Mcai-Alpinismo Su Roccia
Mcai-Alpinismo Su Roccia
Mcai-Alpinismo Su Roccia
ALPINISMO
SU ROCCIA
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ALPINISMO SU ROCCIA
PRESENTAZIONE E RINGRAZIAMENTI
DELLA CNSASA
Il manuale “Alpinismo su roccia” fa parte di una serie di pubblicazioni curate
dalla Commissione Nazionale Scuole di Alpinismo Scialpinismo ed Arrampicata
Libera del Club Alpino Italiano con le quali s’intende fornire a tutti gli appassionati
4 informazioni aggiornate e dettagliate per frequentare la montagna non solo nei suoi
aspetti più “sportivi”, ma anche con nozioni scientifiche, storiche e culturali che
caratterizzano l’ambiente montano.
In particolare questo manuale, frutto delle esperienze della Scuola Centrale di
Alpinismo e Arrampicata Libera e degli studi della Commissione Materiali e
Tecniche, intende rappresentare una fonte di riferimento aggiornata sulle tecniche e
attrezzature per l’alpinismo su roccia.
Il testo è stato scritto principalmente per gli Istruttori delle Scuole di Alpinismo del
CAI ed i loro allievi, anche se si auspica possa essere di interesse per tutti gli appas-
sionati di questi argomenti.
Ci si augura inoltre che questo testo rappresenti un ulteriore passo verso quello che è
uno degli obiettivi del CAI e della CNSASA: l’aumento della conoscenza dell’am-
biente montano e della “sicurezza” nella frequentazione.
Riteniamo importante che in tutte le zone di montagna dove si pratica l’alpinismo,
compresa la bassa valle, si preservi la possibilità di scegliere sia percorsi a più tiri
attrezzate a spit, sia itinerari caratterizzate da una chiodatura tradizionale evitando
che questi vengano riattrezzati con fix o resinati lungo il percorso.
E’, infatti, in aumento la richiesta di una frequentazione della montagna che privi-
legia il piacere e il divertimento, il cosiddetto stile “plaisir”; si tratta di arrampicate
su vie a spit, realizzate su roccia buona e prive di pericoli evidenti, che non richiedo-
no l’uso di chiodi e martello, che offrono avvicinamenti corti con ritorni lungo le vie
di salita e che si possono salire con abbigliamento leggero e senza zaini sulla schiena.
Non vogliamo disprezzare questo modo di frequentare la montagna che favorisce il
piacere ludico e il movimento arrampicatorio però le Scuole di Alpinismo devono
soprattutto portare gli allievi a percorrere vie classiche, anche di alta montagna e su
terreno di misto; si tratta di un modo di fare alpinismo che privilegia il raggiungi-
mento di una vetta, che prevede un percorso dotato di una chiodatura tradizionale
o in casi particolari mista nelle soste e soprattutto che richiede di valutare volta per
volta le condizioni del percorso, della cordata e della situazione meteorologica.
Vivere la sola esperienza “plaisir” allontana l’allievo da quello che è il reale ambiente
di montagna e si mortificano l’avventura e i sogni. L’attività in falesia può essere
Alpinismo su roccia Presentazione e
ringraziamenti
Occorre insegnare a scegliere l’ascensione più adatta in base alle capacità della
cordata, è importante conservare l’abitudine all’uso del martello e dei chiodi per
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rinforzare le soste e per posizionare ancoraggi intermedi, va sviluppata la capacità
di collocare in maniera adeguata protezioni veloci. Gli allievi alla fine di un corso
devono capire che l’aver svolto solo arrampicata in falesia a più tiri su fix o fittoni
resinati non educa ad affrontare in sicurezza le pareti alpine dove esistono difficoltà
oggettive come la qualità della roccia, la distanza delle protezioni, la lunghezza
della via, l’orientamento, lo zaino, la quota; un ambiente in sostanza nel quale “è
vietato volare”.
Una reale crescita prevede una necessaria gradualità nella scelta delle difficoltà per-
ché ciò consente l’acquisizione di una solida esperienza. Spesso s’incorre nell’errata
abitudine di confondere le difficoltà di un’ascensione alpinistica con il grado di diffi-
coltà che presenta il tratto più impegnativo; in realtà le problematiche e le incognite
vanno ben al di là del singolo passaggio: bisogna, infatti, intuire il punto di attacco
della via, studiare l’itinerario prima e durante la salita, tastare la roccia prima di
affidarsi ad appigli e appoggi, integrare le protezioni, avere idee chiare sulla via di
discesa, valutare capacità e forza d’animo nei confronti delle varie situazioni.
PREFAZIONE
Appendici
A - Brevi richiami di fisica pag. 558
B - Cenni storici sull’evoluzione dei materiali e di alcune tecniche pag. 565
capitolo 1
Equipaggiamento
INDICE
Premessa
Abbigliamento
• Indumenti a contatto con la pelle
• Pantaloni
• Sovrapantaloni
• Giacca a vento
• Giacca imbottita
• Copricapo
• Guanti
• Occhiali
• Crema solare
Attrezzatura varia
• Scarpette
• Scarpe da avvicinamento
• Scarponi
• Ghette
• Zaino
• Sacchetto porta magnesite
• Lampada frontale
• Thermos e borracce
• Telo termico
• Bastoncini regolabili
• Farmacia
• Relazione salita, cartina topografica, strumentazione
• A.R.VA.
• Documenti e tessera del C.A.I.
• Accessori vari
Materiale da bivacco
• Il bivacco imprevisto
• Il bivacco organizzato
• Fornello
• Pentole e posate
• Viveri e bevande
• Materassini
• Amaca e portaledge
• Sacco a pelo e sacco da bivacco
• Tendina
torna al sommario
Equipaggiamento Alpinismo su roccia
PREMESSA
In questo capitolo viene presentata una panoramica generale sull’equipag-
giamento non “tecnico”(vestiario, calzature, ecc.) che è opportuno utilizzare
in ambiente di montagna. Il materiale tecnico, strettamente orientato alla
arrampicata su roccia, sarà illustrato in dettaglio nei capitoli seguenti.
16 La trattazione di questo capitolo è volutamente generale e comprende anche
capi e materiali che si utilizzano normalmente su neve e ghiaccio in quanto
può capitare di affrontare salite su roccia che comprendono avvicinamenti
e/o rientri su neve/ghiaccio, come ad esempio le numerose ascensioni nel
gruppo del Monte Bianco. In particolare, in questo capitolo sono illustrate
tre grandi categorie di equipaggiamento: abbigliamento, attrezzatura varia
e materiale da bivacco.
Il vestiario ha importanza primaria in alta montagna e in connessione con
attività a spiccato contenuto tecnico come quella alpinistica.
È importante indossare vari strati di indumenti sottili e leggeri.
Le principali funzioni del vestiario sono:
- proteggere da condizioni atmosferiche avverse;
- favorire o perlomeno non ostacolare i processi di termoregolazione del corpo;
- proteggere da effetti meccanici dannosi dell’ambiente (quali sfregamento
contro superfici ruvide, penetrazione di elementi taglienti, ecc.);
- garantire comodità, senza ostacolare i movimenti.
Per quanto riguarda il primo punto va ricordato che il corpo umano è
termoregolato attraverso un complesso sistema fisiologico attorno a una tem-
peratura ottimale di 37°C; variazioni anche di pochi gradi rispetto a tale
valore (febbre, ipotermia) comportano forte riduzione della funzionalità
e in particolare della capacità di produrre lavoro. Gran parte dell’energia
prodotta dal corpo umano viene utilizzata per produrre calore: in normali
condizioni di attività fisica e di condizioni ambientali solo circa il 25%
dell’energia prodotta viene trasformata in lavoro muscolare. Lo scambio
di calore con l’esterno, che consente di mantenere costante la temperatura
interna, avviene essenzialmente attraverso l’apparato circolatorio periferico e
attraverso l’evaporazione tramite sudorazione.
Tali processi sono resi critici da condizioni ambientali particolarmente
avverse: elevate temperature e insolazione, basse temperature, forte vento,
pioggia o umidità elevata. Nel caso di temperature ambientali elevate ed
elevata umidità atmosferica, sotto fatica, il processo di ablazione del calore
Alpinismo su roccia Equipaggiamento
tempo poco adatte al contatto con la pelle, ma esistono oggi numerosi tessuti
che, per composizione e struttura, superano sostanzialmente tale problema.
In media le caratteristiche principali sono le seguenti:
- resistenza (allo strappo) migliore di quella delle fibre naturali
- resistenza all’usura (sfregamento) migliore di quella delle fibre naturali
- scarsa o quasi nulla capacità di assorbire umidità
18 - asciugamento rapido
- isolamento termico in genere di per sé modesto, ma buono in combinazione
con altri materiali e/o in strutture particolari
- peso specifico minore di quello delle fibre naturali
- tendenza ad assumere carica elettrostatica e quindi a sporcarsi rapidamente.
Un esempio interessante di tessuto in fibra sintetica è il Goretex. Si tratta
essenzialmente di un laminato, cioè di un tessuto costituito da più strati di
cui uno, interno, protetto meccanicamente su ambo i lati da strati più ester-
ni, è costituito da una membrana di Teflon i cui pori sono di dimensioni tali
da permettere il passaggio di acqua sotto forma di vapore, e quindi la tra-
spirazione, ma non il passaggio di gocce d’acqua anche piccolissime, per cui
risulta impermeabile. Risolve quindi abbastanza soddisfacentemente il pro-
blema di indumenti che devono essere impermeabili e contemporaneamente
sufficientemente traspiranti, quali giacche a vento, sovrapantaloni, ghette,
guanti. Il suo principale difetto è quello di non possedere di per sé elevata
resistenza meccanica. In combinazione con altri materiali peraltro può essere
e viene normalmente utilizzato anche per scarpe, zaini, tende.
Le fibre sintetiche vengono utilizzate anche per produrre il pile, tessuto,
simile a pelo sintetico, utilizzato per determinati indumenti (giacche, calze,
guanti, copricapi, ecc.).
Tale rivestimento viene ottenuto direttamente dalla struttura portante in
fibra del tessuto e costituisce con esso quindi corpo unico; ha ottime proprietà
termiche, ma scarsa impermeabilità al vento e, per poter essere utilizzato con
buoni risultati anche in tali condizioni, deve essere dotato di un rivestimento
interno opportuno chiamato “windstopper”.
Per quanto riguarda gli indumenti a contatto della pelle (guanti leggeri,
passamontagna, slip, sottopantaloni e maglia,...) si segnalano materiali come
il polipropilene, il fleece, il capilene.
Passiamo ora in rapida rassegna il principale equipaggiamento in uso nella
pratica dell’alpinismo anche in alta quota; gli attrezzi tecnici vengono invece
descritti nel capitolo 2.
Alpinismo su roccia Equipaggiamento
ABBIGLIAMENTO
Indumenti a contatto con la pelle
Gli indumenti a contatto con la pelle devono
essere scelti in funzione dell’ambiente in cui
si svolge l’attività e delle caratteristiche della
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stessa. Attività con elevato impegno aerobico
(es. lunghe salite in quota) produrranno grosse
quantità di liquidi che richiedono di essere
smaltite e quindi necessitano di indumenti
che trasportino all’esterno il più rapidamente
possibile, di strato in strato, il sudore. Attività con elevato
impegno aerobico pro-
Capi in filato di capilene e di polipropilene
durranno abbondanti
sono molto traspiranti, si asciugano rapida- quantità di liquidi da
mente e favoriscono l’“espulsione” dei liquidi smaltire; necessitano
quindi indumenti che
verso l’esterno attenuando la spiacevole sen- trasportino all’esterno il
sazione di bagnato. La biancheria di cotone sudore il più rapidamen-
possiede gradevoli proprietà a contatto con te possibile di strato in
strato. In alta montagna
la pelle, ma si inzuppa piuttosto rapidamente vengono normalmente
col sudore e risulta quindi poco pratica a basse impiegati indumenti in
temperature. pile o simili che, avendo
un basso coefficiente di
Oggi, specie in alta montagna o nelle spedizio- inzuppamento, si asciu-
ni extraeuropee, vengono normalmente impie- gano molto rapidamente.
gati indumenti in pile o simili, che, avendo un
basso coefficiente di inzuppamento, si asciuga-
no molto rapidamente.
Si può ottenere un’efficace protezione dal fred-
do e dal vento indossando più capi sovrapposti
che producono la formazione d’intercapedini
isolanti fra gli strati. Inoltre, in caso di pioggia,
avendo più capi a disposizione, ci si trova ad
avere sempre qualcosa d’asciutto da indossare
ed è possibile dosare meglio la protezione ter-
mica del corpo.
Le calze devono essere robuste e in grado di tra-
Equipaggiamento Alpinismo su roccia
Pantaloni
Non esistono suggerimenti particolari per la
scelta dei pantaloni per arrampicate su strutture
in bassa quota e soleggiate. In genere, comun-
que, devono permettere libertà di movimenti,
non essere irritanti per la pelle, essere robusti,
22 non inzupparsi facilmente, avere buone pro-
prietà termiche e sufficiente traspirazione,
asciugare rapidamente. Queste caratteristi-
che si ottengono in media assai meglio con
tessuti misti che con sole fibre naturali, ed
esistono oggi numerose soluzioni valide
proposte dal mercato. Per l’attività in
alta montagna, la forma più adatta è la
salopette in elasticizzato che presenta il
vantaggio di fornire protezione alle reni e
allo stomaco e di possedere una maggior dota-
Fig. 1.03 Pantaloni e sovrapantaloni
zione di tasche appropriate.
Sovrapantaloni
Per l’attività in alta Devono essere impermeabili e antivento pur
montagna, la forma più consentendo una certa traspirazione. I sovra
adatta è la salopette in
elasticizzato che presen- pantaloni in nylon sono impermeabili, ma non
ta il vantaggio di fornire traspiranti. Molto più efficienti dal punto di
protezione alle reni e allo
vista della traspirazione sono quelli in Goretex.
stomaco e di possedere
una maggior dotazione Esistono anche sovra pantaloni imbottiti adatti
di tasche appropriate. alle condizioni di basse temperature e vento.
Nella maggior parte dei casi però l’impermea-
bilità dopo un certo periodo di uso viene a
ridursi considerevolmente.
È importante siano provvisti di cerniere laterali
che permettano di indossarli anche con gli scar-
poni e i ramponi ai piedi.
Alpinismo su roccia Equipaggiamento
Giacca a vento
Deve essere in tessuto impermeabile e traspi-
rante, meglio se dotata di cappuccio non aspor-
tabile, eventualmente integrato nel colletto, di
grandezza tale da poter essere indossato anche La migliore vestibilità è
con il casco. È opportuno che la cerniera di quella che consente di
estendere completamente 23
chiusura sia lunga fino al mento e munita di in alto le braccia senza
doppio cursore, per poter indossare la giacca scoprire le reni, ed è otte-
nuta di solito con mani-
sopra l’imbracatura lasciando fuoriuscire la
che larghe e comode,
corda di cordata. La cerniera deve essere in pla- chiuse da polsini rego-
stica, poiché quelle di metallo, come già detto, labili.
a temperature molto basse risultano dolorose
al contatto.
La migliore vestibilità è quella che consente
di estendere completamente in alto le braccia
senza scoprire le reni, ed è ottenuta di solito
con maniche larghe e comode, chiuse da pol-
sini regolabili. Molto utili le tasche, ampie e,
possibilmente, chiuse da cerniere. Dal punto
di vista dei materiali sono oggigiorno da scon-
sigliare, per l’uso in alta montagna, le
giacche in nylon o “perlon” imbottito
che non sono traspiranti. Le giacche in
Goretex o similare hanno ottime pro-
prietà d’impermeabilità e traspirazio-
ne. È da verificare con cura che tutte le
cuciture siano termosaldate per evitare
la penetrazione dell’acqua. Esistono oggi
soluzioni assai interessanti dal punto di vista
delle proprietà termiche, della traspirazione e
del peso, che utilizzano, in funzione di isolanti,
combinazioni di diversi materiali e strutture Fig. 1.04 Giacca a vento
quali corotherm, thinsulate e altri, e come tra-
spirante il Goretex.
Equipaggiamento Alpinismo su roccia
Giacca imbottita
È costituita di norma da un involucro esterno
e da un’imbottitura che, in alcuni modelli, è
estraibile. L’imbottitura interna può essere in
piumino d’oca o in varie fibre sintetiche.
Le giacche con imbottitura in piumino natu-
24 rale hanno migliori proprietà termiche, ma, se
bagnate, perdono almeno temporaneamente la
loro capacità isolante e l’imbottitura tende a
distribuirsi in modo non uniforme.
Le giacche con imbottitura sinteti-
ca sono meno isolanti ma soffrono
in misura minore delle conseguenze
dell’inzuppamento. Sono comunque capi di
Fig. 1.05 Giacca imbottita vestiario da utilizzare solamente in alta quota,
con condizioni di temperatura molto bassa o
per bivacco. In altre condizioni sono vantag-
giosamente sostituite dalle combinazione di
una normale giacca a vento e di un corpetto
imbottito, da usare in caso di necessità.
Copricapo
Un buon copricapo deve proteggere adeguata-
mente dal freddo e dal vento ed essere abba-
stanza ampio da poter coprire nuca, fronte e
orecchie. Inoltre il berretto potrebbe essere
indossato sotto il casco. Il passamontagna è un
ottimo riparo in situazioni meteo severe (vento
forte, basse temperature, tormenta).
Può essere anche in lana o in tessuto misto
e anche in pile e deve permettere una certa
traspirazione; versioni di pile “wind stopper”
Fig. 1.06 Copricapi: berretto da sole, costituiscono una soluzione efficace. Un fou-
passamontagna in capilene, copricapo
indossabile anche sotto il casco, foulard
lard ripara dal vento, impedisce al sudore di
colare sugli occhi, abbinato al berretto da sole
Alpinismo su roccia Equipaggiamento
Guanti
Funzioni essenziali dei guanti sono: Un guanto impermeabile 25
a cinque dita risulta più
- protezione dal freddo; pratico, mentre per quel
- protezione da eventuali abrasioni e urti sul che riguarda la protezio-
ghiaccio (es. con la tecnica “piolet traction”). ne dal freddo le moffole
(di lana infeltrita e/o con
Un guanto impermeabile a cinque dita risulta imbottitura in pile) sono
più pratico, mentre per quel che riguarda la senz’altro da preferire.
protezione dal freddo le moffole (di lana infel-
trita e/o con imbottitura in pile) sono senz’altro
da preferire. Infatti, rispetto ai guanti a cinque
dita contengono una maggior quantità d’aria,
offrendo un isolamento superiore; racchiudono
inoltre in un unico involucro le quattro dita,
che si scaldano a vicenda. In caso di freddo
intenso, può essere utile l’uso di un sottoguan-
to in acrilico o in seta o di una sopramoffola;
la sopramoffola in perlon protegge dall’inzup-
pamento. Anche il Goretex viene utilizzato in
combinazione con pile o altri tessuti.
Molto validi sono guanti in materiale “wind
stopper” che proteggono dal vento: va infatti
ricordato che, ad esempio, le moffole in lana,
estremamente calde in assenza di vento, per-
dono con quest’ultimo molta della loro ter-
micità al punto da richiedere sopraguanti in Fig. 1.07 Guanti da sinistra a destra dall’alto:
nylon o equivalenti. Vengono anche utilizzati wind stopper, moffola in lana, a 5 dita in lana,
guanto tecnico in neoprene, sottoguanto
in arrampicata guanti privi delle dita. in capilene, copriguanto in Goretex
Equipaggiamento Alpinismo su roccia
Occhiali
In ambiente di alta montagna, soprattutto se
nevoso, è indispensabile l’impiego di appositi
26 occhiali, che devono assolutamente essere di
qualità e adatti all’uso specifico. Essi devono
garantire:
• efficiente assorbimento della radiazione UV;
• un ragionevole assorbimento nella regione
visibile dello spettro solare; tale assorbimento
viene ottenuto tramite opportuna colorazione
delle lenti ed è normalmente compreso tra il
50% e l’80%. Le colorazioni più opportune
sono quelle comprese nella gamma grigiover-
de - grigio - grigio bruno. Altre colorazioni,
soprattutto quelle assai marcate, sono da evita-
re in quanto alterano eccessivamente le caratte-
ristiche della percezione;
• assorbimento pressoché totale della radiazio-
ne IR (infrarossa);
• angolo di visione sufficiente: alcuni tipi
ancora in commercio, allo scopo di proteggere
lateralmente, risultano di dimensioni troppo
piccole e limitano il campo visivo.
La forma migliore è quella a “goccia”;
• robustezza e sicurezza; da questo punto di
vista sono preferibili le lenti in materiale sinte-
tico. La montatura deve essere sufficientemente
robusta e può essere in nylon, materiale leggero
Fig. 1.09 Occhiali e casco e indeformabile, in plastica o in poliflex;
• ventilazione adeguata, tale da evitare eccessivo
appannamento; le lenti in materiale sintetico si
appannano meno.
Alpinismo su roccia Equipaggiamento
Crema solare
In ascensioni in quota, è importante applicare
una crema solare sul viso, le labbra, il naso, le
orecchie e in generale sulle parti esposte alle
radiazioni solari. Oltre alla crema unica con
alto grado di protezione si può utilizzare un
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prodotto specifico per le parti più delicate
come ad esempio le labbra. Da notare che la
crema protegge anche dal vento freddo. Tenere
inoltre presente che la crema dopo 6 mesi
perde metà del suo potere protettivo.
ATTREZZATURA VARIA
Scarpette
Anche se le scarpe leggere a gomma liscia, le
“scarpette di arrampicata”, sono diventate di Nei primi anni del ‘900
i rocciatori utilizzavano
uso comune in Italia a partire dalla fine degli per le ascensioni pedule
anni ‘70, non bisogna scordare che in realtà leggere con suola di panno
esse hanno una storia ben più lunga. Già nei compresso (il cosiddetto
mancio); erano molto
primi anni del ‘900, infatti, i rocciatori utilizza- diffuse all’epoca delle
vano per le ascensioni pedule leggere con suola prime salite di “sesto
di panno compresso (il cosiddetto mancio), ed grado” (Solleder, Rossi,
Micheluzzi, ecc.).
erano molto diffuse nell’epoca delle prime sali-
te di “sesto grado” (Solleder, Rossi, Micheluzzi,
ecc.). Sono state poi introdotte le scarpe con
suole di gomma (Comici). Dopo l’introduzione
in ambiente occidentale delle suole “Vibram”
da parte di Vitale Bramani negli anni ‘30, si
utilizzavano scarponi più pesanti, in grado di
essere usati sia per l’avvicinamento e il rientro
dalle vie, sia per la salita vera e propria. Per
qualche decina d’anni l’uso di questi scarponi è
stato assoluto, e si è assistito alla produzione di
Equipaggiamento Alpinismo su roccia
Scarpe da avvicinamento
In ascensioni che non presentano né tratti di
neve o ghiaccio per recarsi all’attacco o per il
rientro, né lunghi tratti di percorsi accidentati
(ghiaioni o morene), conviene utilizzare un
paio di scarpe robuste ma che siano più leggere Senza voler ricorrere ad
un paio di buone scarpe 29
del classico scarpone. Senza voler ricorrere ad da ginnastica, esistono
un paio di buone scarpe da ginnastica, esisto- in commercio scarpe che
no in commercio scarpe che uniscono doti di uniscono doti di robu-
stezza e buona aderenza
robustezza e buona aderenza su terreni impervi su terreni impervi ad una
ad una notevole leggerezza, che le rendono notevole leggerezza, che
quindi adatte a questo tipo di uso. Sono anche le rendono quindi adatte
a questo tipo di uso.
diffusi modelli di scarponi leggeri (general-
mente in Goretex), abbastanza comodi e che
permettono l’impiego di ramponi per brevi
avvicinamenti su neve/ghiaccio.
Scarponi
Nell’arrampicata su neve e ghiaccio si può uti-
lizzare uno scarpone dotato di scafo in plastica
oppure uno scarpone in cuoio con parti in
plastica. Le scarpe di materiale plastico sono
sempre dotate di scarpetta interna che può
essere in pelle imbottita internamente con
vari materiali coibenti oppure completa-
mente di materiale sintetico.
Le calzature in cuoio sono
disponibili sia senza, che con
scarpetta interna. I pregi prin-
cipali dello scarpone con scafo in
plastica sono:
• maggior termicità;
• maggior impermeabilità;
Fig. 1.11 Scarponi da ghiaccio
• maggior resistenza;
• minor manutenzione.
Equipaggiamento Alpinismo su roccia
Ghette
Servono innanzitutto per evitare che la neve
possa entrare nello scarpone e, inoltre, per
proteggere ulteriormente il piede e parte della
gamba dal freddo. Possono essere al ginocchio
(o sopra) oppure corte.
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Sono realizzate con vari materiali: “cordura”,
Goretex, nylon. Le ghette in tela pesante sono
particolarmente robuste, ma si inzuppano facil-
mente e sono pesanti. Il Goretex costituisce
una buona soluzione, ma non è particolarmen-
te robusto. Il nylon è impermeabile, ma non
traspirante. Spesso viene utilizzata una combi-
nazione di due tessuti.
Sono normalmente provviste di chiusura poste-
riore o laterale (cerniera o altro). La cerniera
deve essere in plastica, poiché quelle di metallo
a temperature molto basse risultano dolorose al
contatto. Devono essere trattenute allo scarpo-
ne tramite un opportuno sistema di aggancio:
il più comune è costituito da fibbie o laccioli o
cavetti che passano sotto la suola: devono essere
assai robusti e pratici da maneggiare. Le ghette
integrali, particolarmente adatte per alpinismo
invernale d’alta quota o spedizioni, avvolgono
completamente lo scarpone e lasciano libera
soltanto la suola, assicurando così un maggior
potere coibente.
Zaino
Deve avere dimensioni contenute ed essere
privo di tasche laterali e di cinghie inutili che
potrebbero diventare di impaccio durante
la salita. La sorpassata intelaiatura metallica
è ora sostituita da irrigidimenti incorporati,
32 più funzionali e leggeri; in molti casi tali
irrigidimenti sono flessibili e possono essere
adattati alla conformazione della schiena. Si
trovano sul mercato zaini differenziati per
taglia e adatti all’uno e all’altro sesso. Sono
costruiti oggigiorno quasi esclusivamente in
nylon; alcune ditte usano anche il “cordura”,
un nylon tessuto con elevate caratteristiche di
resistenza all’usura; altre ancora il “delfion”,
avente caratteristiche simili. Gli spallacci,
molto larghi e imbottiti, devono distribuire
bene il peso; molto importante è la presenza
di un cinturone che blocca lo zaino in
vita con la funzione di scaricare parte
del peso sulle anche alleggerendo
così la pressione sulla colonna
vertebrale, aspetto non trascurabile
Fig. 1.13 Zaino medio quando si debbano portare carichi
importanti. Il cinturone ha inoltre la
funzione di aumentare la stabilità evitando
sbilanciamenti. Una piccola cinghia che collega
sul petto gli spallacci migliora ulteriormente la
Si trovano sul mercato stabilità evitando lo scivolamento dalle spalle.
zaini differenziati per
In alcuni modelli il dorso è termoformato in
taglia e adatti all’uno
e all’altro sesso. Sono modo da creare un appoggio ottimale sulla
costruiti oggigiorno schiena e una corretta circolazione di aria.
quasi esclusivamente L’adattabilità del dorso dello zaino alla schiena
in nylon; alcune ditte
costituisce un aspetto che va attentamente
usano anche il “cordura”,
un nylon tessuto con ponderato. Per un eventuale uso su ghiaccio,
elevate caratteristiche di è utile che lo zaino sia fornito di due porta
resistenza all’usura; altre piccozze situati in posizione opportuna e cioè
ancora il “delfion”, avente
in modo da consentire un facile inserimento
caratteristiche simili.
Alpinismo su roccia Equipaggiamento
Lampada frontale
Il modello più diffuso è costituito da un
proiettore completo di batteria che si monta
direttamente sul capo o sul casco con un
sistema di fissaggio ad elastico appositamente
predisposto. Il corpo illuminante è orientabile
34 ed è dotato di un semplice dispositivo a effetto
“zoom” che consente la regolazione dell’apertura
del fascio luminoso.
L’impiego della tecnologia a LED (diodi a
emissione luminosa) ha portato diversi vantaggi:
minor consumo di energia (1/10) rispetto ad
una lampadina normale, resistenza agli urti e
alle vibrazioni, 100.000 ore di durata, migliore
visibilità; l’unico svantaggio dei LED è che
producono un fascio luminoso fino alla distanza
di 15 metri. Per avere un cono luminoso più
potente è necessario ricorrere all’impiego di
lampade normali a incandescenza oppure a
lampade alogene.
Inoltre ci sono modelli di frontali che, a seconda
dell’attività che si sta svolgendo, rendono
Fig. 1.16 Lampada su casco
disponibili, anche grazie alla presenza di un
doppio faro, 3-4 livelli diversi di illuminazione:
economico, normale, massimo, per lunghe
distanze.
Tra gli svariati modelli offerti dal mercato si
segnala una gamma di lampade che possono
soddisfare le esigenze di un alpinista, il
quale pernotta in un rifugio non custodito
(illuminazione ravvicinata con risparmio di
energia) e che si muove durante le ore notturne
(livello di illuminazione regolabile):
a) modelli classici con portapile sulla testa dotati
di zoom con unico faro su cui è possibile inserire
Alpinismo su roccia Equipaggiamento
Thermos e borracce
Thermos: classici in plastica con interno in vetro
(efficaci ma delicati) o totalmente metallici (più
36 robusti, meno efficaci) con smaltatura interna.
Capacità: 1 litro o ½ litro. È molto importante
disporre durante la salita di bevande calde:
soprattutto con il freddo, un buon sorso di
the zuccherato fornisce nuove energie e a volte
aiuta a completare l’escursione.
Borraccia in metallo con smaltatura interna o
in plastica: per bevande fredde.
Fig. 1.20 Thermos e borracce
Telo termico
Si tratta di una protezione d’emergenza
estremamente leggera e utile in caso di incidenti
o soste forzate. Occupa pochissimo spazio; è
consigliabile sia per bivacchi di fortuna sia per
riparare un ferito nell’attesa di soccorso.
Il mercato offre teli di consistenza diversa: in
figura è mostrato un tipo leggero color oro da 70
g e un altro pesante di color argento da 200 g.
Un telo leggero è spesso presente anche nella
confezione di prima medicazione.
Farmacia
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Confezione di primo soccorso ad uso personale
Si consiglia un kit minimo di dotazione personale
da tenere nello zaino durante le escursioni:
• nastro di cerotto non elastico alto da 3 a 5 cm;
• salviette imbevute di disinfettante;
• garze sterili; Fig. 1.22 Bastoncini regolabili
Medicine personali
Chiunque abbia bisogno di medicine particolari
deve ricordare di portarsele.
• antidolorifici in compresse;
• pastiglie per dolori addominali.
Per gruppi numerosi è indispensabile dotarsi
di una cassetta contenente il necessario per un
primo soccorso anche per brevi gite.
Il sistema più semplice è quello di portare il kit
38 raccomandato dalla commissione medica del
C.A.I..
Per gruppi numerosi Questa cassetta, oltre alla lista dei farmaci,
è indispensabile dotarsi dovrebbe contenere anche istruzioni dettagliate
di una cassetta contenente
il necessario per un per il loro uso; è bene conservare allegati ai
primo soccorso anche per medicinali i foglietti delle case produttrici con
brevi gite. indicazioni, avvertenze e controindicazioni
Il sistema più semplice
è quello di portare il ed inoltre bisogna controllare regolarmente il
kit raccomandato dalla contenuto e la data di scadenza.
commissione medica del
C.A.I.; questa cassetta,
oltre alla lista dei farmaci, Relazione salita, cartina topografica,
dovrebbe contenere anche
istruzioni dettagliate per
strumentazione
il loro uso. È importante portare con sé non solo la
relazione di salita e di discesa relativa al percorso
progettato ma anche relazioni di itinerari
alternativi effettuabili in zona.
È bene dotarsi di cartina topografica, in scala
dettagliata (1:25.000, 1:50.000), di bussola e di
altimetro anche se si conosce la zona, perché in
caso di scarsa visibilità anche i più esperti senza
strumentazione corrono il rischio di perdersi.
Può risultare utile il G.P.S. (ricevitore satellitare
di posizione) sia per seguire una rotta impostata
sia per ritornare sui propri passi.
Alpinismo su roccia Equipaggiamento
A.R.VA.
L’A.R.VA. (Apparecchio di Ricerca in VAlanga)
è un apparecchio elettronico di ricerca travolti
da valanga. Nell’attività alpinistica estiva
su neve, se l’escursione è stata progettata
correttamente, il pericolo da valanghe è scarso
39
e quindi l’impiego di tale apparecchio risulta
inutile. Diversamente se l’attività si svolge nel
periodo invernale o all’inizio della primavera,
nei periodi nei quali la neve è recente e non si Fig. 1.24 A.R.VA.
è assestata (per recarsi all’attacco di vie, salita
di canali, attraversamento di pendii ripidi...),
ai fini della sicurezza diventa utile l’impiego
Nell’attività alpinistica
dell’A.R.VA., accompagnato da una sonda e estiva su neve, se l’escur-
una pala da neve. sione è stata progettata
correttamente, il pericolo
da valanghe è scarso e
Documenti e tessera del C.A.I. quindi l’impiego del-
Documenti utili: carta d’identità, eventuale l'A.R.VA. risulta inutile.
passaporto, patente per l’auto. Si ricordi di
portare con sé la tessera del C.A.I. quando si
pernotta in rifugi del Club Alpino Italiano o di
altri club esteri con trattamento di reciprocità.
Si tenga presente inoltre che la tessera del C.A.I.
copre fino a un certo massimale le spese di
soccorso, in caso di incidente, con una formula
assicurativa.
Accessori vari
Orologio con sveglia, accendino, fiammiferi,
fischietto, temperino multiuso, materiale
fotografico, matita e fogli di carta, telefono
cellulare con numeri utili per chiamata rifugi e
soccorso, articoli per toilette.
Equipaggiamento Alpinismo su roccia
MATERIALE DA BIVACCO
Il bivacco imprevisto
La possibilità che si verifichi un bivacco forzato
Avere con sé un sacco
e provocato da cause esterne come incidenti,
da bivacco, un telo ter- ritardi, cattive condizioni della montagna,
40 mico, il fornello, dei cattivo tempo, è più o meno elevata a seconda
viveri liofilizzati d’emer-
genza, vestiario adegua- della difficoltà e della lunghezza delle salite. In
to, maglietta e guanti un certo tipo di ascensioni impegnative, avere
di ricambio, può esse- con sé un sacco da bivacco, un telo termico,
re un’utile precauzione
nelle ascensioni lunghe il fornello, dei viveri liofilizzati di emergenza,
ed impegnative. vestiario adeguato, maglietta e guanti di
ricambio, può essere un’utile precauzione.
Il bivacco organizzato
A seconda delle caratteristiche dell’ascensione
si possono sommariamente prevedere tre
situazioni in cui si necessita di attrezzatura da
bivacco e che presentano livelli crescenti di
complessità:
• dormire e mangiare in locale non custodito
(bivacco, locale invernale di un rifugio)
• pernottare in tenda e preparare i pasti
• organizzare uno o più bivacchi in parete.
Fornello
A seconda del tipo di impiego e della
temperatura il mercato offre fornelli a gas con
ricariche di varie dimensioni adeguate al tempo
di utilizzo e fornelli a combustibile liquido:
• Bombole a solo gas butano: molto diffuse,
pratiche ma a bassa temperatura non
garantiscono un buon funzionamento;
• Bombole con miscela di gas butano-propano:
Fig. 1.27 Fornello e set tegami
miglior resa alle basse temperature;
• Fornello a combustibile liquido (benzina,
petrolio,…): è impiegato in luoghi dove è
difficile reperire le bombole di gas e richiede
una certa pratica d’uso.
Pentole e posate
Si consigliano pentolini in metallo leggero, un
set di posate e una scodella di plastica oppure
una tazza di plastica pieghevole.
Nelle tre figure a lato viene mostrato un sistema
di fornello, dotato di parafiamma, due tegami,
bruciatore e bombola, che può essere appeso e
quindi ricomposto in una unica confezione.
Viveri e bevande
Segnaliamo un elenco di viveri da consumare
nel corso della giornata e alla sera con l’ausilio
del fornello: barrette (cioccolato, torrone),
merendine, bustine di the, bustine di caffé,
zucchero, miele in tubetti piccoli, tubo di
42 latte condensato, müesli, biscotti integrali,
misto di frutta secca, fette biscottate, salumi
in busta sottovuoto (prosciutto crudo, speck,
bresaola), formaggio grana senza crosta in busta
sottovuoto, liofilizzati a base di carne e verdure,
risotto, minestrone in busta a cui aggiungere
acqua calda, dadi per brodo, tortellini, buste di
arancia liofilizzata, sali e integratori per acqua.
Materassini
Esistono due tipi di materassini:
a) materassino in espanso a cellule chiuse:
modelli da 1 m oppure lunghi fino ai piedi, di
forma a rotolo oppure richiudibili a Z;
b) materassino auto gonfiabile con contenitore
cilindrico in nylon: modelli da 1 m oppure da
1,80 m, di tipo pesante oppure leggero.
Dovendo impiegare la tenda per più giorni
conviene utilizzare quello a cellule chiuse a
contatto con il catino e sopra posizionare il tipo
gonfiabile. Nel caso di bivacchi a cielo aperto
per economizzare il peso conviene utilizzare un
espanso a cellule chiuse di 1 m e abbinare lo
schienale estraibile dello zaino; nella situazione
di bivacco su parete verticale il materassino può
essere sostituito da un’amaca o addirittura da
una “portaledge”.
Amaca e Portaledge
L’amaca è costituita normalmente da un telo di
materiale sintetico o una rete che viene collegata
ad uno o più chiodi in parete. Offre il vantaggio
della leggerezza ma, normalmente, risulta
abbastanza scomoda. La portaledge, sviluppata
43
negli Stati Uniti per potere trascorrere più
giorni in parete, è una amaca con una struttura
metallica che la rende più comoda, anche se più Fig. 1.30 Portaledge
singolo a sinistra, doppio a destra
pesante.
Tendina
Se la tenda viene collocata nella neve su
ghiacciaio conviene scegliere un modello
quattro stagioni, con falde larghe da distendere
sul terreno, una buona aerazione, sufficienti
tiranti e picchetti a vite lunghi in plastica, il cui
peso è compreso tra i 2 e i 3 kg. Esistono anche
tendine da bivacco senza paleria, ancorabili
alla parete con chiodi da roccia; altri modelli
possono essere utilizzati come mantellina o
“poncho”.
capitolo 2
Attrezzatura alpinistica
INDICE
Premessa
Normativa internazionale
Materiale tecnico omologato
• Corde
• Cordini, fettucce e preparati
• Moschettoni
• Imbracatura
• Casco
• Chiodi da roccia
• Blocchetti da incastro fissi e regolabili
• Bloccanti (maniglie)
• Piastrine multiuso
• Dissipatori
• Pulegge
Materiale tecnico non omologato
• Freni automatici
• Freni non automatici (freni dinamici) e discensori
• Martelli
• Altri attrezzi
Manutenzione e invecchiamento del materiale
torna al sommario
Attrezzatura alpinistica Alpinismo su roccia
PREMESSA
In questo capitolo sono trattati i principali attrezzi utilizzati nella pratica
alpinistica su roccia. Viene fatta una suddivisione tra materiali soggetti a
norme, quali corde, caschi, imbracatura, moschettoni, chiodi, ecc. e quelli
non soggetti a norme. Per tutti, vengono descritte solo le caratteristiche essen-
46 ziali, suggerendone il modo di uso più corretto e demandando però a testi più
specifici [1] il compito di ulteriori e più specifici approfondimenti.
Questa scelta è giustificata dal fatto di offrire al lettore una panoramica del-
l’attrezzatura, senza entrare in questa sede in particolari tecnici per i quali
sono già stati prodotti appositi testi.
Per quanto riguarda la normativa internazionale, si fa presente che esistono
al momento due tipi di norme per i materiali alpinistici: le norme U.I.A.A.
e quelle EN.
Le prime sono state definite da un’associazione, l'U.I.A.A. (Unione
Internazionale delle Associazioni Alpinistiche) a cui aderiscono 65 paesi e
sono “volontarie”, nel senso che sta al fabbricante decidere se vuole, oppure
no, produrre attrezzi che soddisfano tali norme. La marchiatura U.I.A.A.
assicura l’alpinista che il prodotto soddisfa a determinati requisiti e che è
controllato ogni due anni.
Le seconde definite dal CEN (Comitato Europeo di Normazione)
sono invece cogenti per quanto riguarda la vendita di attrezzatu-
ra alpinistica in Europa e quindi tali prodotti, per essere posti in
commercio, devono riportare, oltre ad eventuali altre indicazioni:
N O R M A T I V A
INTERNAZIONALE
Norme U.I.A.A.
Esistono norme di validità internazionale che
definiscono alcune delle caratteristiche di 47
costruzione e resistenza/durata che gran parte
dell’attrezzatura alpinistica deve possedere.
Da un punto di vista storico, le prime norme
ad essere introdotte per il materiale alpinistico Le prime norme ad essere
hanno considerato le corde. introdotte per il materia-
le alpinistico hanno con-
I primi studi sulle caratteristiche delle corde siderato le corde.
da alpinismo furono, infatti, pubblicati sui I primi studi sulle carat-
teristiche delle corde da
numeri del novembre 1931 e maggio 1932
alpinismo furono, infatti,
dell’Alpin Journal. Nell’agosto successivo, a pubblicati sui numeri del
Chamonix, fu fondata l’U.I.A.A. novembre 1931 e maggio
1932 dell’Alpin Journal.
Nel 1965 il Marchio (label) U.I.A.A. è regi-
strato in campo internazionale e nello stesso
tempo è applicato alle corde che superano le
prove stabilite. Nel 1969 entrano in vigore le
norme relative ai moschettoni, nel 1977 quelle
alle piccozze e ai martelli da ghiaccio, nel 1980
quelle riguardanti imbracature e caschi, nel Le norme U.I.A.A. sono
1983 sono approvate le norme per i cordini e definite da un’associazio-
le fettucce. Successivamente, molti altri attrezzi ne che, dal punto di vista
formale, ha sede a Berna
in uso nella pratica alpinistica - come blocchi (Svizzera) e alla quale
da incastro, risalitori, dissipatori, viti e chiodi aderiscono 65 paesi.
da ghiaccio - sono stati vagliati e assoggettati a
normativa U.I.A.A..
Si fa presente che le norme U.I.A.A. sono
definite da un’associazione a cui aderiscono 65
paesi e che dal punto di vista formale ha sede
a Berna (Svizzera). Le norme U.I.A.A. sono
“volontarie”, nel senso che sta al fabbricante
decidere se vuole oppure no produrre attrezzi
Attrezzatura alpinistica Alpinismo su roccia
Norme EN
48 Le norme EN sono espressione della volontà
Il Parlamento Europeo del Parlamento Europeo, il quale ha appro-
ha approvato nel 1989 vato nel 1989 la Direttiva 89/686/CEE che
la Direttiva 89/686/CEE
che stabilisce una serie
stabilisce una serie di regole che riguardano
di regole che riguardano tutti gli attrezzi usati in campo industriale
tutti gli attrezzi usati in per prevenire le conseguenze di una caduta
campo industriale per
prevenire le conseguenze
dall’alto. In seguito a questa Direttiva, a livello
di una caduta dall’alto: le europeo è in atto, da parte del CEN (Comité
norme EN. Européen de Normalisation), un processo di
“armonizzazione” delle varie norme nazionali
e internazionali relative ad attrezzature di pro-
tezione individuale (PPE=Personal Protective
Equipment, o in italiano DPI=Dispositivo di
Protezione Individuale) nell’ambito di attività
lavorative, sportive, ricreative, ecc..
Per quanto riguarda l’at- Per quanto riguarda l’attrezzatura alpinistica,
trezzatura alpinistica, le le prime norme EN sono entrate in vigore il
prime norme EN sono
entrate in vigore il 1°
1° luglio 1995; il gruppo di lavoro che le ha
luglio 1995; il gruppo di elaborate è formato praticamente dalle stesse
lavoro che le ha elaborate persone che hanno redatto le norme U.I.A.A..
è formato praticamente
dalle stesse persone che
Le norme EN sono quasi sempre una tradu-
hanno redatto le norme zione delle norme U.I.A.A. anche se in alcuni
U.I.A.A.. casi per le norme più recenti si è verificato il
processo inverso.
Le norme EN hanno validità solo in Europa e
sono vincolanti per i costruttori: la normativa
europea EN (European Norms=rispondenti alle
norme europee) deve cioè essere fatta propria
dalle varie legislazioni nazionali e quindi non
possono essere commercializzati, in Europa,
Alpinismo su roccia Attrezzatura alpinistica
Norme EN e marchiatura CE
Le norme EN sono individuate con la sigla
EN (European Norm) seguita dal numero
di identificazione; per esempio il testo della
norma sulle corde ha il n° EN 892. Questa
sigla non ha nulla a che vedere con la marchia-
tura degli attrezzi alpinistici che devono pre-
sentare, se corrispondenti alle norme europee,
un marchio con le lettere CE (Conforme aux
Exigences=conforme alle esigenze).
Attrezzatura alpinistica Alpinismo su roccia
Categorie di rischio
I Dispositivi di Protezione Individuale - DPI
(detti anche Personal Protective Equipment,
PPE) che vengono impiegati nel lavoro e in
settori sportivi come l’alpinismo sono suddivisi
in tre categorie, in relazione all’importanza che
50
rivestono per la sicurezza della persona, dal
rischio da cui proteggono ed alla loro comples-
sità di progettazione:
- Categoria 1: protezione contro danni fisici
di lieve entità;
- Categoria 2: protezione contro danni di
media entità;
L’appartenenza di un - Categoria 3: protezione contro rischi di
prodotto ad una cate- morte o lesioni gravi di carattere permanente
goria di rischio richie-
de determinati requisiti (dispositivi che proteggono da cadute di altezza
qualitativi e comporta superiore ai 2 metri).
particolari tipi di con-
trollo della produzione L’appartenenza di un prodotto ad una categoria
da parte di un Notified di rischio richiede determinati requisiti quali-
Body (organismo noti-
ficato).
tativi e comporta particolari tipi di controllo
della produzione da parte di un Notified Body
(organismo notificato). Si tratta, in pratica, di
un istituto di analisi e controllo ufficialmente
riconosciuto dal governo, che può avere al
suo interno uno o più laboratori per le prove
(anch’essi riconosciuti) o appoggiarsi ai labo-
ratori esterni.
L’istituto controlla la qualità di produzione e
la sua rispondenza alle dichiarazioni commer-
ciali e deve essere “notified”, cioè notificato dal
proprio governo alla Commissione Europea
quale istituto capace di espletare correttamente
questi compiti.
Alpinismo su roccia Attrezzatura alpinistica
Marchiatura
Prima del 1997 la marchiatura prevedeva che
dopo la sigla CE fosse riportato anche l’an-
no di approvazione della norma, seguito dal
numero di identificazione dell’Ente che rilascia
il certificato.
A partire dal ‘97 la regola è cambiata; per evita- 51
52 Conclusioni e consigli
Tutti gli attrezzi sopra elencati, per essere posti
in commercio, dovranno riportare, oltre ad
eventuali altre indicazioni:
• il marchio EN seguito dal numero della
norma: ad esempio EN 892 per le corde;
• il marchio CE seguito da un numero che
identifica l’Ente che rilascia il certificato.
In caso di incidente il Si raccomanda di utilizzare sempre materia-
Giudice è tenuto a con- le omologato.
siderare l’evoluzione tec-
nologica che ha caratte- Come abbiamo visto, per i materiali alpinistici
rizzato tutte le attività la marcatura CEN-CE sta sostituendo il label
produttive per cui dovrà U.I.A.A.. Il marchio può rivestire un ruolo
valutare se la condotta
dell’indagato sia stata importante nei giudizi di responsabilità pena-
conforme “alla migliore le e civile. In caso di incidente il giudizio di
scienza ed esperienza”
responsabilità richiede l’accertamento rigoroso,
del momento storico in
cui si è verificato l’inci- caso per caso, delle cause che lo hanno determi-
dente. nato; nell’ambito di questa indagine il Giudice
è tenuto a considerare l’evoluzione tecnologica
che ha caratterizzato tutte le attività produttive
per cui dovrà valutare se la condotta dell’inda-
gato sia stata conforme “alla migliore scienza
ed esperienza” del momento storico in cui si è
verificato l’incidente.
Pertanto è doveroso che guide alpine, istruttori,
accompagnatori di escursionismo, capi gita ed
organizzatori, in genere, consegnino ai parteci-
panti all’escursione materiali alpinistici a norma
e verifichino che le attrezzature personali degli
stessi siano ugualmente a norma.
Alpinismo su roccia Attrezzatura alpinistica
MATERIALE
TECNICO OMOLOGATO
CORDE
Le corde per l’alpinista e per l’arrampicatore
sono realizzate per trattenere cadute in modo
53
“dinamico”, termine che viene usato per indi-
care che l’arresto del volo deve avvenire con
gradualità: la corda deve sviluppare per quanto
possibile bassi valori di forza durante le fasi di
trattenuta di una caduta.
Per questo motivo, esse sono “elastiche” e
quindi se sottoposte ad un carico si allungano.
Sono dunque anche chiamate “dinamiche”,
a differenza delle corde “statiche” che sono La corda deve sviluppare
per quanto possibile bassi
realizzate per reggere carichi con allungamenti valori di forza durante le
trascurabili. Le corde statiche sono utilizzate ad fasi di trattenuta di una
esempio per l’attività speleologica o, in campo caduta. Per questo moti-
vo, esse sono “elastiche”
alpinistico, per la posa di corde fisse. e quindi se sottoposte ad
Vi sono tre tipi di corde dinamiche per l’alpi- un carico si allungano.
nismo:
- corde “semplici” o “intere” (simbolo “1”)
progettate per essere impiegate da sole in
arrampicata;
- mezze corde (simbolo “½”) progettate per
essere impiegate sempre in coppia con un’altra
mezza corda;
- corde gemellari (simbolo “ ”) progettate
per essere impiegate necessariamente ed esclu-
sivamente in coppia come se si trattasse di
un’unica corda semplice.
Le corde, realizzate in fibra poliammidica
(nylon, perlon, ecc.), sono strutturalmente
composte da due parti principali: l’anima, la
parte interna (che rappresenta circa il 70% della
Attrezzatura alpinistica Alpinismo su roccia
Utilizzo in arrampicata
E’ ormai assodato che una corda non subisce 59
60
50
40
30
20
10
0
0 5000 10000 15000 20000 25000 30000
metri in arrampicata
Fig. 2.03 Arrampicata e usura
CORDINI, FETTUCCE E
PREPARATI
Cordini e fettucce sono destinati a resistere a
forze e non ad assorbire energia mediante il loro
allungamento; hanno pertanto caratteristiche Cordini e fettucce sono
destinati a resistere a forze
strutturali differenti dalle corde di arrampicata e non ad assorbire energia
e non devono quindi per nessun motivo essere mediante il loro allun-
gamento; hanno pertanto
utilizzati al posto delle corde, neppure a parità
caratteristiche strutturali
di diametro o sezione. Cordini e fettucce sono differenti dalle corde di
generalmente costituiti con “nylon”, anche se arrampicata e non devono
quindi per nessun motivo
sempre più spesso vengono utilizzati altri mate- essere utilizzati al posto
riali, quali il “kevlar” e il “dyneema” che presen- delle corde.
tano caratteristiche di resistenza più elevate.
Cordini
Per quanto riguarda i cordini realizzati in fibra
poliammidica, riportiamo di seguito i dati sulla
resistenza minima che, secondo la normativa
europea EN 564, deve essere garantita dalle
ditte costruttrici. I produttori devono indicare
(sul rocchetto della confezione) la normativa
Attrezzatura alpinistica Alpinismo su roccia
Fettucce
Per le fettucce non precucite (per le quali que-
sta informazione è riportata su una apposita
etichetta) le norme europee EN 565 non pre-
scrivono al costruttore di correlare la resistenza
con la sezione, ma di fornire l’indicazione del
66 carico di rottura direttamente sulla fettuccia
per mezzo di fili paralleli, colorati, equidistanti,
chiaramente identificabili, incorporati nella fet-
Fig. 2.04 Anelli di fettuccia
tuccia lungo la sua lunghezza (fili spia). Ciascun
filo rappresenta 5 kN: ad esempio tre fili corri-
spondono a 15 kN. La resistenza minima non
deve comunque essere inferiore a 5 kN.
Il carico di rottura è dunque dato da:
Rc = n° fili spia * 500 daN
Il costruttore deve indicare (sul rocchetto della
confezione) la normativa EN 565 e il proprio
nome o marchio.
Per gli anelli cuciti di fettuccia le norme euro-
pee EN 566 prescrivono che il carico di rottura
sia non inferiore a 22 kN, cioè un poco supe-
riore a quello prescritto per l’asse maggiore del
moschettone normale (20 kN), e che la cucitura
Fig. 2.05 Rinvio consigliato sia evidenziata con una colorazione contrastan-
te con quella di base per permettere un più
agevole controllo del suo stato. In figura 2.04 a
sinistra è mostrata una fettuccia in poliammide,
mentre a destra una in dyneema.
Il mercato offre misure variabili da 24 cm a 150
cm. Il costruttore deve indicare la normativa
EN 566 e il proprio nome o marchio.
Dovendo preparare un rinvio, si tenga dunque
presente che il carico di rottura consigliato
per i cordini e fettucce impiegati nei rinvii è
di circa 20 kN.
Alpinismo su roccia Attrezzatura alpinistica
Caratteristiche tecniche
effetto
7,5 kN 15,2 kN
spigolo
effetto
7,6 kN 10,4 kn
strozzo
Alpinismo su roccia Attrezzatura alpinistica
Daisy chain
Si tratta di una fettuccia che presenta una serie
di anelli cuciti (vedi figura 2.09a).
Utilizzata alle due estremità ha un carico di
Preparati
72 Per quanto riguarda i rinvii preparati, chiamati
anche “express”, come detto la normativa fissa
per la fettuccia un carico di rottura minimo di
22 kN, mentre i moschettoni, come specificato
di seguito, devono avere un carico di almeno 20
Fig. 2.10 Preparati equivalenti
kN. In figura 2.10 è illustrata la collocazione
dei moschettoni; dal punto di vista delle tenute,
è equivalente porre le aperture entrambe da una
parte oppure disporle ai lati opposti [29] [30].
Inoltre in alpinismo, dove è bene mantenere
l’angolo della corda che passa nel moschetto-
ne il più vicino possibile a 180°, in modo da
ridurre gli attriti, si consiglia di usare preparati
lunghi, da 16 a 25 cm, piuttosto che corti, che
risultano più adatti all’arrampicata in falesia
(figura 2.11).
IMBRACATURA
Generalità
L’imbracatura è indispensabile per ogni alpi-
nista o arrampicatore. In caso di caduta l’im-
bracatura ha il compito principale di ripartire
76
la sollecitazione soprattutto sul bacino e sulla
parte superiore delle cosce e lo strappo deve
essere trasmesso al corpo tramite un punto
di applicazione posto superiormente al suo
baricentro; inoltre non deve essere possibile, in
alcun caso, lo sfilamento.
Scelta e regolazione
In commercio si trovano tre tipi di imbracatura
regolamentati dalla normativa EN12277: bassa
(cosciale), alta (pettorale) e intera (o completa).
Non è possibile usare da sola la parte alta ma
essa deve essere abbinata con la parte bassa. In
alpinismo per questioni di comodità conviene
utilizzare l’imbracatura bassa oppure, se si
arrampica con lo zaino, la combinata, costitui-
Fig. 2.19 Imbracatura bassa ta cioè da parte bassa più alta (il pettorale non
deve necessariamente essere della stessa marca
dell’imbracatura bassa). L’impiego dell’imbra-
catura bassa e combinata e il collegamento
con la corda sono aspetti che vanno curati
con attenzione ad evitare, in caso di caduta o
di particolari manovre, cattive condizioni di
sospensione che possono avere conseguenze
assai gravi.
Poiché il mercato offre vari tipi di imbracatura,
per l’alpinismo consigliamo di scegliere un
Fig. 2.20 Pettorale modello che presenti le seguenti caratteristiche:
- disponga di porta materiali funzionali: quelli
Alpinismo su roccia Attrezzatura alpinistica
stabili in modo da avere circa una spanna sotto manovre, cattive condi-
zioni di sospensione che
le ascelle; possono avere conseguen-
- l’imbracatura deve essere comoda e non deve ze assai gravi.
ostacolare la libertà di movimento;
- eventualmente sia di tipo regolabile in modo
da poterla indossare anche con ramponi o sci
ai piedi.
Utilizzo dell’imbracatura
Si danno di seguito alcune indicazioni sull’uti-
lizzo e sul collegamento dell’imbracatura alla
corda di cordata.
Per approfondimenti sull’impiego dell’imbra-
catura, si rimanda alle pubblicazioni predi-
sposte e diffuse dalla Commissione Centrale
Materiali e Tecniche e dalla Scuola Centrale di
Alpinismo della CNSASA [20] [21].
CASCO
Il casco da alpinismo è costituito da una 81
CHIODI DA ROCCIA
Si devono distinguere due grandi categorie di
L’alpinista tende a consi-
derare eterno il proprio
chiodi: i chiodi “normali” (da fessura) e i chiodi
casco, non essendo l’in- a perforazione (o “chiper”). I primi vengono
vecchiamento e l’aumen- piantati in fessure naturali presenti nella roccia,
to della fragilità rilevabi-
li tramite una semplice mentre i secondi, per l’infissione, necessitano
ispezione visiva. preliminarmente di un lavoro di foratura della
roccia stessa. Nella seconda categoria rientrano
i ben noti “spit” (fix, ecc.), comuni nelle falesie
e palestre d’arrampicata.
Chiodi da fessura
Hans Fiechtl, guida austriaca, è riconosciuto
come il “padre storico” del chiodo da roccia.
Si considera il 1909 come l’anno in cui questo
strumento è stato introdotto “ufficialmente”
nell’alpinismo, anche se non mancano alcuni
Alpinismo su roccia Attrezzatura alpinistica
Chiodi a pressione
Il chiodo a pressione è costituito da un occhiel-
lo e da un’asta leggermente conica alla sua
estremità, lungo circa 35 mm e con diametro
di 8 mm. Si inserisce in un foro di diametro di
7.5 mm eseguito preventivamente nella roccia
(profondità 4 cm ca.). Fig. 2.27 Chiodo a pressione
Chiodi a perforazione
Il “chiper” (chiodo a perforazione) è composto
in genere da due parti: l’asta (infissa nel foro
ed ivi mantenuta per effetto di pressione, dila-
tazione o mediante colla) e la piastra (con un
occhiello per l’introduzione del moschettone).
Il materiale di costruzione deve essere resistente
alla corrosione. Molta importanza ha in questo
caso la corrosione dovuta alla salsedine in zone
vicine al mare e/o a eventuali minerali presenti
nella roccia.
Per ottenere il label, i chiper devono resistere
a prove statiche di rottura ed estrazione (si
usa un blocco di cemento con caratteristiche
opportune). Il costruttore è tenuto a riportare
per iscritto: il nome o il marchio del fabbri-
cante, o del fornitore, o dell’importatore; il
numero della normativa (EN 959); il nome e le
dimensioni del modello (se ne esistono più di
uno); il significato di ogni simbolo sul prodot-
Attrezzatura alpinistica Alpinismo su roccia
Spit
Lo spit (o tassello a bussola autoperforante)
è stato inizialmente concepito ed usato nel-
l’edilizia. È costituito da due parti di acciaio
(o acciaio-inox): un cilindro vuoto ed un
cuneo a forma tronco-conica. Il cilindro è
lungo 30 mm ed ha un diametro di 11.5 mm
e presenta una filettatura interna (bussola) ad
un’estremità ed una fresa dall’altra (usata per la
perforazione della roccia). Il cuneo, introdotto
nella parte della fresa, ne consente l’espansione
ed il fissaggio. In commercio esistono spit di
varie lunghezze e misure, ed i più utilizzati nel-
l’arrampicata sono di 8, 10 ed anche 12 mm.
Fig. 2.29 Spit o tasselli autoperforanti
Offrono garanzie di tenuta e resistenza molto
superiori rispetto ai chiodi a pressione.
Tasselli o Fix
I tasselli o fix rappresentano una evoluzione del
concetto di spit, e sono anch’essi utilizzati mol-
tissimo in edilizia. È costituito da un cilindro
con ad una estremità un cuneo ad espansione
e all’altra un filetto a cui viene fissata la pia-
strina con un bullone. A differenza dello spit,
Alpinismo su roccia Attrezzatura alpinistica
BLOCCHETTI DA INCA-
STRO FISSI E REGOLABILI
Negli anni ‘60, dapprima nell’ambiente alpi-
nistico inglese e poi in quello americano, sono
stati sviluppati attrezzi per la predisposizione
di punti di assicurazione “puliti”, cioè che non
rovinano la roccia a causa del loro frequente
inserimento ed estrazione (cosa che succede
con i chiodi). Sono stati così ideati i “bloc-
chi da incastro”, sia fissi (meglio noti come
“nut”, “chock”, “stopper”, ecc.) sia regolabili
(“friend”), molto diffusi ed utilizzati oggi-
giorno. Per entrambi i modelli sono in vigore
norme che ne definiscono le caratteristiche di
tenuta. Si deve peraltro sottolineare che tali
norme definiscono solamente le caratteristiche
Attrezzatura alpinistica Alpinismo su roccia
Cunei, Bong
Ancora oggi su molte vie classiche si trovano
vecchi cunei di legno che venivano utilizzati
come mezzo di assicurazione o progressione in
fessure troppo larghe per contenere chiodi. Dai
vecchi cunei di legno, si è poi passati a cunei Fig. 2.33 Simulazione di utilizzo
in metallo, di dimensione e forma opportu- di un blocco da incastro regolabile
a tre alberi
na. Peraltro anche questi cunei, detti anche
Attrezzatura alpinistica Alpinismo su roccia
BLOCCANTI (MANIGLIE)
Servono principalmente per risalire corde fisse e
in manovre di soccorso. Ne esistono diversi tipi
90 e sono vincolati dalla normativa EN 567. Sono
Fig. 2.34 Cuneo e Bong
attrezzi costituiti tipicamente da una maniglia
ed un dispositivo di bloccaggio che permette
lo scorrimento di una corda in una direzione,
bloccandola automaticamente nell’altra. Per la
risalita, la maniglia è collegata normalmente ad
un cordino, una fettuccia o una staffa.
PIASTRINE MULTIUSO
Le piastrine multiuso stanno avendo una forte
espansione dovuta alla praticità d’utilizzo, alla
loro versatilità ed al peso molto ridotto. La pia-
strina può essere impiegata in vari modi:
a) come freno quando la piastrina svolge la
funzione di discensore;
b) come bloccante quando la piastrina è uti-
lizzata nei recuperi di uno-due secondi di
cordata;
c) come bloccante nelle manovre di autosoc-
corso con il grande vantaggio, rispetto ai ben
noti bloccanti fatti con i cordini, di essere
Fig. 2.35 Maniglie
rigido e di non perdere tratti di corda faticosa-
mente recuperata.
Non è possibile l’uso della piastrina per rea-
lizzare un’assicurazione dinamica del primo di
cordata.
Si fa notare che esistono in circolazione piastri-
ne dotate di una costolatura in rilievo rispetto
al piano e collocata da una sola parte, posta
Alpinismo su roccia Attrezzatura alpinistica
(Fig. 2.39).
DISSIPATORI
Secondo la norma EN 958, un sistema di assor-
bimento di energia, o dissipatore, è un disposi-
tivo con due o più punti di collegamento usato
per ridurre la forza di arresto sull’ancoraggio
e sul corpo dell’alpinista durante una caduta
(figura 2.41a). Esistono in commercio diversi
tipi di dissipatori che vengono utilizzati con
Fig. 2.41a Funzionamento di un
dissipatore in arrampicata
una corda singola o una mezza corda. Anche se
l’uso di gran lunga più comune per i dissipatori
è nelle vie ferrate, esistono circostanze in cui
può rivelarsi utile anche per l’arrampicata su
roccia o ghiaccio.
Per le vie ferrate, esistono in particolare in
commercio i set da ferrata, sistemi costituiti da
un dissipatore, corda o fettuccia di lunghezza
opportuna, e due moschettoni di tipo “K”
(figura 2.41b).
Questi set, definiti dalla norma EN 958, sono
divenuti obbligatori per la frequentazione delle
ferrate [23].
Fig. 2.41b Set da ferrata
Alpinismo su roccia Attrezzatura alpinistica
PULEGGE
Le pulegge sono soggette alla normativa EN
12278. Una carrucola è composta da una o più
pulegge che possono essere usate per collegare
una corda ad un moschettone, riducendo in
questo modo l’attrito che la corda genera.
95
Vengono utilizzate principalmente in opera-
zioni di soccorso organizzato, anche se ovvia-
mente potrebbero risultare comode anche in
operazioni di autosoccorso della cordata.
FRENI AUTOMATICI
Da diversi anni, probabilmente a causa della
sempre maggiore diffusione dell’arrampicata
sportiva, sono stati ideati e messi in commercio
dispositivi di frenaggio che vengono utiliz-
zati nell’assicurazione del primo di cordata e
nell’autoassicurazione (arrampicata solitaria).
Caratteristica comune di questi dispositivi è
quella di essere il più possibile “automatici”,
cioè funzionanti con poca o nessuna attenzio-
ne da parte di chi esegue l’assicurazione (cosa
invece necessaria nel caso di assicurazione ese-
guita con il “mezzo barcaiolo”- vedi cap. 3).
Tra gli attrezzi che hanno avuto la maggior dif-
fusione si possono elencare il GriGri, il Cinch,
il Sum-Faders, per quanto riguarda l’assicura-
zione al compagno su vie sportive, e lo Shunt e
il Soloist per quanto riguarda l’autoassicurazio-
ne in arrampicata solitaria.
Si noti che questi attrezzi, così comuni nelle
Fig. 2.43 Freni automatici
Attrezzatura alpinistica Alpinismo su roccia
MARTELLI
Esistono in commercio molti tipi diversi di
martello per alpinismo. I modelli attuali sono
in genere caratterizzati da un manico in metal-
lo con impugnatura di gomma (figura 2.49).
98 I modelli più comuni presentano una massa
battente a forma di parallelepipedo da un lato
e appuntita dell’altro, in modo più o meno
accentuato, per facilitare l’estrazione di chiodi
o blocchi da incastro. Per una buona battuta,
è importante che il martello presenti un buon
Fig. 2.49 Martelli da roccia bilanciamento. Nel corso di una ascensione,
il martello è portato nel porta-martello, ed è
collegato all’imbracatura da un piccolo cordino
di lunghezza opportuna.
Nel caso si preveda di dovere, nel corso di
un’ascensione, estrarre molti chiodi, conviene
predisporre un pezzo di catena (o di cavetto
metallico) lunga 30 cm circa, collegata a due
moschettoni. È possibile anche formare una
catena con più moschettoni (figura 2.50); si
collega uno dei due moschettoni al chiodo e
l’altro al martello.
N.B. Questi moschettoni non potranno poi
essere utilizzati nell'arrampicata, vista la natura
Fig. 2.50 Estrazione di un chiodo "distruttiva" di questo tipo di impiego.
con la catena
ALTRI ATTREZZI
Maglie rapide e catene
Le vie di arrampicata sportiva sono ormai tutte
dotate, almeno in campo europeo, di attrez-
zatura fissa che consente una pratica relativa-
mente sicura dell’arrampicata. Oltre ai punti
fissi intermedi, costituiti ancora per la maggior
parte da spit o fix ma per i quali si sta sempre
Alpinismo su roccia Attrezzatura alpinistica
Staffe
Le staffe sono scalette con un numero di gradi-
ni compreso tre 3 e 5 (solitamente 4). Esistono
modelli realizzati sia in fettuccia (solitamente
già pronti) sia con cordino e gradini di plastica
o metallo. In questo caso, è possibile costruire
le staffe su misura dell’alpinista. Entrambi i
modelli devono presentare nella parte supe-
riore un anello che permetta il collegamento
e l’aggancio tramite un moschettone (o un
fifi) all’ancoraggio. Si consiglia di predisporre
in questo primo anello anche un secondo, di
fettuccia, entro il quale introdurre la mano per
facilitare le trazioni durante i passaggi (figura
2.51). Per una descrizione dell’utilizzo delle
staffe, come pure di altro materiale tipico del-
l’artificiale, si rimanda al cap. 10.
Perforatore, pianta-spit
Il perforatore è composto da una punta inter-
cambiabile di acciaio ad alta resistenza, da
una impugnatura di plastica e da una parte
superiore metallica per la battuta del martello.
Serve per effettuare fori nella roccia per chiodi
a pressione o ad espansione.
Il pianta-spit ha una struttura simile al perfora-
tore: l’unica differenza è che al posto della punta
intercambiabile ha un filetto sul quale si avvita
il cilindro dello spit (figura 2.53). Utilizzando
gli spit, è chiaro che è necessario avere a dispo-
sizione anche una chiave per avvitare il bullone
di fissaggio della placchetta al cilindro inserito
Fig. 2.53 Perforatore e pianta-spit nella roccia. E’ consigliabile legare all’imbraco,
con un cordino sottile, sia il perforatore (o il
piantaspit) sia l’eventuale chiave.
Estrattore
L’estrattore (figura 2.54), è uno strumento
indispensabile per posizionare e soprattutto
estrarre i blocchi da incastro. È spesso molto
difficile, se non impossibile, l’estrazione di un
blocco da incastro ben posizionato senza l’aiuto
di questo attrezzo.
Fig. 2.54 Estrattore
Alpinismo su roccia Attrezzatura alpinistica
Ancorette, ganci
Sono attrezzi utilizzati esclusivamente per la
progressione artificiale (figura 2.55). Il loro uso
corretto richiede una grande esperienza.
Copperhead, circlehead
101
Sono stati introdotti in Yosemite negli anni
'70 da Bill Forrest per l’arrampicata su granito. Fig. 2.55 Ancorette, ganci
I copperhead sono costruttivamente simili a
piccoli nut, con il blocco metallico costituito
da un pezzo di rame o alluminio che viene
martellato in piccole fessure. I circlehead sono
molto simili, con un anello di cavo metallico
recante uno o due blocchi di rame o alluminio,
e sono più adatti a fessure orizzontali (figura
2.56). Vengono utilizzati per la progressione
artificiale, in quanto in genere non sono in
grado di resistere ad un volo del capocordata.
Piccozza, ramponi
Pur essendo utilizzati essenzialmente nell’al-
pinismo su neve e ghiaccio, questi attrez-
zi possono talvolta essere indispensabili per
recarsi all’attacco o per il rientro da certe vie,
soprattutto di alta montagna. Si rimanda per
una loro descrizione dettagliata al Manuale di
"Alpinismo su ghiaccio e misto" e alla lettera-
tura tecnica specifica.
MANUTENZIONE ED INVEC-
CHIAMENTO DEL MATERIALE
capitolo 3
Nodi principali
INDICE
Premessa
Nodi
• Generalità
Nodi autobloccanti
• Generalità
• Nodo Prusik
• Nodo Machard
• Nodo bloccante a cuore
• Nodo bloccante Edi o Lorenzi
• Sistema autobloccante “va e vieni”
• Nodo "svizzero" (o "bellunese")
Nodi di giunzione
• Nodo copiato (o "fettuccia")
• Nodo inglese doppio (a contrasto doppio)
• Nodo guide semplice (o “galleggiante semplice”)
• Nodo guide doppio
• Nodo pacco e paranco di Poldo
torna al sommario
Nodi principali Alpinismo su roccia
PREMESSA
In questo capitolo si illustrano i nodi principali che si utilizzano in alpini-
smo.
I nodi si possono distinguere in:
- nodi di uso generale
106 - nodi di collegamento della corda all’imbracatura
- nodi per assicurazione ed autoassicurazione
- nodi e sistemi autobloccanti
- nodi di giunzione .
Tra tutti i nodi possibili, quelli illustrati in ciascuna di queste categorie sono
stati scelti sia perché di semplice realizzazione sia perché di facile sciogli-
mento, anche dopo essere stati sottoposti a carico. La loro esecuzione richiede
comunque attenzione ed è quindi necessario, soprattutto all’inizio, pazienza
ed esercizio per il loro corretto apprendimento.
NODI
Generalità
I nodi sono indispensabili per legarsi in cordata
e per l’attuazione delle diverse manovre di corda
quali ad esempio l’autoassicurazione e l’assicu-
razione del compagno, la giunzione di corde,
I nodi devono essere di
il collegamento degli ancoraggi, le manovre di
facile esecuzione e adatta-
mento in qualsiasi circo- autosoccorso, ecc. Essi devono rispondere alle
stanza e condizione; seguenti caratteristiche:
devono potersi sciogliere
facilmente anche dopo
- devono essere di facile esecuzione e adatta-
essere stati sottoposti a mento in qualsiasi circostanza e condizione;
forti trazioni o con corde - devono potersi sciogliere facilmente anche
bagnate; non devono scio-
gliersi spontaneamente.
dopo essere stati sottoposti a forti trazioni o con
corde bagnate;
- non devono sciogliersi spontaneamente.
Affinché il nodo possa svolgere correttamente
la sua funzione, è necessario conoscerne alla
perfezione l’esecuzione e la corretta applica-
zione nelle varie manovre; è anche necessario
Alpinismo su roccia Nodi principali
Nodo bulino
E’ un nodo che ha molteplici applicazioni in
varie manovre di corda. E’ di esecuzione abba-
stanza facile (fig. 3.02) e offre notevoli vantaggi
tra cui quello di poter essere sciolto facilmente
anche se è stato sottoposto a forte tensione.
Possiede anzi la tendenza a sciogliersi sponta-
neamente, per cui è necessario effettuare un
nodo di blocco sul capo corto, ben accostato al
nodo principale, per evitare tale inconveniente.
E’ utile saperlo eseguire nelle varie situazioni di
arrampicata.
109
capo capo
capo
terminale terminale
terminale
ramo
di collegamento
nodo di
capo sicurezza
terminale
NODI DI COLLEGAMENTO
DELLA CORDA ALL’IMBRA-
CATURA
Anche in questo caso prendiamo in conside-
razione solamente i nodi che presentano, per
l’uso specifico in discussione, le caratteristiche
110
migliori. Prendiamo dapprima in esame il
caso delle imbracature intere e successivamente
quello delle imbracature combinate (vedi cap.
2). Nel caso di imbraco completo, prima di
legarsi con la corda di cordata, si deve chiudere
in maniera indipendente l’imbracatura con
uno spezzone di cordino (diametro 5 o 6 mm),
facendone uscire le estremità dalla parte infe-
riore delle asole dell’imbracatura e unendole
col nodo copiato.
Tale collegamento è mostrato nella figura 3.04,
dove il cordino è usato doppio per maggiore
sicurezza. Ciò è necessario perché quando
viene tolta la corda l’imbracatura non si sfili e
Fig. 3.04 Collegamento imbracatura
perché si possano sempre effettuare manovre di
autoassicurazione (ad esempio nel caso di corda
doppia), ecc..
Nel caso di imbraco com-
pleto, prima di legarsi
con la corda di cordata, Nodo delle guide con frizione (Otto)
lo si deve chiudere in infilato
maniera indipenden- Si ottiene componendo a parte sulla corda un
te con uno spezzone di
cordino facendone uscire nodo delle guide con frizione e ripetendolo
le estremità dalla parte in senso inverso dopo aver passato l’estremità
inferiore delle asole del- della corda nelle asole dell’imbracatura (figura
l’imbracatura e unendole
col nodo copiato. 3.05). E’ il nodo di collegamento all’imbra-
catura più sicuro e di più facile esecuzione e
quindi il più frequentemente usato.
Benchè non abbia la tendenza a sciogliersi
spontaneamente è in ogni modo opportuno,
visto l’uso, fare un nodo di blocco.
Alpinismo su roccia Nodi principali
A B
C D 111
A B C
D E F
Nodi principali Alpinismo su roccia
SOLO
USO IMBRACATURA COMBINATA
BASSA
Progressione da capo cordata
X X
o da secondo senza zaino
Progressione da capo cordata
X
o da secondo con zaino
REALIZZAZIONE DI IMBRA-
CATURE DI EMERGENZA
Nodo bulino doppio con bretella
Viene comunemente utilizzato su terreni facili
114
per realizzare una legatura di emergenza con
uno spezzone di corda, non disponendo del-
l’imbracatura (ad esempio, per autoassicurarsi
durante un’assicurazione tradizionale a spalla).
E’ sufficiente disporre di uno spezzone di corda
lungo almeno 3,5 - 4 metri (figura 3.09). Si
ottiene passando la corda doppia attorno alla
vita e indossando a tracolla la bretella chiusa
che fuoriesce dall’asola del nodo bulino dop-
pio, che va posizionato frontalmente.
A pagina 108 citiamo il nodo delle guide dop-
pio con frizione anch'esso utile nella realizza-
zione di imbracature di emergenza.
Nodo barcaiolo
Universalmente usato per l’autoassicurazione
(cap. 8); per questo motivo va sempre eseguito
Fig. 3.09 Nodo per imbracatura di su un moschettone a ghiera. Di veloce esecu-
emergenza
zione esso permette una rapida regolazione
della distanza dell’autoassicurato dall’ancorag-
gio, e ciò - proprietà assai importante - senza
staccarsi da esso. E’ importante saperlo eseguire
velocemente in qualsiasi posizione e in partico-
lare direttamente sul moschettone con una sola
mano (figura 3.10).
Fig. 3.10 Nodo barcaiolo
Non deve essere utilizzato per applicazioni
Alpinismo su roccia Nodi principali
L
L L
C C C
C C
Fig. 3.12 a - Asola di bloccaggio
L
C
L L
L C C C
NODI AUTOBLOCCANTI
Generalità
Sono in generale ottenuti avvolgendo, con o
senza l’interposizione di un moschettone, più
spire di cordino attorno alla corda. Vengono di
seguito descritti i più importanti e più efficienti
Un nodo autobloccante al cui uso è normalmente opportuno limitarsi:
ha la proprietà di scorre- esistono infatti numerosi altri nodi di questo
re se impugnato in cor- tipo e numerose varianti, ma occorre fare molta
rispondenza dei giri di
cordino che lo formano attenzione alle loro caratteristiche che spesso
e di bloccarsi automati- non li rendono adeguati all’uso alpinistico.
camente se sottoposto a Un nodo autobloccante ha la proprietà di scor-
trazione applicata all’aso-
la che da esso esce. rere se impugnato in corrispondenza dei giri
di cordino che lo formano e di bloccarsi auto-
maticamente se sottoposto a trazione applicata
all’asola che da esso esce.
Ai fini della tenuta il numero delle spire deve
essere scelto in funzione della differenza di
diametro esistente fra corda e cordino, e pre-
cisamente deve essere tanto più alto quanto
Alpinismo su roccia Nodi principali
con giri di nastro adesivo per non provocare il medesima con giri di
bloccaggio del nodo nei punti segnati, deter- nastro adesivo per non
provocare il bloccaggio
minando in tal modo situazioni che possono del nodo nei punti segna-
risultare pericolose. ti.
Vengono inoltre descritti tre sistemi autobloc-
canti unidirezionali (“Cuore”, “Edi”, “va e
vieni”) eseguibili direttamente sulla corda di
cordata, principalmente per manovre di recu-
pero e di autosoccorso in genere, ma anche
per l’esecuzione dell’assicurazione statica nei
confronti del secondo di cordata.
Nodo Prusik
E’ il più classico e antico dei nodi autobloc-
canti. Si esegue con uno spezzone di cordino del
diametro preferibilmente non inferiore a 6 mm
(se inferiore si consiglia kevlar o dyneema), come Nel Prusik si consiglia
di evitare un numero di
un comune nodo a strozzo, avvolgendolo due o giri tanto elevato da pro-
più volte intorno alla corda prima di stringerlo vocare un eccessivo bloc-
(figure 3.13 e 3.14). Si consiglia di evitare un caggio sotto carico del
nodo, con conseguente
numero di giri tanto elevato da provocare un difficoltà di sbloccaggio
eccessivo bloccaggio sotto carico del nodo, con e di scorrimento lungo la
conseguente difficoltà di sbloccaggio e di scor- corda a nodo scaricato.
rimento lungo la corda a nodo scaricato.
Generalmente il Prusik si esegue con un anel-
lo di cordino della lunghezza di circa 60 cm
(figura 3.13), ma può essere necessario anche
eseguirlo con uno spezzone di cordino aperto
Nodi principali Alpinismo su roccia
Nodo Machard
Il nodo Machard può essere eseguito in due
modi: con una sola asola (figura 3.15 a sinistra)
o con due asole di cordino e un moschettone
(fig. 3.15 a destra). Con un’asola blocca in una
sola direzione (monodirezionale), mentre con
121
due asole blocca in ambedue le direzioni, come Il Machard, su corde
il Prusik. Possiede la proprietà di funzionare ghiacciate, è consigliabile
effettuarlo unidireziona-
anche quando viene eseguito con uno spezzone le. Grazie alla facilità di
dello stesso diametro della corda, purché si uti- sbloccaggio è consiglia-
lizzino almeno quattro spire. Su corde ghiaccia- to invece bidirezionale
come autobloccante di
te è consigliabile effettuarlo con una sola asola. sicurezza nella discesa a
Con due asole, grazie alla facilità di sbloccaggio corda doppia, per la risa-
è consigliato come autobloccante di sicurezza lita sulla corda e per le
manovre di recupero.
nella discesa a corda doppia, per la risalita sulla
corda e per le manovre di recupero.
NODI DI GIUNZIONE
Servono per unire tra di loro singole estremità
di corde, cordini e fettucce o per unire due
corde per la calata in corda doppia o per for-
mare anelli di cordino e fettuccia. 3
A
130
capitolo 4
Catena dinamica di assicurazione
e tecniche di assicurazione
INDICE
Premessa
Principi della catena di assicurazione
• Sollecitazioni sul corpo umano in seguito a caduta
• Energia cinetica e deformazione della corda
• Fattore di caduta
• Forza di arresto (o di impatto)
• Sollecitazione sulla sosta a corda bloccata senza rinvii
• Aumento della forza d’arresto nei voli successivi
• Effetto carrucola sul rinvio
• Attrito prodotto dal moschettone
• Carico di rottura di un rinvio
• Assicurazione dinamica e funzione dei freni
• Prove di caduta con freno senza rinvio
• Prove di caduta con freno in presenza di rinvii
• Fasi della trattenuta dinamica
• Rinvii angolati e aumento delle forze sul rinvio
torna al sommario
Catena dinamica di Alpinismo su roccia
assicurazione e tecni-
che di assicurazione
PREMESSA
Si definisce “catena di assicurazione” l’unione di tutti gli elementi che con-
corrono alla sicurezza della cordata nel caso in cui si verifichi una caduta.
Premettendo che il volo in ambiente di montagna è visto sempre come un
evento non abituale e che va evitato, la “catena di assicurazione” si pone
132 l’obiettivo di ridurre al minimo i danni sia a colui che cade, sia a chi, in
sosta, sta assicurando. Infatti, anche colui che assicura può subire seri traumi
causati ad esempio dalle bruciature prodotte da uno scorrimento eccessivo
della corda dentro la mano oppure dallo sbattere violentemente contro la
parete. Oltre ai componenti essenziali quali corda, cordini, fettucce, imbra-
catura e moschettoni viene qui anche studiato il comportamento dei freni e
degli ancoraggi naturali e artificiali. Infatti, dopo aver richiamato alcuni
concetti propedeutici di fisica, si parlerà delle sollecitazioni che subiscono
l’alpinista, l’ancoraggio di sosta e l’ultimo rinvio in caso di volo del primo di
cordata, sia nel caso di corda bloccata che in quello di corda frenata.
Verranno quindi descritte le principali tecniche di assicurazione dinamica, le
cui caratteristiche verranno sviluppate con maggiori dettagli nel capitolo 8.
Per una trattazione più completa delle caratteristiche dei materiali nonché
per l’approfondimento delle tecniche di assicurazione, si rimanda comunque
alla letteratura specifica prodotta dalla Commissione Centrale Materiali e
Tecniche [24] [25] [26].
Alpinismo su roccia Catena dinamica di
assicurazione e tecni-
che di assicurazione
DOVE VA A FINIRE
L'ENERGIA DI CADUTA?
Fattore di caduta
Il fattore di caduta FC è il rapporto tra lunghez-
za del volo Lv e lunghezza di corda interessata
Lc:
FC = Lv/Lc
Un aspetto importante da chiarire subito è che
138 ha senso parlare di fattore di caduta solo nel caso
in cui la corda sia bloccata in sosta.
Maggiore è l’altezza di
caduta, maggiore sarà Per capire il perché, si osserva che l’energia in
l’energia cinetica da dis- gioco in una caduta dipende dall’altezza del
sipare. In tal caso ha però
volo e, nel caso in cui la corda sia bloccata,
senso misurare anche la
lunghezza di corda che viene assorbita completamente dalla corda
interviene a dissipare tale mediante la sua deformazione. Maggiore è l’al-
energia: maggiore è la
lunghezza di corda, mag-
tezza di caduta, maggiore sarà l’energia cinetica
giore è la sua capacità di da dissipare. In tal caso ha però senso misurare
assorbire energia. anche la lunghezza di corda che interviene a
dissipare tale energia: maggiore è la lunghezza
di corda, maggiore è la sua capacità di assorbire
energia. E’ stato verificato sperimentalmente
che le sollecitazioni che si sviluppano durante
una caduta con corda bloccata NON dipen-
dono dalla sola lunghezza del volo, ma dal
Le sollecitazioni che si rapporto tra lunghezza del volo e lunghezza
sviluppano durante una della corda che interviene a frenare la caduta:
caduta con corda bloc-
cata non dipendono dipendono dunque dal fattore di caduta.
dalla sola lunghezza del Analizziamo qualche esempio (si ricordi: si deve
volo, ma dal rapporto considerare la corda come bloccata in sosta). Se
tra lunghezza del volo
e lunghezza della corda ci si alza dalla sosta per 5 metri senza mettere
che interviene a frenare rinvii e si cade, il volo sarà di 10 metri, mentre
la caduta cioè dipendono
la lunghezza di corda in grado di assorbire
dal fattore di caduta.
energia sarà di 5 metri; in questo caso il fattore
di caduta risulta Lv/Lc = 10/5 = 2. Se ci si alza
di 10 metri, sempre senza rinvii, il volo sarà di
20 metri e la corda interessata 10 metri, per cui
il fattore di caduta risulta 20/10 = 2, identico al
Alpinismo su roccia Catena dinamica di
assicurazione e tecni-
che di assicurazione
IL FATTORE DI CADUTA
SI DETERMINA A CORDA BLOCCATA
5 m di corda
10 m di volo
10:5=2
fattore di caduta 2
H=12
10 m di corda
20 m di volo
20:10=2
fattore di caduta 2
fattore di caduta 0,3
12
H/L = − =0,3
40
L=40
F=600 daN
F = 80 daN
cella di carico
per la
misura
della forza
corda
80 daN
strumento di
misura
massa
80 kg
Fig. 4.11 Sollecitazione su ancoraggio
F = 80 daN
“Altezza del volo” è il
“volo libero”, cioè la lun-
Si intende qui con “altezza del volo” il “volo ghezza della caduta fino
libero”, cioè la lunghezza della caduta fino al al momento in cui entra
in tensione la corda:
momento in cui entra in tensione la corda:
l’altezza del volo totale
l’altezza del volo totale è data dalla somma del è data dalla somma del
volo libero più l’allungamento della corda. Si volo libero più l’allunga-
mento della corda.
Catena dinamica di Alpinismo su roccia
assicurazione e tecni-
che di assicurazione
carrucola
carrucola
146
corda
corda
massa
80 kg F2 = 80 daN
Carico al rinvio
F3=270 daN
“paracadute”; all’effetto
di deformazione della
corda con l’estremità Fs forza a valle
del freno (corda)
bloccata, si sostituisce
ora quello dello scorri-
mento della corda den- forza scaricata sull’ancoraggio
o sull’imbracatura
tro il freno, che assume
quindi il compito di dis-
sipare l’energia cinetica.
Il freno è un attrezzo che, pilotato dalla mano Fig. 4.18 Freno come moltiplicatore di forza.
Un qualsiasi freno può essere considerato
dell’assicuratore, permette di rallentare ed arre- un “moltiplicatore di forza”:
stare la caduta. Tutti i freni hanno una caratte- • Fm = forza in “ingresso” al freno,
generata dalla mano
ristica comune: in virtù degli attriti si compor- • Fa = forza in “uscita” dal freno,
tano come moltiplicatori della forza applicata che arresta la caduta
dalla mano. Vale la relazione:
Si deve considerare il fatto che un alpinista genera Fa = K Fm
mediamente, con l’azione della mano, una forza Il valore del “fattore di moltiplicazione”
di 15-30 daN, e che questa viene “moltiplicata” (K o anche FMF) dipende dal freno
(efficacia del freno).
dall’azione del freno.
L’efficacia della frenata è quindi data dall’effetto
combinato:
- della forza esercitata dalla mano dell’assicu-
ratore;
- dalla capacità frenante dell’attrezzo.
Ciò significa che, in linea teorica, si può otte-
nere lo stesso effetto di frenata sia con una
“debole” forza della mano combinata con un
freno molto efficace sia, viceversa, con una
Catena dinamica di Alpinismo su roccia
assicurazione e tecni-
che di assicurazione
Fm Fa Fm
FMF=Fa/Fm
fattore di moltiplicazione del freno
Rami a
Rami paralleli
180°
mezzo barcaiolo 8-12 6-8
Otto 2-3 4-6
Tuber 1,5-2 3-5
piastrina Sticht 1,5-2 3-5 Fig. 4.20 Efficacia freni
Forza
N° prova Lunghezza Altezza arresto Corsa corda
corda (m) volo (m) (daN) nel freno (cm)
1 1 2 437 65
2 1 2 262 180
152
3 2 4 295 225
4 2 4 378 150
5 3 6 453 260
6 3 6 363 310
7 3 6 520 165
Fig. 4.21 Prove con “mezzo
barcaiolo” senza rinvio
La tabella 4.21, riporta i valori della forza di
F3= 330daN
arresto registrata sulla sosta utilizzando uno
spezzone di corda semplice e come freno un
mezzo barcaiolo. Non essendovi rinvii, l’al-
cella
tezza del volo è sempre doppia della lunghezza
interessata.
Osservando i risultati si possono trarre le
seguenti considerazioni:
F1= 30 daN a) la sollecitazione sulla sosta è uguale alla
somma della forza generata dalla mano e da
quella subita dall’alpinista che cade; nel caso di
330 daN
figura. 4.22 vale 330 daN;
strumento di b) confrontando i valori di forza d’arresto con
misura
quelli ottenuti nelle prove di caduta con corda
bloccata (nella figura 4.13 la forza di arresto
varia da un minimo di 707 ad un massimo di
F2= 300 daN 1138 daN), si nota una notevole diminuzione
Fig. 4.22 Freno senza rinvio delle forze in gioco (da 262 a 520 daN);
c) voli con la stessa altezza di caduta possono
presentare valori anche molto differenti di forza
d’arresto: ciò dimostra la diversa forza impressa
da chi assicura. Si confrontino la prova 1 con la
2; le prove 3 e 4; le prove 5, 6 e 7;
d) in queste prove, in genere si ha che maggiore
Alpinismo su roccia Catena dinamica di
assicurazione e tecni-
che di assicurazione
Forza sul
Altezza Corsa corda
N° prova Freno rinvio
volo (m) nel freno (cm)
(daN)
1 ½ barcaiolo 4 800 30
2 Tuber 4 610 110
3 Otto 4 640 84
154 4 ½ barcaiolo 4 730 85
5 ½ barcaiolo 4 900 45
6 Tuber 4 567 105
Fig. 4.24 Prove freni con rinvio
600
FORZA (daN)
500
400
forza sul rinvio
300
200
forza sulla sosta
100
0
0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1
TEMPO(s)
2
CORSA DELLA CORDA (m)
1,5
0,5
corsa nella fase inerziale
0
0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1
TEMPO(s)
CASO A L2 CASO B
H
159
L1
2H
FC=
L1+L2+H
mente interviene molto poco perché la corda Fig. 4.28 Rinvii sfalsati
tende a bloccarsi a causa degli attriti nei rinvii
intermedi. Di conseguenza, si determinano sul-
Se sono presenti numero-
l’ultimo rinvio e sull’alpinista che cade elevati si rinvii angolati, si può
valori della forza di arresto, che si avvicinano giungere alla situazione
al caso di corda bloccata, come mostra il caso limite (con elevati valori
di forza d'arresto) nella
B della figura 4.28. In questi casi si ritorna quale il freno pratica-
a parlare di fattore di caduta e, per ridurre la mente interviene molto
poco perché la corda
sollecitazione sul rinvio e sull’alpinista, tornano
tende a bloccarsi a causa
ad essere molto importanti le caratteristiche degli attriti nei rinvii
di elasticità della corda, motivo per il quale è intermedi.
più opportuno dotarsi di corde con bassa forza
d’arresto nominale.
Catena dinamica di Alpinismo su roccia
assicurazione e tecni-
che di assicurazione
capitolo 5
Tecnica individuale
di Paolo Caruso, ideatore del metodo Caruso, Guida Alpina
INDICE
161
Concetti generali
Concetti base
• Equilibrio
• Movimento del bacino nell'arrampicata
• Movimento degli arti nell'arrampicata
• "Isolare" il bacino
• Caricare i piedi: appoggio e aderenza
• Uso dei piedi
• Previsione
• Anticipo
• Respirazione
• Capacità motoria e continuità di movimento
• Scelta del terreno
• La tecnica di arrampicata come mezzo per migliorare
anche la propria consapevolezza e la percezione
• Punto Focale e alcuni concetti base per l'insegnamento
Esercizi propedeutici
• Esercizio n° 1
• Spostamento del peso da un piede all'altro
• Esercizio n° 2
• Isolare il bacino
• Esercizio n° 3
• Isolare il bacino con distribuzione del peso
Tecniche e progressioni
• Progressione incrociata simultanea
• La sicura a spalla e la sua evoluzione - schema incrociato
• Progressione Fondamentale: le quattro posizioni base
• Progressione Fondamentale con due appoggi
• Progressione Fondamentale con bilanciamento
• Progressione Fondamentale con spaccata
• Progressione Fondamentale con sfalsata
• Progressione Fondamentale in traverso
• Accoppiamento dei piedi
• Sostituzione semplice o di base
• Sostituzione mista
• Camini
• Dülfer di base
• Fessure a incastro
• Passaggio misto
• Progressione a triangolo di base (con bilanciamento) con due passi
• Progressione a triangolo di base (con bilanciamento) con quattro passi
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Tecnica individuale Alpinismo su roccia
CONCETTI GENERALI
Sono trascorsi diversi anni dalla pubblicazione della prima edizione de
“L’arte di arrampicare” (Ed. Mediterranee, 1993) nella quale sono stati
esposti i primi risultati della ricerca sulla tecnica del movimento nell’arram-
picata elaborata in base al metodo di Paolo Caruso. In un primo momento
le nuove tesi hanno suscitato una certa perplessità, dato che era diffusa l’idea
preconcetta che si sarebbe potuto imparare a scalare grazie a una non meglio
precisata facoltà “istintiva”. Di conseguenza, si riteneva che una vera e pro-
pria tecnica non dovesse essere studiata, insegnata e appresa con un metodo
e tramite un programma didattico. Si trattava in realtà di una convinzione
senza fondamento, derivante da una scarsa conoscenza dei principi generali
che regolano il movimento, specialmente quello inerente la dimensione ver-
ticale. C’era per la verità anche un’altra teoria in base alla quale si aggirava
l’intera questione propriamente tecnica in favore di un esasperato sviluppo
delle capacità condizionali e, in particolar modo, di uno specifico poten-
ziamento tendineo-muscolare degli arti superiori perseguito fin dai primi
passi. In molti casi ne sono nati degli arrampicatori certamente strutturati
nella parte muscolare specifica, ma con lacune vistose sul fronte della tecnica
del movimento. La gran parte degli istruttori considera oramai un simile
approccio decisamente limitante e in via generale poco corretto. Sarebbe
come se nella pratica dello sci, ad esempio, un maestro si improvvisasse pre-
paratore atletico e allenasse i suoi allievi con esercizi di potenziamento delle
gambe piuttosto che svolgere il proprio ruolo insegnando le varie tecniche di
discesa. Nel caso specifico dell’arrampicata, oltretutto, non è certo difficile
rendersi conto che si è di fronte a una disciplina molto complessa, in cui
l’aspetto tecnico e motorio non può che risultare prioritario. Negli ultimi
anni un entusiasmo crescente ha accolto gli studi sul movimento in verticale
su roccia e su ghiaccio: è anche grazie a ciò che ulteriori sviluppi hanno
potuto portare a un metodo sempre più completo. Gli istruttori del Club
Alpino Italiano, mostrando sensibilità e interesse per la nuova “filosofia” del
Alpinismo su roccia Tecnica individuale
no, dando risalto a tutti i molteplici aspetti che vi sono compresi e che spesso
vengono invece ignorati o sminuiti. L’arrampicata può diventare una disci-
plina molto bella e utile, estremamente formativa, non solo per il fisico. Può
divenire uno strumento per ampliare la consapevolezza e la conoscenza di noi
stessi, anche sotto il profilo di quei valori che rendono completa l’esperienza
esistenziale. Al di là di vuote retoriche, è sempre più importante capire quale
164 sia il modo migliore per interagire con ciò che ci circonda, salvaguardando
l’ambiente naturale e attribuendo il giusto rispetto a chi è venuto prima di
noi, alle vie che ha tracciato e, allo stesso modo, a chi verrà dopo. Ciò vale
anche per le grandi lezioni di sobrietà e, perché no, di modestia che è possibile
trarre dalla scalata, quando ci si accosta ad essa con un giusto approccio.
Se invece tutti questi aspetti sono trascurati, se la pratica della scalata viene
costretta e rinchiusa in un numero, o in un grado di difficoltà, si rischia
di perdere di vista l’aspetto sostanziale del problema, vale a dire i valori
formativi e cognitivi, a vantaggio di una superficiale esteriorità che nel caso
specifico si esprime esasperando la ricerca della prestazione come fine a se
stessa. Si finisce così per sacrificare la qualità dell’esperienza nel suo insieme e
quindi nei suoi più autentici significati. In simili casi diviene predominante
un sentimento che esaspera in modo eccessivo l’affermazione dell’ego, sup-
portato quasi sempre da un elemento di arroganza e di aggressività, mentre
l’aspetto competitivo diventa esorbitante, con tutte le conseguenze negative
che ne derivano.
Per raggiungere il massimo livello nell’apprendimento motorio e di conse-
guenza un armonico sviluppo psicofisico (nonché, in senso lato, anche una
più vasta conoscenza), è necessario armonizzare le capacità tecniche e coor-
dinative, dette anche capacità “interne” (coordinazione, equilibrio, tattica,
sensibilità, ecc.) con quelle condizionali o “esterne” (resistenza, forza, sciol-
tezza ecc.), evitando di sacrificare le prime in favore di una esaltazione uni-
voca delle seconde. Non esiste al mondo uno scalatore che non vorrebbe essere
più forte, ma il vero obiettivo da raggiungere non consiste tanto nell’acquisire
sempre maggior forza, quanto nell’imparare a usare nel modo più appropria-
to le risorse che abbiamo a nostra disposizione, a seconda delle circostanze,
delle doti naturali con cui siamo nati, dell’allenamento, dell’età, ecc.
Gli insegnanti dovrebbero avere coscienza del fatto che trasmettere una disci-
plina, i cui modelli culturali sono basati essenzialmente sul record e sulla pre-
stazione, risulta sicuramente pericoloso e limita necessariamente gli orizzonti
degli allievi, oltre a rendere più difficile il conseguimento del risultato.
Alpinismo su roccia Tecnica individuale
CONCETTI BASE
Equilibrio
Come in seguito andremo ad esporre in modo
dettagliato, possiamo individuare due capacità
differenti e complementari che permettono di
165
conseguire l’equilibrio ottimale nella dimensio-
Si consegue l'equilibrio
ne verticale: ottimale spostando il
A) capacità di ricercare l’equilibrio attraverso lo peso del corpo, in par-
spostamento del peso del corpo, in particolar ticolar modo il baricen-
tro. In questo primo caso
modo del baricentro (nel corpo umano il bari- l’equilibrio è determina-
centro viene rappresentato da un punto situato to dallo spostamento del
all’interno del bacino e per semplificazione si bacino in relazione agli
arti.
indicherà genericamente il bacino come bari-
centro del corpo). In questo caso l’equilibrio
è determinato dallo spostamento del bacino in
relazione agli arti. Esempio: spostamento del
peso da un piede all’altro.
B) capacità di spostare gli arti in modo da favo-
Si consegue l'equilibrio
rire l’equilibrio del corpo grazie a una maggiore
ottimale spostando gli
stabilità del baricentro (bacino). In questo arti in modo da favorire
secondo caso l’equilibrio è determinato dallo una maggiore stabilità
del baricentro (bacino).
spostamento degli arti in relazione al bacino. In questo secondo caso
Citiamo qui due esempi pratici che sono stati l’equilibrio è determi-
illustrati successivamente nella parte riguardan- nato dallo spostamento
degli arti in relazione al
te le tecniche di arrampicata: la progressione bacino.
incrociata (piuttosto che in ambio, su terreno
molto appoggiato) oppure il passo al centro
nella progressione fondamentale.
Per facilitarne l’apprendimento, inizialmente è
preferibile studiare separatamente i due aspetti
(A e B), tuttavia deve essere evidente fin d’ora
che, con il miglioramento della capacità moto-
ria, entrambi si andranno a integrare armoniz-
zandosi, in modo da favorire un’esecuzione del
Tecnica individuale Alpinismo su roccia
sugli arti superiori e i piedi, evidentemente, so- una parte minore del peso
stengono una parte minore del peso del corpo: del corpo: solo in tali casi,
pertanto, è opportuno
solo in tali casi, pertanto, è opportuno utilizza- utilizzare scarpette in via
re scarpette in via di principio più flessibili, ma di principio più flessibili,
ma dotate comunque di
dotate comunque di un certo sostegno lungo la
un certo sostegno lungo
linea di flessione. la linea di flessione.
Come ultima considerazione, ricordiamo che
le scarpette eccessivamente strette possono ge-
nerare dei danni e delle deformazioni ai piedi,
motivo ulteriore per utilizzare una misura ap-
propriata e rinforzare le dita in modo naturale.
Previsione
La capacità di “prevedere”, nel senso di scegliere
in anticipo gli appigli e gli appoggi da utilizzare
visualizzando il movimento da eseguire, è una Prima che l’aspetto tecni-
tecnica vera e propria. Essa può essere messa in co dell’arrampicata fosse
pratica grazie a un’attitudine che risulta essere studiato in modo scienti-
fico, al pari di ciò che av-
di fondamentale importanza e che, proprio per viene nelle altre discipline
questo, dovrebbe essere sviluppata fin dai primi sportive, generalmente si
riteneva che il principian-
passi. Come si è detto nella parte iniziale, pri-
te dovesse salire in modo
ma che l’aspetto tecnico dell’arrampicata fosse istintivo.
studiato in modo scientifico, al pari di ciò che
avviene nelle altre discipline sportive, general-
mente si riteneva che il principiante dovesse sa-
lire in modo istintivo, quasi inconsapevole e che
un eventuale lavoro sulla tecnica, laddove se ne
ammettesse l’esistenza, avrebbe dovuto semmai
Tecnica individuale Alpinismo su roccia
Anticipo
Come la precedente, anche la capacità di “an-
ticipare” un movimento è un’attitudine poco
evidente ma che risulta invece di grande im-
portanza. L’anticipo facilita e spesso rende pos-
sibile l’esecuzione del movimento che abbiamo
178 “previsto”, soprattutto quando l’esecuzione del
L’"anticipo" facilita e movimento stesso si presenta complessa. In al-
spesso rende possibile tri termini, anziché arrivare al passaggio difficile
l’esecuzione del mo-
vimento che abbiamo con un assetto più o meno casuale, possiamo in
“previsto”, soprattutto precedenza disporre il corpo, o parti di esso, in
quando l’esecuzione del un modo ben preciso, così da anticipare e age-
movimento stesso si pre-
senta complessa. volare proprio la successiva esecuzione di quello
stesso passaggio che costituisce in sé il momen-
to più complesso della sequenza. In pratica, i
due concetti di previsione e di anticipo sono
strettamente collegati. Non bisogna pensare,
però, ad applicazioni complesse degli stessi, so-
prattutto nelle fasi iniziali. E’ importante invece
imparare a metterli in pratica in modo semplice
e naturale fin dai primi passi, al fine di favorire
l’apprendimento e lo sviluppo dell’intelligenza
Anziché arrivare al pas-
motoria.
saggio difficile con un as-
setto più o meno casuale, Esempio n° 1: se prevediamo di raggiungere
possiamo in precedenza una posizione in spaccata a destra, prima di ef-
disporre il corpo, o parti
di esso, in un modo ben
fettuare la spaccata dovremo poggiare il piede
preciso, così da anticipa- sinistro con il tallone verso destra, in modo da
re e agevolare proprio la raggiungere la posizione prevista in modo otti-
successiva esecuzione di
quello stesso passaggio
male.
che costituisce in sé il Esempio n° 2: per superare un passaggio verso
momento più complesso sinistra, anticiperemo la posizione delle mani
della sequenza.
scegliendo degli appigli sulla sinistra. Logica-
mente, se necessario, prima di spostare le mani
anticiperemo i piedi spostandoli sulla sinistra.
Alpinismo su roccia Tecnica individuale
Respirazione
Nelle discipline sportive la respirazione è un
momento fondamentale che favorisce la funzio-
nalità dell’organismo e ciò tenendo conto che
sono molteplici gli elementi che rientrano in
questa funzione, a prescindere dall’aspetto me-
ramente fisiologico. 179
li correzioni.
Per converso, via via che il livello d’apprendi-
mento cresce, diventerà sempre più facile ese-
guire, là dove occorre, un movimento veloce
con i necessari cambi di ritmo e accelerazioni.
meno formativo riguardo alla capacità di “leg- Lavorare sul terreno ob-
gere e interpretare” la roccia (in questo caso l’al- bligato è meno formativo
riguardo alla capacità di
lievo è solo un esecutore e non deve scegliere le “leggere e interpretare”
prese da utilizzare), ma permette di aumentare la roccia, ma permette di
la difficoltà dei passaggi e di curare i particola- aumentare la difficoltà
dei passaggi e di curare i
ri. L’istruttore dovrebbe però essere in grado di particolari.
tracciare dei passaggi obbligati che permettano
di applicare la specifica tecnica su cui si vuole
lavorare, evitando così il rischio di far automa-
tizzare all’allievo dei movimenti poco corretti
che contrastano con i principi generali di una
corretta tecnica d’arrampicata. In altri termini,
i passaggi obbligati non dovrebbero essere trac-
ciati casualmente ma piuttosto dovrebbero con-
sentire, nel modo più preciso possibile, l’appli-
cazione della differenti tecniche.
ESERCIZI PROPEDEUTICI
Alcuni esercizi propedeutici permettono di per-
cepire con precisione il baricentro del corpo e
quindi di migliorare l’equilibrio attraverso lo
spostamento del bacino.
194
In pratica, detti esercizi tendono a sviluppare
Alcuni esercizi propedeu- una maggiore capacità di gestione degli sposta-
tici tendono a sviluppare
una maggiore capacità
menti del baricentro; ciò implica il superamento
di gestione degli sposta- dei limiti insiti nella rigidità del corpo umano,
menti del baricentro; ciò derivante dalla mancanza di autonomia motoria
implica il superamento
dei limiti insiti nella ri-
e coordinativa dei suoi differenti segmenti (arti,
gidità del corpo umano, busto e bacino).
derivante dalla mancan- Schematizzando, gli aspetti da evidenziare e le
za di autonomia motoria
e coordinativa dei suoi finalità da conseguire sono i seguenti:
differenti segmenti (arti,
busto e bacino). - Imparare a separare il movimento dei piedi
da quello del bacino.
- Migliorare le modalità di spostamento del
peso del corpo da un piede all’altro.
- Migliorare l’equilibrio rimanendo su un solo
piede.
- Imparare a poggiare l’avampiede con precisione
coinvolgendo la “linea di flessione”.
- Percepire l’importanza di mantenere i talloni
bassi ai fini dell’equilibrio.
- Imparare a distinguere la fase statica da quella
dinamica.
Esercizio n° 1
Spostamento del peso da un piede
all’altro
Per eseguire questo esercizio si cammina su
degli appoggi sufficientemente grandi (es:
ciocchetti di legno di circa 15 cm di altezza e
10 cm di diametro,vedi Fig 5.10) separando 195
Fig. 5.11 Spostamento del peso Fig. 5.12 Spostamento del peso Fig. 5.13 Spostamento del peso
Fig. 5.14 Spostamento del peso Fig. 5.15 Spostamento del peso Fig. 5.16 Spostamento del peso
Tecnica individuale Alpinismo su roccia
Esercizio n° 2
Isolare il bacino
L’esercizio descritto sviluppa la percezione del-
l’equilibrio del baricentro, che si raggiunge
anche a prescindere dalla posizione del busto e
della testa nel momento in cui si utilizzano gli
196 arti superiori.
Si passa da un appoggio basso a uno più alto e
stretto (es: ciocchetto di legno di circa 15 cm
di altezza e 5 cm di diametro), appoggiandosi
a una parete con l’avambraccio e spingendo su
di esso. In questo modo il bacino, spostandosi
lateralmente, raggiunge l’equilibrio sull’appog-
gio mentre la testa e le spalle rimangono pra-
ticamente ferme. E’ importante spingere senza
staccare il gomito dalla parete in quanto, se lo
facciamo, spostiamo il torace e non isoliamo il
bacino.
La difficoltà dell’esercizio cresce con il dimi-
nuire delle dimensioni dell’appoggio, con l’au-
mento dell’altezza dello stesso e della distanza
dell’appoggio dalla parete.
(Vedi Fig. 5.17, 5.18, 5.19, 5.20, 5.21, 5.22,
5.23 con particolare piede, 5.24 con particolare
piede errato)
Alpinismo su roccia Tecnica individuale
197
Fig. 5.17 Isolare bacino Fig. 5.18 Isolare bacino Fig. 5.19 Isolare bacino
Fig. 5.20 Isolare bacino Fig. 5.21 Isolare bacino Fig. 5.22 Isolare bacino
Esercizio n° 3
Isolare il bacino con distribuzione del
peso
Questo esercizio prevede l’aiuto di un compa-
gno. Colui che esegue l’esercizio apre braccia e
gambe e, inclinando il corpo in avanti, si appog-
198 gia con il proprio peso sulle mani del compagno;
quest’ultimo si posiziona con un piede avanti
e uno dietro per maggiore stabilità. L’esercizio
consiste nello spostare il peso da un piede all’al-
tro (alzando alternativamente i piedi da terra).
Fig. 5.25 A coppia
Per eseguirlo correttamente occorre isolare il
movimento del bacino e distribuire in eguale
quantità il peso sulle mani. Colui che sostie-
ne il compagno nell’esecuzione del movimen-
to non deve irrigidirsi; potrà così evidenziare
l’eventuale sbilanciamento che inevitabilmente
si verifica tutte le volte in cui un carico eccessi-
vo va a gravare in modo prevalente su una sola
mano. C’è da tener presente che generalmente
si è portati a sovraccaricare la mano del lato in
cui si sposta il bacino (secondo lo schema sfavo-
revole dell’ambio).
Questo esercizio può anche essere fatto da soli
Fig. 5.26 A coppia
appoggiandosi a un muro.
(Vedi fig. 5.25, 5.26, 5.27)
TECNICHE
E PROGRESSIONI
Fig. 5.30 P. Incrociata simultanea Fig. 5.31 P. Incrociata simultanea Fig. 5.32 P. Incrociata simultanea
Fig. 5.35 Prog. incrociata non Fig. 5.36 Prog. incrociata non Fig. 5.37 Prog. incrociata non
simultanea simultanea simultanea
Fig. 5.38 Prog. incrociata non Fig. 5.39 Prog. incrociata non
simultanea simultanea
Tecnica individuale Alpinismo su roccia
202
Fig. 5.40 Prog. incrociata in Fig. 5.41 Prog. incrociata in Fig. 5.42 Prog. incrociata in
traverso traverso traverso
Fig. 5.43 Prog. incrociata in traverso con Fig. 5.44 Prog. incrociata in traverso con
incrocio degli arti incrocio degli arti
Alpinismo su roccia Tecnica individuale
Fig. 5.45 Ambio non simultaneo Fig. 5.46 Ambio non simultaneo Fig. 5.47 Ambio non simultaneo
Fig. 5.48 Ambio non simultaneo Fig. 5.49 Ambio non simultaneo
Tecnica individuale Alpinismo su roccia
Fig. 5.49 a Sicura a spalla, in ambio Fig 5.49 b Sicura a spalla, in ambio
Alpinismo su roccia Tecnica individuale
Progressione Fondamentale:
le quattro posizioni base
Quando il terreno diventa più ripido e tende
al verticale, lo schema incrociato non è più
vantaggioso. La Progressione Fondamentale,
perciò, si basa sul movimento omologo che
206 consente di separare lo spostamento delle mani
La Progressione Fonda- da quello dei piedi, in modo tale da favorire
mentale si basa sul mo-
l’azione di spinta delle gambe.
vimento omologo che
consente di separare lo Questa progressione favorisce il movimento
spostamento delle mani destra-sinistra del bacino e quello avanti-
da quello dei piedi, in
modo tale da favorire
dietro, ci insegna a passare dall’appoggio
l’azione di spinta delle all’aderenza (e viceversa) e a distinguere la
gambe. fase statica del movimento da quella dina-
mica. Si tratta generalmente della progressione
più sicura perché si basa sull’equilibrio migliore
e sulla riduzione dello sforzo. Quando sollevia-
mo le mani (una per volta) il nostro peso viene
a essere distribuito sui piedi in modo ottimale.
Viceversa, quando eseguiamo uno o più pas-
si al centro, le mani favoriscono nel migliore
Le posizioni base più dei modi l’equilibrio e l’azione di spinta delle
vantaggiose sono quat- gambe. Le posizioni base più vantaggiose sono
tro e dipendono dal dif- quattro e dipendono dal differente assetto degli
ferente assetto degli arti
inferiori, mentre le mani arti inferiori, mentre le mani utilizzano appigli
utilizzano appigli situati situati più o meno alla stessa altezza.
più o meno alla stessa La Progressione Fondamentale può così essere
altezza.
di quattro tipi che si differenziano, appunto,
per la diversa posizione di partenza (e di arrivo)
degli arti inferiori:
se, con i piedi su due appoggi distanti, anche ad Queste quattro posizioni
altezze differenti. (Vedi fig. 5.52) sono le più vantaggiose
in quanto permettono di
4) Con sfalsata: posizione base con una gamba caricare nel modo miglio-
distesa (il piede è su un appoggio in basso) e re il peso del bacino sui
l’altra completamente piegata al fine di utiliz- piedi mentre le mani uti-
lizzano due appigli non
zare un appoggio in alto, situato a un’altezza eccessivamente in alto,
compresa tra il ginocchio e l’anca della gamba posti all’incirca alla stessa
tesa. (Vedi fig. 5.53) altezza, per consentire di
allontanare leggermente
Queste posizioni sono le più vantaggiose in le spalle dalla parete, di-
quanto permettono di caricare nel modo mi- stendendo le braccia.
gliore il peso del bacino sui piedi. Le mani uti-
lizzano due appigli non eccessivamente in alto,
posti all’incirca alla stessa altezza, per consentire
di allontanare leggermente le spalle dalla parete,
distendendo le braccia. Le quattro posizioni ci
permettono, inoltre, di evitare l’unica altra po-
sizione possibile, la quinta, che è la peggiore e
la più svantaggiosa. (Vedi fig. 5.54)
In questa posizione, infatti, ci si viene a trovare
con una gamba distesa e con l’altra leggermente
piegata, in una sorta di sfalsata incompleta, che
non consente di distribuire il peso del corpo su
entrambi i piedi in modo omogeneo e ottima-
le. Infatti, a causa della conformazione dell’ar-
ticolazione dell’anca (coxofemorale), il bacino
non potrà essere accostato adeguatamente alla
perpendicolare che passa sugli appoggi e rimar-
rà all’infuori, sovraccaricando così le braccia;
Tecnica individuale Alpinismo su roccia
208
di movimento.
In pratica quest’ultima posizione, che era ge-
neralmente la più utilizzata prima della nascita
della progressione fondamentale, diventa la
quinta in ordine di importanza e di preferenza.
In altri termini, dato che lo scopo della tecnica
è anche quello di abituarci a trovare le soluzioni
più vantaggiose, il bravo arrampicatore tenderà
a utilizzare la quinta posizione solo e quando
non è possibile ricorrere alle prime quattro.
Tecnica individuale Alpinismo su roccia
Progressione Fondamentale
con due appoggi
Si inizia dalla posizione base con il peso di-
stribuito su due appoggi (alla stessa altezza):
il bacino è sulla verticale dei piedi e le spalle
sono leggermente arretrate. Se le mani sono
210 troppo in basso, per prima cosa le solleviamo
Solleviamo le mani su su appigli più alti, avendo l’accortezza di non
appigli un po' più alti,
avvicinare eccessivamente il petto alla parete
avendo l’accortezza di
non avvicinare eccessiva- (logicamente, nel caso in cui ci trovassimo già
mente il petto alla pare- con le mani in alto, inizieremo la sequenza spo-
te; si spostano poi i piedi
con almeno tre passi, di
stando gli arti inferiori). Si spostano poi i piedi
cui il primo al centro e con almeno tre passi, di cui il primo al centro
gli ultimi due sugli ap- e gli ultimi due sugli appoggi finali (sempre
poggi finali.
grossomodo alla stessa altezza). Il primo passo
deve essere piccolo non solo in senso vertica-
le (non deve superare il ginocchio della gamba
in appoggio), ma anche in senso orizzontale (il
piede deve poggiare possibilmente vicino alla
gamba in appoggio). Dapprima si impara la
sequenza con il minimo dei passi, cioè tre, ma
poi per migliorare tecnicamente si consiglia di
eseguirne in numero maggiore facendone due
o tre al centro, raggiungendo appoggi situati
più in alto. Nei passi al centro, che sono inter-
medi, i piedi vengono poggiati preferibilmente
in aderenza, perpendicolarmente alla parete. Si
termina l’esercizio in una nuova posizione base
su due appoggi. Durante la progressione il ba-
ricentro si sposta lateralmente da una gamba
all’altra, ma anche verso l’esterno (movimento
dentro-fuori): il bacino, infatti, viene dapprima
spostato in fuori per favorire l’aderenza e per
permettere di vedere gli appoggi, successiva-
mente viene riavvicinato alla parete per caricare
Alpinismo su roccia Tecnica individuale
Fig. 5.55 Prog. Fond. Fig. 5.56 Prog. Fond. Fig. 5.57 Prog. Fond. Fig. 5.58 Prog. Fond.
con due appoggi con due appoggi con due appoggi con due appoggi
Fig. 5.59 Prog. Fond. Fig. 5.60 Prog. Fond. Fig. 5.61 Prog. Fond. Fig. 5.62 Prog. Fond.
con due appoggi con due appoggi con due appoggi con due appoggi
Tecnica individuale Alpinismo su roccia
Progressione Fondamentale
con bilanciamento
Nella posizione base, si carica con un piede un
solo appoggio che deve essere sufficientemente
grande. L’altro piede è in bilanciamento. Il peso
del bacino cade quindi totalmente sull’appog-
212 gio mentre il piede in bilanciamento determina
Si spostano verso l’alto stabilità grazie alla rotazione della vita che im-
le mani, una per volta, prime, attraverso la gamba e con la parte interna
evitando sempre di avvi-
cinare esageratamente il del piede, una spinta perpendicolare alla parete.
petto alla parete, e suc- Questa posizione permette di avvicinare com-
cessivamente si muovo- pletamente il bacino alla parete, mantenendo le
no i piedi con almeno
tre passi. Si muove per gambe distese e i piedi alla stessa altezza, anche
primo il piede in bilan- quando vi è un solo appoggio a disposizione.
ciamento che si poggia Dalla posizione base si spostano verso l’alto le
al centro, preferibilmen-
te in aderenza. Il primo mani, una per volta, evitando sempre di avvici-
passo tende a essere più nare esageratamente il petto alla parete, e suc-
corto dei successivi.
cessivamente si muovono i piedi con almeno tre
passi. Si muove per primo il piede in bilancia-
mento che si poggia al centro, preferibilmente
in aderenza. Il primo passo tende a essere più
corto dei successivi. Nella progressione il ba-
ricentro si sposta lateralmente da una gamba
all’altra, ma anche verso l’esterno (movimento
dentro-fuori): il bacino, infatti, viene dappri-
ma spostato in fuori per favorire l’aderenza del
primo passo e per vedere meglio gli appoggi,
successivamente viene riavvicinato alla parete
per caricare il peso sui piedi in modo ottimale.
Si termina l’esercizio in una nuova posizione
con bilanciamento. Inizialmente si impara la
sequenza con il minimo dei passi, cioè tre, ma
in seguito per migliorare tecnicamente si consi-
glia di eseguirne in numero maggiore facendo-
ne due o tre al centro, in modo tale da poter
raggiungere appoggi situati più in alto.
Alpinismo su roccia Tecnica individuale
214
Fig. 5.63 Prog. Fondamentale Fig. 5.64 Prog. Fondamentale Fig. 5.65 Prog. Fondamentale
con bilanciamento con bilanciamento con bilanciamento
Fig. 5.66 Prog. Fondamentale Fig. 5.67 Prog. Fondamentale Fig. 5.68 Prog. Fondamentale
con bilanciamento con bilanciamento con bilanciamento
Progressione Fondamentale
con spaccata
La posizione base è in spaccata, con le gambe
distese in modo da avvicinare completamente
il bacino alla parete. Per assumere questa po-
sizione si possono utilizzare sia appoggi situati
215
alla stessa altezza che ad altezze differenti. Nel
primo caso il peso è distribuito sui piedi in par- Per assumere questa posi-
zione si possono utilizza-
ti uguali, nel secondo il peso grava principal- re sia appoggi situati alla
mente sul piede più basso. Questa distinzione stessa altezza che ad altez-
è utile per capire che è preferibile spostare per ze differenti. Nel primo
caso il peso è distribuito
primo il piede più alto, cioè quello su cui grava sui piedi in parti uguali,
un minor carico. Nel caso in cui gli appoggi nel secondo il peso grava
fossero alla stessa altezza, si può spostare indif- principalmente sul piede
più basso.
ferentemente l’uno o l’altro (come avviene nella
Progressione Fondamentale con due appoggi).
Come descritto per le precedenti progressioni,
dopo aver sollevato le mani, si spostano i piedi
con almeno tre passi. Con il primo passo si ri-
chiude la spaccata e si poggia il piede al centro.
In alcuni casi, per chiudere più facilmente la
spaccata, si piega leggermente la gamba che in-
tendiamo muovere per prima, in modo da darci
una leggera spinta, tale da spostare il bacino sul
piede in appoggio senza bisogno di “trazionar-
si” con le braccia.
Nella progressione il baricentro si sposta lateral-
mente da una gamba all’altra, ma anche verso
l’esterno (movimento dentro-fuori): il bacino,
infatti, viene dapprima spostato in fuori per fa-
vorire l’aderenza e per individuare gli appoggi;
successivamente viene riavvicinato alla parete
per caricare il peso del corpo sui piedi in modo
ottimale. Si termina l’esercizio in una nuova
posizione con spaccata.
Tecnica individuale Alpinismo su roccia
Fig. 5.70 Prog. Fondamentale con spaccata Fig. 5.71 Prog. Fondamentale con spaccata
Alpinismo su roccia Tecnica individuale
217
Fig. 5.72 Prog. Fondamentale con spaccata Fig. 5.73 Prog. Fondamentale con spaccata
Fig. 5.74 Prog. Fondamentale con spaccata Fig. 5.75 Prog. Fondamentale con spaccata
Progressione Fondamentale
con sfalsata
La posizione base con sfalsata prevede di utiliz-
zare due appoggi ad altezze differenti in modo
da avere una gamba distesa e l’altra completa-
mente piegata, con il piede in appoggio sotto
218 il gluteo. In questo modo si favorisce la mo-
bilità articolare dell’anca per caricare in modo
Fig. 5.77 Prog. Fondamentale con sfalsata adeguato il peso del corpo sugli appoggi molto
distanti.
Si ricorre a questa posizione quando non è pos-
sibile utilizzare le prime tre (con due appoggi,
con bilanciamento, con spaccata) permetten-
doci anch’essa di evitare la quinta posizione.
In questa progressione risulta evidente l’impor-
tanza di abbassare il piede della gamba sfalsata
prima di iniziare il movimento. Il piede appog-
giato in alto, infatti, ci consente di assumere
una posizione d’equilibrio quando dobbiamo
spostare le mani ma certamente non ci permet-
te di raggiungere appigli più alti. Per questo,
dopo aver sollevato le mani, è importante ri-
chiudere in basso il piede sfalsato in modo da
Fig. 5.78 Prog. Fondamentale con sfalsata
utilizzare l’azione di spinta della gamba.
Nella progressione il baricentro si sposta lateral-
mente da una gamba all’altra, ma anche verso
l’esterno (movimento dentro-fuori): il bacino,
infatti, viene dapprima spostato in fuori per fa-
vorire l’aderenza e per individuare gli appoggi,
successivamente viene riavvicinato alla parete
per caricare il peso del corpo sui piedi in modo
ottimale. Si termina l’esercizio in una nuova
posizione con sfalsata.
Inizialmente si impara la sequenza con il mi-
nimo dei passi, cioè tre, ma poi per migliorare
Progressione Fondamentale
in traverso
Come già detto nel caso della Progressione
Incrociata, è sempre consigliabile allenarsi ri-
petendo tutte le progressioni anche in discesa
e in traversata. Per quanto riguarda la discesa,
220 non è necessaria alcuna considerazione aggiun-
tiva perché è sufficiente ripetere la sequenza in
senso inverso.
Nel caso della traversata si consiglia di eseguire
la Progressione Fondamentale con quattro pas-
si: per esempio, se la direzione della traversata è
verso sinistra, spostiamo prima la mano destra
e poi la sinistra (anticipo della mani) e conti-
nuiamo muovendo i piedi nel seguente ordine:
destro/sinistro/destro/sinistro. In pratica, rag-
giungeremo i due appoggi finali facendo due
passi intermedi.
In questo modo, sviluppiamo la capacità di am-
pliare i movimenti e di utilizzare i piedi soste-
nendo e spostando il peso del corpo nel modo
migliore.
Qualora fosse necessario effettuare dei piccoli
spostamenti, logicamente, è possibile procedere
con due soli passi (nell’esempio: destro/sini-
stro) diminuendo la complessità di previsione
e di anticipo dei piedi.
(Vedi fig. 5.83, 5.84, 5.85, 5.86, 5.87, 5.88,
5.89)
221
Fig. 5.84 Prog. in traverso Fig. 5.85 Prog. in traverso Fig. 5.86 Prog. in traverso
Fig. 5.87 Prog. in traverso Fig. 5.88 Prog. in traverso Fig. 5.89 Prog. in traverso
223
Fig. 5.90 Accoppiamento dei piedi Fig. 5.91 Accoppiamento dei piedi Fig. 5.92 Accoppiamento dei piedi
Fig. 5.93 Accoppiamento dei piedi Fig. 5.94 Accoppiamento dei piedi Fig. 5.95 Accoppiamento dei piedi
225
Sostituzione mista
Questa tecnica deriva dall’unione della Progres-
sione Fondamentale con la Sostituzione sem-
plice. La posizione di partenza è la stessa della
tecnica precedente ma alla fine della sequenza
avremo sollevato entrambi i piedi.
226 Dopo aver sostituito un piede, invece di spo-
starlo subito sull’appoggio finale, come nel caso
della Sostituzione semplice, effettuiamo un
passo intermedio sul lato opposto alla mano
che è in spinta. In pratica, mantenendo le mani
ferme, ci solleviamo eseguendo tre passi.
Ad esempio, se la mano sinistra è in alto su
di un appiglio e la destra in sostituzione, spo-
stiamo il piede destro poggiandolo sulla faccia
sinistra del diedro, di fianco al piede sinistro.
Spostiamo quindi più in alto il piede sinistro e,
infine, spacchiamo a destra con il piede destro.
Si continua l’esercizio alzando la mano destra al
centro e ripetendo la sequenza sull’altro lato.
In pratica, la sostituzione mista consente di al-
zare entrambi i piedi e quindi di salire più in
alto senza bisogno di spostare le mani.
Richiede, inoltre, una maggiore coordinazione
e previsione per gestire adeguatamente il gioco
dei piedi (e quindi allena la capacità motoria).
(Vedi fig. 5.104, 5.105, 5.106, 5.107, 5.108)
227
Camini
Come già accennato, le tecniche della Sostitu-
zione semplice e mista si utilizzano anche per
superare i camini. Questi sono costituiti da due
pareti più o meno parallele, sufficientemen-
te distanziate da permettere di arrampicare al
228 loro interno. L’unica differenza che esiste con
le tecniche della Sostituzione finora analizzate
riguarda il fatto che, per ovvie ragioni, non po-
tendo prendere con una mano un appiglio al
Fig. 5.109 Sostituzione mista camino
centro, dovremo far lavorare entrambe le mani
in spinta sulle due pareti. Si consiglia, comun-
que, per favorire l’equilibrio, di poggiare più
in alto la mano opposta a quella che lavora in
sostituzione. Per completa chiarezza si illustra
una sequenza di Sostituzione Mista in camino,
tralasciando quella di base che è del tutto simile
a quella già descritta precedentemente.
(Vedi fig. 5.109, 5.110, 5.111, 5.112, 5.113)
Nel caso di camini stretti non è possibile aprire
le gambe in spaccata. Poggeremo allora il ba-
cino e la schiena su una parete utilizzando la
Fig. 5.110 Sostituzione mista camino spinta degli arti per rimanere in equilibrio e
sollevare il corpo secondo i principi già analiz-
zati. In genere, si consiglia di poggiare gli arti
sulle pareti in base agli schemi dei movimenti
omologo e incrociato. Se poggiamo i piedi sulla
parete di fronte a noi, spingeremo con le mani
contro quella alle nostre spalle (movimento
omologo, vedi fig. 5.114). Anche nel caso in
cui poggiamo un piede avanti e l’altro dietro,
sotto il bacino, entrambe le mani spingono sul-
la parete posteriore o, in alternativa, possono
essere appoggiate alle due pareti rispettando il
principio degli arti incrociati. (Vedi fig. 5.115)
Fig. 5.111 Sostituzione mista camino
Alpinismo su roccia Tecnica individuale
229
Fig. 5.112 Sostituzione mista camino Fig. 5.113 Sostituzione mista camino
Fig. 5.114 Sostituzione camino stretto Fig. 5.115 Sostituzione camino stretto
Tecnica individuale Alpinismo su roccia
Dülfer di base
Questa tecnica si utilizza prevalentemente per
superare lame, scaglie o fessure che forniscono
una presa per le mani. Generalmente non sono
presenti appoggi e quindi i piedi lavorano in
aderenza. Per eseguire correttamente la sequen-
230 za di movimenti bisogna cercare di mantenere
uguale l’ampiezza dei due “archi” omolaterali,
determinati l’uno dal braccio e dalla gamba de-
stri e l’altro dal braccio e dalla gamba sinistri.
Ad esempio, se prendiamo il bordo della fessura
con la mano destra più in alto della sinistra, è
necessario poggiare il piede destro in aderenza
più in alto del sinistro.
Questa è la
posizione più
stabile e meno
faticosa che
dovremo cer-
care di man-
tenere durante 231
la progressione
spostando per
Fig. 5.120 Dülfer
primi gli arti
in posizione arretrata rispetto alla nostra dire-
Fig. 5.121 Dülfer-errore
zione. Nel caso specifico l’ordine di spostamen-
to degli arti è il seguente: piede sinistro/piede
destro, mano sinistra/mano destra. (Vedi fig.
5.116, 5.117, 5.118, 5.119 , 5.120)
Iniziando la sequenza con i piedi già in alto,
sposteremo prima le mani e poi i piedi ma nello
stesso ordine: mano sinistra/mano destra, piede
sinistro/piede destro. Il concetto non cambia.
Se eseguiamo la progressione correttamente,
eviteremo di invertire la posizione dei piedi o
delle mani poggiando, ad esempio, il piede si-
nistro più in alto del destro o la mano sinistra
Fig. 5.122 Dülfer-errore
più alta della destra. Qualora ciò si verificasse,
assumeremo una posizione più svantaggiosa e
saremo portati a riprodurla durante la progres-
sione, cosa che penalizzerà l’equilibrio e ci co-
stringerà a sforzi superflui.
(Vedi fig. 5.121, 5.122, 5.123)
L’unico caso in cui è necessario invertire la po-
sizione dei piedi si verifica nelle situazioni che
tendono a far ruotare il corpo sbilanciando-
lo: in tal caso alzeremo il piede più basso e lo
apriremo verso la direzione della rotazione, in
modo da raggiungere l’equilibrio necessario.
Fig. 5.123 Dülfer-errore
Tecnica individuale Alpinismo su roccia
233
Fessure a incastro
Generalmente le fessure della roccia si salgono
incastrando gli arti al loro interno.
(Vedi fig. 5.129)
Fig. 5.129 Fessura a incastro
234
235
236
238
Fig. 5.137 Incastro piede Fig. 5.138 Incastro piede Fig. 5.139 Incastro piede
Passaggio misto
Questa tecnica è molto interessante perché evi-
denzia alcuni aspetti importanti del movimen-
to e permette di sviluppare la capacità motoria
generale. Il nome indica la necessità di dover
unire in modo determinante l’aderenza all’ap-
239
poggio.
Come si è visto, nella Progressione fondamen- Tecnica molto interessan-
te perché evidenzia alcu-
tale sfalsata e nell’Accoppiamento dei piedi,
ni aspetti importanti del
utilizziamo contemporaneamente due appoggi movimento e permette di
(in posizione sfalsata) situati ad altezze diffe- sviluppare la capacità mo-
toria generale. "Passaggio
renti, ma non più distanti della lunghezza di misto" indica la necessità
una gamba. Qualora la distanza degli appoggi di dover unire in modo
fosse maggiore, non sarebbe possibile passare determinante l’aderenza
all’appoggio.
dall’uno all’altro. In questi casi, è possibile ri-
correre al Passaggio misto che prevede di effet-
tuare uno o più passi intermedi in aderenza per
poggiare un piede sull’appoggio più alto in po-
sizione sfalsata. Il piede basso, pertanto, lavora
in aderenza, particolare che caratterizza questo
tipo di passaggio.
Per eseguire correttamente il passaggio misto,
bisogna focalizzare soprattutto tre aspetti.
Il primo riguarda la scelta dell’altezza della
posizione del piede che per ultimo lavora in
aderenza. Questa posizione dovrà consentire
di estendere completamente la gamba prima
di raggiungere l’appoggio in posizione sfalsata.
Poggiare il piede più in basso o più in alto è
ugualmente sbagliato: nel primo caso non po-
tremo raggiungere l’appoggio e nel secondo,
qualora lo raggiungessimo, non riusciremmo
a caricarlo correttamente con il peso del corpo
(quinta posizione).
Il secondo riguarda il movimento avanti-dietro
Tecnica individuale Alpinismo su roccia
241
244
Fig 5.148 Progressione a triangolo con due passi Fig 5.149 Progressione a triangolo con due passi
Fig 5.150 Progressione a triangolo con due passi Fig 5.151 Progressione a triangolo con due passi
Fig 5.152 Progressione a triangolo con due passi Fig 5.153 Progressione a triangolo con due passi
Alpinismo su roccia Tecnica individuale
Fig 5.154 Progressione a triangolo con Fig 5.155 Progressione a triangolo con
quattro passi quattro passi
Fig 5.156 Progressione a triangolo con Fig 5.157 Progressione a triangolo con
quattro passi quattro passi
Tecnica individuale Alpinismo su roccia
Paolo Caruso
capitolo 6
Ancoraggi e soste
INDICE
Premessa
Ancoraggi
• Classificazione degli ancoraggi
• Ancoraggi naturali
• Ancoraggi artificiali
Soste
• Collegamenti in parallelo
• La sosta mobile
• La sosta fissa
• La sosta semimobile
• La sosta con asola inglobata
• Collegamento in serie
• Uso dei blocchi da incastro in opposizione
torna al sommario
Ancoraggi e soste Alpinismo su roccia
PREMESSA
In questo capitolo si affronta la tematica della progressione della cordata
in parete, considerando in particolare la predisposizione di ancoraggi di
progressione e di sosta, la realizzazione di soste per la salita e per le calate
in corda doppia.
250 Per quanto riguarda nello specifico le tecniche di assicurazione dal secondo
al primo di cordata, si daranno qui le indicazioni principali sulle modalità
e tecniche corrette da adottare, rimandando per una trattazione dettagliata
al cap. 8 e alle pubblicazioni [1] [12], che riportano anche numerosi test ed
esperimenti condotti negli anni su questi argomenti.
Infine, per la particolarità della tecnica, si demanda al capitolo 10 l’illu-
strazione di alcuni aspetti delle tecniche di predisposizione di ancoraggi in
arrampicata artificiale, così come pure dei materiali specifici.
ANCORAGGI
Classificazione degli ancoraggi
Prima di parlare del corretto uso della corda
per effettuare le manovre di autoassicurazio-
ne e assicurazione, è necessario esaminare le
modalità di ancoraggio della cordata alla pare-
te. Infatti, condizione essenziale per una salita
sicura è che sulla parete esistano, o che vi si
possano applicare, ancoraggi sufficientemente
solidi che consentano il collegamento dei com-
ponenti della cordata alla parete stessa.
Gli ancoraggi possono essere di due tipi:
naturali o artificiali. Con ancoraggi naturali si
intendono: spuntoni di roccia, fori comuni-
canti (clessidre), alberi, sassi incastrati, massi e
strozzature. Con ancoraggi artificiali si inten-
dono: chiodi da roccia, blocchetti da incastro
fissi o regolabili, cunei, spit/fix.
Alpinismo su roccia Ancoraggi e soste
Spuntoni
E’ necessario precisare che sugli spuntoni vanno
sempre usati anelli di cordino o fettuccia e solo
eccezionalmente (nel caso di mancanza di mate-
riale) la corda di cordata. Dato per scontato l’ac-
certamento della loro solidità, gli inconvenienti
che questo tipo di ancoraggio presenta sono:
- possibilità di taglio dell’anello di cordino o
fettuccia, in caso di strappo, da parte di spigoli
taglienti della roccia;
- possibilità di sfilamento degli anelli di cordino
o fettuccia dallo spuntone.
Al primo inconveniente si può almeno in parte
ovviare smussando col martello gli spigoli o im-
piegando più anelli. Il secondo inconveniente
comporta un rischio maggiore e limita la pos-
sibilità di impiego dello spuntone come anco-
raggio al punto di sosta. Quando l’assicurazione
è effettuata al primo di cordata, nel caso di una
sua caduta, lo strappo può essere rivolto verso
Fig. 6.01 Spuntone utilizzato per
l’alto (la corda è passata attraverso altri anco- corda doppia
Ancoraggi e soste Alpinismo su roccia
Clessidre
Fori comunicanti naturali o clessidre possono
essere presenti anche in grande quantità su pa-
reti di calcare o dolomia, mentre sono rarissimi
su granito. Verificatene le dimensioni e la solidi-
tà, una clessidra può essere utilizzata come buon
punto di ancoraggio, sia come rinvio che come
sosta (figura 6.02). Spesso, risulta più convenien-
te e facile l’uso di cordini o fettucce in kevlar o
dyneema, per la minore dimensione e anche per
la maggiore rigidezza che a volte consentono un
Fig. 6.02 Utilizzo di una clessidra
migliore e più semplice piazzamento.
Alpinismo su roccia Ancoraggi e soste
Sassi incastrati
Sassi o blocchi incastrati possono essere pre-
senti in fessure o camini e vengono utilizzati,
dopo una verifica della solidità dell’incastro, av-
volgendovi attorno un cordino o una fettuccia
(figura 6.03).
253
Massi e strozzature
Per quanto riguarda i massi, accertatane la soli-
dità, si procede come nel caso di spuntoni. Le
strozzature formate da grossi massi appoggiati
alla parete con uno dei loro spigoli possono co-
stituire ottimi ancoraggi. Per utilizzarli è suffi-
ciente passare dietro e sopra la strozzatura un
cordino o una fettuccia (figura 6.04).
Alberi
Gli alberi, se presenti, offrono solitamente ot-
timi punti di ancoraggio e sosta. Si deve ovvia-
mente verificarne la robustezza e diffidare delle
piante secche (figura 6.05).
Il collegamento (cordino o fettuccia) deve es-
sere predisposto alla base del tronco; è sconsi-
gliabile predisporre il cordino o la fettuccia di
collegamento “a strozzo”, a causa dell’effetto
“taglio” che si può venire a creare.
Fig. 6.05 Alberi
Ancoraggi e soste Alpinismo su roccia
Ancoraggi artificiali
L’uso di ancoraggi artificiali è reso necessario
dalla diminuzione o assenza di ancoraggi natu-
rali presenti in parete. Gli ancoraggi artificiali
possono essere talvolta di aiuto non solo per
l’assicurazione, ma anche per la progressione
254 vera e propria della cordata (arrampicata ar-
tificiale). La creazione di ancoraggi artificiali
Una scorta di materiale
per predisporre ancorag- avviene tramite la predisposizione in loco di
gi artificiali deve essere chiodi, blocchi da incastro, spit, ecc.
in dotazione ad ogni cor- Una scorta di materiale per predisporre anco-
data su vie di stampo al- raggi artificiali deve essere in dotazione ad ogni
pinistico. La scelta sia del
tipo di materiale sia della cordata su vie di stampo alpinistico. La scelta
sua quantità dipende sia del tipo di materiale (chiodi, blocchi da in-
dalla difficoltà e dal tipo castro, ecc.) sia della sua quantità dipende dalla
di terreno della salita. difficoltà e dal tipo di terreno della salita. Men-
tre è chiaro che su vie di arrampicata sportiva
è normalmente superfluo avere attrezzatura
di questo tipo, per vie “di ambiente” almeno
una dotazione minima di blocchi da incastro è
consigliata. Su vie di un certo impegno o poco
frequentate, oltre ai blocchi da incastro è op-
portuno avere anche una scelta più ampia di
chiodi. Il tipo, la dimensione e l’effettiva quan-
tità di questo materiale devono essere valutati
di volta in volta, con attenzione, in dipendenza
dalla salita che si intende affrontare.
Chiodi da roccia
L'utilizzo corretto dei Per utilizzare al meglio i chiodi in ogni situazio-
chiodi ha bisogno di ne è necessaria una grande esperienza, spirito
una grande pratica per
di osservazione, fantasia e pazienza. Infatti, il
acquisire la capacità di
individuare caso per caso loro utilizzo corretto ha bisogno di una grande
e rapidamente il tipo, il pratica per acquisire la capacità di individuare
posizionamento e le ca- caso per caso e rapidamente il più opportu-
pacità di tenuta.
no posizionamento e dimensione/fattezza del
chiodo, oltre che per valutarne correttamente
le capacità di tenuta. Purtroppo, nella pratica
Alpinismo su roccia Ancoraggi e soste
Blocchi da incastro
Al giorno d’oggi in pra- Il loro uso è oggigiorno molto diffuso: se utiliz-
tica non si utilizzano
più i chiodi a pressione, zati bene, consentono di effettuare velocemente
essendo stati sostituiti di buone protezioni intermedie senza richiedere
fatto dai fix, che si tro- un eccessivo dispendio di energia. Inoltre, il
vano spessissimo nelle loro utilizzo non rovina la roccia come succede
falesie e anche su vie di
ambiente aperte in ottica invece con ripetute chiodature e schiodature di
“moderna”. fessure. Serve ovviamente esperienza e buon col-
po d’occhio per la loro corretta predisposizio-
ne: se mal posizionati possono, infatti, risultare
inaffidabili e pericolosi.
Il principio su cui si basano, sia i blocchi fissi
sia quelli regolabili, è di creare un ancoraggio
Alpinismo su roccia Ancoraggi e soste
N = 20 * 2/Rc
Ancoraggi e soste Alpinismo su roccia
La sosta mobile
Questo è il tipo “classico” di sosta. Su uno dei
tratti dell’anello di cordino che unisce gli an-
coraggi (nella figura quello di destra) si forma
un occhiello che, insieme all’altro tratto (nella
figura quello di sinistra), si fa passare entro un
266
moschettone a ghiera a base larga (tipo H) da
utilizzare per l’assicurazione al compagno (figu-
ra 6.17).
Questa manovra è necessaria per utilizzare in-
sieme i due rami dell’anello di cordino evitando
Fig. 6.17 Sosta mobile
però che, in caso di cedimento (rottura, estra-
collegamento di due ancoraggi zione) di uno degli ancoraggi, il moschettone si
sfili: i possibili errati collegamenti sono mostra-
ti nella figura 6.18. Il sistema di collegamento
descritto crea così un unico punto centrale in
cui mettere il moschettone su cui si realizza l’as-
sicurazione al compagno ed eventualmente la
propria autoassicurazione. Esso può essere este-
so al caso di più di due ancoraggi (ad esempio
tre) sempre passando il moschettone entro un
occhiello ottenuto su uno dei rami e poi in tutti
gli altri rami, per evitarne lo sfilamento (figura
Fig. 6.18 Sosta mobile
6.19).
collegamenti errati La sosta mobile offre certamente una serie di
vantaggi, ma è giusto sapere che ha anche alcuni
aspetti potenzialmente negativi.
Vantaggi
1) Suddivide il carico in modo più o meno
uguale su tutti i punti di ancoraggio.
2) Funziona bene qualunque sia la direzione del
carico.
Svantaggi
1) In caso di ribaltamento, se si è adottata la
Fig. 6.19 Sosta mobile collegamento tecnica di assicurazione “classica” con mezzo
di tre ancoraggi
barcaiolo effettuato sul vertice della sosta, porta
Alpinismo su roccia Ancoraggi e soste
carichi
268
gradi
50 daN 50 daN
La sosta fissa
Questo tipo di sosta (vedi figura 6.22), presenta
le seguenti caratteristiche:
Vantaggi
1) Nel caso di rottura di uno dei rami di cor-
dino, l’incolumità della sosta non è completa-
mente compromessa, come avviene per la sosta
dinamica.
2) Nel caso di fuoriuscita di uno degli ancorag-
gi, non vi è una sollecitazione “a strappo” sul
(sui) rimanente(i).
Svantaggi
1) E’ direzionale, cioè ripartisce il carico in
modo uniforme sugli ancoraggi solamente se la
sollecitazione proviene da una ben precisa dire-
zione; diversamente, solo uno degli ancoraggi
viene sollecitato.
2) In caso di ribaltamento, oltre alla analoga
considerazione fatta per la sosta dinamica, il
Fig. 6.22 Sosta fissa con unico carico va ad interessare solamente uno degli
nodo sui rami (in alto) o nodi separati ancoraggi.
sui singoli rami (in basso)
Alpinismo su roccia Ancoraggi e soste
La sosta semimobile
Questo tipo di sosta è un compromesso tra le
due precedenti. Viene realizzata su due punti di
ancoraggio realizzando un nodo su ciascuno dei
rami provenienti dagli ancoraggi stessi (figura
6.23).
Vantaggi
1) Nel caso di rottura di uno dei rami di cordi-
no, la tenuta della sosta non è completamente
compromessa; peraltro se la rottura avviene in
particolare sul ramo di cordino in cui scorre il
moschettone, rimane solo l'altro ramo a tratte-
nere il volo (come pure nella sosta fissa).
2) Nel caso di fuoriuscita di uno degli anco-
raggi, vi è una sollecitazione “a strappo” sul ri-
Fig. 6.23 Sosta semimobile manente che risulta inferiore rispetto al caso di
sosta dinamica, in quanto lo scorrimento del
Alpinismo su roccia Ancoraggi e soste
Vantaggi:
1) Suddivide il carico in modo più o meno
uguale su tutti i punti di ancoraggio.
2) Funziona bene qualunque sia la direzione del
carico.
3) Non ci si deve preoccupare del posiziona-
mento del nodo sul ramo più corto della sosta,
in quanto il nodo ad asola inglobata non andrà
mai ad interferire con lo scorrimento del mo-
schettone nel cordino.
4) L’asola inglobata è il punto ottimale dove
andare a porre il primo rinvio nel caso di assi-
curazione ventrale o bilanciata, con il vantaggio
di non dovere “incrociare” i moschettoni.
5) Nel caso di assicurazione classica con mezzo
barcaiolo, se ci si autoassicura sul vertice della
sosta, si ottiene di fatto una assicurazione bilan-
ciata, in quanto il sollevamento del moschet-
tone con il mezzo barcaiolo provoca anche il
sollevamento dell’assicuratore.
Svantaggi
1) In caso di ribaltamento, se si adotta una
tecnica di assicurazione “classica” con mezzo
barcaiolo effettuato sul vertice della sosta e au-
toassicurazione su uno degli ancoraggi, porta a
Fig. 6.24a Sosta ad asola inglobata
Alpinismo su roccia Ancoraggi e soste
Collegamento in serie
Talvolta, per esempio a causa della loro distanza
relativa, non risulta possibile collegare i chiodi
di una sosta in parallelo nei modi descritti in
precedenza. Si ricorre in questi casi ad un altro
tipo di collegamento, detto in serie. Si tratta di
collegare due chiodi con un cordino in modo
tale che il collegamento risulti già, per quanto
possibile, tensionato. A tal fine è possibile uti-
lizzare diversi tipi di collegamento fra i quali il
cosidetto “nodo pacco”, come mostrato in figu-
ra 6.25 (vedi capitolo 3).
277
278
Alpinismo su roccia Corde doppie, corde
fisse, risalita corde
capitolo 7
Corde doppie, corde fisse,
risalita corde
INDICE
Corde doppie
• Generalità
La discesa in corda doppia
• Ancoraggi per corda doppia
• Attrezzatura personale per corda doppia
• Autoassicurazione alla sosta
• Aggancio della corda all’ancoraggio
• Doppia con una o due corde
• Lancio della corda
• Discesa lungo la doppia
• Discesa di più persone
• Discesa di lunghi tratti
• Il discensore
• Il freno moschettone
• Recupero della corda
• Corda doppia guidata dall’alto
• Corda doppia guidata dal basso
• Discesa con tecnica Piaz
• Discesa con tecnica Comici
Corde fisse
• Generalità
• Le corde
• Gli ancoraggi
• Il collegamento della corda agli ancoraggi
• Messa in posa
• Progressione su corda fissa
Risalita delle corde con i nodi autobloccanti
torna al sommario
Corde doppie, corde Alpinismo su roccia
fisse, risalita corde
CORDE DOPPIE
Generalità
Nella pratica dell’arrampicata, capita sovente
di dovere scendere un tratto di parete o pendio
con difficoltà troppo elevate per essere discese in
280
arrampicata. In questi casi, si deve ricorrere a
una manovra di corda molto comune e nota come
“corda doppia”. Se effettuata con tutte le precau-
zioni, questa manovra comporta dei rischi molto
accettabili, anche se non si deve dimenticare che
purtroppo molti incidenti, spesso mortali, sono
legati a leggerezza o troppa confidenza con questa
manovra.
Il principio della corda doppia consiste nel:
- collocare una corda (di lunghezza almeno
doppia del tratto da discendere) a metà della sua
lunghezza attorno ad un punto fisso (ancoraggio
naturale o artificiale) in modo che poi possa essere
recuperata dal basso;
- calarsi su di essa;
- recuperare la corda tirandone una estremità.
Il sistema, anche se semplice, deve essere messo in
pratica con la massima attenzione perché la più
semplice trascuratezza può portare a conseguenze,
come già detto, fatali.
LA DISCESA IN CORDA
DOPPIA
Ancoraggi per corda doppia Si dà per scontato in tutti
i casi la solidità dell’an-
L’ancoraggio per la corda doppia può essere
coraggio, che deve essere
costituito da: verificata nel caso lo si
a) elemento naturale (spuntone di roccia, albe- trovi già predisposto.
ro, ecc.);
b) chiodi o altri ancoraggi artificiali;
c) catene (arrampicata sportiva).
Si dà per scontato in tutti i casi la solidità
dell’ancoraggio, che deve essere verificata nel
caso lo si trovi già predisposto. Utilizzando due
ancoraggi artificiali (chiodi), il tipo di collega- Utilizzando due anco-
raggi artificiali (chiodi),
mento consigliato per le corde doppie è quello il tipo di collegamento
“fisso” (si veda cap. 6), passando il cordino che consigliato per le corde
verrà lasciato in loco direttamente nei chiodi, doppie è quello “fisso”.
Il discensore
Il funzionamento di un Esistono in commercio diversi attrezzi che con-
discensore consiste nel sentono una discesa controllata in corda doppia
far passare la corda dop-
pia attraverso l’attrezzo (discensori). Il loro funzionamento consiste nel
in modo da creare suffi- far passare la corda doppia attraverso l’attrezzo
ciente attrito nello scor- in modo da creare sufficiente attrito nello scor-
rimento della corda, tale
da consentire, durante la rimento della stessa, tale da consentire, durante
calata, il frenaggio desi- la calata, il frenaggio desiderato.
derato. Dal punto di vista funzionale i discensori sono
tutti sostanzialmente equivalenti. Differenze
possono essere riscontrate sugli effetti meccani-
ci che creano in modo più o meno accentuato
L’utilizzo del discensore sulla corda: alcuni, come ad esempio l’Otto,
in corda doppia tende tendono ad “attorcigliarla” e a rovinarla mag-
sempre ad usurare rapi- giormente per via degli attriti tra i rami di
damente le corde, sia per
effetto delle compres- corda, ecc..
sioni meccaniche che si Si deve a questo proposito ricordare, come già
creano nell’anima che,
detto al cap. 2, che l’utilizzo in corda doppia
per la inevitabile presen-
za di cristalli di polvere, tende sempre ad usurare rapidamente le corde,
tagliano i filamenti della sia per effetto delle compressioni meccaniche
corda stessa, sia per la
generazione di calore che
che si creano nell’anima e che (per la inevitabile
rovina la camicia. presenza di cristalli di polvere) tagliano i fila-
menti della corda stessa, sia per la generazione
Alpinismo su roccia Corde doppie, corde
fisse, risalita corde
291
Fig. 7.12 Corda doppia con piastrina Fig. 7.13 Corda doppia con Otto Fig. 7.14 Corda doppia con Tuber
Il freno moschettone
Il freno moschettone può essere utilizzato per
la discesa in corda doppia o in certi tipi di
manovre di soccorso della cordata (cap. 11).
E’ costituito da un complesso di due o più
moschettoni a ghiera opportunamente aggan-
ciati, come illustrato in figura 7.15. I moschet-
toni devono essere uguali e si consideri che i
modelli migliori per questo scopo sono quelli
ovali e a “D”. Il pregio più evidente del freno
moschettone rispetto ad altri discensori è che Fig. 7.15 Il freno moschettone
Corde doppie, corde Alpinismo su roccia
fisse, risalita corde
ancoraggio di calata
primo compagno
capocordata
autoassicurato in sosta;
regola dal basso la velo-
cità di discesa
CORDE FISSE
Generalità
Vi sono diverse circostanze nella pratica dell’al-
pinismo, dell’escursionismo o del soccorso alpino
in cui, per potere superare in sicurezza un tratto
298
impervio, può risultare opportuno o addirittura
necessario attrezzare un tratto di parete o di terre-
no con una corda fissa. Questo capita sia su pareti
di roccia o neve/ghiaccio, quando una cordata di
alpinisti deve superare più volte un tratto partico-
larmente difficile e vuole rendere più veloci e sicu-
re le operazioni, sia su terreno “più facile”, quando
una comitiva di escursionisti si trova, magari in
modo inaspettato ed anche solo per pochi metri,
ad affrontare un tratto impervio e pericoloso. In
Sapere attrezzare un trat-
to di terreno con una
questi casi può essere opportuno utilizzare una
“corda fissa” è dunque corda, che è fissata in modo statico ad ancoraggi
importante per potere opportunamente predisposti, per agevolare il supe-
affrontare con maggior
tranquillità e senso di
ramento delle difficoltà.
responsabilità l’ambiente Sapere attrezzare un tratto di terreno con una
montano, in modo parti- “corda fissa” è dunque importante per potere
colare se si ha la respon-
sabilità della conduzione affrontare con maggior tranquillità e senso di
di gruppi escursionistici responsabilità l’ambiente montano, in modo par-
o se s’intende affrontare ticolare se si ha la responsabilità della conduzione
una grande parete.
di gruppi escursionistici o se s’intende affrontare
una grande parete.
Si noti che “corde fisse” possono essere utilizzate
per tratti in salita, in discesa ovvero in traverso;
inoltre, come già accennato, può essere necessario
predisporle su roccia, su neve/ghiaccio o su ter-
reno misto, cosa che richiede da parte di chi le
predispone una grande abilità ed esperienza per
l’installazione dei necessari ancoraggi intermedi
e delle soste.
Alpinismo su roccia Corde doppie, corde
fisse, risalita corde
Le corde 299
zare per questo scopo, oltre alla classica “corda su una corda fissa, anche
nel caso di rottura di un
singola”, anche una “mezza corda”. I carichi ancoraggio, sono di enti-
sviluppati potrebbero anche essere sopportati tà abbastanza modesta
da una “corda gemellare”, che però invecchia rispetto a quelli che sono
i carichi di rottura di una
e si usura più rapidamente delle altre e quindi corda è possibile utiliz-
è necessario cambiarla con maggior frequenza zare per questo scopo,
(essendo costituita da meno materiale, il suo oltre alle classiche “corde
singole”, anche le “mezze
utilizzo la porta a deteriorarsi più rapidamente). corde”.
Non si raccomanda in ogni caso un utilizzo di
una corda gemellare singola in quanto esse sono
sempre testate in coppia.
Per quanto riguarda la scelta di quale tipo di
corda è più conveniente utilizzare (e dando per
scontato il fatto che in alpinismo le corde in
dotazione si possono utilizzare tranquillamente
Per quanto riguarda la
per questo scopo) si può dire che nella pratica scelta di quale tipo di
dell’escursionismo uno spezzone di corda di corda è più conveniente
20-30 m (sia corda singola che mezza corda) utilizzare si può dire che
nella pratica dell’escur-
è spesso sufficiente per il superamento delle sionismo uno spezzone di
difficoltà che si possono incontrare. corda di 20-30 m (corda
singola o mezza corda)
è spesso sufficiente per
Gli ancoraggi il superamento delle dif-
Per la migliore sicurezza e funzionalità, le corde ficoltà che si possono
fisse, oltre ad essere “fissate” in modo statico incontrare.
punto di
attrito
Messa in posa
La corda fissa, per essere tale, deve essere soli-
tamente ben tesa, fatta eccezione per i tratti da
percorrere in discesa in corda doppia.
Quando si tende una corda, soprattutto se
Dopo aver teso una
prima volta la corda,
dinamica, occorre ricordare che a causa dell’ela-
306 sopratutto se dinamica, sticità essa non sembrerà mai veramente tesa.
è opportuno sollecitarla, Questo effetto viene peraltro anche aumentato
per stringere ulterior-
mente i nodi, prima di inizialmente dal fatto che i nodi si stringono.
tenderla definitivamente. Per questo motivo è consigliato, dopo aver teso
una prima volta la corda, sollecitarla, per strin-
gere ulteriormente i nodi, prima di tenderla
definitivamente.
Di norma è la persona più esperta del gruppo
che provvederà sia alla messa in opera che al
recupero della corda fissa, operando secondo
uno dei seguenti schemi:
Traverso facile ma esposto
Dopo aver fatto un nodo di sicura su un capo,
il capocordata fissa l’altra estremità della corda
Ad ogni ancoraggio si
provvede a tensionare
ad un ancoraggio (con barcaiolo o nodo delle
la tratta di corda, even- guide con frizione) e si autoassicura con un
tualmente utilizzando autobloccante alla corda stessa. Procede poi
una semplice carrucola
formata dal nodo auto-
lungo il tratto esposto ponendo degli ancoraggi
bloccante Prusik e un intermedi, che vanno collegati alla corda con
moschettone. nodi autobloccanti. Ad ogni ancoraggio si
provvede a tensionare la tratta di corda, even-
tualmente utilizzando una semplice carrucola
formata dal nodo autobloccante Prusik e un
moschettone.
Durante queste operazioni il capocordata rima-
ne autoassicurato alla corda con l’autobloccan-
te. Una volta finita la traversata, fisserà l’altro
capo della corda con nodo mezzo barcaiolo,
asola e controasola, dopo aver tensionato la
Alpinismo su roccia Corde doppie, corde
fisse, risalita corde
Traverso difficile
Si opera in modo analogo al precedente, con la
differenza che la corda serve anche come aiuto
alla progressione. In questo caso può essere
necessario che il capocordata proceda, per la
posa della corda, come durante una normale In questo caso può essere
necessario che il capocor-
scalata, assicurato dai compagni con mezzo bar- data proceda, per la posa
caiolo al punto di sosta e con dei normali rinvii della corda, come durante
intermedi. Superato il traverso, si provvederà a una normale scalata, assi-
curato dai compagni con
fissare le due estremità della corda e a sostituire mezzo barcaiolo al punto
i rinvii intermedi con degli autobloccanti. di sosta e con dei normali
Pendio o parete ripida o verticale rinvii intermedi.
Anche in questo caso la corda serve più che
altro per la sicurezza. Il capocordata procede
come durante una salita normale, assicurato alla
sosta con mezzo barcaiolo, e procedere predi-
sponendo dei rinvii intermedi.
Alla fine, il capocordata scenderà nuovamente
al punto iniziale e risalendo provvederà al recu-
pero del materiale.
Corde doppie, corde Alpinismo su roccia
fisse, risalita corde
p1
R I S A L I TA DELLE
CORDE CON I NODI
AUTOBLOCCANTI
È una manovra che consente di salire lungo una
p2 corda in condizioni di costante sicurezza. Può
essere necessario ricorrere a questo sistema per
risalire un tratto di corda al quale si è rimasti
appesi, come ad esempio durante una corda
doppia se non si trova un adeguato punto di
sosta, nella risalita di corde fisse strapiombanti,
o anche come manovra di emergenza in par-
ticolari situazioni (es. recupero corda doppia
bloccata). Nel caso di risalita di corde doppie,
i nodi autobloccanti (vedi sotto) devono essere
avvolti intorno ad entrambe le corde contem-
poraneamente, evitando assolutamente di risa-
lire su una corda sola.
Per la risalita si utilizzano due cordini: uno per
il busto e l’altro per un piede. Il primo viene
collegato all’imbracatura dopo aver realizzato
Fig. 7.28 Risalita con autobloccanti sulle corde un nodo autobloccante Machard
Alpinismo su roccia Corde doppie, corde
fisse, risalita corde
p2
A
s c
Fig. 7.29 Fasi di risalita
Corde doppie, corde Alpinismo su roccia
fisse, risalita corde
314
Alpinismo su roccia Tecniche di assicura-
zione in parete
capitolo 8
Tecniche di assicurazione in
parete
INDICE
Premessa
Ancoraggi di sosta, ancoraggi intermedi e autoassicurazione
• Ancoraggi di sosta
• Ancoraggi intermedi o di protezione ("rinvii")
• Autoassicurazione
Richiami sull'assicurazione dinamica e sui freni
Tecniche di assicurazione dinamica al primo di cordata
• Generalità
• Tecniche senza sollevamento dell'assicuratore
• Tecniche con sollevamento dell'assicuratore
• Considerazione sull'utilizzo del freno mezzo barcaiolo
Tecniche di assicurazione al secondo di cordata
• Recupero con nodo mezzo barcaiolo
• Recupero con piastrina
• Assicurazione nell'arrampicata sportiva
Assicurazione con metodo tradizionale a spalla
Progressione della cordata su terreno alpinistico
Passaggio delle corde in carico dal Tuber alla sosta
torna al sommario
Tecniche di assicura- Alpinismo su roccia
zione in parete
PREMESSA
Per assicurazione si intende l’insieme delle manovre di corda che, attuate
su un ancoraggio di sosta, consentono di ridurre al minimo o neutralizzare
le conseguenze prodotte dalla eventuale caduta di uno dei componenti la
cordata.
316
Tutte le tecniche di progressione applicate su qualsiasi tipo di terreno, a parte
il movimento della cordata “in conserva” (vedi capitolo 9), sono basate su due
presupposti fondamentali:
1) l’autoassicurazione;
2) l’assicurazione del compagno (primo e secondo di cordata).
In questo capitolo sono presentate quelle tecniche che, sulla base di un’amplis-
sima sperimentazione, sia nella pratica alpinistica che nelle prove di labora-
torio, appaiono presentare le maggiori garanzie di sicurezza e, in generale,
di efficienza. Essendo tuttora il settore in costante evoluzione sono comunque
prevedibili, in futuro, innovazioni.
ANCORAGGI DI SOSTA,
ANCORAGGI INTERMEDI E
AUTOASSICURAZIONE
Ancoraggi di sosta
Per le caratteristiche degli ancoraggi di sosta
318
ed al collegamento dei medesimi, si rimanda
al capitolo 6. La sosta costituisce il punto
chiave della catena di sicurezza, in quanto dalla
sua affidabilità dipende l’incolumità dell’intera
cordata. Data l’importanza degli ancoraggi di
sosta, essi devono essere quanto più affidabili
possibile, compatibilmente con il tipo di terre-
no e le difficoltà di posizionamento.
La sosta costituisce il Si ricorda comunque che:
punto chiave della cate-
na di sicurezza, in quan-
to dalla sua affidabilità • arrampicando lungo itinerari ove non vi
dipende l’incolumità siano soste già predisposte, bisogna cercare di
dell’intera cordata; quin-
di gli ancoraggi di sosta
individuare preventivamente il punto di sosta,
devono essere quanto più possibilmente riparato da scariche (di sassi
affidabili possibile, com- o ghiaccio) e sufficientemente comodo: una
patibilmente con il tipo
di terreno e le difficoltà
buona soluzione potrebbe essere una rientranza
di posizionamento. della parete, oppure il lato di un canale, un
terrazzino, ecc.;
• nella realizzazione di una sosta non si deve
usare mai un solo ancoraggio; a meno di
casi eccezionali (tronchi d’albero, manufatti in
acciaio, cemento, ecc.) vanno sempre utilizzati
almeno due ancoraggi: in casi particolari può
essere, infatti, necessario utilizzarne tre o più;
• nel predisporre gli ancoraggi di sosta ed il
loro collegamento va tenuto presente che gli
stessi devono formare un sistema in grado di
resistere a forze provenienti da tutte le direzioni:
le sollecitazioni possono, infatti, provenire dal
basso (in caso di caduta del secondo di cordata
Alpinismo su roccia Tecniche di assicura-
zione in parete
Autoassicurazione
L’alpinista che assicura il compagno che arram-
pica deve essere fermo, in posizione sicura e di
massima stabilità. Per ottenere ciò, l’alpinista
si deve “autoassicurare” alla sosta, fissandovi Fig. 8.03 Rinvio sbagliato
un moschettone a ghiera e realizzando su que-
st’ultimo un nodo barcaiolo, con il tratto della
corda di cordata, a poca distanza (50-100 cm)
dalla propria legatura.
La modalità di autoassicurazione, cioè del col-
legamento di chi assicura, dipende dall’affidabi-
lità dell’ancoraggio che, a sua volta condiziona
il tipo di assicurazione al compagno. Per com-
Fig. 8.03a Rinvio sbagliato
Tecniche di assicura- Alpinismo su roccia
zione in parete
RICHIAMI
S U L L’ A S S I C U R A Z I O N E
DINAMICA E SUI FRENI
Il lettore, per una maggiore comprensione degli
argomenti trattati, può consultare il cap. 4
324
L’assicurazione dinamica “Catena dinamica e tecniche di assicurazione”
è l’insieme delle tecniche del presente manuale, oppure, se desidera ulte-
di assicurazione che per-
riori approfondimenti, può fare riferimento alla
mettono la dissipazione
per attrito di una parte documentazione prodotta dalla Commissione
rilevante dell’energia Centrale Materiali e Tecniche [19][24][25][28]
cinetica acquistata dal-
[26].
l’alpinista durante una
caduta in parete.
Assicurazione dinamica
L’assicurazione dinamica è l’insieme delle tecni-
che di assicurazione che permettono la dissipa-
zione per attrito di una parte rilevante dell’ener-
gia cinetica acquistata dall’alpinista durante una
caduta in parete. In situazione di corda frenata,
questa energia viene quasi completamente dissi-
pata da un freno e da altri attriti eventualmente
presenti. Con attriti elevati lungo la catena di
sicurezza (rinvii angolati, corda a contatto con
Un’assicurazione dina- la parete, ecc.), il freno potrebbe anche non
mica, cioè l'arresto della
caduta con un opportu- entrare in azione, determinandosi così una
no frenaggio progressivo situazione di corda bloccata.
della corda, riduce forte- Mettendo in atto un’assicurazione dinamica,
mente sia lo strappo rice-
vuto da chi cade, sia le cioè arrestando la caduta con un opportuno
forze applicate all’anco- frenaggio progressivo della corda, si riducono
raggio di sosta ed all’ul- fortemente sia lo strappo ricevuto da chi cade,
timo ancoraggio posizio-
nato dal capocordata. sia le forze applicate all’ancoraggio di sosta ed
all’ultimo ancoraggio posizionato dal capocor-
data.
E’ da sottolineare che è la forza frenante eser-
citata dal sistema mano-freno che determina
Alpinismo su roccia Tecniche di assicura-
zione in parete
810 daN
300
freno daN
forza frenante (300 daN) +
forza d'arresto (510 daN) =
carico all'ultimo rinvio (810 daN)
Assicurazione classica
Questo metodo, caratterizzato da diverse
varianti, è comunemente adottato nelle scuole
332 del CAI. Il freno va applicato al vertice inferiore
del triangolo di sosta e l’assicuratore è autoas-
sicurato, con la corda di cordata ed un nodo
barcaiolo, al più sicuro degli ancoraggi di sosta
(vedi precedente sezione “Autoassicurazione”).
Nell’assicurazione classica come freno viene
Fig. 8.13 Assicurazione classica
utilizzato il nodo mezzo barcaiolo. Questa
scelta è dovuta al fatto che gli altri tipi di freno
(Tuber, piastrina Sticht, ecc.), quando operano
con i rami della corda in entrata e in uscita dal
freno paralleli tra loro (come in caso di caduta
del capocordata in assenza di rinvii intermedi),
non garantiscono un sufficiente fattore di mol-
Nell’assicurazione clas- tiplicazione delle forze.
sica come freno viene
utilizzato il nodo mezzo
barcaiolo. Questa scelta Pro
è dovuta al fatto che gli
I pregi si possono così riassumere:
altri tipi di freno quando
operano con i rami della • assicuratore non coinvolto dal volo;
corda paralleli tra loro • elevata forza frenante in caso di caduta con
(vedi caduta del capocor-
data in assenza di rinvii),
scarsi attriti e/o senza rinvii intermedi (caduta
non garantiscono un suf- diretta sulla sosta);
ficiente fattore di molti- • minori problemi, dopo la caduta, nelle mano-
plicazione delle forze.
vre di autosoccorso.
Contro
• forte sollecitazione sulla sosta e sull’ultimo
rinvio posizionato dal primo di cordata prima
della caduta;
• durante la trattenuta da parte dell’assicura-
tore, vi è una prima fase in cui il freno non è
operativo: tale fase dura tutto il tempo richiesto
Alpinismo su roccia Tecniche di assicura-
zione in parete
Conclusioni
Sviluppando una forza frenante più elevata
rispetto alle tecniche con sollevamento dell’as-
sicuratore, è una manovra consigliabile princi-
palmente quando si opera con soste e ancoraggi
affidabili, sia su roccia che su ghiaccio.
In definitiva, si può raccomandare, in generale,
di creare un triangolo di collegamento il
più corto possibile, compatibilmente con
la funzione di ripartizione dei carichi sugli
ancoraggi di sosta collegati, trovando cioè
Tecniche di assicura- Alpinismo su roccia
zione in parete
Pro
• la forza frenante esercitata dal sistema mano-
freno è inferiore rispetto all’assicurazione classi-
ca, anche se maggiore rispetto a quella dell’assi-
curazione ventrale;
• rispetto all’assicurazione classica, si generano
Fig. 8.19 Ass. bilanciata su asola
sollecitazioni minori sull’ultimo rinvio e, in
genere, sulla sosta;
• rispetto all’assicurazione ventrale, in caso di
ribaltamento della sosta si ottiene un solleva-
mento dell’assicuratore più contenuto in virtù
La caduta del primo di
del collegamento diretto del freno al triangolo di cordata su rinvii interme-
sosta, che ammortizza l’innalzamento. di solleverà sempre, più o
meno violentemente, l’as-
Contro
sicuratore (in funzione
• la caduta del primo di cordata su rinvii inter- dell’altezza del triangolo
medi solleverà sempre, più o meno violente- di sosta e dell’autoassi-
curazione), salvo il caso
mente, l’assicuratore (in funzione dell’altezza in cui siano presenti rin-
del triangolo di sosta e dell’autoassicurazione), vii angolati o comunque
salvo il caso in cui siano presenti rinvii angolati importanti attriti della
corda sulla parete e non.
o comunque importanti attriti della corda sulla
parete e non;
• nel caso in cui l’assicuratore sia solo appoggia-
to e non sospeso alla sosta, la presenza di laschi
di corda creerà sicuramente strappi dannosi per
una buona trattenuta; è pertanto preferibile
restare appesi;
Tecniche di assicura- Alpinismo su roccia
zione in parete
341
Pro
• rispetto all’assicurazione classica e alla classica
bilanciata, l’assicurazione ventrale, per il modo
di operare indotto nell’assicuratore (il moto
della mano trattenente è orizzontale e non coin-
volge la forza peso della mano stessa), genera
342 una forza frenante minore e quindi minori
carichi su tutta la catena di sicurezza;
• l’uso di due mezze corde passate in modo
alternato nei rinvii (attuabile solo con questa
tecnica), riduce notevolmente il carico sull’ulti-
mo rinvio e sulla sosta in caso di caduta;
• permette di limitare al massimo i laschi di
corda nella manovra del freno, non prolungan-
do in tal modo la caduta del capocordata;
• l’assicurazione ventrale con impiego del Tuber
e di una corda semplice è frequentemente
utilizzata anche nell’arrampicata sportiva su
percorsi caratterizzati da ancoraggi affidabili e
vicini tra loro: in questo caso eventuali voli del
capocordata non dovrebbero creare particolari
problemi a colui che assicura e nel contempo
il Tuber in vita consente a quest’ ultimo una
gestione più precisa della corda rispetto ad altri
Fig. 8.25 Assicurazione ventrale
sistemi frenanti.
Contro
Solo la presenza di attri- • la caduta del primo di cordata solleverà quasi
ti e rinvii angolati può sempre, più o meno violentemente, l’assicu-
giustificare il passaggio
alternato delle corde nei ratore; l’entità del sollevamento è in funzione
rinvii, da ciò deriva una della differenza di peso degli alpinisti, della
notevole riduzione della
lunghezza del triangolo di sosta e del ramo di
sicurezza nell’avere una
sola mezza corda interes- autoassicurazione (vedi figura 8.26);
sata al volo. • solo la presenza di attriti e rinvii angolati può
giustificare il passaggio alternato delle corde
nei rinvii; da ciò deriva una notevole riduzione
della sicurezza nell’avere una sola mezza corda
Alpinismo su roccia Tecniche di assicura-
zione in parete
Fig. 8.29 Assicurazione a spalla Fig. 8.30 Assicurazione con nodo mezzo barcaiolo
anni ‘60 anni ‘90
Tecniche di assicura- Alpinismo su roccia
zione in parete
TECNICHE DI
ASSICURAZIONE AL
SECONDO DI CORDATA
L’assicurazione al secondo di cordata pone
meno problemi in quanto, salvo il caso di tra-
versate, una caduta non provoca sollecitazioni
di intensità elevata, pericolose per l’ancoraggio
di sosta.
353
al compagno
Inserimento corda Recupero di una corda Recupero di due corde Fig. 8.36 Piastrina autobloccante
Assicurazione nell’arrampicata
sportiva
Un discorso a parte merita la tecnica di assicu-
razione che si attua nell’arrampicata sportiva,
[31]. Precisato che nel caso di vie di più tiri è
opportuno ricorrere alle stesse modalità che si
354 applicano nel caso di arrampicate in ambiente,
sia nel caso di assicurazione al primo sia al
secondo, si deve peraltro dire che la maggior
parte delle arrampicate sportive consiste di
monotiri, con protezioni sicure e poste a
distanza relativamente ravvicinata. In questi
casi, il predisporre soste per effettuare l’assicu-
razione al compagno che sale diventa un com-
pito ritenuto noioso ed inutile e raramente si
vedono arrampicatori che se ne preoccupano.
Pur ritenendo in ogni caso validi i concetti
sopra riportati riguardanti la sicurezza, si deve
riconoscere che, vista la maggior sicurezza e
numerosità dei punti di assicurazione, le sol-
lecitazioni che si verificano nell’arrampicata
sportiva sono in genere (anche se non è sempre
così) molto inferiori a quelle che si verificano
in ambiente. Sono pertanto, se realizzate
correttamente, da ritenersi ragionevolmente
Vista la maggior sicurez-
za e numerosità dei punti
sicure le tecniche adottate dalla maggior parte
di assicurazione, le solle- degli arrampicatori sportivi. Si devono peraltro
citazioni che si verificano precisare alcuni fatti importanti, che sembrano
nell’arrampicata sportiva
sono in genere molto
talvolta essere ignorati o poco considerati.
inferiori a quelle che si
verificano in ambiente. Assicurazione in vita: la differenza di peso
E’ prassi comune nell’arrampicata sportiva
eseguire l’assicurazione al primo collegandola
direttamente all’imbracatura. In questo caso,
se la sollecitazione causata dal primo che vola
è forte, l’assicurante tende ad essere “strappa-
Alpinismo su roccia Tecniche di assicura-
zione in parete
ASSICURAZIONE CON
METODO TRADIZIONALE
A SPALLA
Questa manovra viene, di norma, eseguita su
terreno facile e solo in presenza di partico-
357
lari condizioni di sicurezza, successivamente
descritte (fig. 8.41). L’assicurazione a spalla va
usata anche quando non sia possibile appron-
tare un punto di sosta adatto a realizzare un’as-
sicurazione dinamica con freni.
E’ eseguibile anche senza disporre di imbraca-
verso il basso
tura, verso il basso o verso l’alto, sia nei con-
fronti del secondo che del primo di cordata.
Trattandosi di un metodo “indiretto”, che
sfrutta l’attrito della corda attorno al corpo
dell’assicuratore, va posto in essere solo quando
siano stati attentamente valutati gli effetti di
un’eventuale caduta o scivolata del compagno
assicurato (vedi cap. 5 - La sicura a spalla e la
sua evoluzione).
Ci si deve innanzitutto autoassicurare ad un
ancoraggio di sosta ritenuto affidabile (anche se
può sostenere sollecitazioni in una sola direzio-
ne): per fare ciò in mancanza di imbracatura,
è necessario quantomeno legarsi in vita con
la stessa corda o con uno spezzone di corda o
cordino (vedi cap. 3 - Realizzazione di imbra-
catura di emergenza).
Gli elementi essenziali sono la posizione del
corpo e il modo di vestire la corda.
L’alpinista che procede a questa manovra nei
confronti del secondo di cordata, una volta verso l'alto
PROGRESSIONE DELLA
CORDATA SU TERRENO
ALPINISTICO
Generalità
Su terreno alpinistico per motivi di velocità e di
sicurezza le cordate devono essere composte da due
o, al massimo, tre componenti. Su terreno alpinistico
Per quanto riguarda la formazione della cordata per motivi di velocità e
di sicurezza le cordate
vanno considerati tre aspetti: devono essere composte
- il numero dei componenti; da due o, al massimo, tre
- il loro modo di legarsi alla corda; componenti.
- la loro posizione reciproca, che dipende dalle
rispettive capacità nonché dalla natura e dalle con-
dizioni del terreno.
Tecniche di assicura- Alpinismo su roccia
zione in parete
367
368
Progressione in
conserva su pendii e
creste
capitolo 9
Progressione in conserva su
pendii e creste
INDICE
Premessa
Indicazioni e suggerimenti
• Tipi di terreno e modalità di progressione in conserva
• Terreno facile su neve e roccia - conserva corta
• Tratti rocciosi e creste di bassa difficoltà - conserva media
• Percorsi facili - conserva lunga
torna al sommario
Progressione in Alpinismo su roccia
conserva su pendii e
creste
PREMESSA
Nella pratica alpinistica capita spesso di dover procedere su terreni conside-
rati “facili” attuando una progressione in conserva, nella quale i componenti
della cordata sono legati e si muovono in contemporanea. Si tratta di itinera-
ri di vario genere: tratti facili di roccia, creste, facili itinerari di misto che si
370 caratterizzano dall’alternanza di passaggi di neve, di ghiaccio e di roccia.
La lunghezza di questi itinerari, la necessità di rimanere esposti a eventuali
pericoli oggettivi il minor tempo possibile, la possibile esigenza di conservare
delle buone condizioni di neve, impongono di dover procedere rapidamente
pur conservando un certo grado di sicurezza. Per questo motivo su tratti
facili di molte ascensioni e in numerose discese si preferisce non adottare le
tecniche di assicurazione su parete che prevedono il movimento di un com-
ponente alla volta assicurato dagli altri compagni, vincolati a loro volta al
terreno da opportune soste. Questo ultimo tipo di progressione “tiro per tiro”
è poco consigliabile, a meno che uno dei compagni non abbia esperienza o
sia infortunato o non si senta bene.
Su questi terreni “facili” i componenti della cordata potrebbero slegarsi e pro-
cedere indipendentemente; questa soluzione, che da un lato è buona perché
permette un notevole risparmio di tempo, è anche potenzialmente pericolosa
perché un appiglio che cede o l’essere colpiti da un sasso possono causare la
perdita d’equilibrio e anche una caduta impossibile da arrestare.
Solo raramente, quando i membri della cordata hanno elevata esperienza,
medesime capacità ed un alto margine di sicurezza rispetto alle difficoltà che
devono superare, il procedere slegati può risultare un rischio accettabile; nella
maggior parte dei casi il pericolo a cui si espone la cordata viaggiando slegata
non giustifica la riduzione dei tempi e l’eliminazione dei fastidi prodotti
dall’uso della corda.
Il miglior sistema resta dunque la progressione in conserva che prevede la
legatura in cordata ma senza l’adozione delle normali procedure di assicu-
razione e che tuttavia richiede molta esperienza, attenzione e decisione da
parte dei componenti, soprattutto del più esperto se nella cordata vi sono
elementi che presentano una netta differenza di competenza.
Ci sono due aspetti importanti che devono essere valutati di volta in volta
dalla persona più esperta.
Il primo elemento è costituito dalla grande varietà di situazioni offerte
dal terreno che necessitano la conoscenza di un gran numero di tec-
Alpinismo su roccia Progressione in
conserva su pendii e
creste
Fig. 9.01 Cordata a tre su cresta Fig. 9.02 Cordata a due in discesa
Progressione in Alpinismo su roccia
conserva su pendii e
creste
INDICAZIONI
E SUGGERIMENTI
La progressione in con-
serva corta si basa sul
1) utilizzare corda semplice oppure mezza corda
principio di arrestare la e legare le estremità alle imbracature con nodo
scivolata prima anco- a Otto infilato;
ra che inizi. Per questo
motivo tra i componen- 2) raggiunti i 5 m di distanza tra due com-
ti della cordata la corda ponenti fissare la corda all’anello di servizio
deve rimanere il più tesa tramite moschettone a ghiera e nodo barcaiolo;
possibile.
disporre la corda rimanente a tracolla e fissarla
mediante il nodo bulino con bretella.
Nella cordata a tre il 2° (la persona meno
esperta) si lega alla metà della corda con nodo
barcaiolo all’anello di servizio tramite moschet-
La corda deve essere tesa tone con ghiera;
e la distanza effettiva 3) il capocordata tiene 3-4 asole “aperte” in mano
tra due alpinisti è circa
2 m; si tratta quindi di
di lunghezza decrescente con la accortezza che
un tratto molto corto la corda che va al compagno esca dalla mano
che permette la marcia in direzione del compagno. Nella cordata a
senza toccarsi e soprat-
tutto consente di “senti-
tre anche il 3° tiene su una mano le asole di
re” subito l’inizio della corda;
scivolata del compagno 4) la corda deve essere tesa e la distanza effettiva
e quindi l’immediato
intervento. tra due alpinisti è circa 2 m; si tratta quindi di
un tratto molto corto che permette la marcia
senza toccarsi e soprattutto consente di “senti-
re” subito l’inizio della scivolata del compagno
e quindi l’immediato intervento;
5) su neve, non si realizzano i nodi a palla e
nemmeno il cordino Prusik sulla corda;
Alpinismo su roccia Progressione in
conserva su pendii e
creste
La progressione in conserva corta si basa Fig. 9.04 Asole per secondo che segue
sul principio di arrestare la scivolata prima
ancora che inizi. Per questo motivo tra i terzo di cordata
secondo
di cordata primo
di cordata
2 m (legatura a 5m)
metà corda
secondo
di cordata
metà
corda
2m 2m
legatura a 5 m legatura a 5 m
otto otto
infilato infilato
barcaiolo barcaiolo
barcaiolo
corda a
tracolla
corda a 10 m 10 m
tracolla
Progressione in Alpinismo su roccia
conserva su pendii e
creste
bulino
bulino
barcaiolo
barcaiolo
tratto di corda da
raccogliere 10 m tratto di corda da
raccogliere
12 m
bulino
1° barcaiolo
otto infilato
2° barcaiolo 381
otto infilato
corda a tracolla
10 m
Fig. 9.17 Conserva media a tre
con mezza corda
bloccante) [32].
Nella figura 9.23 il Tibloc è montato su un
rinvio ed ha un orientamento tale da impedire
lo scorrimento della corda verso il basso. Nella
figura 9.24 si può osservare meglio il partico-
lare. La progressione in conserva prevede che i
386 componenti della cordata si muovano contem-
poraneamente; il primo di cordata posiziona i
rinvii e il compagno che segue man mano che
sale li raccoglie.
È importante che il secondo mantenga la corda
tesa e non consenta laschi superiori a mezzo
Fig. 9.24 Impiego del Tibloc
particolare metro, perché altrimenti come in precedenza
esposto, in caso di scivolata, si produrrebbero
gravi lesioni alla corda e ripercussioni sulla
sicurezza della cordata.
Se il primo di cordata dovesse cadere, il Tibloc
non interviene e il rinvio svolge il normale
compito di protezione (vedi figura 9.25).
Al posto del Tibloc, può essere utilizzato anche
il Magic Ring [33], anello di materiale plastico
che viene utilizzato assieme ad un autobloccan-
te Machard o Prusik e che svolge la stessa fun-
zione di blocco della corda nel caso di caduta
del secondo (vedi figura 9.26a e 9.26b).
Fig. 9.25 Tibloc e caduta del primo Il Magic Ring ha un minore effetto di danneg-
giamento delle corde rispetto al Tibloc [16].
Con una cordata a due, composta da alpinisti
di buone capacità e di pari livello e che dispone
di 2 bloccanti si propone la seguente progres-
sione:
a) il capocordata posiziona dei rinvii inter-
medi e una volta arrivato alla fine della prima
lunghezza di corda, colloca un ancoraggio e vi
collega un Tibloc;
Fig. 9.26a Magic Ring e il suo impiego
b) la cordata prosegue in contemporanea a
Alpinismo su roccia Progressione in
conserva su pendii e
creste
Le prove sono state eseguite nel marzo '06 - massa = 80 kg - Fattore di caduta = 1 e 0,50
Lunghezza corda = 1m - Prusik a 6 spire con cordino diametro 5 mm
La forza d'arresto (FA) riportata è riferita alla 1a caduta
Dati delle prove svolte dalla CCMT su Tibloc, Ropeman e nodo autobloccante.
Alpinismo su roccia Progressione in
conserva su pendii e
creste
390
Alpinismo su roccia Progressione con
mezzi artificiali
capitolo 10
Progressione con mezzi
artificiali
INDICE
Premessa
Tecnica di arrampicata in artificiale
• Assicurazione
• Progressione
• Bounce test
• Salita del secondo
• Recupero del saccone
• Imbracatura - parte alta
Materiali specifici per l'arrampicata artificiale
• RURP
• Bird Beak o Pecker
• Crack-N-Up
• Copperhead
• Circlehead
• Hook o ganci
• Rivet hanger
• Chiodi
• Knifeblade “KB” o Lama
• Lost Arrow “LA”
• Angle o chiodo a U
• Bong
• Leeper o chiodo a Z
• Sawed-Off o Baby Angle
• Sandwich - unione di più chiodi
torna al sommario
Progressione con Alpinismo su roccia
mezzi artificiali
PREMESSA
La progressione artificiale può essere definita come quell’insieme di tecni-
che che vengono adottate quando, per procedere nell’arrampicata, si usano
ancoraggi naturali ed artificiali in sostituzione di appigli e appoggi. La
progressione artificiale può essere quindi considerata un sistema per superare
392 tratti problematici più o meno lunghi, impraticabili in arrampicata libera.
E’ meglio precisare tuttavia che anche il solo uso di un chiodo o della corda
come mezzo per progredire è da considerarsi arrampicata artificiale.
Attualmente la tecnica artificiale è assai sofisticata, avendo subito negli
anni diversi notevoli sviluppi, come pure sono molto evoluti i materiali che
si utilizzano. Si può, infatti, parlare in generale di artificiale “classica” e
di artificiale “moderna”. Con la prima si intende l’arrampicata su vie che
normalmente presentano già in loco chiodi, sia da fessura che a pressione, che
consentono a chi arrampica di procedere senza dovere in genere preoccuparsi
della chiodatura (salvo ovviamente un controllo ed eventualmente un ripri-
stino di chiodi od ancoraggi mancanti o ritenuti non sicuri). Con il termine
“artificiale moderna” si intende invece un’etica ed uno stile di progressione
che tende a fare uso esclusivamente di chiodi da fessura (che vengono tolti
dopo il passaggio), di protezioni veloci (friend e nut) e di altri tipi di anco-
raggi che non rovinano la roccia, come i copper head, i ganci, ecc. Si tratta
dunque di una disciplina in cui si deve essere disposti ad accettare un grado
di pericolo maggiore, in quanto chi sale deve in genere predisporre le prote-
zioni che, per loro natura, possono non offrire garanzie ottimali di tenuta
nell’eventualità di una caduta.
In ogni caso, la salita in artificiale richiede dei tempi normalmente molto
più lunghi dell’arrampicata libera, specialmente se è necessario infiggere le
protezioni. Una descrizione dettagliata delle tecniche e dell’uso dei materiali
dell’artificiale moderna esula dagli obiettivi di queste note. Qui ci si limiterà
a dare indicazioni di massima sul materiale tecnico principale e sulle moda-
lità elementari del suo utilizzo. Infine, per quanto riguarda la valutazione
delle difficoltà in arrampicata artificiale, nel capitolo 11 “Le scale delle
difficoltà” si riporta in dettaglio la scala in uso in Europa.
Alpinismo su roccia Progressione con
mezzi artificiali
TECNICA DI ARRAMPICATA
IN ARTIFICIALE
La dotazione minima per l’arrampicata in artifi-
ciale è costituita dalle staffe, scalette di cordino
con appositi gradini metallici oppure intera-
Il fifi, se collegato con 393
mente di fettuccia. Le staffe possono essere cordino o daisy-chain
collegate ad un “fifi”, gancetto metallico con all’imbracatura, può
cordino di recupero, che consente di aggan- anche essere usato per
appendersi provvisoria-
ciarle e di recuperarle facilmente, oppure ad un mente ad un ancoraggio.
moschettone. Il fifi, se collegato con cordino o
daisy chain all’imbracatura, può anche essere
usato per appendersi provvisoriamente ad un
ancoraggio.
Nell'arrampicata artificale moderna vengono
inoltre impiegate una o due "daisy chain" che
servono a collegare l'imbracatura alla protezio-
ne per verificarne la tenuta (vedi Bounce test).
Fig. 10.01 Collegamento dell'imbraco alle daisy chain e ai fifi per l'arrampicata artificiale moderna
Progressione con Alpinismo su roccia
mezzi artificiali
Assicurazione
Le manovre di assicurazione si effettuano nella
stessa maniera già trattata per la progressione
della cordata in arrampicata libera. Qualora
si ritenga opportuno, per diminuire la forza
d’arresto sull’ultimo rinvio e/o per ridurre
394 gli attriti della corda, si utilizzano due mezze
Chi assicura il capocor- corde: il capocordata, dopo aver passato almeno
data sceglie il tipo di
freno più opportuno, nel primo rinvio (meglio anche nel secondo)
considerando il numero entrambe le corde, le inserisce alternativamente
e la qualità degli anco- nei successivi; chi lo assicura sceglie il tipo di
raggi, nonché l’eventuale
decisione di utilizzare freno più opportuno, considerando il numero
le mezze corde alternate e la qualità degli ancoraggi, nonché l’eventuale
nei punti di ancoraggio decisione di utilizzare le mezze corde alternati-
intermedi.
vamente nei punti di ancoraggio intermedi.
396
Fig. 10.03 Pendolo da capocordata Fig. 10.04 Pendolo del secondo di cordata - due corde
Progressione
La sequenza dei movimenti di progressione è
la seguente:
Gli ancoraggi possono
essere utilizzati come
1) predisposizione dell’ancoraggio; appoggi o come appigli.
Questa semplice modalità
2) applicazione del rinvio (senza il passaggio di progressione artificiale
della corda) e aggancio della staffa o all’anco- 397
risulta assai ovvia, ma è
raggio o al moschettone superiore del rinvio; importante sollecitare gli
ancoraggi in maniera cor-
3) verifica della tenuta (operazione detta anche retta, tenendo presenti i
bounce test, particolarmente importante su principi di impiego degli
ancoraggi precari - si veda di seguito); stessi per non provocarne
la fuoruscita.
4) innalzamento;
5) passaggio della corda nel rinvio.
che il piede della gamba libera non poggia sulla Su parete strapiombante
o tetto è necessario stac-
parete per cui, eventualmente, si può utilizzare care il corpo dalla parete
una seconda staffa per puntellare il piede libero e per farlo ci si siede sul
ed aumentare la possibilità di spostamento piede inserito nella staf-
fa; con la gamba libera,
(figura 10.08). tenuta tesa e appoggiata
La posizione di equilibrio ha un raggio d’azio- con la punta del piede
ne limitato e per liberare entrambe le mani si alla parete o su di una 399
seconda staffa, si spinge il
deve agganciare l’imbracatura all’ancoraggio. corpo verso l’esterno fino
a raggiungere la posizio-
ne più stabile.
Bounce test
Prima di innalzarsi sulle staffe è sempre buona
norma verificare la tenuta del nuovo ancorag-
gio. In particolare si deve prendere questa pre-
cauzione nel caso di uso di copperhead o altri
dispositivi “precari” (si veda in seguito).
In questi casi, si procede a questa operazione
collegando, tramite per esempio una daisy
chain, la propria imbracatura alla protezione e,
rimanendo in equilibrio sulla staffa agganciata
alla protezione sottostante, facendo dei piccoli
ma decisi saltelli per verificare la tenuta di quel-
la che si é appena messa.
Questa operazione ovviamente andrebbe appre-
sa esercitandosi in condizioni sicure, per esem-
pio in una palestra o falesia. Inoltre, si deve in
ogni caso prestare molta attenzione se la nuova
protezione (o l’ultima da cui ci si innalza) è
costituita da un gancio (hook).
MATERIALI SPECIFICI
PER L’ARRAMPICATA
ARTIFICIALE
RURP
Inventato da Ivon Chouinard negli anni '60, iI
RURP (Realized Ultimate Reality Piton) è in
sostanza un piccolo chiodo che presenta una
sottile lama con alcuni fori nei quali, a seconda
della penetrazione nelle esilissime fessure, s’in-
serisce una fettuccia, un cordino o un cavetto di 403
Copperhead
I Copperhead (o Alluminhead a seconda del
materiale con cui sono costruiti: rame o allumi-
nio) sono dei piccoli cilindretti con un cavetto
collegato, ideati da Bill Forrest negli anni ’70 in
Yosemite. La differenza principale sta nel fatto
che quelli in rame possono essere riutilizzati un
paio di volte se non sono troppo rovinati, men-
Progressione con Alpinismo su roccia
mezzi artificiali
Hook o ganci
Gli hook sono chiamati anche in molti altri
modi: cliff, ancorette, sky-hook, ganci, ecc..
Sono in pratica degli uncini che si usano ap-
poggiati su piccole incavature della roccia e che
permettono la progressione esercitando su di
essi un caricamento graduale e nella direzione 405
Rivet hanger
406 Sono cavetti d’acciaio o piastrine che vengono
messi attorno alle teste di rivetti che nor-
malmente si trovano già infissi in parete. Ne
esistono vari tipi e di varie misure secondo il
diametro del cavetto, che può variare da 2 a
6 millimetri: dal classico “hanger” in cavetto
che strozza la testina, ai vari tipi di “Key-hole
hanger”, piastrine di acciaio simili a quelle per
gli spit, ma sagomate in maniera tale da poter
essere facilmente messe e tolte con le dita.
Angle o chiodo a U
Per la sua forma aderisce alla roccia sempre con
3 punti di contatto che ne aumentano la tenuta
in caso di volo. Di questo chiodo esistono 6 Fig. 10.16 Angle o chiodo a U
Bong
Poco utilizzati oggigiorno, a causa dei friend
che presentano le stesse dimensioni di apertura,
sono di fatto dei chiodi a U di grosse dimensio-
Fig. 10.17 Bong
ni. Presentano in genere dei fori nel corpo per
potere inserire cordini o fettucce e ridurre così
eventuali effetti di leva.
Leeper o chiodo a Z
E’ un chiodo conformato in maniera tale che
una volta piantato può avere 4 punti di contat-
Fig. 10.18 Leeper o chiodi a Z
Progressione con Alpinismo su roccia
mezzi artificiali
409
Progressione con Alpinismo su roccia
mezzi artificiali
410
Alpinismo su roccia Emergenze
capitolo 11
Emergenze
INDICE
Premessa
Autosoccorso della cordata
Introduzione
• Alcune considerazioni generali sui paranchi
• Sforzi da applicare per il recupero con paranchi
• Sostituzione del mezzo barcaiolo in sosta
Altre manovre
• Il “paranco ultrarapido”
torna al sommario
Emergenze Alpinismo su roccia
PREMESSA
Le manovre illustrate in questo capitolo costituiscono un grande patrimonio
tecnico, sia individuale che di gruppo, e consentono, in caso di necessità o di
incidente non grave, il recupero o la calata del compagno senza l’intervento
del Soccorso Alpino, che ovviamente rimane indispensabile nei casi più gravi
412 e complessi.
È quindi di grande importanza la perfetta conoscenza pratica di queste
manovre che, oltre poter in casi semplici trarre d’intralcio una cordata, por-
tano in genere ad una riduzione dei tempi d’intervento e possono agevolare
anche le condizioni psicologiche del ferito. Prima di intraprendere qualsiasi
manovra è comunque necessaria una valutazione, per quanto possibile, delle
condizioni dell’infortunato, al fine di non peggiorare eventuali condizioni
critiche.
L’eventuale adattamento delle manovre presentate di seguito, alle diverse
condizioni che caratterizzano ogni singolo caso, dovrà essere lasciato al giu-
dizio ed all’esperienza dell’alpinista. Diverse varianti sono, infatti, possibili,
ma la loro utilità e sicurezza dovranno preventivamente essere vagliate con
particolare attenzione.
Queste manovre sono - fortunatamente - di applicazione assai poco frequen-
te ed è quindi facile dimenticarne la tecnica di esecuzione, trovandosi così
nell’emergenza incapaci di effettuarle; si sottolinea quindi che è opportuno,
soprattutto nel caso di Istruttori, ma più in generale di tutti coloro che si
assumono la responsabilità della conduzione di una cordata, esercitarsi
periodicamente nella loro esecuzione.
Il materiale usato nelle manovre illustrate di seguito è quello normalmente in
dotazione della cordata, considerando salite di difficoltà medio-alte: si utiliz-
zano quindi moschettoni, cordini ed altro materiale standard. Ovviamente,
le manovre descritte possono avvalersi anche di materiale tecnico specifico,
come ad esempio pulegge, bloccanti meccanici, ecc., pur mantenendo criteri
di semplicità e praticità.
Un ultimo commento di tipo generale riguarda il fatto che per effettuare la
stessa operazione possono esistere più manovre differenti. Quelle elencate nel
seguito sono quelle che al momento appaiono essere le più valide ed efficienti
nel caso in cui si debba soccorrere e recuperare un compagno di cordata senza
l’intervento del soccorso organizzato.
Alpinismo su roccia Emergenze
AUTOSOCCORSO DELLA
CORDATA
Si illustrano di seguito le manovre di autosoccor-
so che possono essere messe in pratica nel caso
di cordate di due o tre alpinisti nella eventualità
413
di un volo o in ogni caso di situazioni proble- Nelle manovre di auto-
soccorso si presuppone
matiche di uno dei componenti. Anche se nella ovviamente che il soc-
descrizione di tutte le manovre, per brevità corritore, in tutte le fasi
descrittiva, questo particolare non è riportato, delle manovre, sia sempre
autoassicurato alla sosta
si sottolinea che si presuppone ovviamente che mediante la corda di cor-
il soccorritore, in tutte le fasi delle manovre, data oppure con apposita
sia sempre autoassicurato alla sosta mediante longe di sicurezza.
la corda di cordata ovvero con apposita longe
di sicurezza.
È, ovviamente, dato per scontato che è anche
necessario accertarsi della solidità della sosta.
Le manovre illustrate di seguito si distinguono
in due grandi categorie:
INTRODUZIONE
Alcune considerazioni generali sui
paranchi
In condizioni norma- La forza necessaria per recuperare mediante la
li, un uomo medio può corda di cordata il compagno appeso può arri-
applicare una forza di
414
trazione che consente vare a circa il doppio del peso del caduto stesso.
di recuperare una massa Questo a causa degli attriti che si verificano
pari circa alla metà del per lo sfregamento tra la corda e la roccia, tra
suo peso mentre il cadu-
to, causa gli attriti per lo la corda e i moschettoni e per l’angolo che si
sfregamento della corda, genera tra la verticale del caduto e la direzione
potrebbe pesare il dop-
secondo la quale viene esercitata la trazione per
pio del proprio peso.
effettuare il recupero stesso. Si consideri inoltre
che, in condizioni normali, un uomo medio
può applicare una forza di trazione che consen-
te di recuperare una massa pari circa alla metà
del suo peso.
Questi due fatti implicano che per sollevare un
alpinista, con una trazione diretta sulla corda
alla quale questi è appeso, potrebbero essere
necessarie ben 4 persone.
Per il recupero di un Dato che, ad eccezione degli interventi di
compagno è quindi soccorso organizzato, raramente ci si trova ad
necessario sapere predi-
sporre paranchi con il operare in gruppi numerosi, risulta necessario
materiale a disposizione mettere in atto manovre (i paranchi) ed accor-
della cordata e conoscere
gimenti al fine di ridurre la forza necessaria per
esattamente la sequenza
delle manovre necessarie il recupero, mantenendo d’altro canto a livelli
per l’effettuazione del accettabili la complessità e il tempo impiegato
recupero.
nelle operazioni.
Per il recupero di un compagno è quindi neces-
sario sapere predisporre paranchi con il mate-
riale a disposizione della cordata e conoscere
esattamente la sequenza delle manovre necessa-
rie per l’effettuazione del recupero.
Per quanto riguarda gli attriti presenti nel siste-
ma di recupero, numerose prove sperimentali
Alpinismo su roccia Emergenze
Paranco semplice
Questo tipo di paranco, illustrato schematica-
mente in figura 11.02, si chiama “semplice” in
quanto fa uso di una sola carrucola.
La quantità di corda da recuperare è due volte
maggiore di quanto deve essere sollevato il
compagno (per sollevare il compagno di 1
metro occorre recuperare 2 metri di corda).
50 50
Si ha dunque un rapporto 2:1 tra la lunghezza
di corda recuperata e l’innalzamento del com-
pagno. In condizioni ideali (assenza di attriti),
la forza necessaria al sollevamento del caduto
mediante una carrucola semplice corrisponde
alla metà del peso dell’alpinista; nella pratica, a
causa degli attriti, può essere molto superiore e
100
il recupero con questa tecnica potrà non risul-
tare possibile.
Paranco doppio
Il paranco doppio ha questo nome in quanto
per la sua realizzazione sono necessarie due
carrucole, come illustrato in figura 11.03. Una
delle due carrucole è mobile (quella a valle)
mentre l’altra è fissa (in sosta); si veda l’Appen- Nel paranco doppio, la
dice A. La quantità di corda da recuperare è tre quantità di corda da recu- 417
perare è tre volte maggio-
volte maggiore di quanto deve essere sollevato re di quanto deve essere
il compagno (per sollevare il compagno di 1 sollevato il compagno
metro, occorre recuperare 3 metri di corda). Si (per sollevare il compa-
gno di 1 metro, occor-
ha dunque un rapporto 3:1 tra la lunghezza di re recuperare 3 metri di
corda recuperata e l’innalzamento del compa- corda).
gno. D’altro canto, in condizioni ideali (assenza
di attriti), la forza necessaria al sollevamento del
caduto mediante una doppia carrucola corri-
sponde ad un terzo del peso dell’alpinista; nella
pratica, a causa degli attriti, equivale invece a
circa il peso stesso. In tali condizioni il recupero
potrà essere effettuato in presenza di almeno
due soccorritori (es. cordata da tre).
33.3
33.3
66.6
12,5
12,5
nodo barcaiolo
per bloccare il 25 50
capo dello spez- 25
zone del Mezzo
Poldo
50
100
50
nodo barcaiolo per
bloccare il capo dello
100 spezzone ausiliario del
Mezzo Poldo
Manovra “A”
Supponendo di essere in una situazione iniziale
con triangolo di sosta con moschettone a ghiera
montato sul vertice ed assicurazione al compagno
effettuata con nodo mezzo barcaiolo, si deve:
1) bloccare con asola e controasola la corda di
B cordata, avendo l’accortezza di lasciare almeno
Fig. 11.06 Predisposizione asola 60 cm di asola lasca in uscita dalla controasola;
Alpinismo su roccia Emergenze
sucessive manovre);
3) predisporre sulla corda di cordata che va al
compagno (il più lontano possibile dalla sosta)
un autobloccante (Machard);
4) realizzare con uno spezzone ausiliario un
paranco Mezzo Poldo (vedi figura 11.07).
asole di ancoraggio per la piastrina
ricavate dall'asola residua della contro-
asola di bloccaggio (fig 11.06)
piastrina bloccante
recupero
Manovra “B”
Si propone di seguito una metodologia alterna-
Fig. 11.08 Predisposizione asola
e controasola di bloccaggio tiva che consente di passare indifferentemente
sul Mezzo Poldo dalla situazione di mezzo barcaiolo in sosta a
quella di recupero mediante paranco doppio o
paranco con Mezzo Poldo.
Con riferimento alla figura 11.09 si suppone di
essere in una situazione iniziale con triangolo
di sosta con moschettone a ghiera chiamato “A”
montato sul vertice ed assicurazione al compa-
gno effettuata con nodo mezzo barcaiolo.
Alpinismo su roccia Emergenze
Fig. 11.11 Inserimento moschettone "C" e piastrina Fig. 11.12 Trasferimento del carico sul cordino ausiliario
Alpinismo su roccia Emergenze
425
Fig. 11.13 Predisposizione della piastrina Fig. 11.14 Trasferimento del carico sulla piastrina
426
RECUPERO DEL
COMPAGNO ALLA SOSTA
Si illustrano ora le manovre che si possono
applicare nel caso in cui il primo debba recu-
perare un compagno verso la sosta in cui già ci 427
si trova. E’ il caso ad esempio in cui il secondo L’uso della piastrina,
di cordata non riesce a superare un tratto di oltre ad essere comodo
salita, per difficoltà tecnica o per altri motivi. nel recupero del o dei
secondi, agevola molto le
Si presuppone che il primo di cordata, in sosta, eventuali operazioni di
stia recuperando il secondo (o i secondi) con soccorso.
mezzo barcaiolo o, ancora meglio, con piastri-
na. L’uso della piastrina, oltre ad essere comodo
nel recupero del o dei secondi, agevola molto le
eventuali operazioni di soccorso.
La decisione di effettuare il recupero deve
comunque tener sempre conto dei possibili
rinvii ancora collegati alla corda che, se non
vengono tolti dal compagno, le impediscono la
realizzazione a meno che il primo di cordata o
chi per esso, non si cali per toglierli.
Sono possibili quattro soluzioni diverse.
PIASTRINA
BLOCCANTE
RECUPERO
eventualmente la calata.
Nel secondo caso (B - individuazione di un
punto in parete), proseguire fino a breve distan-
za da esso. Svincolarsi dall’infortunato lasciando
lo spezzone utilizzato per il collegamento a
pendere verso il basso. Rimanendo appeso alla
438 Rimanendo appeso alla corda di cordata e quindi mantenendola tesa
corda di cordata e quindi
mantenendola tesa per
per evitare che l’infortunato possa scendere, si
evitare che l’infortunato deve attrezzare la nuova sosta, operazione che
possa scendere, si deve potrebbe in queste condizioni risultare alquanto
attrezzare la nuova sosta,
operazione che potreb- difficoltosa. Si vincola lo spezzone, già utilizzato
be in queste condizioni per il collegamento, ad uno degli ancoraggi
risultare alquanto diffi- della sosta mediante mezzo barcaiolo. Con
coltosa.
azione combinata di calata mediante discensore
(alleggerendo la tensione sulla corda) e recupe-
ro mediante spezzone con mezzo barcaiolo, il
soccorritore recupera l’infortunato il più vicino
possibile all’ancoraggio e lo autoassicura infine
con asola di bloccaggio e controasola (figura
11.21). Il soccorritore provvederà quindi ad
autoassicurarsi, procederà con il recupero delle
corde e ripeterà la manovra sopra esposta fino
alla base della parete.
F
nuova sosta per successiva discesa
SOSTA FISSA
(statica-metodo soccorso) 441
anello di corda per
spostare il "mezzo
barcaiolo" dello
spezzone di sicurezza
spezzone di sicurezza
con "mezzo barcaiolo",
asola di bloccaggio e
controasola
lunghezza minima dei
capi liberi=30-35 cm
nodo di sicuezza in
nodo autobloccante "bellunese" fondo al capo della
corda
Emergenze Alpinismo su roccia
443
444
asolina autosciogliente di
protezione, per evitare che
la corda di calata possa
scappare attraverso i freni
asolina di protezione,
per evitare che la corda
di calata possa scorrere
attraverso il nodo
"bellunese"
Alpinismo su roccia Emergenze
446
447
La corda di calata va governa-
ta e tenuta opportunamente;
in caso di necessità è consi-
Lo spezzone di sicurezza con gliabile inserire un bloccante
il nodo "bellunese" va fatto "Machard" collegato all'imbra-
scorrere lentamente mediante catura.
nodo "mezzo barcaiolo", finchè
il carico non è passato comple-
tamente sulla corda di calata
che nel frattempo è andata gra-
dualmente in tensione.
Dopo di che, la fase successiva
vedrà sciogliere il nodo "bel-
lunese" per poi ricostruirlo a
monte del "nodo di giunzione"
galleggiante.
ALTRE MANOVRE
Le manovre illustrate in precedenza, come
457
detto nell’introduzione, consentono di risolvere
svariate situazioni problematiche permettendo
il recupero o la calate di un compagno ferito.
Esistono numerose varianti a queste manovre,
molte delle quali sostanzialmente equivalenti a
Si raccomanda, spe-
quelle esposte. Si raccomanda quindi, special-
cialmente per chi è alle
mente per chi è alle prime armi, di apprendere prime armi, di appren-
una sola modalità e di ripeterla con una certa dere una sola modalità e
di ripeterla con una certa
frequenza, in modo tale da potere essere sicuro frequenza, in modo tale
di saperla eseguire correttamente anche in da potere essere sicuro di
situazioni di stress. saperla eseguire corretta-
mente anche in situazioni
In ogni caso, esistono varianti ad alcune delle di stress.
manovre esposte in precedenza che può essere
utile conoscere. Una tra queste varianti, il
paranco “ultrarapido”, è descritto di seguito.
Il “paranco ultrarapido”
Si illustra ora una alternativa al paranco Mezzo
Poldo per il recupero di un secondo.
Questa manovra, illustrata in figura 12.21, ha
le seguenti modalità di svolgimento:
1) Si blocca la corda con asola e controasola,
lasciando questa lunga 60 cm circa e ripassan-
dola nel moschettone; la si ricongiunge con se
stessa e la si chiude con un moschettone a ghie-
ra (vedi figura 11.06). Su questo moschettone
si inserisce la piastrina per il recupero con un
moschettone nel secondo foro.
2) A valle sulla corda tesa si realizza un nodo
Emergenze Alpinismo su roccia
460
Alpinismo su roccia Preparazione e
condotta della salita
capitolo 12
Preparazione e condotta della
salita
INDICE
Premessa
• Conoscenza delle proprie capacità e stima del pericolo
I pericoli
Pericoli oggettivi
• Scarsa visibilità
• Vento ed effetti sul corpo umano
• Temporale e segnali premonitori
• Fulmini
• Vetrato
• Pioggia, grandine e nevischio
• Tormenta
• Pericolo di valanghe
• Crepacci e ponti di neve
• Cambiamenti climatici e instabilità del terreno
• Caduta di pietre
• Caduta di ghiaccio
• Bivacco di fortuna
• Consigli utili per il bivacco
Pericoli soggettivi
• Mancanza di conoscenze e impreparazione tecnica
• Incapacità e impreparazione fisica
• Stato d’animo e condizione psicologica inadeguati
• Cordata poco equilibrata nelle capacità
• Rischi di caduta e scivolate
Preparazione di una salita
• Guide alpinistiche e classificazione delle difficoltà
• Studio dell’itinerario con la carta topografica
• Studio dell’itinerario di ritorno
La responsabilità dell’accompagnatore
• Concetto di colpa generica e di causalità
• Forme della colpa generica
• Gite sezionali organizzate con diligenza
torna al sommario
Preparazione e Alpinismo su roccia
condotta della salita
PREMESSA
Conoscenza delle proprie capacità e stima del pericolo
L’ascensione di una montagna, ovvero l’avvicinarsi ad essa e poi il salirla
lungo un certo itinerario, non comincia nel momento in cui si parte al mat-
tino dal rifugio o dalla macchina ma molto tempo prima, già da quando
462 si inizia ad elaborare il progetto. Infatti, sovente gli alpinisti sognano certe
salite anche con anni di anticipo, e spesso progettano e preparano una salita
per diversi mesi, studiando non solo il tipo di preparazione e di attrezzatura
necessarie, ma anche la stagione e il periodo migliore per effettuarla.
Le ragioni della scelta di una salita sono numerose e personali: l’immagine di
una certa montagna, una cresta particolare, una parete o una via rinomata.
L’alpinismo riesce ad esprimere un’ampia serie di motivazioni: l’esplorazione
e il desiderio di avventura, la conoscenza della natura, la capacità di sentire
la montagna e di adattarsi all’ambiente, il superamento delle difficoltà, la
scoperta delle nostre capacità e dei nostri limiti, il confronto e il rapporto
con gli altri.
Per dedicarsi all’attività alpinistica, soprattutto di un certo livello tecnico,
oltre alle motivazioni e ad una buona dose di entusiasmo sono necessarie
altre doti, quali la preparazione tecnica, fisica e morale, la prudenza e la
lucidità mentale. Essere lucidi significa mantenere la capacità di valutare
la situazione evitando che fatica e stress emotivi pregiudichino la visione
d’insieme; l’alpinista deve conservare un sufficiente distacco dalle condizioni
contingenti per prendere decisioni obiettive. Ad esempio, prima della salita
bisogna accertarsi che le proprie capacità e quelle dei componenti della cor-
data siano adeguate al tipo di ascensione programmata; durante la salita
bisogna essere in grado di fare il punto della situazione onestamente, metten-
do da parte le passioni e la voglia di riuscire ad ogni costo per valutare con
precisione gli eventuali pericoli e le forze psico-fisiche della cordata, allo scopo
di decidere se continuare oppure ritornare.
L’alpinista deve rendersi conto che non è possibile eliminare total-
mente i pericoli legati ad una salita alpina e che quindi spetta a lui
scegliere la giusta via tra l’audacia e la prudenza.
Quando un’azione interessa non solo l’incolumità della nostra persona ma
anche quella dei compagni e di eventuali soccorritori, la preparazione richie-
sta non tollera pressappochismo o un distorto senso dell’avventura.
Alpinismo su roccia Preparazione e
condotta della salita
I PERICOLI
La pratica dell’alta montagna presenta due
tipologie di pericoli:
- quelli oggettivi, dovuti alle condizioni meteo-
rologiche (pioggia, neve, vento, nebbia, tempo-
464
Il grado di percezione rali,…), alla caduta di pietre e ghiaccio, ai cre-
del rischio dipende dalla pacci e ponti di neve, alla caduta di valanghe;
persona: anche l’esperto - quelli soggettivi, che riguardano la persona
accetta maggiori incogni-
te quando affronta salite stessa (incapacità e impreparazione fisica, ina-
impegnative o situazioni deguata forza d’animo, insufficienza tecnica,
difficili. Nessuno è quin- imprudenza).
di al riparo da incidenti,
siano essi principianti o Il rischio residuo dipende da molti fattori ed è
alpinisti affermati. perciò molto difficile da valutare. Sono sicura-
mente importanti le capacità e l’esperienza dei
partecipanti: in una stessa situazione gli esperti
corrono un rischio minore dei principianti.
Il grado di percezione del rischio dipende
dalla persona: anche l’esperto accetta maggiori
incognite quando affronta salite impegnative o
situazioni difficili. Nessuno è quindi al riparo
da incidenti, siano essi principianti o alpinisti
affermati. Ciò che conta è essere coscienti della
propria capacità di valutazione: bisogna assume-
Per conoscersi c’è un
unico sistema: analizzare re un atteggiamento critico nei confronti delle
e non giustificare i propri proprie conoscenze e abilità. Per conoscersi c’è
errori o i propri momen-
ti di debolezza, ascoltare
un unico sistema: analizzare e non giustificare i
e valutare le critiche, i propri errori o i propri momenti di debolezza,
consigli e le osservazioni ascoltare e valutare le critiche, i consigli e le
dei compagni di salita.
osservazioni dei compagni di salita. Bisogna
ricercare con umiltà e tenacia i segni che la
natura spesso ci offre, ascoltare se stessi e con-
servare il senso di rispetto verso la montagna.
Alpinismo su roccia Preparazione e
condotta della salita
PERICOLI OGGETTIVI
I pericoli oggettivi sono quelli legati all’ambien-
te e alle condizioni meteorologiche in cui ci si
trova ad operare, e come tali sono spesso, anche
se non sempre, prevedibili e quindi evitabili.
466
Scarsa visibilità
Il grado di visibilità in montagna dipende da
Cattive condizioni di molti fattori e gli elementi che la comprometto-
visibilità, oltre a deter- no maggiormente sono la nebbia, le nubi basse
minare problemi di
orientamento, diminui- o le nevicate. Cattive condizioni di visibilità,
scono il nostro livello di oltre a determinare problemi di orientamento,
percezione dei pericoli
diminuiscono il nostro livello di percezione
oggettivi.
dei pericoli oggettivi. La concentrazione nella
ricerca della direzione e il corretto utilizzo di
carte, bussola, altimetro, GPS, ecc., consentono
di orientarci, anche se distolgono l’attenzione
dal cogliere i segnali dell’ambiente. La cattiva
visibilità influenza inoltre la nostra disposizio-
ne mentale verso ciò che si sta facendo, può
aumentare il nervosismo verso i compagni e
creare tensioni all’interno del gruppo.
Come comportarsi
E' importante orientarsi • Osservare costantemente le condizioni meteo-
continuamente, in modo
da conoscere esattamen- rologiche ed accorgersi per tempo che la visibi-
te la propria posizione, lità sta diminuendo.
seguendo i riferimenti • Utilizzare carta, bussola ed altimetro per fare il
naturali ed approfitta-
re di ogni schiarita per punto prima che la visibilità sia troppo scarsa.
aggiornare il punto sulla • Orientarsi continuamente, in modo da cono-
carta topografica. scere esattamente la propria posizione, seguen-
do i riferimenti naturali ed approfittare di ogni
schiarita per aggiornare il punto sulla carta
topografica.
Alpinismo su roccia Preparazione e
condotta della salita
467
Altocumuli
Gli altocumuli (che formano il cosiddetto “cielo
a pecorelle”), sono nubi medie con base tra
3000 e 4000 metri. Sono generalmente disposti
in modo regolare, in bande trasversali alla dire-
zione di provenienza del vento. Se si osservano
già al primo mattino esse preludono con buone
probabilità a uno sviluppo pomeridiano di
Fig. 12.04 Altocumoli
cumuli con successivo arrivo di temporali; in
Alpinismo su roccia Preparazione e
condotta della salita
Un cumulo ingrossa-
to assume la forma di
472 un cavolfiore oppure,
a causa di instabilità
maggiore, è composto
da protuberanze sulla
sua sommità a forma di
torri, sinonimo di accre-
scimento verticale.
Cumulonembi
I cumulonembi sono le nubi più spesse in atmo-
sfera e si sviluppano in verticale dal suolo fino a
10-12 km ed anche in orizzontale raggiungono
i 16-20 km. A volte la base dei cumulonembi
non si trova al suolo bensì ad una certa quota
(figura 12.08). Alla sommità essi si allargano 473
Fulmini
Valutare la vicinanza del temporale
E’ possibile stimare la distanza tra il temporale
e il luogo in cui ci si trova sfruttando la diffe-
rente velocità di propagazione del fulmine e del Poiché il suono si pro-
tuono prodotto dalla scarica. Poiché il suono si paga nell’aria con una
velocità di circa 340 m
propaga nell’aria con una velocità di circa 340 al secondo è sufficiente
m al secondo è sufficiente moltiplicare il nume- moltiplicare più volte il
ro dei secondi trascorsi tra il lampo e il tuono numero dei secondi tra-
scorsi tra il lampo e il
per 340 metri. Eseguendo più volte questo tuono per capire se il
calcolo si può capire se il temporale si allontana temporale si allontana
oppure si avvicina.
oppure si avvicina.
bassa differenza
di potenziale
fulmine
476
corrente
roccia
ddp
alta
NO SI
Vetrato
Se si verifica un brusco abbassamento di tem-
peratura, l’acqua di scorrimento presente sulle
rocce oppure l’acqua di fusione prodotta dai
nevai sospesi si trasformano in vetrato, cioè una
pellicola di ghiaccio sottile e spesso trasparente,
estremamente scivolosa. 479
Tormenta
Una tormenta è caratterizzata da vento impe-
tuoso e precipitazioni nevose. Questo fenome-
no, che causa altresì scarsa visibilità e un forte
Preparazione e Alpinismo su roccia
condotta della salita
Pericolo di valanghe
Le valanghe non caratterizzano solo il periodo
invernale. In alta montagna, anche d’estate,
dopo il passaggio di un fronte freddo che ha
apportato neve fresca, sui pendii con inclinazio-
ne di almeno 30° sussiste il pericolo di valanghe.
Il quantitativo critico di Si consideri inoltre che il quantitativo critico di
neve fresca che potrebbe
risultare pericoloso su neve fresca che potrebbe risultare pericoloso su
pendii o canali non è pendii o canali non è legato solo allo spessore
legato solo allo spesso- della neve caduta, ma dipende anche da con-
re della neve caduta, ma
dipende anche da condi- dizioni addizionali quali la forza del vento, la
zioni addizionali quali la superficie della neve vecchia e la temperatura. Il
forza del vento, la super- quantitativo critico di neve fresca determina una
ficie della neve vecchia e
la temperatura. situazione di pericolo di grado 3 o di grado 4.
In montagna, se non si vogliono correre grossi
rischi, dopo una nevicata di 30-40 cm si resta
a casa o in un luogo sicuro per qualche giorno.
Particolarmente critico é il PRIMO GIORNO
BELLO dopo un periodo di tempo perturbato,
anche se sono necessari 2-3 giorni di bel tempo
per dare agli strati di neve la consistenza neces-
saria. A volte bisogna attendere un periodo più
lungo soprattutto se c’è stata un’azione impor-
Alpinismo su roccia Preparazione e
condotta della salita
Caduta di pietre
La caduta di pietre in genere si verifica sugli
itinerari dominati da pareti di roccia friabile,
soprattutto nei canali che le solcano e con-
vogliano i sassi, oppure all’interno dei pendii
costituiti da detriti e ricoperti più o meno com-
484 pletamente da ghiaccio e neve. Su terreno misto
la caduta di pietre generalmente è provocata
dall’alternanza di gelo e disgelo e si manifesta
con maggior frequenza all’arrivo del sole e con
l’aumento della temperatura. Per queste ragioni
nel corso di estati calde e secche queste cadute
sono più frequenti e in certi casi assumono le
Fig. 12.17 Scariche di sassi proporzioni di vere e proprie frane.
Grand Capucin
pendio sotto
od
vento
ip
os
sib
ile
ro
ttu
ra
Bivacco di fortuna
In montagna può capitare che particolari cir-
costanze, come una tormenta improvvisa, lo
smarrimento dell’itinerario, la nebbia, l’al-
lungamento dei tempi richiesto dalla salita, In alta montagna, poten-
costringano gli alpinisti a bivaccare. In questi do scegliere tra realizza-
re il bivacco nella neve
casi è necessario decidere il bivacco per tempo, oppure su roccia è bene
organizzandosi bene, per evitare che l’affatica- preferire la prima perché
mento e la notte non permettano di trovare un all’interno di un antro di
neve la temperatura è più
posto adatto. alta che all'esterno.
La scelta del luogo dipende dalla disponibilità
di tempo, dalla natura del terreno e dai mezzi
per effettuare un eventuale scavo.
In alta montagna, potendo scegliere tra rea-
lizzare il bivacco nella neve oppure su roccia
è bene preferire la prima perché all’interno di
un antro di neve la temperatura è più alta che
Preparazione e Alpinismo su roccia
condotta della salita
all'esterno.
Luoghi idonei per costruire una caverna si tro-
vano dove la neve è stata ammucchiata, cioè su
pendi sottovento, in conche, intorno a grandi
massi e in prossimità di rocce. In un primo
In un primo tempo si
488 scava una nicchia suf-
ficiente per rimanere
seduti; successivamen-
te si può ingrandire il
vano per poter dormire
sdraiati.
PERICOLI SOGGETTIVI
In montagna i pericoli soggettivi dipendono
dall’individuo stesso:
L’esperienza ci insegna
a) mancanza di conoscenze e impreparazione
che la maggior parte tecnica;
490 degli incidenti in monta- b) incapacità e impreparazione fisica;
gna non sono causati dai
pericoli oggettivi bensì
c) stato d’animo e condizione psicologica ina-
dipendono dall’alpini- deguati;
sta; proprio perché sono d) formazione della cordata poco equilibrata
legati alla persona, i peri-
coli di natura soggettiva nelle capacità;
possono e dovrebbero e) incapacità di superare le difficoltà con le pro-
essere evitati. prie forze e probabilità di una caduta;
f ) superficialità nell’organizzazione della salita;
stima non corretta delle difficoltà in rapporto
alla propria esperienza con possibili errori nella
scelta della ascensione.
Tali argomenti verranno trattati nella sezione
“Preparazione della salita”.
L’esperienza ci insegna che la maggior parte
degli incidenti in montagna non sono causati
dai pericoli oggettivi bensì dipendono dall’alpi-
nista; proprio perché sono legati alla persona, i
pericoli di natura soggettiva possono e dovreb-
bero essere evitati.
493
PREPARAZIONE DI UNA
SALITA
In montagna la regola principale è la prudenza:
ciò non vuol dire essere paurosi, bensì osare in
maniera calcolata, ovvero valutare oggettiva-
mente le proprie capacità in rapporto al tipo di
ascensione.
Bisogna eliminare progressivamente il rischio di
errori e di pericoli di una ascensione attraverso
tre momenti.
2 - CONDIZIONI NIVO-METEO
bollettino valanghe
bollettino informazioni
(emesso durante l’inverno
meteorologico complementari
e la primavera)
• precipitazioni • grado di pericolo (con grado • gestori di rifugi,
previste e visibilità; 3 evitare i pendii ripidi oltre i guide locali, uffi-
• temperatura: con 30°); cio guide, persone 497
quota dello zero ter- • altezza critica della neve fresca esperte e fidate.
mico oltre i 4000 m (pericolo marcato o superiore)
valutare attentamente a) con 40-50 cm di neve recente
la fattibilità; rinunciare all’uscita;
• venti: direzione ed b) bastano 20/30 cm di neve
intensità in riferimento recente e condizioni sfavorevoli
alla quota (con 50 km/ per cambiare itinerario o rinun-
h cambiare itinerario o ciare all’ascensione;
rinunciare); • segnali d’allarme di forte peri-
• previsioni a breve colo (itinerario molto pericoloso
e medio termine. e da evitare): valanghe sponta-
nee cadute in giornata, fessure e
rumori “woum” al momento del
carico del manto nevoso.
4 - ATTREZZATURA
equipaggiamento ed attrezzatura
individuale e collettiva
• equipaggiamento e viveri;
• attrezzatura alpinistica individuale;
• equipaggiamento ed attrezzatura collettiva;
498 • materiale di pronto soccorso.
6 - DURANTE L'USCITA
mantenere sempre un opportuno comportamento
in rifugio o bivacco e durante l'ascienzione
In rifugio:
• si deve rispettare il silenzio dalle ore 22 alle 6;
• si devono rispettare i bisogni e le necessità degli
altri;
• seguire le indicazioni del gestore;
• mantenere la pulizia dei locali;
• firmare il “libro dei visitatori”.
Durante la salita:
• osservare sempre lo stato d’animo e fisico dei
compagni;
• cercare di rispettare sempre gli orari program-
mati per le varie fase dell’ascensione;
• sapere rinunciare se qualcosa non va secondo
quanto programmato.
Alpinismo su roccia Preparazione e
condotta della salita
Raccolta di informazioni
Oltre alle principali fonti di informazioni
costituite dalle guide e dalle carte topografiche
è buona cosa chiedere notizie e suggerimenti al
gestore del rifugio o ad altri alpinisti che hanno
già fatto la salita.
LA RESPONSABILITÀ
DELL’ACCOMPAGNATORE
Il responsabile di un gruppo, l’istruttore o il
capogita esperto dovrebbero avere alcuni requi-
siti di base:
501
• Essere aggiornati sulle tecniche della propria
disciplina e sulle misure di sicurezza.
• Mantenere una costante attività in monta-
gna e conservare buone condizioni fisiche per
evitare che la fatica pregiudichi le capacità di
valutazione e per essere in grado di aiutare chi
si trova in difficoltà.
• Avere una visione di insieme ed essere tempe- Avere una visione di
stivi nell’adozione delle misure precauzionali. insieme ed essere tempe-
stivi nell’adozione delle
• Maturare la capacità di prendere la decisione misure precauzionali
più corretta sulla base di informazioni incom- sono doti importanti per
un istruttore o accompa-
plete e contraddittorie (intuizione).
gnatore.
• Sviluppare la capacità di ragionare anche sotto
stress ed essere in grado di assumersi la respon-
sabilità di decidere.
• Cercare di esprimersi con chiarezza. Dare
poco per scontato. Accrescere la capacità di
comunicare, di scambiare opinioni, di con-
frontarsi, di accettare le critiche e riconoscere
gli errori.
• Ricercare una concordanza di intenti all’inter-
no del gruppo, spiegando la situazione e moti- Il responsabile di un
vando le scelte piuttosto che imporre le decisio- gruppo, oltre a dimostra-
ni in modo autoritario e senza giustificazioni. re in varie occasioni com-
petenza e buon senso,
deve tenere in opportuna
Il responsabile di un gruppo, oltre a dimo- considerazione le respon-
strare in varie occasioni competenza e buon sabilità che vengono
attribuite al capo comi-
senso, deve tenere in opportuna considera- tiva dall’ordinamento
zione le responsabilità che vengono attribuite giuridico.
Preparazione e Alpinismo su roccia
condotta della salita
Negligenza
È la violazione di regole positive (comandi). Le
regole di diligenza sono quelle che prevedono
E' persona negligente le modalità con cui vanno compiute le azioni,
chi presta scarsa cura al
soprattutto l’attenzione. È persona diligente
compito da svolgere; chi
dimostra trascuratezza, chi esegue un compito con cura e scrupo-
disattenzione, dimen- lo. Viceversa è persona negligente chi presta
ticanza, pigrizia, difetti
dovuti ad incuria.
scarsa cura al compito da svolgere; chi dimo-
stra trascuratezza, disattenzione, dimenticanza,
pigrizia, difetti dovuti ad incuria. È negligente
non ascoltare il bollettino nivo-meteo prima
di intraprendere una salita; utilizzare materiale
alpinistico non adatto o in cattive condizioni;
durante un’escursione procedere in testa al
gruppo senza più curarsi della situazione degli
accompagnati e dell’andamento della salita.
Alpinismo su roccia Preparazione e
condotta della salita
507
Imperizia
È la violazione delle regole tecniche prescritte
per il compimento di una determinata atti-
vità. È persona competente (perita) chi tiene
un comportamento conforme alle regole della
buona tecnica dettate nel suo campo di azione,
ponendole in essere senza difficoltà ed in modo
tempestivo, per le quali è adeguatamente prepa-
rato, esperto ed aggiornato.
È il caso della guida alpina, del maestro di sci, L’imperizia è il mancato
o difettoso impiego delle
dell’istruttore, che hanno acquisito nozioni proprie competenze e
teoriche e maturato abilità pratiche mediante l’impreparazione a svol-
consolidata attività; tali competenze costitui- gere certe attività.
Dimostra imperizia la
scono il necessario bagaglio di chi opera in un persona che svolge con
determinato settore. Viceversa, l’imperizia è scarsa competenza un
il mancato o difettoso impiego di tali nozioni compito, per inesperien-
za o vera e propria inca-
e abilità, e l’impreparazione a svolgere certe pacità.
attività. Dimostra imperizia la persona che
svolge con scarsa competenza un compito, per
inesperienza o vera e propria incapacità. Si
manifesta imperizia nello scegliere un percorso
tecnicamente troppo impegnativo per le capaci-
tà dei partecipanti al gruppo, sbagliare in modo
grossolano la direzione di marcia disponendo di
Preparazione e Alpinismo su roccia
condotta della salita
fisiche e tecniche dei partecipanti e si deve assi- Nel caso di gite che
richiedono un impegno
curare che essi siano adeguatamente attrezzati. alpinistico, il responsabi-
Inoltre deve valutare la necessità di eventuali le si deve informare sulle
collaboratori. capacità fisiche e tecniche
dei partecipanti e si deve
c) Il responsabile di gita sezionale gode di assicurare che essi siano
autonomia di valutazione ed ha la facoltà di adeguatamente attrezzati.
stabilire i requisiti di accesso alla escursione, di Inoltre deve valutare la
necessità di eventuali col-
accettare o escludere la presenza di alcuni sog- laboratori.
getti, di opporsi a che il gruppo diventi troppo
numeroso.
d) L’accompagnatore durante l’escursione ha
la prerogativa di effettuare le scelte che si ren-
dono più opportune, secondo i canoni della
prudenza e della diligenza (e della perizia nel
caso dell’accompagnatore professionale e di
quello qualificato). La negligenza da parte del- La negligenza da parte del-
l’accompagnato potrebbe escludere o ridurre la l’accompagnato potreb-
be escludere o ridurre la
responsabilità di chi lo accompagna. Gli ordini responsabilità di chi lo
vanno impartiti con chiarezza e decisione e con accompagna. Gli ordini
la dovuta autorevolezza. vanno impartiti con chia-
rezza e decisione e con la
e) L’accompagnatore ha l’obbligo di ammonire dovuta autorevolezza.
e richiamare coloro che nelle escursioni si com-
portano in modo imprudente.
f ) In caso di indicazioni non veritiere circa le
proprie capacità, al partecipante può esser impe-
dito di continuare il corso o di prendere parte
alla gita. Nell’ambito di una escursione, anche
davanti a manifesti segni di incapacità e spossa-
tezza, nessuno però potrà essere lasciato solo.
Preparazione e Alpinismo su roccia
condotta della salita
capitolo 13
Le scale delle difficoltà
INDICE
Premessa
Chi valuta e come si valuta una difficoltà
Un po’ di storia e un po’ di chiarezza
Difficoltà su roccia
Difficoltà d'insieme
Il boulder
Conclusione
torna al sommario
Le scale delle Alpinismo su roccia
difficoltà
PREMESSA
UN PO' DI STORIA E UN
PO' DI CHIAREZZA
Dopo la sua nascita, l’alpinismo ha dovuto
subito fare i conti con la valutazione delle Nelle prime relazioni, per
difficoltà e, anche se agli albori non esistevano classificare una difficoltà
gli scalatori usavano ter- 515
ancora le scale, esisteva però il confronto fra le mini come “minore” o
diverse scalate effettuate. Nelle prime relazio- “maggiore” instaurando
ni, per classificare una difficoltà gli scalatori un paragone tra scalate.
usavano termini come “minore” o “maggio-
re” instaurando un paragone tra scalate; poi
s’introdussero altri termini come passaggio
“agevole” o “difficile” o addirittura “ardito”.
Quindi si cominciò a classificare con valutazio-
ni numeriche le ascensioni più conosciute e si
stabilirono sommariamente tre livelli, chiamati
Verso la fine dell’Otto-
in seguito gradi. cento, vi furono presta-
Successivamente, verso la fine dell’Ottocen- zioni individuali entrate
nella storia e nell’evolu-
to, vi furono prestazioni individuali entrate
zione dell’alpinismo che
nella storia e nell’evoluzione dell’alpinismo, superarono di volta in
superando di volta in volta un limite sempre volta un limite sempre
ritenuto impossibile.
ritenuto impossibile. Così abbiamo assistito
al raggiungimento del IV grado ad opera di
Mummery sulla parete ovest del Grépon nel
gruppo del Monte Bianco (1881) e di Winkler
che scalò la Torre del Vajolet nel 1887, da solo
e a soli 17 anni, quella delle tre Torri del Vajolet Nei primi anni del
(Dolomiti, Catinaccio) che ancora oggi porta il Novecento un altro impul-
suo nome. Nei primi anni del Novecento un so portò il livello ancora
più in alto raggiungendo
altro impulso portò il livello ancora più in alto sulle Dolomiti il V grado,
e, più o meno contemporaneamente, Dülfer, in mezzo a non poche
Preuss, Piaz e Dibona raggiunsero il V grado polemiche sull’uso e sul-
l’abuso del chiodo, allora
sulle Dolomiti, in mezzo a non poche pole- inteso solo come mezzo
miche sull’uso e sull’abuso del chiodo, allora di protezione.
inteso solo come mezzo di protezione.
Le scale delle Alpinismo su roccia
difficoltà
DIFFICOLTÀ SU ROCCIA
In Italia si va sempre più affermando la classi-
ficazione delle difficoltà con la scala francese.
In alcuni casi per le vie classiche viene usata la
scala U.I.A.A. fino al V+, per poi introdurre
520
L’attuale scala francese il 6a, 6b, ecc.. In altri, invece, si usa la scala
è una scala nata per la
francese per qualsiasi tipo di relazione classica
falesia ossia per l’arram-
picata sportiva, in quan- o moderna e, nella moltitudine di riscritture
to esprime la valutazione di relazioni di vie famose, s’ incontrano spesso
sulla lunghezza di corda
e non sul singolo pas-
non solo incongruenze e inesattezze ma vere e
saggio. proprie contraddizioni. Forse sarebbe il caso di
chiarire i pregi e i difetti delle due scale.
Come abbiamo visto nel breve riepilogo sto-
rico, l’attuale scala francese è una scala nata
per la falesia ossia per l’arrampicata sportiva,
in quanto esprime la valutazione sulla lun-
Per le vie sportive la
ghezza di corda e non sul singolo passaggio: la
ricerca della via di salita differenza appare abbastanza chiara quando si
è data dalla continuità ha esperienza su entrambi i terreni (il classico
delle difficoltà, mentre
per le vie classiche la e lo sportivo). Per le vie sportive la ricerca
logica era (ed è) quella della via di salita è data dalla continuità delle
della “ricerca del faci- difficoltà, mentre per le vie classiche la logica
le nel difficile”, come
amava dire delle sue sca- era (ed è) quella della “ricerca del facile nel
late Bruno Detassis. difficile”, come amava dire delle sue scalate
Bruno Detassis. Perciò, inevitabilmente, nel
caso di scalate classiche (nelle cui lunghezze
di corda è presente discontinuità di passaggi),
dovrà essere usato un sistema di valutazione
adatto. Quindi: è pressoché inutile valutare
con la scala francese delle vie che non hanno
le caratteristiche per esserlo, è più “realistico”
usare la scala U.I.A.A., classificando passaggi
singoli con valutazioni differenti all’interno
della stessa lunghezza di corda. È anche vero
Alpinismo su roccia Le scale delle
difficoltà
523
Note:
• Le valutazioni possono essere accompagnate dal segno + che indica il grado intermedio
fra due numeri.
• La lettera "e" può accompagnare le valutazioni fino all’A2 e indica che sono stati utilizzati
per la progressione chiodi ad espansione e/o e pressione.
• La lettera "C" (clean-aid climbing) sostituita o affiancata alla A (C1, C2, …, AC1,
AC2,… o A1C, A2C,…, può indicare che alcune lunghezze di corda vengono salite piaz-
zando le protezioni solo con le mani, senza usare il martello.
• Negli ultimi anni, in seguito all’evoluzione della tecnica e delle attrezzature, si è affiancata
alla valutazione classica una classificazione, cosiddetta new-wave, che rivede, comprimendo-
le, le difficoltà dell’arrampicata artificiale. Tale scala, a volte identificata con il suffisso “new
wave”, viene oggi adottata, per esempio, sulle vie aperte in Yosemite dopo il 1980.
SCALA EUROPEA
La valutazione delle difficoltà in arrampicata artificiale si esprime normalmente con la lettera A, segui-
ta dai numeri dallo 0 al 5 che esprimono l’aumento delle difficoltà, che sono non solo tecniche ma
anche di pericolo per cadute che possono essere irreparabili.
DIFFICOLTÀ D’INSIEME
Le difficoltà d’insieme sono un po’ la descrizio-
ne e la classificazione dell’ambiente nel quale si
svolge un itinerario che si vuole scalare. Sono Le difficoltà d'insieme
necessarie quando l’ambiente presenta delle sono necessarie quando
l’ambiente presenta delle 529
caratteristiche per le quali non è sufficiente caratteristiche per le quali
dare una valutazione delle sole difficoltà tecni- non è sufficiente dare una
valutazione delle sole dif-
che, ma deve tenere in debito conto dei fattori
ficoltà tecniche.
legati a:
• lunghezza della via,
• tipo di chiodatura,
• possibilità di ritirata,
• isolamento,
• difficoltà di avvicinamento e di discesa,
• pericoli oggettivi,
• reperibilità della via
e altri fattori che incidono pesantemente sulla
riuscita di un’ascensione.
Questo concetto riguarda principalmente le
sigle F, PD, AD, D, TD, ED, EX introdotte
dall’U.I.A.A. e spesso usate impropriamente per
esprimere valutazioni che non hanno niente a
che vedere con i concetti appena esposti. Queste
sigle non corrispondono ai gradi U.I.A.A. I, II, Con le difficoltà d'insie-
III e così via fino al VII, ma sono informazioni me si ha così una scala a
cosiddetta “doppia en-
che, anteposte alla difficoltà tecnica dei passag- trata” con classificazione
gi, danno una valutazione d’insieme che defini- sulle difficoltà d’insieme
sce le caratteristiche di una scalata. ed una sulla massima dif-
ficoltà tecnica.
Si ha così una scala a cosiddetta “doppia entra-
ta” con classificazione sulle difficoltà d’insieme
ed una sulla massima difficoltà tecnica. Un
esempio tipico può essere fatto per alcune vie di
roccia in alta montagna, che dovrebbero essere
valutate con una seconda difficoltà d’insieme in
Le scale delle Alpinismo su roccia
difficoltà
IL BOULDER
Anche nel Boulder esistono varie scale, anche
se la più comune usata in Europa è la scala
francese sviluppatasi a Fontainebleau: la culla
Il termine “Boulder”
deriva dal nome della
dell’arrampicata su blocchi del vecchio conti-
cittadina del Colorado nente. Il termine “Boulder” deriva dal nome
dove si sviluppò questa della cittadina del Colorado dove si sviluppò
attività di arrampicata su
massi e dagli States ci
questa attività di arrampicata su massi e dagli
arrivano varie scale per States ci arrivano varie scale per classificare le
classificare le prestazioni prestazioni degli arrampicatori. Per le prime
degli arrampicatori.
classificazioni di passaggi, gli americani usaro-
no la loro scala di valutazione e cioè 5.9, 5.10,
5.11, ecc., facendo precedere la valutazione
dalla lettera B (Boulder). Poi, con il tempo e
con lo sviluppo di quest’attività, maturò in
chi si arrampicava sui blocchi l’esigenza di
Alpinismo su roccia Le scale delle
difficoltà
CONCLUSIONI
L’interpretazione e la capacità di usare corret-
tamente le scale delle difficoltà dovrebbero fare
parte del bagaglio culturale di ogni arrampica-
tore e/o alpinista, di conseguenza si spera con
Chi consulta guide o rac- 535
questo di aver contribuito a fare un po’ di chia-
colte di itinerari dovreb-
rezza nella giungla di sigle e d’interpretazioni be leggere attentamente
che si danno alle scale esistenti. Si potrebbero il capitolo che parla della
fare alcune raccomandazioni sull’uso di una scala usata per classificare
le difficoltà delle ascen-
sola scala nella stesura di relazioni e, preferibil- sioni proposte.
mente, di una scala chiara in tutti i suoi livelli di
difficoltà. Quindi chi consulta guide o raccolte
di itinerari dovrebbe leggere attentamente il
capitolo che parla della scala usata per classifica-
re le difficoltà delle ascensioni proposte.
Per quanto riguarda invece la conoscenza e l’in-
terpretazione delle scale esistenti, si dovrebbe
essere sempre sufficientemente aggiornati sia
sulle nuove tendenze del “movimento verticale”
sia, di conseguenza, sulle nuove sigle; questo, A volte la mentalità di
oggi, diventa sempre più difficile viste le nume- una singola specializ-
rose specializzazioni esistenti. zazione invade con le
proprie regole il campo
A volte la mentalità di una singola specializ- di altre, generando con-
zazione invade con le proprie regole il campo fusione non solo in chi
legge ma anche in chi
di altre, generando confusione non solo in chi
deve esprimere delle valu-
legge ma anche in chi deve esprimere delle valu- tazioni.
tazioni. Stendere delle relazioni in modo corret-
to, per fare conoscere montagne, pareti, falesie
o blocchi ad un numero sempre maggiore di
persone, in alcuni casi è utile, ma così facendo
si rovina la natura originale dell’alpinismo, che
è quella della scoperta e dell’esplorazione.
Si potrebbe anche terminare con le parole che
Lucien Devies scriveva al termine di un suo
Le scale delle Alpinismo su roccia
difficoltà
536
Alpinismo su roccia Richiesta di soccorso
capitolo 14
Richiesta di soccorso
INDICE
Premessa
Numeri di chiamata del Soccorso Alpino sulle Alpi
Segnali internazionali di Soccorso Alpino
• Segnalazione acustica o ottica
• Segnalazione visiva
Il soccorso aereo
• Richiesta di soccorso
Scelta della zona di atterraggio e misure di sicurezza
• Fase di atterraggio
• Avvicinamento e allontanamento dal velivolo
• Fase di decollo
• Operazioni di imbarco e sbarco con elicottero in volo
torna al sommario
Richiesta di soccorso Alpinismo su roccia
PREMESSA
Riportiamo in questo capitolo le norme fondamentali di comportamento da
osservare in caso di richiesta di soccorso e durante il suo svolgimento. La trat-
tazione è divisa in due parti; nella prima si richiamano al lettore i segnali che,
per convenzione internazionale, devono essere adottati in caso di richiesta di
538 soccorso. Nella seconda viene considerato il caso, particolarmente importante,
del soccorso aereo, cioè tramite elicottero.
Vengono ovviamente fornite solo le indicazioni che appaiono essenziali per
potere efficacemente interagire e collaborare con i soccorritori, nonché le infor-
mazioni che possono risultare di particolare utilità all’alpinista. Per ulteriori
informazioni e precisazioni anche di natura tecnica si può consultare la lette-
ratura più specializzata e in particolare il manuale tecnico di soccorso alpino,
edito dal CAI-CNSAS.
A conclusione di questa premessa, si ricorda che l’intervento del soccorso, se pur
essenziale a volte per salvare vite umane, non è una “opzione” a cui si deve
sempre e necessariamente ricorrere al minimo imprevisto. Purtroppo invece
negli ultimi tempi sono sempre più frequenti chiamate del soccorso in casi
in cui non è assolutamente necessario un intervento di tale tipo, con l’ovvia
conseguenza di costi inutili sostenuti dalla comunità e, soprattutto, il fatto che
se vi sono nel frattempo incidenti gravi i mezzi e gli uomini potrebbero non
essere in grado di intervenire in tempo utile. Per cercare di limitare questi casi,
molto frequenti da quando il telefono cellulare è così diffuso, in alcune regioni
italiane (Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, …) è richiesto il pagamento di
una parte o addirittura dell'intero soccorso nei casi ritenuti non “gravi”.
Alpinismo su roccia Richiesta di soccorso
ITALIA: 118
FRANCIA: 15
SVIZZERA: 144
GERMANIA: 110
AUSTRIA: 144
SLOVENIA: 112
SEGNALI INTERNAZIONALI
DI SOCCORSO ALPINO
Segnalazione visiva
Quando esiste il contatto visivo tra colui o colo-
ro che necessitano di aiuto e colui o coloro che
possono intervenire, direttamente (soccorso) o
indirettamente (avviso al posto di soccorso), si
utilizzano i segnali illustrati nella figura.
Come è evidente dalla loro descrizione, le 541
Segnalazione convenzionale
di avvenuto avvistamento
con l’oscillazione usata
quando esiste il contatto
visivo e non è possibile
quello acustico.
Posizione: Posizione:
in piedi con le braccia alza- in piedi con un braccio
te, e spalle al vento. alzato e uno abbassato, e
• Risposta affermativa ad spalle al vento.
eventuali domande poste • Non serve soccorso.
dai soccorritori. • Risposta negativa a even-
• Atterrate qui, il vento è tuali domande poste dai
alle mie spalle. soccorritori. Fig. 14.03 Segnali convenzionali visivi
Richiesta di soccorso Alpinismo su roccia
Il SOCCORSO AEREO
543
Richiesta di soccorso
Ci riferiamo qui a richieste di intervento effet-
tuate per via telefonica o radio.
1. Digitare il numero di telefono del soccorso
sanitario (per l’Italia 118).
2. Specificare all’operatore che ci si trova in
montagna e comunicare il nome della località
in cui è avvenuto l’incidente.
3. Fornire il nome di chi chiama e il numero
di telefono da cui si sta chiamando (se la chia-
mata dovesse interrompersi è importante che
il telefono venga lasciato libero per consentire
alla centrale operativa di richiamare).
4. Specificare il luogo esatto dove è avvenuto
l’evento e la sua quota o in ogni caso un rife-
rimento importante di ricerca, rilevabile dalla
cartina.
5. Riferire cosa è successo (lasciarsi in ogni
caso intervistare dall’operatore di centrale che
avrà la necessità di conoscere la dinamica del-
l’incidente).
6. Precisare quante persone sono state coin-
volte; possibilmente, specialmente nel caso di
dispersi, precisare il colore del loro abbiglia-
mento.
Richiesta di soccorso Alpinismo su roccia
546
547
STOP OK
551
OK
Fase di decollo
Si tenga presente che anche nella fase di decollo
si deve rimanere fermi e in posizione abbassa-
ta, finché l’elicottero non si sia allontanato.
552
554
555
Appendici
APPENDICE A
Brevi richiami di fisica
• Il concetto di forza
• Il concetto di baricentro
• I concetti di lavoro e di energia
• Energia cinetica
• Energia potenziale
• Energia elastica
• Paranchi, carrucole e pulegge
APPENDICE B
Cenni storici sull'evoluzione dei materiali e di alcune tecniche
torna al sommario
Appendice A Alpinismo su roccia
APPENDICE A
Brevi richiami di fisica
In diverse parti di questo manuale si fa riferimento a concetti elementari di
fisica che, se pur di grande diffusione, a volte possono creare alcune difficoltà
in lettori che hanno poca dimestichezza con l’ambito fisico-matematico e/o
558
che non hanno molte opportunità di utilizzare di frequente queste conoscen-
ze. Si ritiene quindi opportuno richiamare quelle che sono le definizioni
principali di interesse per gli argomenti illustrati, in particolare i concetti
di forza, di baricentro, di energia. Esula ovviamente dalle nostre finalità la
trattazione rigorosa di questi argomenti, che comunque possono essere appro-
fonditi su un qualsiasi testo di Fisica.
Di seguito verranno quindi date solamente alcune definizioni, per lo più
intuitive, che tuttavia permettono, a nostro avviso, una interpretazione cor-
retta di queste grandezze e delle loro relazioni.
Vengono anche riportate per comodità del lettore le definizioni e le caratte-
ristiche principali dei paranchi e in particolare dei loro elementi costitutivi:
le carrucole e le pulegge.
Il concetto di forza
La nozione di forza può essere semplicemente dedot-
ta dalle tre esemplificazioni che seguono, passando da
quella che più si avvicina ad una definizione rigorosa
a quella, più intuitiva, che è maggiormente legata agli
argomenti che vengono trattati nel manuale.
Il concetto di baricentro
Nell’esperienza di tutti i giorni, è evidente che cia-
scuna massa fisica occupa un dato volume. Per esem-
pio, il corpo di un alpinista, con una certa massa M,
occupa un certo “volume” di spazio e su tutti i punti
di questo volume possono essere applicate forze, per
esempio la forza di gravità che agisce su tutte le parti
del corpo.
Dato un corpo con massa M, si definisce baricentro il
punto che rappresenta il centro di massa: il nome ba-
ricentro etimologicamente significa appunto centro
del peso (quindi di tutte le forze dovute alla gravità).
Da un punto di vista fisico, vi sono molti casi in cui
gli effetti di forze applicate alla massa M sono equiva-
lenti a quelli che si otterrebbero se tutta la massa fosse
concentrata appunto nel baricentro. Ad esempio, se
il corpo è immerso in un campo di gravità unifor-
me (come avviene, con buona approssimazione, sulla
superficie terrestre, dove l’accelerazione di gravità si
può ritenere costante), allora il moto del baricentro
Appendice A Alpinismo su roccia
Energia Cinetica
Come ben noto dai principi elementari della fisica,
un corpo in caduta libera viene accelerato dalla gravi-
tà e quindi la sua velocità cresce nel tempo in modo
lineare, cioè secondo una legge del tipo
v=g·t
Ec = ½ · M · v2
Energia Potenziale
E’ cosa evidente che un corpo, posto ad una certa
altezza h da terra, se lasciato andare inizierà a cadere
accelerando e aumentando la propria energia cineti-
ca secondo la relazione appena vista. Si dice allora
che il corpo, posto ad una altezza h, se pure immo-
bile, è dotato di una energia potenziale (in quanto si
562
manifesta in modo evidente solo se lasciato cadere).
Questa energia potenziale è proporzionale all’altezza
h e vale
Ep = M · g · h
Ep = M · g · h = 1⁄2 · M · v2 = Ec
Energia elastica
Dalla definizione di lavoro, si può facilmente ricava-
re che l’energia immagazzinata da una corda elastica
soggetta ad una forza f è data da
Ee = ½ · K · Δx2
Ee = ½ · K ·Δx2 = ½ · M · v2 = Ec
Alpinismo su roccia Appendice A
100 N
100 N
50 N
50 N
50 N
50 N
100 N
APPENDICE B
Cenni storici sull'evoluzione dei materiali e di alcune
tecniche
Queste note [1] hanno lo scopo di dare un piccolo contributo ad un aspetto
minore della storia dell’alpinismo quale l’evoluzione dei materiali tecnici
565
che ha accompagnato l’alpinismo nel corso della sua evoluzione; si spera che
questo possa stimolare i lettori ad approfondire questo aspetto per una più
completa comprensione dell’evoluzione tecnica.
Di seguito vengono indicati gli anni di introduzione dei principali attrezzi e
questo permette di vedere meglio come grandi salite abbiano avuto sviluppo
a partire dalla disponibilità di certa attrezzatura.
570
Materiali per alpinismo e norme Bibliografia
Bibliografia
torna al sommario
Bibliografia Materiali per alpinismo e norme
BIBLIOGRAFIA
[1] Commissione Centrale Materiali e Tecniche,
“I materiali per alpinismo e le relative norme”
I Manuali del CAI, 2007
[2] C. Zanantoni
572
“I marchi CE ed UIAA per gli attrezzi da alpinismo”
La Rivista del Club Alpino Italiano,
settembre-ottobre 1997 e novembre-dicembre 1997
[3] A. Manes
“La Catena di Assicurazione: la normativa europea e i materiali”
documento Commissione Lombarda Materiali e Tecniche, primavera 2004
[4] C. Zanantoni
“Corde e Dodero”
La Rivista del Club Alpino Italiano, gennaio-febbraio 2000
[7] C. Zanantoni
“Le corde nel cassetto”
La Rivista del Club Alpino Italiano, marzo-aprile 1997
[8] G. Signoretti
“Corde e luce solare: una questione…di colore”
La Rivista del Club Alpino Italiano, luglio-agosto 1999
[9] G. Signoretti
“L’acqua che non ti aspetti”
La Rivista del Club Alpino Italiano, gennaio-febbraio 2001
[10] G. Signoretti
“Senza una camicia coi baffi…non ci rimane che l'anima!”
La Rivista del Club Alpino Italiano, maggio-giugno 1997
“Fino a che punto è lecito alleggerire la sicurezza?”
La Rivista del Club Alpino Italiano, luglio-agosto 1997
Materiali per alpinismo e norme Bibliografia
[11] G. Bressan
“Usura delle corde in arrampicata e in laboratorio: decadimento delle pre-
stazioni dinamiche delle corde per effetto dell’usura”
Annuario CAAI, 2003
[12] Commissione Nazionale Scuole di Alpinismo e Sci Alpinismo,
“Alpinismo su ghiaccio e misto”
I Manuali del CAI, 2005 573
[13] L. Contri
“Prove comparative su cordini e fettucce”
documento Commissione Interregionale V.F.G. Materiali e Tecniche, aprile 1981
[14] C. Zanantoni
“Appunti di storia e tecnica dell’attrezzatura alpinistica - Cordini e Fettucce”
Annuario CAAI, 1982 - pubblicazione Commissione Materiali e Tecniche, 1983
[15] V. Bedogni, E. Guastalli
“Cordini per alpinismo: caratteristiche, problematiche e suggerimenti”
La Rivista del Club Alpino Italiano, maggio-giugno 2004
[16] V. Bedogni, E. Guastalli
“Cordini per alpinismo: caratteristiche, problematiche e suggerimenti”
La Rivista del Club Alpino Italiano, novembre-dicembre 2007 e gennaio-feb-
braio 2008
[17] E. Guastalli
“Moschettoni con chiusura a ghiera”
La Rivista del Club Alpino Italiano, marzo-aprile 2000
[18] Commissione Centrale Materiali e Tecniche, Commissione Lombarda
Materiali e Tecniche
“Ieri moschettoni, oggi connettori”
DVD del 2003
[19] G. Bressan, P. Casavola, C. Zanantoni
“Problemi di assicurazione”
La Rivista del Club Alpino Italiano, luglio-agosto 1994
Commissione Centrale Materiali e Tecniche, Commissione Nazionale Scuole
di Alpinismo e Sci Alpinismo
“Prove di Assicurazione Dinamica”
VHS del 1995
Bibliografia Materiali per alpinismo e norme
Altre pubblicazioni:
Commissione VFG Materiali e Tecniche
“La catena di Assicurazione”, gennaio 1995
A. Carboni
“La Torre di Padova - didattica di assicurazione e test dei materiali 1-2”
576 Le Alpi Venete primavera-estate 2002 e autunno-inverno 2002
S. Metzeltin Buscaini
Geologia per alpinisti
Edizioni Zanichelli, 1986
G. Kappenberger, J. Kerkmann
“Il tempo in montagna”
Edizioni Zanichelli, 1997
P. Caruso
“L’arte di arrampicare su roccia e ghiaccio”
Edizioni Mediterranee, 2002