Sindrome Immobilizzazione
Sindrome Immobilizzazione
Sindrome Immobilizzazione
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PERCHÉ AVVIENE LA SINDROME DA
IMMOBILIZZAZIONE?
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la persona anziana a stazionare più a lungo tra
poltrona e letto.
c) I fattori socio-ambientali come la solitudine,
l’indigenza e la malnutrizione. La presenza di
barriere architettoniche (ad es. gradini) e l'assenza
di ausili per il movimento (ad es. bastoni o altri tipi di
appoggi mobili, calzature apposite, sponde o
corrimani appropriatamente posizionati) possono
inoltre ostacolare le prestazioni motorie.
Naturalmente questi fattori interagiscono tra di loro ed è da
tale interazione che dipende la velocità con cui s’instaura e
progredisce la sindrome da immobilizzazione.
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COSA SUCCEDE SE NON SI PREVIENE LA SINDROME
DA IMMOBILIZZAZIONE?
APPARATO LOCOMOTORE:
L’attività fisica è indispensabile per mantenere il normale
funzionamento delle ossa, cartilagini e muscoli.
L'immobilizzazione prolungata
porta a riduzione della massa
(ipotrofia) e della forza muscolare
(ipostenia), a cui talvolta si
associano le contratture muscolari.
In assenza delle sollecitazioni
meccaniche intermittenti che si
producono normalmente durante il
carico, le cartilagini vanno incontro ad una progressiva
deformazione, sino a bloccarsi e non permettere alcun
movimento.
Anche le ossa, quando non sopportano il peso del corpo,
diventano più fragili (osteoporosi).
APPARATO CARDIOVASCOLARE:
Una delle più temibili complicanze dell'allettamento è la
trombosi venosa profonda; essa è una condizione
caratterizzata dalla formazione di trombi, ovvero coaguli di
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sangue adesi alla parete del vaso, che possono staccarsi,
andare in circolo e ostruire una vena o arteria.
Un’altra complicanza riguarda
la reistribuzione del flusso
sanguigno verso la periferia
nel momento in cui si riprende
la posizione eretta; questa può
determinare un calo della
pressione, capogiri e senso di
debolezza al minimo sforzo.
APPARATO RESPIRATORIO:
La posizione distesa (supina) provoca una riduzione
dell’espansione dei polmoni e un aumento del ristagno di
secrezioni bronchiali. Queste due condizioni facilitano
l’insorgere di bronchiti e polmoniti.
APPARATO GASTROENTERICO:
La posizione supina può rendere difficoltosa l’introduzione
di cibo e la deglutizione, mentre la mancanza di attività
fisica riduce il senso di fame e l’appetibilità del cibo,
portando a riduzione dell’apporto di nutrienti. I tempi di
transito gastrointestinale sono prolungati e si incorre alla
stipsi, sino alla formazione di fecalomi (feci molto dure e
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difficili da espellere). La stasi di materiale fecale e le
modificazioni della flora batterica locale possono causare
inoltre fenomeni fermentativi, con conseguente meteorismo
e incontinenza fecale.
APPARATO URINARIO:
Una delle manifestazioni più frequenti della sindrome da
immobilizzazione è l’incontinenza urinaria, in quanto la
posizione supina rende più difficile il controllo dei muscoli
della vescica.
APPARATO TEGUMENTARIO:
L'evento più temuto della sindrome da immobilizzazione è la
comparsa di lesioni da decubito (piaghe o ulcere).
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Il principale meccanismo patogenetico è la compressione
esercitata sui tessuti molli da parte di una superficie rigida
(prominenza ossea) e ciò è quanto accade per gli anziani
costretti in posizione supina o seduta e che non siano
mobilizzati per più di due ore.
Le aree cutanee maggiormente interessate sono quelle che
ricoprono il sacro, il grande trocantere, il calcagno, i
malleoli, le scapole, il padiglione auricolare, etc. I fattori
favorenti sono la frizione, l'umidità della cute, la
disidratazione cutanea e la riduzione del tessuto
sottocutaneo.
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COME SI PREVIENE LA SINDROME DA
IMMOBILIZZAZIONE?
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LETTO; INCORAGGIARLO A SVOLGERE PICCOLI
MOVIMENTI COME PETTINARSI O MANGIARE
AIUTA INOLTRE A MANTENERE L’AUTOSTIMA E
L’AUTONOMIA NELLE SEMPLICI ATTIVITÀ
QUOTIDIANE. Per una prevenzione efficace della
sindrome ipocinetica è determinante LA
MOTIVAZIONE non solo dell’ammalato, ma anche di
chi lo circonda, senza la quale nessun successo potrà
essere garantito.
Per prevenire l’incontinenza urinaria è importante
accompagnare spesso il malato ai servizi, anche se
non avverte lo stimolo. Se il malato non può scendere
dal letto, può essere utile stimolarlo e aiutarlo ad
utilizzare il pappagallo o la padella.
La stipsi può essere prevenuta assumendo una dieta
varia e ricca di frutta, verdure e latticini (ad es. yoghurt).
Molto importante è stimolare a bere
almeno un litro e mezzo di acqua o
altri liquidi al giorno e aiutare a
muoversi almeno un po’ (anche
piccoli spostamenti nel letto).
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QUANTITÀ DI LIQUIDI DA ASSUMERE NELL’ARCO
DELLA GIORNATA SIANO CONCORDATE CON IL
MEDICO.
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propria postura nel letto. Mobilizzarla ogni 2 ore
qualora non sia in grado di compiere alcun
movimento.
Integrità della cute: verificare la presenza di
secchezza della cute e delle mucose, screpolature,
arrossamenti. Nell’ambito dell’ispezione della cute,
occorre fare particolare attenzione alle prominenze
ossee in relazione alle diverse posture assunte dalla
persona.
È utile l'impiego di sostanze emollienti e idratanti
quando la cute è secca, e l'uso di pellicole protettive
per proteggere i punti a maggior frizione (membrane
semipermeabili in film di poliuretano).
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pressione alternata) se il malato non è in grado di cambiare
la sua posizione.
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Edito dall’Ufficio Comunicazione su testi e immagini forniti dalla
Dott.ssa Ivana Sossi e dalla Dott.ssa Daniela De Matteis
del Dipartimento ad Attività Integrata di Medicina Interna, in
aderenza agli standard di Accreditamento Joint Commission
International
Ufficio Comunicazione
tel. 040 – 399 6300; 040 – 399 6301
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