Pier Paolo Pasolini. La Ricotta PDF

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© 2009 Lindau s.r.l.

Corso Re Umberto 37 - 10128 Torino

Prima ristampa: settembre 2011


ISBN 978-88-7180-814-7
Tomaso Subini

PIER PAOLO PASOLINI


LA RICOTTA
III. I materiali di sceneggiatura

III.1. L’ideazione

Il 7 marzo 1962 1, Pasolini stipula un accordo con i pro-


duttori Giuseppe Amato e Roberto Amoroso che lo impe-
gna a scrivere e a dirigere uno dei quattro episodi del film
collettivo La vita è bella. Inizialmente Pasolini propone la
storia di un insegnante omosessuale impiccatosi perché re-
spinto da un allievo di cui si è innamorato 2. Di fronte al
netto rifiuto da parte dei due produttori, Pasolini comincia
a lavorare intorno a un’idea suggeritagli da un fatto di cro-
naca accaduto sul set di Barabba (Id., 1962) di Richard Flei-
scher: il malore che colse una comparsa infreddolita du-
rante le riprese della crocifissione 3.
Sebbene, secondo gli accordi, le riprese sarebbero dovute
iniziare a giugno, di fatto il 9 aprile la storia non è ancora ben
definita. Pasolini racconta quel poco che si è immaginato a
Carlo Di Carlo sul set di Mamma Roma:
32 PIER PAOLO PASOLINI. LA RICOTTA

A pranzo Pier Paolo mi parla del prossimo film che girerà pri-
ma di quello africano, prima de Il Padre selvaggio. […] In bre-
ve la storia è questa: si sta girando un film storico, la scena
della passione di Cristo. Sul Calvario le tre croci, la Maddale-
na, due angeli… il protagonista è il ladrone buono. Tutto è
pronto; il regista si agita, strilla, urla. Si dispongono gli attori
sulle croci, da ultimo il ladrone buono. Ma nell’attimo in cui
viene inchiodato, è colpito da un infarto. 4

A metà maggio Pasolini riesce comunque a consegnare


la sceneggiatura – scritta nei ritagli di tempo concessi dal-
la lavorazione di Mamma Roma –, ma il film che avrebbe
dovuto accoglierla non viene realizzato: «Amoroso dice
per colpa di Pasolini, che consegnò in ritardo una sceneg-
giatura “impossibile”; Pasolini dice per colpa di Amoroso,
che non è riuscito a combinare l’affare con i distributori» 5.
La sceneggiatura de La ricotta viene così rilevata da Al-
fredo Bini, che di Pasolini ha già prodotto Accattone e Mam-
ma Roma. Sennonché, il 2 ottobre 1962, pochi giorni prima
delle riprese, Amoroso rivendica la proprietà del soggetto,
per il quale ha effettivamente pagato un anticipo, e chiede
all’autore un risarcimento. La stampa conservatrice dà am-
pio risalto all’episodio mettendo l’accento sul rifiuto di
Amoroso di produrre un’opera ritenuta immorale. «Lo
Specchio» pubblica addirittura, il 14 ottobre 1962, il testo
integrale della querela. Prima ancora che del film sia stato
girato un metro di pellicola, già si prospetta la linea d’accu-
sa che lo condannerà al silenzio forzato: «Ispirata a certe
barzellette da Caffè dello Sport, La ricotta appare solo un
pretesto per consentire all’autore d’esprimere la sua voca-
III. I MATERIALI DI SCENEGGIATURA 33

zione sacrilega; che, sarà opportuno non dimenticarlo, data


fin dai tempi del noto epigramma su Pio XII […]. Amoroso
non era disposto a buttare all’aria dei milioni per consenti-
re a Pasolini di proseguire la sua polemica con la Chiesa, la
borghesia italiana, i capitalisti, gli angeli e i santi» 6.

III.2. Le diverse stesure della sceneggiatura

1. La prima versione della sceneggiatura de La ricotta,


conservata presso l’Archivio Contemporaneo Alessandro
Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze in un fascico-
lo eterogeneo di carte manoscritte, narra la vicenda di
Stracci a uno stadio di elaborazione non lontano da quello
definitivo. Si intitola Le fave perché di fave e non di ricotta
(già subentrata tuttavia nelle carte finali) è originariamen-
te previsto che Stracci si abbuffi. Il linguaggio di Pasolini,
che diventerà di stesura in stesura sempre più prudente e
avvertito, è qui spesso eccessivamente esplicito: il santo
che adesca i due figli maschi di Stracci, ad esempio, è defi-
nito senza mezzi termini un «frocio», il giornalista un «co-
glione». È ancora soltanto un appunto il riferimento a un
quadro, non specificato, di Pontormo. Manca del tutto la
sequenza dell’intervista (proveniente in parte da alcuni
versi che, in questa data, Pasolini non ha probabilmente
ancora scritto 7), la citazione della poesia Io sono una forza
del Passato (anch’essa forse non ancora composta 8) e il con-
seguente dialogo sull’uomo medio. Non è ancora stata
scritta una riga del finale. Tra una sequenza e l’altra sono
previste delle didascalie (ma il testo ne abbozza solo una)
34 PIER PAOLO PASOLINI. LA RICOTTA

nello stile del cinema muto. L’idea infatti è già di girare


una «comica alla Charlot».
Ci fornisce un termine post quem per datare il testo l’as-
segnazione al personaggio del giornalista del nome «Pedo-
te» (la cui testata di appartenenza però, a differenza delle
successive versioni, è qui «Mondo Notte»): come vedremo
meglio più avanti, Pasquale Pedote è un noto magistrato
che ha fatto condannare Franco Citti in un processo cele-
brato nel maggio del 1962.

2. La seconda versione della sceneggiatura, consegnata


ai produttori de La vita è bella, è di poco successiva a Le fa-
ve. Se ne conoscono solo i brani trascritti nella citazione
con cui Amoroso trascina Pasolini in tribunale 9. Due va-
rianti significative sono tuttavia da segnalare: il giornale di
appartenenza di Pedote è diventato «Telesera» (significati-
vo dettaglio su cui avremo modo di tornare) e al produtto-
re del «film nel film» è assegnato il nome di Angelo Rizzo-
li. Se la prima variante si conserverà in tutte le successive
versioni della sceneggiatura e poi nel film, l’esplicitazione
del nome del produttore sarà immediatamente cassata,
presumibilmente per prudenza 10. Che Pasolini pensasse a
Rizzoli, ovvero al principale produttore de La dolce vita di
Fellini, rimane tuttavia significativo, tanto più per il fatto
che, proprio mentre Pasolini gira La ricotta, Fellini stesso
sta rappresentando il suo produttore in 81/2.

3. La terza versione della sceneggiatura si conserva in


due esemplari – due dattiloscritti di copisteria conservati
rispettivamente alla Biblioteca Chiarini della Cineteca di
III. I MATERIALI DI SCENEGGIATURA 35

Roma e al Fondo Pier Paolo Pasolini della Cineteca di Bo-


logna – che danno conto di un momento in cui il progetto
è già stato rilevato da Alfredo Bini 11.
I due copioni sono pressoché identici (li consideriamo
pertanto un’unica versione) se non fosse per alcune corre-
zioni autografe contenute in quello bolognese, con tutta pro-
babilità intervenute poco prima delle riprese: un tratto di
penna cerchia «L’incoronazione del Pontormo», sostituita
nel film dalla Deposizione di Rosso Fiorentino; del nome Pe-
dote è modificata, per uno scrupolo di prudenza tanto tardo
quanto inutile, la «e» finale in «i»; la prudenza suggerisce
inoltre di cambiare il nome alla stripteaseuse da Maddalena a
Natalina. È con tale versione che Pasolini si reca sul set 12.

4. Tra il copione di Bologna e le riprese si colloca il sog-


giorno presso la Pro Civitate Christiana di Assisi 13, il 3 e il
4 ottobre 1962, nel corso del quale Pasolini viene folgorato
dall’idea di trarre un film dal Vangelo di Matteo. Quando,
il 15 ottobre, si accinge a dare avvio alle riprese de La ricot-
ta, Pasolini ha dunque da poco elaborato il progetto di un
film dal soggetto in tutto simile a quello che la sceneggia-
tura de La ricotta prevede debba girare il personaggio del
regista; prospettiva che gli era del tutto estranea quando, a
maggio, aveva scritto la prima stesura della storia di Strac-
ci. Il progetto de Il Vangelo secondo Matteo, nel frattempo
venuto alla luce, entra in relazione con La ricotta avvicinan-
do ulteriormente (più di quanto già non lo fossero) il per-
sonaggio del regista alla prese con un film su Cristo e Pa-
solini stesso, ugualmente alle prese con un progetto, seb-
bene solo abbozzato, di film su Cristo.
36 PIER PAOLO PASOLINI. LA RICOTTA

L’identificazione stretta che si viene così a creare tra Pa-


solini e il personaggio del regista è causa di un’importan-
te modifica. Nella terza versione della sceneggiatura, quel-
la utilizzata sul set, il giornalista termina l’intervista con
questa domanda: «Qual è la sua opinione… sul regista-
scrittore P.P. Pasolini?» 14. Nel corso della lavorazione Paso-
lini avverte la necessità di sostituire il proprio nome, che
ora sente associato a colui a cui è rivolta la domanda, e la
battuta diviene: «Qual è la sua opinione sul nostro grande
regista Federico Fellini?».
Dall’importante, e già citato, reportage su La ricotta in-
viato da John Francis Lane a «films and filming» al termi-
ne delle riprese, si evince come tale correzione sia proba-
bilmente intervenuta solo in fase di doppiaggio. Il reporta-
ge, un poco demistificante nei confronti di una delle battu-
te de La ricotta più discusse dalla critica, riporta infatti la
lezione precedente la modifica:

He [il giornalista] asks the director «What do you think of the


poet-film director Pier Paolo Pasolini? The director – Welles –
replies «He dances». Welles asked Pasolini what this meant.
Pasolini replied: «I don’t know. Somebody said it of me in so-
me Fascist provincial paper». 15

Più che il desiderio di far spazio all’amico collega, ciò


che spinge Pasolini a questa variante è la volontà di elimi-
nare dalla domanda il proprio nome, tanto più che la scel-
ta del sostituto pare dettata (se è vera l’ipotesi che la modi-
fica intervenne in fase di doppiaggio) anche da ragioni di
sincronismo labiale.
III. I MATERIALI DI SCENEGGIATURA 37

Ma la testimonianza di John Francis Lane ci fornisce un


ulteriore dato importante. Lane si riferisce infatti al «film nel
film» chiamandolo «The Chronicle of St Mathew [sic]» 16. Si
tratta di un’informazione che Lane non può aver ricavato da
alcuna fonte: non dal copione, che dà prova di aver letto at-
tentamente, non dalle riprese cui ha preso parte. Né i mate-
riali di sceneggiatura né il girato assegnano infatti un titolo
al «film nel film». Probabilmente così era chiamato sul set da
Pasolini e dalla troupe. La conferma arriva da un paio di al-
tri articoli sulle riprese pubblicati, non a caso, da redazioni
comuniste romane. «Il paese», in un servizio sul primo gior-
no di riprese, precisa: «Si gira una “troupe” che sta girando
La cronaca di San Matteo» 17; «l'Unità», nel dare conto dell'ul-
timo ciak, si riferisce alla «troupe (falsa) della Cronaca di San
Matteo (già, questo è il “film” di cui è “regista” Orson Wel-
les)» 18. Si tratta di un ulteriore elemento a conferma del fat-
to che Pasolini ha girato La ricotta con in testa il progetto de
Il Vangelo secondo Matteo e ha interrogato il personaggio del
regista come se fosse il proprio alter ego alle prese con il suo
prossimo film.
La modifica dell’ultima domanda del giornalista è re-
cepita dalla versione letteraria della sceneggiatura, l’uni-
ca a essere stata pubblicata da Pasolini, in Alì dagli occhi
azzurri, nel 1965 19. Tale testo presenta, accanto a una serie
di interventi mirati a tradurre lo stile tecnico della sce-
neggiatura in un racconto 20, un’ulteriore sostituzione di
nomi, determinata dalle vicende processuali in cui fu
coinvolto il film. Uno dei motivi che contribuirono a sca-
tenare la magistratura contro La ricotta fu l’aver assegna-
to (fin dalla prima versione della sceneggiatura) al perso-
38 PIER PAOLO PASOLINI. LA RICOTTA

naggio negativo del giornalista il nome di un noto magi-


strato con il quale Pasolini era in lite. È forse per evitare
di aggravare una situazione già compromessa che nel
1965 Pasolini sostituisce «Pedoti» con «Gianluigi» 21. Se-
condo Walter Siti e Franco Zabagli il nuovo nome è «for-
se allusione a Gian Luigi Rondi» 22, ipotesi più che plausi-
bile, in considerazione delle velenose recensioni de La ri-
cotta 23 e de Il Vangelo secondo Matteo scritte nel frattempo
dal critico cattolico 24.

1
Cfr. P. Palombo, Bestemmie da 8 milioni, «Lo Specchio», 14 ottobre 1962.
2
Cfr. P.P. Pasolini, Il viaggio a Citera, in CI2, pp. 2635-2642.
3
Intorno alla scelta di riprendere la crocifissione di Cristo durante l’eclis-
si di sole del 15 febbraio 1961 ruotò la campagna pubblicitaria di Barab-
ba: «L’attimo fatale durò due minuti. Furono due minuti di tensione ner-
vosa e di freddo mortale. L’uomo che figurava Gesù Cristo […] fu cala-
to dalla croce svenuto» (E. de Bernart in R. Hawkins [a cura di], «Barab-
ba» di Richard Fleischer, Cappelli, Bologna 1962, p. 133). La notizia venne
riportata dai principali quotidiani italiani invitati a seguire l’evento.
4
C. Di Carlo, Carnet di «Mamma Roma», «L’Europa letteraria», ottobre
1962, p. 185.
5
G. Del Re, Pasolini rivendica a «La ricotta» un contenuto rigorosamente mo-
rale, «Il Messaggero», 15 ottobre 1962.
6
Palombo, Bestemmie da 8 milioni cit. L’epigramma citato è P.P. Pasolini,
A un Papa, «Officina», n.s., n. 1, marzo-aprile 1959; poi in La religione del
mio tempo, Garzanti, Milano 1961; ora in PO1, pp. 1008-1009.
7
P.P. Pasolini, Le pause di «Mamma Roma», in Mamma Roma, Garzanti, Mi-
lano 1962; poi in Poesia in forma di rosa, Garzanti, Milano 1964; ora in
PO1, p. 1098.
8
Ivi, p. 1099.
9
Cfr. Palombo, Bestemmie da 8 milioni cit. e [Redazionale], Un soggetto bla-
III. I MATERIALI DI SCENEGGIATURA 39

sfemo di Pasolini: «La ricotta», «Gli oratori del giorno», dicembre 1962,
dove viene ripubblicata la citazione con leggere varianti e un ulteriore
brano tratto dalla sceneggiatura di Pasolini.
10
Nella richiesta di credito presentata da Bini alla Banca Nazionale del
Lavoro è specificato che «il prestito verrebbe garantito con la cessione di
primo grado a favore di codesto Istituto del 100% di tutti i diritti spettan-
ti al film per effetto della sua circolazione in Italia, e con la fideiussione
del Cav. del Lav. Angelo Rizzoli fino alla concorrenza del minimo garan-
tito» (FACS). Si tratta probabilmente di un dettaglio non estraneo all’o-
scuramento del nome del personaggio del produttore. Si tenga presente
infine che Rogopag sarà distribuito proprio dalla Cineriz di Rizzoli.
11
Il primo documento in cui compare il nome di Bini è il contratto stipu-
lato dall’Arco Film e gli stabilimenti De Paolis, datato 21 agosto 1962
(FACS). Ma già [Redazionale], Un film sulla fame, «Paese sera», 21 luglio
1962, annuncia che La ricotta sarà prodotto dalla Arco Film.
12
Una copia di tale versione, ma senza le modifiche autografe dell’esem-
plare bolognese, è conservata in FTR e venne pertanto visionata dai giu-
dici che condannarono Pasolini. L’esemplare bolognese, integrato con le
correzioni autografe, è stato pubblicato in CI1, pp. 327-351.
13
La Pro Civitate Christiana è un’associazione laicale fondata da Gio-
vanni Rossi nel 1939. Per una storia della Pro Civitate Christiana cfr. M.
Toschi, Per la chiesa e per gli uomini. Don Giovanni Rossi 1887-1975, Ma-
rietti, Genova 1990; G. Zizola, Don Giovanni Rossi, Cittadella, Assisi
1997. Sulla decisiva influenza esercitata dalla Pro Civitate Christiana sul
cinema di Pasolini compreso tra La ricotta e Uccellacci e uccellini, cfr. T.
Subini, La necessità di morire. Il cinema di Pier Paolo Pasolini e il sacro, EdS,
Roma 2008.
14
CI1, p. 336.
15
J.F. Lane, Pasolini’s Road to Calvary, «films and filming», vol. IX, n. 6,
marzo 1963, p. 68 [«Egli chiede al regista “Cosa ne pensa del poeta-re-
gista Pier Paolo Pasolini?” Il regista – Welles – risponde “Egli danza”.
Welles ha chiesto a Pasolini cosa significhi. Pasolini ha risposto: “Non lo
so. Qualcuno lo disse di me in qualche giornale fascista di provincia”»].
16
Ivi, p. 70.
17
L. Biamonte, P.P. Pasolini si autocritica tramite Welles, «Il paese», 16 ot-
tobre 1962.
40 PIER PAOLO PASOLINI. LA RICOTTA

18
L. S., Ultimo ciak per «La ricotta», «l’Unità», 23 ottobre 1962.
19
P.P. Pasolini, Alì dagli occhi azzurri, Garzanti, Milano 1965; ora in RO2,
p. 844.
20
Cfr. W. Siti e S. De Laude (a cura di), Note e notizie ai testi, in RO2, p.
1970.
21
Pasolini, Alì dagli occhi azzurri cit., p. 843.
22
W. Siti e F. Zabagli (a cura di), Note e notizie ai testi, in CI2, p. 3056.
23
«L’episodio interpretato da Orson Welles e diretto da Pasolini, che, nel
desiderio di criticare quelli che speculano sui film biblici, scivola in realtà
nella parodia più blasfema e sacrilega (e non di rado più sconcia) dei Te-
sti Sacri in apparenza difesi, preferiamo lasciarlo, senza neanche entrare
nel merito, all’indignazione e al disgusto del pubblico onesto; di quel
pubblico che, anche quando non è credente, ha almeno la civiltà di non
gettare fango e sputi sulla religione e la fede degli altri» (G.L. R[ondi],
Quattro episodi senza un filo conduttore in un film ambizioso soltanto nel tito-
lo, «Il Tempo», 24 febbraio 1963). Tale recensione fu così commentata da
Antonello Trombadori: «Sono sicuro che se il magistrato che ne ha ordi-
nato il fermo si fosse consultato prima con Giovanni XXIII, il Papa lo
avrebbe sconsigliato dal procedere. Il magistrato invece ha preferito dar
retta al velenoso attacco scritto sul giornale “Il Tempo” contro l’episodio
di Pasolini dal critico clericale, baciapile e battipetto, Gian Luigi Rondi»
(Perché è diventato Rogog, «Vie Nuove», 7 marzo 1963).
24
Cade inoltre una battuta piuttosto misteriosa, presente nella terza ver-
sione, con cui l’interprete di Cristo profetava la fine del potere del pro-
duttore borghese citando, in aramaico, un passo biblico tratto dal libro
di Daniele (5,25). Per una dettagliata ricostruzione della citazione e del
suo possibile significato cfr. W. Siti e F. Zabagli (a cura di), Note e notizie
sui testi, CI2, p. 3058.
Indice

5 Premessa

PARTE PRIMA
23 I. Scheda filmografica
25 II. Sketch del Calvario
31 III. I materiali di sceneggiatura
41 IV. Il processo
69 V. Le varianti fra le quattro versioni
87 VI. Le sequenze

PARTE SECONDA
97 VII. La soglia del testo e la cornice emblematica
107 VIII. Il sovvertimento del simbolo
113 IX. I personaggi
139 X. La questione figurativa
163 XI. L’intervista
171 XII. Un film «due volte raddoppiato»
191 XIII. Antologia critica
207 Bibliografia

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