflue.

25. - IL LIBRETTO DI GARANZIA

Al fine di verificare la qualità edilizia dei manufatti è istituito il “Libretto di Garanzia”,


che costituisce una sorta di carta d’identità delle unità immobiliari e/o degli edifici, in
cui vengono riportati tutti dati relativi al censimento, la classificazione, le procedure
tecnico amministrative, i collaudi e le certificazioni di garanzia su materiali e tecniche
costruttive, oltre alla certificazione energetica.
Il libretto, il cui modello sarà approvato dall’Amministrazione Comunale con
un’apposita deliberazione, sarà caratterizzato da una parte generale sull’area, sull’intero
edificio con riferimento alle parti di interesse comune e la parte di dettaglio sulle
singole unità immobiliare.
Contestualmente al certificato di abitabilità il titolare della pratica edilizia provvederà a
rimettere al Comune, debitamente compilato il libretto contenente prestazioni e
garanzie, che dovrà riportare, oltre agli altri dati, tutte le verifiche di qualità in
conformità al progetto approvato.
Una volta approvato dall’Amministrazione Comunale il libretto sarà obbligatorio per le
nuove costruzioni e dovrà essere aggiornato per ogni intervento che incida sulla
modifica dei parametri qualitativi e quantitativi. Il Comune al termine dei procedimenti
relativi alle opere di modifica di cui sopra apporrà un visto sui nuovi dati introdotti.
Per gli edifici esistenti il libretto sarà facoltativo, ma si consiglia nei casi di
ristrutturazione complessiva di edifici, nei cambi di destinazione d’uso e
nell’incremento delle unità immobiliari; esso diventerà obbligatorio per gli interventi su
edifici pubblici o a carattere pubblico.
E’ facoltà di ogni singolo cittadino che intervenga, anche con piccole opere, sul
patrimonio esistente di compilare il libretto a propria garanzia della qualità; in tale caso
il Comune fornirà il proprio visto sui dati riportati nel libretto, certificati dall’impresa e
dal direttore lavori.

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26. - MODALITÀ DI PRESENTAZIONE DELLE ISTANZE EDILIZIE -


DOCUMENTAZIONE A CORREDO

26.1. - Prescrizioni di carattere generale

Le istanze edilizie devono essere redatte su carta legale o sugli appositi moduli
gratuitamente forniti dall’Amministrazione Comunale e devono essere presentate
all’Ufficio Protocollo Generale del Comune complete di tutti gli elaborati e
documentazioni previsti dal presente Regolamento.
Dette istanze devono riportare oltre alla specificazione dell'oggetto della domanda,
anche le generalità, il domicilio ed il codice fiscale del proprietario o dell'avente titolo e
del progettista.
Alle domande devono essere allegati il progetto, costituito dagli elaborati prescritti dal
presente Regolamento in funzione di ciascun tipo d’intervento, nonché gli appositi
moduli predisposti dall'Amministrazione Comunale.
Le domande devono essere altresì corredate da tutte le autorizzazioni, nulla-osta e pareri
previsti dalle vigenti disposizioni.
Nei casi previsti dalle vigenti disposizioni normative, se il richiedente non è proprietario
dell'area o del fabbricato, alla domanda dovrà essere allegata la dichiarazione di assenso
del proprietario.
Per gli interventi da eseguire sulle aree e sui fabbricati appartenenti a persone
giuridiche, la domanda di concessione deve essere sottoscritta dall'organo che ha la
legale rappresentanza.
Gli elaborati ed i documenti a corredo delle relazioni di asseveramento ai sensi dell'art.
26 della L. 47/85 nonché quelli a corredo delle denuncie di inizio attività (D.I.A.), sono
riportati in modo schematico negli articoli 16 e seguenti del presente Regolamento.
Detti elaborati e documenti devono essere redatti in conformità ai contenuti di quelli
prescritti dal presente articolo in funzione del tipo e dell'entità di intervento che si
intende eseguire.
I moduli, predisposti dall'Amministrazione Comunale, non possono essere modificati né
nel contenuto né nella forma, possono essere riprodotti fedelmente per mezzo di stampa,
copia fotostatica o qualunque altro mezzo purché ne rimangano inalterati i contenuti e la
forma. Ogni errata o non completa compilazione dei moduli o documenti previsti per la
presentazione delle istanze, comporta la loro sospensione.
L’eventuale sostituzione del direttore o dell’assuntore dei lavori deve essere
immediatamente comunicata per iscritto al Comune, contestualmente, dal titolare
dell'atto e dagli interessati.
Gli atti di cui sopra devono riportare la firma, sin dal momento della presentazione, di
chi ha titolo a presentare l'istanza nonché la firma ed il timbro o il numero di iscrizione
all'albo professionale di un tecnico abilitato alla progettazione del tipo di intervento
ricorrente, il quale se ne assume ogni relativa responsabilità.
I progetti devono contenere tutte le indicazioni e verifiche necessarie per poterne
valutare la conformità al vigente PRG, al presente Regolamento ed alla restante
normativa in materia edilizia ed urbanistica.
La documentazione minima obbligatoria costituente il progetto è determinata dal
presente Regolamento in funzione del tipo di intervento ed è precisata nell’apposito
modello riepilogativo che ne costituisce parte integrante.

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I singoli elaborati, atti o documenti costituenti il progetto devono avere le caratteristiche


di cui ai paragrafi che seguono.

26.2. - Autorizzazioni, nulla-osta, pareri od atti e documenti comunque denominati

Devono essere allegate al progetto, prima del rilascio della concessione edilizia, quando
necessarie in funzione dell’intervento, le seguenti certificazioni, dichiarazioni, nulla-
osta, pareri od atti e documenti comunque denominati:
a) titolo o certificazione di proprietà;
b) relazione asseverata dalla quale risulti la potenzialità edificatoria dei lotti,
verificata attraverso la ricostruzione catastale e dichiarazione di consistenza a
partire dalla data del 3/8/1976 (data di approvazione del PRG vigente) ; ciò nelle
more di approvazione della Variante Generale al PRG adottata con delibera di
C.C. 185 del 29/12/2000 che all’art. 9 prevede la ricostruzione catastale al
1/1/2000;
c) documentazione sulla destinazione d’uso, in atto o passata, nei casi in cui detto
elemento assuma rilevanza al fine di accertare l’ammissibilità dell’intervento
proposto;
d) parere igienico-sanitario rilasciato dalla competente ASL;
e) nulla-osta rilasciato dalla competente Soprintendenza, nel caso di interventi su
immobili vincolati ai sensi dal Decreto Legislativo 490/99 Titolo I° e II°;
f) nulla-osta per gli interventi soggetti al vincolo idrogeologico secondo le
procedure stabilite dalla normativa vigente;
g) ogni altra autorizzazione, nulla-osta, parere od atto e documento comunque
denominato e previsto dal presente Regolamento, dal PRG e dalle norme vigenti.

26.3. - Relazioni e documentazione fotografica

Il progetto deve essere sempre corredato dalla seguente documentazione:


a) relazione tecnico illustrativa contenente l’identificazione dell’immobile,
l’illustrazione del progetto, la dimostrazione di conformità del medesimo al
presente Regolamento, alle prescrizioni del PRG ed alle altre norme in
materia edilizio-urbanistica, gli ulteriori elementi idonei ad illustrare il
progetto anche per quanto attiene i suoi valori formali e di inserimento nel
contesto. La stessa relazione dovrà inoltre contenere le caratteristiche dei
materiali da costruzione utilizzati nell’intervento nonché esaustiva
dimostrazione di conformità alle categorie di intervento secondo le
prescrizioni del PRG; detta dimostrazione deve essere particolarmente
dettagliata in tutti i casi in cui l’intervento riguarda immobili sottoposti a
tutela;
b) documentazione fotografica generale e di dettaglio dell’immobile a colori,
proporzionata alla natura e complessità del medesimo. Per gli interventi di
nuova costruzione o che comunque comportino modificazioni nel rapporto tra
l’edificio e l’intorno, la documentazione fotografica dovrà essere estesa
all’ambiente circostante in modo tale da consentire una corretta valutazione
del progetto in rapporto al contesto. Per gli interventi sul patrimonio edilizio
esistente per i quali sia prescritta l’analisi storico-critico-stilistica, la
documentazione fotografica di dettaglio dovrà essere estesa a tutti gli

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elementi menzionati in detta analisi o comunque significativi ai fini della


valutazione della qualità del progetto;
c) relazione illustrante la conformità del progetto alla normativa vigente in
materia di superamento delle barriere architettoniche, corredata della relativa
documentazione illustrativa.
Quando necessario in funzione dell’intervento proposto, il progetto deve inoltre essere
corredato dalle seguenti ulteriori relazioni:
a) analisi storico-critico-stilistica, con i contenuti di cui al paragrafo 26.4, ogni
qualvolta ciò sia prescritto dal presente Regolamento o dalle N.T.A. del PRG;
b) relazione di carattere geologico e/o geotecnico, a firma di un tecnico a tal fine
abilitato, nei casi in cui sia prescritta dalla normativa vigente in materia,
redatta nelle forme e con i contenuti precisati dalla normativa medesima;
c) relazione idrica dello smaltimento liquami, corredata del relativo schema e
della documentazione illustrativa;
d) ogni altra relazione necessaria in riferimento allo specifico intervento.

26.4. - Analisi storico-critico-stilistica

Le proposte progettuali di Restauro e Risanamento Conservativo dovranno essere


supportate da un’analisi storico-critico-stilistica, costituita da:
a) notizie storiche sull’edificio, con eventuali riferimenti bibliografici, se nel
caso integrati dalle opportune indagini tipologiche stilistiche;
b) analisi dell'evoluzione architettonica ed edilizia della costruzione nonché del
suo uso, con individuazione delle principali fasi di crescita o di
modificazione dell’immobile, corredata, qualora occorra, da idonei schemi
esplicativi;
c) descrizione dello stato attuale con puntuale individuazione:
1) della natura degli elementi costitutivi dell’edificio e del loro valore
storico-artistico, tipologico-documentario o architettonico-ambientale,
con particolare riferimento alla categoria di intervento prevista dalla
presente norma;
2) degli elementi di particolare pregio storico-artistico, anche quando di
carattere non strettamente edilizio;
3) degli eventuali ampliamenti non storicizzati nonché delle alterazioni e
modifiche estranee all’impianto originario non coerenti con l’organismo
edilizio originario;
d) esposizione delle motivazioni e del fine ultimo dell’intervento progettato,
con illustrazione dei criteri di intervento e dimostrazione della sua coerenza
con le risultanze dell’analisi svolta;
e) esposizione dettagliata degli accorgimenti progettuali e/o tecnico-costruttivi
adottati per conservare e valorizzare gli elementi di pregio o comunque da
tutelare.

26.5. - Elaborati relativi allo stato attuale

La rappresentazione grafica dello stato attuale deve avvenire, di norma, mediante i


seguenti elaborati:

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a) estratto del vigente PRG (nonché di quello adottato nel caso di varianti o
strumenti urbanistici in itinere) con l’individuazione dell'immobile oggetto
dell'intervento;
b) estratto di mappa catastale con perimetrazione dell’area interessata
dall’intervento;
c) estratto del Piano Territoriale Paesistico;
d) planimetria in scala 1/500 con indicazione:
1) delle quote planimetriche ed altimetriche sia del lotto interessato che degli
spazi pubblici prospicienti, riferite a punti fissi facilmente identificabili e
stabili nel tempo;
2) delle strade, dei parcheggi, delle linee ferroviarie, degli elettrodotti di alta
tensione, dei corsi d’acqua e di tutti gli altri elementi che possono
condizionare la progettazione ai fini del rispetto delle distanze e delle
altezze (altezze edifici adiacenti, pareti finestrate, cigli stradali e
ferroviari, corsi d’acqua pubblica, servitù pubbliche, ecc.);
3) delle aree a giardino e delle alberature di medio e alto fusto;
e) profili dell’andamento altimetrico dell’edificio rispetto al terreno, alle strade ed
agli edifici circostanti (nel caso di nuove costruzioni o di interventi che
comportino modifica della sagoma dell’edificio);
f) pianta di ogni piano dell’edificio (o dell’unità immobiliare interessata dal
progetto) nella scala minima 1:100, complete di:
1) quote atte ad indicare le dimensioni di ciascun vano e delle aperture di
facciata;
2) indicazione della destinazione di tutti i vani, compresi quelli accessori;
3) indicazione della superficie di ciascun vano abitabile con verifica del
relativo rapporta areo-illuminante;
g) sezioni nella scala minima 1:100, in numero e posizione sufficienti a fornire una
completa rappresentazione altimetrica dell’edificio, o dell’unità immobiliare
interessata dal progetto, con indicazione dell’altezza dell’edificio, dell'altezza
interna netta di ciascun piano nonché delle altezze minima e massima di
eventuali porzioni con copertura inclinata. Nel caso di nuove costruzioni, o di
interventi sul patrimonio edilizio esistente che comportino modifiche della
sagoma dell’edificio, le sezioni dovranno inoltre contenere gli ulteriori elementi
atti a rappresentare compiutamente i rapporti altimetrici con le aree scoperte e
gli edifici contigui. Potrà ammettersi una rappresentazione grafica semplificata
delle sezioni, con la sola indicazione delle altezze interne, nel caso di interventi
sul patrimonio edilizio esistente di modesta entità e riferiti a singole unità
immobiliari, per loro natura non suscettibili di comportare modificazioni della
sagoma;
h) prospetti dell’edificio nella scala minima 1:100, con indicazione dettagliata dei
materiali previsti dal progetto. Nel caso di interventi sul patrimonio edilizio
esistente, potrà omettersi la rappresentazione dei prospetti che non siano
interessati da modifiche. Sempre per detti interventi, quando i medesimi siano di
modesta entità e riferiti a singole unità immobiliari, potrà ammettersi che la
rappresentazione sia limitata alla porzione di prospetto interessata
dall’intervento, fermo restando, in ogni caso, l’obbligo di fornire un’idonea
rappresentazione delle facciate mediante la documentazione fotografica a colori;

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i) eventuali particolari architettonici e decorativi nella scala più idonea alla loro
rappresentazione.

26.6. - Elaborati relativi allo stato di progetto

La rappresentazione grafica dello stato di progetto deve avvenire, di norma, mediante i


seguenti elaborati:
a) planimetria in scala 1/200, riportante la perimetrazione dell’opera progettata e le
distanze della medesima dagli edifici adiacenti, dai confini, dalla viabilità, ecc.,
con indicazione:
1) delle quote planimetriche ed altimetriche sia del lotto interessato che degli
spazi pubblici prospicienti, riferite a punti fissi facilmente identificabili e
stabili nel tempo;
2) delle strade, dei parcheggi, delle linee ferroviarie, degli elettrodotti di alta
tensione, dei corsi d’acqua e di tutti gli altri elementi che possono
condizionare la progettazione ai fini del rispetto delle distanze e delle altezze
(altezze edifici adiacenti, pareti finestrate, cigli stradali e ferroviari, corsi
d’acqua, servitù pubbliche, ecc.);
3) delle aree a giardino e delle alberature di medio e alto fusto;
b) profili dell’andamento altimetrico dell’edificio o parte di esso in progetto
rispetto al terreno, alle strade ed agli edifici circostanti (nel caso di nuove
costruzioni o di interventi che comportino modifica della sagoma dell’edificio);
c) tavola dei valori urbanistici contenente:
1) rappresentazione schematica del terreno, dell’edificio, degli spazi per
parcheggi nonché di ogni altro elemento la cui estensione sia rilevante ai fini
dell’ammissibilità dell’intervento, scomposti in figure geometriche
elementari debitamente quotate;
2) esplicazione analitica dei calcoli per la determinazione dei valori e parametri
urbanistici previsti dal vigente PRG o da altre norme vigenti;
3) comparazione dei valori di progetto con quelli ammessi dal PRG, dal
presente Regolamento o dalle altre norme di riferimento;
d) pianta di ogni piano dell’edificio (o dell’unità immobiliare interessata dal
progetto) nella scala minima 1:100, complete di:
1) quote atte ad indicare le dimensioni di ciascun vano e delle aperture di
facciata;
2) indicazione della destinazione di tutti i vani, compresi quelli accessori;
3) indicazione della superficie di ciascun vano abitabile con verifica del
relativo rapporto areo-illuminante;
e) sezioni nella scala minima 1:100, in numero e posizione sufficienti a fornire una
completa rappresentazione altimetrica dell’edificio, o dell’unità immobiliare
interessata dal progetto, con indicazione dell’altezza dell’edificio, dell'altezza
interna netta di ciascun piano nonché delle altezze minima e massima di
eventuali porzioni con copertura inclinata. Nel caso di nuove costruzioni, o di
interventi sul patrimonio edilizio esistente che comportino modifiche della
sagoma dell’edificio, le sezioni dovranno inoltre contenere gli ulteriori elementi
atti a rappresentare compiutamente i rapporti altimetrici con le aree scoperte e
gli edifici contigui. Potrà ammettersi una rappresentazione grafica semplificata
delle sezioni, con la sola indicazione delle altezze interne, nel caso di interventi

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sul patrimonio edilizio esistente di modesta entità e riferiti a singole unità


immobiliari, per loro natura non suscettibili di comportare modificazioni della
sagoma;
f) prospetti dell’edificio nella scala minima 1:100, con indicazione dettagliata dei
materiali previsti dal progetto. Nel caso di interventi sul patrimonio edilizio
esistente, potrà omettersi la rappresentazione dei prospetti che non siano
interessati da modifiche. Sempre per detti interventi, quando i medesimi siano di
modesta entità e riferiti a singole unità immobiliari, potrà ammettersi che la
rappresentazione sia limitata alla porzione di prospetto interessata
dall’intervento, fermo restando, in ogni caso, l’obbligo di fornire una idonea
rappresentazione delle facciate mediante la documentazione fotografica;
g) eventuali particolari architettonici e decorativi nella scala più idonea alla loro
rappresentazione;
h) progetti delle opere di urbanizzazione primaria, nei casi in cui le medesime siano
mancanti o quando ciò sia prescritto dalle N.T.A. del PRG o dal presente
Regolamento;

26.7. - Elaborati relativi allo stato di sovrapposizione

La rappresentazione grafica dello stato di sovrapposizione deve avvenire, di norma,


mediante i seguenti elaborati:
a) planimetria in scala 1/200 derivante dalla sovrapposizione degli ingombri allo
stato attuale e di progetto, con colorazione convenzionale in giallo e rosso (nel
caso di nuove costruzioni o di interventi che comportino modifica dell’ingombro
planimetrico dell’edificio);
b) profili derivanti dalla sovrapposizione di quelli allo stato attuale e di progetto,
con colorazione convenzionale in giallo e rosso (nel caso di nuove costruzioni o
di interventi che comportino modifica del profilo altimetrico dell’edificio);
c) pianta di ogni piano, derivante dalla sovrapposizione tra quelle allo stato attuale
e di progetto, con colorazione convenzionale in giallo e rosso;
d) sezioni, derivante dalla sovrapposizione tra quelle allo stato attuale e di progetto,
con colorazione convenzionale in giallo e rosso;
e) prospetti, derivanti dalla sovrapposizione tra quelli allo stato attuale e di
progetto, con colorazione convenzionale in giallo e rosso.

26.8. - Ulteriori prescrizioni in merito al progetto

Gli elaborati costituenti il progetto devono essere nel formato "A4" (circa cm. 21x29,7)
o ad esso ridotti mediante piegatura. Essi devono essere prodotti in triplice copia, ad
eccezione di autorizzazioni, nulla-osta, pareri, dichiarazioni, asseveramenti, ecc. nonché
della documentazione fotografica, per i quali sarà sufficiente produrre una sola copia.
Per gli interventi da eseguire sugli immobili soggetti al vincolo di cui agli artt. 2 e 3 del
D.Lgs 490/99 nonché per quelli da effettuare sugli immobili per i quali è prescritto il
rilascio dell’autorizzazione ambientale di cui all’art. 151 del D. Lgs 490/99,
l'esecuzione stessa delle opere resta subordinata ai relativi Nulla Osta.

26.9. - Progetti incompleti

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Qualora il Responsabile del procedimento, nel termine di 15 (quindici) giorni dalla data
di presentazione della domanda, accerti che la documentazione è incompleta o
comunque che la stessa non è sufficiente ai fini dell’esame del progetto, provvederà a
richiedere all’interessato, una sola volta, gli atti o elaborati mancanti.
Nel caso in cui l’interessato non provveda all'integrazione del progetto entro 30 giorni
dal ricevimento della richiesta, si procederà all’archiviazione della pratica.

27. - CONTRIBUTO DI CONCESSIONE

27.1. - Onerosità della concessione edilizia

Il rilascio della concessione edilizia è subordinato alla corresponsione del contributo di


cui agli artt. 3 e 5 L. 10/77 (art.16 del T.U.) ed avviene pertanto a titolo oneroso.
Sono fatti salvi i casi di cui all’art.9 della L. 10/77 ( art. 17 del T.U). e gli altri casi in
cui la legge stabilisca il carattere gratuito della concessione.

27.2. - Contributo commisurato alle opere di urbanizzazione

La quota parte del contributo commisurato all’incidenza delle opere di urbanizzazione si


determina applicando al volume della costruzione (oppure, ove previsto, alla sua SUL)
la tariffa unitaria stabilita, all’attualità, con apposita Deliberazione del Consiglio
Comunale in funzione delle diverse destinazioni d’uso e delle zone territoriali
omogenee di cui al D.M. 1/4/1968 ed in conformità alla L.R. n. 35 del 12/09/1977.

27.3. - Contributo commisurato al costo di costruzione

La quota parte del contributo commisurato al costo di costruzione si determina come


prodotto della superficie complessiva come definito dal presente Regolamento per il
costo unitario di costruzione di cui all’art. 1 del D.M. 10/5/1977 aggiornato, secondo i
nuovi valori di volta in volta disposti dal Ministero dei Lavori Pubblici, con apposita
Delibera del Consiglio Comunale.
Per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente il costo di costruzione di cui al
comma precedente dovrà essere determinato sulla base di apposito computo metrico
estimativo per le quantità deducibili dagli elaborati grafici e con riferimento all’elenco
prezzi unitari della Regione Lazio vigente al momento del rilascio della Concessione
edilizia.

28. - INTERVENTI NON SOGGETTI AD ALCUN TIPO DI


AUTORIZZAZIONE

Fatti salvi gli interventi di manutenzione ordinaria soggetti, ove previsto dal presente
Regolamento, alla sola comunicazione, non sono sottoposti ad alcun tipo di
autorizzazione:
a) quelli di assoluta urgenza e di necessità immediata da eseguire su ordinanza
emanata per la tutela della pubblica incolumità;
b) quelli oggetto di ordinanza emanata per il ripristino di opere abusive;
c) le normali conduzioni agricole, nonché quei modesti lavori relativi alla
sistemazione di spazi verdi;

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d) la messa a dimora di alberature;


e) elementi di arredo da localizzare nelle pertinenze delle costruzioni che non sono
computabili come volume o superficie quali barbecue, cucce per cani di normali
dimensioni, pergolati;
f) pavimentazioni di viali di accesso, marciapiedi ed aree coltivizie aventi una
superficie massima pari a quella del fabbricato esistente ad esclusione delle aree
sottoposte a tutela ambientale ai sensi della normativa vigente.
Tutti gli altri interventi non assimilabili a quelli riportati nel precedente comma
dovranno essere espressamente autorizzati dall'Amministrazione Comunale, in
conformità alle norme vigenti ed alle procedure ivi stabilite, anche se non hanno il
carattere edilizio.

PARTE IV - ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI PREVENTIVI

29. - PIANI ATTUATIVI (PA)

I Piani Attuativi sono lo strumento attuativo del PRG nelle aree appositamente
individuate, nonché in tutti i casi in cui il Piano medesimo sia prescritto o ammesso
dalle Norme Tecniche di Attuazione (N.T.A.) del PRG o dal presente Regolamento.
La presente parte integra i contenuti delle norme tecniche di attuazione (NTA) del
P.R.G. . In caso di contrasto con le N.T.A. prevalgono quest’ultime 12
In attesa della formazione di detti Piani, ove prescritti, non sarà possibile rilasciare
concessioni edilizie per nuove costruzioni, mentre per gli edifici esistenti saranno
consentiti gli interventi ammessi dal PRG o dalla legislazione vigente in materia di
interventi ammissibili in attesa della formazione degli strumenti attuativi .
I PA possono essere sia d’iniziativa pubblica che di iniziativa privata. Il loro contenuto
e le loro modalità di formazione sono definiti dalle leggi nazionali e regionali vigenti in
materia nonché dalle N.T.A. del PRG e dal presente Regolamento.
I PA di iniziativa pubblica o privata comprendono:
a) piani particolareggiati di iniziativa pubblica di cui all’art. 13 della L. 1150/42;
b) piani particolareggiati di iniziativa privata (lottizzazioni convenzionate) di cui
all’art. 28 della L. 1150/42;
c) piani delle aree da destinare ad edilizia economica e popolare (P.E.E.P.) di cui alla
L. 167/62;
d) piani delle aree da destinare agli insediamenti produttivi (P.I.P.) di cui all’art. 27
della L. 865/71;
e) piani di recupero del patrimonio edilizio esistente di cui all’art. 28 della L. 457/78 ;
f) piani di recupero urbano di cui all’art. 11 del D.L. 5 ottobre 1993 n. 398 convertito
nella legge 493/93;
g) programmi integrati di intervento promossi dal Comune ai sensi della L.179/92;
h) ogni altro strumento di iniziativa pubblica o privata che abbia valore di piano
attuativo ai sensi e per gli effetti della legislazione nazionale vigente in materia.
Per i Piani Particolareggiati ed i Piani di Recupero di iniziativa privata valgono le
norme generali di cui ai successivi articoli del presente Regolamento nonché quelle
previste dalle N.T.A. del PRG. Per gli altri strumenti che assumono la qualificazione di

12
Comma aggiunto a seguito delle modifiche ed integrazioni regionali di cui alla nota 1914 del 30/09/02
ai sensi dell’art. 12 Legge 765/67.”

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PA, valgono le specifiche disposizioni della legislazione nazionale e regionale vigente


in materia.

30. - PIANI PARTICOLAREGGIATI DI INIZIATIVA PRIVATA


(LOTTIZZAZIONI)

I Piani Particolareggiati d’iniziativa privata (lottizzazioni) sono obbligatori nelle zone


individuate dal PRG.
Il Comune ha la facoltà di invitare i proprietari degli immobili compresi nei perimetri
fissati a presentare il Piano Particolareggiato. Entro il termine stabilito dal Comune, i
proprietari o gli aventi titolo dovranno predisporre il progetto del Piano nonché lo
schema di convenzione da stipularsi con il Comune, in conformità alle disposizioni del
PRG e del presente Regolamento. Se entro i termini stabiliti i proprietari non
provvedono a presentare il Piano, il Comune prende l'iniziativa per la compilazione
d'ufficio, ai sensi dell'art. 28 della legge 17/8/1942 n. 1150.
L'Amministrazione Comunale si riserva altresì di sospendere ogni decisione relativa
all'eventuale domanda di lottizzazione, qualora la proposta non raggiunga, a giudizio
della stessa Amministrazione, la dimensione di un’unità organica; in tal caso
l'Amministrazione Comunale definisce l'unità organica minima di lottizzazione ed
invita il proponente ad accordarsi con gli altri proprietari interessati per presentare un
progetto unitario. In caso di mancato accordo, l'Amministrazione Comunale potrà
provvedere alla compilazione d'ufficio di un Piano di lottizzazione. Il Piano compilato
d'ufficio, una volta approvato, è notificato in via amministrativa ai proprietari delle aree
comprese nel Piano con invito a dichiarare, entro 30 giorni dalla notifica, l'accettazione
e la volontà di attuarlo. Nel caso che i proprietari non dichiarino di accettare ed attuare
il piano di lottizzazione, il Comune ha facoltà di procedere all'espropriazione delle aree.
Le spese di progettazione per i Piani compilati d'ufficio sono a carico dei proprietari
delle aree interessate.
Le disposizioni di cui ai precedenti commi sono applicabili anche nei casi in cui i
proprietari, pur avendo dichiarato di aderire, non presentino il piano di lottizzazione nel
termine assegnato o lo presentino incompleto, oppure lo presentino con prescrizioni
difformi rispetto alle norme del presente Regolamento e delle N.T.A. del PRG.

31. - PIANI DI RECUPERO DI INIZIATIVA PRIVATA

I Piani di Recupero di iniziativa privata sono ammessi nelle zone di recupero di cui
all’art. 27 della L. 457/78 nonché in tutti i casi in cui il Piano medesimo sia prescritto o
ammesso dalle N.T.A. del PRG, dal presente Regolamento o in generale dalle norme
vigenti in materia.
All’interno delle zone di recupero vengono individuati gli immobili, i complessi edilizi,
gli isolati e le aree per i quali il rilascio della concessione è subordinato alla formazione
del Piano di Recupero. Detta deliberazione può anche essere contestuale a quella di
adozione del Piano di Recupero.
I Piani di Recupero possono essere presentati dai proprietari di singoli immobili o
complessi immobiliari, compresi nelle zone di recupero, rappresentanti in base
all’imponibile catastale almeno il 75% degli immobili interessati. Il limite minimo non
può essere inferiore alla particella catastale od all'unità tipologica di base.

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32. - ELABORATI DEI PIANI ATTUATIVI

I PA, ad eccezione dei Piani di Recupero, sono costituiti dai seguenti elaborati:
a) estratto dello strumento urbanistico vigente (nonché di quello adottato nel caso di
varianti o strumenti urbanistici in itinere) con individuazione della zona soggetta al
PA;
b) estratto aggiornato di mappa catastale con individuazione della zona soggetta al PA
ed allegato elenco delle proprietà, superficie delle relative particelle o porzioni di
esse;
c) estratto di cartografia in scala 1:5000 o 1:10000 (formato A3 o A4) che localizzi
l'ambito sottoposto a Piano Attuativo;
d) Norme Tecniche di Attuazione e vincoli relativi alla zona;
e) relazione tecnica illustrativa;
f) indagini geologico-tecniche di supporto al PA così come previste dalla normativa e
dalle deliberazioni regionali vigenti;
g) rilievo quotato degli edifici esistenti e dei terreni, con indicazione delle alberature e
degli altri elementi significativi nella scala più idonea in relazione alla dimensione e
natura dell’intervento;
h) documentazione fotografica con indicazione dei relativi punti di vista;
i) progetto planivolumetrico, nel rapporto 1:500 o 1:200, costituito da planimetrie
quotate riportanti la delimitazione dell'area soggetta al PA, la forma e dimensione
dei lotti o delle aree di edificazione con indicazione degli allineamenti, delle
distanze tra i vari edifici e dai confini, delle destinazioni d’uso, degli spazi pubblici
e di uso pubblico, ecc.;
j) tavola urbanistica corredata dalla tabella contenente parametri urbanistici/edilizi del
PA (altezza degli edifici, computo delle aree pubbliche e di uso pubblico, delle
superfici coperte, delle superfici utili lorde, ecc., suddivise per usi) e dai confronti
dei dati suddetti con le prescrizioni del PRG e del presente Regolamento;
k) gli elaborati illustranti le opere di urbanizzazione primaria costituiti da planimetrie
quotate riportanti il tracciato delle strade ed i relativi profili longitudinali, con
indicazione degli impianti di fognatura, di illuminazione pubblica con ubicazione
delle eventuali cabine, di acquedotto, per il gas, telefono e quant'altro previsto nel
PA quali opere di urbanizzazione primaria con eventuali particolari costruttivi
relativi ai muri di sostegno e ad altre opere, marciapiedi, fognature, impianti di
illuminazione, ecc.;
l) planimetria quotata nel rapporto 1:500 o 1:200 delle strade, delle piazze e degli altri
spazi pubblici (verde e parcheggi), nonché delle altre aree pubbliche e di uso
pubblico, corredata dal computo delle superfici che dovranno essere cedute al
Comune;
m) rappresentazione grafica in sovrapposizione del nuovo PA su rilievo
aereofotogrammetrico;
n) eventuale ulteriore documentazione necessaria in relazione allo specifico intervento;
o) computo metrico estimativo di massima relativo ai lavori per l'esecuzione di tutte le
opere di urbanizzazione primaria occorrenti;
p) schema di Convenzione.

33. - ELABORATI DEI PIANI DI RECUPERO DI INIZIATIVA PRIVATA

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Il Piano di Recupero di iniziativa privata è costituito dai seguenti elaborati:


a) estratto dello strumento urbanistico vigente (nonché di quello adottato nel caso
di varianti o strumenti urbanistici in itinere) con individuazione della zona
soggetta al Piano di Recupero;
b) estratto aggiornato di mappa catastale con individuazione della zona soggetta al
Piano di Recupero, allegato elenco dei proprietari e piano particellare delle
proprietà da espropriare o sottoposte a particolari vincoli;
c) estratto di cartografia in scala 1:5000 o 1:10000 (formato A3 o A4) che localizzi
l'ambito sottoposto al Piano di Recupero;
d) Norme Tecniche di Attuazione e vincoli relativi alla zona;
e) relazione tecnica illustrativa contenente in particolare:
1) gli obbiettivi del Piano e delle modalità di attuazione;
2) indicazione delle categorie di intervento previste;
3) individuazione dei soggetti operatori;
4) le linee essenziali delle Norme Tecniche di Attuazione;
5) descrizione storica, fisica, sociale e patrimoniale degli immobili assoggettati
al Piano, con analisi storico-critico-stilistica degli edifici e dei tessuti redatta
in forma particolarmente dettagliata ed approfondita nel caso degli immobili
sottoposti a vincolo di cui al decreto legislativo 490/99 Titolo I°;
6) indagini geologico-tecniche di supporto al Piano di Recupero così come
previste dalla normativa e dalle deliberazioni regionali vigenti;
f) rilievo quotato degli edifici esistenti e dei terreni, con indicazione delle
alberature e degli altri elementi significativi nella scala più idonea in relazione
alla dimensione e natura dell’intervento;
g) planimetria in scala 1:500, con eventuali approfondimenti in scala 1:200,
indicante lo stato attuale delle funzioni e le carenze igienico-sanitarie, strutturali
e tecnologiche;
h) documentazione fotografica con indicazione dei relativi punti di vista;
i) progetto planivolumetrico nel rapporto 1:500 o 1:200 costituito da planimetrie,
sezioni e profili, con indicazione degli edifici di cui si prevede il mantenimento,
di quelli di cui si prevede la demolizione e ricostruzione e l’eventuale
indicazione di quelli di nuova costruzione. Il progetto comprenderà planimetrie
in scala adeguata con indicazione delle unità minime di intervento, delle nuove
unità abitative e funzionali, delle destinazioni d’uso, degli spazi pubblici e di uso
pubblico, ecc.;
j) tavola urbanistica corredata dalla tabella contenente parametri urbanistici/edilizi
del Piano di Recupero (altezza degli edifici, computo delle aree pubbliche e di
uso pubblico, delle superfici coperte, delle superfici utili lorde, ecc., suddivise
per usi) e dai confronti dei dati suddetti con le prescrizioni del PRG e del
presente Regolamento;
k) planimetria quotata nel rapporto 1:500 o 1:200 delle strade, delle piazze e degli
altri spazi pubblici (verde e parcheggi), nonché delle altre aree pubbliche e di
uso pubblico, corredata dal computo delle superfici che dovranno essere cedute
al Comune;
l) rappresentazione grafica in sovrapposizione del nuovo PA su rilievo
aereofotogrammetrico;
m) eventuale ulteriore documentazione necessaria in relazione allo specifico
intervento;

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n) eventuale relazione di previsione delle spese occorrenti per l’eventuale


acquisizione di aree, immobili o porzioni di essi e per le sistemazioni necessarie
per l’attuazione del Piano;
o) computo metrico estimativo di massima relativo ai lavori per l'esecuzione di
tutte le opere di urbanizzazione primaria occorrenti;
p) schema di convenzione con i progetti di massima delle opere di urbanizzazione
primaria e secondaria, qualora occorrenti.
Nel caso di degrado ambientale per la presenza di fenomeni di dissesto idrogeologico, la
relazione tecnica dovrà essere corredata da una perizia tecnica a firma di geologo
abilitato all’esercizio professionale e dal progetto di massima degli interventi di
consolidamento.

34. - PROCEDURA DI APPROVAZIONE DEI PIANI ATTUATIVI

I Piani Attuativi (PA), su richiesta del proprietario o dei proprietari interessati, sono
approvati dall'Organo competente del Comune, previo parere della Commissione
Edilizia.
La domanda di approvazione del PA, redatta su carta bollata, deve essere indirizzata al
Sindaco e deve contenere le generalità, la firma ed il codice fiscale del richiedente o dei
richiedenti e del progettista. La domanda deve contenere inoltre il titolo che legittima il
richiedente o i richiedenti a presentare l'istanza.
Alla domanda devono essere allegati gli elaborati indicati nel presente Regolamento e
ciascuna tavola od elaborato deve contenere l'oggetto dell'intervento, la firma del
richiedente, la firma del progettista, con recapito, indicazione del Codice Fiscale ed il
timbro con il numero d’iscrizione all'Albo Professionale del medesimo.
Il progetto del PA è istruito dai competenti Uffici Comunali e quindi sottoposto al
parere della Commissione Edilizia. Quando la proposta del PA presenti difformità
rispetto alle norme previste per la zona dal PRG, il Dirigente del Settore competente,
sentito il parere della Commissione Edilizia, respinge la domanda dandone
comunicazione all'interessato; in caso di conformità, la proposta del PA viene
sottoposta, unitamente allo schema di Convenzione, all’esame dell'Organo competente
del Comune.
Il PA è adottato, pubblicato ed approvato definitivamente secondo le procedure stabilite
dalla normativa vigente. Ad approvazione avvenuta è reso esecutivo nei modi di legge e
si procede alla stipula della convenzione che viene registrata e trascritta a cura e spese
del richiedente.
Il Dirigente del servizio, quindi, rilascia l'autorizzazione per l'attuazione del PA
corredata da una copia dei documenti di progetto, notificandola in via amministrativa al
proprietario.

35. - CONVENZIONI

L'efficacia dei PA di iniziativa privata è subordinata alla stipula, fra il Comune ed il


proprietario interessato, di una convenzione da trascrivere nei registri immobiliari a cura
e spese del richiedente, con la quale siano previsti:

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a) la cessione gratuita, entro i termini stabiliti, delle aree necessarie per le opere di
urbanizzazione primaria e secondaria nel rispetto delle quantità minime fissate
dal PRG;
b) la realizzazione a carico del proprietario di tutte le opere di urbanizzazione
primaria inerenti il PA, comprese quelle relative alle opere di allacciamento ai
pubblici servizi e di adeguamento degli stessi; i progetti esecutivi delle opere da
eseguire e le modalità di controllo sulla loro esecuzione, nonché i criteri e le
modalità per il loro trasferimento al Comune;
c) gli elementi progettuali di massima delle opere di urbanizzazione secondaria da
realizzare, la suddivisione in lotti delle aree edificabili, le caratteristiche
costruttive e tipologiche degli edifici da realizzare e le relative destinazioni
d’uso;
d) l’assunzione, a carico del proprietario, della quota di oneri relativi alle opere di
urbanizzazione secondaria, proporzionali all'entità degli insediamenti secondo
quanto stabilito dalle tabelle parametriche regionali;
e) l’assunzione, a carico del proprietario, degli oneri di manutenzione di tutti gli
spazi pubblici e di uso pubblico, fino alla loro cessione al Comune;
f) il termine, non superiore a dieci anni, entro il quale deve essere ultimata
l'esecuzione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria del PA;
g) congrue garanzie finanziarie vincolate a favore del Comune per l’adempimento
degli obblighi derivanti dalla convenzione per un valore pari al costo presunto
delle opere di urbanizzazione incrementato almeno del 20% e comunque non
inferiore all'ammontare presunto degli oneri di urbanizzazione;
h) l'eventuale rimborso delle spese di progettazione per la lottizzazione compilata
d'ufficio;
i) le sanzioni convenzionali a carico dei proprietari per l’inosservanza degli
obblighi stabiliti nella Convenzione;
j) l'obbligo di collaudo in corso d'opera per le opere di urbanizzazione con incarico
affidato da parte dell'Amministrazione Comunale ad un tecnico abilitato ed a
spese degli interessati.
Lo schema di Convenzione deve essere approvato dall'Organo competente del Comune,
nei modi e forme di legge, ai fini del rilascio della prescritta autorizzazione.
La stipula della suddetta Convenzione non esclude e non limita le potestà
amministrative previste dalla legge anche in materia urbanistica ed anche per la
realizzazione di opere pubbliche. La convenzione può prevedere la cessione gratuita al
Comune anche di aree da destinare ad attrezzature pubbliche.
Il Comune può convenire che, in luogo della cessione di aree per l'urbanizzazione
secondaria, il proprietario versi una somma corrispondente al valore della quota a suo
carico delle aree stesse, in tutti quei casi in cui l'area oggetto dell'intervento non
comprenda spazi destinati ad opere di urbanizzazione secondaria; in tal caso il valore
delle aree sarà calcolato ai sensi della vigente normativa di espropriazione.
Ugualmente può convenire che, in luogo della cessione di aree per singole opere,
vengano cedute integralmente, per la quota corrispondente, le aree occorrenti per una o
alcune soltanto di tali opere.
Nel caso di cui al comma precedente, il proprietario deve versare la somma
corrispondente alla quota degli oneri per le opere di urbanizzazione secondaria oppure
la somma corrispondente alla quota parte degli oneri per le opere necessarie ad
allacciare la zona ai pubblici servizi.

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Al momento del rilascio delle singole concessioni edilizie, il richiedente dovrà versare
gli oneri previsti dalla vigente normativa ai sensi dell'art. 3 della legge 28.1.1977 n. 10.
Avrà peraltro diritto allo scomputo totale o parziale degli oneri di urbanizzazione
primaria, in dipendenza delle opere eseguite direttamente.

36. - PENALITÀ PER INADEMPIENZA E SVINCOLO DELLE CAUZIONI

Qualora, scaduto il termine di validità dell'autorizzazione per l'attuazione del PA, le


opere di urbanizzazione complessivamente eseguite risultino inferiori dell'80% di quelle
complessivamente previste, il proprietario perde il diritto alla restituzione della
cauzione.
Lo svincolo parziale della cauzione può avvenire su autorizzazione del Dirigente del
Settore competente e nella misura del 50% solo dopo il favorevole collaudo di almeno
l'80% del totale delle opere di urbanizzazione convenzionate, collaudo da effettuarsi a
cura e spese del richiedente.
Il restante 50% della cauzione viene svincolato, sempre su autorizzazione del Dirigente,
a totale ultimazione e favorevole collaudo di tutte le opere previste.

37. - OPERE DI URBANIZZAZIONE

Le opere di “urbanizzazione primaria” sono: strade, spazi di sosta e parcheggio,


fognature, rete idrica, rete di distribuzione dell'energia elettrica, del gas e del telefono,
pubblica illuminazione, spazi di verde attrezzato.
Le opere di “urbanizzazione secondaria” sono: asili nido e scuole materne, scuole
dell'obbligo, mercati di quartiere, centri sociali, delegazioni comunali, chiese ed altri
servizi religiosi, impianti sportivi di quartiere, centri sociali ed attrezzature culturali e
sanitarie, aree verdi di quartiere.
Le opere per gli “allacciamenti ai pubblici servizi” sono: i condotti di fognatura,
l'adduzione idrica e di gas, la luce elettrica, le attrezzature viarie e di collegamento con
la città o le zone già urbanizzate, ecc.

PARTE V - VIGILANZA E SANZIONI

38. - COMPETENZA ED ATTRIBUZIONI

38.1 Criteri generali

Il Sindaco esercita la vigilanza sull’attività edilizio-urbanistica nel territorio comunale


tramite gli uffici a ciò preposti per assicurare la rispondenza alle norme di legge e di
regolamento, alle prescrizioni degli strumenti urbanistici ed alle modalità esecutive
fissate dalla concessione o autorizzazione edilizia.
Gli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria, ove nei luoghi in cui vengono realizzate le
opere non sia esibita la concessione ovvero non sia stato esposto il prescritto cartello
ovvero in tutti gli altri casi di violazione urbanistica-edilizia, ne danno immediata
comunicazione all’autorità giudiziaria, alla Prefettura di Roma, al Sindaco, ed al
Dirigente dell’ufficio competente il quale dispone gli atti conseguenti.

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Qualora si tratti di aree assoggettate a vincoli di natura sovracomunale la


comunicazione di cui al comma precedente dovrà essere trasmessa anche alle rispettive
amministrazioni competenti.
Il Dirigente dell’ufficio competente, quando sia stato accertato l’inizio di opere eseguite
senza titolo o l’inosservanza delle norme, prescrizioni e modalità di cui al primo
comma, ordina l’immediata sospensione dei lavori che ha effetto fino al provvedimento
definitivo di cui agli articoli 7 e successivi della legge 28/2/1985 n. 47.

38.2 - Accertamento di conformità di cui all’art. 13 della L. 47/85

Le opere edilizie eseguite in assenza di concessione, in totale difformità dalla medesima


o comunque con difformità che eccedano i limiti delle varianti di cui all’art. 15 della L.
47/85 e D.I.A., possono costituire oggetto di accertamento di conformità, ai sensi e per
gli effetti dell’art. 13 della L. 47/85.
Per i fini di cui al comma precedente si applicano le disposizioni di cui al richiamato art.
13 della L. 47/85.
La stessa procedura è applicabile nel caso di opere soggette a semplice autorizzazione
edilizia, quando eseguite in assenza della medesima.
La medesima procedura è inoltre applicabile nel caso di opere soggette al deposito di
D.I.A. quando vengano eseguite in assenza della medesima e sempre che la denuncia
non venga depositata prima dell’ultimazione dei lavori (nel qual caso trova applicazione
la sanzione minima di cui all’art. 4, comma 13, della L. 493/93 come modificato
dall’art. 2 comma 60 della L.662/96).
Per le opere non sanabili con la procedura di cui ai commi precedenti, trovano
applicazione le sanzioni e procedure previste dalla L. 47/85 (per quanto attiene le opere
in assenza di autorizzazione o concessione edilizia) e dalla L. 493/93 come modificata
dalla L. 662/96 (per quanto attiene le opere in assenza di D.I.A.).

TITOLO II - QUALITÀ EDILIZIA ED AMBIENTALE

PARTE I - REQUISITI SPAZIALI

39. - DIMENSIONAMENTO DEI LOCALI

I requisiti dimensionali di locali ed alloggi dovranno garantire che gli stessi consentano
un buon livello di comfort abitativo, in relazione a spazi, volume d'aria, arredabilità,
fruibilità e sicurezza.
Indifferentemente dalla dimensione, in ciascuna unità immobiliare devono essere
assicurati alcuni servizi minimi che possono venire ampliati in relazione all'uso ed al
numero dei possibili utenti. All'interno delle unità immobiliari potrà essere consentita la
realizzazione di soppalchi solo se questi non riducono in maniera considerevole i
requisiti di vivibilità degli ambienti in cui si inseriscono e con i criteri indicati dal
presente Regolamento Edilizio.

40. - CLASSIFICAZIONE DEI LOCALI

I locali vengono compresi in due categorie:


a. locali abitativi od agibili;

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b. locali accessori o di servizio.


Sono locali “abitabili od agibili” quelli in cui si svolge la vita, la presenza o l'attività
delle persone.
Si individuano quattro categorie di tali locali:
a.1) soggiorni, sale da pranzo, cucine, camere da letto, cucine di superficie inferiori a
mq. 9, posti di cottura ;
a.2) studi professionali ( studi tecnici, studi medici, studi notarili e simili);
a.3) uffici pubblici, sale di lettura, negozi di vendita, sale di esposizione, sale di
riunione, sale da gioco, di ristorazione, gabinetti medici, banche, istituti di credito;
a.4) laboratori tecnico-scientifici, officine meccaniche, laboratori industriali di
montaggio e relative attività di lavoro, cucine collettive, lavanderie, parti di
autorimesse non destinate al solo posteggio delle autovetture dove vengono
effettuate riparazioni, lavaggi, controlli e vendite, magazzini, depositi od archivi
dove la permanenza delle persone è prolungata oltre le operazioni di carico,
scarico e pulizia, locali diversi dalle categorie a.1) e a.2) e riconoscibili nella
categoria a.3).
Sono locali “accessori o di servizio” quelli nei quali la permanenza delle persone è
limitata nel tempo e dedicata a ben definibili operazioni.
Si individuano tre categorie di tali locali:
b.1) servizi igienici e bagni;
b.2) magazzini o depositi dove la permanenza non è prolungata oltre le operazioni di
carico, scarico e pulizie, parti di autorimesse rientranti nella categoria a.3), garages
e simili, locali per macchinari che necessitano di scarsa sorveglianza, lavanderie e
stenditoi, stalle, porcili, annessi agricoli, locali diversi dalle categorie b.1) ed b.2)
e non riconducibili nella categoria b.3);
b.3) ripostigli, locali macchine con funzionamento automatico, vani scala.

41. - CARATTERISTICHE DEI LOCALI ABITABILI OD AGIBILI

I locali di cui all’articolo precedente di categoria a) non possono misurare meno di:
- mq. 14, se si tratta di soggiorni o di camera da letto per due (o più) persone;
- mq. 9, se si tratta di camere da letto singole; ogni alloggio deve essere dotato di un
locale di almeno 14 mq.
L'altezza minima dei locali di categoria a.1) , a.2) ed a.3) è di m. 2,70; quella di
categoria a.4) m. 3,00; quella dei locali di categoria b.1), b.2) e b.3) è di m. 2,40.
All’altezza minima, come precedente definita, è ammessa deroga, limitatamente agli
interventi di ristrutturazione edilizia, qualora l’intervento preveda la realizzazione di
sistemi di climatizzazione e previa acquisizione del parere della competente ASL.
Per i locali abitabili sottotetto a copertura inclinata, l'altezza media deve essere di m.
2,70 con minimo tra pavimento finito e intradosso del solaio o dell’orditura minuta del
tetto di ml. 1,70.
Per ogni abitante, in un alloggio, deve essere assicurata una superficie abitabile, esclusi
gli accessori, non inferiore a mq. 14 per i primi quattro abitanti e di mq. 10 per ciascuno
dei successivi.
Il lato minore delle camere da letto e dei soggiorni non può essere inferiore a m. 2,5.
I locali abitabili o agibili, ivi compresi i monolocali, devono essere provvisti di finestra
apribile all'esterno.

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L'alloggio monovano, per una persona, deve avere una superficie, comprensiva dei
servizi igienici non inferiore a mq. 28 e non inferiore a mq. 38 se per due persone.
La superficie finestrata apribile non dovrà essere inferiore ad 1/8 della superficie
del pavimento 13

41.1. - Caratteristiche delle cucine

Ogni appartamento o monolocale ad uso abitazione deve comprendere un locale di


almeno 9 mq. di superficie adibito a cucina.
Sono consentite cucine di dimensioni inferiori, purché abbiano accesso diretto da locali
di soggiorno di superficie di almeno mq. 14.
La superficie di tali cucine non deve essere inferiore a mq. 5 con finestrature non
inferiore a mq. 1. Sono consentite inoltre nicchie prive di illuminazione ed aerazione
diretta, se collegate mediante aperture senza infisso, di almeno 4 mq. al locale
soggiorno della superficie di almeno 14 mq. , purché la nicchia sia dotata di idonea
canna fumaria munita di estrattore elettromeccanico.
In tali casi l'illuminazione e la ventilazione naturali dovranno essere commisurate alla
somma delle superfici del locale abitabile e della cucina in nicchia.

41.2. - Caratteristiche degli impianti igienici

Ogni nuovo alloggio destinato ad uso di abitazione deve essere fornito di almeno un
servizio igienico completo di tazza w.c., lavabo, bidet, vasca o doccia.
Tutti i nuovi locali destinati ad attività di vario genere con permanenza di persone
(negozi, uffici, studi professionali, bar, altri esercizi pubblici) devono essere provvisti
almeno di un gabinetto ed un lavabo a suo servizio esclusivo.
Per la ristrutturazione dei suddetti locali esistenti si richiede un adeguamento e quando
questo risulti impossibile un miglioramento igienico; qualora negli esercizi pubblici si
preparano alimenti è obbligatorio un servizio ad uso esclusivo degli addetti e si
dovranno rispettare le normative specifiche di settore approvate dal comune
(Regolamento per l’igiene degli alimenti).
Ogni immobile destinato ad attività produttiva deve avere un sufficiente numero di
servizi igienici (W.C., lavabi, docce) in funzione del numero dei dipendenti e
dell'attività svolta, secondo il D.P.R. n. 303/1956.
E' vietato l'accesso diretto ai servizi dai locali adibiti a cucina, nonché dai locali
destinati alla produzione, deposito e vendita di sostanze alimentari o bevande.
Le stanze da bagno nelle unità abitative non possono avere accesso dalle stanze da
soggiorno, da pranzo, cucine e camere da letto se non attraverso disimpegno, salvo il
caso di unità edilizia con più servizi igienici, in cui è ammesso l'accesso diretto dalle
camere da letto purché almeno uno dei servizi sia disimpegnato. E' in ogni caso vietato
l'accesso dalla cucina, dalla stanza da pranzo e soggiorno.
I servizi igienici devono avere superficie di almeno mq. 2, con lato minore di almeno
1,00 m. ed altezza di almeno m. 2,40. Il pavimento deve essere di materiale liscio,
impermeabile e facilmente lavabile; le pareti rivestite di materiale impermeabile fino ad
un'altezza di 1,50 m.

13
Comma aggiunto a seguito delle modifiche ed integrazioni regionali di cui alla nota 1914 del 30/09/02
ai sensi dell’art. 12 Legge 765/67

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Le aperture di illuminazione e ventilazione devono comunicare direttamente ed


esclusivamente con l'esterno dell'edificio e mai con ambienti di abitazione, cucine, scale
e passaggi interni e devono essere fornite di finestre apribili all'esterno della misura non
inferiore a mq. 0,60, per ogni servizio, per il ricambio dell'aria.
Per i servizi igienici posti negli spazi interni degli edifici, senza possibilità di aperture
verso l'esterno, deve essere assicurata la ventilazione tramite una canna di aspirazione
del diametro minimo di cm. 12, attivata con elettro-ventilatore e sfociante direttamente
all’esterno del fabbricato.
Tale aspirazione forzata deve assicurare un coefficiente di ricambio minimo di 6
volumi/ora se in espulsione continua, ovvero di 12 volumi/ora se in aspirazione forzata
intermittente a comando automatico adeguatamente temporizzato per assicurare almeno
tre ricambi per ogni utilizzazione dell'ambiente.
Ogni accessorio igienico (tazza, lavabo, vasca, doccia, bidet, ecc.) deve essere di
materiale resistente e impermeabile. Le tazze-w.c. devono essere fornite di apparecchi
per cacciata d'acqua di portata non inferiore a litri otto, salvo l'adozione del lavaggio su
velo d'acqua continuo per orinatoi.
Tutti i tubi di scarico dei vasi di latrina, lavabi, acquai ecc. devono essere forniti di
sifone idraulico, ad evitare esalazioni moleste. La camera del sifone di ciascun w.c.
deve essere ventilata mediante conduttura di aerazione diversa da quella di scarico e
comunicante con una conduttura verticale di aerazione sfociante in alto sul tetto del
fabbricato. Quando non vi sia la possibilità di allacciamento a gravità, si può adottare un
sistema di tipo in pressione, previo parere dei competenti servizi A.S.L.
41.3. - Caratteristiche delle scale

Le scale che collegano più di due piani (compreso il piano terreno) debbono essere
arieggiate e illuminate direttamente dall'esterno a mezzo di finestre a ciascun piano e di
superficie libera non inferiore a mq. 1 . Eccezionalmente potrà essere consentita l’aero-
illuminazione dall'alto con lucernario, la cui apertura di ventilazione sia pari a mq. 0,40
per ogni piano servito, compreso quello terreno. Gli infissi delle aperture di ventilazione
debbono essere agevolmente apribili.
Oltre alle norme del precedente comma dovranno essere rispettate le seguenti
prescrizioni:
- i vetri che costituiscono parete nel vano scala, devono essere adeguatamente protetti
od essere di materiale tale da non costituire pericolo per l'incolumità delle persone;
- nei vani scala è fatto assoluto divieto di realizzare l'apertura di finestre per l'aerazione
dei locali contigui.
Le scale devono essere agevoli e sicure sia alla salita che alla discesa, essere sempre
dotate di corrimano ad una altezza non inferiore a mt. 1,00; in corrispondenza delle
interruzioni dei corrimano, questo deve essere prolungato di 30 cm. oltre il primo e
l'ultimo gradino.
Il parapetto che costituisce la difesa verso il vuoto deve avere un'altezza minima di 100
cm., essere inattraversabile da una sfera di diametro di 10 cm. e non consentire
l'arrampicamento.
E' vietata l'apertura delle porte in adiacenza al gradino della rampa e comunque la
distanza fra i punti più vicini fra il primo gradino delle rampe in discesa e la soglia del
vano-porta non potrà essere inferiore a m. 0,60.
La larghezza della rampa e dei pianerottoli deve essere commisurata al numero dei
piani, degli alloggi e degli utenti serviti, comunque non deve essere inferiore a mt. 1,20.

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Nei casi di scale interne che collegano locali di abitazioni, o che collegano vani abitativi
con cantine, sottotetti, ecc., può essere consentita una larghezza di rampa inferiore a m.
1,20 ma non minore di m. 0,60.
I gradini delle scale devono avere le seguenti misure:
- alzata minima 15 cm., massima cm. 18; solo per casi particolari o comunque solo per
progetti di ristrutturazione è consentita un'altezza diversa;
- pedata di larghezza tale che la somma di essa con due alzate sia di cm. 62 - 64.
Per il collegamento di più alloggi, le scale devono essere interrotte almeno ogni dieci
alzate con idonei pianerottoli che per le nuove costruzioni non devono essere inferiori a
m. 1,20 x m. 1,20.
In nuovi edifici unifamiliari la larghezza minima delle scale può ridursi a m. 0,80 e
possono anche essere senza presa diretta di aria e luce, purché a giorno all'interno di
altri locali abitabili sufficientemente areati ed illuminati.
Sono ammissibili le scale a chiocciola come collegamento tra vani abitativi con altri
vani accessori, purché abbiano un'apertura (diametro) minima totale non inferiore a m.
1,20.
Nelle nuove costruzioni la scala d’accesso all'alloggio, se unica, deve essere coperta.
Le presenti disposizioni non si applicano alle scale in aggiunta a quelle principali od a
scale occasionali per accedere a soffitte, tetti, scantinati o simili.

41.4. - Caratteristiche dei locali accessori o di servizio

I corridoi ed i disimpegni devono avere il lato inferiore non minore a 1 m. ed altezza


non inferiore a 2,40 m.
Nei corridoi e nei disimpegni, che abbiano lunghezza superiore a m. 10 o superficie non
inferiore a mq. 20, non aperti su locali abitabili, deve essere assicurata una aerazione
naturale mediante una apertura di adeguate dimensioni o alternativamente una
ventilazione forzata almeno per il periodo d'uso, che assicuri il ricambio e la purezza
dell'aria.
I ripostigli sono ammessi anche con ricambio d'aria solo dall'interno.
I locali macchine con funzionamento automatico possono essere senza luce ed aria
diretta, purché rispettanti le norme antinfortunistiche.

42. - REQUISITI MINIMI DI LOCALI PARTICOLARI: INTERRATI,


SEMINTERRATI, SOTTOTETTI, CAVEDI, CHIOSTRINE, CORTILI,
PATII, AUTORIMESSE, BOX

42.1. - Piani interrati

L'utilizzo degli spazi di sotterraneo per attività che comportino la permanenza delle
persone potrà essere assentito solo in presenza di requisiti minimi di ventilazione ed
illuminazione previa verifica da parte dell’ASL in relazione alle attività svolte; sono
escluse, in ogni caso, le attività residenziali primarie.
Di norma i locali dei piani interrati possono essere utilizzati esclusivamente per le
destinazioni accessorie alla residenza a condizione che, fatte salve eventuali prescrizioni
particolari in relazione alla destinazione d'uso sia garantito l'isolamento dall'umidità e
sia assicurato il ricambio d'aria. Nell'eventualità che il deflusso delle acque di scarico

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del fabbricato avvenga a quota superiore a quella del piano interrato, deve essere
installato un impianto di sollevamento delle acque, onde evitare inconvenienti di
carattere igienico.
I progetti per la costruzione dei locali sotterranei devono contenere, oltre ai documenti
prescritti in genere, anche lo schema dei sistemi di ventilazione, illuminazione, i sistemi
di isolamento dall'umidità, il tipo di fognatura con l'impianto di sollevamento nei casi in
cui si rende necessario.
La ventilazione dovrà essere il più possibile naturale, attraverso feritoie-aperture e potrà
essere integrata da aerazione meccanica.
Oltre alle altre tecniche di isolamento dall'umidità in uso, si potrà ricorrere alla
realizzazione di uno scannafosso ispezionabile per l'isolamento e la ventilazione delle
strutture dell'edificio.

42.2. - Locali seminterrati

Per i locali seminterrati si dovranno rilevare i seguenti requisiti:


1) i pavimenti e le pareti dovranno essere difesi dall'umidità attraverso il modo di
costruzione e l’uso di idonei materiali;
2) dovrà essere realizzato un vespaio ventilato sotto il pavimento o solaio ventilato
in modo idoneo;
3) la ventilazione dovrà essere, fin quanto possibile, naturale, tramite feritoie-
aperture e potrà essere integrata da una aerazione meccanica.
I progetti per la costruzione dei locali seminterrati devono contenere, oltre i documenti
prescritti in genere, lo schema dei sistemi di ventilazione, illuminazione, i sistemi di
isolamento per l’umidità, il tipo di fognatura con l’impianto di sollevamento nel caso
che la fognatura stradale non consenta il deflusso diretto.
I locali seminterrati non possono essere destinati ad abitazione o ad uffici, ad eccezione
dei casi di seguito indicati:
1) le unità di abitazione realizzate sui terreni in pendenza naturale potranno essere
considerate abitabili qualora più della metà del perimetro dell'unità abitativa
stessa abbia il pavimento fuori terra;
2) lungo il perimetro residuo potranno essere realizzati soltanto i locali per le
destinazioni d'uso consentite nei piani interrati;
3) devono inoltre essere soddisfatte tutte le altre condizioni relative all'aerazione,
alle dimensioni ed all'isolamento dall'umidità.
Sono ammesse altre destinazioni quando siano adottati gli accorgimenti necessari per
garantire la protezione dei locali dall’umidità ed il ricambio d’aria.
Oltre alle altre tecniche di isolamento dall'umidità in uso, si potrà ricorrere alla
realizzazione di uno scannafosso ispezionabile per l'isolamento e la ventilazione delle
strutture dell'edificio.

42.3. - Sottotetti

I locali sotto le falde del tetto, o in ogni caso sotto il soffitto inclinato, a seconda delle
caratteristiche e dei requisiti, possono essere classificati come abitabili o non abitabili.
Le condizioni principali per essere classificati come abitabili sono:

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a) l'altezza minima tra pavimento finito e intradosso dell'orditura minuta del tetto
m. 1,70 e l’altezza media netta dei vani utili m. 2,70 e dei vani accessori m.
2,40;
b) le superfici minime dei locali devono corrispondere a quelle previste per i piani
normali.
Ai fini della determinazione della superficie minima dell’alloggio, non vanno computate
le superfici aventi un’altezza inferiore a m. 1,70.
La verifica della sussistenza delle condizioni sopra esposte dovrà essere effettuata sullo
spazio abitabile come sopra definito e non sui singoli ambienti quando delimitati, che
possono avere altezze inferiori.
Le condizioni di illuminamento e ventilazione dei sottotetti dovranno essere verificati
sulla base della superficie dell’alloggio come prima definita e tenere conto della
specifica qualità dell’illuminazione zenitale e della collocazione delle aperture in
relazione alle caratteristiche morfologiche dell'unità immobiliare.
In relazione ai requisiti di comfort, con riferimento alla temperatura radiante delle
superfici interne, potrà essere suggerita l'adozione di sistemi di copertura ventilata,
consentendo variazioni dello spessore del pacchetto degli strati di copertura.
I sottotetti non abitabili, possono essere utilizzati come soffitta, per deposito, servizi
accessori e tecnici, resi accessibili anche attraverso scala fissa.

42.4. - Box ed autorimesse

Fermo restando quanto previsto in materia di prevenzione incendi, per gli ambienti
destinati al ricovero degli autoveicoli è necessario che vengano rispettati i requisiti di
compatibilità con gli spazi abitabili delle unità immobiliari soprattutto in relazione alla
disposizione delle aperture di ventilazione.
Tutte le autorimesse sono soggette alle norme e prescrizioni di cui al D.M. 1/2/1986,
alla Circolare del Ministero dell’Interno 1/2/1988, n. 1800/4108 e successive modifiche,
integrazioni e aggiornamenti.

42.5. - Soppalchi

I soppalchi nei locali residenziali, negli interventi di recupero del patrimonio edilizio,
sono ammessi quando:
o la proiezione orizzontale del soppalco non eccede ½ della superficie del locale;
o l’altezza minima per le parti con soffitto orizzontale sia 2.20 m. sia sopra che sotto
la parte soppalcata; nel caso di soffitto inclinato l’altezza minima dovrà essere 1.70
m e l’altezza media 2.20 m.fermo restando un’altezza minima di m. 2,20 al disotto
del soppalco;
o le zone abitabili dei soppalchi sono aperte e la parte superiore è munita di balaustra;
o ai fini del calcolo del rapporto illuminante, questo va calcolato sull’effettiva
superficie utilizzabile complessiva della parte a soppalco;
o l’altezza media della parte non soppalcata deve essere pari a quelle previste per le
specifiche attività.
Per gli interventi di nuova costruzione e comunque negli alloggi minimi sono ammessi
soppalchi, a condizione che l’altezza delle singole parti non sia inferiore a m 2,40 per
soffitti orizzontali, con valore minimo non inferiore a 1,70 m per soffitti inclinati.

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Se l’altezza virtuale (hv = v/s) conteggiata relativamente all’intera cubatura e superficie


è maggiore di cm. 270 , la superficie del soppalco può essere computata ai fini della
superficie minima prevista per gli alloggi monolocale dal D.M. 5/7/1975.
I soppalchi nei locali ad uso diverso dal residenziale sono ammessi quando la superficie
sottostante il soppalco abbia un’altezza nei vani utili non inferiore a quella prevista
dalle specifiche normative ed un’altezza non inferiore a ml. 2,40 nei vani accessori.

42.6. – Cortili

La realizzazione di cortili fra i corpi di fabbrica potrà essere assentita solo se verranno
rispettati alcuni elementi di dimensionamento minimo rivolti a salvaguardare le
condizioni di illuminazione degli ambienti che vi si affacciano.
La distanza minima tra le pareti opposte deve essere quella stabilita dalle norme delle
relative zone residenziali per le distanze tra i fabbricati e le distanze tra pareti finestrate
e pareti di edifici antistanti. Per i cortili da realizzarsi sui confini di un’altra proprietà,
debbono essere soddisfatte le condizioni di area minima e di distanza minima tra due
muri opposti di cui sopra, supponendo costruito sui lati di confine un muro dell'altezza
massima consentita per la zona; se già vi fossero fabbricati di altezza maggiore, si
valuterà nel computo dell'altezza effettiva. Le ampiezze dei cortili confinanti di case
diverse possono essere sommate per costituire lo spazio regolamentare di area scoperta
che sarebbe sufficiente nel caso di edificio unico, a condizione che venga conclusa tra i
confinanti a loro spese una convenzione registrata e trascritta; la divisione dei cortili
comuni così realizzati potrà essere costituita da una recinzione di altezza non superiore
a cm. 90 e possibilmente realizzata con essenze vegetali.
Ove il cortile sia interessato dalla proiezione di balconi o poggioli, le aree
corrispondenti a dette proiezioni non vanno detratte a quelle del cortile, purché la
sporgenza degli stessi non superi cm.120; nel caso di sporgenze superiori la superficie
di proiezione va detratta interamente; in ogni caso non è ammissibile la realizzazione di
coperture totali dello spazio aperto.
I cortili devono essere muniti di opportune pavimentazioni e canalizzazioni atte a
convogliare le acque meteoriche ed essere facilmente accessibili dall'esterno.

42.7. - Chiostrine

E’ permessa la costruzione di pozzi e chiostrine allo scopo di dare luce ed aria solo alle
scale o ai locali di servizio. Ogni lato del pozzo luce non dovrà essere inferiore a m.
4,00; in ogni caso la superficie della chiostrina non potrà essere inferiore ad 1/20 della
somma delle superfici delle pareti che lo recingono.
I pozzi di luce e le chiostrine devono essere facilmente accessibili per la pulizia.
Nei pozzi di luce e nelle chiostrine non sono permesse rientranze nei perimetri.

42.8. – Cavedi

La realizzazione di cavedi per la illuminazione e ventilazione di spazi interni è sempre


ammessa. In relazione al tipo di ventilazione previsto ed alle modalità di
convogliamento della luce naturale potranno essere stabiliti differenti criteri di
dimensionamento in pianta e in altezza degli stessi in fase di progettazione, ove sia

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dimostrato con i calcoli l'effettivo ricambio d'aria ed il grado d’illuminazione in


relazione alle attività prospicienti tale spazio.

42.9. – Patii

La presenza di patii all'interno delle unità immobiliari è ritenuta elemento di


miglioramento della qualità ambientale quando siano carenti le condizioni di affaccio
all'esterno dell'unità immobiliare stessa, ovvero quando questi esercitino una funzione
di miglioramento delle condizioni di ventilazione e raffrescamento mediante scambi
radiativi con la volta celeste. In ogni caso i patii non devono prevedere uno sviluppo in
altezza superiore a tre piani.

43. - MARCIAPIEDI

Tutti gli edifici di nuova costruzione potranno essere dotati di marciapiede perimetrale
di larghezza minima pari ad almeno cm. 90, oppure si possono costruire intercapedini
areate e drenate, realizzate all’esterno dei muri perimetrali fino al di sotto del piano di
calpestio. Nel caso di impossibilità di tale esecuzione, sarà consentito l’uso di idonea
pavimentazione. Tale norma si applica anche ai cortili ed alle chiostrine. In ogni caso
dovrà essere assicurato il rapido deflusso delle acque meteoriche ed evitata
l’imbibizione del sottosuolo.

44. - GIARDINI PRIVATI DI PERTINENZA

I giardini privati sono considerati elementi fondamentali oltre che della qualità edilizia,
anche della qualità urbana e del decoro.
Il verde privato deve in qualche modo essere prospiciente verso le vie pubbliche al fine
di creare una situazione di decoro del tessuto urbano. Deve essere mantenuto sempre e
costantemente attraverso potature periodiche e tagli periodici di siepi ed erbe anche al
fine di non arrecare danno per la pubblica incolumità.

45. - CENTRALI TERMICHE

Ai fini della rispondenza degli impianti termici ai requisiti richiesti per la conformità
alle disposizioni della legislazione vigente, le centrali termiche dovranno rispettare
prescrizioni differenziate secondo la potenzialità della centrale ed il tipo di combustibile
usato.
Tutti gli impianti di potenzialità superiore a 35 Kw (la potenzialità dell’impianto è data
dalla somma delle potenzialità dei singoli apparecchi installati nello stesso locale),
destinati al riscaldamento centralizzato di edifici, alla produzione di acqua calda per
edifici civili, a forni da pane e forni di altri laboratori artigiani, a cucine e lavaggio
stoviglie, al lavaggio biancheria e sterilizzazione, ad incenerimento di rifiuti (fino ad 1
tonnellata/giorno) devono osservare le disposizioni ministeriali in materia.

46. - FRUIBILITÀ ED ACCESSIBILITÀ

Gli insediamenti, costituiti da elementi costruiti, spazi esterni privati e spazi pubblici
dovranno garantire l'accessibilità, la visitabilità e l'adattabilità in maniera direttamente

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proporzionale all'uso pubblico dell'ambito interessato; inoltre dovrà essere garantita la


raggiungibilità e manovrabilità dei terminali d'impianto. La fruibilità dovrà essere
garantita da una disponibiltà di dotazioni impiantistiche minime e dalla disponibilità di
spazi minimi nel rispetto della legge n. 13/89 e della Delibera di Giunta Regionale n.
424 del 27/03/2001- Normativa barriere architettoniche, verifiche ed autorizzazioni.
Linee guida. .

46.1. - Opere soggette alla prescrizioni in materia di eliminazione delle barriere


architettoniche

Tutti gli edifici pubblici o privati in cui ci sia frequenza o permanenza di persone,
qualunque sia la loro destinazione d'uso, devono essere costruiti o modificati in modo
da permettere la loro utilizzazione anche a persone con ridotta o impedita capacità
motoria e sensoriale anche temporale.
Analoga modalità deve essere adottata per gli spazi di pertinenza degli edifici stessi, i
parcheggi, i percorsi di accesso, nonché per gli impianti tecnologici sia ad uso collettivo
che a servizio di singole unità immobiliari, con esclusione dei locali tecnici il cui
accesso è riservato ai soli addetti specializzati.
Tutti gli edifici e gli impianti pubblici, in particolare quelli di carattere sociale, le
strutture ricettive alberghiere, nonché i locali pubblici e le banche debbono essere
costruiti in conformità alla norme vigenti per la eliminazione delle barriere
architettoniche.
Rientrano nel campo di applicazione gli interventi di nuova costruzione, anche di
carattere temporaneo, e tutti gli interventi su edifici e spazi esistenti suscettibili di
limitare l’accessibilità, almeno per la parte oggetto dell’intervento stesso. Rientra nel
campo d’applicazione anche il solo cambio di destinazione (con o senza opere) in
favore di un uso pubblico, anche se limitato ad una sola parte.
Per gli edifici e spazi pubblici esistenti, anche se non soggetti a recupero e
riorganizzazione funzionale, devono essere apportati tutti gli accorgimenti necessari per
migliorarne la fruibilità; in altre parole, le opere per rendere accessibili gli edifici e
spazi pubblici non devono essere applicate in occasione del primo intervento edilizio
previsto, ma hanno cogenza autonoma.

46.2. - Norme di riferimento e prescrizioni tecniche

Per le finalità di cui al paragrafo precedente, nell'esecuzione di opere edilizie ed


impianti tecnologici devono essere osservate le prescrizioni delle norme vigenti in
materia di superamento delle barriere architettoniche.

46.3. - Interventi soggetti

Le norme indicate ai precedenti paragrafi trovano integrale applicazione in ogni


intervento di nuova costruzione o di ristrutturazione urbanistica mentre, per quanto
riguarda i restanti interventi sul patrimonio edilizio esistente, si applicano:
1) negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico, negli spazi esterni e nelle parti
comuni dell'immobile indistintamente per ogni opera edilizia suscettibile di limitare la
fruizione dell'ambiente alle persone con ridotta o impedita capacità motoria e sensoriale;

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2) negli altri edifici solo in caso di intervento di ristrutturazione edilizia, anche quando
parziale e limitatamente allo specifico intervento progettato;
3) per tutte le opere finalizzate esclusivamente al superamento delle barriere
architettoniche per la cui realizzazione vengono richieste ed ottenute le procedure
particolari, le deroghe regolamentari e i finanziamenti previsti dalla L. 13/89.

46.4. - Documentazione ed elaborati tecnici

Per dimostrare la conformità dei progetti presentati alla normativa vigente in materia di
eliminazione e superamento delle barriere architettoniche, gli elaborati tecnici devono
chiaramente evidenziare le soluzioni progettuali e gli accorgimenti tecnici adottati per
garantire il soddisfacimento delle prescrizioni in materia di accessibilità, visitabilità ed
adattabilità dei locali.
In particolare, per quanto concerne l'adattabilità, le soluzioni progettuali e gli
accorgimenti tecnici atti a garantirne il soddisfacimento devono essere descritti tramite
specifici elaborati grafici.
Al fine di consentire una più chiara valutazione di merito, gli elaborati grafici devono
essere accompagnati da una relazione contenente la descrizione delle soluzioni
progettuali e delle opere previste per l’eliminazione delle barriere architettoniche, degli
accorgimenti tecnico-strutturali ed impiantistici nonché dei materiali di cui si prevede
l’impiego, del grado di accessibilità delle soluzioni previste per garantire l'adeguamento
dell'edificio.

46.5. - Soluzioni tecniche alternative

Ogni qualvolta il progetto preveda il ricorso ad una o più delle soluzioni tecniche
alternative di cui all’art. 7.2 del D.M. 236/89, ciò deve essere chiaramente evidenziato
nella relazione di cui ai precedente paragrafi.
Dette soluzioni tecniche alternative sono ammesse quando rispondano ai criteri di
progettazione sottintesi dalla normativa applicabile al caso specifico e garantiscano esiti
equivalenti o migliori rispetto a quelli conseguibili mediante l’applicazione delle
soluzioni tecniche indicate dalla norma di riferimento.

46.6. - Dichiarazione di conformità

La conformità del progetto alla normativa vigente in materia di superamento delle bar-
riere architettoniche deve essere certificata dal progettista, nella sua qualità di
professionista abilitato, mediante la dichiarazione di cui all’art. 1 comma 4 della L.
13/89.
Ogni qualvolta siano previste una o più delle soluzioni tecniche alternative di cui sopra,
l’idoneità delle medesime deve essere esplicitamente certificata dal progettista nella
dichiarazione di cui al comma precedente. Detta dichiarazione deve inoltre essere
accompagnata da una relazione, corredata dagli elaborati grafici necessari, con la quale
viene illustrata l’alternativa proposta e l’equivalente o migliore qualità degli esiti
ottenibili.

46.7. - Prescrizioni e deroghe

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Le autorizzazioni e le concessioni edilizie non possono essere rilasciate in mancanza


della prescritta conformità, limitatamente allo specifico intervento progettato, alla
normativa in materia di superamento delle barriere architettoniche.
Per gli edifici pubblici e privati aperti al pubblico soggetti al vincolo di cui al Titolo I°
del D. Lgs. 490/99, quando l’adeguamento alle norme in materia di superamento delle
barriere architettoniche non sia possibile nel rispetto dei valori storico-architettonici
tutelati dal vincolo, la conformità alle norme medesime (per il disposto dell’art. 24
comma 2 della legge 5 febbraio 1992 n. 104) può essere conseguita mediante opere
provvisionali, come definite dall’art. 7 del D.P.R. 5/1/1956, n. 164, nei limiti della
compatibilità suggerita dal vincolo ricorrente. Analoga possibilità è ammessa per gli
edifici notificati ai sensi degli’artt. 2, 3 e 143del D.Lgs n. 490/99, nonché per gli
immobili sottoposti alle classi di tutela del P.R.G.
Le prescrizioni delle norme suddette sono derogabili solo per gli edifici o loro parti che,
nel rispetto di normative specifiche, non sono realizzabili senza barriere architettoniche
nonché per i locali tecnici il cui accesso è riservato ai soli addetti specializzati.
Per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente diversi dalla ristrutturazione
urbanistica, fermo restando quanto disposto dall’art. 1 comma 3 della L. 13/89, sono
inoltre ammesse deroghe in caso di dimostrata impossibilità tecnica connessa agli
elementi strutturali ed impiantistici.

46.8. - Definizioni di accessibilità, visitabilità, adattabilità

In relazione alla qualificazione dell'edificio, dell'uso a cui è adibito e delle opere che si
eseguono, devono essere perseguiti i livelli di accessibilità, visitabilità ed adattabilità
così come definiti dalle norme in vigore in materia di eliminazione delle barriere
architettoniche.
In relazione all’utilizzo degli spazi costruiti, sono stati definiti dalla legge 13/89 tre
livelli di qualità:
a - Accessibilità:
Per accessibilità si intende la possibilità, anche per persone con ridotta o impedita
capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l’edificio e le sue singole unità
immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in
condizioni di adeguata sicurezza ed autonomia (D.M. 236/89, art. 2 lettera g).
b - Visitabilità:
Per visitabilità si intende la possibilità, anche da parte di persone con ridotta o
impedita capacità motoria o sensoriale, di accedere agli spazi di relazione e ad almeno
un servizio igienico di ogni unità immobiliare. Sono spazi di relazione gli spazi di
soggiorno o pranzo dell’alloggio e quelli dei luoghi di lavoro, servizio e incontro, nei
quali il cittadino entra in rapporto con la funzione ivi svolta (D.M. 236/89, art. 2 lettera
h).
Ad esempio: chi apre un ristorante e quindi offre un servizio al pubblico è obbligato a
rendere accessibile l’eventuale parcheggio, l’ingresso, la sala, almeno un servizio
igienico, il guardaroba, la cassa.
In proposito va ricordato che per gli alloggi visitabili, essendo necessaria l’accessibilità
al servizio igienico, occorre fino dalla sua realizzazione predisporre un vano già

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dimensionato anche per la possibile istallazione di appositi sanitari necessari per il


requisito di adattabilità.
c - Adattabilità:
Per adattabilità si intende la possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a
costi limitati, allo scopo di renderlo completamente e agevolmente fruibile anche da
parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale (D.M. 236/89, art.
2 lettera i).
Il requisito di adattabilità di un’unità immobiliare è soddisfatto quando questa può
essere resa idonea alla necessità di persone con ridotta o impedita capacità motoria
tramite l’esecuzione differita nel tempo di lavori che non modificano né la struttura
portante né la rete degli impianti comuni.
Nel caso di proprietà pubblica essa deve essere accessibile. Se è privata potrà essere
sempre accessibile, visitabile o solo adattabile, in riferimento alla funzione e attività
prevista.
Gli edifici e gli spazi pubblici, compresi i relativi spazi esterni di pertinenza, devono
essere accessibili. Si pone il problema di ricondurre l’accessibilità degli stessi
all’accessibilità urbana: devono essere accessibili tutti gli spazi esterni, coperti o
scoperti, di pertinenza dell’edificio e in particolare quelli interposti tra l’edificio e la
viabilità pubblica.
Inoltre le parti comuni, intese come hall d’ingresso, corridoi comuni, atri, vestiboli,
foyer, piattaforme di distribuzione dei collegamenti verticali comuni devono essere
accessibili, come pure le scuole, le strutture sportive, sanitarie, culturali; mentre saranno
visitabili tutti gli altri edifici che sono comunque aperti al pubblico, come cinema, teatri,
auditori, circoli privati, ristoranti, trattorie, bar, negozi, alberghi, campeggi, pensioni,
banche, chiese, grandi magazzini ecc.
Adattabili dovranno essere i luoghi di lavoro non aperti al pubblico (comprese le sedi di
aziende non soggette al collocamento obbligatorio e gli studi dei professionisti), gli
edifici residenziali unifamiliari (comprese le ville) e quelli plurifamiliari se prive di
parti comuni (ad esempio le case a schiera).
Restano ancora nell’ambito della sola adattabilità le parti e componenti di ogni unità
immobiliare per le quali non è già richiesta l’accessibilità o la visitabilità.

46.9. - Visitabilità condizionata

Negli edifici, unità immobiliari o ambientali esistenti aperti al pubblico, che non
vengano sottoposti a ristrutturazione e che non siano in tutto o in parte rispondenti ai
criteri per l’accessibilità contenuti nel D.M. 236/89, ma nei quali esista la possibilità di
fruizione mediante personale di aiuto anche per le persone a ridotta o impedita capacità
motoria, deve essere posto in prossimità dell’ingresso un apposito pulsante di chiamata
al quale deve essere affiancato il simbolo internazionale di accessibilità. L’esercizio
inferiore a 250 mq. di superficie, di natura privata, finché non compie opere di
trasformazione, non ha l’obbligo dell’adeguamento. Dovrà soltanto applicare in
prossimità dell’ingresso il suddetto pulsante di chiamata.

47. - FUNZIONALITÀ DEGLI SPAZI

Fermo restando quanto previsto dalla legislazione vigente in materia di accessibilità


fruibilità ed adattabilità delle unità immobiliari, potranno essere disciplinati criteri

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applicativi delle norme in relazione alle caratteristiche costruttive degli edifici od in


relazione a particolari esigenze di salvaguardia.

47.1. - Dotazione di servizi

La dotazione di servizi all'interno delle unità immobiliari sarà verificata sulla base del
prevedibile numero degli utenti. E' lasciata libera la facoltà di disporre liberamente il
numero e la tipologia di apparecchi per singola unità ambientale purché siano verificati i
minimi funzionali per l'uso degli stessi.
Ogni alloggio deve essere fornito di bagno completo di tutti gli apparecchi igienici
(lavabo, vaso, bidet, vasca o doccia).
E' consentita l'installazione di servizi igienici in ambiente non direttamente aerati ed
illuminati dall'esterno a condizione che:
1) ciascuno di detti ambienti sia dotato di idoneo sistema di ventilazione forzata;
2) gli impianti siano collegati ad un acquedotto con funzionamento continuo e gli
scarichi siano dotati di un’efficiente e distinta ventilazione primaria e
secondaria;
3) in ciascuno di detti ambienti non vengano installati apparecchi a fiamma libera.

47.2. – Scale

Valgono le norme precedenti sul dimensionamento dei locali.

47.3. - Servizi Igienici

Valgono le norme precedenti sul dimensionamento dei locali.

47.4. - Locali integrativi per la residenza

Tutti gli edifici residenziali, costituiti da più unità immobiliari servite dalla stessa scala,
possono essere dotati di idonei locali di deposito per biciclette, carrozzine ecc., ubicati
in prossimità delle scale e degli ascensori e a livello dell’ingresso principale.
Detti locali devono avere un’altezza minima netta di m. 2,40 e rapporto minimo di
illuminazione ed aerazione come stabilito per i locali residenziali ed essere dotati di
almeno un servizio igienico munito di disimpegno; essi possono essere ubicati al piano
terreno o al seminterrato, possibilmente con verde a livello, ovvero al piano di copertura
o nel sottotetto.
Le superfici lorde dei locali integrativi per la residenza di cui sopra non vanno
computati ai fini del calcolo della superficie utile (SU) dell’edificio, e, pertanto, per tali
volumi non viene corrisposta la quota di contributo relativa al costo di costruzione ed
agli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria.
L’accesso ai locali sopradetti deve avvenire mediante percorsi continui orizzontali e
raccordati con rampe e/o ascensori al fine di poter essere fruiti anche da persone anziane
o con ridotte o impedite capacità motorie.

47.5. - Servizi igienici per attività diverse dall'abitazione

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Tutti i nuovi locali destinati ad attività di vario genere con permanenza di persone
(negozi, uffici, studi professionali, attività produttive, ecc.) devono essere provvisti di
almeno un locale WC ed un lavabo a suo servizio esclusivo della dimensione minima
risultante dall’applicazione della normativa sull’abbattimento delle barriere
architettoniche e comunque non inferiore a mq. 2,00 salvo deroghe per gli interventi sul
patrimonio edilizio esistente.
I servizi pubblici (bar, edifici pubblici, ecc.) devono essere dotati di almeno un servizio
igienico per il pubblico delle dimensioni minime risultanti dall’applicazione della
normativa sull’abbattimento delle barriere architettoniche e comunque non inferiore a
mq. 2,00 e locale antibagno di adeguate dimensioni salvo deroghe.
Ogni immobile destinato ad attività produttiva deve avere un sufficiente numero di
servizi igienici (wc, lavabi, docce) secondo il numero dei dipendenti e dell'attività
svolta, della dimensione minima risultante dall’applicazione della normativa
sull’abbattimento delle barriere architettoniche e comunque non inferiore a mq. 2,00.
Per i servizi igienici dei locali adibiti alla cottura di alimenti, nonché dei locali destinati
alla produzione, deposito e vendita di sostanze alimentari o bevande deve essere
previsto un locale di antibagno di adeguate dimensioni.

47.6. - Servizi igienici pubblici

Nei centri abitati potranno essere realizzati servizi igienici pubblici secondo standards di
pubblica igiene, di accessibilità per i portatori di handicap e di facile fruizione da parte
dell'utenza, da localizzare preferibilmente in aree di verde pubblico con eventuali
schermature costituite da essenze arboree ed arbustive di tipo autoctono.
La tipologia dei servizi potrà essere tradizionale realizzata in opera o del tipo
prefabbricato con o senza sistemi automatizzati di pulitura e da analizzare al momento
della progettazione e sulla base anche di costi/benefici ed efficienza in fase di gestione.
Ogni gruppo di servizi dovrà prevedere un WC e lavabo per ogni sesso, salvo sistemi
unisex, ed essere agibile anche per portatori di handicap.
Il Comune realizzerà direttamente o a mezzo di convenzione con privati un centro
servizio per camper con relativa fontanella pubblica e impianto di scarico dei liquami
dei WC chimici degli automezzi.
Tale attrezzatura sarà ubicata in una zona baricentrica rispetto ai principali flussi di
traffico.

47.7. - Spazi di cottura

Valgono le norme precedenti sul dimensionamento dei locali.

47.8. - Flessibilità distributiva

In relazione alle possibili trasformazioni nel tempo delle unità immobiliari dovranno
essere previste soluzioni atte a consentire sia l'incremento della dotazione minima di
servizi, sia l'eventuale suddivisione degli spazi.

47.9. - Flessibilità impiantistica

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In relazione al prevedibile sviluppo futuro delle reti all'interno degli edifici, nella
individuazione delle soluzioni tecnologiche dovrà essere valutata l'opportunità di
realizzare intercapedini verticali ed orizzontali accessibili.

PARTE II - COMFORT E QUALITÀ DELL'AMBIENTE INTERNO

48. - PRESTAZIONI DI CARATTERE GENERALE

Per l'igiene e la salute dell'ambiente interno dovrà essere garantita la ventilazione delle
reti di smaltimento dei liquidi, l'adeguato smaltimento delle acque meteoriche, il
controllo delle temperature superficiali, la protezione dalle intrusioni di insetti ed
animali, il controllo dell'illuminazione naturale, il controllo dell'umidità superficiale.
Dovranno essere garantiti l'assenza di odori sgradevoli, il controllo di elettricità statica,
il controllo dell’illuminazione artificiale in riferimento alla sicurezza ed al benessere
visivo e psicologico, il controllo della temperatura dell'aria interna, compreso il
controllo degli apporti di calore e di inerzia al fine di valutare il benessere igrotermico
estivo attraverso calcoli e valutazioni qualitative relative all'inerzia termica.
Dovrà essere garantito il controllo dell'umidità relativa per evitare la formazione di
condense e muffe, il controllo della velocità dell'aria per evitare correnti d'aria dannose,
il controllo della ventilazione per limitare l'umidità relativa garantendo un ricambio
d'aria orario, l'oscurabilità per le attività di riposo, la protezione dall'aria incontrollata
intromessa dall'esterno, il controllo della combustione degli impianti termici anche al
fine del contenimento energetico e della salubrità dell'aria, il controllo della temperatura
di uscita del fumo per gli impianti di climatizzazione al fine di evitare l'inquinamento
termico dell'aria e per garantire la salvaguardia dell'ambiente esterno.
Dovranno, inoltre, essere garantite la protezione dalle infiltrazioni d'acqua sia dal
sottosuolo che meteoriche, l'asetticità, l'attitudine a non accumulare scorie, depositi di
origine animale, funghi e microrganismi per le chiusure superiori, le quali devono
essere dilavabili dalle acque meteoriche e non permettere ristagni delle stesse; per
quanto concerne le reti di distribuzione, i materiali ed i componenti devono essere tali
da non causare o favorire lo sviluppo di germi patogeni di origine vegetale o animale e
da non cedere al fluido le sostanze nocive.
Dovrà, infine, essere garantita la facile pulibilità delle superfici.

49. - REQUISITI TERMICI E IGROTERMICI

49.1. - Comfort igrotermico

Fermo restando quanto prescritto dalla normativa vigente in materia di contenimento dei
consumi energetici, nella progettazione delle nuove costruzioni dovranno essere
rispettati i parametri di comfort per quanto riguarda la temperatura operante e le
temperature superficiali interne delle pareti esterne, in relazione alle specifiche funzioni
svolte all'interno di ciascun ambiente. Gli edifici debbono essere progettati e realizzati
in modo che sia possibile stabilire e mantenere in ogni locale, sia nei mesi freddi che nei
mesi caldi, temperature dell’aria e delle superfici interne compatibili con il benessere
termico delle persone e con la buona conservazione delle cose e degli elementi
costitutivi degli edifici medesimi. .

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Dovrà, in ogni caso, essere privilegiata la ricerca di maggiore isolamento dell'involucro


esterno a vantaggio di una riduzione dei costi di gestione degli impianti termici per la
climatizzazione.
In relazione alle condizioni di temperatura e d’umidità ambientali previste dalle singole
attività, le temperature superficiali devono impedire la formazione di fenomeni
condensativi e la strutturazione muraria dovrà essere tale che eventuali condensazioni
interne possano essere smaltite nel bilancio di accumulo della condensa estate/inverno.
Ai fini suddetti i muri perimetrali debbono avere caratteristiche di buon isolamento
termico, sia con adeguato spessore che con l’impiego di idonei materiali.
Negli edifici, sotto il solaio di copertura, deve essere realizzata una camera d’aria
ventilata mediante un controsoffitto (solaio non portante) in laterizio armato, a meno di
non adottare speciali tipi di solaio a camera d’aria.
E’ consentito sostituire la predetta camera d’aria con adatto materiale isolante, purché il
potere isolante complessivo della copertura risulti soddisfacente.
Le coperture interessanti locali abitabili debbono essere termicamente isolate con
l’impiego di idonei materiali termocoibenti.
Sulle superfici interne delle parti opache delle pareti non si debbono verificare
condensazioni e tracce d’acqua permanenti né a livello superficiale, né a livello
interstiziale.
Gli impianti devono essere progettati per assicurare all’interno dei locali abitabili e dei
servizi (esclusi i ripostigli), una temperatura uniforme dell’aria compresa tra i 18° C e i
20° C, anche con una temperatura esterna di –5° C.
La temperatura dell’aria deve essere sufficientemente uniforme negli alloggi ed in ogni
loro locale.

49.2. - Controllo del soleggiamento

In tutte le attività previste dalle nuove edificazioni dovranno essere previsti dei sistemi
di schermature atti a garantire un efficace controllo del soleggiamento, riducendo nel
contempo gli effetti della radiazione solare incidente. Il controllo del soleggiamento
può, in alternativa, essere ottenuto attraverso la formazione di aggetti sopra le superfici
finestrate e/o un loro arretramento rispetto al filo di facciata.

50. - REQUISITI ILLUMINOTECNICI

Gli edifici devono essere progettati in modo che l'illuminazione dei loro locali sia
adeguata agli impegni visivi richiesti.
Tutti i locali di abitazione ed i servizi igienici devono avere un’adeguata superficie
finestrata ed apribile, atta ad assicurare l'illuminazione e l'aerazione naturale.
Si potrà derogare da tale norma per i vani wc, per le stanze da bagno e per i ripostigli;
nel caso di servizio igienico senza finestrature dovrà essere realizzato un ricambio d'aria
forzato atto ad assicurare il coefficiente previsto al precedente articolo 41.2 del presente
Regolamento.
La superficie finestrata dovrà assicurare in ogni caso un fattore medio di luce diurna
non inferiore allo 0,018, misurato nel punto di utilizzazione più sfavorevole del locale
ad un'altezza di m. 0,90 dal pavimento. Tale requisito si ritiene soddisfatto qualora la
superficie finestrata verticale utile non sia inferiore ad 1/8 della superficie del
pavimento dello spazio abitativo utile. Le superfici finestrate o comunque trasparenti

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delle pareti perimetrali o delle coperture dei locali abitabili o agibili devono essere
dotate di dispositivi permanenti che consentano la loro schermatura ed il loro
oscuramento. Al fine del perseguimento dei requisiti di temperatura, condizionamento e
isolamento acustico, di regola i serramenti devono essere dotati di doppia vetratura o di
altri accorgimenti tecnici, che consentano il raggiungimento di uguali risultati. Resta
inteso che tutte le superfici finestrate devono essere comunque accessibili, alle pulizie,
anche per la parte esterna.
Comunque qualunque costruzione che contenga locali abitabili o agibili deve essere
dotata di impianto elettrico. Ogni spazio di abitazione, di servizio o accessorio deve
essere, di conseguenza, munito di impianto elettrico stabile, atto ad assicurare
l'illuminazione artificiale tale da garantire un normale confort visivo per le operazioni
che vi si svolgono.
Possono tuttavia fruire di illuminazione diurna naturale indiretta oppure artificiale:
a) i locali destinati ad uffici, la cui estensione non consente l'adeguata
illuminazione naturale del piano di utilizzazione;
b) i locali aperti al pubblico destinati ad attività commerciali, culturali e ricreative,
nonché i pubblici esercizi;
c) i locali destinati ad attività che richiedono particolari condizioni di
illuminazione;
d) i locali destinati a servizi igienici, gli spogliatoi, gli antibagni;
e) i locali non destinati alla permanenza delle persone;
f) gli spazi di cottura;
g) gli spazi destinati al disimpegno ed ai collegamenti orizzontali e verticali.
Gli accessi, le rampe esterne, gli spazi comuni di circolazione interna devono essere
serviti da adeguato impianto di illuminazione notturna anche temporizzato.
La conservazione delle minori superfici trasparenti per gli edifici già esistenti, anche se
sottoposti ad opere di ristrutturazione, può essere autorizzata quando la modifica delle
aperture non risulti compatibile con la conservazione delle caratteristiche ambientali del
manufatto.
Comunque, quando possibile, si potrà raggiungere i minimi prescritti delle superfici
trasparenti attraverso lucernari complanari al tetto.

51. - REQUISITI ACUSTICI

Dovrà essere effettuato controllo della pressione sonora in relazione ai rumori indotti
dall'esterno e dall'interno, dai rumori provenienti dagli impianti, dalle apparecchiature
ed attrezzature nei vani tecnici. Pertanto dovrà essere garantito l'isolamento acustico ai
rumori trasmessi per via solida, per via aerea ed ai rumori d’impatto (pioggia, grandine);
dovrà inoltre essere verificato il livello di rumore prodotto da elementi costituenti il
sistema tecnologico e la riverberazione sonora per garantire il benessere auditivo negli
spazi per attività comuni, sale riunioni, spettacolo e musica.

51.1. - Isolamento acustico

Negli edifici di nuova costruzione, nelle sopraelevazioni, negli ampliamenti e nelle


ristrutturazioni sostanziali di fabbricati esistenti, deve essere realizzato un adeguato
isolamento delle strutture verticali ed orizzontali contro i rumori sia esterni che interni.

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Le pareti perimetrali esterne degli alloggi devono avere in opera, a porte e finestre
chiuse, un isolamento acustico normalizzato il cui indice di valutazione sia inferiore a
30 decibel.
Cura particolare dovrà essere osservata nelle murature di divisione tra i diversi alloggi
che devono, come minimo, avere uno spessore minimo di 20 cm. e contenere un
adeguato spessore acusticamente coibente.
Gli impianti tecnici (ascensori, impianti idrosanitari, impianti di riscaldamento e di
condizionamento, ecc.) devono essere opportunamente isolati per impedire la
trasmissione del rumore di esercizio.
In particolare deve essere garantita un’adeguata protezione acustica degli ambienti per
quanto riguarda:
- rumori di calpestio, di traffico o di apparecchi comunque installati nel fabbricato;
- rumori o suoni aerei provenienti da alloggi contigui e da locali o spazi destinati a
servizi comuni o da locali per pubblici esercizi;
- rumori provenienti da laboratori e da industrie.
Sono fatte salve le diverse o ulteriori prescrizioni deducibili dalla normativa vigente in
materia.

52. - REQUISITI DI AREAZIONE E QUALITÀ DELL'ARIA

La definizione del volume d'aria in ciascuno spazio chiuso deve essere valutata in
relazione al complesso degli aspetti geometrici della morfologia di tale ambiente e in
relazione alle effettive condizioni di permeabilità all'aria dei materiali impiegati nella
realizzazione degli elementi di chiusura. Fanno parte degli elementi che influenzano la
qualità dell'aria le eventuali emissioni dei materiali impiegati nella costruzione e le
condizioni di effettiva utilizzazione di tali spazi. La misurazione della qualità dell'aria
deve essere commisurata anche alle condizioni di inquinamento atmosferico al
contorno, nella consapevolezza di significative differenze fra le zone nei diversi contesti
urbani.

52.1. - Ventilazione naturale

L'utilizzazione della ventilazione naturale è considerato elemento sufficiente


all'ottenimento di idonee condizioni di qualità dell'aria.
A tal fine dovrà essere valutato il riscontro d'aria sui fronti opposti, le condizioni di
affaccio verso l'ambiente esterno e le relazioni con il sistema distributivo dell'edificio. Il
riscontro d'aria su fronti opposti della nuova edificazione è elemento indispensabile per
l'ottenimento di risultati efficaci. In difetto di tale requisito devono applicarsi correttivi
ai dimensionamenti effettuati secondo quanto disposto da singole norme tecniche.
La valutazione degli elementi di ventilazione deve tenere conto dell'eventuale uso della
ventilazione ai fini del raffrescamento delle superfici in regime estivo, che può essere
attuata oltre che in intercapedini anche all'interno dei singoli ambienti.

52.2. - Ventilazione attivata

Ad integrazione e/o sostituzione della ventilazione naturale possono essere adottati


sistemi meccanici di attivazione della ventilazione, con riferimento alle specifiche
destinazioni funzionali dei fabbricati.

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Possono fruire di aerazione artificiale i seguenti locali:


- i locali destinati ad uffici, la cui estensione non consente l'adeguata illuminazione
naturale dei piani;
- i locali aperti al pubblico destinati ad attività commerciali, culturali e ricreative,
nonché i pubblici esercizi;
- i locali destinati a servizi igienici, gli spogliatoi, gli antibagno, i bagni doccia, le
cucine in nicchia;
- i locali non destinati alla permanenza di persone;
- gli spazi destinati al disimpegno ed ai collegamenti orizzontali e verticali.

52.3. - Ventilazione meccanica

Quando le caratteristiche tipologiche degli alloggi diano luogo a condizioni che non
consentano di fruire di ventilazione naturale in tutti i locali, si deve ricorrere alla
ventilazione meccanica immettendo aria opportunamente captata e con requisiti igienici
confacenti. I locali destinati a servizi igienici e bagni, le scale ed i relativi disimpegni
negli edifici di abitazione individuale e collettiva possono essere illuminati ed aerati
artificialmente.

53. - SICUREZZA ANTINCENDIO

Ai fini della prevenzione degli incendi, nei fabbricati devono essere rispettate, a
seconda delle caratteristiche dell'edificio stesso, le condizioni di seguito specificate:
1) i vani delle scale e degli ascensori, nonché i relativi accessi e disimpegni, non devono
essere in comunicazione diretta con magazzini, depositi, negozi, laboratori ed in genere
locali destinati ad abitazione e ad uffici; sono ammesse scale esterne aperte;
2) la struttura portante delle scale ed i pianerottoli devono essere in cemento armato o in
materiale con analoghe caratteristiche di resistenza termica. La larghezza minima delle
rampe e dei pianerottoli delle scale a servizio di più di due piani non può essere
inferiore a m. 1.00 salvo che norme specifiche richiedano dimensioni maggiori o
comunque diverse;
3) ogni scala può servire sino ad un massimo di 500 mq. di superficie utile coperta per
piano e non più di quattro alloggi per piano;
4) le pareti dei vani scala e dei vani ascensore devono avere uno spessore minimo di due
teste se in muratura di mattoni pieni e di 15 cm. se in cemento armato;
5) scale ed ascensori possono arrivare alla cantina solo attraverso zone scoperte e
disimpegni aerati direttamente dall'esterno con una superficie minima di mq. 0,50 e
provvisti di porta metallica;
6) ogni scala deve essere dotata all'ultimo piano di un'apertura munita di infisso apribile
eventualmente anche sul soffitto; scale interne "a pozzo" sono consentite solo in edifici
di altezza inferiore a m. 14.00;
7) gli edifici di nuova costruzione a più piani devono avere le strutture orizzontali
(comprese le coperture) incombustibili; i solai e le coperture sopra le autorimesse, locali
caldaie, magazzini di deposito materiale combustibile devono essere in cemento armato,
o se in materiale laterizio, con protezione costituita da una soletta in cemento armato di
almeno cm. 4 di spessore;

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adeguato alle prescrizioni regionali
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8) in tutti gli edifici sono vietate le pareti divisorie in materiali combustibili; sono
consentite le pareti mobili con carattere di infisso, pareti divisorie con mobili interparete
per uffici e locali simili.

54. - CONTENIMENTO DEL CONSUMO DI ENERGIA NEGLI EDIFICI

I locali abitabili per residenza ed uffici e quelli accessori devono essere serviti da idonei
impianti di riscaldamento del tipo centralizzato o autonomo, con apparecchiature
radianti omogeneamente distribuite in relazione all'uso dei singoli locali.
La legge 9/1/1991 n. 10 ed il relativo regolamento di esecuzione (D.P.R. 26/8/1993 n.
412) disciplinano i consumi di energia negli edifici pubblici e privati, qualunque ne sia
la destinazione d’uso.
Nel caso di recupero del patrimonio edilizio esistente, l’applicazione delle norme sopra
citate è graduata in relazione al tipo d’intervento secondo la tipologia edilizia dell’art.
31 della legge 457/78.

54.1. - Progettazione di edifici e messa in esercizio degli impianti

Ai nuovi impianti, modifiche degli esistenti, installazioni di fonti rinnovabili di energia,


ai lavori tendenti al risparmio ed all’uso razionale dell’energia, ai fini del rilascio della
concessione edilizia si applicano le disposizioni di cui all’art. 9 della legge 28/1/1977 n.
10, nel rispetto delle norme urbanistiche e di tutela artistico-storica e ambientale. Tali
interventi vanno assimilati a tutti gli effetti alla manutenzione straordinaria di cui all’art.
31 lettera “b” della legge 457/78.
Negli edifici di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubblico è fatto obbligo di soddisfare
il fabbisogno energetico degli stessi favorendo il ricorso a fonti rinnovabili di energia o
assimilate ove non prevalgano impedimenti di natura tecnica od economica.

54.2. - Relazione tecnica sul rispetto delle prescrizioni della legge 10/91

Il proprietario dell’edificio (o chi ne abbia titolo a richiedere l’atto che abilita


all’esecuzione delle opere e a presentare la denuncia di inizio di attività) deve depositare
in Comune, in doppia copia (una copia viene restituita all’interessato ed una viene
conservata dal Comune ai fini del controllo e delle verifiche), insieme alla denuncia di
inizio dei lavori, il progetto delle opere corredato da una relazione tecnica, sottoscritta
dal progettista che ne attesti la rispondenza alle prescrizioni della legge citata.
Nel caso in cui la denuncia e la documentazione non siano state presentate al Comune
prima dell’inizio dei lavori, il responsabile del servizio comunale competente, fatta
salva la sanzione amministrativa, ordina la sospensione dei lavori sino a quando non sia
rispettato il suddetto adempimento.

54.3. - Certificazione delle opere e collaudo

Per la certificazione ed il collaudo delle opere previste nel presente articolo si applica
quanto previsto dalla legge 5/3/1990 n. 46.
Il rilascio del certificato di abitabilità/agibilità è subordinato alla presentazione del
certificato di conformità, redatto secondo il modello ministeriale di cui al D.M.

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adeguato alle prescrizioni regionali
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20/2/1992 e degli allegati previsti dall’art. 98 della legge 5/3/1990 n. 46 e dal relativo
regolamento di attuazione di cui al D.P.R. 6/12/1991 n. 447.

54.4. - Controlli e verifiche

Il Comune potrà procedere al controllo dell’osservanza delle norme della legge in


relazione al progetto delle opere, in corso d’opera o comunque entro cinque anni dalla
data della fine dei lavori dichiarata dal committente.
In caso di difformità verificato in corso d’opera, il Da ciò incaricato ordina, a carico del
proprietario, le modifiche necessarie per adeguare l’edificio alle caratteristiche prescritte
dalla legge.

55. - SICUREZZA STATICA ED ANTISISMICA

55.1. – Sicurezza

Gli edifici, nel loro complesso di parti murarie, impianti ed attrezzature, dovranno
garantire la sicurezza contro le cadute (parapetti, infissi), la limitazione dei rischi di
ustione (impianti, fornitura servizi), resistenza allo sfondamento, resistenza alle
sollecitazioni statiche degli impianti di fornitura servizi, resistenza meccanica alla
pressione interna degli impianti di fornitura servizi, controllo delle fughe di gas onde
limitare i rischi di esplosione, stabilità al vento, sicurezza elettrica.
Dovrà essere garantito il funzionamento dei sistemi di emergenza: allarmi,
illuminazione d'emergenza, alimentazione reti antincendio, dispositivi elettrici di
emergenza ascensori, oltre al controllo della scabrosità attraverso la valutazione dei
fattori geometrico morfologici.
L’illuminazione diurna artificiale d’emergenza dei locali aperti al pubblico deve essere
assicurata anche durante le interruzioni dell’energia elettrica di rete.
L’illuminazione dei locali destinati alla circolazione delle persone, ed, in generale,
quella degli spazi comuni interni ed esterni degli edifici debbono essere assicurate
anche di notte.
Le coperture non orizzontali degli edifici debbono essere dotate di dispositivi,
opportunamente posizionati, per l’ancoraggio delle cinture di sicurezza degli addetti alla
loro manutenzione.

55.2. - Resistenza meccanica

Le strutture dovranno avere capacità di resistenza alle sollecitazioni statiche, dinamiche,


sismiche, accidentali (urti, scoppi, atti vandalici) e vibrazioni.
In ogni costruzione debbono essere osservate le norme e le prescrizioni fissate dalla
legislazione vigente in materia di stabilità delle fondazioni e delle strutture in
elevazione degli edifici, nonché di sicurezza e rispondenza ai requisiti minimi di legge
degli impianti tecnologici.
Dovranno inoltre essere osservate le norme e le prescrizioni in materia di sicurezza
antisismica (Legge 2/2/1974, n. 64 e D.M. 16/2/1996).

56. - REQUISITI DI IMPERMEABILITÀ

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adeguato alle prescrizioni regionali
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Le costruzioni destinate all’abitazione, al lavoro, ed alle attività produttive debbono


essere preservate dall’umidità.
I locali abitabili o loro accessori realizzati ai piani terreno, seminterrato e interrato
debbono appoggiare su un solaio staccato dal terreno o su di un vespaio opportunamente
aerati.
I pavimenti dei locali abitabili seminterrati od interrati debbono risultare impermeabili
per tutta la loro superficie.
Tutte le murature di un edificio debbono essere impermeabilizzate contro l’umidità
proveniente dalle fondazioni.
Se il terreno sul quale si intendono realizzare opere edilizie è umido o soggetto
all’invasione di acque superficiali o sotterranee, si deve procedere preventivamente alla
realizzazione di adeguati drenaggi superficiali e profondi, fino alla completa bonifica
del terreno stesso.

56.1. - Isolamento dall’umidità

Qualsiasi edificio deve essere adeguatamente isolato dalla umidità del suolo e da quella
derivante da agenti atmosferici.
I locali ad uso abitativo posti al piano terreno, indipendentemente dalla quota del
pavimento rispetto al terreno circostante (a sistemazione avvenuta), debbono avere -
salvo casi particolari in edifici con destinazione d’uso non residenziale - il piano di
calpestio isolato mediante solaio. Tale solaio deve essere distaccato dal terreno stesso a
mezzo di intercapedine aerata (di adeguato spesore). I pavimenti debbono essere isolati
mediante materiale impermeabile in strati continui.
Qualora i locali abitabili risultino anche parzialmente al di sotto della quota del terreno
circostante (a sistemazione avvenuta), deve essere prevista un’intercapedine aerata che
circondi detti locali per tutta la parte interrata. L’intercapedine deve avere una cunetta
più bassa del piano di calpestio dei locali abitabili e larghezza pari ad un terzo della sua
altezza.
Le griglie d’aerazione delle intercapedini o pozzi luce che, previa autorizzazione da
parte del Comune, siano eventualmente aperte sul marciapiede debbono presentare
resistenza alle ruote di un automezzo e debbono avere caratteristiche tali da non
costituire pericolo per i pedoni.
Per i locali non abitabili posti a livello del terreno o seminterrati è ammessa la
costruzione su vespaio aerato di ciottoli.
Il solaio dei locali, abitabili o non, di cui al comma 1 del presente articolo , deve essere
sempre posto ad un livello superiore a quello della falda freatica e a quello di massima
piena delle fognature.
Tutte le murature debbono essere isolate mediante stratificazioni impermeabili continue
poste al di sotto del piano di calpestio più basso.
A protezione delle precipitazioni atmosferiche, terrazze, giardini pensili, coperture piane
(su tutto l’edificio o su parte di esso) vanno impermeabilizzati con materiali in strati
continui e devono essere realizzati in modo da evitare qualsiasi ristagno di acqua,
curando in particolare tutti i punti soggetti a possibili infiltrazioni.

PARTE III - IMPIANTI E SERVIZI TECNOLOGICI

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57. - IMPIANTI ELETTRICI

In qualunque costruzione l’impianto elettrico deve essere realizzato nel rispetto della
legislazione vigente (L. 1/3/1968, n. 186).
Tutti gli impianti tecnologici in genere ed elettrici in particolare devono inoltre
rispettare le disposizioni di cui alla legge 5/3/1990, n. 46 e relativo Regolamento di
attuazione.
Tutti i materiali ed apparecchi impiegati devono essere conformi alle norme del D.P.R.
447/91 e muniti di marchio di qualità rilasciato da istituti autorizzati o comunque
costruiti in rispondenza alla regola d’arte (art. 7 della L. 46/90) e certificati tali dal
costruttore; inoltre a seconda della destinazione d’uso dei locali dovranno essere
rispettate le normative e prescrizioni specifiche sia nell’esecuzione che nella scelta dei
materiali.

58. - RIFORNIMENTO IDRICO

58.1. – Rifornimento idrico per usi civili

Ogni fabbricato deve essere provvisto di acqua corrente potabile distribuita in modo
proporzionale al numero dei locali abitabili, così da garantire un regolare rifornimento
per ogni famiglia.
La conduttura di allacciamento all'acquedotto deve essere dotata di valvola di non
ritorno.
Nelle zone di nuova edificazione deve essere prevista idonea rete di distribuzione
dell'acqua potabile, pubblica o privata.
L'erogazione dell'acqua mediante conduttura a rete deve avvenire in modo diretto senza
l'utilizzo di serbatoi di carico aperti.
Qualora gli edifici abbiano locali abitabili con il pavimento a quota tale che non possa
essere garantita una regolare erogazione, devono essere dotati di apparecchiatura per
l'accumulo ed il sollevamento dell'acqua. Della stessa apparecchiatura, devono essere
dotati gli edifici situati in località non adeguatamente servite dall'acquedotto comunale.
Il richiedente la concessione edilizia è tenuto ad informarsi presso il competente ufficio
comunale di tale necessità prima dell'inoltro della domanda ed a prevedere nel progetto
l'installazione di tali apparecchiature, se necessarie. L'impianto di accumulo e di
sollevamento dell'acqua è comunque richiesto per edifici e complessi di edifici di
notevoli dimensioni.
In nessun caso l'autoclave dovrà aspirare direttamente dalle reti pubblica o privata. Detti
strumenti devono essere sottoposti a manutenzione e a periodica disinfezione.
Di norma i serbatoi d’accumulo privati, di acqua potabile, non possono essere interrati,
fatto salvi i casi in cui non vi sarà altra soluzione tecnica adottabile da valutarsi da parte
dei Servizi di prevenzione dell’A.S.L.

58.2. - Rifornimento idrico per usi industriali

Agli insediamenti industriali l’Amministrazione comunale può imporre gli accorgimenti


tecnologici atti a limitare il prelievo dell’acqua, specie ai fini del raffreddamento,
tramite il riciclo della medesima.

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adeguato alle prescrizioni regionali
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Tali disposizioni potranno essere dettate sia dall’Amministrazione comunale, sia dalle
autorità competenti al controllo degli scarichi idrici, ai sensi della L. 319/1976 e D.Lgs.
152/99 e successive modifiche ed integrazioni .
Nel caso che l’insediamento produttivo debba comunque ricorrere al prelievo di acque
di falda, la realizzazione del pozzo è soggetta ad autorizzazione.

59. - ALLACCIAMENTO RETE GAS

Per l’allacciamento alla rete di distribuzione del gas, l’utente dovrà eseguire l’impianto
interno secondo le norme UNI-7129-72, per gli impianti per uso domestico di potenza
non superiore a 35 Kw, e le norme di cui al D.M. 12/4/1996, per gli impianti di potenza
superiore a 35 Kw.

60. - NORME PER L'INSTALLAZIONE DELLE STAZIONI RADIOBASE PER


TELEFONIA MOBILE

Nelle more di approvazione di apposito Regolamento per l’installazione di stazioni


radiobase per la telefonia mobile , che sarà redatto dal settore Edilizia ed Urbanistica del
Comune, i soggetti aventi titolo che intendono installare un nuovo impianto
radioelettrico o modificare un impianto esistente su edifici regolarmente assentiti,
devono presentare al Comune la documentazione tecnica indicata nell’allegato A al
Regolamento regionale 21 febbraio 2001, n. 1 “Regolamento regionale per la disciplina
delle procedure per l’installazione, la modifica ed il risanamento di sistemi
radioelettrici” , unitamente alla eventuale domanda di concessione edilizia. Copia
conforme della documentazione deve essere altresì presentata alla ASL e alla Sezione
dell’ARPA competenti per territorio nonché all’Ispettorato Territoriale Lazio del
Ministero delle Comunicazioni.
Il Comune per il rilascio dell’autorizzazione o concessione edilizia, ove necessaria, oltre
ai pareri, nulla osta ed autorizzazioni previsti dalla normativa vigente, deve acquisire il
nulla osta sanitario della ASL competente per territorio.
Ove non sia richiesta la concessione o l’autorizzazione edilizia, il soggetto avente titolo
deve acquisire il nulla osta sanitario dalla ASL competente per territorio.
La ASL, per il rilascio del nulla osta sanitario, deve acquisire il parere dell’ARPA in
ordine al rispetto dei valori massimi di campo elettromagnetico fissati dalla vigente
normativa per l’esposizione della popolazione e degli obiettivi di qualità.
Per la localizzazione degli impianti il soggetto avente titolo deve, in via prioritaria,
rivolgere istanza al Comune al fine di verificare la possibilità di ottenere l’assegnazione,
a titolo oneroso, di un’area pubblica. A tal fine sono da privilegiare, salva diversa
indicazione degli strumenti urbanistici, le destinazioni di cui alla lettera E dell’art. 2 del
D.M. 1444/1968. Qualora il Comune non si pronunci entro i 30 giorni successivi alla
richiesta, il soggetto avente titolo provvede in via autonoma.
Nel caso in cui gli impianti radioelettrici interessino zone assoggettate a vincoli di
natura paesaggistica la realizzazione degli stessi dovrà ottenere la prescritta
autorizzazione ai sensi dell’art. 151 del D.Lgs. 29 ottobre 1999 n. 490. La richiesta deve
essere corredata anche da uno studio di inserimento paesistico (SIP) redatto ai sensi
dell’art. 30 della L.R. 24/1998.
Per gli impianti radioelettrici esistenti localizzati nei centri abitati ricadenti in zone
sottoposte a vincolo paesaggistico, monumentale ed archeologico, l’amministrazione

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adeguato alle prescrizioni regionali
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comunale avvierà, di concerto con i soggetti aventi titolo, un programma di


delocalizzazione.
In caso di trasferimento di impianti radioelettrici per effetto dell’entrata in vigore di
nuove disposizioni o per l’impiego di nuove tecnologie, le aree abbandonate devono
essere riqualificate sotto il profilo ambientale e paesaggistico e le attrezzature devono
essere rimosse.
In caso di difformità dei manufatti realizzati dalla relativa concessione edilizia i comuni
provvedono ad applicare le norme generali in materia di abusivismo edilizio.
Dette installazioni dovranno essere realizzate su appositi sostegni posti all'esterno delle
aree urbane e comunque a distanze non inferiori a ml. 50 dagli edifici pubblici e privati.
In presenza di edifici di valore tipologico, storico o architettonico, la Commissione
Edilizia ha facoltà di prescrivere distanze maggiori. Non è consentita la realizzazione di
detti impianti, compresi i relativi ripetitori, negli edifici a ciò non specificatamente
destinati.
Il rilascio della concessione edilizia è subordinato al rispetto della normativa vigente in
materia nonché alla sottoscrizione di uno speciale atto unilaterale d'obbligo in cui i
richiedenti assumano, anche per i loro successori ed aventi causa, l'impegno di:
1) utilizzo della struttura da parte di altre società del settore, compatibilmente con
le esigenze tecniche;
2) risistemare l'area oggetto dell'intervento secondo un progetto, con l’indicazione
dei costi, approvato dalla Commissione Edilizia;
3) non superare i limiti di intensità di campo elettromagnetico in conformità alle
vigenti norme in materia.

PARTE IV - QUALITÀ E COMPATIBILITÀ AMBIENTALE

61. - MODALITÀ DI SCARICO DELLE ACQUE PROVENIENTI DA


INSEDIAMENTI CIVILI

Per insediamento civile s'intende uno o più edifici o installazioni adibiti ad abitazione o
allo svolgimento di attività alberghiera, turistica, sportiva, ricreativa, scolastica,
sanitaria, prestazione di servizi, nonché alle attività produttive ed attività relative ad
imprese agricole, secondo quanto specificato dall'art. 2135 del Codice Civile e dalla L.
8/10/1976, n. 690.
Le possibilità di scarico potranno essere effettuate come di seguito indicate e comunque
nel rispetto della normativa vigente:

61.1. - Zone servite da fognature

Nelle zone servite da fognature lo smaltimento è sempre ammesso, purché si osservino i


regolamenti del gestore della pubblica fognatura e le istruzioni che saranno di volta in
volta impartite dai competenti uffici comunali;

61.2. - Recapiti diversi dalla Pubblica fognatura

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Nelle zone sprovviste di pubblica fognatura tutte le calate delle acque nere devono
terminare in basso in sifoni a chiusura idraulica, muniti di bocchetta di ispezione o in
pozzetti interruttori a chiusura idraulica ispezionabili. Tali sifoni o pozzetti devono col-
legarsi mediante condutture interrate ad un impianto di depurazione conforme a quanto
previsto dal presente Regolamento, dagli uffici ASL e comunali competenti e comunque
atto a dare un refluo con caratteristiche qualitative conformi alle normative vigenti.
Devono inoltre essere installati due pozzetti di prelievo, uno a monte ed uno a valle del
sistema di depurazione, per la consentire verifica dei limiti imposti dalle norme vigenti.

61.2.1. - Recapito nel suolo

Le acque nere che debbano essere smaltite nel suolo devono essere preventivamente
condotte ad una vasca settica di tipo Imhoff conforme a quanto prescritto dall’articolo
62.8. Alla stessa vasca debbono essere condotte anche le acque saponose, previo pretrat-
tamento in un pozzetto ad interruzione idraulica. I liquidi in uscita dalla vasca settica
Imhoff devono essere condotti con una unica tubazione al recapito finale nel suolo, che
potrà avvenire mediante pozzo disperdente o sub-irrigazione a pettine.

61.2.2. - Recapito in acque superficiali

Le acque reflue che debbano essere smaltite in acque superficiali devono essere pre-
ventivamente trattate in un impianto ad ossidazione totale.

61.2.3. - Recapito in impianti a fitodepurazione

Quando non risulti possibile od economicamente conveniente condurre le acque reflue


trattate ad uno dei recapiti finali in precedenza indicati, è ammesso condurre le mede-
sime ad un impianto di fitodepurazione con le caratteristiche di cui all’articolo 61.10.

61.3. - Fosse biologiche

61.3.1. - Prescrizioni di carattere generale

Le fosse biologiche, o vasche settiche di tipo tradizionale, sono caratterizzate dal fatto
di avere compartimenti comuni per il liquame ed il fango.
Esse devono essere adottate per il trattamento delle acque nere in tutti i casi in cui siano
prescritte dal presente Regolamento.
Alle fosse biologiche non possono essere mai condotte acque saponose o acque pluviali.

61.3.2. - Posizionamento delle fosse biologiche

Le fosse biologiche dovranno, di norma, essere collocate nel resede dell’edificio ad una
distanza non inferiore a ml.1,00 dalle fondazioni del medesimo.
Negli interventi sul patrimonio edilizio esistente, laddove non sia possibile il rispetto
delle distanze sopradette, è ammessa la collocazione ad una distanza inferiore purché si

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adeguato alle prescrizioni regionali
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dimostri che sono stati adottati tutti gli accorgimenti atti ad evitare che la rottura
accidentale della fossa possa provocare infiltrazioni al di sotto delle fondazioni dell’edi-
ficio o nei locali ai piani interrati.
Nei soli casi in cui non sia possibile alcuna conveniente collocazione esterna all’edifi-
cio, e comunque esclusivamente per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, è
ammessa la realizzazione della fossa biologia all’interno di un vano riservato esclusi-
vamente a tale scopo oppure, ove anche ciò non risulti possibile, nel vano scala.
In tutti i casi di collocazione interna all’edificio la fossa biologica dovrà rispettare le
seguenti ulteriori condizioni :
— essere separata dal solaio di calpestio del vano soprastante da una camera d’aria
di altezza non inferiore a cm. 40, adeguatamente aereata con condotti di ventilazione
sfocianti direttamente all’esterno;
— presentare gli accorgimenti già prescritti per le fosse a ridosso degli edifici,
— essere dotato di idoneo passaggio o condotto che ne consenta la vuotatura
meccanica senza interessare locali abitabili o nei quali è comunque ammessa la presenza
continuativa di persone.
Le fosse biologiche, ovunque posizionate, devono essere accessibili ed ispezionabili.

61.3.3. - Dimensionamento delle fosse biologiche

Le fosse biologiche devono essere dimensionate in funzione del numero di abitanti


equivalenti corrispondente all’edificio (o porzione di edificio) che vi recapita.
Ciascuna fossa biologica deve essere costituita da due camere distinte e presentare una
capacità utile complessiva (volume interno delle camere), pari ad almeno 225 litri per
ogni abitante equivalente, con un minimo assoluto di 3000 litri (mc. 3,00) complessivi.
Le due camere devono avere, di norma, pianta quadrata ed uguale capacità. Sono
comunque ammesse :
— camere a pianta rettangolare con lunghezza non superiore a due volte la lar-
ghezza;
— camere di capacità diversa tra loro quando siano assicurate una capacità non in-
feriore al 50% del totale per la prima camera ed al 40% del totale per la seconda (ferma
restando in ogni caso la capacità complessiva minima stabilita dal presente articolo).

61.3.4. - Caratteristiche tecniche delle fosse biologiche

Le fosse biologiche bicamerali, qualsiasi sia il materiale di cui sono costituite, devono
rispondere alle seguenti prescrizioni tecniche generali :
— la profondità del liquido, in ciascuna camera, deve risultare compresa tra ml.
1,50 e ml. 1,70;
— in ciascuna camera, deve essere assicurato uno spazio libero di almeno cm. 20
tra il livello del liquido ed il cielo della fossa;
— le tubazioni per l’afflusso e l’efflusso dei liquami devono avere diametro non
inferiore a cm. 10 e devono immergersi almeno 30 cm. sotto il livello del liquido;
— il dispositivo di comunicazione tra una camera e l’altra (sella) devono essere rea-
lizzati con tubazioni di diametro non inferiore a cm. 10, poste ad “H” o ad “U” rove-
sciato, prolungate in alto sino al cielo della fossa (in diretto contatto con le relative
lapidi) ed in basso sino ad immergersi almeno 30 cm. sotto il livello del liquido;

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adeguato alle prescrizioni regionali
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Le fosse biologiche devono essere dotate di chiusini a doppia lapide, di materiale e


fattura tali da garantire la chiusura ermetica. Analoghi chiusini devono essere previsti in
corrispondenza dei punti di ispezione posizionati sul dispositivo di comunicazione tra
una camera e l’altra (sella).

61.3.5. - Ventilazione delle fosse biologiche

Ogni fossa biologica dovrà essere dotata di propria tubazione di ventilazione posizio-
nata in prossimità del cielo della fossa, di diametro non inferiore a cm. 10 e sfociante
sopra la copertura dell’edificio o comunque in posizione tale da non disperdere cattivi
odori in prossimità di locali abitabili. L’estremità superiore della tubazione di ventila-
zione dovrà essere dotata di reticella antinsetto di materiale inossidabile.
Nella parete che divide le due camere dovranno essere realizzati, al di sopra del livello
del liquido, idonei fori di ventilazione in modo da mantenere uniforme la pressione ed
assicurare la ventilazione di entrambe le camere. In mancanza di tale requisito dovranno
essere previste tubazioni di ventilazione per entrambe le camere.

61.3.6. - Caratteristiche costruttive delle fosse biologiche

Le fosse biologiche possono essere costruite in opera o mediante l’impiego di elementi


prefabbricati.

61.3.7. - Fosse biologiche costruite in opera

Le fosse biologiche costruite in calcestruzzo armato dovranno avere pareti e soletta di


fondo di spessore non inferiore a cm. 15, mentre la soletta di copertura dovrà essere
dimensionata in funzione dei massimi carichi che possono gravare sulla medesima in ra-
gione della sua ubicazione, con un minimo assoluto di cm. 8. Le fosse biologiche
costruite con muratura di mattoni dovranno avere il fondo costituito da una soletta in
calcestruzzo armato dello spessore non inferiore a cm. 25, con sovrapposto uno strato di
malta di cemento dello spessore di cm. 5. Le pareti saranno costituite da pareti in mat-
toni pieni murati con malta cementizia dello spessore non inferiore di cm. 26, protette
sul lato esterno da un rinfianco di calcestruzzo dello spessore di almeno cm. 15, cosic-
chè lo spessore complessivo risulti non inferiore a cm. 45. Tutte le facce interne della
fossa dovranno essere intonacate e lisciate con malta di cemento ed avere tutti gli angoli
arrotondati e il fondo concavo per la facile estrazione delle materie. Le pareti che rima-
nessero fuori terra dovranno avere anch’esse spessore non inferiore a cm. 45 ed essere
intonacate anche sulle faccia esterna.

61.3.8. - Fosse biologiche di tipo prefabbricato

Gli elementi prefabbricati utilizzabili per la costruzione delle fosse biologiche possono
essere sia di tipo monoblocco che di tipo ad elementi separati da comporre in opera
(cosidette ad anelli).
Gli elementi monoblocco possono essere realizzati sia in calcestruzzo che in altri ma-
teriali con idonee caratteristiche di impermeabilità (vetroresima e simili).

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adeguato alle prescrizioni regionali
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Le fosse costituite da elementi prefabbricati composti in opera (anelli) dovranno essere


accuratamente stuccate in tutti i punti di giunzione al fine di garantirne la migliore te-
nuta idraulica.
Per tutte le fosse di tipo prefabbricato valgono le seguenti prescrizioni :
— dovranno essere protette da un idoneo rinfianco di calcestruzzo di spessore tale
che lo spessore complessivo (parete della fossa più rinfianco) non sia mai inferiore a
cm. 15;
— il fondo dello scavo dovrà essere privo di asperità e ben livellato con un getto di
calcestruzzo in modo tale da garantire la stabilità del manufatto;
— la soletta di copertura dovrà essere dimensionata in funzione dei massimi carichi
che possono gravare sulla medesima in ragione della sua ubicazione.

61.4. - Fosse settiche tipo Imhoff

61.4.1. - Prescrizioni di carattere generale

Le fosse settiche tipo Imhoff sono caratterizzate dal fatto di avere compartimenti distinti
per il liquame e il fango e devono essere adottate per il trattamento congiunto delle ac-
que saponose e delle acque nere in tutti i casi in cui esse siano prescritte secondo il
presente Regolamento e secondo quanto indicato dagli uffici competenti.
Alle fosse settiche Imhoff non possono essere mai condotte acque pluviali.

61.4.2. - Dimensionamento delle fosse settiche Imhoff

Le fosse settiche Imhoff devono essere dimensionate in funzione del numero di abitanti
equivalenti corrispondente all’edificio (o porzione di edificio) che vi recapita.
Il comparto di sedimentazione dovrà avere capacità pari a 40-50 litri per abitante
equivalente, con un minimo assoluto di 250 litri. Il compartimento del fango dovrà
avere capacità pari a 150-160 litri per abitante equivalente, con un minimo assoluto di
900 litri. E’ ammesso ridurre la capacità del compartimento del fango fino a 100-120
litri per abitante equivalente a condizione che l’estrazione del fango sia eseguita due
volte l’anno.

61.4.3. - Caratteristiche tecniche delle fosse settiche Imhoff

Le fosse settiche Imhoff, qualsiasi sia il materiale di cui sono costituite, devono rispon-
dere alle seguenti prescrizioni tecniche generali :
— deve essere assicurato uno spazio libero di almeno cm. 20 tra il livello del li-
quido ed il cielo della fossa;
— le tubazioni per l’afflusso e l’efflusso dei liquami devono avere diametro non
inferiore a cm. 10 e devono costituire idonea interruzione idraulica sia in ingresso che in
uscita, immergendosi almeno 30 cm. sotto il livello del liquido;

61.4.4. - Posizionamento, ventilazione e caratteristiche costruttive delle fosse settiche


Imhoff

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adeguato alle prescrizioni regionali
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Per quanto attiene il posizionamento, la ventilazione e le caratteristiche costruttive, le


fosse settiche Imhoff devono rispondere alle stesse prescrizioni già dettate per le fosse
biologiche.

61.5. - Depuratori ad ossidazione totale

L’utilizzo dei depuratori ad ossidazione totale, nella varie forme in cui i medesimi si
trovano in commercio, è richiesto ogni volta che, per il tipo di ricettore finale cui si in-
tende convogliare le acque trattate, si debba conseguire un livello di depurazione molto
spinto, con degradazione pressochè totale delle sostanze organiche biodegrababili e
nitrificazione delle parti azotate.
I depuratori ad ossidazione totale sono solitamente costituiti da elementi monoblocco
prefabbricati, in genere suddivisi in più vasche o scomparti, ed utilizzano un sistema di
depurazione a fanghi attivi ad ossidazione totale, basato sull’azione dei batteri presenti
nel liquame che, riuniti in colonie, costituiscono il fango attivo. Nell’impianto viene in-
sufflata meccanicamente l’aria necessaria alla sopravvivenza ed alla riproduzione dei
batteri, i quali utilizzano per la loro nutrizione le sostanze organiche inquinanti
contenute nel liquame, abbattendole.
Considerato come in commercio esistano numerose tipologie di impianto ad ossidazione
totale, accomunate dal principio di funzionamento ma differenti tra loro per tipo di ma-
teriali impiegati, numero e capacità degli scomparti, numero e natura degli ingressi non-
chè per lo stesso percorso delle acque internamente all’impianto, non vengono impartite
prescrizioni e specifiche tecniche vincolanti in merito agli aspetti costruttivi di tale tipo
di impianti di depurazione.
Il livello di depurazione conseguito da ciascun impianto dovrà risultare da apposita do-
cumentazione tecnica o certificazione rilasciata dalla ditta produttrice e l’impianto
medesimo potrà essere utilizzato solo per il trattamento di acque reflue destinate a corpi
ricettori congruenti con il livello di depurazione garantito.
Sia la posa che la manutenzione dell’impianto dovranno avvenire in completa con-
formità alle specifiche tecniche fornite dal costruttore.
61.6. - Altri tipi di depuratori

Potranno essere ammessi impianti di trattamento e depurazione delle acque reflue di-
versi da quelli contemplati negli articoli precedenti solo quando venga dimostrato che i
medesimi conseguono livelli di depurazione non inferiori a quelli prescritti dagli uffici
competenti secondo il Regolamento e dalle altre norme vigenti in materia, in funzione
del tipo di ricettore finale cui sono destinate le acque trattate.

61.7. - Recapito dei liquami nel suolo mediante sub-irrigazione

L’utilizzo del suolo come recapito finale, mediante sub-irrigazione, dei liquami prove-
nienti dal trattamento delle acque reflue è ammesso nelle zone sprovviste di pubblica
fognatura, secondo quanto previsto dal presente Regolamento e dalle indicazioni degli
uffici competenti.
Il liquame chiarificato in uscita dalla fossa settica tipo Imhoff (o da altro idoneo disposi-
tivo di trattamento) deve essere condotto, mediante tubazione a tenuta, in un pozzetto e
da qui immesso nella condotta o rete disperdente.

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La condotta disperdente può essere costituita da tubazioni microfessurate continue o da


elementi tubolari con estremità tagliate dritte e distanziati di cm. 1-2 cm l’uno dall’altro.
In ogni caso la condotta disperdente deve essere protetta superiormente da tegole (o co-
munque da elementi semicurvi atti a svolgere analoga funzione protettiva) ed avere pen-
denza compresa tra lo 0,2% e lo 0,6%.
La condotta deve essere posata in una trincea profonda almeno cm. 70, la cui metà infe-
riore deve essere riempita con pietrisco di varia pezzatura (3-6 o superiore) che avvolga
completamente la condotta. La parte superiore della trincea deve essere riempita con il
terreno proveniente dallo scavo, previa interposizione di uno strato di tessuto-non tes-
suto o di altro materiale atto ad impedire che il terreno di rinterro penetri nei vuoti del
sottostante riempimento in pietrisco.
La trincea delle seguire approssimativamente l’andamento delle curve di livello, in
modo tale che la condotta disperdente mantenga la pendenza contenuta nei limiti pre-
scritti. Di norma la trincea deve essere posizionata lontano da fabbricati, aie, aree
pavimentate o altre sistemazioni che ostacolano il passaggio dell'aria nel terreno
La distanza fra il fondo della trincea ed il massimo livello della falda non dovrà essere
inferiore ad un metro. Nel tratto a valle della condotta l’acqua di falda non potrà essere
utilizzata per uso potabile o domestico o per irrigazione di prodotti mangiati crudi, a
meno di accertamenti chimici e microbiologici caso per caso da parte dell'autorità
sanitaria. Fra la condotta disperdente e un qualunque serbatoio, pozzo od altra opera
destinata al servizio di acqua potabile deve essere mantenuta una distanza minima di 30
metri.
L’andamento della trincea e della condotta disperdente può essere lineare e continuo su
una sola fila oppure costituito da una condotta centrale con ramificazioni a pettine, a
doppio pettine o ad altro analogo. Lo sviluppo lineare complessivo della condotta di-
sperdente deve essere determinato in funzione della natura del terreno e del numero di
abitanti equivalenti secondo in seguenti parametri:
tipo di terreno sviluppo lineare per abitante equivalente
sabbia sottile, materiale leggero di riporto 2 ml/abitante
sabbia grossa e pietrisco 3 ml/abitante
sabbia sottile con argilla 5 ml/abitante
argilla con poca di sabbia 10 ml/abitante
argilla compatta non adatta
Potranno essere ammessi valori diversi da quelli sopraindicati nei casi in cui le caratteri-
stiche del terreno siano preventivamente accertare mediante apposite prove di percola-
zione.
La distanza tra due diverse condotte disperdenti non deve essere mai inferiore a 25 me-
tri.
Per l'esercizio si controllerà periodicamente che non vi sia intasamento del pietrisco o
del terreno sottostante, che non si manifestino impaludamenti superficiali, che non au-
menti il numero delle persone servite ed il volume di liquame giornaliero disperso, che
il livello della falda rimanga in valori compatibili.

61.8. - Recapito dei liquami nel suolo mediante pozzi assorbenti

L’utilizzo del suolo come recapito finale, mediante pozzo assorbente, dei liquami prove-
nienti dal trattamento delle acque reflue è ammesso nelle zone sprovviste di pubblica fo-

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gnatura, secondo quanto previsto dal presente Regolamento e le indicazioni degli uffici
competenti.
Il liquame chiarificato in uscita dalla fossa settica tipo Imhoff (o da altro idoneo disposi-
tivo di trattamento) deve essere condotto, mediante tubazione a tenuta, in un pozzetto da
cui deve essere poi immesso nel pozzo assorbente.
Il pozzo deve avere forma cilindrica e diametro interno di almeno un metro. Esso può
essere costruito in muratura (pietrame o mattoni) oppure in calcestruzzo, e deve essere
privo di platea. Nella parte inferiore, in corrispondenza del terreno permeabile, le pareti
devono essere permeabili (praticandovi feritoie o realizzandole in muratura a secco o
con altra idonea tecnica costruttiva). Sul fondo del pozzo, in luogo della platea, deve es-
sere realizzato uno strato di pietrame e pietrisco dello spessore di circa mezzo metro.
Analogo anello di pietrame e pietrisco (sempre dello spessore di circa mezzo metro)
deve essere formato esternamente alla porzione permeabile delle pareti del pozzo. In en-
trambi i casi, in prossimità del fondo e della parete permeabile, il pietrame deve essere
di pezzatura maggiore rispetto al pietrisco soprastante o retrostante.
La copertura del pozzo deve trovarsi ad una profondità di almeno cm. 60. Il pozzetto di
cui al secondo comma di questo articolo deve essere collocato sulla copertura del pozzo
e dotato di adeguati chiusini. Lo spazio residuo soprastante la copertura del pozzo e l’a-
nello di pietrisco circostante, deve essere rinterrato mediante terreno ordinario con so-
prassesto per evitare ogni avvallamento e previa interposizione di uno strato di tessuto-
non tessuto o di altro materiale atto ad impedire che il terreno di rinterro penetri nei
vuoti del sottostante riempimento in pietrisco. Per la ventilazione dello strato drenante
devono essere poste in opera tubazioni di aerazione di opportuno diametro, che interes-
sino lo strato di pietrisco per una profondità di almeno un metro.
Di norma i pozzi assorbenti debbono essere posizionati lontano da fabbricati, aie, aree
pavimentate o altre sistemazioni che ostacolano il passaggio dell'aria nel terreno
La differenza di quota tra il fondo del pozzo ed il massimo livello della falda non dovrà
essere inferiore a 2 metri. Nel tratto a valle della condotta l’acqua di falda non potrà es-
sere utilizzata per uso potabile o domestico o per irrigazione di prodotti mangiati crudi,
a meno di accertamenti chimici e microbiologici caso per caso da parte dell'autorità
sanitaria. Fra il pozzo e un qualunque serbatoio, pozzo od altra opera destinata al servi-
zio di acqua potabile deve essere mantenuta una distanza minima di 50 metri.
La superficie della parete perimetrale del pozzo, deve essere determinata in funzione
della natura del terreno e del numero di abitanti equivalenti secondo in seguenti parame-
tri:
tipo di terreno superficie per abitante equivalente
sabbia grossa e pietrisco 1 mq/abitante
sabbia fine 1,5 mq/abitante
argilla sabbiosa o riporto 2,5 mq/abitante
argilla con molta sabbia o pietrisco 4 mq/abitante
argilla con poca sabbia o pietrisco 8 mq/abitante
argilla compatta impermeabile non adatta
Potranno essere ammessi valori diversi da quelli sopraindicati nei casi in cui le caratteri-
stiche del terreno siano preventivamente accertare mediante apposite prove di percola-
zione. In ogni caso la capacità del pozzo non deve essere inferiore a quella della vasca
di chiarificazione che precede il pozzo stesso.
Per l'esercizio si controllerà periodicamente che non vi sia accumulo di sedimenti o di
fanghiglia nel pozzo od intasamento del pietrisco e del terreno circostante, che non si

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verifichino impantanamenti nel terreno circostante; che non aumenti il numero delle
persone servite ed il volume di liquame giornaliero disperso, che il livello della falda ri-
manga in valori compatibili.

61.9. - Percolazione nel terreno mediante sub-irrigazione con drenaggio

Il sistema di percolazione nel terreno mediante sub-irrigazione con drenaggio deve es-
sere adottato in tutti i casi in cui sia ammessa la sub-irrigazione normale ma ci si trovi in
presenza di terreni impermeabili.
Il liquame chiarificato in uscita dalla fossa settica tipo Imhoff (o da altro idoneo disposi-
tivo di trattamento) deve essere condotto, mediante tubazione a tenuta, in un pozzetto da
cui deve essere poi immesso nella condotta o rete disperdente.
Il sistema consiste in una trincea, profonda da ml. 1,00 a ml.1,50 con il fondo costituito
da uno strato di argilla, sul quale si posa la condotta drenante sovrastata in senso verti-
cale da strati di pietrisco grosso, minuto e grosso. Nello spessore dell'ultimo strato si
colloca la condotta disperdente.
Tubi di aerazione di adeguato diametro devono essere collocati verticalmente, dal piano
di campagna fino allo strato di pietrisco grosso inferiore, disposti alternativamente a de-
stra e a sinistra delle condotte e distanziate da 2 a 4 metri l'uno dall'altro.
La condotta drenante sbocca in un idoneo ricettore (rivolo, alveo, impluvio, ecc.), men-
tre la condotta disperdente termina chiusa 5 metri prima dello sbocco della condotta dre-
nante.
Lo sviluppo lineare delle condotte si dimensiona assumendo come parametro minimo
ml. 2,00 per abitante equivalente.
Per quanto attiene le caratteristiche costruttive e di posa delle condotte, il loro posizio-
namento, le distanze di rispetto e quanto altro non espressamente trattato nel presente
articolo, si applicano le prescrizioni già impartite per le normali condotte di sub-irriga-
zione.
Per l'esercizio si controllerà periodicamente il regolare funzionamento del sistema, dal
sifone del pozzetto di alimentazione, allo sbocco del liquame, ai tubi di aerazione e si
verificherà nel tempo che non si abbia aumento del numero degli abitanti equivalenti e
che livello della falda rimanga in valori compatibili.
61.10. - Fitodepurazione

L’utilizzo di impianti a fitodepurazione come recapito finale dei liquami provenienti dal
trattamento delle acque reflue è ammesso nelle zone sprovviste di pubblica fognatura,
secondo quanto previsto dal presente Regolamento e le indicazioni degli uffici
competenti.
L’impianto a fitodepurazione (impianto fitodepurativo assorbente) sfrutta il potere de-
purativo di determinati tipi di vegetazione ed è costituito sostanzialmente da uno o più
letti assorbenti, sul fondo dei quali corre una tubazione disperdente che rilascia il li-
quame in prossimità dell’apparato radicale delle piante.
I letti assorbenti sono costituiti da vassoi di estensione complessiva commisurata alla
potenzialità dell’impianto e realizzati in materiale atto a garantirne la tenuta
(calcestruzzo, resina poliestere od altro idoneo materiale). Sul fondo dei letti viene steso
uno strato di ghiaietto (pezzatura mm. 8-15 ) dello spessore di almeno cm. 30. Al di
sopra del ghiaietto viene riportato uno strato di terreno vegetale di spessore non

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inferiore a cm. 40. Il terreno vegetale viene quindi adeguatamente piantumato con ar-
busti sempreverdi od altra vegetazione idrofila.
Il liquame chiarificato in uscita dal dispositivo di trattamento (tipicamente, ma non ne-
cessariamente, una fossa settica tipo Imhoff) deve essere condotto, mediante tubazione a
tenuta, in un pozzetto da cui deve essere poi immesso nella condotta disperdente. Detta
condotta corre sul fondo del letto assorbente, immersa dalla strato di ghiaietto, ed è co-
stituita da tubazioni microfessurate continue, posate con pendenza non superiore allo
0,4%.
Il livello del liquame nell’impianto sarà determinato dal livello del pozzetto di distribu-
zione è dovrà corrispondere alla strato di ghiaietto posato sul fondo del letto assorbente.
Da qui i liquidi saranno assorbiti, per capillarità, dall’apparato radicale delle piante
collocate nel soprastante strato di terreno vegetale.
In uscita dall’impianto, sul lato opposto a quello di ingresso del liquame, deve essere
posto un secondo pozzetto di ispezione e da questo deve dipartirsi una tubazione di
troppo pieno di sicurezza che consente il celere deflusso di improvvisi ed eccessivi ap-
porti meteorici, mantenendo il liquido nell’impianto ai livelli di progetto. La tubazione
di troppo pieno smaltirà l’eccesso di acqua nel suolo mediante un breve tratto di tu-
bazione disperdente per sub-irrigazione.
Le dimensioni dei letti assorbenti e della superficie piantumata dovranno essere tali da
garantire sufficienti livelli di depurazione ed evitare la formazione di reflui effluenti. A
tal fine l’impianto dovrà presentare una estensione (superficie della faccia superiore
dello strato di ghiaietto) di almeno mq. 1,50 per ogni abitante equivalente, con un
minimo assoluto di mq. 6.
La vegetazione da piantumare dovrà essere costituita da arbusti o fiori con spiccate ca-
ratteristiche idrofile, quali ad esempio :
ArbustiFiori
Aucuba Japonica Auruncus Sylvester
Bambù Astile Calycantus Florindus
Elymus Arenarius Cornus Alba Felci
Cornus Florida Iris Pseudoacorus
Cornus Stolonifera Iris Kaempferi
Cotoneaster Salicifolia Lythrum Officinalis
Kalmia Latifolia Nepeta Musini
Laurus Cesarus Petasites Officinalis
Sambucus Nigra Thuya Canadensis
Per l'esercizio si controllerà periodicamente che non vi sia intasamento della tubazione
disperdente, che non si manifestino impaludamenti superficiali, che non aumenti il nu-
mero delle persone servite ed il volume di liquame giornaliero disperso.

61.11. - Pozzi a tenuta

E’ consentita l’installazione di pozzi a tenuta solo nei casi in cui è prevista la fertirriga-
zione e con le limitazioni previste dalla vigente normativa regionale. Il pozzo dovrà rac-
cogliere esclusivamente reflui di tipo organico (liquame animale ed acque di vege-
tazione) privi di ogni altra contaminazione chimica ed avere caratteristiche di perfetta
tenuta e capacità adeguate allo scopo, oltre che essere muniti di colonna di ventilazione
sul tetto.

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62. - MODALITA' DI SCARICO DELLE ACQUE PROVENIENTI DA


INSEDIAMENTI PRODUTTIVI

Per insediamenti produttivi s'intendono uno o più edifici o installazioni nei quali si
svolgono prevalentemente, con caratteri di stabilità e permanenza, attività di produzione
di beni secondo quanto stabilito dalla legge n. 690 del 8/10/1976.
Gli scarichi degli insediamenti produttivi sono soggetti alle norme stabilite dal D.Lgs. n.
258 del 18 agosto 2000 e dagli artt. 15 e 16 della L. 650/79.
Fanno eccezione gli impianti e manufatti ove si svolgono attività di lavorazione,
trasformazione ed alienazione di prodotti derivanti esclusivamente dalla conduzione
delle aziende stesse nel normale esercizio dell'agricoltura.
Gli scarichi degli insediamenti produttivi esistenti dovranno adeguarsi alle norme del
presente articolo nei tempi e secondo le procedure previste dalle leggi vigenti.
Le opere da realizzare per l'attuazione dei programmi di disinquinamento vengono
considerate opere di manutenzione straordinaria e vengono, pertanto, assoggettate alle
procedure autorizzative.
L'autorità competente al controllo, è autorizzata ad effettuare tutte le ispezioni che
ritenga necessarie per l'accertamento delle condizioni che danno luogo alla formazione
degli scarichi.

63. - IMPIANTO DI SMALTIMENTO DELLE ACQUE METEORICHE

I canali di gronda, le condutture verticali di scarico e le condutture interrate per la


raccolta e lo smaltimento delle acque piovane devono essere di materiale resistente ed
impermeabile, avere giunture a perfetta tenuta ed essere di numero ed ampiezza
sufficiente per ricevere e condurre le acque piovane fino alla pubblica fognatura delle
acque chiare o, in mancanza di questa, fino alla destinazione approvata dall'Ufficio
comunale competente.
Le coperture devono essere munite di canali di gronda lungo tutti i cornicioni, tanto
verso le aree d’uso pubblico quanto verso i cortili e gli altri spazi scoperti.
Le condutture verticali di scarico devono applicarsi di preferenza esternamente
all'edificio fino a 4 m. dal suolo, nel quale tratto devono essere poste in opera entro
cassette d'isolamento nella muratura, nel caso di facciate fronteggianti spazi pubblici,
oppure realizzate con materiali atti a sopportare urti casuali.
Idonei pozzetti d'ispezione forniti di chiusura idraulica devono essere installati
all'estremità inferiore di ogni "calata"; pozzetti d'ispezione devono essere installati nei
punti delle condutture interrate in cui si verifichi un cambiamento di direzione o la
confluenza con altre condutture; un pozzetto finale d'ispezione, posto ai limiti interni
della proprietà, deve precedere l'allacciamento alla pubblica fognatura.
E' vietato immettere nelle tubazioni o nei pozzetti delle acque piovane acque di rifiuto
di qualsiasi altra provenienza. La confluenza delle acque piovane, con le altre acque di
rifiuto, sarà consentita solo al livello del citato pozzetto finale d'ispezione, purché la
pubblica fognatura non sia del tipo a doppia canalizzazione separata per acque bianche
ed acque luride.

64. - EMISSIONI IN ATMOSFERA

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Nei riguardi dell'ambiente esterno gli insediamenti dovranno garantire l'assenza di


emissione di sostanze nocive, verificando la portata delle canne di esalazione ed
effettuando il controllo delle emissioni, a garanzia della purezza dell'aria e del corretto
smaltimento dei gas di combustione.
Negli edifici civili tutti i locali classificati come cucine devono essere dotati di canne
per l’eliminazione di fumi e vapori opportunamente dimensionate e con scarico sulla
copertura dell’edificio; tutti i locali destinati a servizi igienici, se sprovvisti di apertura
verso l’esterno, devono essere dotati di impianto di aspirazione forzata con scarico sulla
copertura ovvero secondo le indicazioni degli uffici competenti.
Gli impianti di riscaldamento di qualsiasi tipo, nonché gli apparecchi a fiamma libera
(camini, stufe ecc.) devono essere muniti di canne fumarie costruite in materiale idoneo
resistente al fuoco ed impermeabili ai gas; qualora siano prevedibili temperature
elevate, le strutture aderenti alle canne fumarie dovranno essere protette con materiali
isolanti: in questi casi sono da evitare i contatti col vano ascensore.
Il Sindaco può richiedere all'ARPA, qualora lo ritenga opportuno, gli accertamenti del
contributo all’inquinamento atmosferico, da parte di qualsiasi stabilimento industriale
esistente nel territorio comunale.

65. - CONTENIMENTO ENERGETICO

Al fine di limitare il dispendio delle risorse disponibili non riproducibili e di usufruire


della possibilità d'uso di energie alternative dovrà essere attuato il controllo dei consumi
attraverso la riduzione delle dispersioni di calore, la verifica della temperatura dell'aria
interna ed il controllo della temperatura dell'acqua; dovrà essere effettuato anche il
controllo della condensazione interstiziale e della tenuta all'aria. Gli edifici ed i loro
impianti debbono essere progettati, realizzati, forniti di accessori e condotti in modo che
tutti i consumi energetici e le emissioni di sostanze inquinanti, nell’accezione più
ampia, vengano contenuti al massimo e comunque all’interno dei limiti stabiliti dalla
normativa vigente.
Tutti gli impianti di riscaldamento, condizionamento e ventilazione centralizzati, per gli
edifici o per gruppi di edifici, debbono essere muniti di sistemi di regolazione
automatica eventualmente in funzione della temperatura esterna, onde ridurre i consumi
energetici.
Gli edifici pubblici e privati, qualunque sia la loro destinazione d’uso, e gli impianti non
di processo al loro servizio devono essere progettati e messi in opera in modo da
contenere al massimo i consumi di energia termica ed elettrica in conformità alle
conoscenze tecniche e tecnologiche.
Gli impianti di riscaldamento al servizio di edifici di nuova costruzione, devono essere
progettati e realizzati in modo da consentire l’adozione di sistemi di termoregolazione e
di contabilizzazione del calore per ogni singola unità immobiliare.
Negli edifici di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubblico è fatto obbligo di soddisfare
il fabbisogno energetico degli stessi favorendo il ricorso a fonti rinnovabili di energia o
assimilate ove non prevalgano impedimenti di natura tecnica od economica.

66. - SMALTIMENTO RIFIUTI E SOSTANZE INQUINANTI

E’ vietato realizzare nuove costruzioni su terreni che siano stati utilizzati come deposito
di immondizie, di letame o di altro materiale insalubre che abbia potuto comunque

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inquinare il suolo, se non dopo aver completamente risanato il sottosuolo


corrispondente.
Se il terreno sul quale si intendono realizzare opere edilizie è umido o soggetto
all’invasione di acque superficiali o sotterranee, si deve procedere preventivamente alla
realizzazione di adeguati drenaggi superficiali e profondi, fino alla completa bonifica
del terreno stesso.
Qualora il progetto approvato preveda la realizzazione di rilevati o colmate è vietato
fare uso di terra o di altro materiale inquinato, come specificato al primo comma del
presente articolo.
E’ comunque fatto obbligo di adottare, per tutte le costruzioni, su qualsiasi terreno, le
misure atte a impedire che l’umidità salga dalle fondazioni alle strutture sovrastanti.

67. - TUTELA DEL VERDE URBANO

Negli interventi edilizi nei quali è prevista una dotazione di verde su terreno permeabile
secondo gli standard fissati dal PRG, gli spazi a verde urbano saranno eseguiti sulla
base di un progetto presentato contemporaneamente agli stessi interventi edilizi.
In particolare, nelle parti del lotto e nei lotti privi di idonee alberature, all'atto
dell'attuazione degli interventi edilizi e in forma definitiva, dovranno essere poste a
dimora nuove alberature di alto fusto, nella misura minima di una pianta ogni 150 mq.
di superficie del lotto non coperta, oltre a specie arbustive nella misura minima di due
gruppi ogni 150 mq. di superficie del lotto non coperta.
La scelta delle specie deve avvenire in conformità alle disposizioni del Piano
Territoriale Paesistico laddove vige.
In tutti i progetti presentati le alberature esistenti dovranno essere rigorosamente rilevate
individuando genere e specie botanica e indicate su apposita planimetria, con le
corrispondenti aree di pertinenza; dovrà inoltre essere fornita apposita documentazione
fotografica.
I progetti edilizi, e in particolare quelli interessanti il sottosuolo, dovranno essere
studiati in maniera da rispettare le alberature di alto fusto, nonché tutte le specie
pregiate esistenti, avendo particolare cura di non offenderne gli apparati radicali.
Parte integrante di ogni progetto di piano particolareggiato è un progetto preliminare
elaborato in scala 1:500 da cui emergano dettagliatamente le aree destinate
rispettivamente:
1) a copertura inerte non permeabile;
2) a bosco;
3) a copertura arborea;
4) a copertura arbustiva;
5) a prato;
6) a coltivo;
7) a zona umida e/o superfici d’acqua.
L’elaborato dovrà essere corredato dall’indicazione dei generi e delle specie botaniche
utilizzate e dalle consociazioni botaniche previste.
Parte integrante di ogni progetto edilizio, oltre a quanto definito al punto precedente, è il
progetto definitivo delle sistemazioni degli spazi aperti. Tale progetto definitivo dovrà
chiaramente individuare tutti gli impianti a verde che si intendano eseguire ivi comprese
le attrezzature in caso di verde attrezzato ed ogni altra sistemazione inerente la
progettazione dell’area.

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I progetti dovranno quindi essere corredati:


1) dalle indicazioni dei generi e delle specie botaniche utilizzate;
2) dai progetti esecutivi delle recinzioni e di tutte le opere di sistemazione
esterna prediligendo ovunque possibile siepi vive con essenze autoctone;
3) dai sesti d’impianto e dei particolari costruttivi delle sistemazioni vegetali.
Le nuove alberature dovranno essere disposte in modo da creare degli spazi alberati
unitari e articolati per masse arboree per quanto possibile monospecie e comunque
opportunamente collegati tra loro, in rapporto specialmente ai fabbricati e alle relative
visuali anche riferite all’integrazione e armonizzazione dell’opera nel paesaggio
circostante.
Per i nuovi interventi, gli spazi a parcheggio pubblico dovranno essere dotati di
alberature che alla loro maturazione consentano una completa copertura dell'area.

68. - DECORO, MANUTENZIONE E SICUREZZA DEGLI EDIFICI

I progetti edilizi relativi agli edifici, ai manufatti in genere e a qualunque intervento di


arredo urbano, devono corrispondere alle esigenze del decoro edilizio e di una loro
corretta ambientazione, tenuto conto dello stato dei luoghi, sia per la forma che per i
materiali impiegati.
Qualora sussistano i requisiti di legge, il Dirigente del Settore può ingiungere ai
proprietari l'esecuzione delle necessarie opere quali rifacimento di intonaci, di
rivestimenti, di coperture, di infissi, di recinzioni, di pavimentazioni, sistemazione di
giardini, pavimentazione dei portici e adeguata illuminazione notturna, ecc.
Non si possono eseguire sulle facciate degli edifici e su altri muri esposti alla pubblica
vista, dipinti figurativi ed ornamentali di qualsiasi genere, né procedere al restauro di
quelli già esistenti, senza avere ottenuto l'approvazione dei relativi progetti o bozzetti da
parte dell’Amministrazione Comunale che potrà anche esigere, in determinati casi, la
esecuzione di un campione sul fabbricato.
E' vietato applicare tubazioni di qualsiasi tipo sulle facciate verso la strada, fatta
eccezione per i pluviali.
E' altresì vietato costruire canne da fumo applicate alla parete esterna ed anche incassate
nei muri prospicienti la pubblica via. Potrà tollerarsi la costruzione di canne incassate
nel muro frontale quando vi sia applicata, per l'intero sviluppo delle stesse, una
controcanna in modo che vi sia una intercapedine di almeno 3 cm., nella quale possa
circolare l'aria.

68.1. - Omogeneita' dei fronti dei fabbricati e obblighi di manutenzione

Quando un edificio esistente in qualsiasi punto del territorio comunale venga suddiviso
in due o più proprietari, nei rapporti dell'edilizia si continuerà a considerarlo come un
solo stabile indiviso; sarà possibile accordare la concessione o l'autorizzazione alle sole
modifiche o interventi esterni che si estendano a tutto il fronte e ne conservino
l'omogeneità, sarà invece negata a quelle che abbiano per risultato di rendere manifesto
il frazionamento dello stabile.
Potrà essere ammessa la deroga a tale prescrizione, quando non ne derivino alterazioni
alle caratteristiche urbane o ambientali.

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adeguato alle prescrizioni regionali
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Ogni proprietario deve mantenere il proprio edificio e tutte le parti di esso in piena
conformità con le disposizioni vigenti in materia di sicurezza, di igiene e di decoro
pubblico.

68.2. - Intonaco e coloritura delle parti

Tutti i muri di fabbrica, quando siano visibili dalle vie pubbliche, devono essere
intonacati e convenientemente tinteggiati, oppure rivestiti di materiale idoneo in modo
da rispettare le caratteristiche ambientali dominanti.
Qualora i rivestimenti o le tinte presentino un aspetto indecoroso per vetustà ed incuria,
il Dirigente del Settore ne ordinerà il rifacimento totale o parziale, fissando un congruo
termine per l'esecuzione.
Particolari prescrizioni potranno essere imposte nel caso di fabbricati di valore storico
e/o architettonico e situati in strade o località di valore ambientale.
In casi particolari, tenuto conto della località o della destinazione dell'edificio, il
Dirigente potrà prescrivere speciali accorgimenti nelle opere di rifinitura e nell'impiego
dei materiali di rivestimento.
Sarà inoltre attribuita la facoltà di prescrivere l'uso di un determinato tipo di materiale
per la copertura, quando ciò non sia previsto dalle norme di attuazione degli strumenti
urbanistici e sia giustificato da motivi di carattere ambientale.

69. - ELEMENTI CHE AGGETTANO DALLE FACCIATE

69.1. – Elementi aggettanti

Gli aggetti dalle facciate non devono costituire pericolo per le persone o le cose. In
particolare, negli edifici e nei muri fronteggianti spazi pubblici sono ammessi i seguenti
aggetti:
1. lo zoccolo degli edifici può occupare lo spazio pubblico per una sporgenza non
superiore a cm 5;
2. gli aggetti e le sporgenze quali cornici, bancali, serrande a rotolo, cancelli,
vetrine, ecc., fino all'altezza di 2,50 m dal suolo, non possono superare i 12 cm
di sporgenza;
3. le vetrate, le gelosie e le persiane possono aprirsi all'esterno solo ad un'altezza
non inferiore a m. 2,50 misurata dal piano del marciapiede, o di m. 5,00 sul
piano stradale (sono fatti salvi gli infissi scorrevoli);
4. per gli edifici pubblici o di notevole interesse o pregio artistico e architettonico il
responsabile del servizio può consentire sporgenze maggiori di quelle fissate e
anche occupazione di suolo pubblico con zoccoli, basamenti di colonne, gradini,
corpi aggettanti, ecc.

69.2. - Tende sporgenti sullo spazio pubblico

Le tende aggettanti poste al piano terreno sono di regola vietate nelle strade prive di
marciapiedi.
Nelle strade con marciapiede l’aggetto della tenda dovrà essere inferiore di almeno 40
cm. rispetto alla larghezza del marciapiede stesso.

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adeguato alle prescrizioni regionali
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Le tende, loro appendici e loro meccanismi non possono essere posti ad un’altezza
inferiore a m. 2,20 dal marciapiede. Sono proibite le appendici verticali, anche di tela o
guarnizioni di frangia che scendano al di sotto di m. 2,20, salvo casi speciali in cui una
minore distanza non nuoccia al decoro della località o al libero transito.
Ove nulla osti nei rapporti della luce e dell’aerazione dei piani ammezzati, può essere
rilasciata l’autorizzazione all’installazione di tende verticali nel vano delle arcate degli
intercolonnati dei portici.
In questo caso le tende debbono avere uguale forma, colore e decorazione ed avere dei
meccanismi per l’innalzamento o l’abbassamento.
Per gli immobili di interesse archeologico o storico il rilascio dell'autorizzazione è
subordinato al nulla osta della competente Soprintendenza.
L'autorizzazione di apporre tende di qualsiasi specie può essere revocata quando queste
non siano mantenute in buono stato e pulite, o quando vengano a nuocere al libero
transito ovvero impediscano la veduta in danno dei vicini.

70. - PORTICI E MARCIAPIEDI PRIVATI

I proprietari dei percorsi pedonali di tratti privati ad uso pubblico, allo scopo di
eliminare condizioni di pericolo, debbono garantire la manutenzione dei piani di
calpestio ed eliminare tempestivamente tutte le cause di alterazione quali rigonfiamenti,
discontinuità, lesioni, avvallamenti, ecc.
A tale fine i proprietari hanno l'obbligo di presentare un progetto di massima con
l’indicazione dei materiali e degli accorgimenti idonei ad eliminare le barriere
architettoniche.
Limitatamente agli edifici esistenti, pubblici, di pubblica utilità, di pubblico servizio
(poste, banche, uffici pubblici, Asl, consultori, strutture sanitarie, ecc.) e per particolari
esigenze organizzative e funzionali è ammessa la chiusura dei portici esistenti con
strutture temporanee e amovibili.
L’intervento sopra citato deve essere preventivamente autorizzato e deve acquisire gli
eventuali nulla osta previsti per legge.

71. - STRADE E PASSAGGI PRIVATI

E' fatto obbligo ai privati che intendono costruirsi o aprire al pubblico transito strade e
passaggi, coperti o scoperti, di richiedere la preventiva autorizzazione.
Sarà possibile concedere tale autorizzazione, in rapporto alle esigenze del traffico e del
luogo, nonché alla situazione ambientale. In relazione a tali elementi sono definite
anche le caratteristiche dell'opera quali larghezza, tipo di pavimentazione, eventuale
alberatura, parcheggi, illuminazione, fognature, ecc.
E' vietato ricoprire di asfalto o sostituire con altri materiali le sedi stradali e i percorsi
lastricati e acciottolati.

72. - INGRESSI CARRABILI

Per l'attraversamento dei marciapiedi può essere consentita la costruzione di ingressi


carrabili, con prescrizione di pavimentazioni speciali. La loro ubicazione dovrà essere
tale da non intralciare il traffico. Quando il passo carrabile sia collegato con una rampa,
questa non dovrà superare la pendenza del 20%. La costruzione degli accessi carrabili è

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per intero a carico della proprietà, la quale inoltre sarà soggetta all’applicazione delle
tasse stabilite dal Comune per l'occupazione di suolo pubblico.
I proprietari debbono sistemare le soglie dei loro accessi carrabili in modo tale che
l’acqua piovana dei cortili non fuoriesca sulla strada pubblica e che il piano dei
marciapiedi esistenti e da eseguire non debba, per quanto possibile, essere abbassato in
corrispondenza degli accessi medesimi.

73. - SOVRASTRUTTURE E IMPIANTI ACCESSORI DELL'EDIFICIO

Tutti gli elementi sporgenti dalle coperture degli edifici quali torrette di ascensori, scale,
camini, abbaini, altane, antenne radio e televisive, ecc. devono essere inseriti in forma
organica nel contesto architettonico dell'edificio e dettagliatamente rappresentati nel
progetto.
In tutti gli edifici in caso di manutenzione straordinaria estesa all’intero edificio e di
rifacimento della copertura, le antenne radio, televisive e satellitari devono essere
centralizzate, comprese le antenne paraboliche satellitari.
I climatizzatori non possono essere installati sui fronti principali né con mensole né
mediante tasselli, e neppure stabilmente sui davanzali delle finestre e sui balconi. Vanno
ricercate quindi soluzioni con climatizzatori posti all’interno di nicchie opportunamente
schermate in forma organica nel contesto architettonico dell'edificio.
Nel caso di sottotetti i climatizzatori con macchina esterna possono essere ubicati in
punti non evidenti della copertura ed adeguatamente mimetizzati anche nel colore.
I sistemi antifurto con elementi di allarme acustico e luminoso esterno non possono
essere collocati sulle facciate principali né nei sottoportici. Vanno collocati sui fronti
secondari quando esistono, o all’interno dell’edificio su corti, cortili e chiostrine o sopra
i tetti in prossimità dei comignoli, camini, ecc. Per i negozi sottoportico tali elementi
vanno collocati nell’ambito o nell’intorno dell’incorniciatura della vetrina esterna.
Per quanto riguarda le parabole satellitari, la loro collocazione non può avvenire sui
colmi verso i fronti principali, né sui corpi edilizi emergenti di altane e torri e tanto
meno sulle falde e sui colmi delle stesse. Vanno invece collocate su falde secondarie
nascoste il più possibile da viste panoramiche dall’alto.
74. - ILLUMINAZIONE DI STRADE, PORTICI E PASSAGGI PRIVATI

Le strade, i portici e i passaggi privati aperti al pubblico transito devono essere dotati di
razionale impianto d’illuminazione, da costruirsi a cura e spese della proprietà secondo
un progetto da approvarsi dal Comune.
Il Sindaco, su richiesta dei privati proprietari, può autorizzare l'allacciamento
dell'impianto di illuminazione alla rete di energia che alimenta l'illuminazione pubblica
comunale. In tale caso la proprietà ha l'obbligo di eseguire anche tutte le opere
necessarie (cavi, trasformatori, ecc.) per l'allacciamento fino al punto di presa che verrà
indicato dal Comune.

75. - ELEMENTI DI PREGIO

E' prescritta la conservazione degli elementi architettonici isolati aventi caratteristiche


storico-artistiche di pregio, nonché interesse di testimonianza storica, quali fontane,
esedre, muri di confine, scenari costruiti o dipinti, lapidi, edicole sacre, antichi numeri
civici; è prescritta inoltre la conservazione degli orti e dei giardini esistenti.

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76. - ALLINEAMENTI

I nuovi edifici dovranno essere armonizzati col tessuto urbano esistente e il Dirigente,
sentita la Commissione edilizia, potrà consentire o imporre allineamenti stradali degli
edifici o dei manufatti diversi da quelli esistenti o previsti dal presente Regolamento,
qualora lo consiglino ragioni estetiche, ambientali, di traffico o urbanistiche in genere.

77. - DISPOSIZIONI PARTICOLARI RELATIVE AGLI EDIFICI POSTI


NELLE ZONE OMOGENEE “A” DI CUI AL D.M. 2/4/1968.

Le insegne relative agli esercizi commerciali, esercizi pubblici, agli uffici pubblici e
privati, dovranno essere contenute all'interno della dimensione dei vani porta di
pertinenza delle attività stesse. Nelle more dell’approvazione di apposito regolamento
comunale per una disciplina specifica in materia, le insegne dovranno essere in metallo,
a lettere singole, eventualmente illuminate con luce riflessa.
Sono vietate le discese di antenne di ogni tipo mediante cavi volanti.
Le pavimentazioni esterne nelle aree di pertinenze degli edifici dovranno essere
realizzate con materiali normalmente in uso nella tradizione locale.

78. - SERRAMENTI E FINESTRE

Tutte le aperture di porte, di negozi e di rimesse verso la strada, devono essere munite di
serramenti che non si aprano verso l'esterno, a meno che ricorrano motivi di sicurezza.
In tal caso dovranno essere costruiti con cautele atte ad eliminare ogni molestia e
pericolo e sottostare ad apposita autorizzazione comunale.
Anche le finestre del piano terreno non possono essere munite di serramenti che si
aprano o abbiano dispositivi a sporgere verso la strada.
Le finestre dei locali interrati devono essere protette da inferriate.
Per gli infernotti (piano più basso di una cantina a più piani) e bocche di lupo da
realizzare su suolo pubblico, la cui concessione sarà del tutto eccezionale, saranno
impartite di volta in volta delle disposizioni e caratteri esecutivi in relazione alle
esigenze dei pubblici servizi e della percorribilità pubblica.

79. – SISTEMAZIONE DELLE AREE SCOPERTE: RECINZIONI E MURI DI


CONTENIMENTO

Gli spazi circostanti gli edifici o tra essi compresi, dovranno essere sistemati e
mantenuti decorosamente.
La stessa disposizione si applica anche nel caso di aree non ancora fabbricate e per
qualunque ragione non fabbricabili.
I muri di cinta aventi carattere definitivo posti sulle linee delle vie e piazze sistemate, o
in via di sistemazione, devono avere carattere decoroso, intonato all'ambiente.
La suddetta prescrizione si applica anche ai muri di divisione dei giardinetti e dei cortili
visibili dalle vie pubbliche o soggette al pubblico transito.
Le recinzioni non potranno avere un'altezza superiore a complessivi m. 2,40 rispetto al
piano di campagna e la parte in muratura non potrà essere di altezza superiore a m. 1,20

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sempre rispetto al piano di campagna, fatte salve le prescrizioni del Piano Territoriale
Paesistico.
Per i muri di contenimento e recinzioni di nuova realizzazione prospicienti strade
interpoderali gravate da pubblico transito il filo fondazione del muro, sul lato strada,
deve essere arretrato per non meno di ml. 1,00.

80. - APPOSIZIONE DI LAPIDI O STEMMI, INSEGNE E CARTELLI

Le lapidi poste su facciate di edifici anche privati a ricordo e commemorazione di


personaggi o di eventi storici, sono da ritenersi inamovibili salvo autorizzazione del
Sindaco.
In via transitoria, nelle more di approvazione di specifico regolamento che disciplini la
materia, l'apposizione di insegne anche luminose, vetrinette e cartelli anche provvisori
indicanti ditte ed esercizio di arti, mestieri, professioni ed industrie, e di qualunque altro
oggetto che a qualsiasi altro scopo voglia esporsi o affiggersi all'esterno dei fabbricati, è
subordinato alla autorizzazione del Dirigente del Settore competente. Dette insegne o
vetrinette non dovranno alterare o coprire gli elementi architettonici dell'edificio. Le
vetrinette dovranno di regola, rimanere entro il perimetro dei vani con esclusione di
ogni sporgenza sul suolo pubblico, e saranno applicate in modo da riuscire facilmente
pulibili anche nelle parti interne.
L'autorizzazione, di norma, è vietata quando trattasi di edifici di rilevanza storica o
artistica o quando, tenuto conto della forma delle insegne nonché del materiale che si
vuole impiegare e della tinteggiatura, le stesse risultino contrarie all'insieme ambientale.
Le insegne a bandiera possono essere consentite solo quando abbiano limitata
sporgenza, rientrino, per quanto riguarda l'altezza dal suolo, nei limiti stabiliti per
balconi e pensiline, non contrastino con l'ambiente e non alterino il diritto di veduta dei
vicini.
Le domande di permesso per l'apposizione di insegne o simili dovranno essere corredate
da una documentazione fotografica, formato minimo 10x15 cm. in duplice copia,
dell'edificio interessato, con viste generali e particolari oltre che dai disegni di dettaglio
in scala non minore di 1:20 o 1:25.
E' vietato, senza l'autorizzazione, collocare cartelli ed oggetti di qualsiasi genere nel
territorio comunale ed in particolare fuori dai negozi anche a scopo di pubblicità. Il
rilascio del permesso ha luogo in base a domanda e su presentazione del tipo di disegno
e fotografia in duplice copia.
E' vietata l'esposizione di oggetti luminosi a scopo di pubblicità, nonché l'affissione di
cartelloni di pubblicità, di iscrizioni, di pitture e simili, sui prospetti e sui fianchi delle
case prospicienti luoghi monumentali e particolarmente sui muri e su decorazioni
architettoniche di chiese e palazzi di carattere storico od artistico.
Per la pubblicità mediante cartelloni su pali entro terreno anche in proprietà private
visibili dalle strade pubbliche o dalle linee ferroviarie, indipendentemente dalle
autorizzazioni riservate in casi speciali ed altri Enti, è necessaria l'autorizzazione da
rilasciarsi secondo il vigente Regolamento comunale sulla pubblicità quando non sia
vietato dalle norme di attuazione degli strumenti urbanistici.
L'autorizzazione comunque sarà accordata solo quando risulti accertato, in base a
preparazione di disegni o fotografie dell'ambiente in duplice copia, che l'ambiente della
località non resti in alcun modo turbato.

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Le insegne, i cartelli, le iscrizioni e gli oggetti di ogni specie esposti senza


autorizzazione, ovvero senza l'osservanza delle norme contenute negli articoli
precedenti, saranno rimossi d'ufficio a spese dei proprietari, qualora questi,
regolarmente diffidati, non vi provvedano nel termine prefissato.
Al Dirigente è riservata la facoltà di autorizzare, previo avviso agli interessati, sui fronti
dei fabbricati e delle costruzioni anche private, prospettanti le vie pubbliche:
a) le targhe e le scritte per la denominazione delle piazze e delle vie;
b) le targhette e le scritte per la numerazione delle case, le quali, quando occorra,
dovranno essere rinnovate a spese dei proprietari;
c) le piastrine e i capisaldi per l'indicazione altimetrica e di tracciamento;
d) le cassette di comando dei semafori, le mensole, i ganci, i tubi, gli appoggi per
fanali e le lampade per la pubblica illuminazione e per i servizi pubblici in genere.

81. - DISPOSIZIONI PER LA TOPONOMASTICA

81.1. - Numero civico

Il Comune assegnerà a ogni accesso che dall'area di circolazione immette all'interno dei
fabbricati di qualsiasi genere (abitazioni o ambienti destinati all'esercizio di attività
professionali, commerciali o simili) il numero civico e ne farà apporre l'indicatore a
cura e a spese del proprietario o dell'amministratore del condominio.
Il numero civico verrà collocato di fianco alla porta di ingresso (possibilmente a destra
di chi guarda), ad un'altezza variabile da 2 a 3 metri, in posizione ben visibile.
Non sono ammessi numeri civici di tipologia diversa da quelli standardizzati approvati
dal Comune.
In caso di demolizione di fabbricati, o in caso di soppressione di porte esterne di
accesso, il proprietario dovrà comunicare al Comune, a demolizione o soppressione
avvenuta, il numero o i numerici civici che verranno così ad essere aboliti,
consegnandoli all'Ufficio Toponomastica.
Nel caso di costruzioni di nuovi fabbricati o di aperture di nuovi ingressi in fabbricati
esistenti i proprietari dovranno richiedere al Sindaco, con apposita domanda, e
comunque contestualmente alla domanda di licenza d'uso, l'attribuzione dei civici da
applicarsi alle porte d’ingresso dei fabbricati medesimi.

81.2. - Targhe collocate sui fabbricati

In caso di demolizione, di ristrutturazione e manutenzione esterna dei fabbricati recanti


l'indicatore toponomastico, targhe in ceramica o smaltate, il proprietario è tenuto, nel
primo caso, a restituirle e a ricollocarle esattamente sulla precedente posizione, negli
altri casi. Soluzioni diverse saranno concordate o autorizzate dal Sindaco tramite
l’Ufficio Toponomastica.
E' fatto altresì divieto di coprire, con insegne o altro, gli indicatori toponomastici (targhe
viarie, numeri civici).

TITOLO III – DEFINIZIONI

PARTE I - TIPI D'INTERVENTO

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82. - MANUTENZIONE ORDINARIA

Si definiscono interventi di manutenzione ordinaria quelli che riguardano le opere di


riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie
ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti.
Detti interventi non dovranno comunque comportare modifiche delle destinazioni d'uso
o alterazioni delle caratteristiche esistenti e degli elementi architettonici-ambientali e
decorativi degli edifici.
L'esecuzione delle opere di manutenzione ordinaria avviene sotto la personale
responsabilità del committente, sia per quanto riguarda la classificazione delle opere
come di manutenzione ordinaria, sia per garantire il rispetto delle norme regolamentari
edilizie e di igiene vigenti nel comune.
Sono considerati, a titolo esemplificativo, interventi di manutenzione ordinaria:
a) opere interne:
messa in opera, riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture interne delle
costruzioni (tinteggiature, intonaci, pavimenti, rivestimenti, apparecchi sanitari,
controsoffitti, infissi e serramenti);
b) opere esterne:
1) le opere di rinnovo, rifacimento o installazione di dispositivi isolanti o
impermeabilizzanti che non comportano alterazione dell'aspetto esteriore dell'edificio;
2) le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture esterne
(tinteggiature, intonaci, rivestimenti, cancelli, inferriate, infissi e serramenti, manto di
copertura, canali di gronda e pluviali, parapetti e ringhiere, elementi decorativi), sempre
che vengano conservate le caratteristiche esistenti in relazione a tipologie, materiali e
coloriture oppure siano finalizzate al ripristino di quelle originarie, tipiche dei luoghi o
dell'epoca di costruzione del manufatto;
c) opere inerenti le strutture:
le opere necessarie a riparare parti non rilevanti e non consistenti delle strutture, delle
murature, dei solai e delle coperture, purché l'intervento non comporti adempimenti
derivanti dall'applicazione di normative specifiche (contenimento consumi energetici,
antisismica, ecc.); apertura di prese per aerazione di contenute dimensioni;
d) opere inerenti gli impianti:
le opere necessarie a mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti o ad
adeguarli alle normali esigenze di servizio ad eccezione di opere che comportano la
sostituzione/rifacimento o la modifica degli impianti di trattamento dei liquami;
e) opere inerenti le attività produttive:
le opere di manutenzione ordinaria così come definite dalla Circolare Ministero LL.PP.
n. 1918 del 16/11/1977.

83. - MANUTENZIONE STRAORDINARIA

Gli interventi di manutenzione straordinaria riguardano le opere e le modifiche


necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per
realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino i
volumi e le superfici delle singole unità immobiliari e non comportino modifiche delle
destinazioni di uso.
Detti interventi sono volti a mantenere in efficienza, nel rispetto dei caratteri storici ed
artistici dei manufatti sottoposti a tutela, gli edifici esistenti senza comportare modifica

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della tipologia, dei caratteri architettonici e costruttivi, dell'assetto distributivo


complessivo del fabbricato nonché modifica della pendenza e dei caratteri delle
coperture.
Gli interventi di manutenzione straordinaria non possono comportare in alcun modo:
alterazioni alle strutture orizzontali o verticali aventi carattere strutturale, modifica della
destinazione d'uso dell'immobile anche parziale, incremento delle unità immobiliari,
modifica dei volumi e delle superfici (in particolare, non è considerata modifica delle
superfici quella risultante da eliminazione e/o realizzazione di tramezzature o di altre
strutture interne).
Negli interventi dove è previsto l'inserimento degli impianti dovranno essere
privilegiate le soluzioni condominiali e mimetiche al fine di ridurre l'impatto ambientale
e visivo.
Gli interventi di manutenzione straordinaria valutati, sia con riferimento all'oggetto
delle singole istanze, sia in connessione con qualsiasi altra istanza presentata negli
ultimi cinque anni per la stessa unità edilizia, non devono costituire, a giudizio
dell'Amministrazione Comunale, un insieme sistematico di opere che possano portare
ad un organismo edilizio sostanzialmente rinnovato o diverso dal precedente, né devono
costituire mutamento tipologico della costruzione nel suo insieme.
Sono considerati, a titolo esemplificativo, interventi di manutenzione straordinaria:
a) opere interne:
1) opere interne alle singole unità immobiliari che modificano l'assetto distributivo
senza determinare: incremento di volume, di superficie, cambio della destinazione
d'uso, modifiche alle strutture orizzontali;
2) accorpamenti di unità immobiliari, scambio di vani e di superfici tra unità
immobiliari contigue, modifiche interne a parti condominiali;
b) opere esterne:
1) opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture esterne degli edifici
(intonaci, rivestimenti, cancelli, inferriate, infissi e serramenti, manto di copertura,
canali di gronda e pluviali, parapetti e ringhiere, elementi decorativi) quando
modificano le caratteristiche esistenti in relazione a tipologie, materiali e coloriture non
con finalità di ripristino delle caratteristiche originarie;
2) modifiche alle aperture esistenti e limitate nuove aperture finalizzate al
miglioramento dei rapporti illuminanti e dell'aerazione dei locali abitati sempre che
vengano conservate le caratteristiche tipologiche del manufatto;
3) installazione di tende aggettanti sul suolo pubblico o di uso pubblico, pensiline o
tettoie a sbalzo, insegne;
4) interventi sulle aree di pertinenza degli edifici esistenti per recinzioni, muri a retta,
sistemazioni esterne, passi carrabili, pavimentazioni, movimenti di terra, realizzazione
di piscine ed autorimesse interrate come pertinenza, pergolati, arredi ancorati al suolo;
5) realizzazione di scannafossi, vespai, intercapedini finalizzati al miglioramento
igienico-funzionale degli edifici;
c) opere inerenti le strutture:
opere necessarie a riparare, sostituire e consolidare parti delle strutture, delle murature,
dei solai e delle coperture quando l'intervento è tale da comportare l'adeguamento
dell'edificio alla normativa antisismica, a quella per il contenimento del consumo
energetico, al superamento delle barriere architettoniche, all'abbattimento del rumore, o
quando le opere sono espressamente finalizzate al rispetto delle suddette normative
specifiche;

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d) opere inerenti gli impianti:


1) opere necessarie per inserire negli edifici esistenti nuovi impianti tecnologici
(compreso canne fumarie, antenne televisive, caldaie a gas, condizionatori d'aria,
centraline per forniture reti) o a modificare l'impianto di smaltimento reflui esistente
oltre a quanto descritto per gli interventi di manutenzione ordinaria;
2) opere necessarie per la realizzazione, la modifica o il rifacimento di volumi tecnici o
pertinenziali;
e) opere inerenti le attività produttive:
opere e modifiche necessarie al rinnovamento degli impianti e quelle finalizzate
all'adeguamento tecnologico ed in genere quelle che riguardano qualsiasi opera di
natura statica, igienica, tecnologica e funzionale necessaria per conservare ed integrare
l'efficienza delle attività produttive esistenti e la salubrità delle costruzioni che le
ospitano senza aumento delle superfici e quando non sono da classificare a
manutenzione ordinaria.

84. - RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO

Gli interventi di restauro e risanamento conservativo sono quegli interventi edilizi


rivolti a conservare l'organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un
insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e
strutturali dell'organismo stesso, ne consentano destinazioni d'uso con essi compatibili.
Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi
costitutivi dell'edificio, l'inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti
dalle esigenze dell'uso, l'eliminazione degli elementi estranei all'organismo edilizio .
Gli interventi di restauro e risanamento conservativo, pur nell'ambito di opere di
adeguamento funzionale, modifica della destinazione d'uso ed incremento delle unità
immobiliari compatibili, sono fondamentalmente finalizzati alla conservazione e
valorizzazione dell'edificio e del suo contesto ambientale; essi dovranno essere
tassativamente rispettosi degli elementi tipologici, architettonici, artistici, nonché di altri
caratteri di interesse storico-architettonico ed ambientale, adottando le tecniche più
appropriate del restauro che dovranno essere espressamente documentate nel progetto.
Gli interventi di adeguamento igienico funzionale non potranno comportare alcun
incremento di superficie e volume.
Le proposte progettuali di Restauro e Risanamento Conservativo dovranno essere
supportate da un’analisi storico-critico-stilistica.
Fatte salve le disposizioni contenute nel vigente PRG, sono considerati tra l'altro, come
restauro e risanamento conservativo i seguenti interventi eseguiti con le tecniche
appropriate del restauro e finalizzati alla conservazione e valorizzazione dell'organismo
edilizio di valore storico-architettonico e/o ambientale e del suo contesto:
a) insieme di opere di manutenzione ordinaria e straordinaria;
b) ricostruzione filologica di parti dell'edificio crollate o demolite;
c) ricostruzione o recupero di parti dell'edificio trasformate o comunque alterate
rispetto all'impianto originario;
d) conservazione o ripristino dell'impianto architettonico, distributivo od
organizzativo storicizzato;
e) consolidamento e risanamento (comprese opere di sottofondazione, di ripresa
delle murature, di bonifica dall'umidità, ecc.) degli elementi strutturali originari
con eventuali sostituzioni di parti deteriorate, impiegando tecniche costruttive e

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adeguato alle prescrizioni regionali
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materiali analoghi agli originali nel pieno rispetto delle quote di imposta dei
solai, delle dimensioni di ogni opera e delle sue forme;
f) ripristino degli elementi architettonici od edilizi (stipiti, scale, mazzette, soglie,
ecc.) che dovrà avvenire impiegando tecniche costruttive e materiali analoghi a
quelli preesistenti;
g) ripristino degli elementi decorativi sia esterni che interni (stemmi, decorazioni
pittoriche, ecc.);
h) eliminazione di elementi, documentandone opportunamente la totale assenza di
valore storico-documentario, non congrui con l'impianto originario (volumi
aggiunti, tramezzature, scale, ecc.);
i) conservazione e ripristino degli spazi aperti di diretta pertinenza e dell'arredo
urbano.

85. - RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA

Si definiscono interventi di ristrutturazione edilizia quelli rivolti a trasformare gli


organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un
organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente. Tali interventi
comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell'edificio,
l’eliminazione, la modifica e l'inserimento di nuovi elementi ed impianti. Nell’ambito
degli interventi di ristrutturazione edilizia sono ricompresi anche quelli consistenti nella
demolizione e successiva fedele ricostruzione di un fabbricato identico, quanto a
sagoma, volumi, area di sedime e caratteristiche dei materiali, a quello preesistente,
fatte salve le sole innovazioni necessarie per l'adeguamento alla normativa antisismica.
Gli interventi di ristrutturazione edilizia sul patrimonio di recente costruzione devono
contenere espressamente le valutazioni di miglioramento funzionale dell'abitare, di
miglioramento della qualità architettonica, di ottimizzazione dell'inserimento
dell'edificio nel contesto urbano ove ricade, di contenimento dei consumi energetici e di
superamento delle barriere architettoniche.
Gli interventi di ristrutturazione edilizia sugli edifici devono contenere espressamente le
valutazioni sulle caratteristiche peculiari dell'edificio e delle sue pertinenze (tipologia,
caratteristiche costruttive, materiali, finiture, elementi di arredo, essenze arboree, ecc.)
che hanno valore documentale e che in tal senso sono tutelati e valorizzati nel progetto
di ristrutturazione edilizia.
Ai fini delle presenti norme gli interventi di ristrutturazione edilizia si suddividono nelle
seguenti categorie edilizie:
• ristrutturazione edilizia RE1
• ristrutturazione edilizia RE2
• ristrutturazione edilizia RE3

85.1. - Ristrutturazione edilizia RE1

Opere che comportino anche la riorganizzazione funzionale interna delle singole unità
immobiliari, senza che ne siano alterati i volumi e le superfici con modifiche agli
elementi verticali non strutturali e fermi restando i caratteri architettonici e decorativi
dell'edificio, nonché gli elementi costituenti arredo urbano e delle sistemazioni esterne.
Negli edifici o loro porzioni ricadenti nella categoria RE1, saranno quindi permessi, nel
solo intento di favorire o migliorare le qualità della residenza o delle attività esistenti,

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oltre che gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, anche la


riorganizzazione funzionale degli spazi interni, sempre che questa non comporti la
variazione delle caratteristiche tipologiche complessive dell'edificio e dei materiali
esistenti.
Sono, tra l'altro, considerati interventi di ristrutturazione edilizia RE1 purché siano
realizzati nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell'immobile,
quando l'intervento non è da classificare a restauro:
a) interventi che comportano l'incremento delle unità immobiliari (intendendo per
unità immobiliare la definizione di spazi edilizi vendibili autonomamente e che
non siano pertinenze dell'unità principale);
b) interventi associati alla modifica della destinazione d'uso dell'immobile anche
parziale;
c) interventi volti al recupero di superfici non utilizzate a fini abitativi, anche tramite
aperture di finestre su fronti secondari.

85.2. - Ristrutturazione edilizia RE2

Opere che, oltre a quanto indicato per la ristrutturazione edilizia RE1, anche in deroga
agli artt. 7,8,9, del D.M. 2.4.1968 n. 1444, comportino la riorganizzazione funzionale
interna delle singole unità immobiliari ed il loro adeguamento igienico-sanitario con
modifiche incidenti parzialmente anche sugli elementi verticali e/o orizzontali
strutturali.
Sono, tra l'altro, considerati interventi di ristrutturazione edilizia RE2:
a) rialzamento dell'ultimo piano, nel caso che questo risulti abitato e senza che si
costituiscano nuove unità immobiliari; tale sopraelevazione potrà ottenersi fino
al raggiungimento dell'altezza di ml. 2,40 con un massimo rialzamento di ml.
0,80 e senza operare alcuna variazione di quota del solaio dell'ultimo piano, se
non per esigenze strutturali nell'ambito di 30 cm;
b) interventi che prevedono l'incremento della superficie senza comportare
l'incremento di volume, quando questo non sia altrimenti classificato (es.:
quando non si tratta di ampliamento);
c) interventi che prevedono l'incremento di volume senza comportare l'incremento
della superficie, quando questo non sia altrimenti classificato (es.: quando non si
tratta di ampliamento).

85.3. - Ristrutturazione edilizia RE3

Opere che, oltre a quanto indicato per la ristrutturazione edilizia di tipo RE2,
comportino la ristrutturazione e la modifica anche degli elementi strutturali orizzontali
e/o verticali dell'edificio, fino allo svuotamento dell'involucro edilizio ed alla sua
ricostruzione con volumi e/o superfici consentite dalle norme dello strumento
urbanistico vigente e secondo le norme del presente Regolamento Edilizio ovvero fino
alla demolizione totale dell'edificio ed alla sua ricostruzione.
Sono, tra l'altro, considerati interventi di ristrutturazione edilizia di tipo RE3:
a) interventi che prevedono demolizione e ricostruzione dei solai anche
relativamente al solaio di un solo vano fatti salvi gli interventi classificabili nella
lettera a) della RE2;
b) interventi di ricostruzione a seguito di un recente crollo;

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c) interventi di parziale demolizione e ricostruzione;


d) interventi di ricostruzione in conformità a quanto disposto dal presente
Regolamento;
e) riorganizzazione dei volumi accessori nel lotto di pertinenza, secondo un
progetto complessivo unitario approvato dalla commissione edilizia, purché le
superfici accessorie ed i volumi dopo l'intervento non superino quelle esistenti.

86. – INTERVENTI DI NUOVA EDIFICAZIONE

Si definiscono "interventi di nuova costruzione", quelli di trasformazione edilizia e


urbanistica del territorio non rientranti nelle categorie definite agli articoli precedenti.
Sono comunque da considerarsi tali:
a) la costruzione di nuovi edifici fuori terra o interrati, ovvero l’ampliamento di
quelli esistenti all’esterno della sagoma esistente;
b) gli interventi di urbanizzazione primaria e secondaria realizzati da soggetti
diversi dal Comune;
c) la realizzazione di infrastrutture e di impianti, anche per pubblici servizi, che
comporti la trasformazione in via permanente di suolo inedificato;
d) l’installazione di torri e tralicci per impianti radio-ricetrasmittenti e di
ripetitori per i servizi di telecomunicazione;
e) l’installazione di manufatti leggeri, anche prefabbricati, e di strutture di
qualsiasi genere, quali roulottes, campers, case mobili, imbarcazioni, che
siano utilizzati come abitazioni, ambienti di lavoro, oppure come depositi,
magazzini e simili, e siano diretti a soddisfare esigenze durature nel tempo;
f) gli interventi pertinenziali che le norme tecniche degli strumenti urbanistici,
in relazione alla zonizzazione e al pregio ambientale e paesaggistico delle
aree, qualifichino come interventi di nuova costruzione, ovvero che
comportino la realizzazione di un volume superiore al 20% del volume
dell’edificio principale;
g) la realizzazione di depositi di merci o di materiali, la realizzazione di
impianti per attività produttive all'aperto ove comportino l'esecuzione di
lavori cui consegua la trasformazione permanente del suolo inedificato.
Tutti gli interventi di nuova edificazione, devono essere supportati da un attento studio
sullo stato dei luoghi dove essi ricadono al fine di dimostrare il rispetto delle specifiche
peculiarità urbane o, in assenza di queste, l'intenzione progettuale a crearne al fine di
costruire una nuova identità urbana.
Sono, altresì considerati interventi di nuova costruzione l'installazione di manufatti
leggeri, anche prefabbricati e di involucri di qualsiasi genere, indipendentemente dalla
tecnica costruttiva impiegata, la natura dei materiali adoperati, la più o meno facile
amovibilità delle parti che la compongono, l'infissione al suolo (roulottes, campers, case
mobili, chioschi, box, tettoie, gazebi, ecc.) che siano utilizzati come abitazione,
ambiente di lavoro, oppure come deposito, magazzino e simile, e siano diretti a
soddisfare esigenze durature nel tempo.

87. - RISTRUTTURAZIONE URBANISTICA

Si definiscono interventi di ristrutturazione urbanistica quelli rivolti a sostituire


l'esistente tessuto urbanistico - edilizio con altro diverso, mediante un insieme

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sistematico di interventi edilizi, anche con la modificazione del disegno dei lotti, degli
isolati e della rete stradale.
Ai fini delle presenti norme gli interventi di ristrutturazione urbanistica si suddividono
nelle seguenti categorie:
• ristrutturazione urbanistica RU1
• ristrutturazione urbanistica RU2

87.1. - Ristrutturazione urbanistica RU1

Opere che eccedono i limiti indicati per la ristrutturazione edilizia RE3 e che possono
portare, anche attraverso la totale demolizione e ricostruzione dell'immobile originario,
alla complessiva riorganizzazione planivolumetrica di uno o più edifici, anche con
diversa collocazione sul lotto dei medesimi, nel rispetto dei parametri indicati dal
vigente PRG.

87.2. - Ristrutturazione urbanistica RU2

Opere complesse volte alla sostituzione e alla modifica del tessuto edilizio ed
urbanistico esistente mediante un insieme sistematico di interventi che possono
comportare anche la modificazione del disegno dei lotti, degli isolati e della rete
stradale.

88. - CAMBIO DELLA DESTINAZIONE D'USO

Si definisce cambio della destinazione d'uso delle singole unità immobiliari la


modificazione da una ad un'altra funzione d'uso, definite come nel successivo articolo
104, indipendentemente dalla esecuzione di opere edilizie.
Il cambio d'uso con opere è equiparabile ad interventi di ristrutturazione edilizia.
Non costituisce mutamento della destinazione d’uso la variazione della funzione d’uso
per meno del 25% della superficie utile delle singole unità immobiliari e fino alla
concorrenza massima di 30 mq. rispetto alla destinazione prescritta con il
provvedimento di licenza, concessione o autorizzazione o in assenza di tali atti dalla
classificazione catastale o da altri documenti probanti.
Le modifiche di destinazione d’uso con o senza opere a ciò preordinate, quando hanno
per oggetto il passaggio da una all’altra delle categorie sopra specificate sono
subordinate ad apposita concessione edilizia mentre quando riguardano gli ambiti di una
stessa categoria sono soggetti ad autorizzazione.
Nei centri storici, come definiti dall’art. 2 del D.M. 02/04/968 n. 1444 è di norma
vietato il mutamento di destinazione d’uso residenziale14.
Tuttavia, le variazioni di destinazione d'uso in assenza di opere devono essere,
comunque, conformi alle destinazioni urbanistiche ammesse, devono dare
dimostrazione dell'esistenza degli spazi destinati a standard previsti dalle Norme
Tecniche di Attuazione (N.T.A.) del PRG in riferimento alla nuova destinazione d'uso e
della sussistenza dei requisiti regolamentari, normativi ed igienico-sanitari richiesti per
la nuova destinazione.

14
Art. 7 Legge Regionale 02.07.1987 n. 36 – art. 3 NTA ZTO variante generale al PRG adottata con
delibera C.C. 185/2000.

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Gli spazi pubblici degli standard urbanistici devono già esistere ed essere già attrezzati
allo scopo; in caso contrario, è necessaria la loro realizzazione in funzione della nuova
destinazione d'uso ai sensi di quanto indicato nel comma precedente. Gli immobili
devono essere immediatamente idonei sotto tutti i profili con i requisiti di cui al
presente Regolamento, per l'utilizzazione secondo la nuova destinazione.
Le destinazioni d'uso in atto prima del 27 ottobre 1976 (data di pubblicazione del P.R.G.
vigente) sono da considerarsi legittimate anche se in contrasto con le attuali N.T.A. di
P.R.G.
Al fine di riqualificare e salvaguardare il tessuto urbano di antica origine, eliminando
fenomeni di degrado e di abbandono, è ammesso il riconoscimento della destinazione
d’uso dei locali ricadenti in Zona “A” di P.R.G. ove sia dimostrata l’esistenza della
destinazione richiesta alla data del 27/10/1976. Tale destinazione deve risultare da
contratti di locazione, da atti di trasferimento degli immobili e da attività svolta
pubblicamente diversa da quella prevista dalla licenza o concessione rilasciata o da
certificazioni ufficiali (certificato storico catastale, certificato catastale all’impianto,
licenza commerciale).
E’ altresì ammesso il cambio di destinazione d’uso dei locali ricadenti in Zona “A” e
“B”, a condizione che il richiedente dimostri di disporre delle aree necessarie per il
soddisfacimento degli standard previsti dalla L. 122/89 e L.R. 33/99 reperiti nel raggio
di 1000 m. dalla unità immobiliare per la quale si richiede il cambio di destinazione
d’uso e purché siano vincolati a quest’ultima attraverso atto d’obbligo regolarmente
registrato e trascritto.
E’ ammesso, inoltre, nelle zone a destinazione residenziale (C1 – L) il cambio di
destinazione d’uso di porzioni di un fabbricato da un utilizzo non compatibile con la
zona di P.R.G., a uso residenziale.

89. – RICOSTRUZIONE
Si definiscono interventi di ricostruzione quelli volti alla totale demolizione del
fabbricato ed alla sua ricostruzione, quando si voglia:
o adeguare il fabbricato alle normative antisismiche;
o adeguare il fabbricato alle normative igienico sanitarie;
o adeguare il fabbricato a criteri di contenimento dei consumi energetici;
o unificare fabbricati diversi in un unico manufatto;
o applicare i criteri e tecnologie della bioarchitettura;
o nonché quando le condizioni statiche e strutturali, adeguatamente documentate
dal tecnico abilitato non consentano interventi compresi nelle categoria delle
ristrutturazioni come prima definite.
o Modificare l’ubicazione del fabbricato per migliore l’aspetto architettonico,
ubicativi e ambientale.
Tale intervento, è escluso per gli edifici vincolati ai sensi degli artt. 2, 3 e 143 del
D.Lgs. 490/99. Il fabbricato interessato dall’intervento potrà subire modifiche
nell’altezza, nella sua conformazione globale o di qualsiasi altro elemento costitutivo
per migliorare l’aspetto architettonico, ubicativo, ambientale della volumetria
dell’edificio esistente regolarmente concessionata ovvero oggetto di condono edilizio e
nel rispetto solo dei seguenti parametri di PRG: altezza massima dell’edificio, distanza
dai confini e tra i corpi di fabbrica. Non è consentito frazionare la volumetria esistente

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in più manufatti, mentre potrà essere concessa la fusione di più volumetrie al fine di
realizzare un unico fabbricato.
É consentita la variazione della destinazione d'uso conforme alle previsioni dello
strumento urbanistico vigente, la variazione di prospetto, la riduzione dimensionale e la
modifica della tipologia strutturale e degli stessi materiali solo ai fini dell'ottenimento di
una riqualificazione ambientale, di un migliore inserimento del fabbricato nel contesto e
per osservare le prescrizioni in materia antisismica.

90. - EDIFICI CROLLATI O RESI INAGIBILI

Gli eventuali interventi finalizzati alla ricostruzione di edifici crollati o resi inagibili a
seguito di eventi calamitosi, accidentali o comunque derivanti da cause di forza
maggiore sono sempre ammissibili in qualsiasi zona del territorio comunale purché non
in contrasto con i vincoli assoluti di inedificabilità e con le destinazioni degli strumenti
urbanistici vigenti.
Qualora la richiesta di concessione preveda una ricostruzione sostanzialmente fedele e
venga presentata entro dieci anni dall’evento che ha determinato il crollo, si procede per
intervento edilizio diretto e la concessione edilizia viene rilasciata a titolo gratuito;
decorso tale termine, l’intervento è ammissibile previa approvazione di apposito Piano
di Recupero e l’eventuale concessione edilizia viene rilasciata a titolo oneroso.
Nei casi in cui l’evento che ha determinato il crollo è dovuto alla mancata manutenzione
ed all'incuria a seguito dell'abbandono dell'immobile, la concessione edilizia viene
rilasciata sempre a titolo oneroso ed in conformità agli strumenti urbanistici vigenti.
Sono comunque fatte salve le ricostruzioni filologiche riconducibili nei limiti
dell’intervento di restauro.

91. - INTERVENTI DI DEMOLIZIONE

Sono gli interventi autonomi volti a rimuovere in tutto od in parte manufatti esistenti,
qualunque sia l'utilizzazione successiva dell'area risultante. Le demolizioni da eseguire
nell'ambito di interventi di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento
conservativo, ristrutturazione edilizia ed urbanistica, sono soggette ai criteri ed alle
procedure previste per tali interventi, tuttavia nel caso di demolizioni parziali, deve
essere salvaguardata la stabilità e l'uso della residua parte della costruzione.
Non è consentita la demolizione degli immobili o parti di essi sottoposti a tutela in base
alle norme vigenti.
Prima della demolizione o rimozione di materiali da costruzione contenenti fibre di
amianto, dovrà essere predisposto un piano di lavoro finalizzato alla tutela dei lavoratori
addetti alla demolizione stessa ed alla salvaguardia dell'ambiente di vita e comunque
sottoporre all'esame dei competenti uffici dell'ASL.
Le demolizioni dovranno prevedere:
a) le eventuali opere di chiusura delle canalizzazioni esistenti di qualsiasi tipo e
particolarmente della rete fognaria;
b) la sistemazione e la recinzione del terreno che non abbia una utilizzazione
immediata;
c) la protezione e conservazione dell'eventuale patrimonio arboreo esistente.

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92. - AMPLIAMENTI E SOPRELEVAZIONI

Si definiscono ampliamenti gli interventi volti a realizzare, in aggiunta ai fabbricati


esistenti, nuovi organismi edilizi strutturalmente e/o distributivamente non autonomi
(vani abitabili, vani accessori, terrazze, ecc.).
Sono considerati ampliamenti gli interventi che comportano la sopraelevazione, anche
parziale, dei fabbricati esistenti.
Tali interventi non devono in alcun modo compromettere la stabilità dei fabbricati e
devono costituire un inserimento architettonicamente armonico in relazione ai fabbricati
a cui vengono aggiunti, rispettando le specifiche peculiarità urbane.

93. – REALIZZAZIONE SERRE AD USO AGRICOLO A CARATTERE FISSO

E’ considerata serra ogni impianto che realizzi un ambiente artificiale, mediante speciali
condizioni di luce, temperatura ed umidità per le colture ortofloricole e per la
preparazione di materiali di moltiplicazione delle piante.
Per la realizzazione delle serre sono consentite solo opere murarie strettamente
necessarie alla installazione di detti impianti, non emergenti da terra per più di 50
centimetri.
Le chiusure laterali e la copertura degli impianti serricoli dovranno essere realizzate con
elementi amovibili, trasparenti ovvero opachi, ancorati al basamento e tali da perdere la
loro funzione se asportati.
Ai fini del rilascio del titolo abilitativo si rimanda allo specifico regolamento adottato
con delibera di Consiglio Comunale n. 151 del 30/10/2000.

94. - OPERE A CARATTERE TEMPORANEO O STAGIONALE

Sono definite tali le opere che non comportino alcuna durevole e permanente
trasformazione edilizia e/o urbanistica del territorio e che per la loro stessa natura
risultino destinate a soddisfare necessità contingenti e limitate nel tempo la durata della
cui utilizzazione sia predeterminata mediante atto d’obbligo.
94.1. - Opere varie

Le opere a carattere temporaneo riguardano quelle a servizio di pubblici esercizi, di


manifestazioni, di impianti sportivi, ecc. e devono essere facilmente amovibili.
Dette opere saranno autorizzate per un periodo non superiore a mesi sei continuativi
eccezion fatta per le costruzioni funzionali ai lavori di cantiere la cui autorizzazione è
subordinata al solo possesso di una concessione/autorizzazione edilizia o denuncia di
inizio attività ed è consentita per il periodo di validità di tali atti.
Le costruzioni temporanee a servizio di manifestazioni che abbiano una durata inferiore
a giorni 15 non sono soggette ad autorizzazione ma a semplice comunicazione con
indicazione del termine di inizio e fine della manifestazione.
Le opere che interessano le aree pubbliche sono soggette alle norme regolamentari di
occupazione di suolo pubblico ed al rilascio di nulla osta da parte dell’Ufficio di Polizia
Municipale.

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Per sopravvenute esigenze d’interesse pubblico può in ogni caso disporsi la rimozione
anticipata delle opere di cui trattasi anche prima della scadenza del termine di validità
dell’autorizzazione.
94.2. - Serre ad uso agricolo

La realizzazione delle serre per colture a ciclo stagionale, senza opere di fondazione,
con struttura in legno o tubolare metallico e con copertura degli impianti in film
plastico, è subordinata a comunicazione al Sindaco, corredata della documentazione in
appresso indicata15:
a) certificato catastale;
b) planimetria catastale;
c) planimetria indicante la localizzazione su scala 1:500 e 1:2.000;
d) planimetria indicante la dimensione delle opere in progetto su scala 1:200;
e) piano di produttività agricolo.

94.3. - Uso temporaneo di edifici o di aree

Gli edifici esistenti o le aree, anche di proprietà privata, possono, nonostante la


eventuale diversa destinazione prevista dallo strumento urbanistico, essere utilizzati,
per un periodo di tempo determinato non eccedente i tre anni, come servizi, gestiti da
enti pubblici o da soggetti privati titolari di specifica concessione (concessionario) , a
condizione che il proprietario e l'ente pubblico/concessionario gestore del servizio
assumano, in solido tra loro, a mezzo di atto trascritto nei registri immobiliari, l'obbligo
di ripristinare l'uso originario alla scadenza del termine.

95. - DEPOSITI DI MATERIALI A CIELO APERTO

Si definiscono depositi di materiali a cielo aperto gli spazi destinati al deposito di


materiali e manufatti edilizi, di cantiere, nonché gli spazi per deposito ed esposizione di
merci con o senza vendita (roulotte, motocaravan, autoveicoli nuovi e usati, materiali
vari), non supportati da costruzioni che determinano superficie e/o volume. Se a
carattere temporaneo i depositi non sono soggetti ad autorizzazione alcuna, nell’ipotesi
in cui non abbiano carattere di temporaneità, questi sono soggetti ad autorizzazione. E’
vietato localizzare depositi di materiale a cielo aperto al di fuori delle aree destinate ad
attività commerciali, artigianali e industriali.
Non rientrano nella presente definizione le discariche disciplinate dalla specifica
normativa (deposito di carcasse auto, ferrivecchi, ecc.).

96. - SCAVI, RINTERRI

Si definiscono scavi e rinterri, quegli interventi sul territorio che comportano


modificazioni permanenti e rilevanti della morfologia del suolo e che non riguardano la
coltivazione di cave e torbiere.
Non rientrano nella presente definizione le normali operazioni connesse alla conduzione
agricola, nonché quei modesti lavori relativi alla sistemazione di spazi verdi.

15
Legge Regionale 12 agosto 1996 n. 34 art. 2 comma 3 bis

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97. - SISTEMAZIONI ESTERNE ED ARREDO AREE DI PERTINENZA

Sono considerati interventi di sistemazioni esterne e di arredo delle aree di pertinenza


quelli volti a definire l'assetto fisico e le utilizzazioni delle aree scoperte di pertinenza
delle costruzioni, anche mediante l'esecuzione delle opere per localizzarvi manufatti che
non siano considerati come volumi e/o superfici ai sensi del presente regolamento o
delle vigenti Norme Tecniche di Attuazione (N.T.A.) del PRG, quali vasche, arredi da
giardino, barbecue, cucce per cani, pergolati, gazebo, frangisole, realizzazione di viali
pedonali e carrabili, giardini, ecc.

98. - ARREDO URBANO

Sono considerati interventi di arredo urbano quelli eseguiti nelle aree pubbliche, in
riferimento alle strade, ai percorsi pedonali e ciclabili, ai parcheggi e alle aree verdi e
nelle aree private di interesse pubblico, per localizzarvi manufatti particolari quali:
chioschi, gazebi, fontane, statue, panchine, tavoli, illuminazioni particolari, dissuasori di
sosta, parapedonali, elementi pubblicitari, orologi, parchimetri, pensiline per fermata
bus, fioriere, pavimentazioni, recinzioni, cestini, porta-biciclette, cabine telefoniche,
nonché messa a dimora di alberature e siepi e taglio di quelle esistenti.

99. - INTERVENTI URGENTI ED INDIFFERIBILI

Quando una casa, un muro o in genere qualunque fabbrica o parte di essa minacci
pericolo, il proprietario, i conduttori o gli inquilini sono in obbligo di darne
immediatamente denuncia al Comune, e, nei casi di urgenza, provvedere a un
immediato sommario puntellamento.
Oltre agli interventi da eseguire con ordinanza per la tutela della pubblica incolumità,
possono essere eseguiti, senza preventivo atto autorizzativo, gli interventi che si
rendono strettamente necessari al fine di evitare un pericolo imminente per l'incolumità
delle persone e sotto la personale responsabilità del proprietario e/o dell'avente titolo.
A tal fine deve essere presentata immediatamente una comunicazione al Comune
corredata da perizia redatta da tecnico abilitato, relativa alla sussistenza del pericolo.
Entro i quindici giorni successivi alla comunicazione dovrà seguire un progetto per i
lavori oggetto della comunicazione. Per tutti gli ulteriori lavori di
ricostruzione/ripristino del manufatto dovrà essere presentato al Comune un'idonea
istanza.
Nel caso di edifici sottoposti alla tutela dalle norme statali, regionali e comunali l’opera
di rimozione del pericolo non può comportare la demolizione dell’edificio ed il
proprietario e/o avente titolo deve dare comunicazione contestuale anche all'Ente
preposto alla tutela del vincolo ai fini dell'adozione degli atti di competenza dello
stesso.

PARTE II - PARAMETRI URBANISTICO-EDILIZI

100. - DEFINIZIONE DI PIANO DI UN EDIFICIO

100.1. - Piano di un edificio

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Si definisce piano di un edificio lo spazio racchiuso o meno da pareti perimetrali,


compreso tra due solai, limitato rispettivamente dal pavimento (estradosso del solaio
inferiore, piano di calpestio) e dal soffitto (intradosso del solaio superiore). Il soffitto
può presentarsi orizzontale, inclinato o curvo.

100.2. - Posizione del piano rispetto al terreno

Per definire la posizione di un piano rispetto al terreno circostante (fuori terra,


seminterrato, interrato) si assume la quota altimetrica di un suo elemento di riferimento
(pavimento o soffitto) rispetto alla quota del terreno circostante (così come risulta
modificato in seguito alle opere di sistemazione), misurata sulla linea di stacco
dell’edificio.
In caso di terreno con pendenza uniforme o con pendenze variabili lungo il perimetro
dell’edificio si assumono rispettivamente la quota media o la media tra le medie. Nel
caso di edifici le cui pareti perimetrali risultino separate dal terreno mediante muri di
sostegno con interposta intercapedine (scannafosso) di larghezza inferiore all’altezza
dell’intercapedine, si considera linea di stacco dell’edificio il limite superiore della
intercapedine (bocca dello scannafosso).

100.3. - Piano fuori terra o piano terra

Si definisce piano fuori terra il piano di un edificio il cui pavimento si trovi in ogni suo
punto perimetrale a una quota uguale o superiore a quella del terreno circostante così
come risulta modificato anche in seguito alle opere di sistemazione.

100.4. - Piano seminterrato

Si definisce piano seminterrato il piano di un edificio che abbia il pavimento sotto la


quota del terreno ed il cui soffitto si trovi in ogni suo punto perimetrale a una quota
superiore rispetto al terreno circostante, misurata sulla linea di stacco dell’edificio.

100.5. - Piano interrato

Si definisce piano interrato il piano di un edificio il cui soffitto si trovi in ogni suo punto
perimetrale ad una quota uguale o inferiore a quella del terreno circostante, intesa come
linea di stacco dell’edificio.
La superficie degli interrati non può eccedere il doppio della superficie del piano terra
con il limite comunque di non invadere l'area compresa nei distacchi dai confini, sono
ammesse deroghe esclusivamente per il raggiungimento degli standard minimi di
parcheggio previsti dalle normative vigenti.

100.6. – Soppalco

S’intende la superficie ottenuta mediante l’interposizione parziale di una struttura


orizzontale in uno spazio chiuso. Qualora l’altezza utile sovrastante o sottostante risulti
maggiore di cm. 170 la superficie del soppalco è da considerarsi Superficie Utile.

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100.7. - Piano sottotetto

Intendendo per tali, i volumi compresi entro le falde del tetto, con pendenza inferiore al
35%, aventi altezza massima utile al colmo non superiore a m. 2,20.

100.8. - Locali o volumi tecnici

Sono tali quelli strettamente necessari a contenere ed a consentire l’accesso di quelle


parti degli impianti tecnici a servizio dell’edificio (impianto idrico, termico, elevatorio,
televisivo, di parafulmine, di ventilazione, ecc.) che non possono essere comprese, per
esigenze tecnico-funzionali, entro il corpo dell’edificio stesso, quale sarebbe
realizzabile secondo i limiti imposti dalle norme urbanistiche. L’altezza massima
interna dei locali tecnici misurata tra il pavimento e l’intradosso del solaio non può
essere superiore a m. 2.20. Fa eccezione l’extra corsa dei vani ascensori che debbono
essere progettati nelle dimensioni minime tecnicamente ammissibili. 16

101. - SUPERFICI

101.1. - Superficie Territoriale (ST)

Per superficie territoriale (ST), sulla quale si applica l'indice di utilizzazione territoriale
(UT), s’intende quella comprendente la superficie fondiaria (SF), le aree per
l'urbanizzazione primaria e secondaria ed eventuali altre aree di rispetto e/o d’interesse
ambientale comprese nelle zone formalmente perimetrate del PRG.
La superficie territoriale va misurata al netto delle zone destinate alla viabilità dal
P.R.G. ed al lordo delle strade eventualmente esistenti o che saranno previste interne
all'area, nonché al lordo delle eventuali aree di rispetto e/o di interesse ambientale.

101.2. - Superficie destinata ai Servizi ed alle Attrezzature Pubbliche (SP)

E' la superficie delle aree destinate alla viabilità, al verde, al parcheggio e in genere ai
servizi ed alle attrezzature pubbliche.

101.3. - Superficie Fondiaria (SF)

E' la porzione di superficie territoriale avente una destinazione omogenea di zona,


misurata al netto delle superfici destinate ai servizi ed alle attrezzature pubbliche (SP)
ed utilizzabile ai fini edificatori, da attuare direttamente o previi interventi urbanistici
unitari.

16
A maggior chiarimento ed a titolo esemplificativo si precisa che possono essere considerati “locali o
volumi tecnici”, per le sole parti emergenti dalla linea di imposta del tetto, quelli occorrenti per contenere:
il vano scala, i serbatoi idrici, le canne fumarie, o di ventilazione, gli impianti di riscaldamento e/o
condizionamento, il vano corsa degli ascensori. Non sono, invece, da considerare come “locali o volumi
tecnici”, sempre a titolo esemplificativo: i sottotetti, il vano scala (per la parte sottostante la linea di
imposta del tetto), gli stenditoi coperti, i bucatai, i locali di sgombero.

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101.4. - Superficie Utile Lorda (SUL)

E' la somma delle superfici di tutti i piani fuori ed entro terra misurati al lordo degli
elementi verticali (murature, vani ascensore, locali di servizio, scale interne, scale
esterne, ecc.).
Negli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente non possono essere
computate nel calcolo della SUL le superfetazioni, ancorché legittimamente realizzate,
che costituiscono alterazione incongrua e non integrata tipologicamente ed
architettonicamente nell'organismo edilizio originario (con particolare riguardo alle
parti dell'edificio originariamente aperte e/o scoperte: porticati, loggiati, altane, terrazzi,
cortili interni, chiostrine, e alle parti esterne coperte con tettoie precarie, baraccamenti,
ecc.).
Ai fini della verifica della potenzialità edificatoria relativa agli edifici esistenti, si
considera SUL unicamente quella calcolata con le modalità qui descritte, risultante dai
dati contenuti negli elaborati allegati alla licenza edilizia o alla concessione a edificare,
o al condono, se esistenti.
I manufatti appartenenti alle strutture di arredo urbano (chioschi, gazebo, pensiline di
attesa per il trasporto pubblico, box, cabine e similari), se di dimensione non superiore a
25 mq e comunque conformi alle misure minime richieste per gli usi specifici dalle
norme sanitarie vigenti, sono ammessi nelle aree a destinazione pubblica senza verifica
della capacità edificatoria, salvo diverse disposizioni previste dal P.R.G. e dai piani
preventivi urbanistici.
Ferme restando le suddette prescrizioni ed il rispetto dei caratteri tipologici ed
architettonici degli edifici e del loro contesto, non costituiscono SUL:
a) murature perimetrali esterne per la parte eccedente cm. 30 dello spessore;
b) parapetti;
c) scale di sicurezza;
d) scale esterne a servizio del primo piano;
e) pensiline con sporgenza fino a ml. 2,40;
f) pensiline e tettoie degli impianti di distribuzione di carburante;
g) balconi coperti e scoperti a sbalzo fino a ml. 2,40;
h) portici, gallerie e pilotis destinati ad uso pubblico;
i) portici, gallerie, pilotis e logge ad uso privato o ad uso condominiale,
limitatamente ad una superficie complessivamente non superiore al 20% della
SUL;
j) vani ascensore con dimensioni conformi alle norme in materia di superamento
delle barriere architettoniche;
k) locali per i volumi tecnici;
l) cavedi, chiostrine e simili;
m) soppalchi e sottotetti con altezza media non superiore a ml. 1,70;
n) palchi morti ed in genere le superfici che presentino caratteristiche analoghe a
quelle già indicate per i soppalchi;
o) interventi relativi all'attività produttive, così come previsti dalla Circolare
Ministero LL.PP. n. 1918 del 16/11/1977 "Criteri per l'individuazione delle
opere di ordinaria manutenzione connesse all'attività industriale".

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101.5. - Superficie Coperta (SC)

E' la superficie risultante dalla proiezione sul piano orizzontale di tutte le parti edificate
fuori ed entro terra comprese le eventuali costruzioni annesse all'edificio medesimo,
delimitate dalla superficie esterna delle pareti perimetrali.
Le parti sotterranee degli edifici non potranno invadere aree non di pertinenza
dell'edificio e tanto meno aree pubbliche, salvo diverse disposizioni previste dalle
norme di attuazione del P.R.G. e di piani preventivi urbanistici.
La loro superficie non potrà eccedere il doppio della superficie del piano terra a meno
che ciò risulti necessario per rispettare lo standard sui parcheggi ai sensi della legge
122/1989.
Sono esclusi dal computo della superficie coperta:
a) aggetti di coperture e aggetti ornamentali;
b) scale di sicurezza;
c) scale esterne a servizio del primo piano;
d) pensiline con sporgenza fino a ml. 2,40;
e) pensiline e tettoie degli impianti di distribuzione di carburante;
f) balconi coperti e scoperti a sbalzo fino a ml. 2,40;
g) vani ascensore con dimensioni conformi alle norme in materia di superamento
delle barriere architettoniche;
h) locali per i volumi tecnici;
i) interventi relativi all'attività produttive così come previsti dalla Circolare
Ministero LL.PP. n. 1918 del 16/11/1977 "Criteri per l'individuazione delle
opere di ordinaria manutenzione connesse all'attività industriale".

101.6. - Superficie Utile Complessiva (SUC)

La superficie utile complessiva (SUC) è assunta come riferimento nella determinazione


degli oneri per il costo di costruzione ed è costituita dalla somma della superficie utile
(SU) e dal 60% della superficie accessoria (SA) così come di seguito specificate (SUC
= SU + 60% SA).
Nel conteggio della SUC si considerano computabili solo le superfici relative a spazi
aventi altezza netta superiore a ml. 1,70.
Negli interventi di manutenzione straordinaria le superfici di pavimento risultanti da
eliminazione e/o realizzazione di strutture o tramezzature interne (superfici occupate
dallo spessore di muri o di altre strutture) non sono considerate modifiche della SUC.

101.7. - Superficie utile (SU)

Si definisce superficie utile (SU) la superficie di pavimento di tutti i piani fuori ed entro
terra di un organismo edilizio, misurata al netto di murature, pilastri, tramezzi, sguinci,
vani di porte e finestre ed al netto delle SA.
La SU comprende in generale le parti degli edifici utilizzate per le funzioni
fondamentali dell'attività che vi si svolgono (lavorare, abitare, ecc.).

101.8. - Superficie accessoria (SA)

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Si definisce superficie accessoria (SA) quella costituita dalla somma delle superfici di
pavimento dei locali destinati ad accessori e servizi, misurata al netto di murature,
pilastri, tramezzi, sguinci, vani di porte e finestre.
Sono considerate, a titolo esemplificativo, SA:
a) cantine, vani ascensore e vani scala, soffitte e locali a stretto servizio
dell'organismo edilizio. Per il vano scala e l'ascensore si considera la superficie
relativa alla proiezione sul piano di accesso fatta eccezione per i pianerottoli di
distribuzione che devono essere computati per ogni piano;
b) autorimesse singole o comuni, fuori terra, entro terra e a tettoia;
c) vani ed androni di ingresso comune e porticati, ad uso esclusivo dell'organismo
edilizio;
d) logge e balconi;
e) le coperture piane ed i lastrici solari, praticabili.

102. - INDICI E RAPPORTI

102.1. - Indice di Utilizzazione Territoriale (UT)

E' il rapporto SUL/ST fra la superficie utile lorda (SUL) costruibile e la superficie
territoriale (ST), entrambe espresse in metri quadrati.

102.2. - Indice di Utilizzazione Fondiaria (UF)

E' il rapporto SUL/SF fra la superficie utile lorda (SUL) costruibile e la superficie
fondiaria (SF), entrambe espresse in metri quadrati.

102.3. - Rapporto Di Copertura (RC)

E' il rapporto SC/SF fra la superficie coperta (SC) e la superficie fondiaria (SF).

103. - DISTANZE

103.1. - Distanza tra fabbricati

Per distanza tra i fabbricati si intende la lunghezza del segmento minimo congiungente
la parte più sporgente del fabbricato e quella prospiciente, esclusi gli aggetti di
coperture, gli elementi ornamentali, le pensiline e balconi a sbalzo fino a 1 ml, ecc. che
non concorrono alla determinazione della sagoma dell'edificio, fermo restando le
distanze minime previste dal Codice Civile 17.
L'obbligo del rispetto delle distanze opera tra costruzioni che si fronteggino anche solo
in parte.
È ammessa, in conformità a quanto disposto dal Codice Civile, la costruzione in
aderenza a pareti non finestrate di edifici esistenti.

17
Il Codice Civile detta disposizioni circa le distanze reciproche degli edifici (metodo relativo) mentre la norma di
Regolamento Edilizio definisce distanze assolute da riferimenti fissi (metodo di valutazione assoluta). La norma di regolamento
edilizio è di carattere pubblicistico e come tale è inderogabile, la norma del Codice Civile è di natura civilistica (definisce diritti tra
privati) è quindi derogabile per accordo tra le parti e per eventuale indennizzo del danno provocato.

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Fatte salve le disposizioni del vigente P.R.G. e dei piani urbanistici attuativi, le distanze
tra i fabbricati sono stabilite secondo i seguenti criteri:
a) per i nuovi edifici (intendendosi per questi gli immobili di nuova edificazione o
quelli derivanti da interventi di ristrutturazione urbanistica U2) è prescritta in
tutti i casi la distanza minima assoluta di ml. 10 tra parete finestrata e parete
anche non finestrata di edifici antistanti e ml. 6 tra pareti non finestrate.
b) per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente diversi da quelli di
ristrutturazione urbanistica U2 potrà essere ammesso il mantenimento delle
distanze preesistenti oppure la possibilità della loro riduzione fino al minimo
previsto dalla precedente lettera a), quando superiori.
c) nelle aree libere circostanti i fabbricati è ammessa la costruzione di autorimesse
o vani accessori, purché costituiscano un inserimento architettonicamente
armonico in relazione agli edifici esistenti, rispettando le specifiche peculiarità
urbane e la contemporaneità dei seguenti requisiti:
1) abbiano un'altezza di gronda non superiore a ml. 2.50;
2) si trovino ad una distanza di almeno ml. 5,00 dai fabbricati circostanti,
quando l'altezza di gronda non superi l'altezza del davanzale dei locali di
abitazione più bassi prospicienti l'autorimessa o il vano; nel caso in cui la
gronda dell'autorimessa o del vano superi l'altezza di detto davanzale, la
distanza di ml. 5,00 sarà aumentata del supero di altezza oltre il davanzale.

103.2. - Distanza minima dai confini

Per distanza minima dai confini, si intende la lunghezza del segmento minimo
congiungente la parte più sporgente del fabbricato ed il confine di proprietà
prospiciente, esclusi gli aggetti di coperture, gli elementi ornamentali, le pensiline e
balconi a sbalzo, ecc. che non concorrono alla determinazione della sagoma
dell'edificio, fermo restando le distanze minime previste dal Codice Civile.
Fatte salve le disposizioni del vigente P.R.G. e dei piani urbanistici attuativi, la distanza
dai confini di proprietà dovrà essere comunque non inferiore a ml. 5; detta distanza
minima è riferita ai soli confini tra due proprietà private e contigue, non rilevando, a tal
fine, eventuali diverse delimitazioni (limiti di zone territoriali omogenee e simili), le
strade od altri spazi pubblici o di uso pubblico.
Le prescrizioni in materia di distanza minima dai confini si applicano altresì ai volumi
completamente interrati; è ammessa deroga esclusivamente per il raggiungimento degli
standard minimi di parcheggio previsti dalla norme vigenti e per la realizzazione di
parcheggi multipiano interrati atti al soddisfacimento degli standard urbanistici per i
quali si rimanda alle specifiche NTA del Programma Urbano dei Parcheggi.
Per la realizzazione di piscine, cisterne e simili la distanza dai confini viene fissata in
ml. 5,00.
Fermo restando quanto disposto dal presente Regolamento per distanza tra fabbricati
relativamente alle autorimesse ed ai vani accessori, è consentita, in conformità a quanto
disposto dal Codice Civile, la realizzazione dei fabbricati sul confine nei seguenti casi:
a) costruzioni da realizzarsi a ridosso di edifici già esistenti sul confine di proprietà
con appoggio al muro reso comune o con l'edificazione in aderenza al
medesimo;
b) costruzioni da realizzarsi sul confine di proprietà in forza della libertà di scelta
del primo edificante (principio della prevenzione).

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103.3. - Distanza dalle strade

Per distanza dalle strade, si intende la lunghezza del segmento minimo congiungente la
parete più sporgente del fabbricato e la linea che delimita il confine tra la proprietà
privata e la strada, esclusi gli aggetti di coperture, gli elementi ornamentali, le pensiline
e balconi a sbalzo, ecc. che non concorrono alla determinazione della sagoma
dell'edificio, fermo restando le distanze minime previste dal Codice Civile.
In assenza di specifiche prescrizioni del P.R.G., la distanza degli edifici dalle strade
dovrà essere conforme alle prescrizioni del D. Lgs. 30/4/1992, n. 285 (Nuovo codice
della strada) e del relativo Regolamento di esecuzione ed attuazione (D.P.R.
16/12/1992, n. 495).
Ogni qualvolta il P.R.G. preveda la rettifica, l’ampliamento o la formazione di nuovi
tracciati stradali, tale distanza minima deve essere verificata con riferimento sia
all’attuale stato dei luoghi che a quello derivante dall’attuazione delle previsioni di
P.R.G.

104. - DESTINAZIONE D'USO

Per destinazione d’uso si intende la destinazione d’uso di ciascuna unità funzionale


ammessa dal Regolamento Urbanistico all’interno di un edificio.
Le destinazioni d’uso, in applicazione del vigente P.R.G., e della variante generale
adotta sono così individuate:
1) Residenziale:
o abitazioni con accessori e pertinenze;
o abitazioni collettive quali collegi, conventi, studentati, ecc., con accessori e
pertinenze.
2) Direzionale:
o uffici di enti pubblici e di diritto pubblico;
o sedi di giornali;
o servizi pubblici a carattere nazionale, regionale, provinciale, sovracomunale
quali università, biblioteche, caserme, musei, stazioni ferroviarie, aereoporti,
autostazioni, eliporti, impianti sportivi spettacolari, ecc.;
o servizi pubblici di carattere cittadino;
o servizi pubblici di carattere locale;
o servizi privati quali scuole, case di cura, case per anziani, gabinetti di analisi,
ambulatori, centri di riabilitazione motoria, edifici per il culto, la cultura, lo
spettacolo, lo sport, parcheggi custoditi, ecc.;
o sedi di enti previdenziali, assistenziali o di beneficenza di interesse
nazionale, regionale, provinciale o cittadino.
3) Commerciale:
o esercizi commerciali al dettaglio, botteghe e laboratori artigianali di servizio
connessi alla residenza (quali lavanderie, parrucchieri, barbieri, sartorie,
scuole guida, pasticcieri, panettieri ecc.); pubblici esercizi quali bar,
ristoranti, tavole calde, farmacie, ecc.;
o esercizi commerciali all'ingrosso;
o centri commerciali, ipermercati, supermercati, grandi magazzini.
o società ed istituti di credito e di assicurazione;

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o attività amministrative di servizio quali agenzie di banche, di viaggio, di


pratiche, ecc.;
o uffici privati e studi professionali;
4) Artigianale ed Industriale:
o impianti industriali;
o opifici artigianali;
o depositi e magazzini non di vendita.
5) Turistica - Turistica ricettiva complementare:
o alberghi, residenze turistico-alberghiere, pensioni, motels, ostelli per la
gioventù, case per ferie, per i quali sono prescritte autorizzazioni
amministrative di esercizio, secondo le leggi in materia;
o attrezzature turistico-ricettive complementari quali campeggi, villaggi
turistici, ecc.

105. - TIPOLOGIE EDILIZIE - DEFINIZIONI

Per tipologia “monofamiliare” s’intende prevalentemente un edificio con una sola unità
abitativa. L’edificio può comprendere anche un’altra unità abitativa subordinata a quella
principale.
Per tipologia “bifamiliare” s’intende prevalentemente un edificio con due unità
abitative. L’edificio può comprendere anche un’altra unità abitativa subordinata a quella
principale.
Per tipologia “a schiera” s’intende un edificio con unità abitative disposte generalmente
su due livelli. Le unità abitative sono poste una accanto all’altra con ingresso
indipendente e resede privato.
Per tipologia “in linea” s’intende un edificio con unità abitative distribuite da corpi scala
comuni.

106. – VOLUMI

106.1. - Volume del Fabbricato (VF)

Si definisce:
1) Volume utile (Vu): è il volume definito come somma dei prodotti delle superfici utili
per le relative altezze utili.
2) Volume lordo (Vl): è il volume complessivo, misurato all’esterno vuoto per pieno di
tutte le parti costruite fuori terra, dalla linea di stacco dell’edificio dal terreno
circostante, con riferimento alla configurazione finale, alla copertura compresa, escluso
i balconi aggettanti e le terrazze scoperte.
3) Volume totale (Vt): è il volume complessivo, misurato vuoto per pieno di tutte le
parti costruite fuori e dentro terra, dal piano di calpestio più basso alla copertura
compresa, escluso i balconi aggettanti e le terrazze scoperte, misurato all’esterno.

106.2. – Volume del fabbricato ai fini della determinazione della potenzialità


edificatoria

Il volume del fabbricato, ai fini della determinazione della potenzialità edificatoria, è


dato dalla somma dei prodotti delle superfici utili lorde (SUL) dei singoli piani per le

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relative altezze di piano (Hp), compreso l’eventuale volume del piano semi interrato
determinato come prodotto tra la sua Superficie Utile Lorda per l’altezza di piano (Hp)
fuori terra.
In tutte le zone della V/PRG sono esclusi dal computo della cubatura realizzabile
unicamente i volumi relativi a superfici coperte con apertura su tre lati e quelli relativi a
locali interrati o seminterrati (non oltre un metro fuori terra) destinati esplicitamente a
cantine (a servizio di appartamenti e negozi), autorimesse condominiali, parcheggi
anche pubblici e ad uso pubblico, impianti tecnici ad uso condominiale, o vespai di
isolamento.
Ove, invece, siano previsti, ai piani interrati o seminterrati, volumi con destinazione
diversa da quella tassativamente indicata al comma precedente, detti volumi verranno
computati interamente nella cubatura realizzabile.

107. - ALTEZZE

107.1. - Altezza utile degli spazi (Hu)

E’ data dall’altezza misurata da pavimento a soffitto.18 Negli spazi locali aventi soffitti
inclinati ad una pendenza o curvi, l’altezza utile si determina calcolando l’altezza media
risultante dalle altezze minima e massima della parte interessata. Negli spazi locali con
soffitti inclinati a più pendenze o curvi, l’altezza utile si determina calcolando l’altezza
virtuale data dal rapporto Vu/Su dove Vu è il volume utile dello spazio interessato e Su
la relativa superficie utile.

107.2. - Altezza dei piani (Hp)

E’ data dalla differenza fra la quota del pavimento di ciascun piano e la quota del
pavimento del piano sovrastante. Per l’ultimo piano dell’edificio si misura dal
pavimento all’intradosso del soffitto o della copertura. In tale misura non si tiene conto
delle travi e delle capriate a vista. Qualora la copertura sia a falde inclinate, con
pendenza superiore al 35%, il calcolo dell’altezza si effettua come al punto precedente.

107.3. - Altezza delle fronti (Hf)

E’ data dalla differenza fra la quota del marciapiede, ovvero la quota della linea di
stacco dell’edificio nella sua configurazione finale e la più alta delle seguenti quote, con
esclusione dei manufatti tecnologici.
o nel caso di edifici coperti a terrazzo:
- pavimento del solaio sovrastante l’ultimo piano;
- sommità del parapetto in muratura piena, avente l’altezza superiore a m. 1.20 (per gli
edifici con copertura piana).
o nel caso di copertura a tetto:

18
intendendosi come soffitto il piano di imposta di strutture monolitiche quali solette o solai oppure il piano di imposta dell'orditura
minuta nel caso di strutture composte quali quella in legno o assimilabili oppure il piano di imposta degli elementi di copertura nel
caso di strutture prefabbricate.

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- se la linea di colmo è posta non oltre 2,80 ml sopra l’intradosso del solaio di copertura
dell’ultimo piano abitabile, l’altezza del fronte va riferita alla linea di imposta del tetto
19
(linea di intersezione tra l’intradosso del tetto e la facciata dell’edificio);
- se la linea di colmo è posta oltre 2,80 ml , sopra l’intradosso del solaio di copertura
dell’ultimo piano abitabile, l’altezza del fronte va riferita ai 2/3 della linea di pendenza
(dall’imposta verso il colmo) 20;
Ai fini della valutazione dell'altezza massima non sono conteggiati:
a) i muri taglia fuoco, ove prescritti dalle norme vigenti o dalle Autorità
competenti;
b) i volumi tecnici, gli impianti e gli apparecchi tecnologici;
c) la parte di fronte al di sotto del piano naturale di campagna, resa visibile per la
realizzazione di rampe o scale di accesso al piano seminterrato/interrato.

108. - SAGOMA DELL'EDIFICIO

Sagoma di un edificio è la figura solida definita dall'intersezione, delle facce esterne, dei
piani delle pareti esterne (da intendersi quegli elementi della costruzione che, anche se
privi di murature perimetrali, costituiscono comunque SUL) con i piani delle coperture
(falde, lastrici solari, coperture a terrazza, ecc.) e con il piano o piani di campagna.
Non concorrono alla determinazione della sagoma:
a) la porzione interrata dell'edificio, qualsiasi sia la destinazione e la consistenza
della medesima;
b) le rampe di accesso ai piani interrati o seminterrati;
c) tutti quegli elementi che non costituiscono SC.
La Commissione Edilizia determina i casi in cui può ritenersi ininfluente, ai fini della
determinazione della sagoma, la sostituzione tra coperture piane e quelle inclinate.

PARTE III - PARTI COSTITUENTI L'ORGANISMO EDILIZIO

109. - DEFINIZIONI GENERALI

109.1. – Organismo Edilizio

L'organismo edilizio è l'insieme degli spazi progettati unitariamente con caratteristiche


di continuità fisica e autonomia funzionale. Esso può coincidere con una unità
immobiliare o con più unità immobiliari aggregate; solitamente coincide con l'edificio.

109.2. - Unità immobiliare e vani edilizi

Si definisce “unità immobiliare” l'insieme degli spazi edilizi vendibili autonomamente e


che non siano pertinenze dell'unità principale.

19
in analogia alla nota precedente la misura è da intendersi riferita al piano di imposta di strutture monolitiche quali solette o solai
oppure il piano di imposta dell'orditura minuta nel caso di strutture composte quali quella in legno o assimilabili oppure il piano di
imposta degli elementi di copertura nel caso di strutture prefabbricate.

20
In analogia a quanto stabilito dall’art. 8 punto 2 lettera b delle NTA allegate alla Variante Generale al PRG adottata con delibera
di C.C. 185 del 2/12/2000.

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adeguato alle prescrizioni regionali
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L’unità immobiliare costituisce la più elementare aggregazione di vani edilizi;


solitamente coincide con la partizione catastale; ha caratteristiche di continuità fisica e
di autonomia funzionale in relazione alle funzioni d'uso fondamentali.
All'interno dell’unità immobiliare si possono riscontrare uno o più vani edilizi
variamente aggregati.
I “vani edilizi” sono elementi che si identificano con una porzione di spazio fruibile
destinata ad accogliere, interamente o parzialmente, una o più attività umane. Essi sono
così classificati:
a) ambienti con permanenza delle persone (soggiorno, attività lavorative);
b) bagni e assimilabili;
c) cucine;
d) depositi e altri vani edilizi con presenza saltuaria di persone;
e) percorsi, accessi e collegamenti;
Gli elementi costitutivi sono gli elementi che formano gli oggetti edilizi, come le
strutture, i tamponamenti e gli impianti.

109.3. – Elementi costitutivi dell’organismo edilizio

Gli elementi costitutivi sono gli elementi che formano gli oggetti edilizi nel loro
complesso, come le strutture, i tamponamenti e gli impianti.

109.4. – Prospetti

Si definiscono come prospetti le parti verticali di un edificio che sono esteriori


all’immobile e visibili da spazi pubblici o da spazi privati.
Non costituiscono invece prospetto le pareti che, seppur perimetrali, prospettino su
chiostrine o cortili chiusi completamente interni alla costruzione.

110. - ELEMENTI DELL'EDIFICIO

110.1. – Balcone

Si definisce balcone la struttura orizzontale aggettante (sorretta da mensola o a sbalzo


dalla facciata) aperta su tre lati e delimitato da elementi di protezione contro la caduta
(ringhiera, parapetto, ecc.).

110.2. – Terrazza

Si definisce terrazza la superficie piana praticabile posta a copertura di ambienti


sottostanti di un edificio e protetta con elementi contro la caduta (ringhiera, parapetto,
ecc.).

110.3. - Loggia, loggiato

Si definisce come loggia lo spazio coperto prospettante direttamente all’esterno che sia
delimitato da pareti, pilastri od altri elementi della costruzione.
Non sono qualificabili come logge, e vanno pertanto considerati a tutti gli effetti locali
chiusi, gli spazi che non presentino almeno una delle seguenti caratteristiche:

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adeguato alle prescrizioni regionali
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a) almeno un lato sia aperto verso l’esterno, senza interposizione di infissi vetrati
od altri elementi suscettibili di determinare un vano chiuso;
b) almeno due lati siano aperti verso l’esterno, senza interposizione di infissi vetrati
od altri elementi suscettibili di determinare un vano chiuso;
c) almeno 1/3 del perimetro complessivo della loggia sia direttamente aperto verso
l’esterno, senza interposizione di infissi vetrati od altri elementi suscettibili di
determinare un vano chiuso.
E’ ammessa l’installazione di strutture amovibili quali frangisole, grigliati lungo i lati
aperti delle logge a condizione che l’intervento costituisca una soluzione organica con
l’intero fronte del fabbricato.

110.4. - Portico e porticato

Si definisce porticato lo spazio coperto costruito in aderenza al fabbricato, aperto


almeno su due lati e ed aperto per almeno i 50 % della superficie costituita dai lati,
delimitato da pilastri o da altri elementi della costruzione.
Il portico, così come definito non costituisce volume.
E’ ammessa la costruzione di porticati annessi ad edifici regolarmente costruiti, nella
misura del 30 % della superficie coperta, senza che questi costituiscano S.C. La loro
realizzazione è ammessa anche in mancanza di lotto minimo, fermo restando il rispetto
delle distanze minime dai confini e tra i corpi di fabbrica.

111. - PERTINENZE ED ELEMENTI DI ARREDO

111.1. - Pensilina e tettoia a sbalzo

Si definisce pensilina la struttura aggettante (sorretta da mensola o a sbalzo), con la


funzione di copertura di uno spazio aperto o di protezione delle aperture di un
fabbricato.
Sono considerate pensiline anche:
a) le strutture isolate poggianti su colonne per riparare dalla pioggia persone o
cose (pensiline di accesso ai giardini privati, pensiline per carico-scarico
merci, ecc.);
b) pensiline di fermata di mezzi pubblici costituite da strutture leggere.

111.2. – Tettoia

Si definisce tettoia la struttura poggiante su pilastri, completamente aperta su tutti i lati,


con la funzione di copertura di uno spazio aperto.

111.3.- Gazebo

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adeguato alle prescrizioni regionali
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Si definisce gazebo un manufatto, con la funzione di copertura di uno spazio aperto,


costituito da struttura verticale astiforme non saldamente infissa al suolo,
completamente aperto su tutti i lati e realizzato con materiali leggeri e facilmente
amovibili.

111.4. - Pergolato o pergola

Si definisce pergolato o pergola una struttura, completamente aperta, composta di


elementi verticali e di sovrastanti elementi orizzontali atta a consentire il sostegno del
verde rampicante.

TITOLO IV - DIRITTI DI INFORMAZIONE E NORME FINALI

PARTE I - DIRITTI D’INFORMAZIONE

112. - DIRITTI D’INFORMAZIONE, ACCESSO AGLI ATTI E


CERTIFICAZIONI

112.1. - Diritto di accesso agli atti

Dell'avvenuto rilascio delle concessioni e delle autorizzazioni viene data notizia al


pubblico mediante affissione all'albo pretorio di un apposito elenco, con la
specificazione del titolare e della località nella quale l’opera verrà eseguita.
La visione degli atti di concessione, autorizzazione, asseverazione, qualora richiesta con
la citazione degli estremi identificativi di cui al primo comma, dovrà essere resa dagli
uffici entro il termine stabilito dal Regolamento Comunale per l’accesso ai documenti
amministrativi di cui all’art. 17 comma 91 della Legge 15.05.1997 n. 127 – Bassanini –
di cui alla delibera di C.C. n. 122 del 5 dicembre 1997 , conformemente allo Statuto del
Comune di Velletri così come integrato e modificato con Delibera del Consiglio
Comunale n. 71 del 21.12.1999 e successive modificazioni ed integrazioni .

112.2. - Diritti di copia e di ricerca

La copia semplice o conforme di ogni atto è assoggettata al pagamento di apposite


somme a titolo di rimborso spese, da stabilirsi con apposita deliberazione di Giunta
Comunale. E’ altresì assoggettata al pagamento di apposite somme l'espletamento di
ricerche e visure delle pratiche di archivio.

PARTE II - NORME TRANSITORIE E SANZIONI

113. - NORME TRANSITORIE, ADEGUAMENTO AL TESTO UNICO PER


L’EDILIZIA ED ALLA LEGGE 21.12.2001 n. 443.

Il presente Regolamento Edilizio entra in vigore nei modi e nei tempi stabiliti per legge.
Per le istanze presentate prima della data di adozione del presente Regolamento Edilizio
continuano ad applicarsi le disposizioni contenute nel precedente R.E. approvato con
deliberazione n. 146 del 31.08.1929.

pag- 122 –
adeguato alle prescrizioni regionali
Comune di Velletri Regolamento Edilizio

Con l’entrata in vigore del TU e della Legge 21.12.2001 n. 443 (Legge Obiettivo),
definizioni, procedure (incluse scadenze temporali ) del presente regolamento edilizio
vengono modificate e/o integrate da quando indicato nel D.Lgs. 6.6.2001 n. 380 e
successive modifiche ed integrazioni e nella Legge 21.12.2001 n. 443.

114. - PRESCRIZIONI PER ABUSI EDILIZI MINORI

Nei casi di realizzazione abusiva di opere di minore entità, classificabili come,


manutenzione straordinaria e/o opere interne e purché venga regolarmente asseverato il
rispetto dei requisiti igienici e di sicurezza, dette abusività si ritengono sanate a tutti gli
effetti quando siano trascorsi cinque anni dall'ultimazione delle relative opere.
Nei casi di realizzazione abusive classificabili come variazioni non essenziali a sensi
della L.R. 36/87 si ritengono sanate a tutti gli effetti quando siano trascorsi dieci anni
dall'ultimazione di lavori.
Nei casi di cui al primo comma, non si procede all'applicazione d'ufficio delle relative
sanzioni fermo restando che è sempre possibile per l'interessato chiedere la
regolarizzazione delle suddette abusività, ai sensi dell'Articolo 13 della L. n. 47/1985
modificata e integrata, con il pagamento delle sanzioni ivi previste.

115. – SANZIONI

Il mancato rispetto degli obblighi specificamente previsti dal presente Regolamento a


carico dei soggetti interessati, comporta l'applicazione delle sanzioni di cui ai
regolamenti comunali fatte salve le sanzioni amministrative e penali derivanti dalla
vigente legislazione urbanistica ed edilizia.

____________________________________________________________

pag- 123 –
adeguato alle prescrizioni regionali

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