Il Brusone Del Riso
Il Brusone Del Riso
Il Brusone Del Riso
Paolo Cortesi
Universit degli Studi di Milano, Dipartimento di Protezione dei Sistemi Agroalimentare e Urbano e Valorizzazione
delle Biodiversit (DiPSA), Via Celoria 2, 20133 Milano Email: [email protected]
Introduzione
Il riso lalimento base per oltre il 50% della popolazione mondiale, oltre il 95% prodotto e
consumato nei Paesi in via di sviluppo ed insieme a mais e frumento tra i cereali pi diffusi sul
pianeta.
La superficie mondiale coltivata a riso in continuo aumento e attualmente ha raggiunto circa
155 milioni di ettari; parallelamente la produzione aumentata del 60% dalla met degli anni 70 a
oggi, con una produzione stimata di circa 595 milioni di t di riso greggio. LEstremo Oriente la
Cina e il Sud-Est asiatico, realizzano quasi l85% della produzione mondiale che viene in gran
parte consumata in loco. Giappone, Sud America e Usa rappresentano altri importanti poli
produttivi: nei primi due Paesi gran parte della produzione viene consumata localmente, mentre gli
Stati Uniti esportano su tutti i mercati del mondo. Gli ettari investiti a riso nellUnione Europea
sono circa 395.000, lo 0,25% della superficie mondiale, dei quali il 55% circa vengono coltivati in
Italia e i restanti in Spagna. Francia, Portogallo e Grecia.
In Italia, il numero delle variet iscritte al registro nazionale molto elevato, tuttavia quelle
coltivate su superfici apprezzabili sono una decina. Dei 225.000 ettari, il 30% della superficie
nazionale (70.000 ha circa) occupata da cv della categoria merceologica lungo B, e solo due cv.,
Gladio e Libero, sono coltivate sul 75% di essa. Segue la categoria merceologica comune, coltivata
sul 25% circa della superficie nazionale (55.000 ha circa), con il 95% della superficie investita con
le cv. Centauro e Selenio e infine Balilla e Brio. Nelle altre categorie merceologiche le cv. che
occupano circa 10.000 ha ciascuna sono: Loto, Baldo, Volano (circa 16.000 ha), Carnaroli e
Karnak (11.000 ha) e Vialone nano (4.000 ha). Queste 12 cv. occupano il 70% circa della
superficie nazionale (www.enterisi.it).
Il brusone
Il brusone una delle malattie epidemiche del riso pi diffuse nel mondo. In Cina, la malattia
venne riportata nel 1637, con il nome di febbre del riso. In Giappone, le prime informazioni sulla
sua presenza risalgono al 1704 e la prima descrizione del patogeno stata fatta da Shirai nel 1896.
Negli Stati Uniti, la malattia stata segnalata nel 1876 in Carolina del sud e pochi anni dopo, nel
1913, venne riportata in India (Ou, 1985).
In Italia, la malattia stata rinvenuta per la prima volta nel 1838 da Astolfi, che la chiam
brusone, per i tipici disseccamenti fogliari che induceva sulle foglie e sulle pannocchie. Sebbene
negli anni successivi la malattia venne segnalata nuovamente, si deve sottolineare che con il nome
brusone si indicavano una serie di malattie del riso, non tutte attribuibili allagente patogeno
Magnaporthe oryzae.
Il brusone, o piricularia, una malattia importante a livello mondiale sia per la sua diffusione
territoriale, infatti presente in tutte le zone di coltivazione del riso, sia per i danni considerevoli
causati dalle epidemie, che nei paesi tropicali possono compromettere addirittura la sopravvivenza
della coltura.
Le perdite produttive pi rilevanti si riscontrano nei paesi a clima temperato e su riso coltivato
in assenza di irrigazione. Gli stress causati dagli abbassamenti repentini di temperatura e la carenza
idrica aumentano in modo rilevante la suscettibilit delle coltura e la espongono a epidemie causa di
danni produttivi rilevanti. Determinare lentit delle perdite produttive non sempre facile, anche a
causa della mancanza di un servizio territoriale finalizzato a questo scopo.
In Giappone, tra il 1950 e il 1960 sono state stimate perdite produttive annue del 3% circa
della produzione nazionale di risone, sebbene le colture siano state sottoposte a trattamenti fungicidi
specifici; questo dimostra il potenziale distruttivo della malattia (Goto, 1965). Successivamente
luso di cv resistenti ha interessato un numero crescente di ettari. Tuttavia, il problema dei danni
dovuti alla malattia non stato risolto a causa del ripetuto superamento della resistenza da parte
della popolazione del patogeno e laddove ci si verifica i danni alla produzione possono fluttuare
tra il 20 e il 100%. Nel 1993, le temperature particolarmente basse hanno determinato danni stimati
dellordine del 42% della produzione nazionale come sommatoria dei danni dovuti alla malattia e
quelli determinati dalla sterilit (Khush e Jena, 2009).
Nelle Filippine, in aree predisponenti le epidemie, sono frequenti perdite produttive anche
superiori al 50% (Ou, 1985).
In Cina, nellultimo trentennio sono state registrate tre ondate epidemiche: 1982-85, 1992-94
e 2001-2005. La prima ondata epidemica ha interessato 3,8 milioni di ettari con perdite di diversi
milioni di tonnellate; nel 1993 stata stimata una perdita di 1,1 milioni di tonnellate di riso solo nel
sud del paese e negli ultimi anni stata stimata la presenza della malattia su 5,7 milioni di ettari
(Khush e Jena, 2009).
In alcune regioni dellIndia i danni causati alle colture in asciutta possono raggiungere anche
il 50% della produzione.
In Italia, i dati riguardanti il brusone sono frammentari e risalgono a molti anni fa. Nel 1946,
in provincia di Pavia, le condizioni climatiche e le eccessive concimazioni azotate hanno
determinato unepidemia particolarmente grave sulle variet Cinese originario e Vialone Nano, con
perdite produttive comprese tra il 30 ed il 70% (Baldacci e Picco, 1948). Negli anni successivi non
sono reperibili quantificazioni dei danni causati dalle epidemie di brusone e alcune indicazioni
possono essere ricavate, per alcune variet e localit, solo da alcune sperimentazioni fitoiatriche
(Moletti et al., 1988; Cortesi e Giuditta, 2003).
Il tempo necessario al patogeno per crescere e riprodursi e il modo in cui la progenie viene
dispersa esercitano un'influenza diretta sulla dinamica della malattia. I propaguli possono essere
originati sessualmente e/o asessualmente. La riproduzione in alcuni patogeni avviene una sola volta
durante la stagione vegetativa, o addirittura in alcuni casi richiede pi di una stagione vegetativa.
Nella maggior parte dei casi la riproduzione avviene frequentemente sino ad apparire continua.
Lepidemia non sempre grave: la gravit dipende dai danni produttivi che vengono causati
dallo sviluppo epidemico della malattia.
Fattori che favoriscono lo sviluppo epidemico. Tra i numerosi fattori che possono condizionare lo
sviluppo epidemico della malattia, quelli climatici e nutrizionali sono i pi importanti, sebbene non
si debba dimenticare che la quantit di inoculo iniziale, nonch lepoca di comparsa dei primi
sintomi sono parametri altrettanto importanti nel determinare la precocit e gravit delle epidemie.
Dal punto di vista epidemiologico, la trasmissione per seme molto importante in quanto le
piante malate sono uniformemente distribuite e costituiscono delle fonti dinoculo primarie precoci
funzionali allo sviluppo epidemico anticipato delle malattia. Pertanto risulta importante conoscere la
percentuale di granelli infetti presenti nella semente e lefficienza con cui la malattia viene
trasmessa ai germinelli. Per quanto riguarda la sanit della semente, indagini effettuate in Arkansas
hanno dimostrato che il 66% dei campioni analizzati aveva una percentuale di granelli infetti
compresa tra 0 e 10,5% (Guerber e TeBeest, 2006). La percentuale di trasmissione per seme
strettamente legata alla tecnica di semina e alle condizioni ambientali che si verificano durante la
germinazione. La percentuale di trasmissione inversamente proporzionale alla profondit di
semina. La scarsa copertura del seme, o la semina in superficie su terreno umido, determinano una
percentuale maggiore di plantule infette, mentre linterramento comporta percentuali minori e la
semina in acqua la impedisce. Le condizioni climatiche al momento della germinazione e
successivamente allemergenza sono altrettanto importanti e influiscono sul periodo di incubazione.
Germinelli cresciuti a 15-20C risultano asintomatici sebbene siano stati infettati. Il periodo di
incubazione si concluder con la comparsa dei sintomi i quali si evidenzieranno solo quando le
temperature raggiungeranno i 25-30C (Manandhar et al., 1998; Guerber e TeBeest, 2006). In
Arkansas, la distribuzione sul terreno di granelli infetti dopo la semina in percentuali crescenti ha
consentito di dimostrare limportanza di questa fonte dinoculo nello sviluppo epidemico della
malattia. Infatti i primi sintomi sulla cv. suscettibile M-201 sono comparsi precocemente anche 30
giorni prima di quanto osservato in assenza di inoculo e conseguentemente lo sviluppo epidemico
stato pi precoce e la gravit molto pi elevata (Long et al., 2001).
Le piogge, lumidit relativa dellaria, la temperatura e la luminosit interagiscono con tutte le
fasi del ciclo biologico del patogeno. Ricordiamo brevemente che lumidit dellaria e la bagnatura
fogliare sono le condizioni indispensabili per avere linfezione dellospite. Lacqua necessaria sia
per avviare la germinazione delle spore sia nelle fasi successive che portano allinfezione. Se la
bagnatura fogliare viene interrotta prima dellinfezione, questultima non avviene (Yamanaka e
Ikeda, 1964). Lincremento della bagnatura fogliare da 12 a 15 h determina il 30% di infezioni in
pi (Kato, 1974). Il periodo di bagnatura fogliare necessario allinfezione funzione della
temperatura: alla temperatura ottimale di 25C sono sufficienti 6-8 h, mentre a temperature inferiori
la bagnatura deve durare pi a lungo.
piante che hanno ricevuto alte dosi azoto, ma non in piante concimate con poco azoto
(Manibhushan Rao, 1994).
Il silicio un componente importante nella pianta del riso. Numerosi studi riguardanti gli
effetti dellapplicazione di Si sulla penetrazione dello stiletto hanno dimostrato la relazione diretta
tra silicizzazione delle cellule dellepidermide e resistenza delle piante. La deposizione di silicio
nelle cellule dellepidermide costituisce una barriera fisica alla penetrazione meccanica del fungo.
Concimazioni con questo elemento riducono la gravit della malattia per effetto di un
rallentamento della crescita epidemica determinato da un effetto combinato di minor quantit di
inoculo prodotto e dimensioni delle lesioni (Yoshida et al., 1962; Datnoff et al., 1992; Winslow,
1992; Datnoff et al., 2000; Seebold et al., 2001).
Let della pianta e dei tessuti fogliari sono due fattori molto importanti per lo sviluppo
epidemico e la gravit della malattia. Le piante e le foglie giovani sono le pi suscettibili alle
infezioni, successivamente la silicizzazione dellepidermide e linvecchiamento dei tessuti fogliari li
rende resistenti. La resistenza viene acquisita dopo un intervallo di tempo variabile nelle diverse
cv. (Kahan e Libby, 1958; Goto et al., 1961; Nottenghem e Andriatompo, 1979). Il numero di
lesioni fogliari associato allintervallo di tempo necessario alle foglie in via di sviluppo per
acquisire la completa resistenza; minore lintervallo meno numerose saranno le lesioni che si
svilupperanno (Roumen, 1992). Ai tropici, le colture sono particolarmente suscettibili alla malattia
fino alla levata, mentre nelle fasi successive la pianta diventa resistente, cos come diventano
resistenti le foglie mature. La pianta diventa nuovamente suscettibile alla malattia al momento
delleserzione della pannocchia quando il patogeno pu colonizzare facilmente lultimo nodo e
causare il mal del collo. Non mai stata trovata correlazione tra la suscettibilit della pianta al
brusone fogliare e il mal del collo, o viceversa (Ou, 1985).
In Italia, a partire dagli anni 80, stato osservato un aggravamento delle epidemie e dei danni
causati dal brusone, soprattutto in risaie stabili coltivate con variet suscettibili concimate
abbondantemente con azoto per aumentare la produzione. Risalgono agli stessi anni i primi studi
di difesa dalla malattia, effettuati dai ricercatori dellEnte Nazionale Risi, valutando lefficacia di
alcune molecole quali i benzimidazoli Benomyl, Carbendazim e Thiophanate methyl e Pyroquilon e
triciclazolo. I fungicidi sono stati impiegati sia contro il brusone fogliare, applicandoli su colture
seminate in luglio, per far coincidere il periodo di maggiore suscettibilit del riso con le condizioni
ottimali di virulenza del patogeno, sia contro il brusone della pannocchia, applicandoli su colture
seminate in epoca normale secondo un criterio fenologico a partire dalleserzione della pannocchia.
Il numero dei trattamenti variava, da uno a tre, applicati con intervallo di 8-10 giorni. I risultati
hanno dimostrato la sostanziale inefficacia dei benzimidazoli, mentre Pyroquilon e triciclazolo
hanno dato buoni risultati nella difesa dal brusone fogliare il primo e dal brusone della pannocchia il
secondo. Lincidenza media del brusone della pannocchia su tre variet e in tre annate stato di
circa il 90% a cui ha corrisposto una perdita produttiva di circa il 55%. I trattamenti ripetuti di
triciclazolo, applicato a 750 g/ha di p.a., sono risultati pi efficaci del trattamento singolo, sebbene
le differenze non siano risultate significativamente diverse. Lefficacia dei trattamenti ha dimostrato
una tendenza alla diminuzione, quando vengono applicati dopo la spigatura(Moletti et al., 1988).
Da questa sperimentazione, purtroppo, non si desume la dinamica epidemica del brusone sulle
foglie. Si potrebbe addirittura pensare che sulle cv. oggetto della sperimentazione non si abbia
sviluppo epidemico tant che per valutare lefficacia dei trattamenti sulle foglie i ricercatori sono
ricorsi alla semina in epoca non consona ai fini produttivi. Lipotesi che stata successivamente
verificata da Cortesi e collaboratori stata la possibile assenza di epidemie di brusone sulle foglie in
colture a semina primaverile, poco suscettibili alla malattia per effetto della mancanza di
coincidenza tra le condizioni climatiche favorevoli allepidemia e la suscettibilit dei tessuti
fogliari, che diventano via via pi resistenti (Kahan e Libby, 1958; Goto et al., 1961; Roumen,
1992). Nei casi in cui si riscontri la presenza di brusone, il risicoltore difficilmente effettua
trattamenti specifici contro altri patogeni quali lelmintosporium.
risultati sperimentali hanno dimostrato che il contenimento dello sviluppo epidemico pu essere
realizzato con la stessa efficienza con un numero variabile di trattamenti (Cortesi e Giuditta, 2003;
Pizzatti e Cortesi, 2008).
I fungicidi. Tra i principi attivi disponibili per limpiego su riso, quelli registrati per la protezione
dal brusone sono: triciclazolo, azoxystrobin e flutriafol. Beam DAS (triciclazolo 75%) e Amistar
(azoxystrobin 25%) sono i fungicidi comunemente usati in risicoltura per la difesa dal brusone, per i
quali esiste unampia letteratura sulla loro efficacia, mentre Impact (flutriafol 25%), cos come Tilt
(propiconazole 25%) e altre molecole della famiglia degli IBS, sono considerati fungicidi specifici
per il contenimento dellelmintosporosi, da impiegarsi in miscela con i primi (Moletti et al., 1988;
Cortesi e Giuditta, 2003; Bertocchi et al., 2007; Pizzatti et al., 2008).
Considerato loggetto della presente monografia, nel prosieguo verranno trattati esclusivamente
triciclazolo e azoxystrobin.
Triciclazolo (Beam). un fungicida sistemico specifico per controllo del brusone del riso. E' un
fungicida conosciuto da molto tempo ed largamente impiegato sul riso in Asia. In Italia stato
registrato nel 1998. Il fungicida agisce per assorbimento fogliare e radicale. Nella pianta
trasportato in senso acropeto dal sistema xilematico. Una volta nella pianta, il principio attivo
subisce una trasformazione metabolica che provoca lossidazione del gruppo metilico, con
formazione di un gruppo alcolico (Day et al., 1980). Il triciclazolo ha diverse propriet utili per la
difesa dal brusone: la persistenza, la sistemia e un meccanismo dazione unico e multisito (Tomlin,
1994).
La sistemia del triciclazolo nelle piante di riso stata dimostrata indirettamente, controllando
i sintomi fogliari di brusone dopo aver applicato il fungicida a cariossidi, radici, suolo e foglie. Il
fungicida efficace anche in applicazioni radicali, sia immergendo le radici di riso per 10 minuti in
una sospensione di triciclazolo, sia applicandolo al suolo. Il mal del collo stato contenuto
efficacemente con trattamenti fogliari effettuati in botticella alle dosi di 255-560 g/ha di p.a. Un
trattamento di triciclazolo alla dose di 150 g/ha di p.a., in botticella, sufficiente ad ottenere un
buon contenimento del mal del collo quando stato trattato il suolo prima del trapianto (Froyd et
al., 1976; Froyd et al., 1978; Day et al., 1980).
Triciclazolo ha una modalit d'azione di tipo preventivo; assorbito dalle spore in
germinazione inibisce la sintesi di melanina da parte dellappressorio di molti Ascomiceti,
rendendolo incapace di penetrare la superficie dellospite con lo stiletto. In M. oryzae la
concentrazione di 0,1 g/ml di triciclazolo sufficiente ad inibire la sintesi di melanina e stimola lo
sviluppo di mutanti melanina-deficienti il cui micelio, le spore e gli escreti sono colorati di giallo
arancio. Concentrazioni superiori, 50 g/ml, non sono tossiche per M. oryzae (Tokousbalides e
Sisler, 1979; Woloshuk et al., 1980; Woloshuk et al., 1981; Woloshuk et al., 1983).
Triciclazolo in Verticillium dahlie e Thielaviopsis basicola blocca la sintesi di melanina
impedendo la conversione del 1,3,8-triidroxynaftalene (1,3,8 THN) in vermelone, un precursore
della melanina (Tokousbalides e Sisler, 1979; Stipanovic e Wheeler, 1980). In P. grisea a
concentrazioni comprese tra 0,01 e 0,1g/ml si ha un predominante accumulo di 2-HJ(2-
hydroxyjuglone) e 3,4,8-DTN 3,4-dihydro-3,4,8-trihydroxy-1-(2H)-naphthaltnone), metaboliti
derivati da precursori della melanina. Tale risultato indica che il blocco primario in questo patogeno
formulata come Amistar, o come Quadris, risultata attiva su numerosi patogeni appartenenti alle
classi degli Ascomiceti, Basidiomiceti, Oomiceti e Deuteromiceti (Godwin et al., 1992; Heaney e
Knight, 1994; Clough et al., 1996). Azoxystrobin una volta applicato sulla vegetazione si deposita
sulla superficie degli organi trattati, dove permane a lungo aderendovi tenacemente. Lassorbimento
lento e graduale. Dopo la penetrazione, la molecola viene traslocata per diffusione e per via
xilematica con una diminuzione progressiva della concentrazione. Trattando con azoxystrobin le
radici di piante giovani di zucchino si ottenuta una buona protezione delle foglie dall'oidio,
Sphaerotheca fuliginea (Godwin et al., 1992; Heaney e Knight, 1994). Azoxystrobin si caratterizza
per la sua attivit preventiva e curativa grazie alla sua particolare azione inibente sulla germinazione
delle spore, sulla crescita del micelio e sulla sporulazione. Lapplicazione su foglie di grano di 0,4
mg p.a./l unora prima dellinoculazione con P. recondita inibisce la germinazione delle
uredospore. Risultati simili sono stati ottenuti sulle spore di Septoria tritici e Septoria nodorum.
Leffetto fungicida su P. recondita stato ottenuto anche in seguito a movimento sistemico della
molecola; applicata a 10 mg p.a./l sulla met prossimale di una foglia di grano, 24 ore prima
dellinoculazione, ha protetto anche la parte distale inibendo la germinazione delle uredospore.
Applicando alla dose di 2 mg p.a./l a plantule di grano, 5 giorni dopo linoculazione con P.
recondita, determina il collasso del micelio del fungo, a conferma dellattivit eradicante della
molecola (Godwin et al., 1992).
Le strobilurine hanno, oltre all effetto fungitossico, influenze positive sulla crescita della
pianta, sui processi di senescenza, sulla produzione e qualit della granella. Questi effetti sono stati
documentati per due molecole, azoxystrobin e kresoxim-methyl. Nel grano l'inibizione della sintesi
di etilene da parte di kresoxim-methyl, unitamente ad un incremento dei livelli endogeni delle
citochinine potrebbe spiegare il ritardo della senescenza e l'incremento della colorazione
verde(Grossman e Retzlaff, 1997; Gerhard et al., 1999).
Amistar per l'impiego su cereali stato registrato in Italia nel 1999. Azoxystrobin applicato
alla dose di 0,03 e 1 mg p.a./l un giorno dopo l'inoculazione di M. oryzae ha effetto protettivo ed
eradicante. Il contenimento di P. oryzae si ottiene anche a seguito di applicazioni radicali del
fungicida (Godwin et al., 1992; Godwin et al., 1994). In America, azoxystrobin applicato in diversi
stadi fenologici del riso, alla dose di 1 l/ha, risultato particolarmente efficace contro il brusone
della pannocchia, indotto da M. grisea. Un solo trattamento tra la botticella e il 100% di pannocchie
emerse ha consentito di ottenere livelli di protezione del 99% (Long e TeBeest, 1997).
Il meccanismo dazione unisito del fungicida lo espone al rischio di selezione di ceppi
resistenti, gi segnalati per P. grisea dei tappeti erbosi (Vincelli e Dixon, 2002).
Secondo il Fungicide Resistance Action Committee (FRAC) il patogeno M. oryzae
classificato tra quelli che possono mutare con maggiore facilit dando luogo a resistenza nei
confronti di fungicidi. Il rischio di insorgenza di resistenza allazione di un fungicida da parte del
patogeno particolarmente elevato soprattutto nel caso di elevata variabilit genetica delle
popolazioni e per lampiezza delle popolazioni dovute allo sviluppo epidemico della malattia,
nonch per lelevata pressione di selezione esercitata dal fungicida sulle popolazioni del patogeno.
Azoxystrobin, per il suo meccanismo dazione, viene classificato dal FRAC tra i fungicidi ad
elevato rischio di insorgenza di resistenza; nel rapporto del 2008 del gruppo di lavoro del FRAC -
resistenza ai fungicidi QoI - sono elencate pi di 30 specie di patogeni, diversamente distribuite nel
mondo, con resistenza di campo conclamata alla molecola (www.frac.info). Per il triciclazolo,
invece, non sono stati mai segnalati casi evidenti di cali di efficacia del fungicida nei confronti di
M. oryzae dovuti a resistenza del patogeno nei confronti della molecola.
In ragione dellesigua gamma di principi attivi disponibili per il controllo del brusone e delle
indicazioni fornite dal FRAC, la necessit di gestire correttamente il rischio di resistenza in campo
rappresenta un elemento di fondamentale importanza, conseguibile unicamente se entrambi i
fungicidi continueranno a essere disponibili per la difesa del riso.
Conferme sullefficacia di triciclazolo e di azoxystrobin nella difesa del riso dal brusone in
campo sono arrivate sia da sperimentazioni condotte in Italia tra gli anni 1982 e 1986, sia da altre
effettuate dagli anni 90 ad oggi. Azoxystrobin su riso non ha dimostrato di ritardare
significativamente la senescenza (Moletti et al., 1988; Cortesi e Giuditta, 2003; Bertocchi et al.,
2007; Pizzatti et al., 2008). I dati sperimentali complessivamente confermano lefficacia dei
fungicidi mentre le strategie di difesa potrebbero differenziarsi in funzione della suscettibilit
varietale e dellandamento epidemico della malattia. Ovviamente laddove le strategie si
differenziano utile valutare gli effetti della difesa nel contenimento dei danni e sulla qualit della
produzione. A questo fine sono state effettuate una serie di prove sperimentali, ripetute nellarco di
un quinquennio in diverse localit e variet, al fine di approfondire gli studi relativi allefficacia di
triciclazolo e azoxystrobin, impiegati in diverse strategie di difesa, di valutare la difesa dal brusone
quale mezzo per stabilizzare la produzione, evitando le perdite causate dalle epidemie della malattia
e per incrementare la qualit della granella.
(efficacia)
Il triciclazolo ha diverse propriet utili ai fini della protezione dal brusone: la persistenza, la
sistemia e un meccanismo d'azione unico.