Patologia Generale-Giordano Perin
Patologia Generale-Giordano Perin
Patologia Generale-Giordano Perin
PATOLOGIA GENERALE
Giordano Perin
aa 2009/2010
Giordano Perin; patologia generale 1: introduzione
INTRODUZIONE
La patologia generale ANALIZZA LE CARATTERISTICHE DEI MECCANISMI
FISIOLOGICI, BIOCHIMICI, CELLULARI E ISTOLOGICI IN CONDIZIONI ESASPERATE
O ALTERATE.
Lo studio avviene a tre livelli differenti:.
➢ descrizione dei fenomeni patologici comuni a molte malattie come trombosi,
infiammazioni ma anche tumori. Tali eventi si possono associare a diversi eventi
patologici. La trombosi soprattutto si associa a una enorme varietà di eventi
patologici.
➢ approfondimento patogenetico a livello BIOCHIMICO; per esempio a livello cellulare
rispetto ai mediatori di fenomeni infiammatori.
➢ individuazione di processi fondamentali validi in modo ancor più vasto dei
precedenti, facenti riferimento ai meccanismi molecolari propri delle principali
funzioni cellulari; per esempio proliferazione, attivazione di geni ecc...
L'ASPIRINA inibisce le COX che trasforma l'acido arachidonico che ciclizza formando
prostaglandine che, in associazione a diversi enzimi cellulari, danno vita a
TROMBOSSANI, PROSTAGLANDINE, PROSTACICLINE.
Le prostaglandine stimolano anche la produzione di INTERLEUCHINE che
INCREMENTANO LA TEMPERATURA CORPOREA.
Le prostaglandine hanno anche la funzione di regolare la produzione di muco
protettivo a livello gastrico, di conseguenza l'aspirina rende la mucosa gastrica
meno protetta generando anche GASTRITI EMORRAGICHE che possono divenire
mortali. Il medesimo effetto si riscontra per tutti gli antiinfiammatori non steroidei.
a livello dolorifico l'inibizione della COX porta alla diminuzione delle prostaglandine
legate alla insorgenza del dolore.
la attivazione delle piastrine richiede la produzione di TROMBOSSANI, le COX
producono tali molecole; a questo si deve la azione fluidificante della aspirina.
ALCUNE DEFINIZIONI:
OMEOSTASI (cannon 1929):
attività tendenti a mantenere le variabili vitali essenziali entro limiti normali.
SISTEMA VIVENTE:
stato di disequilibrio controllato.
STATO DI SALUTE:
condizione in cui l'omeostasi biologica può essere mantenuta dall'intervento di meccanismi
di controllo.
MALATTIA:
deviazione rivelabile della condizione di omeostasi del sistema vivente che l'intervento di
meccanismi di controllo non è capace di annullare.
avviene per:
perturbazioni di eccessiva ampiezza.
inadeguatezza o mancato funzionamento dei sistemi di controllo.
FATTORI PATOGENI O CAUSE DI MALATTIA:
stimoli capaci di alterare la condizione omeostatica.
EZIOLOGIA:
si tratta dello studio della causa di una malattia, in particolare possiamo distinguere:
fattori eziologici esogeni che possono essere:
1
Giordano Perin; patologia generale 1: introduzione
chimici.
Fisici.
Biologici.
Nutrizionali.
Tutto quanto arriva dall'esterno dell'organismo fondamentalmente.
fattori eziologici endogeni :
malattie ereditarie.
1
malattie congenite; si tratta di malattie che l'individuo presenta alla nascita .
predisposizione alle malattie.
i fattori eziologici possono inoltre essere classificati in modo molto diverso:
primari o secondari ecc...
determinanti, coadiuvanti, predisponenti.
sufficienti o insufficienti.
potenziali (o fattori di rischio), attuali.
ambientali.
non c'è un rapporto diretto tra un fattore determinante e la malattia, la malattia AVVIENE O
NON AVVIENE PER IL CONCORSO DI TUTTA UNA SERIE DI FATTORI 2. Significativa a
livello statistico è anche la PATOLOGIA IATROGENA: si tratta di una infezione derivata dal
medico o dal paramedico stesso.
a livello patogenetico individuiamo:
MECCANISMI PATOGENETICI ELEMENTARI: si tratta di alterazioni molecolari
dirette.
MECCANISMI PATOGENETICI COMPLESSI: prevedono l'intervento di meccanismi
diversi con fenomeni di amplificazione o attenuazione.
normalmente un individuo presenta meccanismi patogenetici complessi, raramente si
tratta di meccanismi patogenetici elementari; al medico spetta individuare quale sia la
causa principale della situazione del paziente e risolverla.
PATOGENESI:
meccanismo di azione di fattori patogeni.
SEQUENZA PATOGENICA3:
si tratta della sequenza di eventi che partecipano alla definizione della malattia.
ALCUNI ESEMPI:
• Nella anemia falciforme una mutazione genetica puntiforme genera un forma aberrante di
emoglobina la cui precipitazione genera una forma alterata dei GLOBULI ROSSI, a
conseguenza di questo assistiamo all'instaurarsi di una ANEMIA vera e propria.
• Alla base di iniziazione e promozione tumorale c'è sempre una mutazione genetica che non
si estrinseca fintanto che non arriva uno stimolo di natura PROLIFERATIVA, anche se la
mutazione è precisa e pericolosa sono necessari degli stimoli aggiuntivi.
• L'influenza interessa molto spesso le vie aeree portando ad un incremento della probabilità
di infezioni batteriche come la BRONCOPOLMONITE che, soprattutto nelle persone
anziane, può divenire mortale.
• La TROMBOSI, generata solitamente da un incremento del TROMBOSSANO:
◦ incremento della presenza di piastrine.
1
per esempio la rosolia è fortemente teratogena e le deformazioni causate sono fattori di natura congenita. La
profilassi di CREDET: si utilizza la streptomicina nella congiuntiva del bambino per controllare la presenza della
gonorrea, infezione gonococcica, che se contratta alla nascita porta alla infiammazioen dela congiuntiva e della
sclera che genera cecità.
2
una patologia ripetuta coma una influenza molte volte presuppone, generalmente, un fattore predisponente.
3
Questo concetto è spesso legato ad infezioni ospedaliere, è necessario quindi scegliere molto bene la terapia da
seguire e soprattutto valutare se sia meglio ospedalizzare il paziente.
2
Giordano Perin; patologia generale 1: introduzione
3
Giordano Perin; patologia generale 1: introduzione
allo stesso tempo le comodità della vita moderna e l'incremento della vita media porta ad
un generale incremento:
delle malattie degenerative.
delle malattie cardiovascolari.
delle malattie reumatiche.
delle malattie endocrine.
delle malattie respiratorie.
la nocività degli ambienti di lavoro, soprattutto relativamente all'uso di sostanze chimiche,
porta ad un incremento delle MALATTIE NEOPLASTICHE4.
Ogni individuo reagisce in modo diverso agli agenti patogeni presenti nell'ambiente; tale
diversità è legata soprattutto al fatto che:
ogni individuo possiede un GENOTIPO.
ogni individuo vive in un AMBIENTE.
la relazione tra AMBIENTE e GENOTIPO genera il FENOTIPO.
l'individuo AFFRONTA L'AGENTE PATOGENO CON IL PROPRIO FENOTIPO.
L'esposizione a fattori ambientali influisce in modo molto forte sul GENOTIPO in
particolare rispetto a:
➢ ESPRESSIONE GENICA, cioè rispetto alla trascrizione del DNA.
➢ ENZIMI ALLOSTERICI e loro funzionalità, che sono gli enzimi più importanti del
nostro corpo.
Alcuni esempi possono essere:
l'iper o ipo plasia di un tessuto rispetto agli stimoli che riceve dall'esterno.
la metaplasia: si tratta di una mutazione FENOTIPICA NON PATOLOGICA della
CELLULA: questo avviene soprattutto in tessuti di natura epiteliale 5.
iper o ipo trofia: si tratta di una variazione di dimensione delle cellule di una
popolazione cellulare6.
differenziazione: molto attiva ovviamente nella embriogenesi; è molto importante
sottolineare che tutte le modificazioni tissutali iperplasiche o ipertrofiche portano ad
un differenziazione cellulare 7.
Alcuni esempi pratici interessanti possono essere:
L'IPERGLOBULINEMIA associata allo stimolo IPOSSICO.
IPERPLASIA della cute, che si estrinseca come un callo, ed è data dalla proliferazione
delle cellule degli strati lucido e corneo.
IPERPLASIA DEL SISTEMA MICROSOMIALE EPATICO in particolare nell'alcolismo: il
sistema microsomiale epatico è costituito di numerosi enzimi, una iperplasia istologica
porta generalmente ad un incremento della dimensione del sistema di vescicole associato
a tale complesso enzimatico e quindi l'incremento numerico degli enzimi in esse contenuti.
Il sistema enzimatico più significativo a livello epatico è sicuramente quello del
CITOCROMO p450:
tale sistema enzimatico incrementa in attività in relazione all'alcol assunto con la dieta e
di farmaci; grazie ad esso incrementa la capacità del corpo di smaltire tali sostanze. A
4
Oggi sappiamo che la benzina verde è cancerogena per esempio: man mano che è stata introdotta in una nazione,
sono aumentate le leucemie circa del 10%. Per limitare l'effetto cancerogeno della combusione di tale sostanza viene
utilizzata la marmitta catalitica. Incrementano i rischi di produzione di agenti cancerogeni soprattutto se la macchina
è ferma o se il motore è freddo.
5
l'eitelio cilindrico ciliato delle vie respiratorie può, tramite metaplasia, divenire cubico, piatto o piatto
pluristratificato.
6
I due processi di ipertrofia ed iperplasia procedono di pari passo, spesso un atleta presenta sia una struttura
muscolare con un numero di cellule incrementato sia con cellula di dimensione maggiore.
7
un tipico esempio è lo sviluppo delle cellule del sangue dai loro precursori nel midollo osseo: avviene tipicamente
nell'atleta e nell'adattamento all'alta montagna.
4
Giordano Perin; patologia generale 1: introduzione
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Giordano Perin; patologia generale 1: introduzione
si tratta di quella teoria secondo cui la patogenesi dipende dalla interazione tra fattori
genetici e fattori ambientali.
[tipici esempi sono:
l'incremento della pressione arteriosa che non dipende solo dall'ambiente o solo
dalla predisposizione genetica.
l'aterosclerosi.
il diabete.
i tumori.
per queste malattie è difficile determinare se la causa principale sia ambientale o sia
genetica.
L'EREDITABILITÀ:
si tratta del rischio di ricorrenza di un dato carattere nei cosanguinei 10. Tale concetto vale
per CARATTERI AD EREDITÀ MULTIFATTORIALE 11 e non per caratteri chiaramente
linked o mendeliani per cui si utilizza invece un modello di tipo matematico. Se una
malattia ha una ereditabilità del 100% e ha una incidenza di 1/2000, un figlio nato su 20
sarà affetto da quella malattia (2000/100).
Naturalmente come si accennava in precedenza esistono malattie che presentano modelli
di trasmissione differenti:
MALATTIE A TRASMISSIONE RECESSIVA SEMPLICE come:
la fibrosi cistica.
il retinoblastoma.
l'emofilia.
l'albinismo.
MALATTIE A TRASMISSIONE DOMINANTE SEMPLICE:
anemie con cellule a bersaglio (talassemie).
LA PREDISPOSIZIONE ALLA MALATTIA:
si tratta di un concetto che si riferisce ad UN DATO SOGGETTO rispetto ad una DATA
MALATTIA e che tiene conto di entrambe le componenti AMBIENTALE E GENETICA:
LA COMPONENTE GENETICA che si esprime in senso fenotipico.
LA COMPONENTE AMBIENTALE si esprime attraverso diversi fattori tra cui i più
significativi sono:
condizioni di nutrizione.
frequentazione di ambienti chiusi.
igiene.
profilassi.
soprattutto in associazione ad INFEZIONI.
un caso particolare, quasi estremo, è sicuramente la FAMILIARITÀ: oltre ai fattori genetici
in comune, sono infatti presenti fattori ambientali estremamente simili come:
abitudini alimentari.
abitudini igieniche.
ambiente climatico.
Tale fattore è così importante che nella cartella clinica è presente una sezione dedicata
alla ANAMNESI FAMILIARE.
10
si tratta di un fattore valutato sulla base della incidenza tra fratelli con quella nella popolazione generale in
percentuale.
11
esempi tipici sono:
epilessia = 50%.
labbro leporino = 70%.
schizofrenia e sclerosi multipla = 100%.
6
Giordano Perin; patologia generale 1: introduzione
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negli anni 70 questi pazienti erano molto pericolosi e tenuti nei manicomi, ora si utilizzano gli psicofarmaci.
13
Si faceveno un tempo controlli anamnestici relativi a malattie virali che predispongono a infezioni di natura
batterica.
7
Giordano Perin; patologia generale 1: introduzione
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il dosaggio dei farmaci antiplastici viene fatto generalmente valutando il livello di LEUCOCITI NEL SANGUE.
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Giordano Perin; patologia generale 2: neuromediatori del sistema nervoso centrale e loro
disfunzioni
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Giordano Perin; patologia generale 2: neuromediatori del sistema nervoso centrale e loro
disfunzioni
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Giordano Perin; patologia generale 2: neuromediatori del sistema nervoso centrale e loro
disfunzioni
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Giordano Perin; patologia generale 2: neuromediatori del sistema nervoso centrale e loro
disfunzioni
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Giordano Perin; patologia generale 2: neuromediatori del sistema nervoso centrale e loro
disfunzioni
LOCUS CERULEUS.
lo stress acuto stimola la produzione di NORADRENALINA.
agonisti GABAERGICI potenziano le sinapsi GABAERGICHE che sono INIBITORIE
RISPETTO ALLA PRODUZIONE E RILASCIO DI NORADRENALINA.
IL TRATTAMENTO DELL'ANSIA E I RECETTORI GABAERGICI:
LA TRASMISSIONE GABAERGICA estrinseca la sua azione su due tipi di recettori
differenti, in particolare:
GABA-A:
postinatpico.
inibitorio: rende la membrana postsinaptica maggiormente permeabile al
CLORO.
Si utilizzano nella pratica clinica numerosi farmaci potenzianti questo tipo di sinapsi:
BENZODIAZEPINE che potenziano l'effetto del GABA: tali farmaci agiscono sul
recettore inibitorio incrementando incrementandone la affinità per il GABA;
complessivamente questi composti svolgono una funzione di MODULAZIONE
ALLOSTERICA per cui il sito di legame DIVIENE PIÙ EVIDENTE. Sono in
assoluto i farmaci più utilizzati contro l'ansia, infatti:
■ Si tratta di farmaci abbastanza malleabili rispetto a quelle che possono
essere altre terapie in corso.
■ non richiedono un controllo posologico strettissimo.
■ Si possono assumere anche a dosi fino a 10 volte superiori.
Si utilizzano soprattutto nella TERAPIA DELL'ANSIA A BREVE TERMINE, sono
farmaci che danno assuefazione e di conseguenza a distanza di qualche mese
è necessario incrementarne le dosi.
si tratta di farmaci utilizzati in generale per:
■ ANTIANSIA in quanto stimolano la secrezione GABAERGICA e quindi fanno
calare la attività noradrenergica complessiva.
■ SEDAZIONE, IPNOINDUZIONE in particolare stimolano date zone della
corteccia.
■ PREANESTESIA in particolare prima della anestesia generale.
■ COADIUVANTI AD ANTIEPILETTICI per esempio in quanto la loro azione
inibitoria è molto utile.
forme farmaceutiche molto utilizzate sono:
■ ALPRAZOLAM: caratterizzato da smaltimento rapido e utilizzato soprattutto
per problemi legati ad ANSIA e AGORAFOBIA.
■ DIAZEPAM: ha una azione maggiormente prolungata, porta a
miorilassamento generale e abbassa le convulsioni, si utilizza nella
preanestesia2.
il FLUMAZINL È UN antagonista competitivo delle benzodiazepine, in particolare
si utilizza:
■ nella OVERDOSE DA BENZODIAZEPINE.
■ nel trattamento delle intossicazioni da alchool con poco successo.
■ Come antagonista dell'effetto ipnotico sedativo delle BENZODIAZEPINE.
BARBITURICI, ANTIEPILETTICI E NEUROSTEROIDI SONO AGONISTI
DIRETTI DEL GABA; i BARBITURICI in particolare sono molecole MOLTO PIÙ
2 Questo tipo di farmaco viene utilizzato soprattutto dai CECCHINI per migliorare le prestazioni di tiro: abbassa la
frequenza cardiaca e consente una netta diminuzione delle contrazioni muscolari.
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Giordano Perin; patologia generale 2: neuromediatori del sistema nervoso centrale e loro
disfunzioni
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Giordano Perin; patologia generale 2: neuromediatori del sistema nervoso centrale e loro
disfunzioni
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Giordano Perin; patologia generale 2: neuromediatori del sistema nervoso centrale e loro
disfunzioni
nella depressione, così come nell'ansia, abbiamo una alterazione dei fenomeni di
trasmissione neuronale. fondamentalmente tale patologia si giostra su due vie di
neurotrasmissione:
VIE NORADRENERGICHE associate al LOCUS CERULEUS che stimolano la
agitazione.
VIE SEROTONINAERGICHE associate a diversi fattori.
NEL RAPPORTO TRA QUESTE DUE VIE si GIOCA IL CONTROLLO DI DATI STIMOLI;
nella DEPRESSIONE CLASSICA:
si riconosce un deficit dei due sistemi noradrenergico e serotoninergico.
si stimolano entrambi i sistemi tramite farmaci.
Tra i farmaci molto utilizzati ricordiamo:
SSRI: inibitori selettivi del reuptake della serotonina.
SNRI: inibitori di entrambi i reuptake serotoninergico e noradrenergico che
potenziano quindi entrambi i sistemi.
La cura di questi pazienti con tali fattori ha UNA FUNZIONE TROFICA:
• la presenza di una certa quantità di neurotrasmettitori incrementa anche la
CAPACITÀ DEL SISTEMA RICETTIVO tramite RECETTORI POSTSINAPTICI.
• La presenza di ATTIVITÀ NEURONALE stimola inoltre IL TROFISMO E LA
ATTIVITÀ DEL NEURONE PRESINAPTICO tramite appositi neurorecettori.
GLI ANTIDEPRESSIVI TRICICLICI O TCA possono essere utilizzati rispetto al trattamento
della depressione, ma:
hanno un effetto molto significativo sul sistema nervoso.
hanno effetti collaterali fastidiosi rispetto a:
ritenzione idrica.
secchezza delle mucose soprattutto del cavo orale.
si tende a non somministrarlo in caso di pazienti cardiopatici con cardiomiopatia
dilatativa.
La loro azione è ANTIMUSCARINICA.
I NaSSA (noradrenergic and specific serotoninergic antidepressants): sono farmaci che
possono interagire direttamente con il recettore POSTSINAPTICO DEI SISTEMI
NORADRENERGICO E SEROTONINERGICO, in particolare:
inibisce IL RECETTORE ALFA 2 ADRENERGICO che si colloca sul neurone
presinaptico e aumenta la secrezione di noradrenalina.
Inibisce l'azione anche dei recettori serotoninergici di tipo 2 e 3.
MAO INIBITORI: inibitori delle monoamino ossidasi, questi farmaci agiscono direttamente
sul sistema di smaltimento delle catecolamine incrementandone la disponibilità.
LA DOPAMINA:
Difetti di questo tipo di neurotrasmissione sono spesso associati a SCHIZOFRENIA, la
dopamina presenta una struttura simile a quella della noradrenalina e un sistema di
trasmissione identico, possiamo individuare cinque tipi di recettori classificabili in:
D1 SIMILI che sono associati ad una trasmissione legata a Gproteins di tipo S.
D2 SIMILI che sono associati ad una trasmissione legata a Gproteins di tipo I.
neuroni a trasmissione DOPAMINERGICA sono coinvolti principalmente in tre vie di
trasmissione:
1. NIGRO/STRIATALE coinvolta nel controllo motorio e alterata nel PARKINSON.
2. MESOLIMBICO/MESOCORTICALE coinvolta nella sfera emotiva e
nell'appagamento; iperstimolata in CASO DI ABUSO DI COCAINA E ALTRE
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Giordano Perin; patologia generale 2: neuromediatori del sistema nervoso centrale e loro
disfunzioni
SOSTANZE.
3. TUBERO/INFUNDIBOLARE regola la attività e produzione di fattori di crescita.
LA VIA MESOLIMBICO/MESOCORTICALE E LA SCHIZOFRNIA:
Nell'individuo sano questa via è associata a FENOMENI DI APPAGAMENTO legati ad
assunzione di cibo, attività sessuale e molto altro; risulta stimolata anche da numerose
sostanze stupefacenti. Nell'individuo malato tale via è COINVOLTA MOLTO SPESSO IN
FENOMENI DI SCHIZOFRENIA.
A livello di trattamento in particolare si utilizzano spesso antagonisti DOPAMINERGICI anti
D2 soprattutto, come antipsicotici:sperimentalmente si è visto che con la somministrazione
di farmaci di questo tipo il paziente migliorava nettamente le sue condizioni anche rispetto
ad una eventuale DEPRESSIONE associata. A livello farmacologico si parla di:
fenotiazine.
butirrofenoni.
Questi farmaci si legano soprattutto, come accennato, a recettori D2 della dopamina.
Ricordiamo la CLOROPROIMAZINA che è un antagonista diretto della dopamina e
compete con essa per il recettore. Tuttavia questo tipo di trattamenti presenta DELLE
GROSSE CONTROINDICAZIONI: con il tempo migliora la SCHIZOFRENIA vista la forte
inibizione della via MESOLIMBICO STRIATALE, ma D'ALTRO CANTO SI È MOLTO PIÙ
PREDISPOSTI AL PARKINSON in particolare rispetto alla inibizione DELLA VIA
NIGRO/STRIATALE. Nel maschio inoltre un effetto collaterale può essere la
GINECOMASTIA associata alla iperattività dei fattori di crescita.
LA VIA NIGRO/STRIATALE E IL PARKINSON:
Il morbo di parkinson è strettamente associato alla via di trasmissione nigrostriatale che,
come sappiamo, è strettamente legata al controllo del MOTO; in particolare il paziente:
inizialmente ha problemi di coordinazione e presenta forti tremori, soprattutto a
riposo.
con il tempo la patologia degenera a demenza.
Non sappiamo quale sia la causa prima di questo tipo di problema, ma certamente, come
si accennava in precedenza, la causa iatrogena legata alla somministrazione di farmaci
antidepressivi può essere molto significativa 4.
In una situazione normale la DOPAMINA viene secreta dalla substanzia nigra compacta:
4 L'MPTP viene utilizzata soprattutto in laboratorio per trasformare i topi in topi PARKINSONIANI
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Giordano Perin; patologia generale 2: neuromediatori del sistema nervoso centrale e loro
disfunzioni
•a seguito di una stimolazione da parte dello STRIATO che riceve una stimolazione
diretta dalla corteccia cerebrale.
• Va ad INIBIRE lo striato stesso INIBENDO:
◦ la secrezione di GABA da parte dello striato rispetto a
◦ GLOBUS PALLIDUS INTERNO e SUBSTANZIA NIGRA RETICOLATA che
presenta azione inibitoria rispetto al TALAMO e al MOVIMENTO.
LA DOPAMINA ha QUINDI il compito di inibire l'eccitazione talamica, IN CASO DI
PARKINSON chiaramente questo tipo di controllo viene perso.
CORTECCIA
TALAMO
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Giordano Perin; patologia generale 3: percezione del dolore
LA NOCICEZIONE:
Il sistema della NOCICEZIONE è un sistema che interessa in modo sostanzialmente
ubiquitario tutto il nostro corpo nelle sue parti più esterne; in particolare risulta composto
di:
recettori.
vie di conduzione centrali.
centri di integrazione ed interpretazione.
a questo sistema si aggiunge una SERIE DI MECCANISMI CHE COMPRENDE VIE
EFFERENTI ENDOGENE CAPACI DI CONTROLLARE IL DOLORE.
LA TERAPIA ANTALGICA:
A livello terapeutico distinguiamo:
ANESTETICI LOCALI come la lidocaina.
FANS come aspirina, novalgina e toradol.
1
OPPIACEI e CANNABINOIDI che agiscono su recettori CB2.
LA ASSOCIAZIONE TRA DIVERSE TIPOLOGIE DI FARMACI, soprattutto per
quanto riguarda il DOLORE CRONICO, deve essere amministrata in maniera
ADEGUATA.
APPROCCIO PSICOLOGICO: fondamentale soprattutto in certi tipi di meccanismi
in quanto rende possibile attenuare il dolore SENZA L'UTILIZZO DI FARMACI.
IL PARACETAMOLO o PARA ACETO AMMINO FENOLO:
si tratta di un farmaco particolare rispetto alla azione che ha sull'organismo umano,
ricordiamo infatti che:
non fa parte della categoria dei FANS.
inibisce la COX-3, si tratta di una CICLOSSIGENASI:
presente UNICAMENTE NEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE.
prodotta per SPLICING ALTERNATIVO dall'RNA codificante anche per la COX-
1.
produce composti a potere PIRETICO.
stimola la via SEROTONINERGICA che parte dal sistema nervoso centrale e si
porta al midollo dove controlla le afferenze dolorifiche.
questo farmaco è molto utile rispetto a pazienti:
• che presentando problemi di coagulazione e che non possono, quindi, utilizzare
FANS vista la loro azione sulle piastrine.
• Non inibendo le COX 1 e2 PUÒ ESSERE UTILIZZATO ANCHE IN PAZIENTI CHE
HANNO PROBLEMI DI IPERSENSIBILITÀ GASTRICA.
Viene commercializzato con il nome di TACHIPIRINA o EFFERALGAN.
immagine tratta da wikipedia
1
Giordano Perin; patologia generale 3: percezione del dolore
dolore
-
+
SHT sostanza P
Adr dal
N-adr SNC BRADICHININA
SEROTONINA
PROSTAGLANDINE
immagine tratta e modificata da wikipedia
POTASSIO
sostanza P
2
anche la COCAINA presenta a livello locale IL MEDESIMO EFFETTO, soprattutto i cocainomani presentano
fenomeni di perdita della sensibilità della mucosa nasale.
2
Giordano Perin; patologia generale 3: percezione del dolore
3
Giordano Perin; patologia generale 3: percezione del dolore
Stimolazione POSTSINAPTICO
dall'encefalo in
particolare dalla PAG: MI, KAPPA E DELTA:
Serotonina. Calo cAMP.
Noradrenalina. Calo ing calcio.
adrenalina.
Percezione del dolore A LIVELLO
CENTRALE.
3
si tratta di farmaci che inibiscono il REUPTAKE del neurotrasmettitore E INCREMENTANO L'ATTIVITÀ DELLA
SINAPSI.
4
Giordano Perin; patologia generale 3: percezione del dolore
4
A pazienti con difficoltà respiratoria è meglio quindi non somministrare morfina, si può infatti provocare un arresto
respiratorio.
5
In caso di interventi chirurgici a livello addominale è necessario evitare l'utilizzo di oppiacei in quanto bloccano la
motilità intestinale. la LOPERAMIDE tipico farmaco per la colite cronica, è un ANTI DIARROICO a base di
morfina, MA NON OLTREPASSA LA BARRIERA EMATOENCEFALICA e di conseguenza non agisce sul
sistema nervoso; risulta quindi estremamente malleabile.
5
Giordano Perin; patologia generale 4: sindrome metabolica
LA SINDROME METABOLICA:
Con il termine sindrome si indica generalmente un complesso di sintomi e segni che
concorrono alla caratterizzazione di un quadro clinico dalla eziologia e patogenesi non
completamente chiara.
la sindrome metabolica è ad oggi considerata una MALATTIA VERA E PROPRIA e viene
spesso definita, sulla base del sintomo più significativo e ricorrente, sindrome da insulino
resistenza o sindrome X: dal punto di vista clinico tale sindrome è associata ad una serie
di fattori di rischio per MALATTIE CARDIOVASCOLARI a loro volta associati spesso ad
INCREMENTO DEL PESO CORPOREO.
Questa malattia incrementa nel tempo in gravità soprattutto per quanto riguarda:
fattori di natura CARDIOVASCOLARE come la CARDIOPATIA ISCHEMICA.
DIABETE DI TIPO II che va progredendo nel tempo.
Mentre l'eziologia è relativamente controversa, il quadro sintomatologico permane
caratterizzato da:
• eccesso di peso corporeo.
• Insulino resistenza.
FATTORI DI PREDISPOSIZIONE E FATTORI AMBIENTALI:
Possiamo tuttavia individuare altri sintomi che COMPLESSIVAMENTE caratterizzano
questo tipo di patologia:
ipertrigliceridemia.
coloesterolo HDL basso.
apolipoproteina B molto elevata.
piccole HDL e LDL: si tratta di lipoprotine a basso peso molecolare la cui presenza
è legata ad una MAGGIORE INSTABILITÀ DELLE PLACCHE
ATEROSCLETORICHE.
infiammazione CRONICA legata all'adipe addominale soprattutto.
resistenza alla insulina: la produzione di insulina non è, almeno inizialmente, inibita,
ma si ha un decremento della sensibilità dei recettori per questo ormone.
iperinsulinemia: essendo diminuita la sensibilità dei recettori per la insulina,
chiaramente l'effetto della stessa non sarà adeguato e non si osserverà un normale
calo della glicemia; per supplire a questa mancanza il pancreas produce una
MAGGIORE QUANTITÀ DI INSULINA che RIPORTA LA GLICEMIA A LIVELLI
NORMALI. In ogni caso il paziente presenta una iperinsulinemia.
intolleranza al glucosio: come appena visto l'organismo è in grado di rispondere alla
mancata sensibilità recettoriale alla insulina con una iperinsulinemia, tuttavia IL
CALO DELLA GLICEMIA rispetto ad un individuo normale, È PIÙ LENTO E SI
TRADUCE SPESSO IN UNA ALTERAZIONE DEI LIVELLI DI GLICEMIA POST
PRANDIALI. In ogni caso difficilmente si osserveranno livelli di glicemia alterati se
non appena dopo un pasto.
difficoltà nella fibrinolisi.
disfunzione endoteliale.
A livello sintomatologico è importante sottolineare come la SINDROME METABOLICA SIA
UN FATTORE DI RISCHIO ESTREMAMENTE CONSISTENTE per PATOLOGIE DI
NATURA CARDIOVASCOLARE:
• FATTORI DI RISCHIO CLASSICI per la patologia cardiovascolare:
◦ incremento della LDL.
1
Giordano Perin; patologia generale 4: sindrome metabolica
2
Giordano Perin; patologia generale 4: sindrome metabolica
INSULINO RESISTENZA IGF o IFG o T2DM OBESITÀ ADDOMINALE >102cmM e >88cmF OBESITÀ ADDOMINALE >94cmM e >80cmF
MICROALBUMINURIA
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Giordano Perin; patologia generale 4: sindrome metabolica
glucosio
glut2
K+
glucosio
glucosio6P
+
ATP +
+
+
Ca++
insulina
Insulina libera
1
La sulfumilurea è in farmaco che agisce porprio su questo punto.
4
Giordano Perin; patologia generale 4: sindrome metabolica
GLUCO insulina
SIO
GL
UT
4
PIP
2
Ras Raf1
P P
PIP P P SH2
GTP
3 PKB IRS IRS P S GDP
Pi3K P
S
1 2 P HGrb2H
MEK
SOS P
2 3
MEK
Glicogeno Glicogeno
P
sintasi sintasi
chinasi chinasi
eterotrimero P Erk1
inattiva
Erk1
P SRF
SRF
P
P Elk1
Glicogeno Elk1 Erk1
sintasi
Sintesi di Attivazione
glicogeno trascrizione
5
Giordano Perin; patologia generale 4: sindrome metabolica
PREDISPOSIZIONE FATTORI
GENETICA AMBIENTALI
INSULINO
RESISTENZA
6
Giordano Perin; patologia generale 4: sindrome metabolica
insulina
glucosio
NEFA
P P aPKC
P P SH2
MANCATA IRS IRS
ESPOSIZIONE DI
GLUT-4 e quindi Via 1 2 Via
mancato uptake di Pi3K ANOMALI: MAPK
glucosio dal sangue. Attività
Serin treonin
chinasica
7
Giordano Perin; patologia generale 4: sindrome metabolica
glucosio
glut2
K+
glucosio
glucosio6P
+
ATP +
+
+
BLOCCATO
Ca++
NEFA UCP
insulina Insulina libera
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Giordano Perin; patologia generale 4: sindrome metabolica
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Giordano Perin; patologia generale 4: sindrome metabolica
questo tipo di scambio viene effettuato da una proteina detta CETP o colesteryl ester
transfer protein; tale enzima trasferisce:
trigliceridi dalla VLDL alle LDL IN GRANDE QUANTITÀ.
esteri del colesterolo dalle LDL alle VLDL in QUANTITÀ BASSA.
IN CONSEGUENZA A QUESTO, LE LDL SI ARRICCHISCONO IN TRIGLICERIDI.
RUOLO DELLA HL (hepatic lipase):
le LDL modificate giungono tramite il circolo sanguifero di nuovo al fegato dove si colloca
la LIPOPROTEIN LIPASI EPATICA (HL) che DETERMINA UN RECUPERO DA PARTE
DEL FEGATO DEI TRIGLICERIDI CONDENSATI A LIVELLO DELLE PROTEINE
CIRCOLATI. A seguito della azione di tale enzima, la LDL, essendo ricche in trigliceridi per
la azione della CEPT, SI IMPOVERISCONO E DIVENGONO PICCOLE E DENSE.
Lo stesso fenomeno si estrinseca per le HDL: le VLDL vengono alleggerite di trigliceridi
che passano alle HDL, essendo esse tanto ricchi di trigliceridi, vanno a stimolare la lipasi
epatica a formare HDL PICCOLE E DENSE. Inoltre la lipasi epatica è capace di distaccare
dalle HDL una proteina detta Apo A-1 che viene poi smaltita a livello renale.
HDL o LDL
HDL o LDL
HDL o LDL Piccole
HL dense
CH
TG
CEPT
TG
Apo A-1
VLDL
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Giordano Perin; patologia generale 4: sindrome metabolica
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Giordano Perin; patologia generale 4: sindrome metabolica
TG:
Maggiore 150mg/dl.
HDL:
<40mg/dl uomo.
<50mg/dl donna. Steatosi epatica da accumulo
GLICEMIA a digiuno: Di trigliceridi
>100mg/dl.
Inoltre:
Iperinsulinemia iniziale.
Incremento NEFA.
Incremento delle HDL.
Incremento dell'adipe
Asse adipo-pancreatico
Addominale (intraomentale)
Problemi di natura
cardiovascolare
IPERTENSIONE ARTERIOSA:
DIASTOLICA > 130.
SISTOLICA > 85.
INSTABILITÀ DELLE PLACCHE
ATEROSCLEROTICHE data da:
Incremento delle LDL.
Calo delle HDL.
Rischio di infarto del miocardio elevato.
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
LA TROMBOSI
LA COAGULAZIONE o emostasi, è un sistema essenziale per il blocco della perdita di
sangue a seguito di lesioni, il sistema della coagulazione si basa fondamentalmente su tre
fattori:
PIASTRINE.
SISTEMA DEI FATTORI DELLA COAGULAZIONE.
SPASMO DELLA PARETE VASALE: in particolare la muscolatura VASALE
CIRCOLARE ha funzione SFINTERICA nel vaso sano, ma nel momento in cui si
abbia una lesione tale muscolatura assume una importanza fondamentale nella
emostasi:
un taglio PERPENDICOLARE del vaso sanguigno viene normalmente bloccato
da una contrazione muscolare.
un taglio OBLIQUO della struttura del vaso risulta al contrario difficilmente
arginabile. Si parla di taglio a becco di clarino 1.
LA TROMBOSI è LA FORMAZIONE DI UN COAGULO ALL'INTERNO DI UN VASO
SANGUIGNO; individuiamo come cause possibili DELLA FORMAZIONE DI TALI
COAGULI ALL'INTERNO DEI VASI:
➢ alterazioni a livello della PARETE soprattutto a livello della parete delle arterie dove
la presenza di un flusso ematico molto rapido influisce in modo molto significativo
sulla capacità adesiva delle piastrine. In ogni caso non è indispensabile una lesione
endoteliale per dare inizio a processi di coagulazione.
➢ alterazioni dei FLUSSI EMATICI fino alla STASI del flusso che contribuisce in modo
molto significativo alla formazione di trombi:
1. promuove la attivazione endoteliale e la adesione delle cellule all'endotelio.
2. Altera il flusso laminare e porta le piastrine in contatto con la parete del vaso.
3. Previene la diluizione dei fattori della coagulazione e il lavaggio della zona
interessata al fenomeno.
Questi fenomeni si innescano tipicamente negli ANEURISMI ma anche a seguito di
EPISODI INFARTUALI che portano alla immobilizzazione di parte della struttura
cardiaca.
➢ alterazioni di fattori PLASMATICI che controllano questo fenomeno di coagulazione.
Questi tre fattori furono individuati già nel 1800 da Wirchow e assumono il nome di triade
di Virchow.
Nel momento in cui la formazione di un coagulo non si presenti fisiologica ma
PATOLOGICA si parla non di EMOSTASI ma di TROMBOSI.
TROMBOSI VENOSE E ARTERIOSE:
si individuano notevoli differenze dal punto di vista sia eziologico sia sintomatologico tra
trombosi venose e trombosi arteriose:
TROMBOSI ARTERIOSA: si parla di trombi bianchi.
per la formazione di questo tipo di trombi è essenziale l'instaurarsi di UN MOTO
TURBOLENTO.
Si parla di TROMBI BIANCHI in quanto a livello ARTERIOSO la velocità del
flusso tende a ELIMINARE I GLOBULI ROSSI DAL TROMBO che assume un
colore tipicamente biancastro.
1
questo principio si sfrutta nella struttruazione die byupass: si creano due tagli a becco di clarino di modo che la
contrazione muscolare non porti a blocco del funzoinamento del bypass.
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
Centro Capsula
poltaceo fibrosa
Il fatto che il centro poltaceo sia contornato da una capsula fibrosa generata dalla
migrazione di cellule muscolari lisce non rappresenta un fattore anomalo:
• cellule muscolari lisce presentano la stessa origine embrionale dei fibroblasti, cioè il
mesoderma.
• Le cellule muscolari lisce trasformate mantengono il loro pool citoplasmatico di
actina e miosina che permane inutilizzato.
• Anche i pochissimi fibroblasti presententi vengono mobilitati dalla attivazione
piastrinica.
LA ATTIVAZIONE DELLE PIASTRINE è legata fondamentalmente alla attività
dell'endotelio.
Il danno endoteliale è alla base del processo di formazione dell'ateroma, di fatto possiamo
dire che:
DANNI DI NATURA MECCANICA possono essere associati a:
irregolarità della superficie della tonaca intima nelle biforcazioni; in particolare le
ramificazioni arteriose hanno una struttura che geometricamente è costituita per
mantenere, nonostante la irregolarità strutturale, il moto laminare del flusso:
■ un unico vaso in arrivo.
■ uno spigolo a livello della biforcazione molto affilato.
■ pareti regolari e lisce.
in situazioni normali LA CORRENTE SI MANTIENE REGOLARE.
È possibile che vengano a crearsi delle deformazioni a livello della struttura
geometrica della biforcazione tali per cui si possono formare DEI MOTI
VORTICOSI: molto spesso i depositi di natura aterosclerotica si formano proprio
a livello della biforcazione. generalmente l'effetto si estrinseca:
■ QUALCHE MILLIMETRO A VALLE DELLO SPERONE che divide le due
branche.
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
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Si parla di OMOCISTINURIA quando l'enzima di smaltimento non funziona: si tratta di una malattia pediatrica che
porta a ritardi mentali non molto gravi.
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
LEGGE DI LAPLACE
La TENSIONE della
parete.
Fattore relativo allo
Fattore relativo al raggio
spessore della parete.
del contenitore.
Possiamo esprimere l'equazione rispetto alla tensione esercitata sulla parete del
vaso:
T = P*r/2h
quindi la tensione esercitata sulla parete del vaso è direttamente proporzionale alla
pressione interna moltiplicata per il raggio e inversamente proporzionale allo
spessore della parete. sarà quindi maggiormente probabile la formazione di
aneurismi in arterie di grosso calibro dove:
la pressione è maggiore.
il raggio è maggiore.
il rapporto tra parete e raggio è inferiore rispetto a quanto non avviene per vasi
più periferici.
il netto cambiamento di diametro del vaso che SEGUE ALLA FORMAZIONE
DELL'ANEURISMA genera:
un moto TURBOLENTO.
un incremento della TENSIONE ESERCITATA SUL VASO.
La formazione di trombi a BULBO DI CIPOLLA: si tratta di trombi che vengono a
formarsi in forma stratificata a livello dell'allargamento generato dall'aneurisma;
l'accumulo di tali trombi può rendere l'aneurisma meno evidente ad esami
radiologici.
CALCIFICAZIONE DELLA PARETE : le placche confluiscono e tendono a formare
depositi calcifici che irrigidiscono ulteriormente la parete del vaso portando ad un
incremento della pressione differenziale.
LA INSTABILITÀ DELLA PLACCA ATEROSCLEROTICA:
Nella PLACCA ATEROSCLEROTICA sono presenti normalmente popolazioni cellulari
MACROFAGICHE; queste cellule:
• fagocitano colesterolo e lipidi presenti nel centro poltaceo.
• Elaborano tali composti lipoproteici.
• Degenerano liberando nuovamente quanto fagocitato.
Ad un esame istologico della placca, troveremo questo tipo di cellule NON AL CENTRO
3
pazienti affetti da sindome di marfan per esempio, malattia genetica a dominanza negativa, sono particolarmente
soggetti a questi fenomeni.
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
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La presenza di tali fenomeni ci spinge a considerare una terapia di tipi ANTINFIAMMATORIO per la patologia
aterosclerotica onde evitare l'indebolimento delle placche stesse; d'altro canto una terapia antiossidante potrebbe
andare a rallentare la formazione delle placche aterosclerotiche stesse.
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
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è possibile utilizzare tale molecola a livello terapeutico nonostante le difficoltà di somministrazione legate alla sua
natura lipidica.
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chiaramente non sarebbe possibile per la piastina, non possedendo nucleo, utilizzare una COX inducibile.
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
DEGRANULAZIONE
TROMBOSTENIA DI
GPIIa/IIb GRAZMANN
TERAPIE ANTICOAGULANTI:
IL TROMBOSSANO:
i trombossani, come sappiamo, vengono rilasciati direttamente per filtrazione attraverso la
membrana: sulla sua produzione si basa la attività della aspirina come anticoagulanti;
questo è tanto significativo che il 60% dei pazienti post infarto vengono trattati con
aspirina, costa poco ed è estremamente efficace. Fattori che agiscono su tale sistema
sono:
l'acido acetilsalicidico blocca TUTTE LE COX in maniera non reversibile.
acidi grassi omega tre: si tratta di molecole che portano alla produzione di acido
arachidonico alterato, non funzionante, dal punto di vista della attivazione. Individui
che seguano una dieta ricca in questo tipo di acidi grassi, presentano una
bassissima tendenza alla trombosi e alla aterosclerosi.
LA PROSTACICLINA:
Come sottolineato in precedenza, la PGI2 viene secreta dalle cellule endoteliali: si tratta di
un fattore di derivazione prostaglandinica, tuttavia è importante sottolineare il fatto che a
differenza delle piastrine, le cellule endoteliali presentano la capacità di produrre:
COX1 costituitva.
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
COX2 inducibile.
di conseguenza oltre a produrre sempre prostaciclina, possono anche indurre un
incremento della sua produzione. La prostaciclina agisce:
incrementando le concentrazioni di cAMP nella piastrina.
bloccando la PKC e quindi inibendo fenomeni di reazione.
Qualche anno fa vennero prodotti FARMACI ANTI COX2 specifici: si tratta di farmaci
capaci nello specifico di bloccare la COX2, enzima inducibile, tali farmaci si pensava
fossero utili nell'evitare i problemi legati agli effetti collaterali dei FANS, in particolare in
relazione alla inibizione della produzione di muco gastrico, processo COX1 dipendente.
Questi farmaci quindi avrebbero potuto:
TRATTARE LE VARIE SINTOMATOLOGIE INFIAMMATORIE che si basano sulla
induzione leucocitaria strettamente legata alla COX2.
EVITARE I SINTOMI SGRADEVOLI DEI FANS come la inibizione della COX1 sulla
produzione di muco gastrico.
questi farmaci PRESENTARONO TUTTAVIA DEGLI EFFETTI COLLATERALI MOLTO
PERICOLOSI: la COX2 È INFATTI FONDAMENTALE NELL'EFFETTO
ANTICOAGULANTE DELLE CELLULE ENDOTELIALI, a seguito di tale inibizione veniva
meno tale azione e i pazienti andavano incontro ad un notevole incremento del rischio di
infarto.
LA TERAPIA CON ASPIRINA
in particolare si utilizza la cardioaspirina, si tratta di un aspirina con quantità di principio
attivo 5 volte inferiori; in ogni caso la terapia con aspirina condivide i limiti e le
controindicazione di tutti i FANS che, come sappiamo, inibiscono entrambe le
cicloossigenasi. Per quanto riguarda la terapia anticoagulante con aspirina possiamo
distinguere due effetti:
A DOSI ALTE: si ha chiaramente una inibizione della attività piastrinica, ma anche
una elevata inibizione della produzione di prostacicline da parte delle cellule
endoteliali.
A DOSI BASSE tale farmaco assume una funzione differente:
a seguito della ingestione viene portato a livello intestinale e assorbito.
penetra nel circolo portale dove passa una enorme quantità di piastrine che
SUBISCE L'EFFETTO DELL'ACIDO ACETILSALICIDICO e BLOCCA in modo
irreversibile LA PRODUZIONE DI TROMBOSSANO.
il sangue PASSA attraverso il circolo epatico e l''acido acetilsalicidico si
DISPERDE NEL GRANDE CIRCOLO DILUENDOSI IN MODO
CONSIDEREVOLE.
La aspirina quindi dal punto di vista quantitativo risulta fortemente diluita e NON ALTERA
QUINDI LA RISPOSTA ENDOTELIALE quantomeno non a livelli significativi.
L'ASPIRINA è efficace nella TROMBOSI ARTERIOSA, non sulla trombosi venosa: si tratta
di un dato clinico, non ne conosciamo il motivo vero e propri; tuttavia, noto questo tipo di
fenomeno, possiamo intuire che:
l'attivazione piastrinica è fondamentale nei fenomeni di trombosi arteriosa.
il sistema della coagulazione è fondamentale per la trombosi venosa.
INIBIZIONE DELLA FOSFODIESTERASI:
come sappiamo una lunga serie di MEDIATORI può INFLUIRE IN MODO
CONSIDEREVOLE SU QUESTE PATHWAY; le interazioni possono essere associate a:
G PROTEINS ATTIVATORIE che attivano vie di incremento delle concentrazioni di
calcio nella cellula e quindi attivano i processi di coagulazione.
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
G PROTEINS INIBITORIE che stimolano l'AMP ciclico che a sua volta blocca la
attivazione piastrinica; composti che possono portare a questo tipo di fenomeni
sono:
LA PROSTACICLINA secreta, come noto, direttamente dalle cellule endoteliali.
IL DIPIRIDAMOLO, noto a livello commerciale come PERSANTIN: si tratta di un
farmaco che porta di fatto al BLOCCO DELLA FOSFODIESTERASI che
IDROLIZZA L'AMP ciclico, di fatto PROLUNGA L'EFFETTO di tale mediatore
inibente. Si tratta di una alternativa alla aspirina in pazienti che non la possono
assumere.
AZIONE DIRETTA DI UNA G protein INIBENTE.
L'ADP:
tra gli attivatori delle piastrine ricordiamo l'ADP stesso, contenuto nei granuli delle
piastrine: alcuni farmaci sono capaci di agire sul modello dell'ADP stesso, RICORDIAMO:
ticlopidrina noto a livello commerciale come ticlid.
clopidogrel.
OSSIDO NITRICO o NO°:
fondamentalmente tale composto presenta due recettori e agisce in due modi distinti:
da un lato ATTIVA L'ADENIL CICLASI e presenta quindi una azione tipicamente
INIBENTE.
dall'altro ha AZIONE INIBENTE DIRETTA tramite la attivazione di G proteins.
I GRANULI PIASTRINICI:
i granuli delle piastrine sappiamo sono essenziali per la superattivazione piastrinica e non
solo:
ALFA GRANULI in particolare contengono:
RGD FIBRINOGENO: il fibrinogeno, oltre che nella sua forma circolante, si trova
anche nei granuli delle piastrine; a differenza della forma circolante, questo tipo
di fibrinogeno contiene numerose sequenze RGD compatibili con la proteina
GPIIIB/IIA; fondamentalmente tali molecole, come accennato in precedenza,
creano dei ponti interpiastrinici in associazione a molecole complesse della
matrice.
PDGF pleatlet derived growth factor: si tratta di un fattore il cui rilascio stimola la
migrazione e la trasformazione delle cellule muscolari lisce nella formazione
dell'ATEROMA.
PF4: pleatlet factor 4, si tratta di una CHEMOCHINA che fondamentalmente:
■ ATTIRA I GLOBULI BIANCHI che MIGRANO NEL FOCOLAIO
TROMBOTICO, questo è fondamentale per IL RIMANEGGIAMENTO DEL
TROMBO e la sua MODIFICAZIONE VERSO LA GUARIGIONE, si tratta di
un meccanismo che consente di ripulire di fatto il coagulo.
■ Si associa alla EPARINA.
■ Può associarsi alla membrana della piastrina in situazioni patologiche.
CORPI DENSI: tali granuli sono ricchi di:
CALCIO.
SEROTONINA.
NORADRENALINA.
ISTAMINA.
ADP.
Tutti questi fattori hanno FUNZIONE ATTIVANTE rispetto a:
PIASTRINE.
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
1-superattiva le
PGI2 NO° DIPIRIDA
piastrine. Fosfo
MOLO
2-fa aderire la Ca++
diest.
piastrina al vaso.
adcicl RE
3-stimola la FANS
produzione di PF3 ω3 cAMP
È possibile determinare quanto di fatto sia significativo LO SPASMO VASALE rispetto alla
funzionalità del circolo coronarico; in particolare possiamo valutare il rapporto tra FLUSSO e
DIAMETRO nelle ARTERIE CORONARIE in condizioni differenti:
si inserisce un palloncino per angioplastica nelle coronarie di un cane, in particolare nella
parte iniziale della coronaria stessa.
si misura il flusso A VALLE DEL PALLONCINO in relazione alla diversa riduzione del
diametro.
Possiamo a questo punto costruire un GRAFICO FLUSSO-DIAMETRO:
IN ASSENZA DI VASODILATATORI si parte da un certo flusso che:
si mantiene a livelli pressoché costanti per un certo periodo, anche per occlusioni del
75%.
cala all'improvviso con la occlusione del vaso.
IN PRESENZA DI ADENOSINA, potente vasodilatatore, il calo del FLUSSO in proporzione
alla occlusione È DECISAMENTE PIÙ CONSISTENTE; ricordiamo che:
si parte da un flusso di base decisamente più elevato vista la azione della adenosina.
Già ad una riduzione del 25% del diametro del vaso si assiste ad un netto calo del
flusso a valle della ostruzione.
Questo comportamento è legato fondamentalmente alla COMPLIANZA DEL MICROCIRCOLO
CORONARICO, in particolare:
• in una situazione normale man mano che si restringe il lume del vaso, incrementa la
complianza del MICROCIRCOLO che si dilata MANTENENDO IL FLUSSO A LIVELLI
COSTANTI.
• Nel momento in cui siano presenti forti fattori di vasodilatazione, ovviamente LA
DILATAZIONE DEL MICROCIRCOLO NON PUÒ AUMENTARE ULTERIORMENTE.
Il medesimo esperimento è stato poi condotto in presenza di anticorpi anti GBIIB/IIIA, inibitori
completi della adesione piastrinica, in presenza di tale fattore, NON SONO POSSIBILI FENOMENI
DI DEGRANULAZIONE, quindi:
NETTA INIBIZIONE DELLA ADESIONE DELLE PIASTRINE.
SI HA UN CALO DELLA COMPLIANCE DEL MICROCIRCOLO A VALLE CHE NON SI
CONTRAE PIÙ.
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
PLACCA STRESSA.
LE TROMBOSI VENOSE E LA COAGULAZIONE:
Come abbiamo accennato in precedenza, la trombosi venosa è strettamente associata
alla ATTIVITÀ DEL SISTEMA DELLA COAGULAZIONE piuttosto che alle piastrine; in ogni
caso tale sistema necessita di una ATTIVAZIONE.
La complicazione più tipica della TROMBOSI VENOSA è in ogni caso la EMBOLIA
POLMONARE: generalmente il trombo formatosi a livello VENOSO si rompe e si porta
all'atrio destro dal quale si porta al polmone dove può ostruire parte del circolo polmonare
generando un efflusso di liquidi a livello delle strutture alveolari.
IL SISTEMA DELLA COAGULAZIONE:
possiamo dire che fondamentalmente il sistema della coagulazione può essere attivato in
due modi distinti:
VIA INTRINSECA che utilizza solo fattori presenti nel sangue.
VIA ESTRINSECA che necessita di fattori presenti anche nella parete vasale.
nella via ESTRINSECA gioca un ruolo fondamentale il TISSUE FACTOR: si tratta di una
TROMBOPLASTINA TISSUTALE, differente da quella plasmatica vista in precedenza.
Fondamentalmente possiamo distinguere:
VIA INTRINSECA:
si tratta della via che origina a seguito e per la attivazione unicamente di fattori di natura
plasmatica in questo modo:
FATTORE XII o di Hageman; VIENE DETTO ANCHE FATTORE CONTATTO:
riconosce come superfici estranee tutto quanto non sia presente nel sangue e a
seguito di contatto con superfici non riconosciute, MUTA LA SUA
CONFORMAZIONE. In vitro questo fenomeno avviene per semplice contatto con la
superficie della provetta, in vivo fattori di attivazione possono essere per esempio:
collagene.
piastrine attivate.
Il fattore XI.
fattore IX.
Fattore X, si innesca a questo punto la via finale comune.
Si attiva a questo punto la VIA FINALE COMUNE.
VIA ESTRINSECA:
IL FATTORE TISSUTALE porta alla attivazione del fattore VII.
in presenza di calcio IL FATTORE VII attiva il FATTORE X.
Analogamente alla via intrinseca, a questo punto si innesca la VIA FINALE COMUNE.
LA TROMBOPLASMINA PLASMATICA:
si tratta di un fattore composito essenziale a garantire la attivazione del fattore X della
coagulazione e garantire la attivazione della via finale comune. Il platlet factor 3 è IL
COLLEGAMENTO FONDAMENTALE TRA LA ATTIVAZIONE PIASTRINICA E LA
CASCATA COAGULATIVA VERA E PROPRIA; fondamentalmente possiamo dire che il
sistema della coagulazione si attiva in questo modo:
si attiva il PF3.
Al PF3 si associa il fattore VIII della coagulazione.
il fattore VIII, attivato, diviene a sua volta capace di legare e attivare un complesso
di due fattori:
fattore IX che in presenza di CALCIO attiva il
fattore X.
Il complesso dei fattori PF3-VIII-IX-X viene definito TROMBOPLASMINA PLASMATICA o
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
chiaramente:
◦ la parte centrale della molecola diviene positiva.
◦ La parte periferica diviene negativa.
• le molecole di FIBRINA ATTIVATE si associano sulla base della DISPOSIZIONE
DELLE CARICHE:
◦ il centro della molecola, essendo positivo, attira le parti periferiche, negative, di
altre molecole.
◦ le estremità attraggono con la loro carica negativa il centro, positivo, di altre
molecole.
In questo modo le diverse molecole di fibrina si impilano fino a formare una RETE.
• INTERVIENE A QUESTO PUNTO IL FATTORE TREDICESIMO DELLA
COAGULAZIONE CHE RENDE POSSIBILE LA ADESIONE COVALENTE TRA LE
- + - - + -
FATTORE XIII
- + - - + -
- + - - + -
IL CALCIO NELLA COAGULAZIONE:
si tratta di un composto essenziale nei fenomeni di coagulazione, in particolare ricordiamo
che:
• A LIVELLO CLINICO nel momento in cui sia necessario non far coagulare il sangue
si utilizza una miscela detta ACD: ACIDO CITRICO e DESTROSIO; l'acido citrico, in
virtù delle sue due cariche negative, chela il calcio e ne impedisce la azione.
• FATTORI QUALI TROMBINA, fattore VII, fattore IX e fattore X sono fattori
VITAMINA K DIPENDENTI cioè FATTORI CHELANTI IL CALCIO; ricordiamo infatti
che:
◦ la vitamina K è quel fattore che consente la GAMMA CARBOSSILAZIONE DEL
GLUTAMMATO.
◦ Il glutammato GAMMA CARBOSSILATO acquisisce, per la sua particolare
conformazione sterica, la capacità di CHELARE IL CALCIO.
In mancanza di questi fattori la coagulazione è chiaramente impossibile come del
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Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
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UN TEMPO si utilizzava un metodo di questo tipo: si metteva il campione in un vetrino o lo si strisciava con un
ago: alla comparsa del primo filo di fibrina, si valutava il tempo di coagulazione:il tempo MEDIO DI
COAGULAZIONE era 5-6minuti e il tempo di coagulazione di un paziente eparinato era di circa 30 minuti. Tale
metodo chiaramente è lento e difficile da utilizzare e valutare.
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Metilen
tetraidrofolato
reduttasi
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tredicesimo della coagulazione forma i polimeri di fibrina attivata, una volta formatosi la
rete covalente, INTERVIENE LA PLASMINA o FIBRINOLISINA che TAGLIA LA
MOLECOLA POLIMERIZZATA tra la parte positiva e la parte negativa di ciascun
monomero e la degrada. La plasmina può aggredire:
• la rete in formazione di fibrinogeno formando D-MONOMERI, frammenti di una
singola molecola di fibrinogeno.
• la rete covalentemente associata di fibrinogeno formando D-DIMERI, frammenti di
due molecole di fibrina associate covalentemente.
La funzione di questa molecola, quindi, consente sia la regolazione della formazione del
La plasmina ha la capacità di
- + - - + -
agire sia sul fibrinogeno in fase
di polimerizzazione impedendo
la formazione della rete, sia sul
- + - - + - fibrinogeno polimerizzato
formando i cosiddetti D-DIMERI.
D-DIMERO
PLASMINA
- + - - + -
- + - - + -
Dal punto di vista clinico la PLASMINA risulta molto utile in quanto:
• CONSENTE LO SCIOGLIMENTO DEL TROMBO in maniera ATTIVA.
• Consente di diagnosticare fenomeni di TROMBOSI soprattutto di natura venosa: a
seguito della azione di tale molecola, infatti, si forma UNA PICCOLA PORZIONE DI
FIBRINOGENO COSTITUITA DI DUE ESTREMITÀ DI FIBRINA ATTIVATA LEGATE
COVALENTEMENTE TRA LORO dette DIMERO D; l'incremento delle
concentrazioni di dimero D è la prova ematochimica migliore per determinare che è
avvenuta una fibrinolisi fisiologica.
L'azione di questo composto si estrinseca però unicamente IN FASE DI FORMAZIONE
DEL TROMBO e non ha potere su trombi precedentemente formati e stabilizzati, rientra
infatti nei meccanismi fisiologici di rimaneggiamento del coagulo. Dal punto di vista
ematochimico è importante ricordare che il dimero D NON È UN BUON INDICE DI
EMBOLIZZAZIONE POLMONARE: il dimero D può anche non risultare aumentato, se
viene dosato troppo tardi, infatti, ridiscende a livelli normali in quanto il trombo si stabilizza.
Si possono utilizzare altri metodi per dosare la attività di coagulazione, per esempio:
la attivazione della trombina produce due frammenti, TF 1 e 2, che vengono liberati
e possono essere dosati.
LA ATTIVAZIONE DEL FIBRINOGENO produce due frammenti, FP A e B, che
liberati possono essere anch'essi dosati.
LA ATTIVAZIONE DELLA PLASMINA E IL SUO CONTROLLO:
LA PLASMINA viene attivata A PARTIRE DAL PLASMINOGENO grazie alla azione di PA,
si tratta di un fattore detto plasminogen activator che risulta:
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CAVIGLIE.
Dal punto di vista diagnostico sono quindi fondamentali:
esami di natura EMATOLOGICA come la ricerca del D-DIMERO o il dosaggio di
altre componenti.
Esami ecografici che consentono di vedere il trombo direttamente all'interno della
struttura venosa.
In molti casi tale patologia passa per misconosciuta e la lesione embolizza aggravandosi.
LA CID:
la coagulazione intravascolare disseminata trova la sua origine a livello di una INFEZIONE
di natura BATTERICA, la situazione clinica è piuttosto grave: si tratta generalmente di
UNA GRAVE SETTICEMIA11 causata da batteri di tipo gram negativo. Nel momento in cui
invece sia presente una grande quantità di batteri in circolo, la loro moltiplicazione può
provocare seri danni:
monociti e granulociti circolanti tendono a fagocitare le strutture cellulari batteriche.
la attivazione comporta il rilascio di citochine infiammatorie come la IL1.
Si attiva il sistema del complemento.
I FATTORI INFIAMMATORI STIMOLANO L'ENDOTELIO AD ESPRIMERE:
IL TISSUE FACTOR.
IL PAF pleatlet activation factor.
A seguito di questa attivazione INFIAMMATORIA MEDIATA DALLA LPS o
LIPOPOLISACCARIDE tipico dei batteri gram negativi.
A SEGUITO DI TALE ATTIVAZIONE:
SI ATTIVA IL SISTEMA FIRBINOLITICO.
LE PIASTRINE E I FATTORI DI COAGULAZIONE TENDONO A CONSUMARSI.
Il netto calo della attività della coagulazione è associato quindi al CONSUMO DELLE
COMPONENTI UTILI ALLA FORMAZIONE DEI COAGULI, ne segue quindi la formazione
di una serie di MICROEMORRAGIE PERIFERICHE MOLTO PERICOLOSE.
Dal punto di vista terapeutico la situazione è molto difficile de gestire ovviamente.
DIATESI EMORRAGICHE:
con il termine DIATESI si indica una predisposizione genetica ad un dato fenomeno, nello
specifico si parla di DIATESI EMORRAGICA come di una predisposizione genetica alla
produzione di emorragie diffuse. Le diatesi emorragiche possono essere dovute
fondamentalmente a:
DIFETTI PIASTRINICI.
DIFETTI DELLA COAGULAZIONE.
DIFETTI PIASTRINICI:
Possono essere relativi a trombocitopenie o a difetti di natura funzionale.
TROMBOCITOPENIA:
le cause di trombocitopenia possono essere:
riduzione della produzione delle piastrine legata a:
aplasia midollare causata per esempio da leucemie.
antiblastici che di fatto vanno ad inibire soprattutto la attività delle cellule che si
riproducono di più, quindi le linee eritroide e piastrinica. In caso trattamento con
farmaci antiblastici si eseguono dei prelievi per determinare quale sia il livello di
11
Dal punto di vista terminologico distinguiamo:
BATTERIEMIA: presenza di batteri in circolo che non danno sintomatologia clinica, ma sono presenti e
vengono normalmente eliminati a livello splenico.
SETTICEMIA: presenza di batteri in circolo che da una sintomatologia clinica.
32
Giordano Perin; patologia generale 5: la trombosi
33
Giordano Perin; patologia generale 6: l'influenza
L'INFLUENZA
L'influenza è una patologia causata da ortomyxovirus, si tratta di una patologia molto
comune che fondamentalmente comincia con una rinite con
muco molto fluido cui segue generalmente una secrezione più
densa accompagnata a dei problemi legati alla regione faringea,
l'espettorato infine assume un colore più scuro, simile a quello di
una infezione batterica. La maggior parte della attività del virus
influenzale si manifesta a livello dell'epitelio delle prime vie
aeree.
EFFETTO DEL VIRUS SULL'EPITELIO DELLE PRIME VIE
AEREE:
si tratta di un epitelio pseudostratificato ciliato, a livello di tale
epitelio riconosciamo la presenza di:
cellule epiteliali normali.
cellule mucipare.
cellule dello strato basale.
normalmente il muco prodotto dalle cellule mucipare, viene convogliato dalle ciglia vibratili
verso la FARINGE e quindi VERSO LE PARTI PIÙ ALTE DELL'APPARATO
RESPIRATORIO.
L'AZIONE CITOPATICA DEL VIRUS:
Nello specifico il virus influenzale:
presenta attività CITOCITICA, uccide cioè le cellule di questo epitelio.
una volta giunto alle vie aeree superiori, uccide soprattutto cellule:
mucipare.
ciliate.
NON UCCIDE TUTTAVIA LE CELLULE DELLO STRATO BASALE: il virus non
presenta tropismo per esse.
CON LA MORTE DELLE CELLULE MUCIPARE E DELLE CELLULE CILIATE LA
FUNZIONALITÀ DELL'EPITELIO VIENE MENO.
L'EVOLUZIONE DELLA SECREZIONE NEL TEMPO:
La secrezione A SEGUITO DELLE LESIONI PROVOCATE DAL VIRUS È DI TIPO
SIEROSO: l'epitelio ha PERSO LA SUA IMPERMEABILITÀ e per questo l'espettorato è,
almeno nella prima fase, LIQUIDO in quanto deriva dalle regioni sottostanti la struttura
epiteliale.
Con il tempo LE CELLULE BASALI RICOMINCIANO A PROLIFERARE, si rigenerano in
primis le cellule MUCIPARE, non quelle ciliate, DI CONSEGUENZA IL MUCO
PRODOTTO NON VIENE RIMOSSO DALLA SEDE DI PRODUZIONE E:
• si accumula.
• da spesso fenomeni di irritazione che provocano:
◦ tosse.
◦ Rinite.
• si addensa e da vita ad un espettorato MUCOSO DENSO caratteristica dell'ultima
fase della malattia.
Con la rigenerazione delle strutture cellulari ciliate la situazione ritorna alla normalità.
LA TERAPIA:
La patologia non presenta una gravità tale da richiedere generalmente un ricovero,
1
Giordano Perin; patologia generale 6: l'influenza
POSSIBILI COMPLICAZIONI:
La perdita delle strutture epiteliali alterate dal virus genera un incremento della
SUSCETTIBILITÀ DELL'EPITELIO RESPIRATORIO AD INFEZIONI DI NATURA
BATTERICA che spesso si sovrappongono, soprattutto in soggetti anziani, dando
broncopolmoniti gravi.
Generalmente le complicazioni di tale patologia sono associate ad un mancato rispetto
delle misure consigliate, nello specifico ricordiamo che:
• il freddo abbassa la temperatura bronchiale, bronchiolare e alveolare provocando:
2
Giordano Perin; patologia generale 6: l'influenza
◦ un incremento della compatibilità del virus per le regioni più basse dell'apparato
respiratorio.
◦ Un decremento della perfusione legato alla vasocostrizione generata dal calo
della temperatura.
◦ il virus di porta verso le regioni più profonde dell'apparato e raggiunge i
bronchioli.
◦ L'effetto CITOPATICO e PROINFIAMMATORIO del virus a livello ALVEOLARE
stimola la produzione di liquidi ed eventualmente PORTA AD EDEMA
POLMONARE1.
Il dolore articolare caratteristico di questo tipo di patologia è legato alla attivazione
delle CTL, tali cellule producono soprattutto INTERFERON GAMMA che risulta:
◦ fondamentale nella eliminazione delle cellule infette da virus grazie a diversi
meccanismi di azione quali:
▪ attivazione delle cellule macrofagiche, utile soprattutto in risposta a patogeni
intracellulari.
▪ Stimola la risposta citotossica stimolando la proliferazione della linea Th1.
▪ Stimola il class switch verso le IgG, maggiormente adatte a combattere
praticamente qualsiasi tipo di infezione.
▪ Stimola l'esposizione di MHC di tipo I e II, stimola quindi la presentazione del
virus alle cellule citotossiche stesse.
◦ Ha un elevato potere proinfiammatorio: genera una infiammazione lieve
articolare che provoca i dolori tipici di questo tipo di patologia.
• Anche l'attività respiratorio concitata può avere effetti deleteri rispetto alla prognosi:
stimola il passaggio in profondità della infezione.
DIFESE CONTRO IL VIRUS DELL'INFLUENZA:
Le componenti rilevanti dal punto di vista immunitario sono fondamentalmente:
IgA SECRETE
ANTICORPI SISTEMICI
IMMUNITÀ CELLULO MEDIATA
questi fattori possono essere utili nella:
PREVENZIONE DELLA MALATTIA:
IgA che si trovano a livello delle MUCOSE, sono ESSENZIALI PER LA DIFESA
CONTRO TALE MICROORGANISMO, se sono presenti, infatti, il patogeno non
aggredisce il paziente in quanto non riesce ad aderire alla mucosa. In ogni caso
è importante ricordare che:
■ l'individuo deve essere immunizzato per produrre IgA.
■ Queste molecole hanno una emivita relativamente breve.
■ Il virus, presentando capacità mutazionali notevoli, può eludere questo tipo di
difesa.
ANTICORPI SISTEMICI: tali anticorpi sono assolutamente inutili dal punto di
vista preventivo, gli anticorpi sistemici indotti con la VACCINAZIONE:
■ non sono protettivi rispetto alle vie aeree superiori.
■ sono essenziali nelle difese dalle AGGRESSIONI POLMONARI,
l'immunizzazione vaccinale protegge infatti dalle complicazioni:
1 Questo è tanto vero che generalmente l'esposizione di un topo al virus influenzale ha conseguenze molto più gravi se
il topo viene esposto a temperature inferiori: un topo tenuto al caldo tollera concentrazioni virali 2000 volte
superiori rispetto a topi esposti a temperature maggiormente rigide.
3
Giordano Perin; patologia generale 6: l'influenza
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
1 Il capillare linfatico presenta una organizzazione peculiare: in virtù della presenza di microfilamenti di ancoraggio
della parte terminale del vaso alle strutture connettivali circostanti, il vaso linfatico esercita una vera e propria
azione aspirante dilatandosi e restringendosi continuamente.
2 Nello specifico incrementa la attività di riassorbimento di sodio secernendo potassio a livello del tubulo prossimale.
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
➢ lo sforzo fisico stesso che provoca un incremento del consumo di ossigeno e quindi
della sua necessità.
➢ ipertiroidismo: la presenza di ormoni di natura tiroidea stimola la attività metabolica
disaccoppiando ossidazione e fosforilazione, l'attivazione di questo tipo di sistema
incrementa il consumo di metaboliti ma provoca un calo della produzione di ATP.
L'effetto è il medesimo di un calo del flusso di ossigeno, aumenta quindi il flusso di
sangue alla periferia e la frequenza cardiaca.
➢ anemia: provoca un calo del flusso di ossigeno alla periferia stimolando la
vasodilatazione e la frequenza cardiaca.
➢ beriberi: avitaminosi da B1; la vitamina B1 o tiamina migliora l'utilizzo di nutrienti
digeriti e di conseguenza è molto utile a questo proposito.
➢ fistola ATERO-VENOSA: si tratta di una comunicazione patologica tra strutture
venose e arteriose per cui si ha un NETTO INCREMENTO DEL RITORNO DI
SANGUE AL CUORE in virtù del passaggio di sangue arterioso direttamente al
sistema venoso. Pazienti soggetti a questo tipo di patologia presentano un
SOVRACCARICO DEL RITORNO DI SANGUE AL CUORE. Fisiologicamente nel
feto e patologicamente nell'adulto, il dotto di botallo genera una comunicazione tra il
sangue arterioso della aorta e quello della arteria polmonare; la sua riapertura
quindi:
1. incrementa il flusso di sangue al circolo polmonare che viene generalmente
smaltito senza problemi.
2. incrementa il flusso di sangue a livello del cuore sinistro.
3. il cuore sinistro incrementa la sua gittata.
L'INSUFFICIENZA CARDIACA:
dal punto di vista clinico possiamo distinguere:
SCOMPENSO CARDIACO: si definisce scompenso una situazione in cui il cuore
non riesce a far fronte alle necessità dell'organismo, in una situazione del genere il
cuore non riesce ad espellere tutto il sangue che gli arriva.
INSUFFICIENZA CARDIACA: con cui si indicano tutte le deficienze della struttura
del cuore, tutte le patologie ad esso legate; l'insufficienza cardiaca risulta a sua
volta definibile in:
compensata nel momento in cui il paziente non presenti uno scompenso
cardiaco.
scompensata che di fatto è sinonimica al termine scompenso cardiaco.
LA RISERVA CARDIACA:
la differenza fondamentale rispetto alla prestazione di un cuore è legata a quella che viene
definita RISERVA CARDIACA: un individuo che presenta una patologia cardiaca presenta
generalmente una riserva cardiaca maggiormente ridotta. Un cuore infartuato presenta
chiaramente una diminuita riserva cardiaca. Da questo punto di vista possiamo ricordare
che:
riduzioni rispetto alla norma della RISERVA CARDIACA sono in generale DETTE
INSUFFICIENZE CARDIACHE.
la incapacità del cuore in un dato momento di rispondere alle necessità
dell'organismo sono dette invece SCOMPENSI CARDIACI e sono generalmente
conseguenti alla insufficienza cardiaca.
EDEMI DA SCOMPENSO CARDIACO:
l'insufficienza cardiaca provoca generalmente un incremento della pressione venosa a
monte del cuore: tale incremento di pressione genera spesso degli edemi che si
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
manifestano, per motivi legati prevalentemente alla forza di gravità, a livello degli arti
inferiori.
POSSIBILI CAUSE DI UNA INSUFFICIENZA CARDIACA:
possiamo dire fondamentalmente che le cause di una insufficienza cardiaca POSSONO
ESSERE:
ALTERAZIONI DEL MUSCOLO CARDIACO a loro volta classificabili in:
PRIMITIVE che possono essere associate a:
■ miocarditi: infiammazioni o infezioni del miocardio; oltre alle eventuali
infezioni di natura batterica è importante ricordare il ruolo che virus di tipo
Coxsaeckie B, virus della famiglia dei picornavirus, possono avere sul
muscolo cardiaco indebolendolo e portando a cardmiopatie dilatative anche
in età piuttosto giovane.
■ miocardiopatie come per esempio la miocardiopatia tossica alcolica,
relativamente frequenti.
■ aritmie: lo scompenso cardiaco può provocare l'insorgenza di aritmie, ma LE
ARITMIE STESSE POSSONO ESSERE ALLA BASE DELLO SCOMPENSO
CARDIACO, nello specifico tachicardie parossistiche spesso instabili,
possono generare questo tipo di problemi in quanto riducono
significativamente la funzionalità del cuore.
SECONDARIE quali:
■ insufficienza coronarica che riduce la prestazione cardiaca.
■ infarto che riduce la funzionalità cardiaca.
DIFETTI DEL RIEMPIMENTO DEL CUORE:
patologie VALVOLARI come una stenosi mitralica: la stenosi mitralica, che può
essere causata da infiammazione della valvola per cause batteriche 3 o di altra
natura, porta alla formazione di lesioni cicatriziali a livello della valvola cardiaca
stessa, l'irrigidirsi delle lesioni valvolari stesse provoca una diminuzione del
passaggio di sangue attraverso la valvola stessa.
calo del volume ematico come nel caso di emorragie.
tamponamento cardiaco: il cuore, costretto, non si dilata adeguatamente; due
casi possono essere:
■ Un foro di proiettile per esempio può provocare una patologia di questo tipo:
si genera una comunicazione tra le cavità cardiache e il pericardio.
il pericardio si riempie di sangue.
il pericardio, rigonfio, resiste alla attività cardiaca e provoca una mancata
dilatazione delle camere stesse.
■ una pericardite può generare una patologia di questo tipo:
l'infezione o infiammazione provoca un incremento della produzione di
fluidi a livello pericardico che comprime il cuore.
La cicatrizzazione del tessuto può portare eventualmente alla sua
CALCIFICAZIONE e si parla di cuore a corazza, l'unica alternativa
terapeutica a questo punto è rompere chirurgicamente il pericardio
calcificato.
SOVRACCARICO DEL CUORE che può essere di tipo:
PRESSORIO O SISTOLICO per cui li cuore deve incrementare la attività di
3 Generalmente su valvola nativa i principali responsabili sono lo streptococcus pyogenes e lo staffilococcus auerus,
possono provocare tale patologia anche enterococchi e streptococchi viridanti, lo pseudomonoas aeruginosa. Su
valvola nativa una delle principali cause di infezioni valvolari è sicuralmente lo streptococcus epidermidis.
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
LEGGE DI LAPLACE
La TENSIONE della
parete.
Fattore relativo allo
Fattore relativo al raggio
spessore della parete.
del contenitore.
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
specifico ricordiamo:
DERIVATI DELLA NITROGLICERINA essenziali nel ridurre il pre e post carico,
tramite la riduzione dell'affaticamento cardiaco si impedisce la formazione di edemi
BETA BLOCCANTI come il Lopresor, nel caso della ischemia cardiaca sono i
farmaci di PRIMA SCELTA, nel complesso l'effetto è il seguente:
cala la tachicardia.
cala la forza contrattile.
cala la contrazione venosa.
cala la pressione arteriosa.
L'EFFETTO DEFINITIVO È QUELLO DI RIDURRE IL CONSUMO DI OSSIGENO.
I beta bloccanti sono anche ANTIARITMICI, di conseguenza possono prevenire
fibrillazioni gravi spesso associate a fenomeni ischemici.
TROMBOLITICI.
ANGIOPLASTICA.
BYPASS.
CELLULE STAMINALI E TERAPIA DELLA PATOLOGIA CARDIACA:
fino a qualche anno fa si pensava che il cuore fosse assolutamente INCAPACE DI
FENOMENI RIGENERATIVI: secondo la dicitura tradizionale il miocardio sarebbe infatti
UN TESSUTO PERENNE6 come il tessuto nervoso. Oggi sappiamo che NON È COSÌ:
negli ultimi 10 anni si sono fatte scoperte significative a questo proposito e sappiamo che
NEL TESSUTO MIOCARDICO SONO PRESENTI DEI CARDIOMIOCITI CHE VANNO
INCONTRO A FENOMENI MITOTICI, si tratta di una scoperta notevole soprattutto in
relazione al fatto che, normalmente, un qualsiasi tessuto muscolare si RIGENERA IN
SENSO CICATRIZIALE FORMANDO UNA CICATRICE. Nello specifico in OCCASIONE DI
INFARTO MIOCARDICO ACUTO nelle regioni poste AI LIMITI TRA LA REGIONE
INFARTUATA E QUELLA SANA SI POSSONO TROVARE DELLE CELLULE IN FASE DI
MITOSI.
OSSERVAZIONI A FAVORE DELLA PRESENZA DI CELLULE STAMINALI NEL
MIOCARDIO:
nel corso degli anni, anche prima della effettiva scoperta della presenza di cardiomiociti
mitotici nel tessuto cardiaco, molti avevano osservato come la presenza di una attività
mitotica fosse di fatto ipotizzabile rispetto ai fenomeni di rimodellamento cardiaco. Nello
specifico ricordiamo che sono state proposte diverse teorie
ATTIVITÀ MITOTICA ED IPERTROFIA COMPENSATORIA: la ipertrofia cardiaca
veniva un tempo giustificata come una IPERTROFIA CELLULARE non come una
IPERPLASIA CELLULARE capace quindi di dare:
un mantenimento del pool cellulare.
un incremento della attività contrattile cellulare vera e propria.
Molti osservarono tuttavia che UNA IPERPLASIA NON POTESSE ESSERE
SUFFICIENTE A GIUSTIFICARE UN TALE INCREMENTO DEL PESO E DELLA
MASSA.
ATTIVITÀ MITOTICA E APOPTOSI DEI CARDIOMIOCITI: a giustificare la presenza
6 distinto dai tessuti LABILI in continua trasformazione (emopoietico ed epiteliale) e STABILI capaci di innescare
potenzialmente fenomeni proliferativi capaci di rigenerare gran parte dell'organo in caso di perdita di tessuto (fegato
per esempio). Nel momento in cui si somministrano farmaci ANTIBLASTICI ci si deve preoccupare dei tessuti in
attiva proliferazione in particolare il midollo osseo dove si possono creare seri problemi legati a:
piastrinopenia a breve termine.
anemia: questo tipo di fattore in particolare a lungo termine vista l'emivita dei globuli rossi.
leucocitopenia in particolare in relazione a neutrofili che incrementa il rischio infettivo.
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
7 di fatto il blocco dei processi di cicatrizzazione SEMBRA ABBIA UN EFFETTO ESTREMAMENTE POSITIVO
NELLA RISOLUZIONE DI TRAUMI SPINALI ANCHE GRAVI.
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
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Giordano Perin; patologia generale 7: la cardiomiopatia dilatativa e il remodeling cardiaco
trattato per tempi lunghissimi, l'intera vita, con farmaci immunosoppressivi, e il controllo
delle antigenicità delle cellule STAMINALI POTREBBE ESSERE MOLTO
COMPLESSO. Il problema è TANTO COMPLESSO soprattutto se si considera il fatto
che SEMBRA OGGI LA MAGGIOR PARTE DELLE NEOPLASIE SIA LEGATA ALLA
ATTIVITÀ ABERRANTE DI CELLULE STAMINALI. Questo sarebbe coprovato, del
resto, anche dai risultati di alcune terapie sperimentali su cellule staminali che hanno
provocato risvolti tumorali considerevoli.
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Giordano Perin; patologia generale 8: le steatosi epatiche
LE STEATOSI EPATICHE
Con il termine STEATOSI EPATICA si intende L'ACCUMULO INTRACELLULARE DI
TRIGLICERIDI A LIVELLO DEL FEGATO.
ASPETTO MACROSCOPICO:
il fegato affetto da steatosi assume un aspetto decisamente alterato:
ingrossato e incrementato in peso, può arrivare dai normali 1500 grammi anche a
2000-2500 grammi.
di colore biancastro giallo.
Si tratta di una lesione che risulta REVERSIBILE PER LUNGHISSIMO TEMPO, non
pericolosissima e che relativamente di frequente porta alla lesione CIRROTICA.
ASPETTO MICROSCOPICO:
si possono osservare delle gocce lipidiche biancastre, otticamente vuote a causa della
colorazione con ematossilina eosina per l'azione dell'alcol, che occupano gran parte della
superficie cellulare.
Campione istologico di fegato con
steatosi epatica non alcolica, si
riconoscono molto bene gli accumuli
lipidici (otticamente vuoti) e la
deformazione che essi provocano sulla
struttura degli epatociti. In verde si
possono notare segni di cirrosi.
1
Giordano Perin; patologia generale 8: le steatosi epatiche
+ fosfolipidi
+ steroli
PRODUZIONE
NEFA Beta DI ATP
autoprodotti Incremento ox
NEFA Carnitina acil
Transferasi
trigliceridi
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Giordano Perin; patologia generale 8: le steatosi epatiche
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Giordano Perin; patologia generale 8: le steatosi epatiche
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Giordano Perin; patologia generale 8: le steatosi epatiche
necrosi.
stravasi emorragici.
cellule steatosiche si collocano in periferia rispetto alle cellule morte in fase di
necrosi: queste cellule non sono morte ma la perdita di ossigeno porta a disfunzioni
metaboliche cellulari gravi come sottolineato in precedenza.
cellule sane ossigenate periferiche al lobulo mantenute in vita dalla
deossigenazione del sangue presente nelle strutture a monte del lobulo.
ALTERAZIONI
CELLULARI
SINUSOIDI A.
V. I
L I N DISPERS.
O N T OSSIGENO
B T E
U E R
L R L
A L O STEATOSI NECROSI
R O B
E B
VENE VENA SOTTOLOBULARE
CAVE Il fabbisogno delle regioni
ART periferiche è supplito
STASI EPATICA dall'ossigeno della vena
VENOSA VENA interlobulare
PORTA
STEATOSI ALCOLICA:
dal punto di vista biochimico la steatosi alcolica è determinata dalla attività biochimica di
smaltimento dell'etanolo, nello specifico ricordiamo:
Alcol Acetaldeide
deidrogenasi deidrogenasi
5
Giordano Perin; patologia generale 8: le steatosi epatiche
dei trigliceridi.
EFFETTO TOSSICO DELLA ACETALDEIDE:
L'ACETALDEIDE PRODOTTA DALLA ALCOL DEIDROTENASI è di per se stessa
EPATOSSICA e ha la capacità di innescare:
un CALO DELLA SINTESI PROTEICA per cui cala la sintesi di VLDL e lo
smaltimento dei trigliceridi.
Un CALO DELLA BETA OSSIDAZIONE e quindi un ulteriore accumulo degli acidi
grassi.
ALTRI MECCANISMI DI SMALTIMENTO DELL'ETANOLO:
oltre alla attività della alcol deidrogenasi, esistono altri due meccanismi di smaltimento
dell'etanolo, nello specifico:
CATALASI capace di sfruttare l'etanolo come donatore di equivalenti riducenti utile
ad eliminare L'ACQUA OSSIGENATA in un processo di questo tipo:
CH3-CH2-OH + H2O2 → CH3-CHO + 2H2O
MEOS microsomal etanol oxidating system: si tratta di un complesso enzimatico
costituito di circa 10 enzimi ad attività molto diversa e CAPACI DI ELIMINARE
NUMEROSI E DIVERSI COMPOSTI. Assume un ruolo molto significativo in quanto
risulta INDUCIBILE.
IL SISTEMA MEOS:
l'inducibilità del sistema MEOS è alla base della differenza di tolleranza rispetto all'etanolo dei
diversi soggetti: individui avvezzi all'alcol hanno una MEOS maggiormente attiva, di conseguenza
smaltiscono in modo rapido l'etanolo. Il medesimo sistema è essenziale per esempio nello
SMALTIMENTO DEI FARMACI: un paziente abituato a bere presenta una velocità di
catabolizzazione di farmaci molto differente rispetto ad altri pazienti. Due esempi caratteristici sono
i seguenti:
la somministrazione di dicumarinici come anticoagulanti in pazienti alcolisti, essendo
incrementata la velocità di smaltimento, genera variazioni repentine e continue dei processi
coagulativi.
la assunzione di farmaci smaltiti dal MEOS in contemporanea alla assunzione si alcol, può
innescare fenomeni di competizione che incrementano la emivita del farmaco nel sangue.
CANCEROGENI CHIMICI E MEOS:
i cancerogeni chimici molto spesso non presentano potere cancerogeno come tali MA PER AVERE
EFFETTO MUTAGENO DEVONO ESSERE ATTIVATI DALLA AZIONE EPATICA DAL MEOS:
soggetti con MEOS attivato VANNO INCONTRO AD UN RISCHIO NOTEVOLE A QUESTO
PROPOSITO e il contatto con il cancerogeno chimico diviene molto più pericoloso. Ricordiamo che
IL MEOS SI TROVA ANCHE SULLE CELLULE POLMONARI e molto spesso il cancro polmonare
risulta associato ad una iperattivazione del MEOS stesso. Ricordiamo che:
• chi geneticamente presenta una bassa attività di tale enzima, è naturalmente protetto dai
cancerogeni chimici.
• Anche il MEOS risulta, oltre che inducibile, anche INIBIBILE: la assunzione di CAFFEINA e
di XANTINE RIDUCE LA ATTIVITÀ DI TALE ENZIMA.
EVOLUZIONE DELLA STEATOSI A CIRROSI:
la cirrosi epatica è una cicatrizzazione del fegato, una sostituzione, cioè, del parenchima
epatico con MATERIALE CICATRIZIALE. La cirrosi è una naturale evoluzione della statosi
epatica; in linea di massima può seguire a:
alcolismo: la cirrosi si spiega con lo stato infiammatorio indotto dalla esposizione di
antigeni stimolata dalla azione tossica della ACETALDEIDE.
epatite virale.
cirrosi biliare che è per estremamente rara e causata da una alterazione dello
scarico biliare stesso.
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Giordano Perin; patologia generale 8: le steatosi epatiche
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Giordano Perin; patologia generale 8: le steatosi epatiche
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Giordano Perin; patologia generale 8: le steatosi epatiche
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Giordano Perin; patologia generale 9: sindromi febbrili periodiche
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Giordano Perin; patologia generale 9: sindromi febbrili periodiche
2. Farnesil pirofosfato.
Questi due composti sono alla base dei processi di ISOPRENILAZIONE DELLE
PROTEINE: gli isoprenili prodotti tramite questa via si complessano a strutture
proteiche per dare unità lipoproteiche funzionanti, questo processo È ESSENZIALE
PER ANCORARE LE PROTEINE PRODOTTE ALLA MEMBRANA e consentirne
L'INTERAZIONE CON STRUTTURE LIPIDICHE.
Da questa via vengono inoltre prodotti numerosissimi metaboliti tra cui
RICORDIAMO:
IL CORTISOLO, ormone steroideo ad attività immunosoppressiva.
IL DOLICOLO: si tratta di acidi grassi a lunga catena: sono fondamentali per i
processi di glicosilazione proteica, favoriscono il complessarsi di glucidi e
proteine.
EME A fondamentale per la catena respiratoria.
UBICHINONE.
COLESTEROLO e altri steroidi.
Farnesil pirofosfato
PATOLOGIE TUMORALI:
Un diverso rapporto tra GERANILATO E FARNESILATO sembra sia alla base di alcune patologie
tumorali molto diffuse: tali composti isoprenoidi si legano alla G PROTINE p21 RAS, p21 RAS è
una G protein alterata nella sua forma NEOPLASTICA e si riscontra come incrementata NEL 100%
DEI TUMORI DA AGENTI CHIMICI. La p21RAS perde la sua sensibilità per le GTP asi e di
conseguenza NON SI DEATTIVA stimolando in continuazione la cellula che non si spegne e
prolifera in maniera incontrollata. Ad oggi sembra che il problema non sia tanto nella G PROTEIN
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Giordano Perin; patologia generale 9: sindromi febbrili periodiche
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Giordano Perin; patologia generale 9: sindromi febbrili periodiche
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Giordano Perin; patologia generale 9: sindromi febbrili periodiche
periodo di tempo.
LA IL1:
rispetto alle altre citochine l'interleuchina 1, mediatore fondamentale della infiammazione, presenta
un meccanismo recettoriale lievemente più complesso:
sulla membrana della cellula bersaglio ha due recettori:
TIPO PRIMO normale recettore in grado di trasdurre il segnale.
TIPO SECONDO recettore trappola.
Comuni a tutte le altre citochine.
UNA PROTEINA ANCILLARE DI SUPPORTO AL RECETTORE DI TIPO PRIMO: si tratta di
un CORECETTORE e perché si avviino i processi di segnalazione, non basta che la IL1 si
leghi al suo recettore di tipo I, ma una volta legata ad esso il complesso IL1-RECETTORE
deve DIMERIZZARE CON LA PROTEINA IN QUESTIONE.
ULTERIORI MECCANISMI DI CONTROLLO:
• Anche la IL1 naturalmente, presenta un meccanismo di controllo legato al clivaggio del
recettore.
• IL1RA o ANTAGONISTA RECETTORIALE DELLA IL1, si tratta di un ulteriore meccanismo
di controllo, questa proteina:
◦ VIENE PRODOTTA DALLE STESSE CELLULE CHE PRODUCONO LA IL1.
◦ LEGA LO STESSO RECETTORE DELLA IL1 e IMPEDISCE L'ASSEMBLAGGIO DEL
COMPLESSO RECETTORE-PROTEINA ANCILLARE.
Blocca quindi sia il recettore sia la proteina ancillare.
DEFICIENZE DELLA IL1RA
in mancanza di questo fondamentale meccanismo di controllo della attività infiammatoria si assiste
all'innesco di una sindrome infiammatoria molto grave caratterizzata da:
DERMATITE GRAVE.
ARTRITE GRAVE.
RAREFAZIONI OSSEE.
FEBBRE.
SINTOMI INFIAMMATORI FORTISSIMI.
La patologia si manifesta in questi termini unicamente in caso di DEFICIENZA OMOZIGOTE per
questo fattore.
Dal punto di vista clinico si cura semplicemente SOMMINISTRANDO UNA TERAPIA CRONICA
CON RECEPTOR ANTAGONIST DELLA IL1e la sintomatologia sparisce.
MEFR o FEBBRE MEDITERRANEA FAMILIARE:
patologia autosomica recessiva infiammatoria che colpisce gruppi di popolazioni che
vivono vicine al mediterraneo, nello specifico ricordiamo che presenta un'elevata incidenza
in individui Armeni e alcune etnie di Ebrei.
EZIOLOGIA:
La patologia è legata alla mutazione di una proteina detta MARENOSTRINA coinvolta
nella down regulation dei MEDIATORI DELLA INFIAMMAZIONE, la proteina in questione
si colloca sul cromosoma 16.
FOF o ORTICARIA FAMILIARE A FRIGORE:
si tratta di una patologia AUTOSOMICA DOMINANTE caratterizzata da:
• rash cutaneo.
• Congiuntivite.
• Artralgia.
A seguito della ESPOSIZIONE A BASSE TEMPERATURE.
SMW o SINDROME DI MALLORY WEISS
si tratta di una patologia legata a disfunzioni della PROTEINA CIASI: si tratta di una
proteina a ruolo proinfiammatorio la cui disfunzione si estrinseca nella formazione di un
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Giordano Perin; patologia generale 9: sindromi febbrili periodiche
orticaria.
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Giordano Perin; patologia generale 10: disfunzioni del metabolismo degli amminoacidi
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Giordano Perin; patologia generale 10: disfunzioni del metabolismo degli amminoacidi
Numerosi sono i processi metabolici che possono risultare alterati nel corso di tale ciclo,
ma si tratta di patologie RARE e IDENTIFICATE IMMEDIATAMENTE ALLA NASCITA
generalmente; possiamo dire che, a prescindere dalla causa, DISFUNZIONI DEL CICLO
DELL'UREA PROVOCANO UN ACCUMULO DI IONE AMMONIO NEL SANGUE o
IPERAMMONIEMIA.
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Giordano Perin; patologia generale 10: disfunzioni del metabolismo degli amminoacidi
L'IPERAMMONIEMIA:
si tratta di una condizione patologica estremamente grave, nello specifico possiamo dire
che si distinguono due tipi di iperammoniemia:
PRIMARIA caratteristica di disfunzioni alla nascita.
SECONDARIA caratteristica invece di disfunzioni epatiche quali la cirrosi a
prescindere dalla causa di quest'ultima.
L'iperammoniemia provoca seri danni a livello del SISTEMA NERVOSO CENTRALE:
• nel sistema nervoso centrale, infatti, lo ione ammonio si complessa con
l'alfachetoglutarato per formare glutammato e quindi glutammina: l'incremento della
ammoniemia provoca un sequestro di ALFA CHETOGLUTARATO DAL CICLO DI
KREBS. Di conseguenza:
◦ si inattiva il ciclo di krebs, unica fonte di energia a livello encefalico.
◦ Calo del metabolismo cellulare.
◦ Eventuale morte cellulare.
• Il glutammato, decarbossilato, porta alla sintesi di GABA, neurotrasmettitore
fondamentale: in caso di mancanza di glutammato essenziale per eliminare
l'ammonio in eccesso, si ha un deficit di produzione di glutammato.
ammonio
glutamina
ammonio
GABA
LA SINTOMATOLOGIA:
La sintomatologia del paziente iperammoniemico si divide in due fasi:
STUPOROSA, il paziente si stupisce in modo considerevole senza alcuna ragione
apparente.
COMATOSA: il coma epatico di fatto è un coma iperammoniemico.
LO SHUNT PORTA-CAVA:
come sappiamo in situazioni fisiologiche IL SISTEMA DELLA VENA PORTA scarica,
attraverso il circolo epatico, NELLA VENA CAVA, questo tuttavia, nel fegato cirrotico non
avviene:
• per la alterazione delle strutture VASCOLARI.
• per la presenza di UN FATTORE INFIAMMATORIO SIGNIFICATIVO.
LE CELLULE STELLATE, normalmente sensibili a fattori metabolici e dotate della capacità
di organizzare il sistema vascolare epatico, IN CASO DI CIRROSI VANNO INCONTRO
AD UNA TRASFORMAZIONE CITOTIPICA divenendo FIBROBLASTI: in questa
situazione la CIRCOLAZIONE DIVIENE COMPLETAMENTE SOVVERTITA e il VASO
SANGUIFERO STESSO VIENE STROZZATO DAL FIBROBLASTO CHE LO CIRCONDA.
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Giordano Perin; patologia generale 10: disfunzioni del metabolismo degli amminoacidi
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Giordano Perin; patologia generale 10: disfunzioni del metabolismo degli amminoacidi
vena ombelicale che porta alla formazione del cosiddetto CAPUT MEDUSAE.
Vene dello sappey: il circolo portale sfoga la propria portata sulle strutture venose
associate ai legamenti rotondo del fegato e falciforme generalmente.
Circolo splenorenale: la capsula renale si rigonfia di strutture venose che
incrementano il flusso alla vena renale di sinistra, il sangue in questo caso proviene
dalla vena splenica o dalle vene mesenteriche direttamente.
Sistema retzius retroperitoneale costituito dalla formazione di nuovi vasi sanguigni
che dalle vene dei visceri addominali raggiungono le vene retroperitoneali, sono
vasi difficilmente esplorabili.
Vene gastriche brevi: tramite la vena gastroepiploica sinistra il sangue portale si
porta alle vene gastriche brevi provocando una inversione del flusso che porta alla
formazione di varici del fondo gastrico.
CONSEGUENZE DELLO SHUNT:
a prescindere da quale sia la via che il sangue segue per raggiungere la vena cava IL
FEGATO VIENE BYPASSATO, di conseguenza:
• il sangue non viene purificato dello ione ammonio.
• Il fegato non produce urea.
E l'organismo va in IPERAMMONIEMIA.
APPROCCIO TERAPEUTICO:
dal punto di vista terapeutico si cerca di LIMITARE L'UPTAKE INTESTINALE DI
AMMONIO e utilizzando il LEVULOSIO, un lassativo osmotico zuccherino che, essendo
inassorbibile, permane nell'intestino e favorisce la flora batterica saccarolitica rispetto a
quella proteolitica, quindi:
favorisce l'uptake di glucosio.
inibisce l'assorbimento di amminoacidi, principale fonte di ammonio.
A DOSAGGI ADEGUATI, più bassi rispetto a quelli lassativi, funziona egregiamente come
inibitore dei meccanismi di uptake di amminoacidi e ammonio.
SHUNT A IPERTENSIONE PORTALE AD ALTA PORTATA:
in alcuni individui che presentano una cirrosi epatica si verifica una sintomatologia di
accompagnamento di questo tipo:
la circolazione risulta estremamente aumentata.
forte IPERVOLEMIA.
incremento del carico al cuore.
incremento della gittata.
tale situazione può permanere tale più o meno a lungo nel tempo, generalmente per un
anno o poco più, per poi SVILUPPARSI IN UNA SITUAZIONE DI CIRROSI EPATICA
CANONICA. L'incremento del volume circolante in questa prima fase si spiega in questo
modo: nelle fasi di rigenerazione epatica, oltre ad un tentativo di rigenerazione del tessuto
da parte degli epatociti, si assiste ad una STIMOLAZIONE ALLA NEOPROLIFERAZIONE
VASALE MEDIATA SOPRATTUTTO DA:
PDGF pleatlets derived growth factor.
Fattori di vasodilatazione quali l'ossido nitrico NO°.
QUESTO PORTA ALLA FORMAZIONE DI MICROSHUNT tra il sangue PORTALE e quello
ARTERIOSO CHE DI FATTO HANNO COME RISULTATO QUELLO DI:
• incrementa la superficie del circolo.
• Incrementare il volume circolante.
Con l'incremento del VCE incrementa anche IL CARICO AL CUORE. La situazione
permane tale fintanto che la cirrosi non diviene tale da portare al blocco totale della
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Giordano Perin; patologia generale 10: disfunzioni del metabolismo degli amminoacidi
circolazione epatica.
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Giordano Perin; patologia generale 11: la morte cellulare
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Giordano Perin; patologia generale 11: la morte cellulare
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Giordano Perin; patologia generale 11: la morte cellulare
una attività fisica come il jogging viene sempre consigliata a infartuati lievi nell'ottica di migliorare la
prestazione cardiaca, tuttavia è importante ricordare che:
alcune regioni, non opportunamente ossigenate a causa della ostruzione ancora
eventualmente presente, vedendo ridotto l'apporto di ossigeno, incrementano il tasso di
apoptosi.
l'abbassamento del pH stimola la formazione di NUOVI VASI incrementando la
vascolarizzazione delle regioni ischemiche.
È necessario quindi controllare sempre la attività fisica per evitare di eccedere e provocare un
eccessivo incremento della apoptosi.
IL CICLO MITOTICO:
si compone di diverse fasi come sappiamo:
G1 preparatoria alla mitosi, da questa fase la cellula può
entrare in una fase di quiescenza detta G0.
S fase di sintesi caratterizzata dalla sintesi di materiale
genetico nuovo.
G2 fase di preparazione finale alla mitosi vera e propria.
M mitosi.
LE CICLINE E IL CONTROLLO DEL CICLO CELLULARE:
le cicline sono enzimi fondamentali per la attivazione di protein
chinasi dette CDK, protein chinasi cicline dipendenti, per la
attivazione di processi mitotici: questo consente la progressione del ciclo cellulare.
FUNZIONAMENTO GENERALE DELLE CICLINE:
• chinasi ciclino dipendenti e cicline vengono prodotte insieme.
• Il complesso formatosi diviene substrato di una chinasi che ne blocca la attivazione.
• Il complesso fosforilato diviene a sua volta substrato di un'altra protein chinasi a
funzione questa volta attivatoria.
• Un enzima elimina il primo fosfato innestato e innesca la attività della ciclina.
In questo modo ci sono sempre cicline pronte nel citosol, ma la loro azione è posta sotto
uno strettissimo controllo.
Ogni ciclo cellulare ha le SUE SPECIFICHE CICLINE: al momento del passaggio tra una
fase e l'altra, le cicline vengono eliminate per ubiquitinazione e altre vengono sintetizzate.
CDK INHIBITORS:
nelle varie fasi del ciclo, così come vengono sintetizzate queste chinasi ciclina dipendenti,
vengono prodotte anche delle CDK INHIBITORS: si tratta di inibitori della attività delle
chinasi ciclino dipendenti, sono estremamente numerosi e attivi in fasi molto diverse. Tra
le tante proteine coinvolte ricordiamo la p21:
• La p53 ATTIVATA, quando funzionante, attiva la p21.
• LA p21 è una PROTEINA CDK INHIBITORS UBIQUITARIA, si trova cioè in tutte le
fasi del ciclo cellulare.
• Il ciclo cellulare si blocca.
LE QUATTRO FASI DELLA APOPOTOSI:
la apoptosi può essere convenzionalmente suddivisa in quattro fasi distinte:
➢ STIMOLAZIONE
➢ REGOLAZIONE
➢ ESECUZIONE
➢ EFFEROCITOSI che è la fagocitosi dei corpi apoptotici.
LA STIMOLAZIONE:
tutti i meccanismi di danno che:
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Giordano Perin; patologia generale 11: la morte cellulare
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Giordano Perin; patologia generale 11: la morte cellulare
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Giordano Perin; patologia generale 11: la morte cellulare
FAS:
la via di attivazione della apoptosi mediata da FAS è una delle più note:
• la associazione di una molcola di FAS ad una di FASL stimola la
CLUSTERIZZAZIONE DI MOLECOLE RECETTORIALI TRA LORO.
• La associazione dei recettori porta alla ATTIVAZIONE DI DIVERSI DD O DEATH
DOMAIN.
• Una volta attivati questi domini di morte stimolano la attivazione della
PROCASPASI 8 A CASPASI 8 che a sua volta attiva la caspasi 9 che innesca il
processo.
TNF:
il TNF, oltre ad essere uno stimolatore dei processi di apoptosi, è anche un mediatore
infiammatorio molto importante, si tratta di una citochina FUNZIONALMENTE IDENTICA
ALLA IL1. La azione del TNF dipende fondamentalmente dalla presenza di fattori di
COSTIMOLAZIONE:
la presenza di stimoli proinfiammatori stimola la attivazione flogistica della cellula:
IL1 per esempio.
NK-KB.
stimola la SOPRAVVIVENZA CELLULARE e la sua ATTIVAZIONE IN SENSO
ANTINFIAMMATORIO.
La mancanza di stimoli di natura infiammatoria, come avviene tipicamente al
termine di una risposta flogistica ad un agente infettivo, stimola invece la morte
della cellula.
il TNF sembra sia uno dei principali effettori della apoptosi delle cellule cardiache.
LA MORTE DELLA CELLULA:
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Giordano Perin; patologia generale 11: la morte cellulare
la cellula apoptotica assume dei connotati molto specifici, a prescindere da quali siano i
meccanismi di innesco:
• anzitutto si osserva una riduzione del CITOPLASMA e
un ADDENSAMENTO NUCLEARE NOTEVOLE legato
all'addensamento della cromatina.
• Si attivano specifiche endonucleasi che degradano il
DNA nucleare tagliandolo nello spazio
internucleosomico, ogni 200 basi circa. Si parla di
nucleo PICNOTICO.
• Alterazioni del citoscheletro CHE GENERANO UNA
PERDITA DI ADESIONE CON L'AMBIENTE
CIRCOSTANTE.
• FORMAZIONE DEI CORPI APOPTOTICI formati di
membrana, citoplasma e piccoli frammenti di DNA.
Ricordiamo infine che le caspasi sono semplicemente delle
proteasi che con la loro azione vanno ad attivare un sistema a
cascata:
• bloccando la azione di alcuni enzimi normalmente attivi
tramite taglio proteolitico.
• Eliminando sequenze di inibizione normalmente
associate ad enzimi attivi nelle fasi apoptotiche.
Al termine del processo i frammenti vengono semplicemente
endocitati come accennato.
LA NECROSI:
la necrosi viene generalmente definita come la MORTE DI GRUPPI DI CELLULE
CAUSATA DA INSULTI LESIVI RILEVANTI ed IRREVERSIBILI.
Fondamentale è ricordare il fatto che la patologia INTERESSA UN GRUPPO DI CELLULE
appartenenti ad un tessuto E NON SINGOLE CELLULE. Dal punto di vista pratico
numerosi possono essere gli stimoli:
fattori chimici.
fattori fisici.
fattori biologici.
fattori nutrizionali.
Ipossia o ischemia.
risposte immunitarie.
flogosi
tutte le possibili fonti esogene ed endogene di danno cellulare.
Anzitutto è importante ricordare il fatto che si distinguono due situazioni ben distinte, nello
specifico:
DANNO REVERSIBILE caratterizzato da modificazioni:
GENERALI quali:
■ rigonfiamento cellulare legato alla incapacità della cellula di finanziare in
modo adeguato le pompe ioniche.
■ Accumulo di lipidi soprattutto a livello epatico causato dal blocco dei
meccanismi di produzione proteica.
ULTRASTRUTTURALI:
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Giordano Perin; patologia generale 11: la morte cellulare
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1 Un incremento della calcemia provoca una STIMOLAZIONE ANCHE DEI PROCESSI DI CALCIFICAZIONE
DISTROFICA.
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Giordano Perin; patologia generale 11: la morte cellulare
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
LA FLOGOSI
I termini INFIAMMAZIONE E FLOGOSI indicano la REAZIONE DI UN TESSUTO
VIVENTE VASCOLARIZZATO AD UN DANNO LOCALE.
Le cause possibili per un evento di questo tipo sono le più diverse:
agenti fisici.
agenti chimici.
infezioni batteriche.
infezioni virali.
necrosi tissutale.
dal punto di vista pratico la FLOGOSI È FONDAMENTALE: in assenza di flogosi, che
coincide in una infezione batterica con la risposta aspecifica, il nostro organismo non può
difendersi.
in mancanza di granulociti, principali attori della risposta infiammatoria immediata,
la morte per infezione è quasi sistematica: il sistema immunitario specifico può
provare a supplire, ma si attiva sempre e comunque troppo tardi.
Anche la mancanza della risposta immunitaria specifica PORTA AD UN
INCREMENTO DELLA GRAVITÀ DELLE PATOLOGIE DA INFEZIONE: inizialmente
l'infezione viene rallentata dalla attività granulocitica e aspecifica in generale fino ad
instaurare una situazione di equilibrio; a distanza DI POCO TEMPO, tuttavia, in
assenza di una risposta specifica, LA PROLIFERAZIONE BATTERICA PRENDE IL
SOPRAVVENTO e porta alla morte molto spesso dell'ospite.
DIVERSI TIPI DI FLOGOSI:
la flogosi può essere suddivisa in due grandi categorie:
FLOGOSI ACUTA O ANGIOFLOGOSI che si realizza in un periodo delimitato e
relativamente breve. Alcuni tipi di angioflogosi, tuttavia, possono avere una durata
molto prolungata nel tempo, anche anni, come avviene nella OSTEOMIELITE,
infezione delle strutture ossee e midollari associate. Questo tipo di flogosi:
PRESENTA FENOMENI ESSUDATIVI legati ad alterazioni delle strutture
endoteliali, si formano generalmente degli ESSUDATI.
Si caratterizza per la INFILTRAZIONE di POLIMORFONUCLEATI neutrofili per
la maggior parte.
È SEMPRE UGUALE a prescindere da quale sia la causa.
FLOGOSI CRONICA O ISTOFLOGOSI che si mantiene generalmente costante nel
tempo, un tipico esempio è il controllo del focolaio infiammatorio della tubercolosi.
Dal punto di vista sintomatologico:
PRESENTA SCARSISSIME ESSUDAZIONI eventualmente nella fase iniziale.
LE CELLULE COINVOLTE sono fondamentalmente:
■ macrofagi: sicuramente si tratta dei fattori cellulari maggiormente coinvolti,
questo è dovuto al fatto che:
hanno la capacità di produrre una serie di mediatori molto importanti di
attivazione linfocitaria e non solo.
Hanno una vita media extratissutale abbastanza lunga, più lunga di
quella dei neutrofili.
■ linfociti.
■ fibroblasti: la INFILTRAZIONE CONNETTIVALE nella flogosi cronica È
SEMPRE PRESENTE e contribuisce alla formazione di materiale cicatriziale
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
molto spesso.
LA MORFOLOGIA VARIA IN RELAZIONE ALL'AGENTE CAUSALE: le
caratteristiche istologiche in particolare possono essere associate a diversi tipi
di agenti patogeni.
LA FLOGOSI ACUTA:
come accennato in precedenza le cause sono differenti tra loro, in ogni caso possiamo
dire che la flogosi acuta:
inizia con una ALTERAZIONE DELLE COMPONENTI:
PLASMATICHE.
CELLULARI.
Le modificazioni ematiche avvengono in parallelo.
FORMAZIONE DI MEDIATORI CHIMICI.
ALTERAZIONI:
EMODINAMICHE che si caratterizzano per un AUMENTO DEL FLUSSO.
DELLA PERMEABILITÀ VASCOLARE con formazione di un ESSUDATO.
MIGRAZIONE DI GRANULOCITI NEUTROFILI.
Si caratterizza inoltre per la presenza delle caratteristiche manifestazioni
superficiali:
RUBOR rossore.
TUMOR gonfiore.
CALOR calore.
DOLOR dolore.
FUNCTIO LESA disfunzione, non sempre presente chiaramente.
ATTIVAZIONE DELLE COMPONENTI PLASMATICHE:
le modificazioni delle componenti plasmatiche sono relative fondamentalmente alla attività
di SISTEMI DI PROTEASI PLASMATICI QUALI:
SISTEMA DEL COMPLEMENTO.
SISTEMA DELLA COAGULAZIONE E FIBRINOLISI.
SISTEMA DELLE KININE.
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
sostanza P.
VIP vasoactive intestinal peptide.
NKA neurokinina A.
NT neurotensina.
SOMATOSTATINA
CGRP calcitonin gene releated peptide.
Questi peptidi sono alla base dei meccanismi di arrossamento.
IgE caratteristiche della reazione allergica e antiparassitaria.
FUNZIONE DELLE MASTOCELLULE:
la funzione di queste cellule è quella di indurre fondamentalmente un processo di
INFIAMMAZIONE producendo:
sostanze vasoattive: istamina, serotonina, trombossani, PAF, leucotrieni.
Stimolazione della contrazione di cellule muascolari lisce dei bronchi come avviene
tipicamente nel PLASMA.
Stimolazione alla migrazione eosinofila quali:
istamina.
Serotonina.
Leucotrieni.
ECF-A.
stimolazione alla migrazione leucocitaria soprattutto grazie alla azione di
LEUCOTRIENI:
LTB4.
LTC4.
LTD4.
GLI EOSINOFILI:
si tratta di un altro mediatore fondamentale della
infiammazione, nello specifico la loro attività è stimolata da:
immunocomplessi.
prodotti delle mastocellule, soprattutto istamina,
serotonina leucotrieni ed ECF-A, come accennato in
precedenza.
prodotti dei linfociti, in particolare la IL5.
FUNZIONE DEGLI EOSINOFILI:
queste cellule hanno una capacità proflogistica molto più
consistente rispetto a quella delle mastocellule e la loro funzione è quella di aggredire
bersagli di grosse dimensioni quali PARASSITI. Queste cellule possono eseguire processi
di:
FAGOCITOSI ED ESOCITOSI nei confronti di ELMINTI E PROTOZOI; le molecole
coinvolte sono fondamentalmente:
EOSINOFILO PEROSSIDASI: perossidasi molto più potente della perossidasi
neutrofila, ha un potere ossidante molto significativo.
PROTEINA BASICA MAGGIORE.
PROTEINA CATIONICA MAGGIORE.
PAF pleatlet activating factor.
DETOSSIFICAZIONE, queste cellule proteggono l'organismo attraverso l'azione di:
EOSINOFILO PEROSSIDASI
ARIL SULFATASI: questa molecola inibisce la attività dei leucotrieni, mediatori
potentissimi soprattutto per quanto riguarda le infiammazioni polmonari.
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
ossido nitrico.
Prostaciclina.
EDHF endothelial derived hyperoplarizing factor.
sono prodotti da cellule ENDOTELIALI stimolate dalla ISTAMINA rilasciata dalle
mastocellule.
STASI: il sangue risulta in questa fase relativamente fermo. aumentano in
concomitanza:
dilatazione vasale.
Permeabilità.
In dipendenza della INTENSITÀ DELLA RISPOSTA INFIAMMATORIA, il processo PUÒ
ASSUMERE CARATTERI DIFFERENTI e diventare anche MOLTO GRAVE.
L'AUMENTO DELLA PERMEABILITÀ VASCOLARE:
l'aumento della permeabilità vascolare può essere legato a tre processi distinti:
• CONTRAZIONE DELLE CELLULE ENDOTELIALI mediata da diversi fattori
vasoattivi tra cui istamina, serotonina, prostaglandine e molti altri. Si tratta di un
meccanismo abbastanza rapido, si innesca:
◦ normalmente circa in 15-30 minuti dall'arrivo dello stimolo.
◦ In caso di stimoli di tipo blando comincia con un ritardo anche di 2-12 ore,
soprattutto se lo stimolo è di tipo radiante come per esempio raggi x o radiazioni
ultaviolette.
• DANNEGGIAMENTO ENDOTELIALE DIRETTO come avviene per esempio nelle
ustioni; in questi casi le modalità di danneggiamento sono duplici:
◦ da un lato il danno è diretto alla struttura endoteliale e spesso è di natura fisica.
◦ Dall'altro l'adesione neutrofila alla struttura endoteliale incrementa il livello di
danneggiamento.
A volte la causa di questo tipo di problema possono essere tossine dirette contro
l'endotelio stesso. In questi casi:
◦ lo stravaso inizia immediatamente.
◦ La riparazione richiede del tempo.
• INCREMENTO DELLA TRANSCITOSI: questo fenomeno, meno significativo, si
verifica a seguito della esposizione dell'endotelio a fattori come il VEGF.
EFFETTO DELLA INFIAMMAZIONE SUL MICROCIRCOLO:
come noto un microcircolo è formato da una ARTERIOLA una VENULA e una serie di
CAPILLARI, ricordiamo che in associazione al microcircolo troviamo sempre e comunque:
UNO SHUNT ARTEROVENOSO CHE CONSENTE DI BYPASSARE IL SISTEMA
CAPILLARE in caso di necessità.
è sempre presente un CAPILLARE PREFERENZIALE.
una serie di cellule MUSCOLARI LISCE A FUNZIONE SFINTERICA SI
COLLOCANO LUNGO TUTTO L'ALBERO VASALE.
Vengono definiti CAPILLARI VERI SOLO QUELLI A VALLE DELLE STRUTTURE
MUSCOLARI.
I meccanismi SFINTERICI DELLE STRUTTURA VASCOLARI A MONTE E A VALLE DEL
MICROCIRCOLO SONO QUINDI FONDAMENTALI e di fatto contribuiscono in modo
molto importante ai fenomeni infiammatori
SINDROMI CORRELATE AL DANNO VASCOLARE INFIAMMATORIO:
spesso la risposta del microcircolo ad uno stimolo fisico può portare alla attivazione di processi
infiammatori prolungati che si traducono in un vasospasmo persistente.
LA SINDROME DI REYNAULD:
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
si tratta di una sindrome caratterizzata da una vasocostrizione molto forte a livello periferico fino
alla formazione di VASOSPASMI MOLTO PERICOLOSI ed eventualmente:
impallidimento.
danno vascolare.
necrosi.
formazione di escare.
Nei casi meno gravi dopo l'impallidimento una vasodilatazione reattiva riequilibra le funzioni
nutritive e impedisce la formazione di danni di natura ischemica.
COSTA CERVICALE:
si tratta di una deformazione per cui si lo spostamento di una costa a livello della vertebra cervicale
C7 la cui presenza stimola meccanicamente la arteria brachiale e quindi provoca un vasospasmo,
interessa molto più spesso:
donne.
persone che lavorano martelli pneumatici.
PROCESSO PATOGENICO:
individui affetti da questo tipo di patologia soffrono di sindromi dolorifiche gravi di natura
FONDAMENTALMENTE INFIAMMATORIA, il processo è il seguente:
si forma una ischemia prolungata.
Al fenomeno ischemico consegue l'innesco di processi flogistici che stimolano il
vasospasmo.
La presenza di fattori di natura INFIAMMATORIA rende il microcircolo INSENSIBILE AI
NORMALI VASODILATATORI E ANTISPASTICI.
LA TERAPIA IN QUESTO CASO DEVE ESSERE DI TIPO ANTINFIAMMATORIO: inibendo la
sintesi di fattori vasospastici infiammatori, il circolo riacquisisce la sua sensibilità a fattori dilatativi e
riprende la sua funzione.
EFFETTO DELLA INFIAMMAZIONE SULLA ATTIVITÀ LINFATICA:
la attività linfatica risulta in caso di stimoli di tipo infiammatorio INCREMENTATA: i vasi
linfatici drenano in modo maggiormente significativo il materiale presente nell'interstizio
limitando almeno parzialmente l'accumulo infiammatorio di liquido. Se l'infiammazione si
propaga lungo il vaso linfatico e quindi verso i linfonodi si parla di:
• LINFANGITE nel momento in cui interessi la parete del vaso.
• LINFADENITE nel momento in cui interessi le strutture linfonodali.
EVOLUZIONE DELLA RISPOSTA FLOGISTICA:
la risposta cellulare nella infiammazione acuta normale consta di due fasi
fondamentalmente:
• UNA PRIMA FASE caratterizzata dalla presenza prevalentemente di
GRANULOCITI NEUTROFILI: queste cellule predominano tra le 6 e le 24 ore
dall'inizio della infezione.
• UNA SECONDA FASE caratterizzata dalla presenza di MONOCITI MACROFAGI,
queste cellule diffondono nell'interstizio nelle 24-48 ore successive all'innesco del
processo.
Il motivo per cui la prima fase della infiammazione è mediata da granulociti neutrofili è
probabilmente legato alla loro enorme concentrazione circolante, questi leucociti
compongono infatti circa il 70% della popolazione leucocitaria circolante, infezioni di
diversa natura possono poi dare vita a reazioni differenti, per esempio:
• infezioni da pseudomonas tendono a richiamare grandi quantità di neutrofili.
• Nelle infezioni virali predominano spesso i linfociti T.
in ogni caso nelle infiammazioni di tipo CRONICO a
predominare sono I MONOCITI MACROFAGI.
I GRANULOCITI:
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
la riduzione della velocità del flusso ematico a seguito dei processi di tipo infiammatorio
avrebbe la funzione di RENDERE POSSIBILE LA ADESIONE TRA LA PARETE DEL
VASO E LE STRUTTURE LEUCOCITARIE: I globuli rossi, a seguito del rallentamento del
flusso, tendono a compattarsi e a sospingere alla periferia i leucociti di maggiore
dimensione che si dispongono marginalmente nella struttura del vaso in un fenomeno
detto MARGINATION.
La migrazione dei leucociti attraverso la parete si divide canonicamente in tre diverse fasi:
ROTOLAMENTO O ROLLING lungo la parete endoteliale: questo processo risulta
giustificato dal fatto che la parete endoteliale risulta stimolata alla adesione con il
leucocito grazie allo stimolo infiammatorio proveniente dalle regioni esterne al vaso
quali:
prodotti batterici.
Interleuchine infiammatorie.
Prostaglandine.
Per quanto riguarda questa fase dipende fondamentalmente da due molecole:
SELECTINA endoteliale o E-SELECTINA espressa dall'endotelio.
X
sLe o SIALIL LEWIS X: molecola glucidica esposta dal leucocito.
La interazione tra le due molecole media una relazione di media forza, non
sufficiente a bloccare il leucocito ma a rallentarlo.
ADESIONE STABILE O SPREADING legata alle modificazioni strutturali
dell'endotelio. Nello specifico si assiste a:
ATTIVAZIONE DEL LEUCOCITO in fase di ROLLING da parte di molecole quali:
■ PAF.
■ IL-8 per i granulociti neutrofili soprattutto.
si tratta di due mediatori infiammatori fondamentali PRODOTTI E SECRETI
DALLA CELLULA ENDOTELIALE STESSA. Il leucocito attivato esprime quindi il
dimero CD11bCD18.
Esposizione di ICAM-1 da parte dell'endotelio.
ATTRAVERSAMENTO DELL'ENDOTELIO O DIAPEDESI: questa fase è mediata
da molecole di tipo PECAM (pleatlet endothelial cell adhesion molecule) che
MEDIANO RAPPORTI MOLTO STRETTI TRA ENDOTELIO E LEUCOCITO. Le
molecole PECAM sono molecole di adesione interendoteliale normalmente
presenti, queste molecole presentano una capacità di isolamento estremamente
elevata: se l'infiammazione non altera la barriera endoteliale in modo diretto, il
contatto tra le due cellule è tanto stretto che passa solo la cellula endoteliale.
Una volta extravasato, chiaramente, il LEUCOCITO RAGGIUNGE IL FOCOLAIO
INFIAMMATORIO.
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
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I MONOCITI:
i monociti, oltre alle molecole sopra descritte, presentano un
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eliminare i radicali liberi: questa fondamentale molecola viene prodotta dal ciclo
dei pentosi fosfato. IL FAVISMO è una anemia emolitica CHE VIENE
INNESCATA DALLA ASSUNZIONE DI SOSTANZE PEROSSIDANTI: IN
QUESTI PAZIENTI MANCA un enzima fondamentale la GLUCOSIO 6P
deidrogenasi, e risulta impossibile innescare in modo efficace la via dei pentosi
fosfato, i globuli rossi non possono quindi difendersi dai radicali con cui entrano
in contatto1.
NOS o OSSIDO NITRICO SINTASI:
in questo caso è fondamentale la attività DELLA NOS o ossido nitrico sintasi,
questo enzima produce a partire dalla arginina CITRULLINA E OSSIDO
NITRICO, quest'ultimo risulta poi fondamentale per la sua funzione:
■ come battericida.
■ come vasodilatatore.
1 Anche rispetto a questa patologia è importante tenere conto il ruolo giocato dalla malaria in determinate zone del
mondo: la instabilità del globulo rosso legata a questa patologia rende i globuli rossi meno sensibili al plasmodio,
questa minore sensibilità gioca in questi pazienti un ruolo protettivo e stimola il propagarsi del carattere.
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contatto con patogeni di dimensioni maggiori alle sue capacità di fagocitosi; nello
specifico il fagocito:
si associa al patogeno.
tenta di formare un vacuolo di fagocitosi ma fallisce
riversa nei confronti della parete cui è adeso IL CONTENUTO TOSSICO DEI
GRANULI.
in questo modo il microorganismo viene attaccato e la sua parete danneggiata. Il
medesimo meccanismo è alla base della infiammazione evocata da
IMMUNOCOMPLESSI: gli immunocomplessi di difficile smaltimento vengono
attaccati dai macrofagi che liberano grandi quantità di fattori attivi.
STIMOLI SOLUBILI possono attivare il rilascio di SOSTANZE TOSSICHE
all'esterno del leucocita, alcuni esempi sono:
C5a e C567, fattori del complemento.
ENDOTOSSINA BATTERICA o LPS che opsonizzata ALLA LPS BP entra in
contatto con i toll like receptors del leucocito per stimolarne la degranulazione.
IMMUNOCOMPLESSI.
LECITINE.
ACIDI GRASSI.
SOSTANZE TENSIOATTIVE.
CONSEGUENZE DEL PROCESSO DI ESOCITOSI:
oltre all'effetto puramente BATTERICIDICO, fondamentale, LA ESOCITOSI HA ANCHE
ALTRE FUNZIONI:
STIMOLANTI LA FLOGOSI:
altera le permeabilità vasali.
attiva la migrazione leucocitaria.
attiva proteasi e inattiva la antiproteasi flogistiche.
un effetto fondamentalmente proflogistico.
ALTERAZIONI DI STRUTTURE TISSUTALI come avviene tipicamente nel processo
suppurativo, nello specifico si osservano:
ALTERAZIONI DELLE BYSTANDERS CELLS: le cellule che si collocano in
zona vengono investite dal materiale tossico prodotto.
SCIOGLIMENTO DELLA MATRICE CELLULARE ad opera della enorme
quantità di idrolasi presenti:
■ ha un ruolo fondamentale nella pulizia del focolaio infiammatorio.
■ ha un effetto distruttivo rispetto alle strutture circostanti.
MECCANISMI DI PROTEZIONE CELLULARE:
le cellule cosiddette bystanders ma anche le cellule leucocitarie stesse hanno la capacità
di produrre dei meccanismi di difesa importanti che possano limitare la azione lesiva delle
cellule della infiammazione; nello specifico ricordiamo:
LA CATENA DI DEGRADAZIONE DEI RADICALI che comprende:
superossido dismutasi.
catalasi.
enzimi plasmatici che contribuiscono in forma di accettori di elettroni quali:
■ transferrina.
■ Ceruloplasmina.
ANTIPROTEASI CELLULARI, nello specifico TIMP inibitore tissutale delle metallo
proteasi, agisce su diverse molecole proteasiche quali:
gelatinasi.
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Collagenasi.
Elastasi.
Questa antiproteasi è particolarmente presente nel macrofago dove svolge un ruolo
fondamentalmente.
ANTIPROTEASI SIERICHE fondamentali a limitare la azione delle proteasi
prodotte, ricordiamo:
alfa 2 antitripsina.
alfa 2 macroglobulina.
DIVERSI TIPI DI FLOGOSI ACUTA:
i processi di flogosi acuta possono essere distinti sulla base delle loro caratteristiche, nello
specifico ricordiamo:
• FLOGOSI ERITEMATOSA che deriva da:
◦ agenti fisici quali le radiazioni.
◦ agenti chimici come punture di insetti.
◦ virus e prodotti virali come avviene tipicamente nelle malattie esantematiche.
la differenza tra una flogosi eritematosa e uno stravaso emorragico si determina in
questo modo: lo stravaso alla compressione scompare, mentre l'eritema no; nello
specifico possiamo dire che si esegue generalmente una compressione con un
ventrino; se la pressione riduce il flusso e la pelle impallidisce, si tratta di uno
stravaso emorragico mentre se la pressione non riduce il rossore, si tratta di una
flogosi.
• FLOGOSI SIEROSA che si caratterizza per una alterazione della permeabilità con
la formazione di ESSUDATO o TUMOR, si tratta di un edema infiammatorio. Il
liquido infiammatorio è caratterizzato da UN PESO SPECIFICO MAGGIORE
rispetto a quello dell'acqua, di circa 1020kg/m 3 o 1.020 g/cm3. A seconda del tipo di
processo di alterazione l'essudato presenta carattere differente, per esempio pleuriti
di accompagnamento di infiammazioni, possono presentare un essudato privo di
LEUCOCITI E BATTERI, si tratta di epifenomeni.
• FLOGOSI FIBRINOSA: in questo caso l'alterazione endoteliale è tale che
TROVIAMO DEL FIBRINOGENO NELL'INFILTRATO che polimerizza e coagula. In
questo caso:
◦ la causa è BATTERICA
◦ le conseguenze possono essere differenti a seconda dell'agente eziologico:
▪ FORMAZIONE DI SINECHIE: la fuoriuscita di fibrina stimola deformazioni
strutturali quali la adesione di strutture peritoneali o pleuriche, si parla nello
specifico di SINECHIE. IN QUESTO CASO SI UTILIZZA L'ATTIVATORE DEL
PLASMINOGENO che attiva la plasmina, si inietta quindi del TPA a livello del
cavo pleurico e:
• la respirazione migliora.
• Si blocca il processo di cicatrizzazione che renderebbe impossibile il
movimento delle pleure.
▪ PSEUDOMEMBRANE che si formano soprattutto in caso di infezioni da
CORYNEBATTERIUM DIFTERIAE: il batterio provoca una flogosi fibrinosa
che porta alla necrosi cellulare e alla formazione di pseudomembrane.
▪ EPATIZZAZIONE POLMONARE: si tratta di una fase della infezione
polmonare tanto potente da provocare una infiltrazione di plasma e di globuli
rossi dentro gli alveoli, il fenomeno è generalmente arginato a livello di UN
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◦ neoplasie maligne.
DIVERSI ESITI DELLA FLOGOSI PURULENTA:
i tre casi possibili, infezione purulenta, ascesso e flemmone, si possono verificare nelle
diverse situazioni a seconda di:
LOCALIZZAZIONE della infezione:
una iniezione e quindi infezione intramuscolare è associata ad ascessi.
le ferite aperte difficilmente danno una raccolta purulenta, il pus viene deterso
senza che possa incistarsi.
LA CAPACITÀ DI REAZIONE DELL'ORGANISMO.
IN OGNI CASO IL PUS VA EVACUATO TRAMITE UNA INCISIONE, in caso contrario la
raccolta purulenta può:
• essere INCISTATA formando una limite al focolaio infiammatorio.
• FISTOLIZZARE cioè creare un canale artificiale che porta alla fuoriuscita del pus in
altre cavità interne all'organismo o all'esterno dello stesso.
PROCESSI INFIAMMATORI DELLA POLMONITE:
ad oggi a livello clinico si possono distinguere due tipologie di polmonite:
POLMONITE LOBARE O FRANCA:
coinvolge TUTTO E SOLTANTO UN LOBO POLMONARE.
tutto il lobo coinvolto PRESENTA UNA INFIAMMAZIONE AD UNO STESSO STADIO
EVOLUTIVO; gli stadi evolutivi che si distinguono sono fondamentalmente quattro:
■ CONGESTIONE: gli alveoli sono in questo caso LIBERI E AREATI e si verifica:
EDEMA DEI SETTI INTERALVEOLARI.
VASODILATAZIONE dei setti interalveolari per cui i setti stessi risultano
congestionati di globuli rossi.
■ EPATIZZAZIONE ROSSA: gli alveoli risultano pieni di GLOBULI ROSSI e
GRANULOCITI.
■ EPATIZZAZIONE GRIGIA caratterizzata da un forte stravaso:
prima di GRANULOCITI che eliminano i globuli rossi.
quindi di MONOCITI che ELIMINANO I GRANULOCITI.
■ RISOLUZIONE che porta al riprestino delle condizioni respiratorie normali anche se
la architettura del lobo polmonare colpito è alterata in modo molto significativo.
Generalmente questo tipo di processo interessa, come accennato, un solo lobo
polmonare, ma può arrivare ad interessarne due o tre.
BRONCOPOLMONITE in questo caso la situazione è differente:
gli alveoli polmonari sono fondamentalmente indenni.
l'infiammazione purulenta riguarda i BRONCHI in tutte le loro diramazioni.
la broncopolmonite quindi:
riguarda TUTTI I LOBI DI AMBEDUE I POLMONI.
PRESENTA FASI EVOLUTIVE COMPLETAMENTE DIFFERENTI nei diversi bronchi:
alcuni presenteranno una forte essudazione, alcuni presenteranno infiltrati di pochi
monociti e altri potrebbero essere eventualmente in fase di guarigione.
L'INSTAURARSI DI UNA O DELL'ALTRA SITUAZIONE NON DIPENDE TANTO DAL BATTERIO
QUANTO PIUTTOSTO DALLA RISPOSTA DELL'ORGANISMO: tipicamente la polmonite lobare è
una affezione del giovane adulto, dotato di difese immunitarie consistenti, mentre la
broncopolmonite è una infezione tipica dell'infanzia e dell'età senile. La terapia antibiotica,
abbattendo rapidamente la popolazione batterica, tende a rendere la risposta infiammatoria meno
consistente e a portare la reazione verso una BRONCOPOLMONITE piuttosto che verso una
POLMONITE.
LE CITOCHINE
normalmente un organismo risponde ad una infezione in due sensi LOCALE e
SISTEMICO, la risposta sistemica è affidata fondamentalmente alla azione di TRE
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CITOCHINE:
IL1.
TNF alfa.
IL6.
Un anello fondamentale per la attivazione della produzione delle citochine è sicuramente
la proteina NFKb: la espressione di questa proteina è inibita specificamente dalla azione
del cortisolo.
EFFETTI SISTEMICI DELLE CITOCHINE:
gli effetti sistemici delle citochine sono fondamentalmente:
FEBBRE: nei focolai infiammatori le citochine prodotte stimolano le cellule
endoteliali a produrre CITOCHINE INFIAMMATORIE COME LA IL1. La IL1 è un
peptide di dimensioni notevoli e resistente alla azione proteasica e di degradazione,
quindi:
si porta in circolo.
raggiunge il centro termoregolatore ipotalamico.
porta ad un incremento della temperatura corporea tramite un meccanismo
PROSTAGLANDINE DIPENDENTE.
una parte della popolazione presenta fisiologicamente una temperatura intorno ai
37°C: incrementi della temperatura a 37,2 o 37,4°C possono quindi essere in
nessun modo preoccupanti. Un grosso problema è rappresentato dalla febbricola
nel bambino: il miglior parametro per determinare se una febbricola sia o meno
associata ad una infezione o infiammazione è la VES, se questa risulta
incrementata, sarà necessario eseguire delle valutazioni maggiormente consistenti.
SINTESI DI ORMONI QUALI ACTH e CORTISONE: si tratta di fattori ormonali
molto importanti. Nella sindrome di Waterhause Friderichsen, caratterizzata dalla
formazione di un infarto della ghiandola surrenale causato da una CID
(coagulazione intravascolare disseminata), con la distruzione della ghiandola
stessa si ha un IPERCORTICOSURRENALISMO MOMENTANEO che PORTA AD
UNA IPERATTIVITÀ DI QUESTI FATTORI ORMONALI.
LEUCOCITOSI che presenta poi caratteristiche differenti a seconda del patogeno
coinvolto, sicuramente nella maggior parte dei casi SI ASSISTE AD UN
INCREMENTO DELLA NEUTROFILIA. Il numero dei leucociti, grazie alla azione
midollare della IL1, arriva anche a 10-12.000/mm 3.
PRODUZIONE NEL FEGATO DI PROTEINE DELLA FASE ACUTA, queste proteine
sono molte, ne ricordiamo sicuramente due:
proteina C reattiva, opsonina fondamentale e molecola dalle molteplici funzioni.
amiloide A: dal punto di vista clinico meno significativa, ma importante.
INCREMENTA INOLTRE LA VES a causa delle complesse modificazioni a carico
del plasma.
ATTIVAZIONE DI LP LIPASI: in caso di infiammazione protratta nel tempo
incrementa il catabolismo proteico e lipidico fino alla cachessia, questo incremento
è fondamentale per finanziare la attività epatica e dell'organismo in generale in
risposta alla infezione. Il dimagrimento in questione:
è mediato soprattutto dal TNF.
si verifica soprattutto in caso di stati infiammatori prolungati nel tempo e legati a
tumori ma anche ad altri tipi di patologie infiammatorie prolungate nel tempo.
IPOTENSIONE fino eventualmente allo shock: la caduta pressoria si accompagna
soprattutto ad infiammazioni acute gravi e avviene tipicamente in caso di
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setticemia.
DOLORE ARTICOLARE E DEBOLEZZA: si tratta di una sintomatologia legata alla
azione dell'INTERFERON GAMMA e quindi PRINCIPALMENTE AD INFEZIONI
VIRALI. La citochina in questione si porta in circolo e raggiunge:
LE ARTICOLAZIONI dove porta ad una INFIAMMAZIONE DELLE STRUTTURE
ARTICOLARI.
LE RADICI NERVOSE e LE ARTICOLAZIONI DELLA COLONNA
VERTEBRALE generando delle LEGGERISSIME NEVRITI da EDEMA. Come
conseguenza si assiste a:
■ debolezza soprattutto inizialmente.
■ pesantezza alla gamba.
■ dolore nevritico: si manifesta soprattutto a livello del nervo sciatico che
innerva buona parte della gamba.
■ sensazioni di caldo o freddo inspiegate.
STANCHEZZA E DEBOLEZZA CRONICHE possono essere legate ad una
IPERPRODUZIONE DI INTERFERONE GAMMA da parte di una NEOPLASIA
MALIGNA LINFOCITARIA, tale patologia si manifesta generalmente in questo
modo:
stanchezza e debolezza possono manifestarsi anche mesi prima rispetto alla
emersione di altri sintomi.
febbricola.
manifestazione ematica: questo tipo di manifestazione della leucemia può
addirittura in alcuni casi essere completamente assente 3.
Anemizzazioni: il midollo osseo risulta occupato da una grande quantità di
cellule in fase di proliferazione e si possono avere dei fenomeni di
ANEMIZZAZIONE molto GRAVI fino alla perdita di un milione di globuli rossi per
mm3: questo grado di anemizzazione può contribuire in modo sensibile
all'affaticamento in caso di sforzi anche molto lievi.
DEBOLEZZA E CRAMPI possono inoltre essere associate alla IPOCALCEMIA O
IPOCALIEMIA, ricordiamo che:
la ipocalcemia da debolezza di per se stessa.
IL CRAMPO può essere associato a:
■ insufficienza vascolare di una arteria della gamba: non arriva abbastanza
sangue da supplire alle necessità del muscolo.
■ ipocaliemia: in questo caso è sufficiente incrementare le dosi di potassio
della dieta.
■ diuretici che tendono a dare scompensi elettrolitici.
LE PROTEINE DELLA FASE ACUTA:
sulla base dello stimolo derivato soprattutto da IL1 e TNFalfa, ma anche molte altre
citochine, il fegato MUTA LA SUA MODALITÀ DI PRODUZIONE PROTEICA
incrementando la produzione di proteine della fase acuta e della coagulazione. Le proteine
della fase acuta rientrano in differenti categorie, nello specifico ricordiamo:
PROTEINE DEL COMPLEMENTO.
PROTEINE DELLA COAGULAZIONE quali fibrinogeno soprattutto.
INIBITORI DELLE PROTEASI che possono:
condizionare l'effetto delle proteasi plasmatiche.
3 in alcuni casi i linfociti trasformati in senso neoplastico possono non fuoriuscire dal midollo osseo e permanere in
sede producendo comunque mediatori infiammatori, si parla di forme ALEUCEMICHE.
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QUESTIONE.
ULTERIORI MECCANISMI DI CONTROLLO:
Anche la IL1 naturalmente, presenta un meccanismo di controllo legato al clivaggio
del recettore.
IL1RA o ANTAGONISTA RECETTORIALE DELLA IL1, si tratta di un ulteriore
meccanismo di controllo, questa proteina:
VIENE PRODOTTA DALLE STESSE CELLULE CHE PRODUCONO LA IL1.
LEGA LO STESSO RECETTORE DELLA IL1 e IMPEDISCE
L'ASSEMBLAGGIO DEL COMPLESSO RECETTORE-PROTEINA ANCILLARE.
Anche questo recettore viene SHEDDATO in caso di stimolazioni infiammatorie e
nei bambini piccoli affetti da peritonite è noto che i livelli di IL1RA aumentano un
giorno prima della comparsa della sintomatologia clinica.
Blocca quindi sia il recettore sia la proteina ancillare.
Una cellula normalmente produce MOLTO PIÙ IL1RA che IL1: i leucociti quindi hanno una
propensione notevole al controllo del processo infiammatorio, di conseguenza:
solo uno stimolo considerevole è capace di scatenare una infiammazione
significativa.
la IL1 prodotta deve essere in quantità molto significativa per generale una
attivazione cellulare leucocitaria.
DEFICIENZE DELLA IL1RA
in mancanza di questo fondamentale meccanismo di controllo della attività infiammatoria
si assiste all'innesco di una sindrome infiammatoria molto grave caratterizzata da:
DERMATITE GRAVE.
ARTRITE GRAVE.
RAREFAZIONI OSSEE.
FEBBRE.
SINTOMI INFIAMMATORI FORTISSIMI.
La patologia si manifesta in questi termini unicamente in caso di DEFICIENZA
OMOZIGOTE per questo fattore.
Dal punto di vista clinico si cura semplicemente SOMMINISTRANDO UNA TERAPIA
CRONICA CON RECEPTOR ANTAGONIST DELLA IL1e la sintomatologia sparisce.
IL1 E STRESS ARTICOLARE:
qualsiasi situazione che crei uno stress articolare, generalmente traumatismi legati alla
attività fisica, possono innescare:
processi infiammatori.
processi di riparazione.
A carico delle articolazioni che subiscono un notevole stress. Nel soggetto allenato le
cellule delle articolazioni e delle strutture muscolari, abituate allo stress indotto dalla
attività, producono enormi quantità di IL1RA e di conseguenza INIBISCONO IN MODO
SIGNIFICATIVO IL PROCESSO INFIAMMATORIO.
In caso di infiammazione in un soggetto sano si possono quindi ritrovare in circolo:
recettori sheddati.
IL1RA.
Nel tentativo di inibire i processi di risposta infiammatoria; lo stesso meccanismo porta ad
un incremento delle concentrazioni di INTERFERONE GAMMA receptor IN CASO DI HIV.
Questo fenomeno NON SI VERIFICA IN CASO DI PATOLOGIE MOLTO GRAVI come LA
SEPSI in quanto la risposta è fortemente impegnata nel combattere l'organismo infettante.
LA FEBBRE:
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massiccia.
In questi casi la somministrazione della terapia antibiotica deve essere gestita in maniera
molto attenta.
EFFETTI COLLATERALI DEI FATTORI INFIAMMATORI:
i fattori infiammatori, soprattutto le citochine, hanno effetti collaterali molto significativi
sull'individuo, nello specifico ricordiamo:
INTERFERONE GAMMA è responsabile di:
shock.
Cachessia nella patologia neoplastica e nelle malattie croniche: la cachessia
neoplastica è legata alla enorme produzione di interferon gamma di derivazione
soprattutto macrofagica coinvolti nel combattimento della massa tumorale.
Trombosi: anche l'interferon gamma ha una capacità stimolatoria rispetto alla
azione coagulativa dell'endotelio.
la cachessia NON DIPENDE QUINDI TANTO DAL CONSUMO DI METABOLITI DA
PARTE DELLA CELLULA TUMORALE quanto piuttosto dalla AZIONE SISTEMICA
DELLA CITOCHINA.
PDGF che stimola la proliferazione delle cellule muscolari dei vasi aggravando la
eventuale presenza di ateromi.
IL2 che provoca:
PROVOCA LA CAPILLARY LEAKAGE SYNDROME: sindrome associata alla
formazione di edemi polmonari a causa della trasudazione capillare stimolata
dalla assunzione di interleuchina due.
INFEZIONI.
TGF alfa: si tratta di un mitogeno attivo sugli epatociti, si associa a cirrosi.
TGF beta: si tratta di una citochina particolare il cui effetto è strettamente legato alla
presenza e qualità di stimoli di accompagnamento. Nello specifico possiamo dire
che:
induce la produzione di collagene nelle cellule epatiche, si associa alla cirrosi
quindi: questo avviene soprattutto in determinati casi, in presenza cioè di fattori
infiammatori significativi.
Induce la proliferazione cellulare in presenza di stimoli di proliferazione presenti.
TNF: nella PSORIASI stimola la desquamazione della pelle, si tratta di una malattia
abbastanza comune. In questi casi tale fattore:
viene rilasciato da cellule dendritiche della cute.
stimola i cheratinociti.
Fino alla desquamazione cutanea.
UTILIZZO TERAPEUTICO DELLE CITOCHINE:
le citochine possono essere utilizzate anche dal punto di vista terapeutico in alcuni casi,
nello specifico:
IL2 si utilizza per INCREMENTARE LO SVILUPPO DELLE cellule NK in LAK nella
terapia dei tumori solidi: è indispensabile prestare estrema attenzione alla azione
che questa citochina potrebbe avere nei confronti dell'endotelio polmonare
provocando la capillary leakage syndrome.
INTERFERONE ALFA molto utilizzato nella LEUCEMIA A CELLULE CAPELLUTE:
si tratta di una leucemia caratterizzata dalla presenza di cellule dotate di
diramazioni consistenti; nel caso specifico la citochina guarisce la malattia e risulta
utile anche in altre patologie.
INTERFERONI ALFA, BETA E GAMMA sono molto utili in contrasto a diverse
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MALATTIE VIRALI.
CSFs o colony stimulating factor sono essenziali per:
combattere i fenomeni di LEUCOPENIA.
Terapia successiva ai trapianti di midollo.
soprattutto il G-CSF il GM-CSF sono molto utilizzati in virtù della loro specificità.
INTERFERON GAMMA utili nella attivazione di macrofagi contro:
patogeni intracellulari.
tumori solidi.
TNF alfa si utilizza contro i tumori solidi.
L'utilizzo di ANTICORPI MONOCLONALI o PEPTIDI COMPETITORI DI fattori quali:
IL-1.
TNF.
IL-2.
È molto utile per impedire la formazione di fenomeni infiammatori eccessivi.
TGF beta1 si è dimostrato molto utile nella cura della artrite ACUTA E CRONICA.
IL-11 si utilizza molto efficacemente in caso di PIASTRINOPENIA in quanto stimola
la proliferazione dei megacariociti.
IL PROCESSO DI RIPARAZIONE:
il processo di riparazione del danno infiammatorio consta fondamentalmente di tre fasi
tutte coordinate dalla azione di macrofagi:
DETERSIONE DEI RESIDUI CELLULARI sia derivanti dal tessuto sia derivanti
dalla infiammazione.
RICOSTITUZIONE DELLE STRUTTURE PARENCHIMALI DANNEGGIATE per:
RIGENERAZIONE DEGLI ELEMENTI PARENCHIMALI STESSI per quanto
riguarda TESSUTI LABILI E STABILI.
SOSTITUZIONE DEL PARENCHIMA CON TESSUTO FIBROSO per quanto
riguarda i tessuti PERENNI.
RICOSTRUZIONE CONNETTIVALE che coinvolge principalmente i fibroblasti.
GLI ELEMENTI PARENCHIMALI sono SENSIBILIZZATI E STIMOLATI ALLA
RIGENERAZIONE DAI MACROFAGI: il macrofago GOVERNA il processo di riparazione.
Ricordiamo inoltre che IN LINEA DI MASSIMA DOVE SI FORMA UNA CICATRICE vi è
INIBIZIONE DEI PROCESSI DI RIGENERAZIONE: la formazione della cicatrice blocca la
proliferazione del tessuto4.
IL TESSUTO DI GRANULAZIONE:
il tessuto di granulazione è un tessuto:
roseo.
facilmente sanguinante.
Caratteristico delle FASI DI GUARIGIONE DELLA FERITA;
osservando al microscopio questo processo, possiamo
registrare la presenza di:
un incremento della vascolarizzazione e
neoangiogenesi.
una serie di fibroblasti, cellule lievemente allungate.
una grande quantità di macrofagi.
alcuni, rari, polimorfonucleati neutrofili.
Al processo di guarigione contribuiscono numerosi
4 Come accennato in precedenza la proliferazione del tessuto nervoso potrebbe essere stimolata proprio inibendo i
processi di formazione delle strutture cicatriziali.
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5 Nel trapianto di isole di Langherans, trapianto di strutture cellulari che necessitano di meccanismi di
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ATTIVAZIONE MACROFAGICA:
nella difesa contro questo tipo di agenti patogeni GIOCANO UN RUOLO
FONDAMENTALE I MONOCITI MACROFAGI che possono, se adeguatamente stimolati,
INCREMENTARE LE LORO CAPACITÀ MICROBICIDICHE; questo avviene tipicamente
GRAZIE A PROCESSI complessi che comprendono più fasi, nello specifico ricordiamo:
PRIMING o PREPARAZIONE, tipicamente innescata grazie a mediatori quali:
INTERFERONE GAMMA prodotto dai linfociti T.
LPS.
TNF.
GM-CSF.
L'attività di fagocitosi di per se stessa NON È UTILE in quanto il batterio è capace
di SOPRAVVIVERE NEL FAGOCITO, lo stimolo indotto da questi fattori QUINDI
porta ad UN INCREMENTO DELLA SINTESI PROTEICA RELATIVA A
MECCANISMI MICROBICIDICI QUALI:
NADPH ossidasi.
incremento della attività di APC del MACROFAGO STESSO.
fattori del COMPLEMENTO e PROTEASI.
Produzione di FATTORI OSSIDANTI.
incremento RECETTORI PER LE OPSONINE.
TUTTE LE FUNZIONI DEL MACROFAGO VENGONO ESALTATE IN MODO
MOLTO SIGNIFICATIVO.
TRIGGERING, si tratta della seconda fase della attivazione macrofagica che di fatto
INNESCA IL PROCESSO DI AGGRESSIONE AL PATOGENO, nello specifico un
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contatto con:
fattori del complemento.
materiali fagocitabili.
prodotti batterici.
Innesca la AZIONE BATTERICIDA DEL MACROFAGO. La particolarità di questo
processo È LEGATA AL FATTO CHE ESSENDO PRECEDENTEMENTE STATO
ATTIVATO DAL PRIMING IL MACROFAGO È IPERSENSIBILE e bastano piccole
quantità di mediatore attivatore per determinare LO SCATENARSI DELLA
RISPOSTA.
Il ruolo del LINFOCITA quindi nel granuloma è quello di PREPARARE I
MACROFAGI AL TRIGGERING.
CITOTIPI CARATTERISTICI DEL GRANULOMA:
il granuloma ospita una serie di cellule che presentano una popolazione cellulare peculiare
nella quale distinguiamo:
MACROFAGI SUPERATTIVATI O CELLULE EPITELIOIDI che si presentano:
molto più grandi di un macrofago, fino a 20 volte di più.
Presentano dei caratteri intracellulari tipici quali:
■ una serie di apparati di golgi, utili nella produzione di proteine.
■ Un reticolo endoplasmico molto sviluppato.
■ Moltissimi granuli.
CELLULE GIGANTI grandi come centinaia di macrofagi: si tratta del RISULTATO
DELLA FUSIONE DEI MACROFAGI SUPERATTIVATI TRA LORO. La membrana
dei macrofagi diviene a seguito della attivazione tanto sensibile agli stimoli esterni
che anche la presenza di un macrofago nelle vicinanze ne determina la attivazione
fino alla fusione reciproca. Le cellule giganti assumono poi caratteri differenti a
seconda dell'agente eziologico del granuloma:
nella tubercolosi e in altre patologie infettive i nuclei sono posti in periferia.
nei granulomi da corpo estraneo si ha la formazione di cellule granulomatose
con nuclei maggiormente distribuiti.
Granuloma polmonare di un paziente
affetto da tubercolosi, in questo caso
di possono apprezzare LA NECROSI
CENTRALE e la presenza in
PERIFERIA di cellule GIGANTI
POLINUCLEATE con nuclei in periferia
e disposti a ferro di cavallo.
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◦ Mesotelioma pleurico.
La pericolosità dell'amianto è quindi duplice, sia ad alte dosi, dove induce
una fibrosi polmonare, sia a basse dosi, dove stimola la formazione di
neoplasie.
• SILICOSI: particelle di silicio vengono inglobate dai macrofagi portando
alla reazione di queste cellule che richiamano fibroblasti formando una
cicatrice.
IMMUNOLOGICI caratterizzati dalla presenza di un agente infettivo,
generalmente un patogeno intracellulare, per cui viene stimolato il sistema
immunitario in modo specifico. La gravità della patologia che consegue alla
infezione DIPENDE STRETTAMENTE DALLA CAPACITÀ DI REAZIONE
DELL'ORGANISMO, nello specifico distinguiamo:
■ FORME AD ALTA RESISTENZA per cui l'organismo si difende molto bene, in
questo caso il granuloma si presenta:
povero di microorganismi.
ricco si LINFOCITI E CELLULE EPITELIOIDI.
Caratterizzato dalla presenza di PROCESSI DI CICATRIZZAZIONE nelle
regioni circostanti.
esempi tipici sono:
TBC MICRONODULARE: è sicuramente la forma più benigna di
tubercolosi, si formano dei micronoduli tubercolari con eventuale
coinvolgimento dei linfonodi ilari; la lesione è sicuramente BENIGNA e
assume il nome di TUBERCOLOMA.
SIFILIDE GOMMOSA: la infezione granulomatosa con la formazione
gomme luetiche PUÒ ESSERE RELATIVAMENTE BENIGNA e si parla in
questo caso di SIFILIDE TUBERCOLOIDE.
LEBBRA TUBERCOLARE, si tratta della forma BENIGNA della infezione
da mycobatterium laepre.
SARCOIDOSI: si tratta di una patologia ad eziologia non chiara
caratterizzata dalla presenza di una fortissima FIBROSI. È noto che I
MALATI DI SARCOIDOSI sono sistematicamente NON INFETTI DA
TUBERCOLOSI anche nelle zone in cui questa patologia è pandemica,
MA PRESENTANO ANTICORPI ANTI ANTIGENI TUBERCOLARI NEL
SANGUE: si pensa che la sarcoidosi sia una REAZIONE
ECCESSIVAMENTE CONSISTENTE DELL'ORGANISMO ALLA
INFEZIONE TUBERCOLARE che viene ERADICATA
COMPLETAMENTE.
■ FORME A BASSA RESISTENZA caratterizzate da una risposta immunitaria
relativamente bassa, i granulomi in questo caso si caratterizzano per la
presenza di:
molti microorganismi.
pochi linfociti.
poche cellule epitelioidi.
scarsa fibrosi.
esempi caratteristici sono:
TUBERCOLOSI MILIARICA: si tratta di una forma di tubercolosi
caratterizzata dalla emergenza di GRANULOMI DI PICCOLE
DIMENSIONI che SI PROPAGANO RAPIDAMENTE A TUTTO
41
Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
L'ORGANISMO.
LEBBRA LEPROMATOSA: si tratta della forma MALIGNA ED
AGGRESSIVA DELLE LEBBRA che aggredisce i tegumenti e le strutture
nervose fino alla completa desensibilizzazione periferica e alla morte.
SIFILIDE nelle sue forme maligne:
SECONDARIA MALIGNA che si caratterizza per la presenza di ulcere
infette a circa 3 mesi dal contagio (riscontrabile come una lesione a
livello della zona di penetrazione del patogeno).
TERZIARIA MALIGNA che interessa soprattutto i vasi sanguigni ed
eventualmente il midollo spinale fino a provocare sintomatologie gravi
quali aneurismi o tabe dorsalis.
■ FORME INTERMEDIE si manifestano tipicamente dopo infezioni di natura
virale, alcuni esempi sono:
TUBERCOLOSI NODULARE: differente dalla tubercolosi micronodulare,
forma a alta resistenza, dalla quale differisce per la dimensione e la
quantità dei noduli che è maggiore; in associazione a questo quadro
abbiamo:
LINFOADENOPATIA percepibile a livello cutaneo.
FIBROSI.
SIEROSITE.
PLEURITE emersione a livello pleurico della infezione.
ESCAVAZIONE ed eventualmente formazione di CAVERNE: con la
formazione di tessuto necrotico il materiale LIQUEFA, una volta
liquefatto questo prodotto tende a farsi strada nei tessuti e a sfociare
a livello tipicamente di un bronco, vuotando la lesione granulomatosa.
Il materiale prodotto dallo svuotamento è un materiale FORTEMENTE
SETTICO, non come il PUS. Inoltre ricordiamo che l'escreato del
TUBERCOLOSO è STRIATO DI SANGUE legato alla emorragia di
piccole arteriole presenti nel granuloma:
■ l'arteriola coinvolta nel processo di formazione del granuloma
resiste alla liquefazione caratteristica della lesione.
■ Con lo svuotamento della cavità L'ARTERIOLA RESTA BEANTE
ALL'INTERNO DELLA STESSA ed esposta quindi a traumi.
■ Con i colpi di tosse o i movimenti l'arteriola viene danneggiata fino
eventualmente a dare delle EMORRAGIE SIGNIFICATIVE.
La lesione si manifesta eventualmente in una emottisi che, nei casi
peggiori, può PORTARE ALLA MORTE DEL PAZIENTE.
FISTOLE: la raccolta soprattutto sottocutanea di materiale purulento
tende a formare dei tragitti di fistolizzazione patologici che portano il
materiale purulento verso l'esterno.
Le manifestazioni patologiche sono evidenti, ma il pericolo di morte è
estremamente limitato.
SIFILIDI CEREBRALE E CARDIOVASCOLARE che si manifesta con la
formazione di:
granulomi a livello cerebrale.
aneurismi dovuti alla formazione di granulomi a livello della parete
della arteria.
LA TUBERCOLOSI:
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
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Giordano Perin; patologia generale 12: la flogosi
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Giordano Perin; patologia generale 13: amiloidosi
LA AMILOIDOSI:
con il termine AMILOIDE si indica un gruppo di sostanze extracellulari patologiche di
natura proteica con caratteristiche morfologiche comuni e collegate a diverse situazioni
cliniche.
MORFOLOGIA DELLA AMILOIDOSI:
nel complesso la amiloide risulta caratterizzata da un aspetto:
MACROSCOPICO: il tessuto assume una consistenza proteico fibrosa. La
colorazione si esegue con due coloranti:
prima TINTURA DI IODIO che da al tessuto un colore rosso.
Quindi ACIDO SOLFORICO che modifica la colorazione rossa in blu-viola.
La medesima colorazione viene utilizzata per sostanze ricche di amido e per questo
tale sostanza proteica venne definita amiloide.
MICROSCOPICA, nello specifico si possono utilizzare per osservare al microscopio
questa sostanza diversi metodi:
TINTURA DI IODIO E ACIDO SOLFORICO che
da anche a livello microscopico un colore
bluastro a questa sostanza.
EMATOSSILINA EOSINA per la quale risulta
visibile al microscopio un tessuto JALINO,
AMORFO E ROSA, tipicamente proteico.
ROSSO CONGO E LUCE POLARIZZATA: si
tratta della colorazione ad oggi ancora utilizzata
nella diagnosi della amiloidosi. Una volta
eseguita una colorazione con ROSSO CONGO
di cui la amiloide è particolarmente avida:
■ si osserva una birifrangenza verde alla
esposizione con la luce polarizzata: la
birifrangenza dimostra di fatto come il
tessuto presenti una struttura FIBRILLARE e
RIFLETTA LA LUCE PROIETTATA.
■ test in vivo di BERNHOLD:
fisiologicamente i tessuti sono molto avidi
di rosso congo e a seguito di una
inezione questo composto sparisce
rapidamente dal sangue.
In presenza di amiloidosi, soprattutto
sistemica, il rosso congo VIENE
ASSORBITO DAL SANGUE AD UNA
VELOCITÀ ESTREMAMENTE ELEVATA. Amiloidosi a livello del
COLORANTI BASICI quali: LINFONODO a diverse colorazioni,
■ cristal violetto. dall'alto verso il basso:
■ metil violetto. -ematossilina e eosina.
■ blu di toluidina.
-rosso congo.
-rosso congo con esposizione a
Che normalmente danno ai tessuti colore luce polarizzata.
violastro, DANNO ALLA AMILOIDE UN immagini tratte da wikipedia
COLORE ROSA PORPORA: questo è dovuto
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Giordano Perin; patologia generale 13: amiloidosi
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Giordano Perin; patologia generale 13: amiloidosi
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Giordano Perin; patologia generale 13: amiloidosi
paziente.
• OSTEOMIELITE.
• MALATTIE INFIAMMATORIE INTESTINALI come la colite ulcerosa.
• Alcune forme di amiloidosi sistemica da infiammazione si associano ad alcuni
tumori di derivazione non mieloide: il carcinoma renale e linfoma di Hodgkin sono
sicuramente i più coinvolti.
questo tipo di fenomeno NON SI VERIFICA MAI IN ASSOCIAZIONE A:
LES lupus eritematoso sistemico.
MORBO DI CROHN.
CLASSIFICAZIONE MOLECOLARE:
attraverso l'indagine immunoistochimica è stato possibile determinare le caratteristiche
molecolari delle diverse forme di amiloidosi esistenti, di fatto anche questa classificazione
presenta una base eziologica, tuttavia risulta maggiormente centrata sulla presenza di
proteine alterate o native.
PROTEINE ALTERATE:
IL FEGATO in caso di patologie croniche produce una proteina detta SERUM
AMILOID A, questa proteina, una volta escreta, riduce le sue dimensioni da 18.000
a 8.000 dalton e tende a depositarsi.
IL MIELOMA come noto è il risultato della trasformazione neoplastica di
PLASMACELLULE, tali plasmacellule producono una enorme quantità di
IMMUNOGLOBULINE dotate di CATENE, almeno principalmente, LAMBDA: il
deposito di queste catene porta alla formazione della AMILOIDE L.
generalmente il problema legato al MIELOMA è tanto consistente che LA
AMILOIDOSI È RELATIVAMENTE IMPORTANTE DAL PUNTO DI VISTA
CLINICO.
in associazione a questa patologia si registra una PROTEINURIA detta
PROTEINURIA DI BANCE JONES: alla reazione di rivalta questa particolare
proteinuria tende a SCOMPARIRE SE LE URINE VENGONO PORTATE A
TEMPERATURE MAGGIORMENTE ELEVATE, e la nubecola si dissolve.
Una forma di amiloidosi sistemica si verifica nel 5-15% dei malati di mieloma
multiplo: in linea generale nei pazienti con mieloma multiplo conclamato la
problematica primaria è, come accennato, sicuramente la neoplasia, la eventuale
formazione di depositi di amiloide non influisce in modo significativo sulla
sopravvivenza del soggetto. In alcuni pazienti, tuttavia, la principale manifestazione
dell'incremento della produzione di immunoglobuline è proprio la formazione della
amiloide mentre la massa tumorale risulta relativamente sviluppata e aggressiva.
AMILOIDOSI SISTEMICA SENILE: nelle persone anziane i depositi di amiloide,
seppur limitati, sono NORMALMENTE PRESENTI, questo avviene normalmente a
causa della sostituzione di un amminoacido della albumina che tende a depositarsi
formando AMILOIDE S o PREALBUMINA.
AMILOIDOSI CEREBRALE: un recettore di membrana detto APP amiloid precursor
protein, caratteristico delle cellule del sistema nervoso centrale, aggredito da dati
enzimi, come discusso in seguito, sarebbe alla base della formazione della
AMILOIDE β che si deposita a livello dell'encefalo. La APP risulta codificata a livello
del CROMOSOMA 21 e risulta iperespressa, dando vita a depositi di amiloide:
NELLA MALATTIA DI ALZHEIMER.
NEI BAMBINI DOWN.
Ricordiamo che in un cervello senile normoconformato si possono formare dei
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Giordano Perin; patologia generale 13: amiloidosi
depositi di amiloide.
PROTEINE NON ALTERATE:
anche proteine non alterate possono dare vita a depositi di amiloide nelle diverse strutture
del nostro corpo, alcuni esempi sono:
beta 2 MICROGLOBULINA: si tratta della componente labile dell'MHC di classe II
che normalmente si associa ad esso in modo non
covalente, NEGLI EMODIALIZZATI tale proteina, che non
oltrepassa le membrane di dialisi e non può essere
escreta con le urine, AUMENTA LE SUE
CONCENTRAZIONI EMATICHE E TENDE A
DEPOSITARSI FORMANDO AMILOIDE. Nel paziente
dializzato la formazione di depositi di amiloide è quindi
praticamente sempre presente.
CISTATINA, tale proteina si associa ad una patologia
detta EMORRAGIA CEREBRALE EREDITARIA CON
AMILOIDOSI: la cistatina C, presente sia nel plasma che
nel liquor, in questi pazienti si deposita formando amiloide,
il quadro emorragico risulta molto grave.
AMILOIDE ENDOCRINA, si tratta di una amiloide che si forma tipicamente:
per depositi di CALCITONINA prodotta soprattutto dal carcinoma midollare della
tiroide.
per depositi di CATENE BETA DELLA INSULINA come avviene nel diabete di
tipo SECONDO durante la fase di iperinsulinemia.
per depositi di GH in caso di tumori della adenoipofisi.
AP amyloid P component: in questo caso la amiloidosi deriva specificamente dal
deposito della SAP, una pentrassina plasmatica.
A prescindere dalla natura del deposito, i GLICOSAMINOGLICANI SONO SEMPRE
PRESENTI.
SVILUPPO DELLA AMILOIDOSI:
normalmente la amiloidosi è preceduta da alterazioni cellulari, specialmente a livello
EPATICO E SPLENICO, che ne giustificano la formazione. Dal punto di vista sperimentale
sono numerose le sostanze che possono indurre la produzione di amiloide o limitarne la
formazione, questo ha fatto si che fosse possibile osservare COME LA AMILOIDE SI
FORMI PRIMA A LIVELLO INTRACELLULARE E POI A LIVELLO EXTRACELLULARE;
nello specifico possiamo distinguere un processo di questo tipo:
inizialmente si osserva una IPERPLASIA delle CELLULE RETICOLARI, i
macrofagi.
Con il tempo le CELLULE MACROFAGICHE DIVENTANO PAS POSITIVE.
Infine si assiste alla COMPARSA DI AMILOIDE EXTRACELLULARE.
LA TEORIA DI COHEN:
si tratta della teoria che giustifica in qualche modo la formazione della miloide
extracellulare e delle sue caratteristiche:
aumento della concentrazione plasmatica o locale di sostanza amiloidogena.
i macrofagi locali del tessuto FAGOCITANO TALE SOSTANZA e tentano di
DEGRADARLA alterandola.
Il deposito di amiloide formatosi risulta esagerato in quantità rispetto alla capacità di
smaltimento dei macrofagi locali CHE MUOIONO: con la loro apoptosi si forma
questa sostanza INSOLUBILE E PARZIALMENTE DIGERITA, impossibile da
5
Giordano Perin; patologia generale 13: amiloidosi
rimuovere.
ALTERAZIONI DEL METABOLISMO PROTEICO E AMILOIDOSI:
normalmente le proteine mal conformate vengono degradate:
• all'interno delle cellule dai PROTEOSOMI.
• All'esterno delle cellule dai MACROFAGI.
A prescindere dalla origine della proteina che forma l'amiloide, sia essa una proteina
normale quindi o una proteina mutata, non è sufficiente che questa venga prodotta in
elevate quantità per formare depositi di amiloide, deve essere presente
CONCOMITANTEMENTE UN DEFICIT RELATIVO AL SUO SMALTIMENTO che può
essere associato a:
• deficit di smaltimento veri e propri.
• Deficit della proteina che, seppur normale nelle sue altre funzioni, non è compatibile
con i processi di smaltimento sopra descritti.
L'ALZHEIMER:
la comparsa di depositi di amiloide a livello encefalico è solo una delle numerose
manifestazioni della malattia di Alzheimer ma risulta clinicamente piuttosto significativa. Il
quadro di amiloidosi cerebrale è comune almeno a tre diverse patologie:
Alzheimer dove le formazioni di amiloide sono piuttosto precoci.
Trisomia del 21 o morbo di Down: in questo caso la amiloidosi è responsabile della
demenza caratteristica del bambino.
Demenza senile di tipo Alzheimer: il fenomeno è il medesimo associato alla malattia
di Alzheimer vera e propria, ma si presenta tardivamente, con l'età avanzata.
LE ALTERAZIONI:
nello specifico le alterazioni che si manifestano sono le seguenti:
ANGIOPATIA DA AMILOIDE CEREBRALE: si tratta di un quadro non esclusivo dei
malati di alzheimer, si ritrova in anziani anche non dementi.
PLACCHE NEURITICHE.
AMMASSI NEUROFIBRILLARI DI AMILOIDE che si formano all'interno dei
pirenofori neuronali.
β 4 PROTEINA:
la β A 4 PROTEINA induce la produzione di OSSIDO NITRICO da parte della
NEUROGLIA, il sistema immunitario macrofagico caratteristico dell'encefalo. La reazione
macrofagica della microglia quindi sembra contribuisca:
• al deposito della amiloide, come vedremo.
• al danno cerebrale indotto dalla patologia.
Questa fondamentale costituente della amiloide cerebrale subisce un processo di
produzione di questo tipo:
viene sintetizzata nel reticolo endoplasmico.
passa nel GOLGI
viene esposta sulla superficie della membrana.
Fisiologicamente tre enzimi si occupano del metabolismo di questa proteina:
α secretasi.
β secretasi
γ secretasi
dette anche CAVEOLINE, enzimi correlati alla formazione di vescicole di fagocitosi. Le
caveoline hanno la capacità di legare e recidere la parte esterna della proteina β4:
liberando nell'ambiente il PRECURSORE DELLA AMILOIDE P.
lasciando adesa alla membrana una parte della proteina che viene RIASSORBITA.
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Giordano Perin; patologia generale 13: amiloidosi
APO E 4:
si tratta di una apoproteina strettamente correlata alla malattia di Alzheimer: sembra che in
sua presenza incrementino notevolmente i livelli di deposito di amiloide.
MALATTIE DA PRIONI:
le malattie da prioni vengono generalmente considerate come delle forme di AMILOIDOSI
LOCALIZZATA ad eziologia che potremmo definire INFETTIVA. I prioni sono DEGLI
AGENTI PATOGENI PROTEICI TRASMISSIBILI E INFETTIVI che possono provocare:
• malattia di Crutzfeld Jacob: sicuramente la malattia maggiormente diffusa in questa
categoria di patologie, colpisce circa 1 individuo ogni milione di persone e
contribuisce al 90% delle patologie da prioni.
• Malattia di Gestramann straussler.
• Fatal familiar insomnia.
• Kuru.
EZIOLOGIA:
la patologia è causata da PROTEINE PRIONICHE ALTERATE: la proteina prionica
normale, detta PrPc, presenta una struttura tipicamente ad alfa elica e diviene proteina
infettiva, detta PrPcs, unicamente se questa viene sconvolta e conformata a beta foglietto;
con la mutazione la proteina acquisisce RESISTENZA ALLE PROTEASI TISSUTALI e
acquisisce CAPACITÀ INFETTIVA.
• La trasformazione fisiologica della proteina in proteina infettiva è un processo
lentissimo e non da generalmente problematiche di natura infettiva.
• I casi familiari di malattie da prioni sono da imputarsi ad una instabilità della
proteina stessa che muta spontaneamente ad una velocità piuttosto elevata; il gene
coinvolto è il gene PRNP che codifica per la proteina prionica.
La proteina prionica mutata ACQUISISCE LA CAPACITÀ DI DEFORMARE LE
STRUTTURE PROTEICHE PRIONICHE CIRCOSTANTI e di conseguenza LA
PATOLOGIA SI AGGRAVA RAPIDAMENTE.
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Giordano Perin; patologia generale 13: amiloidosi
LE MALATTIE DA PRIONI:
CRUTZFELD JACOB DISEASE:
sicuramente la patologia più comune, esiste in due forme:
• FAMILIARE legata a mutazioni di PRNP.
• ACQUISITA, sono note le cause iatrogene di trasmissione di questa patologia:
◦ trapianto di cornea.
◦ Impianto di elettrodi profondi.
◦ Somministrazione di preparati di GH da cadavere.
Dal punto di vista clinico si manifesta con:
• inizialmente con un sottile alterazione dei processi della memoria e del
comportamento in generale.
• Procede rapidamente verso una demenza sempre più evidente e invalidante.
• Porta generalmente alla morte in meno di 7mesi, alcuni pazienti sono sopravvissuti
oltre questo termine mostrando delle evidenti atrofie della sostanza grigia.
VARIANT CRUTZFELD JACOB DISEASE:
si tratta di una encefalopatia spongiforme simile alla malattia di crutfeld jacob ma che
caratteristicamente colpisce pazienti di tutte le età, anche giovani, con una sintomatologia
grave ma meno evidente rispetto a quella della patologia di Crtfeld Jacob normale: diversi
studi hanno associato questo quadro patologico alla ENCEFALOPATIA SPONGIFORME
BOVINA.
FATAL FAMILIAR INSOMNIA:
patologia associata in modo specifico ad una mutazione del gene PRNP, mutazione
peraltro molto simile a quella registrata nella CJD, si caratterizza per un quadro patologico
di questo tipo:
• DISTURBI DEL SONNO.
• ATASSIA.
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Giordano Perin; patologia generale 13: amiloidosi
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Giordano Perin; patologia generale 14: la angiopatia diabetica
LA ANGIOPATIA DIABETICA
La maggior parte dei disturbi e delle cause di morte associati al diabete non sono dovuti
tanto alla iper o ipo glicemia indotta dalla patologia, quanto piuttosto alla ANGIOPATIA: il
diabete è un fattore di rischio fortissimo di aterosclerosi. Nel paziente diabetico è normale
trovare angiopatie anche gravi quali:
ARTERIOPATIA DIABETICA.
ATEROSCLEROSI.
MICROANGIOPATIA DIABETICA.
LA ANGIOPATIA DIABETICA:
si tratta di una patologia che di fatto interessa alcune regioni dell'organismo in modo
maggiormente specifico:
LA RETINA per cui il paziente va incontro a riduzione del visus in modo costante nel
tempo.
I GLOMERULI E LA MIDOLLARE RENALE le cui conseguenze portano alla
insufficienza renale.
CUTE: in questo caso si formano delle ulcerazioni, soluzioni di continuo che non
tendono alla guarigione, a causa della insufficiente vascolarizzazione locale.
MUSCOLI SCHELETRICI: interi fasci della muscolatura si possono assottigliare in
misura molto considerevole.
VASA NERVORUM: sono alla base di disturbi nevritici molto fastidiosi e gravi.
Tipicamente provocano:
dolore.
Formicolii.
ipersensibilità termica.
Ipersensibilità dolorifica.
Sicuramente molto frequente è la DISESTESIA cioè sensazione di formicolii.
VASI PLACENTARI: in occasione di gravidanze la angiopatia diabetica può dare
problemi molto seri.
LA QUALITÀ DEL DANNO:
dal punto di vista anatomofunzionale vengono colpiti dalla angiopatia diabetica:
ARTERIOLE che presentano in questo caso una arteriolosclerosi di tipo JALINO.
CAPILLARI che presentano:
un ispessimento PAS positivo della membrana basale legato ad UN
INCREMENTO DEL DEPOSITO DI COLLAGENE DI TIPO IV.
aumento della permeabilità capillare per riduzione della componente di
PEPTIDOGLICANI: la jalinosi potrebbe proprio essere legata allo stravaso
proteico caratteristico di queste componenti.
RETINA indagabile dal punto di vista anatomico con un OFTALMOSCOPIO,
possiamo riscontrare in questa sede la presenza di quadri simili a quelli descritti in
precedenza aggravati dalla particolare sede in cui si manifestano:
una forte arteriolosclerosi jalina.
ispessimento della membrana basale e dei capillari.
degenerazione dei periciti: queste cellule sono fondamentali nel regolare il
metabolismo del vaso e la sua permeabilità. Questi periciti sono inoltre molto
sensibili agli AGEs advanced glycation end products, tipicamente prodotti in
corso di patologia diabetica.
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Giordano Perin; patologia generale 14: la angiopatia diabetica
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Giordano Perin; patologia generale 14: la angiopatia diabetica
AGE:
si tratta di fattori prodotti con il tempo, nell'arco di settimane, a partire da modificazioni del
metabolismo del glucosio; tali fattori presentano:
un potere GLICOSILANTE MOLTO SIGNIFICATIVO.
Un potere OSSIDANTE.
Un potere di ATTIVAZIONE CITOCHINICO.
QUESTI FATTORI, tramite la produzione di TGF beta, HANNO LA CAPACITÀ DI
INCREMENTARE I PROCESSI DI GLOMERULOSCLEROSI.
EMOGLOBINA GLICATA:
Tra gli AGE sicuramente il più noto è la EMOGLOBINA GLICOSILATA: si tratta di un indice
fondamentale dell'andamento della glicemia nel tempo in quanto l'emoglobina subisce
fenomeni di glicosilazione unicamente nel caso in cui i livelli di glucosio nel sangue
permangano elevati abbastanza a lungo.
ACE:
recenti scoperte hanno determinato che nei pazienti DIABETICI A LIVELLO
GLOMERULARE INCREMENTA LA ESPRESSIONE DI ACE o angiotensin converting
enzyme: tramite processi di immunofluorescenza è stato possibile evidenziare la presenza
di questo fattore. La attività della angiotensina II, prodotta da ACE a partire dalla
angiotensina I, ha effetti deleteri sul glomerulo renale:
in associazione a:
fattori infiammatori.
AGEs, misurati principalmente tramite la emoglobina glicosilata.
STIMOLA I MACROFAGI LOCALI E TRAMITE ESSI LE CELLULE MESANGIALI a
formare FIBROBLASTI CHE PRODUCONO MATRICE EXTRACELLULARE
incrementando la fibrosi del tessuto renale.
Danneggia direttamente i processi di filtrazione renali PER IL SUO EFFETTO
IPERTENSIVO.
IMPOSTAZIONE DELLA TERAPIA:
Alla luce di quando evidenziato quindi LA TERAPIA PUÒ ESSERE IMPOSTATA IN DUE
SENSI:
CONTROLLO DELLA GLICEMIA e della DIETA nel tentativo di abbassare la
produzione di AGEs.
SOMMINISTRAZIONE DI ACE INIBITORI che inibiscono la produzione di
ANGIOTENSINA II e favoriscono la salute del rene.
3
Giordano Perin; patologia generale II 11: arteriopatie
Centro Capsula
poltaceo fibrosa
EVOLUZIONE DELLE PLACCHE ATEROSCLEROTICHE:
l'ateroma di fatto evolve in quadri patologici via via più gravi:
CONFLUENZA: le placche si allargano e confluiscono tra di loro.
PROTRUSIONE NEL LUME VASALE FINO ALLA STENOSI e alla INSUFFICIENZA
VASCOLARE.
INGROSSAMENTO VERSO LA TONACA MEDIA che non viene mai infiltrata, può
portare:
prima a COMPRESSIONE della tonaca media soprattutto nei grandi vasi dove
la pressione del sangue è molto consistente.
ATROFIA della tonaca media dovuta alla apoptosi cellulare indotta dalla
pressione esercitata dall'ateroma.
COMPLICAZIONI DELLE PLACCHE ATEROSCLEROTICHE:
con il tempo e con lo stress infiammatorio e pressorio la placca aterosclerotica può andare
incontro a processi di:
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Giordano Perin; patologia generale II 11: arteriopatie
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Giordano Perin; patologia generale II 11: arteriopatie
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Giordano Perin; patologia generale II 11: arteriopatie
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Giordano Perin; patologia generale II 11: arteriopatie
per esempio:
arterie femorali.
Arterie tibiali.
Arterie radiali.
Arterie ulnari.
Arterie iliache interne.
si tratta di PLACCHE CALCIFICHE OSSEE CHE SI FORMANO IN CORRISPONDENZA
DELLA TONACA MEDIA in ASSENZA DI FENOMENI FLOGISTICI: la lesione è benigna,
non ci sono alterazioni dell'endotelio e non si formano trombi, i vasi restano pervi.
PATOGENESI:
la patogenesi di questo fenomeno è fondamentalmente legata a due fattori:
ipertono vasale.
Ipercalcemia: non si tratta di un fattore necessario, ma sicuramente stimola il
processo e ne favorisce la realizzazione.
ARTERIOLOSCLEROSI:
la arteriolosclerosi può essere suddivisa in due categorie, una arteriolosclerosi jalina o
benigna e una arteriolosclerosi iperplastica o maligna.
ARTERIOLOSCLEROSI JALINA:
si tratta di un ispessimento ialino e omogeneo della parete arteriolare cui consegue un
assottigliamento del lume: in questo caso la lesione è benigna in quanto l'endotelio risulta,
in definitiva, indenne. Si verifica spesso a livello renale e si parla di NEFROSCLEROSI
BENIGNA.
PATOGENESI:
la patologia si instaura per la INFILTRAZIONE PLASMATICA DI MATERIALE FIBROSO E
DEPOSITO DI SOSTANZA EXTRACELLULARE PRODOTTA DA CELLULE MUSCOLARI
LISCE a livello DELLE ARTERIOLE, il fenomeno si verifica tipicamente in pazienti:
anziani.
ipertesi.
diabetici.
Si tratta generalmente di pazienti MODERATAMENTE IPERTESI, non soffrono di
ipertensione particolarmente grave.
ARTERIOLOSCLEROSI IPERPLASTICA:
le arterie assumono una particolare conformazione detta a BULBO DI CIPOLLA e
caratterizzata da superavvolgimenti circolari, questo si verifica tipicamente:
nelle arteriole renali.
nelle arteriole intestinali.
nelle arteriole pancratiche.
In questo caso l'assottigliamento del lume è molto evidente e a volte si possono avere
fenomeni di:
NECROSI ACUTA DELLA PARETE ARTERIOLARE.
DEPOSITO DI FIBRINOIDE.
si parla di ARTERIOLSCLEROSI FIBRINOIDE o ARTERIOLITE NECROTIZZANTE.
PATOGENESI:
la radice della patologia è legata a fenomeni di iperplasia delle cellule muscolari lisce cui
segue il deposito di sostanza extracellulare, si verifica tipicamente in caso di
IPERTENSIONE MALIGNA dove la pressione DIASTOLICA diviene anche SUPERIORE
AI 110mmHg.
ARTERITI:
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Giordano Perin; patologia generale II 11: arteriopatie
6
Giordano Perin; patologia generale 16: neoplasie
LE NEOPLASIE
Un tumore è un complesso di cellule caratterizzato da una proliferazione:
progressiva che continua nel tempo.
Atipica che si diversifica dai tessuti circostanti.
Autonoma che non risente di stimoli esterni.
Afinalistica, priva di finalità.
FORME ANOMALE DI CRESCITA CELLULARE NON TUMORALE:
tra le altre forme di crescita cellulare non tumorale ricordiamo:
LA METAPLASIA cioè la sostituzione di un tipo cellulare con un altro, questo
processo si associa quasi sistematicamente a danni strutturali del tessuto
interessato e generalmente la TRASFORMAZIONE PRIVILEGIA IL TIPO DI
CELLULA PIÙ ADATTO A SOPRAVVIVERE NEL NUOVO AMBIENTE.
LA DISPLASIA cioè la perdita di uniformità e di orientamento della cellula rispetto
all'ambiente che la circonda, avviene tipicamente a livello delle strutture epiteliali.
La displasia raramente in ogni caso diviene cancro.
TUMORI BENIGNI E MALIGNI:
la distinzione tra una neoplasia maligna e una benigna è fondamentale dal punto di vista
prognostico.
DISTINZIONE BIOLOGICA:
i criteri per definire un tumore come benigno o maligno fondamentalmente riguarda tre
parametri:
DIFFERENZIAZIONE cioè quanto il tumore differisce dai tessuti circostanti che
sono, di norma, ben differenziati. Possiamo dire che:
i tumori BENIGNI sono relativamente ben differenziati, riproducono in maniera
abbastanza precisa il tessuto dal quale hanno avuto origine.
i tumori MALIGNI sono PIÙ O MENO ANAPLASTICI, si differenziano dal tessuto
circostante: con il termine anaplasia si intende una regressione rispetto al
processo di differenziazione.
CRESCITA, nello specifico la modalità di crescita risulta molto importante:
si parla di CRESCITA ESPANSIVA nel tumore benigno: un asse vascolare
centrale consente la crescita del tumore che non può quindi, per ragioni di
metaboliche, essere infinita. Una neoplasia benigna presenta quasi sempre:
■ margini netti.
■ capsula: si tratta di un velo di tessuto cicatriziale derivato dal processo
infiammatorio che la SEMPLICE COMPRESSIONE data dal tumore
ESERCITA. Anche in caso di problemi derivati dalla compressione quindi,
per la presenza di questa capsula, il tumore risulta facilmente rimovibile.
si parla di CRESCITA INFILTRANTE nel tumore maligno: il tumore maligno si
espande verso le zone circostanti inducendo una NEOANGIOGENESI. Di fatto
in questo caso:
■ i margini del tumore saranno sfrangiati: dal punto di vista radiodiagnostico ci
rendiamo conto immediatamente di quale sia la modalità di crescita rispetto
ai tessuti circostanti.
■ è infiltrato con i tessuti circostanti e quindi si muove in modo solidale con i
tessuti che lo circondano.
■ fenomeni necrotici ed emorragici sono normalmente presenti in queste
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Giordano Perin; patologia generale 16: neoplasie
strutture:
viene meno la vascolarizzazione con l'allargarsi della struttura tumorale.
può venir meno il sostegno strutturale alla trama vascolare e possono
avvenire delle emorragie spontanee.
METASTASI, possiamo dire in linea generale che:
il tumore benigno non metastatizza.
il tumore maligno metastatizza: si possono avere fenomeni di recidivizzazione
locale dovuti al fatto che il tumore possa aver formato delle metastasi nello
stesso organo.
DISTINZIONI CLINICHE:
dal punto di vista clinico un tumore è benigno o maligno per i differenti caratteri clinici che
presenta:
COMPRESSIONE:
per i tumori benigni la compressione è POSSIBILE: un tumore benigno delle
meningi per esempio comprime il tessuto cerebrale portando anche alla morte
del soggetto.
per i tumori maligno la compressione è PRESENTE SEMPRE e si accompagna
a INFILTRAZIONE.
OSTRUZIONE:
raramente un tumore benigno diviene tanto grande da dare forme di ostruzione,
fanno eccezione eventualmente I MIXOMI CARDIACI che possono occupare le
camere del cuore portando ad ostruzione del flusso.
frequentemente un tumore maligno, se prossimo ad un viscere addominale:
■ porta alla ostruzione del suo lume.
■ Forma delle vegetazioni che protrudono nel lume stesso.
ULCERAZIONE:
rarissima nel tumore benigno.
quasi sempre presente nei tumori maligni: se il tumore è vicino alla superficie
cutanea per esempio, è normale che formi un'ulcera.
EMORRAGIE:
possibili per i tumori benigni: alcuni tumori benigni della vescica possono dare
fenomeni emorragici.
Le emorragie sono comuni nei tumori maligni, il sanguinamento è abbastanza
regolare in queste formazioni neoplastiche e a volte consente di determinare
una diagnosi abbastanza precoce: l'esplorazione rettale in caso di sangue rosso
vivo nelle feci è fondamentale.
ENDOCRINOPATIE: sia i tumori benigni che quelli maligni possono produrre delle
sostanze ormonali o pseudo ormonali con effetti anche significativi.
TROMBOSI VENOSA:
il tumore benigno generalmente non da fenomeni di trombosi.
I tumori maligni, soprattutto se raggiungono certe dimensioni, possono dare
fenomeni trombotici profondi, avviene quasi sistematicamente. Il fenomeno
perdura fintanto che il fegato è in grado di produrre fattori della coagulazione, se
anche quest'organo viene invaso da metastasi, il quadro clinico cambia
completamente: il calo dei fattori della coagulazione determina emorragie
abbastanza diffuse.
METASTATIZZAZIONE:
il tumore benigno non tende a dare metastasi.
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Pancreatico.
TUMORI MISTI caratterizzati dalla presenza di due o più tipi cellulari derivati da un
unico foglietto embrionale:
GHIANDOLE SALIVARI:
■ adenoma pleiomorfo o tumore misto della parotide, presenta una malignità
mista: nella rimozione è sempre da valutare la possibilità di ledere il nervo
facciale.
■ tumore misto delle ghiandole salivari,
maligno.
BLASTEMA RENALE, ricordiamo il TUMORE
DI WILMS o NEFROBLASTOMA renale, in
questo caso tutte le cellule presenti
nell'organo risultano coinvolte anche se la
derivazione è comunque monoclonale.
TERATOMI caratterizzati da più tipi cellulari
derivanti dai tre foglietti embrionali, riguardano
fondamentalmente mutazioni delle cellule
STAMINALI:
TERATOMA MATURO e CISTI DERMOIDE
sono i tumori benigni di questa categoria: Teratoma maturo, si nota la presenza
soprattutto la CISTI DERMOIDE è un reperto di diversi tessuti anaplastici tra cui
abbastanza comune, queste cisti contengono anche peli e altri annessi.
capelli, denti, unghie, annessi cutanei e immagine tratta da wikipedia
vengono semplicemente rimossi.
TERATOCARCINOMA, maligno.
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Giordano Perin; patologia generale 16: neoplasie
tessuto epiteliale
EPITELI DI RIVESTIMENTO
stratificato squamoso papilloma a cellule squamose carcinoma a cellule squamose (metaplasia → bronchi)
cellule basali cheratosi seborroica carcinoma a cellule basali
mesoteli mesotelioma fibroso mesotelioma (pleurico, molto maligno → asbestosi)
epitelio di transizione papilloma a cellule di transizione carcinoma a cellule di transizione
EPITELI GHIANDOLARI
adenoma adenocarcinoma
cistoadenoma cistoadenocarcinoma
adenoma papillifero adenocarcinoma papillifero
cellule epatiche adenoma epatico carcinoma epatocellulare
tubuli renali adenoma renale carcinoma renale
tubuli seminiferi seminoma
epitelio placentare mola idatidea Mola vescicolare (molto maligno), coriocarcinoma
tessuto connettivo
tessuto muscolare
tessuto nervoso
tumori misti
ghiandole salivari adenoma pleiomorfo tumore misto delle ghiandole salivari maligno
blastema renale tumore di wilms o nefroblastoma
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GRADING:
come accennato una delle classificazioni possibili è relativa al grado di differenziazione del
tumore rispetto al tessuto circostante, generalmente ci si basa su parametri quali:
alterazioni del rapporto nucleo citoplasma: dal normale 1:6-1:4 si passa a rapporti di
1:1.
atopie cellulari, molto evidenti per le dimensioni.
atopie nucleari dove i nuclei possono essere presenti in sovranumero e deformati,
si tratta di un INDICE IMPORTANTISSIMO: spesso sono dovute alla formazione di
fusi mitotici multipli, tripli o quadrupli, che si traducono nella formazione di strutture
nucleari aberranti.
un tipico esempio è la presenza di FUSI MITOTICI ALTERATI per esempio tripolari.
COMPORTAMENTO:
IL TUMORE MALIGNO, per definizione, tende ad INFILTRARE NEI TESSUTI
CIRCOSTANTI, nello specifico il meccanismo principale è:
la produzione di VEGF che garantisce la vascolarizzazione delle zone limitrofe.
meccanismi che rendono conto della metastasi quali:
calo dei meccanismi di adesione cellulare.
alterazione delle molecole di adesione.
METASTASI:
la metastasi è la proliferazione di un tumore a distanza DEL TUMORE DI ORIGINE, dal
punto di vista microscopico si possono apprezzare dei piccoli grumi caratterizzati dalla
presenza di cellule più grandi che si distinguono dalle cellule circostanti, soprattutto a
livello linfonodale. La metastasi rappresenta uno stadio avanzato della malignità: le
tempistiche relative allo sviluppo di questi fenomeni sono molto differenti, in alcuni casi la
metastasi avviene immediatamente, un tipico esempio è il melanoma che metastatizza
con una precocità molto elevata, in altri casi impiega mesi o anni. Praticamente tutti i
tumori maligni danno metastasi, due eccezioni significative, ma non assolute in quanto i
fenomeni di metastasi sono semplicemente molto rari, sono:
GLIOMI.
CARCINOMI DELLE CELLULE BASALI DELLA CUTE.
IL 30% DELLE NEOPLASIE SOLIDE DIAGNOSTICATE ad oggi HA GIÀ DATO DELLE
FORME DI METASTASI: questo aspetto peggiora decisamente le possibilità terapeutiche
relative alla patologia in questione.
MECCANISMI DI METASTATIZZAZIONE:
la metastatizzazione di un tumore avviene fondamentalmente in quanto le sue cellule
danno fenomeni di:
PERDITA DI ANCORAGGIO DAL TESSUTO DI ORIGINE.
CAPACITÀ DI ADERIRE ALLA MATRICE EXTRACELLULARE, si parla di
CROWLING: la cellula tumorale si sposta nel tessuto connettivo grazie alla
esposizione di molecole di adesione di tipo INTEGRINICO generalmente.
DEGRADAZIONE DELLA MATRICE per cui la cellula sfrutta enzimi quali:
collagenasi.
metallo proteasi.
che possono arrivare a disciogliere il collagene di tipo IV caratteristico della
membrana basale fino a farsi strada nei vasi sanguigni.
MIGRAZIONE:
la migrazione è un processo che richiede la attivazione di processi molecolari complessi e
la realizzazione del fenomeno richiede in ogni caso la presenza di condizioni specifiche di
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tumore dipende in parte dalla produzione da parte del tessuto circostante di ormoni
e fattori di crescita utili a formare processi di cicatrizzazione. L'ambiente può quindi
influire in senso positivo o negativo.
VIE DI MIGRAZIONE:
le vie di migrazione sono fondamentalmente tre:
VIA LINFATICA, molto comune nei CARCINOMI. Spesso si parla di LINFONODI
SATELLITI: si tratta di linfonodi di riferimento delle regioni aggredite dal tumore che
frequentemente vengono da esso aggrediti.
Il linfonodo satellite È DI FATTO IL PRIMO LINFONODO AGGREDITO DAL
TUMORE STESSO.
Può succedere che fenomeni di metastasi saltino nella via linfatica un linfonodo
e si portino direttamente a quello successivo.
Grazie a tecniche immunologiche è possibile mettere in evidenza LA PRESENZA DI
MICROMETASTASI a livello linfonodale, nello staging e nel determinare la prognosi
della patologia queste tecniche risultano fondamentali. Il linfonodo risulta A VOLTE
INGROSSATO, questo può essere dovuto a:
crescita della metastasi tumorale a livello linfonodale.
Reazione del linfonodo al tumore stesso che porta ad una sua attivazione e
quindi ad un rigonfiamento.
VIA EMATICA, molto comune nei SARCOMI, la vascolarizzazione nei sarcomi è:
molto elevata e risulta.
Anormale: alterata dalla attività tumorale.
Si possono quindi formare delle LACUNE SANGUIGNE nelle quali si possono
riversare delle cellule tumorali. La via ematica rappresenta, canonicamente, la via di
propagazione successiva rispetto a quella linfatica.
VIA TRANS CELOMATICA: un tumore derivato dalla superficie di un organo, può
formare delle desquamazioni di cellule che, scivolando soprattutto sulle sierose
vicine, possono raggiungere altri organi. Alcuni esempi sono:
le pleure possono essere oggetto di una metastasi di un tumore polmonare.
il cavo peritoneale: il tumore di KRUCKENBERG dello stomaco in particolare
può discendere nel peritoneo e metastatizzare a livello dell'ovaio.
a volte forme neoplastiche della appendice possono produrre una matrice mucosa
che si riversa nel peritoneo formando uno PSEUDOMYXOMA PERITONEI che può
facilitarne la metastastizzazione.
Come già accennato, non tutti i tumori hanno la capacità di dare fenomeni di metastasi,
dipende prevalentemente dal grado di mutazione che li accompagna.
IL PROCESSO METASTATICO E LE MOLECOLE DI ADESIONE:
il processo di metastasi avviene grazie generalmente alla attività di più cellule che,
portandosi nel sangue, raggiungono la sede della futura metastasi: le cellule
semplicemente si conficcano nel tessuto in contatto con il vaso sanguigno. Normalmente
la crescita deriva da quel dato grumo cellulare che si moltiplica per poi progredire e
portarsi verso il tessuto circostante: generalmente questo processo richiede tempo e la
infiltrazione non è immediata.
LE MOLECOLE DI ADESIONE quindi SONO UTILI SOPRATTUTTO NELLA PRIMA FASE
del PROCESSO, CIOÈ IL DISTACCAMENTO DAL TESSUTO DI ORIGINE piuttosto che
NELLA FASE DI METASTASI PROPRIAMENTE DETTA.
Capiamo quindi come non tutte le cellule metastatiche che si portano in circolo danno
metastasi in ogni caso, poche attecchiscono, il processo avviene principalmente in
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dipendenza di:
affinità per l'organo.
possibilità di nutrirsi.
LA CRESCITA TUMORALE FINO ALLA METASTASI:
la crescita tumorale è molto rapida, possiamo individuare fondamentalmente tre step
fondamentali:
una cellula tumorale si sviluppa da una cellula normale per una serie di mutazioni.
la cellula va incontro a 30 cicli di moltiplicazione circa e arriva a formare una massa:
del peso di 1g.
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composta di 10 di cellule. sviluppo della massa tumorale
La minima massa DIAGNOSTICABILE A rispetto al numero dei cicli cellulari
LIVELLO CLINICO. 1,2
la massa di un grammo formatasi va incontro ad 1
una decina di moltiplicazioni fino a formare una 0,8
massa in kg
massa di 1kg, composta di 1012 cellule. Tale
0,6
massa non è compatibile con la vita.
0,4
La crescita della massa tumorale è legata a numerosi
diversi fattori, ricordiamo per esempio che la 0,2
vascolare che si è sviluppato prima che la massa numero dei cicli cellulari
tumorale fosse effettivamente individuata.
nel corso di questi cicli di moltiplicazione, è facile per la cellula acquisire la mutazioni utili
alla metastatizzazione.
IL TASSO DI CRESCITA:
il tasso di crescita di un tumore dipende fondamentalmente da tre fattori:
il tempo di replicazione della cellula neoplastica: generalmente il tempo di
replicazione della cellula neoplastica è uguale se non più lungo rispetto a quello
delle cellule normali, è la frequenza a fare la differenza.
la porzione della massa di cellule tumorali che risulta coinvolta nel processo di
replicazione, risulta variabile nelle diverse fasi:
INIZIALMENTE praticamente tutto il pool cellulare risulta in attiva proliferazione.
CON LA CRESCITA TUMORALE a causa del calo di nutrienti e della
conseguente presenza di regioni necrotiche interne alla massa, LA
POPOLAZIONE TUMORALE IN FASE DI CRESCITA DIMINUISCE
NETTAMENTE.
anche nei tumori a tasso di crescita maggiormente elevato, LA FRAZIONE DI
CRESCITA NON SUPERA MAI IL 20%.
il ritmo con cui le cellule neoplastiche muoiono è, ovviamente, strettamente
correlato all'ampliamento della massa tumorale.
Nel complesso il livello di crescita tumorale è molto importante rispetto alla AZIONE DEI
CHEMIOTERAPICI: i chemioterapici agiscono principalmente su cellule in fase di attiva
proliferazione e tumori che presentano una frazione di replicazione molto bassa, come il
cancro del colon per esempio, sono ad essi meno suscettibili. Per ovviare a questo
problema a volte si elimina parte del tumore tramite terapia chirurgica o radiante per poi
stimolare la proliferazione delle cellule rimaste di modo da renderle SENSIBILI AI
CHEMIOTERAPICI.
IL TASSO DI CRESCITA TUMORALE È ESTREMAMENTE VARIABILE:
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Anticorpi anti ANALOGO DI SINTESI DEL VEGF, nello specifico il farmaco è detto
bevacizumab.
Anticorpi anti VEGF-R.
TALIDOMIDE.
soprattutto gli anticorpi anti VEGF-R e ANTI VEGF SONO MOLTO UTILIZZATI IN
CLINICA.
LA CACHESSIA:
la cachessia è un tipico sintomo di patologie tumorali, possiamo dire si tratta di una
sindrome biologico-clinica caratterizzata da:
anemia.
anoressia: il paziente non mangia in quanto non ha fame.
astenia: debolezza, sia per la PERDITA DI MASSA MUSCOLARE sia per la attività
tumorale che risulta, in ogni caso, minima.
dimagrimento.
modificazione della composizione dei liquidi corporei.
questo tipo di quadro si riscontra in alcune condizioni MORBOSE CRONICHE, non si
tratta di una condizione caratteristica delle patologie tumorali ma interessa tutte le
patologie ad andamento cronico:
malattia neoplastica.
suppurazioni croniche.
scompenso cardiaco.
nefrite cronica.
malnutrizione.
malattie endocrine.
età senile.
AIDS.
tubercolosi.
lebbra
leishmaniosi
morbo di crohn.
malattia polmonare cronica ostruttiva.
fibrosi cistica.
ustioni estese
MECCANISMI DI INNESCO:
la maggior parte dei fattori di innesco dei processi della cachessia dipende dal TNF:
Il TNF attiva le lipasi e favorisce lo smaltimento delle riserve lipidiche.
Il TNF in collaborazione con L'INTERFERONE GAMMA inibisce la SINTESI DI
MIOSINA: questi pazienti non solo perdono massa grassa, ma anche massa magra
incrementando i fenomeni di cachessia.
l'IL6 attiva il sistema della UBIQUITINA e provoca una DEGRADAZIONE DELLA
MIOSINA.
il pIF proteolisys induction factor, prodotto dal tumore, favorisce lo smaltimento della
massa magra.
TNF provoca un incremento:
della produzione di LEPTINA E INSULINA.
LEPTINA E INSULINA sono fattori ANORESSIGENICI e favoriscono la
attivazione di recettori per melanocortina.
si producono NORADRENALINA, DOPAMINA E SEROTONINA.
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FREQUENTI
IN ZONE MOLTO DIFFERENTI TRA LORO.
Il fenomeno si associa alla attività del TNF e della TROMBOPLASTINA
TISSUTALE.
ACANTHOSIS NIGRIGANS si tratta di una IPERCHERATOSI VERRUCOSA
CUTANEA che si verifica in associazione a cancri:
dello stomaco.
del polmone.
Dell'utero.
OSTEOARTROPATIA IPERTROFICA associata in particolare al CANCRO DEL
POLMONE: si tratta della comparsa di bottoni ossei nella parte distale delle ossa
lunghe, a livello DI POLSO, CAVIGLIA E FALANGI eventualmente accompagnata
da:
ARTRITE.
IPPOCRATISMO DIGITALE: dita a bacchetta di tamburo dove l'ultima falange
risulta particolarmente rigonfia.
Molto spesso questo tipo di patologia si rinviene a diagnosi del tumore già
effettuata, si associa a:
pneumopatie diffuse.
cardiopatie cianogene.
epatopatie.
colite ulcerosa.
CID coagulazione intravascolare disseminata: si tratta di una conseguenza tipica
del CARCINOMA DELLA PROSTATA e della LEUCEMIA POLICITICA ACUTA.
I MARKERS TUMORALI:
si tratta di markers utili fondamentalmente nella conferma di DIAGNOSI e nella
valutazione della RISPOSTA ALLA TERAPIA IMPOSTATA. I controllo dei markers è
relativamente poco costoso e da dei risultati apprezzabili entro certi limiti.
ANTIGENI ONCOFETALI:
si tratta di markers non specifici ma associati alla presenza di neoplasia.
CEA antigene carcino embrionario: si tratta di un marker che compare in alcuni tipi
di cancro ma non presenta una grande specificità o sensibilità. Nello specifico si
associa a neoplasie di:
COLON soprattutto, molto utilizzato in chirurgia.
POLMONE.
FEGATO.
STOMACO.
PANCREAS.
MAMMELLA.
ma incrementa anche in caso di CIRROSI ALCOLICA , EPATITE E MORBO DI
CROHN, la sua specificità è quindi relativamente significativa.
AFP alfa fetoprotein CHE INCREMENTA IN CASO DI NEOPLASIE DI:
fegato.
testicolo.
si manifesta anche in caso di CIRROSI, EPATITE, SOFFERENZA FETALE IN
GRAVIDANZA.
MARKERS TUMORE SPECIFICI:
markers specificamente associati ad una data forma neoplastica:
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PROGRESSIONE:
Consiste nell'accumulo di mutazioni: giunti a questa fase, la trasformazione neoplastica è
già avvenuta, la progressione consiste nell'accumulo e nel recupero di caratteristiche
nuove, oltre al meccanismo di replicazione cellulare infatti, nella massa cellulare
neoplastica SI ALTERANO ALTRE VIE METABOLICHE E SI MANIFESTANO
ALTERAZIONI FENOTIPICHE VIA VIA MAGGIORMENTE CONSISTENTI. Dal punto di
vista microscopico si assiste a:
SVILUPPO DI ATIPIE CELLULARI E TISSUTALI:
alterazioni del rapporto nucleo citoplasma: passa da 1:4-1:6 anche a 1:1.
il tessuto si discosta sempre di più dal tessuto di origine.
NEO ANGIOGENESI.
INFILTRAZIONE NEI TESSUTI ADIACENTI.
METASTASI.
LE CELLULE STAMINALI E LA TRASFORMAZIONE NEOPLASTICA:
sappiamo che le cellule staminali sono molto presenti nel nostro organismo e si collocano
sia a livello di tessuti CHE SI RIGENERANO ATTIVAMENTE sia a livello di TESSUTO
CHE INVECE SONO CONSIDERATI IMMORTALI come il tessuto cardiaco o quello
cerebrale. Sembra che le cellule staminali di provenienza del midollo osseo siano le
principali responsabili di fenomeni neoplastici nell'organismo dei mammiferi, nello specifico
si sono eseguiti numerosi esperimenti tra cui ricordiamo il seguente:
sono state eliminate tramite terapia radiante ad un topo il tutte le cellule del midollo
osseo.
Si è eseguito un trapianto di midollo da un altro topo.
Si è indotto un tumore a livello gastrico.
Grazie a specifiche analisi è stato possibile apprezzare che le cellule del tumore dello
stomaco APPARTENEVANO TUTTE ALLA LINEA CELLULARE TRAPIANTATA, erano
cioè di derivazione del midollo osseo trapiantato.
Questo ed altri esperimenti hanno consentito di determinare come LE CELLULE
TUMORALI MALIGNE DERIVINO DAL MIDOLLO OSSEO nella TOTALITÀ DELLE
NEOPLASIE MALIGNE UMANE E MAMMIFERE.
CARATTERI DELLA CELLULA STAMINALE TOTIPOTENTE:
la cellula staminale totipotente ha tutte le caratteristiche per generare un fenomeno di tipo
tumorale, nello specifico:
non ha specifiche molecole di adesione.
ha capacità moltiplicative illimitate.
ha un fenotipo non differenziato.
IL PROCESSO DI TRASFORMAZIONE NEOPLASTICA:
LA CELLULA STAMINALE EMBRIONALE SI PORTA AL TESSUTO PERIFERICO,
questa cellula:
può mutare e dare vita ad un CARCINOMA A CELLULE EMBRIONALI,
assolutamente indifferenziato e molto aggressivo.
Può cominciare a DIFFERENZIARSI.
si forma una CELLULA DI TRANSIZIONE che può andare incontro a:
trasformazione neoplastica e quindi dare vita ad un TUMORE MOLTO POCO
DIFFERENZIATO.
continuare a DIFFERENZIARSI.
la cellula BEN DIFFERENZIATA può quindi andare incontro a:
FORMAZIONE DI SPECIFICI TUMORI ASSOCIATI AL TESSUTO E BEN
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DIFFERENZIATI.
Ulteriore DIFFERENZIAZIONE.
la cellula ormai INTEGRATA NEL TESSUTO PUÒ:
ANDARE INCONTRO A MUTAZIONI CHE NE DETERMINANO UNA
PROLIFERAZIONE ULTERIORE, ma risulta tanto differenziata da dare vita
unicamente a TUMORI BENIGNI, disturbi della moltiplicazione cellulare ma che
non provocano fenomeni angiogenetici ne tantomeno danno forme di metastasi.
evolvere a CELLULA DIFFERENZIATA TERMINALE la quale non potrà andare
incontro a mutazioni neoplastiche benigne o maligne.
Alla luce di questa nuova teoria relativa alla patogenesi dei tumori, la terapia con cellule
staminali rende diviene potenzialmente molto pericolosa:
le cellule staminali in presenza di una lesione vengono richiamate da quel dato
tessuto: tendenzialmente sono FATTI INFIAMMATORI LOCALI a provocare questi
fenomeni.
le cellule staminali divengono cellule CANCEROGENE:
o direttamente a livello del midollo osseo e viaggiano quindi nel sangue in forma
già mutata e alterata.
o a livello del tessuto dove si impiantano: in qualsiasi fase siano giunte nel
tessuto, possono subire delle mutazioni più o meno considerevoli.
la gravità del fenotipo tumorale è correlata prevalentemente al momento in cui la
trasformazione neoplastica avviene quindi.
chiaramente quindi la somministrazione di:
terapia con cellule staminali.
terapia con fattori di crescita che VENGONO AMPIAMENTE UTILIZZATI IN
TERMINI TERAPEUTICI per curare diverse patologie.
È da valutare con estrema attenzione.
TUMORI EREDITARI E TUMORI INDOTTI DA FATTORI ESTERNI:
fattori ereditari e fattori esterni possono contribuire alla trasformazione neoplastica della
cellula staminale:
esistono delle alterazioni cellulari ereditarie capaci di provocare UNA INSTABILITÀ
GENOMICA CHE FAVORISCE IN MODO ESTREMAMENTE SIGNIFICATIVO LA
FORMAZIONE DI FENOTIPI CANCEROGENI NELLE CELLULE STAMINALI: ad
oggi si pensa i fattori ereditari correlati alla epidemiologia del cancro siano
PRINCIPALMENTE FATTORI DI INSTABILITÀ piuttosto che mutazioni vere e
proprie. Fanno ovviamente eccezioni condizioni specifiche.
fattori esogeni di natura molto differente, da stimolazioni batteriche e virali a
cancerogeni chimici, HANNO UN MAGGIORE EFFETTO SU CELLULE CHE
SONO PER LORO NATURA GENETICAMENTE INSTABILI e che sono cioè
predisposte alla mutazione, in caso contrario è molto più difficile che il processo
avvenga, anche se non impossibile.
I due fattori quindi FAMILIARE e AMBIENTALE si sovrappongono tra loro e hanno peso
molto significativo nella patogenesi della patologia neoplastica.
APPROCCIO TERAPEUTICO:
dal punto di vista pratico quindi è indispensabile:
PREVENIRE L'INSTAURARSI DI ULTERIORI INSTABILITÀ GENETICHE.
IMPEDIRE LA AZIONE DI FATTORI DI CRESCITA.
La instabilità genomica ha un ruolo fondamentale nella impostazione della terapia
antitumorale: un farmaco antitumorale ad azione antiblastica ha effetto solo se
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orientali.
Di fatto la azione del virus è quella di bloccare:
■ ATM sensore di danno al DNA.
■ p16 proteina capace di dare fenomeni di controllo della attività delle cicline.
Tale virus stimola inoltre la produzione di IL2, fattore infiammatorio molto
importante capace di stimolare la proliferazione cellulare.
VIRUS A DNA, questi virus a DNA si integrano abbastanza di frequente nel DNA
della cellula ospite; una volta integrati, perdono parte della loro capacità replicativa
ma:
possono formare degli EPISOMI: si tratta di frammenti di DNA posti al di fuori
dei cromosomi e potenzialmente molto pericolosi.
Forniscono uno stimolo alla sintesi di nuove proteine che rendono le cellule
infette antigeneticamente riconoscibili.
Di fatto ricordiamo alcuni esempi:
HEPADNA VIRUS tre cui sicuramente ricordiamo L'HBV hepatitis b virus, che
predispone al carcinoma epatico; tale virus risulta endemico:
■ in Africa.
■ In estremo oriente.
una proteina sintetizzata dal virus HA LA CAPACITÀ DI LEGARE LA p53, a
questa alterazione diretta si associano spesso:
■ flogosi generata dalla infezione.
■ Aflatossina che, come accennato, si associa spesso al carcinoma epatico.
In ogni caso il carcinoma si sviluppa lentamente nel tempo, a seguito della
cirrosi.
HERPES VIRUS COME L'EBV: il virus di epsteinn barr presenta un forte
tropismo per le cellule B, nello specifico per il recettore CD21. Il virus ha la
capacità di produrre una proteina, la EBNA-2, che di fatto interferisce con la
ATTIVITÀ delle CICLINE. Le conseguenze di una infezione da EBV possono
quindi essere:
■ mononucleosi.
■ linfoma di burkitt che però si verifica solo NELLE REGIONI DOVE LA
MALARIA È ENDEMICA: sembra che la associazione di queste due
patologie infettive stimoli la traslocazione tra i cromosomi 8 e 14,
caratteristica di questa patologia.
■ Nei pazienti immunodepressi, soprattutto pazienti affetti da AIDS o sotto
trattamento immunuosoppressivo, si possono avere dei LINFOMI A
CELLULE B.
■ carcinoma nasofaringeo: tale particolare neoplasia solida della faringe si
registra praticamente unicamente in CINA MERIDIONALE.
■ linfoma di Hodgkin: linfoma caratterizzato dalla presenza di CELLULE DI
STERNBERG; si tratta di linfociti B di dimensioni molto grandi la cui
presenza determina probabilmente:
sintesi di fattori di crescita.
proliferazione delle cellule B e T.
L'EFFETTO DEFINITIVO DELLA INFEZIONE È LEGATO ALLA PRESENZA DI
FATTORI DI STIMOLAZIONE E COSTIMOLAZIONE, che possono essere molto
diversi.
PATOGENESI:
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Giordano Perin; patologia generale II 13: il cortisolo
IL CORTISOLO
sappiamo che l'infiammazione è essenziale al fine di arginare i danni che possono
derivare dalla aggressione di un agente infettivo, nello specifico si possono registrare:
VASODILATAZIONE LOCALIZZATA.
RALLENTAMENTO DEL FLUSSO EMATICO.
DIAPEDESI LEUCOCITARIA.
Dal punto di vista macroscopico questi eventi si manifestano con TUMOR, RUBOR,
CALOR E DOLOR.
La risposta infiammatoria può essere, soprattutto nel momento in cui sia disponibile un
sistema sanitario efficiente, MOLTO PERICOLOSA SE ESAGERATA ED ESASPERATA,
questo è tanto vero che:
il 5% della popolazione occidentale soffre di malattie autoimmuni.
L'asma, facilmente curabile con il cortisone, è una patologia molto comune.
La sepsi ha una mortalità molto elevata.
il nostro organismo è capace di controllare L'INFIAMMAZIONE TRAMITE IL CORTISOLO,
un ormone STEROIDEO FONDAMENTALE PRODOTTO DALLA GHIANDOLA
SURRENALE.
IL CORTISOLO:
prodotto a partire dal colesterolo tramite una serie di enzimi e processi complessi a livello
dalla regione FASCICOLATA DELLA GHIANDOLA
SURRENALE, presenta dei precursori comuni ad
altri ormoni steroidei tra cui soprattutto
L'ALDOSTERONE, nello specifico il
CORTICOSTERONE è il punto di incontro tra le due
vie metaboliche, E GLI ANDROGENI. Il cortisolo
viene poi trasformato in CORTISONE per poter agire
a livello periferico.
AZIONE DEL CORTISOLO:
la attività del cortisolo viene innescata in particolare
da due fattori:
LE CITOCHINE MESSE IN CIRCOLO.
LE AFFERENZE DOLOROSE.
Questi stimoli convergono, tramite vie nervose e tramite il sangue, all'ipotalamo
stimolando la produzione di CRF che va ad agire sull'ipofisi stimolando la produzione di
ACTH; l'ACTH a sua volta stimola la produzione di CORTISOLO che:
agisce su vari organi quali:
muscolo dove induce una insulino resistenza.
Adipe.
Fegato dove induce la gluconeogenesi.
In linea generale induce uno stato di INSULINO RESISTENZA DIFFUSO su VARI
ORGANI NON ESSENZIALI AL FINE DI POTENZIARE LA RIGENERAZIONE
TISSUTALE E LA ATTIVITÀ DEL SISTEMA IMMUNITARIO. Dal punto di vista
pratico presenta degli effetti collaterali notevoli.
agisce tramite un sistema a feedback:
sul sistema immunitario.
sulla ipofisi.
1
Giordano Perin; patologia generale II 13: il cortisolo
Sull'ipotalamo.
sul sistema vascolare: questo particolare effetto è dovuto alla compatibilità
dell'ormone con i recettori dell'aldosterone.
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Giordano Perin; patologia generale II 13: il cortisolo
dimerizzazione
Cortisolo
AZIONE
GRE RAPIDA
recettore
recettore
A
N
R
RNA Cortisolo
pol
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Giordano Perin; patologia generale II 13: il cortisolo
sindromi nefrosiche.
patologie allergiche.
Asma: nel caso specifico risulta assolutamente il farmaco di scelta.
Infezioni, soprattutto nel momento in cui la risposta infiammatoria sia decisamente
eccessiva.
trapianti di organo.
Parto pretermine: il β metasone in caso di parto pretermine incentiva la produzione
di surfactante nel polmone fetale e lo rende maggiormente compatibile con una
respirazione autonoma.
Dal punto di vista antinfiammatorio questi prodotti farmaceutici sono importantissimi in
quanto BLOCCANO TUTTI I FATTORI INFIAMMATORI, soprattutto lipidici, PRIMA CHE
QUESTI VENGANO SINTETIZZATI:
• bloccano la azione della fosfolipasi A2.
• Bloccano la azione della COX e della LOX.
EFFETTI COLLATERALI:
gli effetti collaterali associati alla terapia con corticosteroidi sono molto significativi e sono
legati sia alla azione del cortisolo in quanto tale sia agli effetti determinati dal legame di
questo ormone con recettori non propri. Tra gli effetti collaterali ricordiamo:
IPERTENSIONE ENDOCRANICA legata all'aumento della risposta vasale stimolato
dalle catecolamine prodotte soprattutto, nello specifico si manifesta con:
cataratte posteriori sopratutto nel bambino piccolo trattato con alte dosi.
glaucoma.
EFFETTI CENTRALI l'ormone, essendo lipofilo, attraversa la barriera
ematoencefalica e da:
sintomi psicotici.
sintomi depressivi anche se più raramente.
REDISTRIBUZIONE DELL'ADIPE nello specifico:
GOBBA DI BUFALO: redistribuzione del tessuto adiposo a livello della schiena.
INCREMENTO DELL'ADIPE ADDOMINALE.
Il principio secondo cui si formano questi depositi di adipe sarebbe legato alla
diversa sensibilità degli adipociti dell'organismo umano: gli adipociti addominali e
dell'adipe della gobba sarebbero insensibili all'effetto catabolico dell'ormone.
AZIONE VASCOLARE che si manifesta con:
VASOCOSTRIZIONE diretta.
SODIO RITENZIONE: il cortisolo trattiene sodio e acqua in quanto agisce sui
recettori dell'aldosterone.
CATABOLIZZAZIONE DEL TESSUTO ELASTICO che si manifesta con:
ASSOTTIGLIAMENTO DELLA PELLE.
ECCHIMOSI.
STRIE RUBRE.
OSTEOPOROSI: induce la produzione di osteoclasti.
IPERGLICEMIA: la insulino resistenza indotta a livello muscolare e adiposo e la
gluconeogenesi epatica stimolano un incremento della glicemia, terapie con
glucocorticoidi possono di fatto SLATENTIZZARE UNA PATOLOGIA DIABETICA.
AUMENTO DELLA SENSIBILITÀ ALLA INFEZIONE: indebolisce le difese
immunitarie in generale ed induce la apoptosi dei linfociti.
GAMBE E BRACCIA SOTTILI a causa della atrofia muscolare dovuta a:
insulino resistenza del muscolo che induce la catabolizzazione di proteine.
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Giordano Perin; patologia generale II 13: il cortisolo
5
Giordano Perin; patologia generale II 14: le malattie genetiche
PATOLOGIE GENETICHE:
tutto quanto concerne le patologie genetiche ha a che fare con MUTAZIONI DEL DNA che
possono essere:
PUNTIFORMI cioè di un singolo nucleotide.
DI SEQUENZE che possono essere distinte in:
codificanti.
non codificanti.
DI CROMOSOMI che possono essere quindi autosomi o cromosomi sessuali.
LE MUTAZIONI PUNTIFORMI:
le mutazioni di singoli nucleotidi possono essere estremamente importanti dal punto di
vista clinico e possono interessare:
SEQUENZE CODIFICANTI per cui distinguiamo mutazioni di tipo:
SENSE per cui la proteina viene prodotta, queste possono essere essere:
■ conservative: fondamentalmente la mutazione non altera la struttura della
proteina e la sua funzione nonostante risulti di fatto alterato un amminoacido.
■ non conservative: caso tipico è la ANEMIA FALCIFORME, si tratta della
mutazione di un amminoacido.
NON SENSE caratterizzate cioè dalla formazione di un CODONE DI STOP: la
trascrizione in questo caso si blocca; un tipico esempio è la talassemia β0β0
dove la catena beta risulta non espressa.
SEQUENZE NON CODIFICANTI, nello specifico possono essere:
sequenze promoter o enhancer per cui si verificano delle alterazioni dei
meccanismi di controllo, esempi tipici sono la TALASSEMIA ALFA e alcune
forme di TALASSEMIA BETA.
giunzioni di splicing per cui si hanno fenomeni di DEFECTIVE SPLICING: in
questo caso il trascritto maturo non viene prodotto e non è possibile sintetizzare
la proteina.
I MICRO RNA:
si tratta di piccoli RNA a funzione di controllo rispetto alla trascrizione e traduzione di
determinati geni, nel compelesso questi piccoli frammenti di nucleotidi BLOCCANO O
RIDUCONO LA SINTESI DI MOLTI GENI DIVERSI che presentino lungo la loro sequenza
una serie di nucleotidi compatibili con l'RNA stesso,
DICER PROTEIN:
le dicer protein sono le proteine responsabili della trasformazione di trascritti di RNA
doppio strand in piccoli RNA monostrand, cioè i miRNAs. Si stima approssimativamente
che:
il nostro organismo codifica per circa 1000miRNAs CHE INTERFERISCONO CON
LA SINTESI E LA ATTIVITÀ DI NUMEROSISSIMI GENI.
i geni complessivamente controllati o influenzati dalla attività di questi frammenti
sono circa dal 30 al 50% dei geni totali espressi dal nostro organismo.
DELEZIONI E INSERZIONI DI SEQUENZE:
le mutazioni di questo tipo possono interessare:
DI SEQUENZE CODIFICANTI:
FRAME SHIFT MUTATION per cui fondamentalmente l'inserzione del o dei
nucleotidi provoca una alterazione della sequenza di lettura del gene; alcuni
esempi sono:
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Giordano Perin; patologia generale II 14: le malattie genetiche
■ perdita di una base nel gene della FUCOSIO TRANSFERASI: L'RNA non
viene sintetizzato e la transferasi non viene sintetizzata, di conseguenza la
struttura del glucide risulta alterata, questo avviene tipicamente nel gruppo
sanguigno 0.
■ inserzione di una QUADRIPLETTA nella malattua di Tay Sachs: in questo
caso non viene prodotta la ESOAMINIDASI A in assenza di questo enzima
non viene smaltito il GANGLIOSIDE GM2 il cui accumulo genera la
neuropatia.
MUTAZIONI NON FRAME SHIFT, si tratta di mutazioni che portano alla
inserzione di tre amminoacidi o di gruppi di amminoacidi in multipli di tre, la
lettura viene OPERATA IN MANIERA ADEGUATA, ma VIENE A MANCARE O
AD ESSERE AGGIUNTO UN INTERO AMMINOACIDO. Un tipico esempio è la
DELEZIONE DELLA FENILALANINA NEL CANALE CLORO che provoca la
FIBROSI CISTICA.
AMPLIFICAZIONE DI TRIPLETTE: si tratta di patologie associata alla
amplificazione di sequenze del genoma composte da GUANOSINA E
CITOSINA, la amplificazione diviene tanto consistente da alterare la funzione
del cromosoma o del gene. Classici esempi sono:
■ sindrome da X fragile: la amplificazione risulta facilmente riconoscibile per il
bandeggio che a livello del cromosoma X risulta omogeneo per un lungo
tratto. La proteina coinvolta nella mutazione è la FMR-1 o familiar mental
retardation 1: in questo caso la sequenza è CGG e viene ripetuta in casi
patologici da 29 a 4000 volte, maggiore è il numero delle triplette amplificate,
maggiore è la gravità del quadro. Complessivamente si hanno:
problemi di ritardo mentale.
fenomeni di anticipazione: la amplificazione avviene nella fase della
GAMETOGENESI generalmente, di conseguenza di generazione in
generazione, aumentando il numero di triplette, la patologia si presenta
con quadri SEMPRE PIÙ PRECOCI E PIÙ GRAVI.
colpisce soprattutto i maschi chiaramente.
■ COREA DI HUNTINGHTON.
■ DISTROFIA MUSCOLARE MIOTONICA.
DI SEQUENZE NON CODIFICANTI non hanno in questo caso alcuna
conseguenza.
MUTAZIONI ASSOCIATE AD ALTERAZIONI CROMOSOMICHE:
riguardano ampie porzioni di un cromosoma e sono chiaramente visibili grazie alle
classiche tecniche di BANDEGGIO o con tecniche più moderne come la FISH.
Le alterazioni possono essere nello specifico:
DI STRUTTURA:
DELEZIONI tra cui ricordiamo per esempio la
SINDROME DI DI GEORGE: si tratta di una delezione di
parte del cromosoma 22 associata a quadri patologici
molto differenti ma che risultano di fatto riconducibili alle
regioni anatomiche di testa, collo e mediastino.
TRASLOCAZIONI cioè lo spostamento di parti di
cromosomi nel corredo, possono essere:
■ bilanciate nel caso in cui il passaggio di materiale tra
i due cromosomi non compromette la presenza e la
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Giordano Perin; patologia generale II 14: le malattie genetiche
DI NUMERO:
può interessare gli AUTOSOMI:
La alterazione di numero più nota è sicuramente la TRISOMIA DEL 21 in quanto
maggiormente compatibile con la vita. Nel caso specifico nel cromosoma 21
possiamo trovare:
geni mitocondriali.
geni del metabolismo del folato.
geni utili alla funzionalità delle cellule nervose.
la sindrome è abbastanza comune, 1:700-1000 nati vivi con incremento del rischio
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Giordano Perin; patologia generale II 14: le malattie genetiche
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Giordano Perin; patologia generale II 14: le malattie genetiche
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Giordano Perin; patologia generale II 14: le malattie genetiche
recessive.
Associate al sesso.
come noto nella maggior parte dei casi si tratta di malattie RECESSIVE per cui in caso di
ETEROZIGOSI la espressione della malattia è parziale e solo nelle OMOZIGOSI la
malattia SI MANIFESTA COMPLETAMENTE: un tipico esempi è la ALFA TALASSEMIA
dove possono essere mutati in numero differente i 4 alleli che codificano per la catena alfa
della emoglobina provocando quadri patologici molto differenti tra loro.
LA CODOMINANZA:
si tratta di un fenomeno per cui due alleli differenti si esprimono nell'eterozigote
contemporaneamente, due esempi tipici sono:
gruppi sanguigni dove la espressione degli antigeni A e B è contemporanea.
MHC di classe I e II che sono sempre espressi tutti quanti sulla superficie della
cellula.
MALATTIE MENDELIANE DOMINANTI:
si definiscono per le malattie mendeliane dominanti:
PENETRANZA per cui anche in presenza di una mutazione, la sua espressione può
essere variabile in relazione alla influenza derivata:
da altri geni che suppliscono o contrastano l'effetto della mutazione.
dall'ambiente che può essere più o meno ostile alla mutazione.
l'ipertensione arteriosa è modulata da una amplissima serie di geni, ognuno di essi
può essere alterato in senso positivo o negativo.
ESPRESSIVITÀ in presenza di una malattia, questa può presentare gravità
differente a seconda di fattori quali:
interferenza di altri geni presenti nell'organismo.
interferenza dell'ambiente.
caratteristica malattia genetica ad espressività variabile è la FIBROSI CISTICA
dove la distribuzione dei canali alterati nell'organismo può essere molto differente
generando dei quadri patologici molto variabili.
Per la comprensione della attività e della alterazione di un gene sono fondamentali tre
concetti:
GAIN OF FUNCTION per cui si potenzia la funzione di un gene o di una alterazione
genetica che porta ad un incremento o decremento di penetranza ed espressività.
Tipico esempio sono le malattie da MOLTIPLICAZIONE DI TRIPLETTE: nella
malattia di Huntinghton per esempio la amplificazione delle triplette porta ad un
incremento della produzione di una proteina, la Huntingtina tossica, responsabile
del danno neurologico.
LOSS OF FUNCTION E DOMINANZA NEGATIVA: si tratta di quel meccanismo per
cui una proteina mutata ha un effetto dominante negativo sulla controparte
sintetizzata dall'allele sano. Esempi tipici sono:
mutazioni della p53
malattie del collagene come la sindrome di Ehler Danlos e la sindrome di
Marfan.
EVASIONE DALLA REGOLAZIONE A FEED BACK COMPLESSA: una perdita del
50% dei recettori per le LDL provoca IPERCOLESTEROLEMIA E
ATEROSCLEROSI proprio per la perdita dei meccanismi a feedback che ne
regolano la produzione.
MALATTIE MENDELIANE RECESSIVE:
tutte le malattie del metabolismo presentano natura RECESSIVA e di fatto le
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Giordano Perin; patologia generale II 14: le malattie genetiche
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Giordano Perin; patologia generale II 14: le malattie genetiche
precocità della malattia, tanto più precoce è la malattia, tanti più saranno i cloni
di precursori degli spermatozoi mutati, e tanto più grave sarà la malattia.
se la mutazione avviene nello spermatocita o nell'oocita riguarderà, chiaramente,
solo quell'unico figlio.
MALATTIE DA TRIPLETTE: come accennato si tratta di malattie associate alla
moltiplicazione di triplette contenenti gli elementi CG, tali malattie sono tanto più
precoci e gravi tanto più elevato è il numero di triplette presenti. A livello clinico nelle
diverse generazione:
il primo soggetto che presenta la disfunzione a livello della gametogenesi risulta
sano.
la moltiplicazione delle triplette avviene in modo sempre maggiore nelle diverse
generazioni e i figli risulteranno malati. Il processo tende inoltre ad
autoamplificarsi.
con l'avanzare delle generazioni il QUADRO SI PRESENTA:
■ sempre più grave.
■ sempre più precoce.
Le mutazioni relative alle patologie da triplette possono interessare:
AMPLIFICAZIONE DI SEQUENZE NON TRADOTTE che possono essere:
■ promoter o introni.
■ sequenze codificanti che vengono metilate e quindi non espresse.
non c'è maggiore trascrizione di mRNA in questo caso. Alcuni esempi tipici
sono:
■ X fragile dove il gene coinvolto è detto FMRP familiar mental retardation
protein. Non viene espresso, ma si registra la sua presenza.
■ epilessia mioclonica progressiva: malattia caratterizzata da convulsioni si
manifesta con una crisi epilettica classica cioè contrazioni tonico cloniche.
■ atassia di friedrich: si caratterizza per un cammino atassico e interessa
chiaramente il cervelletto.
■ distrofia miotonica.
AMPLIFICAZIONE DI SEQUENZE TRADOTTE, alcuni esempi sono:
■ corea di Huntinghton: nel caso specifico la produzione di Huntinghtina risulta
neurotossica e interessa in particolare i gangli della base, in particolare
caudato e putamen.
■ Atassia dove il danno è associato invece prevalentemente al cervelletto.
MALATTIE DA GENOMIC IMPRINTING, si tratta di patologie che interessano gli
AUTOSOMI e in particolare si verificano in caso di due mutazioni quali:
la prima nella specifica area del cromosoma di uno dei due genitori: si tratta di
una METILAZIONE IMPROPRIA che porta al SILENZIAMENTO DI UN DATO
GENE.
La seconda nella MEDESIMA AREA ma nel cromosoma DELL'ALTRO
GENITORE: in questo caso si tratta di una DELEZIONE.
entrambi gli alleli sono quindi in qualche modo ALTERATI: a seconda della
PROVENIENZA MATERNA O PATERNA DEL CROMOSOMA METILATO,
L'EFFETTO FENOTIPICO RISULTERÀ DIFFERENTE, l'appartenenza del
cromosoma al padre o alla madre definisce l'imprinting. Nel caso specifico
l'inattivazione di un gene risulta organo specifica. Esempi classici sono due
sindromi:
LA SINDROME DI PRADER WILLI ad IMPRINTING PATERNO: si tratta di una
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Giordano Perin; patologia generale II 14: le malattie genetiche
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 1: patologia della attivazione cellulare
PATOLOGIA CELLULARE
LA STIMOLAZIONE ALLA ATTIVAZIONE CELLULARE:
Nel nostro organismo gli stimoli capaci di innescare una risposta di natura attivatoria nella
cellula sono molto diversi e numerosi; ricordiamo in particolare:
LE CITOCHINE molecole di segnalazione di natura peptidica.
LE PROSAGLANDINE.
ORMONI.
FATTORI DI CRESCITA.
MOLECOLE DI ADESIONE: i recettori di adesione possono limitare o incrementare
la proliferazione della cellula nel tessuto.
FATTORI DI DANNO.
questi fattori possono agire, ovviamente, tramite RECETTORI DI MEMBRANA che
prevedono un sistema di TRASDUZIONE DEL SEGNALE, o tramite RECETTORI
INTRACELLULARI.
A seconda del fattore di stimolazione interessato possiamo avere una VARIAZIONE IN
SENSO POSITIVO O NEGATIVO DELLA ATTIVITÀ CELLULARE che si estrinseca con:
cambiamenti fenotipici.
rilascio di prodotti cellulari.
movimento, spesso contrattile, della cellula.
nel caso in cui LA TRASMISSIONE GIUNGA FINO ALL'INTERNO DEL NUCLEO
assistiamo alla attivazione di fenomeni di trascrizione che possono generare o
incrementare:
variazioni fenotipiche.
produzione e rilascio di prodotti cellulari.
molto spesso ad uno stimolo esterno la cellula risponde tramite la
MOLTIPLICAZIONE DEL DNA e SUCCESSIVA PROLIFERAZIONE CELLULARE.
L'insorgenza di UNA PATOLOGIA NEOPLASTICA è molto spesso legata ad una
mutazione dei meccanismi di stimolazione alla proliferazione sopra descritti, per esempio:
una iperproduzione di un ormone.
una continua stimolazione cellulare attiva in assenza di un LIGANDO o DI UNO
STIMOLO che inneschi il RECETTORE.
una ALTERAZIONE DEI MECCANISMI DI TRASDUZIONE DEL SEGNALE NELLA
CELLULA che porta alla attivazione continua di una pathway proliferativa.
ONCOGENI:
Perché si verifichi una condizione di questo tipo è necessaria la presenza di UN
ONCOGENE: si tratta del gene mutato che codifica per una proteina alterata che stimola
in modo erroneo la PROLIFERAZIONE; un fattore di crescita, per esempio, può essere
sintetizzato in forma attiva quando invece non dovrebbe. Il gene non mutato, dal quale si
sviluppa l'oncogene, viene detto PROTONCOGENE.
Per questo tipo di geni si parla di GAIN OF FUNCTION.
ANTIONCOGENI:
Proprio per impedire il verificarsi di una tale evenienza tutti i meccanismi sopra descritti
sono CONTROLLATI IN MODO MOLTO STRETTO da sistemi di controllo presenti nella
cellula stessa: ESISTE ANCHE LA POSSIBILITÀ CHE INVECE DI ESSERE ALTERATO
UN MECCANISMO DI PROLIFERAZIONE, SIA ALTERATO UN MECCANISMO DI
CONTROLLO DEL SEGNALE che perda, quindi, la sua funzione limitante. In questo caso
1
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 1: patologia della attivazione cellulare
2
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 1: patologia della attivazione cellulare
mutazione di un protoncogene:
Il 20% DEI PAZIENTI AFFETTI DA CANCRO DEL
COLON presenta invece una MUTAZIONE DELLA
CATENINA: la catenina fa parte di un meccanismo
di stimolazione della crescita assieme a WNT, al
recettore del WNT e al meccanismo di trasduzione
del segnale sopra descritto. La catenina ALTERATA
si comporta come un ONCOGENE: è sufficiente un
allele mutato, che fa si che il 50% della catenina
prodotta sia alterata, per generare una
trasformazione neoplastica. Dal punto di vista
molecolare generalmente la catenina mutata manca del sito di legame con il complesso di
distruzione.
LE MALATTIE METABOLICHE sono malattie alla base delle quali si colloca la mancanza
di un ENZIMA: si tratta ovviamente di malattie a trasmissione RECESSIVA in quanto è
sufficiente la presenza del 50% del pool enzimatico normale per rendere il fenotipo
normale o comunque minimamente alterato.
LA DOMINANZA NEGATIVA:
Si tratta di quadri patologici nei quali la mutazione di una parte della molecola influisce
negativamente sulla funzione della molecola intera.
ALCUNI ESEMPI:
LE MALATTIE DEL COLLAGENE:
SINDROME DI EHLER DANLOS: la alterazione di una delle tre catene amminoacidiche
che costituiscono il collagene genera:
■ lassità dei legamenti.
■ iperelasticità della cute.
SINDROME DI MARFAN: si tratta di una alterazione diffusa della tenuta strutturale del
collagene; tale patologia ha un quadro clinico decisamente più ampio e complesso e
colpisce in particolare occhi, cuore, vasi sanguigni, ossa, polmoni, meningi e molto
altro. A livello clinico genera molto spesso:
■ lassità articolare molto spinta.
■ problemi strutturali a livello dei vasi sanguiferi, soprattutto NELLA AORTA dove sono
molto frequenti rotture ed aneurismi.
■ aracnodattilia.
■ occhi azzurri.
NELLE ALTERAZIONI DELLA p53: è sufficiente che una delle quattro subunità componenti
tale complesso proteico sia alterata per impedirne l'assemblaggio e generare fenomeni di
mancata apoptosi cellulare. Le mutazioni della p53 sono frequentissime nei tumori2.
I SISTEMI RECETTORIALI DELLA CELLULA:
i sistemi recettoriali delle cellule del nostro organismo possono in realtà essere raggruppati
in alcune categorie funzionali fondamentali:
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tale fattore è tanto importante che si è tentato di generare una TERAPIA GENICA BASATA SULLA
SOMMINISTRAZIONE DELLA p53.
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 1: patologia della attivazione cellulare
recettori ASSOCIATI A CANALI IONICI soprattutto canali ionici per il calcio, uno dei
secondi messaggeri più importanti coinvolto nei meccanismi di proliferazione
cellulare; in linea generale tali recettori funzionano in questo modo:
1. un ligando si lega al canale.
2. il canale si apre.
3. lo ione si sposta tra i due lati della membrana.
3
recettori ad ATTIVITÀ TIROSIN CHINASICA INTRINSECA : si tratta di recettori
capaci di fosforilare residui tirosinici; tali recettori sono importantissimi in quanto la
maggior PARTE DEI RECETTORI DI FATTORI DI CRESCITA APPARTENGONO A
TALE CATEGORIA e sono spesso PROTONCOGENI. Tali recettori sono
ovviamente associati a pathway intracellulari di trasduzione:
1. PI3K pathway di fosforilazione molto importante.
2. la cascata delle MAP CHINASI.
3. FOSFOLIPASI C e quindi il meccanismo DAG-IP3, via essenziale al controllo
intracellulare delle concentrazioni di calcio.
Esistono anche dei recettori la cui azione è TIROSIN FOSFATASICA e sono spesso
coinvolti in pathway di proliferazione cellulare.
4
SEVEN TRANSMEMBRANE DOMAIN RECEPTORS associati ad una classe di
trasduttori detti G PROTEIN; tali G protein possono essere:
1. di tipo Q che attivano fosfolipasi.
2. di tipo S stimolatorie.
3. di tipo I inibitorie collegate alla attivazione della ADENILATO CICLASI.
5
RECETTORI PER LE CITOCHINE o INTERLEUCHINE : vengono così definiti i
recettori PRIVI DI ATTIVITÀ TIROSIN CHINASICA INTRINSECA; spesso
presentano infatti attività stimolatoria rispetto a fenomeni mitotici soprattutto per i
LEUCOCITI.
MOLECOLE DI ADESIONE possono rappresentare dei meccanismi cellulari di
proliferazione o di inibizione.
GENI CODIFICANTI PER PROTEINE COINVOLTE NELLE PATHWAY SOPRA
DESCRITTE POSSONO CHIARAMENTE DIVENIRE ONCOGENI e si possono
considerare, fondamentalmente, PROTONCOGENI.
ALCUNE PATOLOGIE NEOPLASTICHE ASSOCIATE A VIE RECETTORIALI:
Anche in questo caso non si tratta di associazioni assolute, si registra tra alcune trasformazioni
neoplastiche una associazione con alcuni geni, ma non è detto che proprio tale gene sia la causa
scatenante la patologia e naturalmente non è detto che la correzione di tale alterazione sia
sufficiente a bloccarne la proliferazione. Ricordiamo in particolare:
EGFr epidermal growth factor receptor, in particolare alterazione di questo tipo di recettore
si associano a:
carcinoma squamoso.
glioblastomi: si tratta di forme cancerose associate soprattutto al sistema nervoso.
adenocarcinoma della mammella e dell'ovaio6.
adenocarcinoma dello stomaco.
si tratta, ovviamente, di CARCINOMI molto spesso in quanto il fattore coinvolto è un fattore
di crescita epidermico, quindi epiteliale.
3
PDGFr, FGFr, EGFr, insulina: in particolare la alterazione di quest'ultima via di trasduzione si possonoa vere forme
di diabete.
4
neurotrasmettitori (adrenalina, Ach, serotonina), ormoni glicoproteici(TSH, FSH, LH), ormoni
peptidici(paratormone), altri mediatori(trombina PAF, fMLP).
5
stimolano le tirosin chinasi intracellulari, in particolare IL1-2-3-4-5-6, Epo, G-CSM, GM-CSF.
6
dove il prefisso adeno- indica l'interessamento della componente adenomerica della ghiandola.
4
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 1: patologia della attivazione cellulare
Per quanto riguarda le G proteins ricordiamo in particolare la p21 ras coinvolta in:
tumori endocrini secernenti.
95% dei cancri al pancreas.
50% dei cancri dello stomaco e del colon7.
tutti i tipi di cancro innescati da cancerogeni chimici.
IL-2, IL-2 (w-tat8): si tratta di un gene legato al HTLV-1 cioè human T cell leukemia virus-1;
si tratta di uno dei pochi casi in cui un tumore maligno risulta causato direttamente da un
virus.
CAM: si tratta di molecole di adesione coinvolte nei fenomeni di ONCOSOPRRESSIONE,
in particolare ricordiamo una proteina detta DCC deleated in colon carcinoma, la cui
assenza è fortemente stimolatoria la proliferazione cellulare.
Tkabl: associata al gene ABL e costante nella CML o chronic mielocitik leukemia 9, una
forma leucemica associata ai mielociti, precursori dei leucociti della serie
GRANULOCITICA. Alla base di tale patologia si colloca la traslocazione che genera il
cromosoma Philadelphia: una traslocazione cromosomica porta alla unificazione tra i due
geni ABL e BCR portando ad un effetto di enhancing rispetto alla produzione di molecole
coinvolte nella proliferazione mielocitica.
Per la terapia di questo tipo di patologie oggi è possibile eseguire test immunoistochimici per dati
tipi di recettori; nel caso in cui tali test diano risultato positivo, si possono produrre e somministrare
anticorpi anti recettore che rendono la esposizione di questo tipo di molecola inutile. Tale terapia si
utilizza soprattutto per:
EGFr, soprattutto per il carcinoma mammario.
w-tat, coinvolto nella leucemia cronica.
7
si tratta di una associazione non esclusiva: può essere copresente al sistema APC nella formazione del cancro del
colon.
8
con il prefisso w- si intendono indicare modificazioni genetiche associate alla INTEGRAZIONE DI DNA VIRALE
nel genoma della cellula.
9
si tratta di un tumore associato a cellule circolanti bianche: tali cellule bianche si collocano nell'ordine di 8000 per
mm cubo, in una leucemia arrivano anche a 100000.
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tali proteine vennero individuate come MOLECOLE AD ATTIVITÀ GTP ASICA in quanto in provetta questa è
l'attività che svolge.
5
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 1: patologia della attivazione cellulare
b g
P21ras: G protin
e alfa a alterata, perde
t GDP m capacità ATP asica e
m Pi permane sempre
a attiva.
GTP a
GAP: se alterata tale
proteina da luogo ad
una patologia, LA
NEUROFIBROMATOSI,
una fibrosi del tessuto
nervoso e connettivo
GDP non particolarmente
alfa grave.
GTP
6
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 1: patologia della attivazione cellulare
7
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 1: patologia della attivazione cellulare
5 H-PETE PGG2
15 H-PETE HETE
12 H-PETE PGH2
PGE2
PTC 4
PGF2
LTD 4
LTE 4
LA CICLOSSIGENASI o COX:
esistono nel nostro organismo due tipi di COX:
COX1 presente costitutivamente nelle cellule che la presentano e risulta attiva
costantemente. Questo enzima è tipicamente presente nelle cellule produttrici di
muco nello stomaco dove risulta fondamentale per la sintesi, appunto, del muco.
COX2 è un enzima indotto, la cellula viene stimolata a sintetizzare tale molecola
che non è, quindi, presente costitutivamente; tale molecola viene indotta
FONDAMENTALMENTE NEI LEUCOCITI IN CASO DI INFEZIONE13.
13
Anche le cellule degli epiteli endoteliali PRESENTANO LA COX2.
8
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 1: patologia della attivazione cellulare
PCR E VES:
La interleuchina1, oltre a mediare l'innalzamento della temperatura corporea, attiva IL
METABOLISMO PROTEICO DEL FEGATO stimolando la produzione di proteine tra cui anche LA
PROTEINA C REATTIVA: si tratta di una proteina utilizzata come indice dello stato di una infezione
in quanto viene PRODOTTA DAL FEGATO E IN SITUAZIONI NORMALI NON È PRESENTE o, se
lo è, è presente in quantità minima. Prima che venisse scoperta la possibilità di utilizzare la PCR si
utilizzava, nel monitoraggio delle infezioni, la VES, velocità di eritrosedimentazione: si utilizza un
campione di sangue miscelato con anticoagulanti e si studia la velocità di sedimentazione delle
componenti corpuscolate, cioè principalmente i globuli rossi; già con i primi studi si sapeva che
nelle persone affette da infezioni tale VES era aumentata. Tale aumento della VES non è stato
ancora completamente chiarito dal punto di vista eziologico, tuttavia si pensa sia legato a uno di
questi due fattori:
sintesi di proteine a livello eritrocitario che alterano la conformazione dell'eritrocita e quindi
la sua VES.
calo della produzione di ALBUMINA da parte del fegato: la albumina è la proteina base del
plasma e ad una diminuzione delle sue concentrazioni cala la viscosità del sangue.
Per alcune persone è normale avere rialzi di temperatura lievi anche per lunghi periodi: tali
aumenti di temperatura sono MOLTO SPESSO LEGATI A STRESS O FATTORI NON
INFIAMMATORI, ma possono anche essere associati a INFIAMMAZIONI LATENTI o addirittura a
9
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 1: patologia della attivazione cellulare
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 1: patologia della attivazione cellulare
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 1: patologia della attivazione cellulare
CATECOLAMINE.
ACTH. OPPIACEI.
ADH. ADP ribosilazione ENDORFINE.
CALCITONINA. da parte di: ENCEFALINE.
GLUCAGONE. ADP ribosilazione
Vibrio cholere.
da parte della
Escherichia coli
bordatella
patogeni.
pertussis.
Shighellae.
Gs Gi
g - g
b b
e alfa a e alfa a
t GDP m t GDP m
a m a m
Alfa s Alfa i
a
GTP
Adenilato GTP
a
ciclasi
+ -
ATP
cAMP
È normale che una stimolazione continua di un qualsiasi tipo di recettore porti ad UNA
DESENSIBILIZZAZIONE DI QUEL RECETTORE, ma la giustificazione a tale meccanismo
si ritrova proprio in questa patway: la cellula REAGISCE AD UN BLOCCO DELLA
ADENILATO CICLASI CON LA PRODUZIONE DI G PROTEIN STIMOLANTI e di recettori
per le sostanze ad essi associate IN MANIERA SEMPRE PIÙ FORTE; quindi:
se si somministrano per lunghi periodi degli oppiacei, si avrà una forte
DESENSIBILIZZAZIONE per cui diverrà essenziale incrementare la dose nel corso
del tempo.
se smetto di somministrare tali molecole all'improvviso ottengo un effetto di
iperstimolazione opposto a quello generato dagli oppiacei stessi.
Questo fenomeno si instaura molto velocemente, oggi specialisti di questo campo sono i
TERAPISTI ANTALGICI che sanno gestire la terpatia del dolore a partire da molecole
alternative agli oppiacei (come gli antinfiammatori non steroidei) passando a dosi minime
di morfina di modo da diminuire il fenomeno di desensibilizzazione. la DIPENDENZA da
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 1: patologia della attivazione cellulare
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 2: le molecole di adesione
MOLECOLE DI ADESIONE
le molecole di adesione si sono dimostrate fondamentali per:
fecondazione.
embriogenesi.
organogenesi.
infiammazione.
risposta immunitaria.
emostasi.
metastasi tumorali.
Nel complesso possiamo distinguere due tipi di meccanismi di adesione cellula-cellula o
cellula-matrice:
1. SINGOLE MOLECOLE DI ADESIONE: si tratta di meccanismi di adesione e
comunicazione relativamente labili, questo anche in virtù della bassa affinità tra
strutture molecolari di adesione e loro ligandi. Generalmente possiamo dire che la
scala di affinità ligando-recettore tra le diverse categorie di molecole di adesione è
la seguente:
1. le selectine sono la categoria a minore affinità.
2. seguono le molecole Ig simili.
3. la molecole dotate di maggiore affinità per i loro ligandi sono sicuramente
integrine e caderine.
meccanismi di adesione di questo tipo sono caratteristici di tessuti di tipo dinamico
come per esempio tessuti in formazione (embriogenesi) o in riparazione o tessuti di
per se stessi mobili come il sangue in particolare in relazione alle cellule bianche.
2. COMPLESSI MOLECOLARI DI ADESIONE: si tratta di complessi molecolari
organizzati e stabili a costituire GIUNZIONI CELLULARI; sono molto robuste dal
punto di vista funzionale e sono generalmente associate a tessuti stabili e fissi.
Entrambe le strutture possono naturalmente mediare la adesione cellulare ad altre
strutture cellulari o alla matrice.
FAMIGLIE DI MOLECOLE DI ADESIONE:
sulla base di somiglianze strutturali le molecole di adesione sono state classificate in
diverse categorie.
LE CADERINE:
si tratta di molecole transmembrana di tipo monomerico TIPICHE DELLE GIUNZIONI
INTERCELLULARI, in particolare:
presentano un dominio extracellulare di dimensioni discrete caratterizzato da:
un sito di legame per una caderina identica posta su un'altra cellula.
diversi siti di legame per il calcio: tale ione ha la capacità di regolare la attività
adesiva della molecola in questione.
presentano un dominio intracellulare che si associa generalmente a CATENINE,
molecole capaci di mediare la interazione della caderina con il citoscheletro:
alfa catenina che si associa alla vinculina che a sua volta si associa a strutture
citoscheletriche quali la actina.
beta catenina che media l'interazione tra la caderina e altre catenine.
gamma catenina o placoglobina coinvolta in meccanismi di adesione complessi
come i desmosomi.
molecole di tipo caderinico sono state scoperte in numerosi e diversi tessuti nel nostro
1
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 2: le molecole di adesione
2
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 2: le molecole di adesione
mediano interazioni sia con altre molecole immunoglobuliniche sia con molecole di
natura differente.
mediano interazioni maggiormente labili rispetto a
molecole di altro tipo, NON PARTECIPANO ALLA 90
FORMAZIONE DI STRUTTURE COMPLESSE.
in taluni casi tali molecole possono anche separarsi
dalla struttura cellulare.
la loro attività non dipende da cationi.
Tra le molecole Ig like ricordiamo:
• MHC di classe I che si associa al TCR e al marcatore S-S
10 10
CD8.
• MHC di classe II che si associa al TCR e al marcatore CD4.
• LFA 2 o CD2 che si lega a LFA3.
• ICAM 1, 2 e 3 che si associano alla molecola CD11/CD18.
• PECAM 1 che lega molecole omologhe.
• VCAM 1 che si associa alla molecola VLA2.
• CD31-CEA: hanno la medesima funzione delle pecam.
SELECTINE:
si tratta di molecole coinvolte prevalentemente in:
interazioni tra leucociti.
interazioni tra piastrine.
Si dividono fondamentalmente in tre categorie: L, E e P.
Dal punto di vista molecolare sono monomeri che legano strutture GLUCIDICHE simili a
quelle dei gruppi sanguigni mediando interazioni estremamente deboli e mutevoli
caratteristiche dei fenomeni sopra citati. La loro attività dipende dal calcio. Ricordiamo che
ligandi caratteristici di queste molecole sono:
• MadCAM1.
• GlyCAM1.
• PSGL1.
Si tratta principalmente di HOMING RECEPTORS: recettori fondamentali per l'homing
linfocitario e sono fondamentalmente tutti TESSUTO SPECIFICI.
CARBOIDRATI:
molto spesso i carboidrati soli, e non associati dal punto di vista funzionale a strutture
proteiche come nel caso delle selectine, sono in grado di svolgere funzioni di adesione,
nello specifico ricordiamo che:
• molto spesso si tratta di antigeni associati a gruppi sanguigni o di altra natura.
• Spesso determinano l'antigenicità della cellula.
• Il gruppo Lewis X, glucidico, si lega alle P ed E selectine.
Di fatto queste molecole sono associate alla membrana tramite STRUTTURE
PROTEICHE formando glicoproteine, e tramite STRUTTURE LIPIDICHE formando
glicolipidi.
I carboidrati sono fondamentali per la adesione delle cellule bianche all'endotelio: nello
specifico o zucchero lewis x è il ligando delle selectine P ed E. In mancanza questo
zucchero non si assiste a grossi problemi di tipo immunitario quanto piuttosto ad un ritardo
mentale.
IL GRUPPO SANGUIGNO BOMBAY:
esiste nel mondo una piccolissima fetta della popolazione priva della struttura glucidica di
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 2: le molecole di adesione
base che contraddistingue i gruppi sanguigni AB0: questa particolarità è dovuta alla
assenza di un enzima, una fucosidasi, funzionale a trasferire una molecola di fucosio sulla
struttura glucidica. Di fatto questi pazienti non presentano disfunzioni particolari,
semplicemente non possono ricevere donazioni da nessuno se non da persone che
presentano la medesima situazione.
LE GIUNZIONI INTERCELLULARI E GIUNZIONI CELLULA-MATRICE:
Le giunzioni intercellulari sono grandi complessi di molecole di adesione organizzati e
strutturati generalmente nei tessuti strutturalmente stabili. Nel complesso distinguiamo
numerosi tipi di giunzioni di questo tipo ma in linea generale è importante ricordare il fatto
che QUESTE MOLECOLE SONO IN CONTINUO RIMANEGGIAMENTO: si adattano cioè
in modo molto dinamico alle necessità del momento; un tipico esempio è sicuramente la
modificazione dell'endotelio in senso PROINFIAMMATORIO dove l'endotelio acquisisce
una permeabilità notevole.
LE GIUNZIONI STRETTE O TIGHT JUNCTION:
queste giunzioni sono strutture a forma di anello abbastanza vaste costituite da molecole
transmembrana delle due cellule coinvolte
che interagiscono tra loro, l'interazione
avviene a livello di uno dei due poli della
cellula. Dal punto di vista cellulare queste
strutture uniscono si due cellule tra loro, ma
presentano anche altre funzioni
fondamentali:
dividono nettamente il versante
basale e quello apicale della cellula
impedendo che proteine dei due
versanti possano scambiarsi tra loro.
impermeabilizzano in modo molto
considerevole gli epiteli impedendo il
passaggio indiscriminato di molecole
tra le due parti dell'endotelio stesso.
La permeabilità delle tight junction per
molecole di dimensioni minori è soggetta a
variazioni notevoli che sembra siano
correlate dal punto di vista funzionale alle
necessità della struttura epiteliale e causate dalla presenza o assenza di molecole del
citoscheletro corticale.
GIUNZIONI DI ANCORAMENTO:
si tratta di strutture fondamentali per garantire la adesione della cellula ad altre cellule del
tessuto e a strutture della matrice, sotto questo nome si identificano:
giunzioni aderenti.
desmosomi.
emidesmosomi.
LE GIUNZIONI ADERENTI:
collegate ai filamenti di actina del citoscheletro corticale, queste strutture possono
mediare:
l'adesione cellulare ad altre strutture cellulari e sfrutta molecole della famiglia delle
CADERINE in associazione per esempio a catenine di tipo alfa e beta.
l'adesione cellulare a strutture della matrice e sfrutta molecole della famiglia delle
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 2: le molecole di adesione
Emidesmosomi al
microscopio elettronico
su un campione di
trachea murina.
immagine tratta da wikipedia
1 queste molecole sono soggette alla azione degli anticorpi tipicamente prodotti dalle persone affette da pemfigo
volgaris: la apertura delle giunzioni provoca il passaggio di liquido attraverso le strutture cellulari e la formazione di
bolle.
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 2: le molecole di adesione
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 2: le molecole di adesione
si tratta di una parassatosi causata da microorganismi del genere PLASMODIUM; gli agenti
eziologici di tale patologia possono essere quattro:
• falciparum, il più pericoloso.
• Vivax.
• Ovale.
• Malariae.
Fondamentalmente possiamo dire che la patologia è legata al fatto che
IL PARASSITA PENETRA NEL GLOBULO ROSSO E
MOLTIPLICANDOSI AL SUO INTERNO NE PROVOCA LA LISI, questo
avviene in maniera periodica ogni 2-3 giorni generalmente; la periodicità
della patologia è la causa della periodicità della sintomatologia. Il
PLASMODIUM si propaga in questo modo:
• la FONTE del MICROORGANISMO È IL SOGGETTO INFETTO Microscopia ottica di
CRONICO. plasmodium falciparum in
• Il VETTORE è la ZANZARA ANOFELES particolarmente diffusa globuli rossi infetti.
negli aquitrini e nelle paludi o regioni non bonificate. immagine tratta da wikipedia
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 2: le molecole di adesione
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare: meccanismi di trasporto e loro disfunzioni
1 Ricordiamo che un ulteriore patogeno occasionale relativamente alla polmonite da fibrosi cistica può essere la
BURKHOLDERIA CEPACIA.
1
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare: meccanismi di trasporto e loro disfunzioni
associate a PSEUDOMONAS.
eventuale insufficienza respiratoria.
la alterazione del canale cloro genera un incremento delle sue concentrazioni nella cellula
attirando, per gradiente ionico, sodio nella cellula stessa, INCREMENTA QUINDI IN
MODO CONSIDEREVOLE LA VOLEMIA DELLA CELLULA. In conseguenza a questo tipo
di disfunzione:
il muco si FORMA.
risulta PARTICOLARMENTE DENSO in quanto privo di acqua.
L'utilizzo dei fluidificanti è relativamente utile.
MANIFESTAZIONE PANCREATICA:
anche le secrezioni pancreatiche divengono molto dense e possono portare a fenomeni
quali:
stasi dell'apparato digerente.
formazione di una ostruzione.
formazione di una cisti di secreto pancreatico denso.
il pancreas stesso:
risulta danneggiato in senso cicatriziale.
risulta irrigidito e gonfio a causa della formazione di cisti.
MANIFESTAZIONE EPATICA:
si assiste ad una alterazione della SECREZIONE EPATO-BILIARE.
MANIFESTAZIONE GENITALE:
in particolare in relazione a possibili alterazioni delle vie spermatiche e quindi infertilità.
MANIFESTAZIONE A LIVELLO DELLE GHIANDOLE SUDORIPARE:
negli individui sani l'assorbimento del cloro tramite il canale in questione stimola il
riassorbimento dal secreto delle ghiandole sudoripare di sodio per gradiente ionico. nel
bambino fibrocistico il sudore si presenta molto salato:
• a livello delle ghiandole sudoripare non è possibile, per mancanza del canale cloro,
l'ingresso di cloro nella cellula.
• Il sodio, non essendo più attratto dal gradiente elettrico, NON PENETRA NELLA
CELLULA e permane nel secreto che si arricchisce di sale.
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare: meccanismi di trasporto e loro disfunzioni
GLICOSURIA RENALE:
la glicosuria è un sintomo caratteristico del DIABETE, soprattutto nel suo stadio avanzato
quando le concentrazioni ematiche di glucosio sono tali che il glucosio in eccesso escreto
nel tubulo non viene riassorbito; tale evenienza:
• si manifesta sporadicamente e non in tutti i soggetti se le concentrazioni superano i
180mg/dl.
• Si manifesta in tutti i soggetti in modo significativo se le concentrazioni superano i
300mg/dl.
Per quanto riguarda DIFETTI DI NATURA CONGENITA ESISTONO DIFETTI GENETICI
LEGATI AL RIASSORBIMENTO DEL GLUCOSIO DAL TUBULO che interessa il
RECETTORE ALLA FLORIZINA che lo riassorbe dal tubulo.
CISTINURIA E MALASSORBIMENTO INTESTINALE DI CISTEINA:
si tratta di una patologia rara legata AL DIFETTO DI MECCANISMI DI RECLUTAMENTO
DEGLI AMMINOACIDI:
• DAL LUME INTESTINALE.
• DAL LUME DEL TUBULO RENALE.
Spesso queste patologie sono associate a deficit di assorbimento di altri amminoacidi
quali LISINA, ORNITINA E ARGININA: si tratta di un fatto interessante in quanto sottolinea
come l'assorbimento intestinale sia affidato a diversi sistemi di trasporto alcuni dei quali
COMUNI AD A PIÙ AMMINOACIDI altri SPECIFICI PER UN SINGOLO AMMINOACIDO.
MALATTIA DI HARTNUP:
si tratta di una malattia rara, ma più frequente delle due precedenti: in questo caso il
malassorbimento riguarda unicamente il TRIPTOFANO. Il triptofano è essenziale per la
produzione di coenzimi quali:
NAD.
NADP.
E presenta quindi la medesima sintomatologia di UNA AVITAMINOSI DA VITAMINA PP,
fondamentale per la sintesi di questo tipo di coenzimi, o ACIDO NICOTINICO, la malattia
detta PELLAGRA. La sintomatologia è la seguente:
dermatite.
diarrea.
demenza.
NAD e NADP sono infatti coenzimi fondamentali per la ENERGIZZAZIONE CELLULARE.
Il fabbisogno di vitamina PP è di circa 20mg al giorno e viene generalmente, per una dieta
normale, ampiamente superato.
DIFETTI DEI MECCANISMI TRASPORTO DI MEMBRANA INDOTTI DA
FARMACI:
È POSSIBILE INIBIRE FARMACOLOGICAMENTE I MECCANISMI DI TRASPORTO
CELLULARE, nello specifico ricordiamo che clinicamente si possono indurre:
INIBIZIONE DELLA POMPA SODIO IDROGENO della mucosa gastrica mediante
l'uso dell'OMOPRAZOLO, farmaco ANTIACIDO estremamente utile:
agisce in modo superspecifico.
blocca il trasporto di ioni idrogeno nel lume gastrico.
molto facile da dosare.
2
ha cambiato la vita a chi soffre di patologie legate alla IPERACIDIÀ GASTRICA .
2 ha consentito di abbattere i rischi di ulcera gastroduodenale che avevano una percentuale di mortalità del 5-10%.
Viene utilizzato anche nella terapia CONTRO L'HELICOBACTER PYLORI.
3
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare: meccanismi di trasporto e loro disfunzioni
3 i pomodori rossi contengono una grande quantità di istamina di conseguenza stimolano la secrezione gastrica. I
pomodori verdi sono invece meno dannosi a riguardo.
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare: meccanismi di trasporto e loro disfunzioni
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare: meccanismi di trasporto e loro disfunzioni
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 4: alterazione dei processi di energizzazione
cellulare
1 ADENOMA DELLA TIROIDE: si tratta di una cosa non rara, si tratta di un nodulo iperfuznionate della tiroide che
porta a scompenso cardiaco in quanto da questo incremento della attività.
1
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 4: alterazione dei processi di energizzazione
cellulare
2 Molto spesso i tumori sfruttano un METABOLISMO FERMENTANTE: l'utilizzao dell'arsenico può essere utile in
questo senso in quanto favorisce le cellule a metabolismo ossidativo.
3 Si parla nello specifico di EREDITÀ CITOPLASMATICA legata unicamente quindi a geni non nucleari, quindi
mitocondriali. Questo tipo di patologie presenta:
• modalità di trasmissione particolare: si trasmette unicamente da madre a figlio in quanto il gamete maschile è
privo di MITOCONDI.
• Gravità fenotipica estremamente variabile: nel momento in cui solo una parte dei mitocondi, come avviene
nella stragrande maggioranza dei casi delle patologie silenti, presenti tale mutazione, la gravità dipende dal
numero dei mitocondri malati che segrega nella meiosi.
Ricordiamo che il DNA mitocondriale presenta unicamente 37 geni in 15000 nucleotidi.
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 4: alterazione dei processi di energizzazione
cellulare
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 4: alterazione dei processi di energizzazione
cellulare
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 4: alterazione dei processi di energizzazione
cellulare
angioplastica o una operazione al cuore che, come noto, presenta una certa
mortalità.
AUMENTO DEGLI ENZIMI CARDIACI, molto significativo invece, nello specifico si
dosano generalmente:
AUMENTO DELLA CPK creatin fosfo chinasi in particolare la CPK MB specifica
del cuore.
AUMENTO DELLA TROPONINA I: un tempo veniva utilizzata anche la troponina
T, oggi l'enzima maggiormente dosato è questo.
INTERPRETAZIONE DEI LIVELLI DI MARKER CARDIACI:
gli enzimi cardiaci non sono presenti nel sangue a seguito di una manifestazione
anginosa, i loro livelli presentano infatti:
• una variazione TEMPORALE A CAMPANA.
• possono non essere presenti in TEMPI CORONARICI: possono cioè non
incrementare nel TEMPO CHE INTERCORRE TRA UNA SINTOMATOLOGIA
DOLOROSA E IL TEMPO DI OSSERVAZIONE o DI PRELIEVO (tempo coronarico),
quantomeno non sempre; risulta quindi importare valutare nella diagnosi il tempo
trascorso tra la manifestazione e l'intervento clinico.
ENZIMI CARDIACI VALUTATI A LIVELLO CLINICO SONO FONDAMENTALMENTE:
• mioglobina.
• CPK.
• CPK-MB.
• TROPONINA T e I.
questi enzimi presentano una tempistica
differente:
LA TROPONINA:
risulta molto bassa fino a 4-6 ore
dall'evento.
comincia ad alzarsi nettamente
dalle 4 alle 8 ore.
Alle 14 ore dall'evento raggiunge i
9ng/ml.
LA CPK rilasciata da diversi organi
oltre che dal cuore, non è un indice
affidabilissimo:
cresce in modo abbastanza deciso
fino alle 10 ore fino a 500mU/ml.
cala dalle 10 ore in poi.
LA CPK-MB componente specifica del cuore, molto meno innalzata, ma
decisamente più indicativa rispetto all'infarto del miocardio:
sale in maniera abbastanza regolare inizialmente.
dalle 10 ore raggiunge il suo picco di 20mU/ml.
Cala dalle 10 ore dall'evento in poi.
LA MIOGLOBINA sale molto rapidamente, ha un picco estremamente elevato dopo
due ore dal danno necrotico. Anche in questo caso si tratta di un INDICATORE
ASPECIFICO, la mioglobina incrementa infatti anche in caso di:
attività fisica, soprattutto la corsa.
iniezione intramuscolare di qualsiasi tipo.
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 4: alterazione dei processi di energizzazione
cellulare
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 4: alterazione dei processi di energizzazione
cellulare
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 4: alterazione dei processi di energizzazione
cellulare
■ rene.
permane una perfusione cardiaca, encefalica e polmonare.
La riperfusione dell'organismo può portare negli organi privati di sangue ad un
incremento del danno necrotico.
RIPERFUSIONE DI ORGANI TRAPIANTATI può avvenire nel momento in cui vi sia
stata una conservazione non idonea o troppo lunga.
RIPERFUSIONE DI AUTOTRAPIANTI come il riattaccare un braccio o un dito,
l'effetto dipende sempre e comunque dal tempo trascorso.
RIPERFUSIONE DOPO CONGELAMENTO.
RIPERFUSIONE DI ARTI CON BY-PASS REALIZZATO TARDIVAMENTE.
SINDROME DA SCHIACCIAMENTO: la riperfusione di un arto per eliminazione
dell'ostacolo fisico alla circolazione può portare ad un incremento del danno
necrotico.
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 4: alterazione dei processi di energizzazione
cellulare
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 5: malattie del metabolismo cellulare
1
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 5: malattie del metabolismo cellulare
GALATTOSEMIA CONGENITA:
si tratta di una malattia dell'infanzia relativamente rara e caratterizzata dalla incapacità di
degradare e metabolizzare il galattosio per mancanza della GALATTOSIO 1-P URIDIL
TRANSFERASI, ENZIMA FONDAMENTALE A CONVERTIRE IL GALATTOSIO IN
GLUCOSIO. La frequenza è piuttosto bassa, circa 1/600.000 pazienti.
POSSIBILI CONSEGUENZE:
le possibili conseguenze della mancata attività di questo enzima sono fondamentalmente:
1. si accumula il GALATTOSIO 1-P NEI TESSUTI: questo composte presenta una
azione TOSSICA che si manifesta in particolare a livello GASTROENTERICO
come:
1. VOMITO.
2. DIARREA.
3. INAPPETENZA.
Tali sintomi appaiono immediatamente con la prima poppata e la patologia risulta
facilmente riscontrabile.
2. incremento della GALATTOSEMIA dopo l'assunzione di latte.
3. CALO DELLA LIBERAZIONE EPATICA DI GLUCOSIO, l'organismo presenta un
metabolismo funzionante infatti e dopo la introduzione di lattosio assistiamo a:
1. IPERGALATTOSEMIA che significa presenza di nutrienti nel plasma, ma
nutrienti che non possono essere utilizzati.
2. Inibizione della LIBERAZIONE DI GLUCOSIO A LIVELLO EPATICO.
3. CRISI IPOGLICEMICA che può portare a CONVULSIONI.
4. ATTIVITÀ ALDOSO-REDUTTASICA nel CRISTALLINO che può portare alla
CATARATTA: il galattosio nel cristallino, ad opera della ALDOSO REDUTTASI,
enzima NADH dipendente, si trasforma in GALATTITOLO che precipita nel
cristallino e provoca OPACIZZAZIONE dello stesso.
ALTERAZIONI DEL METABOLISMO DEI CARBIODRATI NELL'ADULTO:
patologia molto più frequente della precedente, interessa anche il 10% della popolazione.
Molto spesso anche nell'adulto si manifestano intolleranze al lattosio legate generalmente
dal punto di vista enzimatico alla mancanza di LATTASI enzima dell'orletto a spazzola
degli enterociti che scinde il lattosio in:
glucosio.
galattosio.
E IMPEDISCE L'ASSORBIMENTO DEL DISACCARIDE. il mancato assorbimento di
galattosio:
provoca un incremento della pressione osmotica.
Provoca la attivazione di processi di fermentazione legati alla attività della flora
batterica intestinale.
Provoca un calo del pH intestinale.
il calo del pH è il principale responsabile della sintomatologia in quanto da vita ad UNA
ATTIVITÀ IRRITATIVA DELLA MUCOSA E ALL'INCREMENTO DELLA MOTILITÀ
INTESTINALE che si manifesta come diarrea generalmente. L'effetto dipende,
naturalmente, dalla quantità di latte assunto dal paziente.
TESAURISMOSI LISOSOMIALI:
si tratta di difetti della funzione di degradazione lisosomiale generalmente a trasmissione
AUTOSOMICA RECESSIVA.
GLI ENZIMI LISOSOMIALI:
si tratta di IDROLASI ACIDE prodotte dal reticolo endoplasmico che vanno spesso
2
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 5: malattie del metabolismo cellulare
3
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 5: malattie del metabolismo cellulare
IPOGLICEMIA A DIGIUNO.
Il glicogeno non viene degradato e di conseguenza non viene fornito
glucosio a livello ematico.
SFINGOLIPIDOSI relative agli sfingolipidi, si tratta di GLICOLIPIDI O
FOSFOLIPIDI. Nello specifico riconosciamo:
MALATTIA DI GAUCHER:
■ deficienza di glucocerebrosidasi.
■ Accumulo macrofagico di lipidi che porta ad EPATOSPLENOMEGALIA.
MALATTIA DI NIEMANN PICK:
■ deficienza di sfingomielinasi.
■ Accumulo macrofagico di lipidi che porta ad EPATOSPLENOMEGALIA.
MALATTIA DI TAY SACHS:
■ deficienza della gangliosidasi.
■ si manifesta con ritardi mentali significativi legati alla mancata attività di tale
enzima.
TESAURISMOSI DI TRIGLICERIDI si ricorda in particolare la malattia di Wolfaman,
estremamente rara. In presenza di tali disfunzioni si assiste ad una steatosi epatica
primitiva, non legata cioè a fattori secondari ma direttamente ad una incapacità di
smaltire i lipidi in questione3.
MUCOLIPIDOSI: difetti di smaltimento di LIPOPROTEINE per cui si possono
registrare depositi a livello:
del SISTEMA NERVOSO CENTRALE.
del FEGATO.
MUCOPOLISACCAROSI si tratta di alterazioni dello smaltimento di complessi
GLICOPROTEICI. Un tipico esempio sono i GLICOSAMINOGLICANI,si parla di:
MALATTI ADI HURLER:
■ deficit della ialuronidasi.
■ accumulo nella matrice extracellulare di tali componenti, possono essere
interessati cornea, sottocute, articolazioni e ossa.
MALATTIA DI SANFILIPPO dove le alterazioni interessano diversi enzimi ma la
cui sintomatologia risulta riconducibile ad un quadro patologico comune
associato a disfunzioni del SNC.
Nel complesso si assiste a:
ritardo mentale.
idrocefalo comunicante.
mal di testa.
compressione del midollo spinale.
patologie oculari:
■ patologie della retina.
■ glaucoma.
che possono eventualmente portare alla cecità.
a livello di NEUROIMAGING si riconosce la presenza di UN INGROSSAMENTO
DELLE MENINGI legato ALL'ACCUMULO DI MUCOPOLISACCARDI tale per cui
l'encefalo risulta distaccato dalla superficie interna della calotta cranica.
3 da non confondere con le steatosi epatica secondaria: si tratta di patologie da accumulo legate spesso ad
iperlipidemia familiare.
4
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 6: la senescenza
LA SENESCENZA:
Il passaggio dalla giovinezza all'età adulta è caratterizzato dalla SOSTITUZIONE DI
STRUTTURE CELLULARI CON STRUTTURE CICATRIZIALI CONNETTIVALI.
I fattori che possono giustificare tale radicale cambiamento delle strutture del nostro corpo
sono fondamentalmente due:
1. UNA VERA E PROPRIA LESIONE CELLULARE operata in maniera generalizzata
da FATTORI DI PEROSSIDAZIONE, tra questi fattori di perossidazione ricordiamo
sicuramente il fattore AGE o advanced glycosilation end products, ma anche molti
altri: la stessa catena respiratoria con la sua attività PRODUCE RADICALI LIBERI
DELL'OSSIGENO in particolare l'anione superossido. Ci difendono da questo tipo
di insulti:
1. antiossidanti vitaminici quali la vitamina E, la vitamina C e altre vitamine.
2. il sistema del glutatione, fondamentale per ridurre, come accennato, il danno
cellulare diretto che è estremamente pericoloso.
3. Le xantine soprattutto derivate dal caffè.
4. il sistema bilirubina-biliverdina.
5. La catalasi.
6. Le HSP che modificano le strutture proteiche facendo in modo che queste
mantengano la loro conformazione normale.
Il danno cellulare si manifesta molto spesso con la produzione di LIPOFUXINE: si
tratta di pigmenti giallastri derivati dalla perossidazione dei lipidi e osservabili in
alcune cellule.
2. NORMALE RIDUZIONE DELLA PROLIFERAZIONE CELLULARE legata all'età,
tale fattore risulta associato:
1. al gene CLK o CLOCK che determina con la sua attivazione un rallentamento
della moltiplicazione cellulare.
2. un gene che codifica per una ELICASI: si tratta di un enzima che normalmente
srotola il DNA favorendone la riparazione. Una alterazione di questo enzima si
verifica nella SINDROME DI WERNER che si manifesta in un
INVECCHIAMENTO PRECOCE.
3. Nella ATASSIA TELENGECTASIA si riscontrano:
1. ATASSIA cioè la mancanza di coordinazione dei movimenti.
2. TELEANGECTASIA cioè la comparsa di angiomi cutanei e cerebrali.
Dal punto di vista molecolare in questa patologia abbiamo una disfunzione di
ATM: si tratta di un gene SENSORE DEL DANNO GENOMICO che, nel
momento in cui sia presente una alterazione del DNA, è in grado di riconoscerla
e di stimolarne la riparazione.
4. TELOMERASI: si tratta di un enzima che FABBRICA I TELOMERI DEI
CROMOSOMI, come noto la lunghezza del telomero condiziona in modo
MOLTO STRETTO LA CAPACITÀ PROLIFERATIVA DELLA CELLULA.
LA TELOMERASI:
ad ogni ciclo di replicazione del DNA degli enzimi ad RNA e DNA DIPENDENTI producono
dei PRIMERS in direzione 5' → 3' di RNA che vengono poi allungati da ENZIMI DNA
DIPENDENTI che replicano il materiale in questione: alla estremità del cromosoma,
chiaramente, una piccola parte del materiale genetico non può essere trascritta e viene
semplicemente perduta. La parte terminale del cromosoma viene detta TELOMERO e di
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Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 6: la senescenza
fatto:
• ad ogni ciclo cellulare viene accorciata.
• Non codifica per alcuna proteina.
• È costituita di sequenze di guanina e timina principalmente.
• Ha la funzione fondamentale di:
◦ impedire che diversi cromosomi si associno tra loro tramite le estremità.
◦ Impedire che venga perso parte del genoma codificante.
LA TELOMERASI è un enzima CHE ALLUNGA I TELOMERI facendo in modo quindi che
anche nel momento in cui la cellula si replichi in modo molto rapido, non vi sia perdita di
materiale genetico. Nello specifico possiamo dire che la telomerasi risulta:
• particolarmente attiva nelle cellule EMBRIONALI.
• Molto attiva ma meno del caso precedente nelle cellule STAMINALI.
• Inattiva fondamentalmente nelle cellule ADULTE.
L'ALLUNGAMENTO DEL TELOMERO:
il processo procede in questo modo:
• una proteina associata a qualche migliaio di basi di RNA, nello specifico si tratta di
una seguenza di AGGGTT si associa al primer terminale formato alla estremità del
cromosoma.
• La TELOMERASI, che agisce come una trascrittasi inversa, TRASCRIVE IL
MESSAGGIO IN FORMA DI RNA IN DNA allungando il cromosoma di qualche
migliaio di basi.
In questo modo il cromosoma viene allungato e il telomero mantenuto. La TELOMERASI
UMANA prende il nome di hTERT.
2
Giordano Perin; patologia generale: patologia cellulare 6: la senescenza
LA DOMINANZA NEGATIVA:
La proteina p53 è UN TETRAMERO proteico prodotto dai due alleli caratterizzati da un
fenomeno detto di DOMINANZA NEGATIVA: se anche solo una delle subunità risulta
alterata, il prodotto di questo singolo gene mutato fa si che LA MOLECOLA INTERA NON
POSSA ASSEMBLARSI.
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
caratteristiche adatte, in una certa quantità nota Q, tale sostanza viene distribuita
uniformemente nel volume che si intende determinare che verrà, sulla base della
diluizione di Q, valutato. Nello specifico possiamo dire che IL VOLUME CERCATO È
DETERMINATO DAL RAPPORTO TRA LA QUANTITÀ Q E LA SUA CONCENTRAZIONE
C:
Q
V=
C
La misurazione di C deve essere eseguita naturalmente nel momento in cui l'indicatore si
sia distribuito in modo uniforme valutando, quando noto, quanto di questo indicatore possa
essere andato perduto. Un buon indicatore deve:
distribuirsi rapidamente nel volume che si intende valutare.
permanere nel comparto sotto esame.
non deve essere ESCRETO o METABOLIZZATO.
non deve essere tossico.
deve essere facile da misurare.
la misurazione viene eseguita generalmente con prelievo di plasma.
È importante sottolineare il fatto che, per le loro caratteristiche, ALCUNI
COMPARTIMENTI NON POSSONO ESSERE MISURATI, MA SOLO CALCOLATI a
partire da altri misurati in precedenza.
VALUTAZIONE DEL VOLUME TOTALE:
si cerca un indicatore che oltrepassi la barriera endoteliale e quella cellulare, si utilizzano
quindi:
acqua marcata con duterio (acqua pesante).
Acqua marcata con trizio (acqua triziata).
Antipirina.
la distribuzione avviene generalmente in due ore, eseguendo un prelievo dopo questo
periodo di tempo, è possibile calcolare il VOLUME TOTALE
VALUTAZIONE DEL VOLUME EXTRACELLULARE:
si utilizza un indicatore che non oltrepassa la membrana plasmatica, si utilizzano
generalmente ioni radioattivi come:
cloruro.
sodio.
bromuro.
Tiocianato, meno pratico nello specifico in quanto esce dal compartimento in fase di
misurazione.
VALUTAZIONE DEL VOLUME INTRACELLULARE:
non è misurabile direttamente ma risulta facilmente calcolabile come la differenza tra il
volume totale e quello extracellulare.
VALUTAZIONE DEL VOLUME PLASMASTICO:
si possono utilizzare come indicatori:
albumina con iodio marcato.
colorante come il blu Evans che si lega alle proteine plasmatiche e non penetra
nelle cellule. Il blu Evans nello specifico:
presenta una rapidità di distribuzione significativa, in circa 10 minuti si è
completamente distribuito.
Lascia il circolo con una percentuale valutata al 5% all'ora, risulta quindi
facilmente dosabile e valutabile.
Il volume del plasma risulta quindi facilmente dosabile.
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
cibi più o meno ricchi di acqua tramite cui assumiamo 250ml di acqua al giorno.
metabolismo: il metabolismo produce acqua, fino a 250ml al giorno.
IL MICROCIRCOLO:
normalmente una cellula elimina componenti invecchiate e importa componenti nuove per
poter funzionare correttamente, questo avviene proprio grazie alla attività del
MICROCIRCOLO. Dal punto di vista strutturale il microcircolo si caratterizza per la
presenza di:
dei capillari vascolari ematici caratterizzati da:
una estremità arteriosa.
una estremità venosa.
Dei capillari vascolari linfatici a fondo cieco.
Delle cellule.
Liquido intestiziale.
LE PRESSIONI COINVOLTE NELLA ATTIVITÀ DEL MICROCIRCOLO:
le pressioni coinvolte nella attività del microcircolo sono fondamentalmente:
PRESSIONE IDROSTATICA CAPILLARE: Il sangue arriva generalmente, almeno a
livello cutaneo, sul versante arterioso con una pressione di 32mmHg; tale pressione
va calando nel corso del capillare fino a raggiungere i 10mmHg del versante
venoso. Tende a portare soluti e solventi al di fuori del vaso.
PRESSIONE INTERSTIZIALE LINFATICA: i capillari linfatici tendono a
RIASSORBIRE I LIQUIDI PRESENTI NELL'INTERSTIZIO generando una
PRESSIONE NEGATIVA, tale pressione negativa tende a favorire l'uscita del
liquido dal vaso sanguigno.
PRESSIONE COLLOIDO OSMOTICA DEL SANGUE: a livello ematico sono
presenti delle proteine la cui concentrazione non varia nel corso del capillare,
quantomeno non in modo sensibile, e che presentano una VALUTABILE IN CIRCA
25mmHg. Tale pressione stimola l'ingresso di liquido nel capillare.
PRESSIONE ONCOTICA INTERSTIZIALE: pressione oncotica associata alla
produzione di proteine da parte delle cellule presenti nell'interstizio. Tende a portare
liquido verso il capillare.
VARIAZIONE DELLE PRESSIONI NEL CORSO DEL MICROCIRCOLO:
l'unica delle quattro pressioni coinvolte nella attività del microcircolo a variare
sensibilmente è quella IDROSTATICA:
INIZIALMENTE l'azione della pressione idrostatica capillare, nettamente superiore
a quella tissutale, tende a spingere il liquido fuori dal capillare.
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
EQUILIBRIO
Filtrazione
=
filtrazione assorbimento assorbimento
85
15
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
La gran parte della linfa viene drenata tramite il dotto toracico, parte della stessa fa capo
invece al dotto linfatico di destra che si getta nella giunzione giugulosucclavia di destra.
LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL VASO:
la pressione idrostatica del vaso è molto differente a seconda del diverso microcircolo
preso in considerazione, nello specifico ricordiamo che:
a livello del GLOMERULO RENALE la pressione idrostatica è sempre superiore alla
pressione colloido osmotica: questo è fondamentale per la funzione di
FILTRAZIONE di questo microcircolo.
a livello INTESTINALE, dove sono necessari al contrario fenomeni di assorbimento,
la pressione idrostatica è SEMPRE INFERIORE a quella osmotica.
a livello POLMONARE la pressione idrostatica capillare polmonare risulta bassa,
8mmHg di media, onde proteggere gli alveoli dal rischio di EDEMA.
PARAMETRI BASE DELL'EQUILIBRIO ELETTROLITICO E LORO
CONTROLLO:
i due parametri fondamentali per il controllo dell'equilibrio elettrolitico sono:
osmolarità.
volemia.
questi due fattori risultano facilmente perturbabili e l'organismo presenta numerosi
meccanismi utili al controllo e riprestino dell'equilibrio eventualmente perduto. L'ambiente
maggiormente esposto a perturbazioni dell'equilibrio è sicuramente IL PLASMA.
CONTROLLO DELL'OSMOLARITÀ:
l'osmolarità nell'ambiente extracellulare è determinata fondamentalmente DALLE
CONCENTRAZIONI DI IONE SODIO, la natriemia sarà quindi il punto cardine dei
meccanismi di controllo in questione.
L'ORGANO VASCOLARE DELLA LAMINA TERMINALE:
NELLA REGIONE VENTRALE (o rostrale) DEL TERZO VENTRICOLO, detta lamina
terminale, TROVIAMO L'ORGANO VASCOLARE DELLA LAMINA TERMINALE: si tratta di
un gomitolo vascolare dove si assiste al contatto diretto tra sangue e cellule nervose.
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
1 Il trasporto avviene grazie alla associazione dell'ormone con la NEUROFISINA che ne consente la adesione alle
dienine, trasportatori fondamentali. La secrezione a livello dell'assone avviene grazie alla presenza di un GAP di pH.
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
L'ALDOSTERONE:
l'aldosterone, prodotto dalle cellule glomerulari della ghiandola surrenale, risulta stimolato
da diversi fattori, nello specifico:
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
dimerizzazione
Cortisolo AZIONE minuti
GRE /sterone
recettore RAPIDA
Mantiene aperti i canali al sodio.
recettore Velocizza l'azione della pompa sodio potassio ad
A
Cortisolo
N
ATP.
R
RNA
pol
/sterone
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
EFFETTO CELLULARE:
La perdita di sodio lascia l'ambiente extracellulare IPOTONICO rispetto a quello
intracellulare.
l'acqua entra per GRADIENTE OSMOLARE nella CELLULA PROVOCANDONE
UNA IPERIDRATAZIONE.
POSSIBILI CAUSE:
una condizione di questo tipo di verifica per variazioni anatomofunzionali del rene
come:
necrosi tubulare acuta con danno tubulare consistente cui consegue una forte
perdita di acqua accompagnata da molto sodio.
2
Ipoaldosteroniso causato per esempio dal morbo di ADDISON per cui cala il
riassorbimento di sodio.
ustioni estese con perdita di plasma considerevole.
il diabete mellito: nel diabete mellito di primo tipo, giovanile, insulinodipendente
■ vengono prodotti I CORPI CHETONICI: acido acetacetico, acetone e acido
beta idrossi butirrico.
■ questi acidi VENGONO ELIMINATI COME SALI DI SODIO provocando un
DECREMENTO DI SODIO generando una disidratazione di tipo ipotonico.
la sudorazione profusa solo in casi estremi e seguita ad assunzione di acqua sola,
potrebbe provocare questo tipo di situazione 3.
EFFETTO EMATICO:
EMOCONCENTRAZIONE.
AUMENTO DELL'EMATOCRITO a causa del rigonfiamento del globulo rosso.
IPONATRIEMIA legata alla perdita di sodio.
In questo caso non c'è sensazione di sete: anche gli OSMORECETTORI infatti,
risulta IDRATATI. Come disidratazione tale disfunzione interessa unicamente
l'ambiente extracellulare.
IPERTONICHE: disidratazioni che provocano una perdita DI ACQUA
ACCOMPAGNATA PERDITA RIDOTTA DI SODIO, si parla di WATER LOSS.
EFFETTO CELLULARE:
L'ambiente extracellulare DIVIENE IPERTONICO.
L'acqua esce dalle cellule PORTANDO AL RAGGRINZIMENTO della cellula
stessa. Se le perdite sono:
■ di piccola entità la perdita di liquido cellulare può esser sufficiente a
bilanciare la disidratazione e si assiste a sofferenza cellulare.
■ Di grossa entità la perdita di acqua cellulare non è sufficiente a garantire il
reintegro.
Le cellule che prime soffrono della disidratazione cellulare sono le cellule
nervose.
POSSIBILI CAUSE:
Le cause di una disidratazione ipertonica possono essere:
MANCATO REINTEGRO DELLE CORRETTE DOSI DI LIQUIDI soprattutto per
soggetti che necessitano di assistenza come NEONATI E ANZIANI 4.
INCREMENTO DEL FABBISOGNO DI LIQUIDO, un esempio caratteristico è
2 Si tratta di una insufficienza corticosurrenalica cronica per cui si ha la perdita della funzione corticale surrenale.
3 Sappiamo che generalmente l'attività delle ghiandole sudoripare è sensibile, tramite aldosterone e angiotensina e
ADH, alla osmolarità del plasma.
4 una delle prime preoccupazioni nel neonato chep erde de VCE per esempio vomitando, è la IDRATAZIONE.
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
IPERIDRATAZIONI:
eccesso di ritenzione di liquido accompagnato o meno dalla assunzione di sodio, anche in
questo caso si distinguono in:
IPOTONICHE si verificano per assunzione eccessiva di ACQUA, in questo caso la
FUNZIONALITÀ RENALE, cessata la causa, ELIMINA L'ACQUA IN ECCESSO.
EFFETTO CELLULARE:
il problema sorge quindi nel momento in cui l'acqua in eccesso non viene eliminata:
l'ambiente extracellulare diviene ipotonico.
l'acqua passa nella cellula e il passaggio potrebbe essere TANTO
SIGNIFICATIVO DA PORTARE AD EDEMA INTRACELLULARE.
Si accompagna spesso ad aumento di peso.
EFFETTO EMATICO:
EMODILUIZIONE.
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
IPONATRIEMIA
EFFETTO SISTEMICO:
danno diffuso alle cellule dell'organismo con insufficienze di vari organi.
disfunzione renale.
Questa patologia interessa tutti i compartimenti vascolari.
IPERTONICHE si verificano nel momento in cui si assumano liquidi a livello salino
superiore alla norma.
POSSIBILI CAUSE:
bere acqua di mare.
iniezione di farmaci eseguita in modo errato.
iperaldosteronismo.
EFFETTO CELLULARE:
l'ambiente ematico diviene IPERTONICO.
la cellula RAGGRINZISCE E SI DISIDRATA.
la cellula entra in una fase di sofferenza da disidratazione, i fenomeni neurologici
conseguenti sono, come accennato in precedenza, molto gravi.
EFFETTO EMATICO si traduce in una emodiluizione notevole.
In questo caso, essendo la cellula di fatto DISIDRATATA il paziente SOFFRE UNA
SENSAZIONE SI ETE NOTEVOLE.
ISOTONICHE cioè assunzione di liquidi a concentrazione salina normale, nello
specifico possiamo dire che fondamentalmente tale alterazione non provoca
problemi a livello cellulare.
EFFETTO SISTEMICO:
INCREMENTO DELLA PRESSIONE.
EVENTUALE FORMAZIONE DI EDEMI.
L'EDEMA:
si tratta di un incremento patologico del liquido nel compartimento INTERSTIZIALE, e si
parla di edema interstiziale, o CELLULARE, e si parla di edema cellulare.
Con il termine generico di edema si intende indicare nella pratica L'EDEMA
INTERSTIZIALE. In linea generale ricordiamo però che il rigonfiamento della struttura
cellulare risulta molto grave e pericoloso e avviene per almeno due possibili cause:
iperidratatzione ipotonica marcata, come sottolineato in precedenza.
Ipossia, condizione di assenza di ossigeno per cui si assiste a:
calo dell'ATP.
calo della attività delle pompe ioniche.
modifica della osmolarità intracellulare.
incremento del volume intracellulare.
IL MICROCIRCOLO:
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
Le tre forze che regolano la attività del microcircolo sono fondamentali per il corretto
funzionamento del sistema cardiovascolare nel suo complesso e la alterazioni di una o più
forze, possono provocare una alterazione della fisiologica situazione di equilibrio.
L'accumulo interstiziale di liquido può essere fondamentalmente distinto in due grandi
categorie:
IL TRASUDATO che deriva dalla modifica di una o più forze che operano a livello
del microcircolo senza che sia alterata la parete endoteliale: risulta privo, ad
eccezione come vedremo del liquido ascintico, di proteine.
L'ESSUDATO deriva invece dalla alterazione della barriera endoteliale e si
caratterizza quindi per la presenza di PROTEINE. Consegue generalmente da uno
stato infiammatorio.
POSSIBILI CAUSE DI ALTERAZIONE:
le possibili alterazioni delle forze di regolazione del microcircolo possono essere:
ALTERAZIONE DELLA PRESSIONE IDROSTATICA che aumenta, nello specifico e
porta ad un incremento della pressione in uscita. Si può avere in caso di:
incremento delle concentrazioni di acqua e sodio.
compressione proveniente dall'esterno cui consegue un incremento pressione
arteriosa.
ALTERAZIONI DELLA ATTIVITÀ DEL SIMPATICO che provocano
vasodilatazione arteriolare incrementando la pressione capillare; cause possibili
possono essere:
■ farmaci.
■ Disfunzioni patologiche del sistema simpatico.
Blocco del deflusso venoso con incremento della pressione a monte.
ALTERAZIONI DELLA PRESSIONE COLLOIDO OSMOTICA che si verifica
tipicamente in caso di:
patologie a carico del FEGATO.
PERDITA tramite il RENE DI ALBUMINA.
ustioni estese che, provocando massicce perdite di plasma, portano ad un calo
della albuminemia.
ALTERAZIONE DELLA PRESSIONE NEGATIVA LINFATICA: la compromissione
della attività linfatica blocca il riassorbimento del 15% di liquidi che trasuda dai
capillari. I vasi linfatici possono essere nello specifico:
occlusi.
malfunzionanti.
asportati.
a seconda dei diversi casi.
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
+ - Alterazione colloido
EQUILIBRIO osmotica, nello
Filtrazione specifico:
= Patologie del fegato.
filtrazione assorbimento assorbimento Perdita tramite il rene.
Ustioni estese.
85 Alterazione
riassorbimento
15 linfatico:
Occlusione.
Malfunzionamento.
asportazione.
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
con il termine edema locale si definisce un edema localizzato ad una regione molto
limitata, un edema distrettuale è un edema di entità maggiore associato a specifici distretti
dell'organismo come per esempio quello polmonare. Sotto questo nome rientra una vasta
quantità di fenomeni edemici differenti.
EDEMA DA STASI VENOSA:
fondamentalmente risulta bloccato il deflusso di sangue attraverso la vena occlusa e si
verifica quella che viene definita una IPEREMIA PASSIVA. Una causa caratteristica è la
trombosi venosa profonda della gamba inferiore. Si manifesta in due fasi distinte.
PRIMA FASE:
INCREMENTA LA PRESSIONE IDROSTATICA su tutta la struttura capillare, avremo
quindi:
incremento della pressione idraulica in uscita.
trasudato di liquido a livello interstiziale.
senza che si abbiano alterazioni delle strutture endoteliali.
SECONDA FASE:
se la situazione di stasi perdura nel tempo:
il sangue ristagna.
cala il flusso di ossigeno.
le cellule endoteliali entrano in fase di sofferenza.
La sofferenza ed eventualmente la morte cellulare endoteliale porta ad una
ALTERAZIONE DELLA PERMEABILITÀ e alla FORMAZIONE DI UN ESSUDATO
PATOLOGICO.
EDEMA LINFATICO:
un edema di tipo linfatico può essere definito sia locale sia distrettuale; sappiamo che i
vasi linfatici sono fondamentali per garantire il deflusso di liquidi dall'interstizio e che in
diverse situazioni la loro funzione può venire meno:
FILARIASI O ELEFANTIASI, si tratta di una parassitosi causata da un ematode
detto wuchereria bancrofti che, iniettato tramite un vettore, va a localizzarsi a livello
dei vasi linfatici INGUINALI dove:
MATURA E PROLIFERA FINO A SCATENARE UNA RISPOSTA
INFIAMMATORIA.
forma una INFANGITE.
bloccando il vaso linfatico, generalmente questo blocco si traduce in un edema a
livello degli arti inferiori e delle regioni genitali. Nella fase tardiva della patologia,
molto pericolosa, si assiste a:
rigonfiamento notevole a livello degli arti e dei genitali.
cheratosi a livello cutaneo con deposito di collagene.
incremento dello spessore della cute e suo indurimento fino a generare delle
deformazioni notevoli dell'arto.
ASPORTAZIONE DEI VASI LINFATICI: si tratta di una condizione frequente per
esempio nella rimozione del carcinoma mammario. Tale rimozione può portare alla
genesi di un EDEMA ALL'ARTO CORRISPONDENTE fino ad ispessimenti della
cute che assume l'aspetto detto a buccia d'arancia.
RIDOTTA ATTIVITÀ MUSCOLARE: l'attività contrattile dei vasi linfatici è favorita
dalla attività muscolare che ne incrementa l'azione di pompaggio, se per qualsiasi
motivo un arto risulta bloccato, si assiste ad una ridotta attività dei vasi linfatici che
si traduce in un edema più o meno marcato.
ALTERAZIONI CONGENITE che interessano soprattutto i vasi linfatici degli arti
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
inferiori.
EDEMA CEREBRALE:
si tratta di un caratteristico edema locale la cui estrema gravità è legata al fatto che il
tessuto cerebrale si colloca in un contenitore rigido, la scatola cranica, e di conseguenza
non può espandersi: molto spesso i danni mediati dalla compressione tissutale sono molto
più gravi di quelli provocati dall'edema cerebrale. Distinguiamo tre tipi di edema cerebrale:
EDEMA VASOGENICO che colpisce direttamente i vasi cerebrali e si associa a
patologie a componente infiammatoria che provocano:
un incremento della permeabilità.
la formazione di un essudato.
questo finisce per interessare prevalentemente la SOSTANZA BIANCA che,
rigonfia, COMPRIME LA SOSTANZA GRIGIA.
EDEMA CITOTOSSICO che interessa prevalentemente la sostanza grigia fino a
generare un EDEMA CELLULARE, questo si verifica generalmente in caso di:
ipossia: in questo caso il danno tissutale interessa non solo le cellule nervose
ma anche l'endotelio vasale e le situazioni citotossica e vasogenica si
sovrappongono tra loro.
iperidratazione ipotonica che porta ad edema cellulare.
IDROCEFALO condizione per cui aumenta in volume il liquido cerebrospinale
contenuto nelle cavità ventricolari. Il liquido cerebrospinale, prodotto a livello dei
plessi corioidei, lascia lo spazio ventricolare attraverso e forami di Magendie e
Luska per passare quindi a livello dello spazio araconideo ed essere drenato dai
seni venosi. La comparsa di questo fenomeno edemico può essere legata quindi a:
eccessiva produzione di liquido cerebrospinale a livello dei plessi corioidei.
occlusione delle vie di deflusso, sia a livello dei seni venosi che dello spazio
meningeo.
in queste specifiche situazioni incrementa il volume di liquido nelle strutture
ventricolari fino a trasudare nel tessuto circostante.
EDEMA POLMONARE:
si tratta di un edema distrettuale estremamente grave. Il tessuto polmonare presenta delle
caratteristiche peculiari per cui risulta particolarmente sensibile a dati insulti:
una pressione media molto bassa, circa 8mmHg.
una particolare attività dei vasi linfatici che a livello del polmone è molto elevata: in
caso di necessità può generare una pressione negativa di 24-30mmHg.
le cellule della membrana respiratoria si riforniscono di ossigeno direttamente
dall'aria di conseguenza sono meno sensibili a danni di natura ipossiemica.
la superficie alveolare è ricca di surfactante che, come noto, ha una duplice
funzione:
riduce la tensione superficiale.
impedisce il passaggio di liquido dall'interstizio agli alveoli.
Liquido trasudato dalle strutture vasali in situazioni normali viene drenato dai capillari
linfatici. Nel complesso le cause di edema polmonare possono essere fondamentalmente
due:
EDEMA MECCANICO O EMODINAMICO caratterizzato da un incremento della
pressione idrostatica nei capillari; nel complesso il processo si svolge in tre fasi.
PRIMA FASE:
il trasudato supera in volume le capacità di drenaggio dei vasi linfatici.
il trasudato in eccesso si accumula in alcuni spazi naturalmente presenti a livello
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
alveolare:
■ nei rami delle vie bronchiali.
■ nei vasi limitrofi.
saturati tali compartimenti il liquido si accumula nello spazio interstiziale fino a
saturarlo.
saturato questo ultimo contenitore, il liquido trasuda a livello ALVEOLARE.
SECONDA FASE:
la presenza di liquido nell'alveolo genera seri problemi di OSSIGENAZIONE DELLE
CELLULE DELLA MEMBRANA RESPIRATORIA per cui incrementa LA
PERMEABILITÀ DELL'ENDOTELIO fino a provocare eventualmente il
PASSAGGIO ANCHE DI PROTEINE E GLOBULI ROSSI:
inizialmente unicamente nello spazio interstiziale.
con il tempo, molto rapidamente, anche a livello alveolare.
AGGRAVANDO LA SITUAZIONE INIZIALE. Ricordiamo inoltre che il paziente
spesso si spaventa e l'incremento della attività simpatica provoca una forte
vasocostrizione periferica che genera un INCREMENTO DEL FLUSSO DI
SANGUE AL CUORE DESTRO che peggiora la situazione.
A questo punto IN ASSENZA DI UN INTERVENTO ESTERNO IL PAZIENTE
MUORE nell'arco di qualche minuto a causa del blocco della attività respiratoria ed
emette generalmente un liquido schiumoso, per la presenza del surfactante, rosato
dalla bocca.
Nella realtà dei fatti l'evento può anche verificarsi lentamente nel tempo e i vasi
linfatici potrebbero essere capaci di instaurare un nuovo equilibrio con il liquido
trasudato, in questo caso:
l'edema permane a livello dell'interstizio.
tale accumulo stimola la attivazione di FIBROBLASTI.
si forma un deposito fibroso connettivale.
si assiste a fibrosi polmonare con riduzione della compliance polmonare.
CAUSE DI INCREMENTO DELLA PRESSIONE CAPILLARE POLMONARE
possono essere molto differenti, generalmente ricordiamo:
INSUFFICIENZA VENTRICOLARE SINISTRA che può essere legata a varie
cause:
■ incremento del volume ematico ventricolare come nella insufficienza aortica
per cui durante la sistole le cavità ventricolari non si svuotano
completamente.
■ incremento della pressione ventricolare legato per esempio a STENOSI
DELLA VALVOLA AORTICA.
■ problemi legati alla attività del MIOCARDIO come:
ISCHEMIA cardiaca.
MIOCARDITE.
SOSTANZE TOSSICHE.
fino alla eventuale totale compromissione della attività cardiaca.
ALTERAZIONI DEL RITMO CARDIACO quali fibrillazioni, tachiaritmie e
bradiaritmie.
STENOSI MITRALICA che rende difficoltoso lo svuotamento delle cavità atriali.
TROMBI OCCLUDENTI A LIVELLO ATRIALE che hanno il medesimo effetto.
STENOSI ALL'ORIGINE DELLE VENE POLMONARI.
TOSSICO si verifica nel momento in cui vi sia una aggressione diretta alla
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
STENOSI DELLA ARTERIA RENALE per arriva al rene una ridotta quantità di
sangue: viene stimolata la attivazione del SISTEMA RAAAS e si realizza UN
INCREMENTO DELLA RITENZIONE IDRICA che di fatto prelude la formazione di
edemi.
SINDROME NEFROSICA: nella sindrome nefrosica si assiste ad una alterazione
ultrastrutturale della membrana basale del glomerulo, questa alterazione:
se di piccola entità consente il passaggio della sola ALBUMINA nelle URINE per
cui avremo:
■ ipoalbuminemia.
■ albuminuria.
■ edema generalizzato.
■ dislipidemia per incremento della produzione di lipoproteine epatiche.
LA PERDITA DI ALBUMINA DETERMINA UN NETTO CALO DELLA
PRESSIONE OSMOTICA CAPILLARE e di conseguenza LA PERMANENZA DI
LIQUIDO NELLO SPAZIO INTERSTIZIALE in numerosi distretti dell'organismo.
Con il tempo la situazione tende a peggiorare:
■ il passaggio di liquido a livello interstiziale diviene sempre più consistente.
■ cala la volemia.
■ il calo della volemia, percepito a livello della arteriola afferente dalle cellule
JUXTAGLOMERULARI PORTA ALLA ATTIVAZIONE DEL SISTEMA RAAAS.
Nel complesso quindi si ha un incremento della ritenzione di acqua e sodio per
cui la condizione edemica diffusa incrementa in gravità:
■ vengono perse quantità enormi di ALBUMINA.
■ il VCE continua ad aumentare.
se la lesione risulta invece di grandi dimensioni la membrana glomerulare risulta
tanto compromessa da provocare la perdita di GAMMA GLOBULINE e il
paziente può andare incontro a IMPORTANTI INFEZIONI a causa del calo della
risposta immunitaria.
EDEMA CARDIOGENO:
si registra nel momento in cui IL CUORE SINISTRO
E IL CUORE DESTRO SIANO INSUFFICIENTI:
• una insufficienza del cuore sinistro comporta
una ridotta gittata ventricolare.
• si assiste ad un calo della pressione arteriosa.
• il calo della pressione arteriosa provoca la
stimolazione del centro vasomotore che
ATTIVA IL SISTEMA SIMPATICO per cui si
assiste a:
◦ vasocostrizione periferica:
▪ a livello arterioso.
▪ a livello venoso, molto pericolosa in
quanto incrementa il volume di sangue
in arrivo al cuore destro.
◦ vasocostrizione renale dove il calo della
perfusione tramite il sistema RAAAS e
direttamente incrementa la RITENZIONE
DI ACQUA E SALE.
◦ incremento della frequenza cardiaca nel
21
Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
LIQUIDO
ASCINTICO
ESOFAGEE
VARICI
SINUSOIDI A.
V. I
L I N
O PERIOMBELICALE
N T CAPUT
B T E
U MEDUASAE
E R
L R L
A L O
R O B
E B LIQUIDO
ASCINTICO EMORROIDALI
VENE VENA SOTTOLOBULARE Med + inf
CAVE EMORROIDI
ART
EPATICA
IPERTENSIONE
VENA
PORTALE
PORTA
È importante ricordare che gli eventi sopra descritti si accavallano nel tempo e spesso si
sovrappongono.
ALTRI TIPI DI EDEMA:
altri tipi di edema, abbastanza comuni, possono essere:
EDEMA DA MALNUTRIZIONE: in questo caso mancano gli alimenti necessari alla
sintesi delle proteine e ancora una volta risulta compromessa la pressione colloido
osmotica.
EDEMA IDIOPATICO si tratta di un edema che colpisce prevalentemente le donne,
di solito in periodo premestruale, con aumento di PESO. Non è nota la causa, si
pensa che l'eziologia sia legata a:
alterazione della filtrazione renale di sodio.
una leggera perdita di albumina attraverso il rene.
un più rapido catabolismo della albumina.
EDEMA GRAVIDICO: si tratta di un edema che può essere
modesto e fisiologico:
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
in una primissima fase può risolversi, una volta innescati determinati meccanismi, se non
si interviene dall'esterno, il processo avanza in modo rapido e drammatico. Se la
condizione di shock diviene eccessivamente avanzata, anche un intervento dall'esterno
risulta non risolutivo: possiamo dire che l'intervento è possibile fintanto che IL DANNO
CELLULARE NON DIVIENE IRREVERSIBILE.
Lo shock risulta divisibile dal punto di vista didattico in tre fasi che nella realtà dei fatti:
si accavallano.
possono evolvere in maniera tanto diversa che diversi organi in un dato momento
possono trovarsi in un diverso stadio.
Un tipico shock è sicuramente lo shock ipovolemico: lo shock ipovolemico si ha nel
momento in cui si assiste ad un calo della volemia molto importante. Lo shock ipovolemico
di fatto risulta nella sua evoluzione molto simile, ma non identico, a numerosi e diversi tipi
di shock.
STADIO 1: IPOTENSIONE COMPENSATA
in questa fase l'organismo tenta di ripristinare la normalità tramite il recupero di liquidi e
della pressione grazie soprattutto a:
attivazione del sistema RAAAS.
attivazione del SISTEMA SIMPATICO.
L'azione soprattutto del sistema simpatico genera una forte vasocostrizione periferica che
interessa:
cute.
muscoli.
distretto splancnico.
NEL TENTATIVO DI MANTENERE MASSIMA L'IRRORAZIONE DEGLI ORGANI VITALI,
avremo quindi:
incremento della resistenza.
decremento della pressione a livello del microcircolo: questa diminuzione
RISPONDE ALLA NECESSITÀ DI INCREMENTARE IL RIASSORBIMENTO DI
LIQUIDO A LIVELLO PERIFERICO.
il paziente in questa fase presenta:
cute pallida, fredda e sudata a causa della attività simpatica.
tachicardia.
Se la perdita di VCE si verifica in modo relativamente controllato, l'organismo è in grado di
rispondere in modo adeguato e risolvere la crisi, se invece questo non si verifica, si passa
allo stadio successivo.
STADIO 2: IPOPERFUSIONE TISSUTALE
si tratta dell'inizio vero e proprio dello stato di shock, in questo stadio LE CELLULE
COMINCIANO A RISENTIRE DELLA SCARSA DISPONIBILITÀ DI OSSIGENO e nel
tentativo di produrre sufficiente ATP, innescano processi GLICOLITICI per cui:
si consumano grandi quantità di glucosio.
si produce una quantità relativamente bassa di ATP.
incrementa LA ACIDITÀ LOCALE soprattutto per produzione di ACIDO LATTICO.
L'ACIDO LATTICO PASSA IN CIRCOLO determinando ACIDOSI LATTICA.
LA ACIDOSI METABOLICA CHE NE SCATURISCE tipica di tutti i tipi di shock, AGGRAVA
LA COMPROMESSA SITUAZIONE DEL PAZIENTE incrementando la sofferenza cellulare.
Dal punto di vista EMODINAMICO in questa fase:
alla vasocostrizione ARTERIOLARE segue, per meccanismi fisiologici, LA
CONTRAZIONE VEONOSA.
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
parete vasale.
■ il flusso sanguigno si incanala in esso e provoca:
un calo del flusso ematico periferico, variabile in entità sulla base della
conformazione dell'aneurisma.
compressione delle diramazioni vasali derivate dalla aorta.
DISFUNZIONI CARDIACHE quali soprattutto:
ARITMIA.
INFARTO.
TAMPONAMENTO CARDIACO.
il calo della gittata cardiaca generato da tali patologie determina l'ipotensione.
IPOTENSIONE CARDIACA PROVOCATA per cui una qualsiasi condizione
emodinamica genera un calo del flusso coronarico e una compromissione della
attività cardiaca.
SHOCK NEUROGENO si verifica in caso di:
lesioni a carico del cervello.
lesioni del midollo spinale.
in corso di anestesie profonde.
uso di farmaci anti adrenergici.
si tratta di condizioni per cui RISULTA COMPROMESSA LA ATTIVITÀ DEL
SISTEMA SIMPATICO per cui le resistenze periferiche calano e si assiste a:
vasodilatazione.
reclutamento di sangue a livello PERIFERICO.
IN QUESTO CASO LA CUTE DEL PAZIENTE DIVIENE ROSATA E CALDA E LA
FASE DI COMPENSO RISULTA COMPLETAMENTE ASSENTE.
IPERATTIVITÀ DEL SISTEMA SIMPATICO soprattutto in caso di feocromocitoma.
si tratta di una neoplasia che colpisce la midollare del surrene provocando una
iperproduzione di adrenalina; in questi casi la vasocostrizione è tanto marcata da
essere inaccettabile per i tessuti periferici che vanno in sofferenza fino a morire.
SHOCK ANAFILATTICO si tratta di uno shock mediato da una risposta umorale di
tipo IgE contro antigeni detti ALLERGENI; nella persona sensibilizzata che entra in
contatto con l'antigene:
LE IgE STIMOLANO LA DEGRANULAZIONE DELLE MASTOCELLULE.
I GRANULI DELLE MASTOCELLULE CONTENGONO tra gli altri composti
l'istamina che determina:
■ aumento della permeabilità vasale.
■ vasodilatazione con formazione di ESSUDATO.
SHOCK DA ANOSSIA O IPOSSIA: l'ipossia tissutale è un evento inevitabile in corso
di shock, ma L'IPOSSIA STESSA PUÒ ESSERE CAUSA PRIMA DI TALE
EVENTO. Distinguiamo due tipi di ipossia potenzialmente responsabili di tale
condizione:
ANOSSICA O IPOSSICA O IPOSSIEMICA caratterizzata da diminuzione della
pressione parziale di ossigeno nel sangue arterioso.
ISTOTOSSICA: si tratta di una condizione in cui la catena respiratoria
mitocondriale, avvelenata e bloccata da agenti chimici, perde la capacità di
utilizzare l'ossigeno.
Il risultato è il medesimo e si traduce in un danno tissutale grave.
LO SHOCK SETTICO si verifica nel momento in cui vi sia una infezione
prevalentemente batterica. Di fatto lo stato di shock origina DA DETRITI DI
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Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
29
Giordano Perin: fisiopatologia generale 1: disfunzioni dell'equilibrio idricosalino
OSTRUZIONE
VASALE
IPOTENSIONE Embolia polmonare massiva
CARDIACA Pneumotorace ipertensivo
Aneurisma disseccante aortico
DISFUNZIONI
CARDIACHE IPOVOLEMIA
Aritmia Calo del VCE
Infarto trauma
tamponamento SHOCK
ANAFILATTICO
DISFUNZIONI DEL E SETTICO
SIMPATICO
Trauma cerebrale IPOSSIA
Trauma spinale Anossica
Anestesia tossica
Anti adrenergici
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
1
Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
più rappresentata.
NELLA CELLULA gioca un ruolo fondamentale L'EMOGLOBINA.
L'EMOGLOBINA:
l'emoglobina presenta una pK differente a seconda che venga considerata la sua forma
ossigenata o quella non ossigenata:
LA FORMA NON OSSIGENATA ha una pk di 6,9 e si comporta come un acido
piuttosto debole, tende ad accettare protoni.
LA FORMA OSSIGENATA ha un pk di 6,7 e si comporta come un acido di media
forza, tende a donare protoni.
dal punto di vista fisiologico questa differenza è fondamentale e interessa anche la affinità
di questa proteina per l'ossigeno 1.
Per quanto riguarda la attività della ALBUMINA ricordiamo che esiste un rapporto molto
stretto tra:
albumina.
ione idrogeno.
calcio.
quando incrementano le concentrazioni di ione idrogeno, l'albumina tende a liberare il
calcio che ad essa si complessa per caricarsi di protoni che vengono in questo modo
neutralizzati: una delle conseguenze di una acidosi potrebbe quindi essere quella di
generare una ipercalcemia. D'altro canto in mancanza di protoni la albumina sequestra
calcio dal sangue.
IL TAMPONE BICARBONATO:
sicuramente si tratta del tampone più importante dell'organismo: questo tampone
presenta, tuttavia, una pk di 6,1, quindi al di fuori del range ideale precedentemente
delimitato. Suppliscono alla non idoneità della specie chimica, alcuni aspetti relativi alla
attività di questo tampone:
È ESTREMAMENTE DISPONIBILE in quanto le sue componenti derivano da
anidride carbonica e acqua.
È COSTITUITO DI UN SISTEMA APERTO per cui una delle due componenti può
essere allontanata dall'organismo tramite due vie di uscita:
attraverso la respirazione tramite la quale si allontana la anidride carbonica.
attraverso il rene tramite il quale si elimina invece il bicarbonato.
Per questo motivo il sistema bicarbonato presenta tanta importanza.
IL TAMPONE OSSEO:
come sappiamo le strutture ossee contengono una grande quantità di ioni che possono di
fatto collaborare ai meccanismi di tamponamento; nello specifico il tampone osseo
interviene in due modi nei meccanismi di tamponamento:
per semplice scambio ionico.
per dissoluzione dell'osso.
la matrice dell'osso è regolata da osteoblasti ed osteoclasti che regolano il metabolismo
dei CRISTALLI DI IDROSSIAPATITE. I CRISTALLI DI IDROSSIAPATITE sono circondari
una matrice acquosa dotata di IONI quali:
calcio.
Fosfato.
I cristalli di idrossiapatite stessi sono composti di SALI DI CALCIO E FOSFATO
1 Il metabolismo, come noto, produce acidi e l'ambiente tissutale presenta sempre un pH lievemente inferiore a quello
alveolare: l'abbassamento del pH e le conseguenze ioniche che ne conseguono porta ad un calo della affinità
dell'emoglobina per l'ossigeno che contribuisce alla sua liberazione.
2
Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
principalmente.
Nella mobilizzazione delle riserve ossee possiamo quindi distinguere due meccanismi
fondamentali:
SCAMBIO IONICO che prevede la mobilizzazione degli ioni della matrice.
DISSOLUZIONE DELL'OSSO che avviene:
distruzione fisicochimica del cristallo di idrossiapatite.
distruzione da parte degli osteoclasti del cristallo di idrossiapatite,
in caso di mobilizzazione massiva di queste riserve, si può arrivare alla osteoporosi.
LA ATTIVITÀ DEL TAMPONE BICARBONATO:
la attività dei tamponi fisiologici si basa sul PRINCIPIO ISOIDRICO: con l'alterazione
dell'equilibrio, tutti i tamponi entrano in azione nei limiti delle loro possibilità
CONTEMPORANEAMENTE e ISTANTANEAMENTE. A prescindere da questo possiamo
dire che i meccanismi di correzione interessano principalmente IL TAMPONE
BICARBONATO.
Esiste una stretta relazione tra la pK del tampone bicarbonato e la dissociazione dello
stesso ad acqua e anidride carbonica. La relazione fondamentale può essere espressa
tramite l'equazione di Handerson Asselbach per cui:
Forma dissociata
pH = pK + log
Forma associata
la forma associata, o acido carbonico, può nel caso specifico essere sostituita con LA
PRESSIONE PARZIALE DI ANIDRIDE CARBONICA in quanto:
l'acido carbonico nel plasma si trova in equilibrio con la CO 2 disciolta fisicamente.
la CO2 disciolta fisicamente, per la legge di Henry, è proporzionale alla
PRESSIONE PARZIALE DI CO2 AL DI SOPRA DELLA SOLUZIONE moltiplicata per
la costante di solubilità del gas.
Chimicamente parlando possiamo esprimere il ragionamento in questo modo:
H+ + HCO3- H2CO3
HCO3-
pH = 6,1 + log
0,03 * PCO2
3
Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
4
Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
ALVEOLO CAPILLARE
Cl-
Cl-
O2 O2
H+ H2CO3 → HCO3- + H+
CO2
H2O H2CO3 → CO2 + H2O
H2CO3
H2O
CO2
HCO3-
L'INTERVENTO RENALE:
sono tre i meccanismi innescati a livello renale nella regolazione dell'equilibrio acido base
ematico. È importante ricordare un aspetto fondamentale della funzionalità renale rispetto
all'equilibrio acido base cioè il fatto che LE URINE NON POSSONO PRESENTARE UN
pH INFERIORE A 4,5, in caso contrario infatti:
• la pompa protonica smette di funzionare e non espelle protoni nel tubulo.
• Risulta estremamente difficoltosa la espulsione di qualsiasi catione nel tubulo e alla
lunga l'alterazione finisce per interessare anche POTASSIO E SODIO.
Per impedire che il pH delle urine scenda troppo, nel tubulo sono presenti due tamponi
fondamentali:
• IL TAMPONE FOSFATO.
• IL TAMPONE AMMONIO.
discussi maggiormente nel dettaglio in seguito.
I meccanismi renali per il controllo dell'equilibrio acido base sono fondamentalmente tre:
IL RIASSORBIMENTO DEL BICARBONATO A LIVELLO DEL TUBULO
PROSSIMALE, si tratta di un processo fondamentale:
nella cellula tubulare si trovano in grandi quantità:
■ anidride carbonica sia di provenienza cellulare, sia di provenienza ematica
soprattutto in caso di ipercapnia.
■ acqua che risulta, ovviamente, sempre presente.
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
TUBULO INTERSTIZIO
HCO 3
-
H +
H+ HCO 3- HCO 3-
H2CO 3
Anidrasi Anidrasi
carbonica carbonica
H2O CO 2 CO 2 H2O
6
Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
H+
antiporto cloro bicarbonato
HCO3-
Na+
pompa H+ATPasi
H+
Cl- antiporto potassio idrogeno
Na+
K+ Cl-
H+
K+
CELLULE
INTERCALATE A
Cl-
H+
HCO3-
Cl-
CELLULE
INTERCALATE B
7
Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
NH4+ NH4+
NH3 NH4+
NH4+ NH3 NH4+
H+ H+
NH 4
+
NH3 H+
NH4+ NH3 NH4+ NH3 NH3 NH3
NH4+
NH4+ NH4+
NH3 NH3
NH4+ NH NH4+
3 H+ NH3
NH4+
NH3
NH4+
NH4+ Cl-
L'intervento renale entra in azione unicamente DOPO 2-3 GIORNI DALLA VARIAZIONE
DEL pH EMATICO.
HCO3- RENE
6,1 + log = pH
pH = POLMONE
0,03 * PCO2
2 È importante ricordare che in una situazione fisiologica di 4 protoni escreti nel tubulo 3 vengono tamponati dalla
ammoniaca mentre 1 dal fosfato bianionico, in caso di incremento della acidità metabolica, i protoni tamponati
dalla ammoniaca possono arrivare a 10.
8
Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
9
Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
LA RISPOSTA DELL'ORGANISMO:
la reazione dell'organismo alla variazione di pH riguarda fondamentalmente in questo caso
LA ATTIVAZIONE DEL TAMPONE BICARBONATO:
L'incremento della CO2 porta, tramite l'azione della ANIDRASI CARBONICA di H + E
HCO3-.
IL BICARBONATO SI LIBERA dal GLOBULO ROSSO.
L'incremento del bicarbonato RIEQUILIBRA IL RAPPORTO ALTERATO DALLA
IPOVENTILAZIONE, incrementa infatti il numeratore.
LA RISPOSTA CRONICA:
nel caso in cui la patologia assuma un quadro cronico e prolungato nel tempo, la
situazione varia considerevolmente:
sicuramente si attiva il processo precedentemente descritto, ma questo risulta non
sufficiente.
Il compenso respiratorio, chiaramente, non può essere attuato.
Si attiva il MECCANISMO DI RIASSORBIMENTO TUBULARE DI BICARBONATO
a livello del TUBULO PROSSIMALE:
in presenza di grandi quantità di CO2 si vivacizza il normale riassorbimento a
livello del tubulo prossimale.
la presenza di maggiori quantità di bicarbonato, vista la sua incrementata
produzione grazie alla attivazione del tampone bicarbonato, NE STIMOLA IL
RIASSORBIMENTO TUBULARE.
questo sistema risulta ESTREMAMENTE ATTIVO IN QUESTA SITUAZIONE.
ALCALOSI RESPIRATORIA:
HCO3-
la alcalosi respiratoria si innesca nel momento in cui
pH = 6,1 + log
una GRANDE QUANTITÀ DI CO2 VENGA PERSA 0,03 * PCO2
PER UNA IPERVENTILAZIONE, tale quadro
metabolico si verifica per:
PATOLOGIE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE come meningiti o
meningoencefaliti.
CAUSE ORMONALI soprattutto in associazione ad adrenalina e progesterone.
CAUSE FARMACOLOGICHE, soprattutto:
acido acetilsalicilico.
paraldeide.
ATTACCHI DI PANICO.
STIMOLAZIONE CHEMORECETTORIALE di derivazione dei glomi carotideo e
aortico, questi trasmettitori si innescano nel momento in cui sia necessario un
incremento delle necessità di ossigeno come per esempio in caso di:
ipertiroidismo.
febbre.
Ma in generale tutte situazioni che possono provocare una variazione della
pressione parziale di ossigeno.
ACIDOSI METABOLICA che, innescando meccanismi di compenso respiratorio,
può portare alla alcalosi.
ANESTESIA soprattutto in soggetti a rischio.
LA REAZIONE DELL'ORGANISMO:
in caso di alcalosi respiratoria intervengono ALTRI TAMPONI FISIOLOGICI ma NON IL
TAMPONE BICARBONATO secondo la reazione generica:
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
Hb + HCO3- H2CO3 + b-
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
3 Queste due specie chimiche vengono tipicamente eliminate, in caso di chetoacidosi, con le urine in forma di sali
sodici.
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
metabolizzato a:
acido glicolico che di per se stesso è responsabile di una acidosi metabolica.
acido ossalico che risulta molto pericoloso:
provoca rapidamente danni al sistema nervoso centrale:
■ inizialmente l'effetto è euforizzante.
■ Con il tempo il paziente diviene stuporoso.
■ Porta abbastanza rapidamente al coma.
provoca danni cardiaci.
provoca una insufficienza renale rapidissima a causa del deposito di ossalato di
calcio a livello delle strutture renali; innescando questo processo provoca anche
un netto calo delle concentrazioni ematiche di calcio.
Queste particolari caratteristiche rendono l'intossicazione da GLICOLETILENICO una
EMERGENZA MEDICA.
TERAPIA DELLA INTOSSICAZIONE DA GLICOLETILENICO E DA METANOLO:
le vie metaboliche di smaltimento di composti quali:
• glicoletilenico.
• Metanolo.
• Etanolo.
È il MEDESIMO, si tratta della ALCOL DEIDROGENASI. La terapia immediata per una
intossicazione derivata da questi composti è la somministrazione di ETANOLO che innesca
meccanismi di competizione per cui glicoletilenico e metanolo vengono eliminati senza essere
trasformati nei loro derivati tossici.
RIDOTTA ELIMINAZIONE DI ACIDI:
la acidosi da ridotta eliminazione di acidi è detta anche ACIDOSI RENALE in quanto
legata fondamentalmente ad un difetto dei processi di eliminazione; nello specifico le
acidosi appartenenti a questa categoria sono due:
uremica
renale.
ACIDOSI UREMICA:
a causa di una alterazione della funzione renale legata alla perdita della funzionalità di
alcuni nefroni, si assiste alla IPERPLASIA delle strutture tubulari renali e ad una
alterazione della attività di riassorbimento e secrezione:
aumentando il carico di protoni ai singoli nefroni, incrementa la produzione di
AMMONIACA da parte della glutaminasi.
il carico di protoni è in ogni caso SUPERIORE RISPETTO ALLE CAPACITÀ DI
TAMPONAMENTO da parte della ammoniaca prodotta dai pochi nefroni rimasti.
CALA IL pH DEL TUBULO a causa del mancato tamponamento.
viene meno la ESPULSIONE DI PROTONI.
la situazione diviene critica fino al blocco totale della espulsione dei protoni con il
raggiungimento della soglia di 4,5 per pH.
Può aggravare l'innesco in un ulteriore meccanismo: IL CALO DELLA SECREZIONE DEI
PROTONI NEL TUBULO PROVOCA UN CALO DELLA ATTIVITÀ DEI MECCANISMI DI
RIASSORBIMENTO DEL BICARBONATO.
ACIDOSI RENALE:
sulla base della diversa regione interessata dalla disfunzione, possiamo distinguere
quattro tipi di acidosi renale:
ACIDOSI TUBULARE DI PRIMO TIPO o DISTALE: causa un calo della attività della
pompa H ATPasi e di conseguenza un decremento della ACIDIFICAZIONE DELLE
URINE.
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
REAZIONE DELL'ORGANISMO:
Le urine presentano quindi in questo caso un pH maggiormente elevato. Nel caso
specifico assume un ruolo rilevante anche il TAMPONE OSSEO e la mobilizzazione
delle riserve ossee porta a:
ipercalcemia per la mobilizzazione:
■ del calcio osseo.
■ delle riserve di calcio associato alla albumina che si liberano per tamponare
il protone.
iperfosfatemia.
L'incremento del riassorbimento di calcio favorisce:
osteoporosi.
la PRECIPITAZIONE DI SALI DI CALCIO E FOSFATO fino a formare
eventualmente:
■ NEFROCALCINOSI per deposito nel parenchima renale.
■ NEFORLITIASI formazione cioè di calcoli a livello del tubulo renale.
Il pH stesso FAVORISCE LA FORMAZIONE DI CRISTALLI E IL LORO
DEPOSITO, anche per livelli di calcio e fosfato non altissimi.
CALCIURIA E FOSFATURIA.
ACIDOSI TUBULARE DI SECONDO TIPO o PROSSIMALE: in questo caso si tratta
di una patologia dalla eziologia molto diversa e che interessa principalmente i
meccanismi di RIASSORBIMENTO DEL BICARBONATO. Lo ione bicarbonato
presenta una concentrazione nel sangue normalmente variabile tra:
24 meq/L.
26 meq/L.
con una concentrazione normale di 25meq/L. Normalmente IL RENE È IN GRADO
DI RIASSORBIRE BICARBONATO CON UN LIVELLO SOGLIA DI 26meq/L:
essendo questo ione filtrato liberamente, con un aumento delle concentrazioni, si
assiste alla perdita dell'eventuale surplus. Nella acidosi DI SECONDO TIPO IL
LIVELLO SOGLIA CALA A 17meq/L:
inizialmente i livelli di bicarbonato cominciano a calare:
■ in parte per il mancato riassorbimento tubulare.
■ in parte per l'utilizzo di questi composti per tamponare acidi liberi.
in breve tempo i livelli di bicarbonato si stabilizzano a 15-17meq/L.
LA REAZIONE DELL'ORGANISMO:
nel caso specifico:
la acidificazione delle urine non risulta compromessa: il bicarbonato filtrato
tampona gli acidi ematici e viene eliminato.
incrementa la mobilizzazione di calcio per la attivazione del tampone osseo, ma
nel caso specifico il calcio si lega a:
■ citrato.
■ amminoacidi.
e la sua carica viene NEUTRALIZZATA, di conseguenza non si assiste alla
formazione di calcoli o calcificazioni, tuttavia:
■ viene alterata la struttura ossea fino eventualmente alla osteoporosi.
■ a causa della alterazione renale viene spesso meno la produzione renale
DELLA 25 IDROSSILASI o alfa due idrossilasi NECESSARIA PER LA
SINTESI DELLA VITAMINA D, risultano quindi compromessi:
assorbimento intestinale di calcio.
15
Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
16
Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
le acidosi metaboliche, sulla base del loro effetto sul GAP anionico, possono essere
classificate in due grandi categorie:
ACIDOSI METABOLICHE A GAP ANIONICO NORMALE.
ACIDOSI METABOLICHE A GAP ANIONICO ALTERATO.
ACIDOSI METABOLICA A GAP ANIONICO AUMENTATO:
nella acidosi lattica, come in qualsiasi altra acidosi associata ad un incremento della
concentrazione di acidi, del bicarbonato viene utilizzato per tamponare la acidità formatasi,
di conseguenza:
tanti protoni vengono prodotti nell'organismo.
tanto bicarbonato viene perso per tamponarli.
il risultato del tamponamento è la produzione di LATTATO che normalmente non viene
misurato, di conseguenza il GAP ANIONICO INCREMENTA.
Il medesimo meccanismo si verifica per la sostituzione del bicarbonato con UNO
QUALSIASI degli anioni non misurati.
ACIDOSI A GAP ANIONICO NORMALE ED IPERCLOREMIA:
si verifica caratteristicamente in caso di DIARREA PROFUSA per la quale si assiste a:
perdita di bicarbonato con le feci.
incremento del riassorbimento di cloro.
il GAP ANIONICO quindi risulta normale in quanto bilanciato dall'incremento della
CLOREMIA.
Un caso particolare è determinato dalla ASSUNZIONE DI CLORURO DI AMMONIO o di
acidi il cui anione coniugato sia il CLORO:
l'ammonio o il protone liberato dalla dissociazione del sale viene tamponato dal
bicarbonato che cala in concentrazione.
il cloruro liberato con la dissociazione del sale, essendo esattamente in pari
17
Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
quantità rispetto alla quantità di protoni liberati, controbilancia il calo dei bicarbonati
e riequilibra il GAP.
ALCALOSI METABOLICA:
una alcalosi metabolica può essere legata fondamentalmente a due fattori:
eccessiva perdita di acidi:
per via renale come avviene nell'iperaldosteronismo.
per una ipocaliemia che genera una alcalosi metabolica a causa della mancata
produzione di bicarbonati.
incremento della assunzione di basi.
ECCESSIVA PERDITA DI ACIDI A LIVELLO RENALE:
si tratta di una condizione tipicamente associata all'iperaldosteronismo, nello specifico si
assiste a:
aumento del livello di espulsione dei protoni per riassorbire potassio.
aumento della attività di espulsione di protoni tramite la H +ATPasi.
PEGGIORA LA SITUAZIONE EVENTUALMENTE UN CALO DELLA CALIEMIA che
provoca:
una esplusione di potassio da parte della cellula.
un incremento della acidità cellulare.
la ACIDOSI CELLULARE:
prelevando protoni dal sangue, PEGGIORA LA CONDIZIONE DI ALCALOSI.
in caso di DECREMENTO DEL pH A LIVELLO DELLE CELLULE RENALI:
incrementa la attività della glutaminasi.
si elimina una maggiore quantità di protoni.
di conseguenza peggiora la situazione di alcalosi metabolica.
PERDITA DI ACIDI TRAMITE EMESI:
un vomito molto significativo genera fondamentalmente:
ANZITUTTO UN CALO DELLA VOLEMIA che innesca immediatamente i
meccanismi di recupero idrici quali:
SISTEMA RENINA ANGIOTENSINA.
ALDOSTERONE.
ADH.
il sistema RAAAS è inoltre ALCALOGENO e peggiora di conseguenza la
situazione.
UNA ALCALOSI per l'incremento della secrezione di protoni.
USO SCONSIDERATO DI DIURETICI:
in linea generale l'abuso di diuretici, portando ad un calo della volemia, mette in moto i
meccanismi di recupero della volemia che, come noto, sono alcalogeni. in ogni caso è
importante ricordare il fatto che ogni diuretico presenta un proprio pattern di azione che
può avere effetti collaterali più o meno gravi:
• DIURETICI CHE AGISCONO SUL TUBULO PROSSIMALE hanno effetto
ACIDOGENO
◦ acetazolamide che blocca la anidrasi carbonica, è di conseguenza direttamente
acidogena.
◦ Amiloride che blocca il canale sodio: incrementando la positività del tubulo
rende difficile la secrezione del protone.
• DIURETICI CHE AGISCONO SUL SEGMENTO D1 come il LASIX sono
potenzialmente alcalogeni: incrementano la negatività del tubulo e favoriscono la
secrezione di protoni nel tubulo.
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
di compensare.
acidosi metabolica: il bicarbonato cala per tamponare l'incremento di acidità
ALCALOSI RESPIRATORIA E ALCALOSI METABOLICA:
alterazioni anche in questo caso concomitanti:
il pH chiaramente incrementa.
la pCO2:
in caso di alcalosi respiratoria cala.
in caso di alcalosi metabolica resta invariata.
il BICARBONATO invece:
in caso di alcalosi respiratoria diminuisce nel tentativo di compensare la
alterazione.
in caso si alcalosi metabolica incrementa direttamente.
ACIDOSI RESPIRATORIA E ALCALOSI METABOLICA:
alterazioni in questo caso opposte, nello specifico:
il pH varia in relazione a quale sia la alterazione prevalente.
la pCO2 aumenta in caso di acidosi respiratoria, non presenta alterazioni in caso di
disfunzioni metaboliche.
il BICARBONATO sale in ogni caso:
in caso di acidosi respiratoria incrementa il suo riassorbimento renale in forma di
compenso.
in caso di alcalosi metabolica incrementa direttamente.
ALCALOSI RESPIRATORIA E ACIDOSI METABOLICA:
alterazioni opposte, nello specifico:
il pH varia in relazione a quale sia la alterazione prevalente.
la pCO2 cala in caso di alcalosi respiratoria.
il BICARBONATO risulta in ogni caso diminuito:
in forma di compenso nella alcalosi respiratoria.
per tamponare i protoni in eccesso nella acidosi metabolica.
pH pCO2 HCO3-
ACIDOSI RESPIRATORIA cala sale sale
ACIDOSI METABOLICA cala cala
VALORI DI RIFERIMENTO:
i parametri rilevanti a riguardo sono tre
pH che normalmente è di 7,4 variabile nella norma entro i seguenti valori:
7,35
7,55
pCO2 che è normalmente di 40mmHg di media, nello specifico risulta:
36 nel sangue arterioso.
20
Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
21
Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
Questi valori suggeriscono che si tratti di una ALTERAZIONE METABOLICA cui è seguito un
tentativo di compenso respiratorio che non ha portato però alla risoluzione del problema.
ACIDOSI RESPIRATORIA:
valori valutazione
pH 7,34 acidosi
pCO2 56 concorda con il pH
HCO3- 29 non concorda con il pH
nel caso specifico l'alterazione del pH è verso una acidosi e i dati suggeriscono che:
la alterazione è respiratoria: il netto incremento della pCO 2 suggerisce una ipoventilazione.
i valori del bicarbonato, incrementati, indicano che è in atto un tentativo di compenso
renale.
ACIDOSI RESPIRATORIA E ACIDOSI METABOLICA:
valori valutazione
pH 7,09 acidosi
pCO2 50 concorda con il pH
HCO3- 15 concorda con il pH
in questo caso le due situazioni presentate sono lievemente differenti tra loro:
• nel primo caso il coinvolgimento respiratorio è evidente dagli elevati valori di pCO 2 e si
registra un incremento dei valori di BICARBONATO: questo indica che la alterazione è
presente da un tempo sufficientemente lungo da aver innescato dei processi di compenso
che hanno interessato la attività renale.
Nel secondo caso il coinvolgimento respiratorio è altrettanto evidente, tuttavia non è presente una
alterazione dei livelli di BICARBONATO: questo mette in evidenza il fatto che l'alterazione è
relativamente recente e non ha ancora innescato processi di compenso renale.
IL NOMOGRAMMA:
si tratta di un diagramma utile nella valutazione delle alterazioni acido base, tale
diagramma riporta quattro grandezze:
in ascissa i valori di pH.
in ordinata le concentrazioni ematiche di bicarbonato.
sulla parte superiore del grafico sono riportate delle LINEE CURVE ASSOCIATE AI
22
Giordano Perin; fisiopatologia generale 2: alterazioni dell'equilibrio acido base
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 3: ipossia
IPOSSIA
Con li termine ipossia si indica un calo della pressione parziale di ossigeno ai tessuti,
fanno eccezione alcuni tipi di ipossia causati da una INCAPACITÀ DEL TESSUTO DI
UTILIZZARE L'OSSIGENO CHE IL SANGUE GLI FORNISCE.
L'ossigeno presente nell'aria attraverso le vie aeree si porta agli alveoli e quindi ai globuli
rossi per poi essere trasportato a livello tissutale ed essere utilizzato nella catena
respiratoria. I processi necessari allo svolgimento di questo tipo di percorso sono diversi:
VENTILAZIONE:
L'OSSIGENO PASSA NELLE VIE RESPIRATORIE.
GIUNGE AGLI ALVEOLI in contatto con la membrana alveolo capillare.
DIFFUSIONE: per cui l'ossigeno attraversa la barriera alveolare e raggiunge il
sangue.
TRASPORTO l'ossigeno viene trasportato in due forme:
disciolto.
in associazione alla emoglobina.
PERFUSIONE per cui l'ossigeno deve raggiungere i tessuti.
DIFFUSIONE TISSUTALE per cui l'ossigeno viene rilasciato, in virtù di gradienti di
concentrazione e di altri fattori, al tessuto che lo deve utilizzare.
UTILIZZO CELLULARE in particolare a livello mitocondriale dove viene utilizzato
come ULTIMO ACCETTORE DI ELETTRONI NELLA CATENA RESPIRATORIA.
VENTILAZIONE E SUE DISFUNZIONI:
le cause di quelli che possono essere problemi di ventilazione, intesa come il processo di
trasporto dell'ossigeno dall'aria all'alveolo, possono essere molto diversi e dipendere da
disfunzioni delle vie respiratorie o da carenze ambientali di ossigeno.
IPOSSIA AEREA DA ALTA MONTAGNA E ADATTAMENTO:
la pressione normale dell'aria a livello del mare è di 760mmHg, a
questo valore contribuiscono in particolare, semplificando, due
gas:
79% azoto
21% ossigeno.
LEGGE DI DALTON:
la legge di dalton definisce che la pressione parziale di un gas in
una miscela che occupa un certo volume è uguale alla pressione
che il gas avrebbe se occupasse il volume medesimo
Di conseguenza la pressione parziale di ossigeno è il 21% di
760mmHg, cioè pari a 159mmHg circa a livello atmosferico;
differenze notevoli si possono riscontrare con il variare della
pressione atmosferica ambientale, nello specifico:
A LIVELLO DEL MARE La pressione atmosferica
effettivamente di 760mmHg normalmente.
IN ALTA MONTAGNA la pressione dell'aria cala in modo
anche sensibile: calando la pressione complessiva della
miscela cala, in rapporto, anche il valore della pressione
parziale di ossigeno.
IL RUOLO DEI RECETTORI PERIFERICI:
Il calo della pressione parziale a livello atmosferico, provoca un
Giordano Perin; fisiopatologia generale 3: ipossia
il passaggio dei GAS attraverso le vie aeree ha due funzioni fondamentali, oltre al
trasporto dei gas stesso, rispetto alla meccanica respiratoria e ai processi respiratori:
riscalda l'aria e la inumidisce.
purifica l'aria tramite l'apparato mucociliare: il movimento mucoiliare tende a portare
il muco verso le vie aeree superiori.
IL SACCO PLEURICO E LA PRESSIONE NEGATIVA:
all'interno della cavità pleurica la pressione è inferiore alla pressione atmosferica di circa
3mmHg, nello specifico possiamo dire che questo è dovuto a:
continua contrazione dei muscoli respiratori: questi muscoli, salvo casi particolari,
non si rilassano mai dopo il primo vagito.
con lo sviluppo muscoli e ossa crescono in modo maggiormente significativo
rispetto alle strutture polmonari favorendo un incremento della cavità toracica e
della pressione negativa al suo interno.
la pressione negativa viene mantenuta anche grazie alla attività linfatica che
riassorbe liquidi dalle strutture pleuriche.
SI PARLA DI PRESSIONE TRANSPOLMONARE che contribuisce, in associazione al
surfactante, AD IMPEDIRE IL COLLASSO DELLE STRUTTURE POLMONARI tirando il
polmone verso l'esterno.
VARIAZIONI DELLA PRESSIONE TRANSPOLMONARE NEL CICLO RESPIRATORIO:
ogni atto respiratorio si compone di due fasi:
INSPIRATORIA che inizia con la contrazione dei muscoli inspiratori quali:
diaframma.
intercostali interni.
eventualmente scaleno e sternocleidomastoideo.
LA CONTRAZIONE DI QUESTI MUSCOLI TENDE A AMPLIARE LA GABBIA
TORACICA in questo modo AUMENTA LA NEGATIVITÀ NELLO SPAZIO
PLEURICO e quindi la PRESSIONE TRANSPOLMONARE, di conseguenza:
il polmone si distende.
aumenta il volume intalveolare e diminuisce la pressione.
il flusso di aria si porta verso l'alveolo.
quando le due pressioni, per l'ingresso di aria dall'esterno, si appianano, il flusso
cessa.
ESPIRATORIA che inizia al termine della precedente:
i muscoli inspiratori si rilassano e il polmone diminuisce in volume.
diminuisce la pressione transpolmonare.
il polmone ritorna alla sua dimensione originale elasticamente.
il volume intralveolare diminuisce.
aumenta la pressione a livello alveolare fino a valori superiori a quelli
atmosferici.
il flusso d'aria passa dagli alveoli all'esterno.
questa fase è completamente passiva, non richiede attività muscolare specifica.
Le CONDIZIONI CHE FAVORISCONO IL RITORNO ELASTICO DEL POLMONE sono
fondamentalmente:
il surfactante.
le componenti elastiche del polmone.
I VOLUMI RESPIRATORI:
nel complesso degli atti di inspirazione ed espirazione vengono mobilitati 500ml di aria, di
questi:
Giordano Perin; fisiopatologia generale 3: ipossia
BARBITURICI.
NARCOTICI.
ANESTETICI.
ALCOL.
APNEE NOTTURNE legate alla depressione respiratoria caratteristica della fase
REM.
APNEE VOLONTARIE che prevedono l'intervento della corteccia cerebrale.
TRASMISSIONE NEUROMUSCOLARE associata a:
DANNEGGIAMENTO NERVOSO MIDOLLARE:
■ Un caso particolare è rappresentato dalla poliomelite: la distruzione della
popolazione neuronale delle corna anteriori del midollo spinale si traduce in
una ATROFIA MUSCOLARE fino al BLOCCO NEUROMUSCOLARE e la
PARALISI FLACCIDA.
■ LESIONI DEI NERVI CHE TRASMETTONO L'IMPULSO, possono essere:
lesioni da intossicazione da metalli pesanti quali il piombo: il piombo
danneggia in maniera molto significativa la mielina.
problemi di natura metabolica: la vitamina B12 è fondamentale per la
sintesi della mielina, la carenza di VITAMINA B12 DA QUINDI SIA
PROBLEMI DI ANEMIZZAZIONE CHE PROBLEMI NEUROLOGICI.
anticorpi che agiscono contro la mielina: un tipico esempio è SINDROME
DI GUILLAIN BARRÈ che può originare da una infezione.
lesione della placca neuromuscolare causata, per esempio, dalla
MIASTENIA GRAVIS, patologia caratterizzata dalla produzione di
autoanticorpi contro il recettore per la acetilcolina.
intossicazioni da parte di:
tossina BOTULINICA: si tratta di una zincoproteasi che danneggia
direttamente le proteine importanti per la fusione delle vescicole
contenenti acetilcolina e la membrana postsinaptica.
tossina TETANICA: zincoproteasi che inibisce il rilascio di
neurotrasmettitori inibitori rispetto alla attività dei motoneuroni e di
conseguenza IPERATTIVA I MECCANISMI COLINERGICI.
PROBLEMI MUSCOLARI associati a:
■ MIOPATIE di varia natura, ischemica, traumatica metabolica e infettiva: un
caso particolare è rappresentato dalle glicogenosi, si tratta di patologie
caratterizzate da un accumulo di glicogeno tale da provocare la riduzione
delle strutture muscolari coinvolte. Questo tipo di patologia è causata dalla
mancanza di MIOFOSFATASI: si tratta di un enzima fondamentale a
garantire il distacco del glucosio dal glicogeno a livello del muscolo.
■ DISTROFIE: la distrofia è una malattia progressiva che porta a
degenerazione della fibra muscolare e alla sostituzione della stessa con
tessuto fibroso. Tra le distrofie la più nota è sicuramente la DISTROFIA DI
DUCHENNE: nello specifico si tratta di una mancanza di DISTROFINA,
essenziale proteina di collegamento tra la linea Z e il SARCOLEMMA. Nel
complesso si assiste a:
DISORGANIZZAZIONE DELLE FIBRE DI ACTINA E MIOSINA.
DEGENERAZIONE DELLA FIBRA MUSCOLARE E MIONECROSI.
SOSTITUZIONE DEL MUSCOLO CON TESSUTO CONNETTIVO
FIBROSO.
Giordano Perin; fisiopatologia generale 3: ipossia
DIFFUSIONE:
l'ossigeno giunto a livello polmonare deve passare al sangue attraverso la barriera
alveolo-capillare, nello specifico ricordiamo che:
la pressione parziale di ossigeno nell'aria è di 159mmHg.
la pressione a livello delle vie aeree è di circa 150mmHg a causa della presenza di
vapore acqueo.
la pressione parziale di ossigeno negli alveoli cala ancora a circa 104mmHg per la
presenza del volume residuo ricco di CO 2 caratteristico di queste regioni.
il sangue arriva al polmone con una pressione di ossigeno di 40mmHg.
VI È QUINDI UN NETTO GRADIENTE A FAVORE DEL PASSAGGIO DI OSSIGENO
VERSO IL SANGUE.
Il passaggio dell'ossigeno dal polmone al sangue è determinato DALLA LEGGE DI FICK
secondo cui il livello di filtrazione è:
DIRETTAMENTE PROPORZIONALE:
ALLA DIFFERENZA DI CONCENTRAZIONE.
ALLA SUPERFICIE DI SCAMBIO.
INVERSAMENTE PROPORZIONALE alla distanza tra i due ambienti.
Normalmente il capillare polmonare viene percorso in CIRCA UN SECONDO DAL
GLOBULO ROSSO ma già quando il sangue ha percorso un terzo del capillare, È
COMPLETAMENTE OSSIGENATO: il processo di ossigenazione è quindi estremamente
efficiente e rapido.
shunt destro-sinistro extrapolmonare per cui il sangue passa dal versante venoso a
quello arterioso senza passare per il cuore e per il piccolo circolo.
L'effetto definitivo è il medesimo, parte del sangue non viene ossigenato.
TRASPORTO DELL'OSSIGENO NEL SANGUE:
l'ossigeno viene TRASPORTATO nel sangue in due forme:
DISCIOLTO FISICAMENTE, la quantità di ossigeno disciolto è determinata dalla
legge di Henry:
Ci = Kpi
la concentrazione disciolta è quindi direttamente proporzionale al coefficiente di
solubilità del gas e alla pressione al di sopra della miscela:
il coefficiente di solubilità dell'ossigeno è di 0,3ml/100ml di sangue.
le concentrazioni sono valutabili in termini di pressione parziale che , come noto,
104 mmHg.
di conseguenza L'OSSIGENO DISCIOLTO È PARI A 0,3 ml di ossigeno in 100ml di
sangue. Si tratta di una QUANTITÀ MOLTO PICCOLA ma fondamentale in quanto
responsabile della PRESSIONE PARZIALE DI OSSIGENO ARTERIOSA che:
VIENE PERCEPITA DAI CHEMOCETTORI PERIFERICI e regola i processi di
ventilazione quindi.
È FONDAMENTALE PER LO SCAMBIO GASSOSO CON LA EMOGLOBINA:
l'ossigeno viene prima disciolto nel sangue, quindi va a saturare la emoglobina
con cui entra in contatto grazie al globulo rosso.
MEDIANTE LEGAME CON LA EMOGLOBINA: il legame dell'ossigeno con
l'emoglobina un legame chimico e NON CREA PRESSIONE PARZIALE, questo
consente il PERSISTERE DI UN GRADIENTE DI OSSIGENO CHE:
da un lato consente il passaggio continuo del gas verso l'emoglobina in quanto il
globulo rosso non si satura fintanto che l'emoglobina stessa presenta siti di
legame liberi.
dall'altro consente il passaggio continuo di ossigeno verso il sangue dall'alveolo:
l'emoglobina sottrae all'equilibrio formatosi sulla soluzione sangue dell'ossigeno
che viene rimpiazzato per filtrazione dall'alveolo.
CURVA DI SATURAZIONE DELLA EMOGLOBINA:
il rapporto tra EMOGLOBINA SATURA E PRESSIONE PARZIALE DI OSSIGENO
determina la CURVA DI SATURAZIONE
DELLA EMOGLOBINA, possiamo dire
che:
in corrispondenza del sangue
arterioso abbiamo:
una pO2 di circa 97mmHg.
circa il 100% della emoglobina
saturata.
a livello del sangue venoso
abbiamo:
una pO2 di circa 40mmHg.
circa il 75% della emoglobina
saturata.
Giordano Perin; fisiopatologia generale 3: ipossia
VALUTAZIONI QUANTITATIVE:
a livello ematico possiamo dire che:
per ogni grammo di emoglobina, vengono trasportati 1,35ml di O 2.
in 100 ml di sangue sono presenti circa 15g di emoglobina.
Ricordiamo quindi che:
In 100ml di sangue vengono TRASPORTATI 20ml di OSSIGENO: di fatto il livello di
concentrazione è lievemente MINORE in quanto L'EMOGLOBINA NON È MAI
SATURATA AL 100% MA AL 97%, di conseguenza il valore reale, calcolato sul 97%
di 15g, è di 19,5ml.
L'ossigeno trasportato in forma disciolta nel sangue è circa 0,3ml per 100ml.
Una carenza di emoglobina quindi, influisce in modo ESTREMAMENTE SIGNIFICATIVO
SU LIVELLI DI TRASPORTO DI OSSIGENO NEL SANGUE.
ALTERAZIONE DEI PROCESSI DI TRASPORTO DELL'OSSIGENO:
condizioni di alterazione del trasporto dell'ossigeno nel sangue possono essere relative a:
CALO DELLE CONCENTRAZIONI DI EMOGLOBINA.
ALTERAZIONI DELLA EMOGLOBINA:
FORMAZIONE DI METEMOGLOBINA emoglobina non adatta al trasporto di
ossigeno in quanto il ferro presente nell'eme È TRIVALENTE, ossidato, e NON
TRASPORTA L'OSSIGENO, si parla di emina. In condizioni fisiologiche meno
dell'1% della emoglobina totale presente in forma di metemoglobina, questo è
dovuto alla presenza di REDUTTASI APPOSITE: alcune condizioni patologiche
da mancanza di questi enzimi danno CIANOSI ed eventualmente
INCOMPATIBILITÀ CON LA VITA.
INTOSSICAZIONE CON MONOSSIDO DI CARBONIO: gas inodore e incolore
dotato di una ESTREMA AFFINITÀ PER L'EMOGLOBINA. La intossicazione da
monossido di carbonio agisce in due modi:
■ formando al CARBOSSIEMOGLOBINA: con una affinità tanto alta, 200-250
volte quella dell'ossigeno, per l'emoglobina, anche piccole quantità di
monossido di carbonio possono formare enormi quantità di carbossi
emoglobina dando al sangue una colorazione ROSSO CILIEGIA. Dal punto
di vista pratico ricordiamo che:
con una percentuale di 0-10% di CO nell'aria e concentrazioni quindi di
CO inspirata minori allo 0,01%, si possono avere lievi sintomi.
Con una percentuale del 20-30% di CO nell'aria, cui corrispondono
concentrazioni dello 0,05% di CO inspirata, si hanno sintomi
maggiormente significativi.
Con una percentuale del 70-75% di CO nell'aria e una quantità inspirata
dello 0,1% il paziente va incontro a morte rapida.
■ Avvelenamento della CATENA RESPIRATORIA.
DIFFUSIONE TISSUTALE:
l'ossigeno deve a questo punto essere ceduto a livello periferico, perché si abbia una
buona ossigenazione dei tessuti, deve chiaramente essere presenta una buona
perfusione, anche in questo caso è la legge di Fich a determinare la qualità della
diffusione del gas. Nel complesso quindi la diffusione tissutale dipende da:
FLUSSO DI SANGUE.
CONCENTRAZIONE DELLA EMOGLOBINA.
AFFINITÀ DELLA EMOGLOBINA PER L'OSSIGENO.
Questi tre parametri possono essere modificati in senso sia patologico che fisiologico.
Giordano Perin; fisiopatologia generale 3: ipossia
ARTERIOSA:
calo della pressione di ossigeno aerea.
ridotta diffusione.
ridotta respirazione.
si parla di IPOSSIA IPOSSICA O IPOSSIA IPOSSIEMICA.
In questi casi la concentrazione di emoglobina è normale, ma risulta in
PROPORZIONE DIMINUITA LA SUA SATURAZIONE.
SITUAZIONI IN CUI LA EMOGLOBINA RISULTA RIDOTTA IN
CONCENTRAZIONE, si parla di IPOSSIA ANEMICA, in una situazione come
questa abbiamo:
pressione di ossigeno normale.
diminuita concentrazione di emoglobina.
Saturazione ARTERIOSA della emoglobina normale.
LA SATURAZIONE PERIFERICA e VENOSA DEL SANGUE SARÀ DIMINUITA
nel tentativo di FORNIRE ADEGUATA OSSIGENAZIONE AI TESSUTI.
IPOSSIA STAGNANTE legata ad un rallentamento del circolo, NELLA IPOSSIA
STAGNANTE ABBIAMO:
pressione normale di ossigeno arteriosa.
Concentrazione e saturazione della emoglobina NORMALI a livello
ARTERIOSO.
la saturazione venosa della emoglobina è in questo caso DIMINUITA.
si tratta del caso in cui la SATURAZIONE DELLA EMOGLOBINA È IN ASSOLUTO
LA PIÙ BASSA.
IPOSSIA ISTOTOSSICA, in questo caso la disponibilità di ossigeno è presente, ma
il suo utilizzo è compromesso:
la pressione parziale di ossigeno arteriosa è normale.
concentrazioni e saturazioni di emoglobina sono normali.
RISULTA INCREMENTATA LA SATURAZIONE VENOSA DELLA
EMOGLOBINA: l'ossigeno non viene infatti utilizzato.
LA CIANOSI:
segno per cui la cute assume un colore violastro: la cianosi si verifica nel momento in cui
LA EMOGLOBINA DEOSSIGENATA ARRIVA AL
VALORE DI 5g O PIÙ PER 100ml DI SANGUE
CAPILLARE; si tratta di un valore ASSOLUTO,
indipendente dalla situazione.
CALCOLO DELLA SATURAZIONE DELLA
EMOGLOBINA:
normalmente:
nel sangue arterioso precapillare abbiamo circa il
96% della emoglobina saturata, il 4% della
stessa si presenta, invece, desaturato.
nel sangue venoso postcapillare si registra la Fenomeno cianotico delle dita
associato a fenomeno di Reynauld:
presenza di circa il 30% della emoglobina vasospasmo periferico.
desaturata. immagine tratta da wikipedia
LE ANEMIE
La ANEMIA può essere definita come un segno, il PALLORE, che si rende evidente nel
momento in cui la CONCENTRAZIONE DI EMOGLOBINA SCENDE AL DI SOTTO DEI
VALORI NORMALI.
VALORI NORMALI DI EMOGLOBINA:
risulta fondamentale nel definire la anemia ricordare che i valori normali di emoglobina
sono:
nel maschio variabili tra 13 e 18g/100ml.
nella femmina variabili tra 12,5 e 16g/100ml.
GLI INDICI CORPUSCOLARI:
gli indici cospuscolari sono dei valori che CONSENTONO DI VALUTARE IN MANIERA
MAGGIORMENTE OBIETTIVA I CARATTERI RELATIVI AI GLOBULI ROSSI; di fatto
questi indici possono essere calcolati e valutati una volta noti:
• numero dei globuli rossi.
• ematocrito cioè la percentuale in volume delle componenti corpuscolate nel sangue
non coagulato.
• concentrazione di emoglobina.
GLI INDICI CORPUSCOLARI SONO:
VOLUME CORPUSCOLARE MEDIO o MCV, si tratta del rapporto tra:
ematocrito.
numero dei globuli rossi.
si esprime in fL.
i valori di riferimento per questo fattore sono:
82fL di minimo.
92fL di massimo.
con la MCV si indica un valore relativo al VOLUME del globulo rosso E, se normale,
SI PARLA DI NORMOCITOSI. In situazioni patologiche o comunque alterate
possiamo distinguere:
se l'MCV risulta minore di 82fL si parla di MICROCITOSI.
se l'MCV risulta maggiore di 92fL si parla di MACROCITOSI.
se in termini VOLUMETRICI la popolazione dei globuli rossi è molto variabile, si
parla di ANISOCITOSI.
EMOGLOBINA CORPUSCOLARE MEDIA o MCHC, è data dal rapporto tra:
concentrazione di emoglobina.
numero di globuli rossi.
si esprime in termini di pg, I VALORI NORMALI SONO variabili tra:
26pg.
32pg.
esprime la QUANTITÀ DI EMOGLOBINA PRESENTE NEL GLOBULO ROSSO.
CONCENTRAZIONE DI EMOGLOBINA CORPUSCOLARE MEDIA o MCHbC è
determinata dal rapporto tra:
concentrazione della emoglobina.
ematocrito.
si esprime in termine PERCENTUALE e il suo valore è normalmente variabile tra:
32%.
36%.
determina fondamentalmente i grammi di emoglobina presenti in 100ml di globuli
rossi impacchettati: IL VALORE È RELATIVO UNICAMENTE AL GLOBULO
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 4: le anemie
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 4: le anemie
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 4: le anemie
trova nell'organismo:
in forma di TETRAIDROFOLATO.
in forma di METIL TETRAIDROFOLATO non biologicamente attivo rispetto alla
sintesi delle basi azotate, possiamo dire che la sua attivazione richiede:
■ la cessione del gruppo metilico alla OMOCISTEINA che diviene
METIONINA.
■ la presenza di un MEDIATORE FONDAMENTALE cioè la METIL
COBALAMINA o vitamina B12.
● LA VITAMINA B12 è fondamentale quindi a garantire la attivazione DEL METIL
TETRAIDROFOLATO A TETRAIDROFOLATO: in sua assenza anche elevatissime
concentrazioni di metil tetraidrofolato introdotte con la dieta non possono essere
utilizzate nella sintesi del DNA.
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MACRO
FAGO
MILZA Fe++
Fe++
Fe++ FERROPORTINA
Fe+++ Fe+++ Fe++
EFESTINA
canale transferrina
ENTERO per EME
Fe+++ apo Fe+++
CITO ferritina
ferritina apo emoside
Cit c duodenale ferritina rina
EFESTINA
FERROPORTINA uso
Fe ++
Fe ++
Fe++
Fe ++ immediato
canale
CITOCHINE per IONI
tra cui IL6 BIVALENT
I
EPCIDINA EPCIDINA
+
recettore 2
della ferritina
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eme biliverdina
ossidasi reduttasi
BILIRUBINA
NON CONIUGATA ALBUMINA
DEGRADAZIONE
Pool amminoacidico
macrofagico
diglucuronazione
LIGANDINA
URINE
EMOLISI EXTRAVASCOLARE:
la bilirubina fisiologicamente si trova nel sangue in forma:
liposolubile o non coniugata.
Idrosolubile o coniugata, associata cioè all'acido glucuronico.
possiamo dire che:
• la BILIRUBINA TOTALE varia in concentrazione tra 1 e 1,2mg/100ml di siero.
• la bilirubina:
◦ NON CONIUGATA non associata all'acido glucuronico, è la gran parte della
bilirubina totale.
◦ CONIUGATA associata cioè alla albumina, varia in concentrazione da 0 a 0,3
mg/100ml di siero.
La bilirubina coniugata e non coniugata possono essere definite anche rispettivamente
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 4: le anemie
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PATOLOGIE CONGENITE:
◦ SFEROCITOSI EREDITARIA: sono diverse le alterazioni che provocano i quadri
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infatti:
• i globuli rossi colpiti muoiono per lisi.
• la emoglobina subisce delle trasformazioni:
◦ FERRO DA BIVALENTE DIVIENE TRIVALENTE e si forma la
METEMOGLOBIA e l'eme diviene EMINA.
◦ I GRUPPI SH FORMANO PONTI DISOLFURO.
L'emoglobina QUINDI PRECIPITA e SI FORMANO I CORPI DI HEINZ: il
globulo rosso passa attraverso la milza e i macrofagi STRAPPANO I
CORPI DI HEINZ formando GLOBULI ROSSI AD ELMETTO O
MORSICATI.
Questa patologia fornisce di fatto una protezione innata rispetto alla parassitosi
malarica: anche il plasmodio, almeno inizialmente, ha difficoltà ad infettare
globuli rossi privi di NADPH.
• PROBLEMI DELLA EMOGLOBINA:
◦ ALTERAZIONI QUALITATIVE o EMOGLOBINOPATIE tra cui ricordiamo la
ANEMIA FALCIFORME detta anche PREPANOCITICA o ANEMIA DA SICKLE
CELL, si tratta di una patologia genetica che porta alla sostituzione nella
posizione 6 della catena di un acido glutamico con una valina.
▪ Il gene in questione si trova a livello del cromosoma 11.
▪ la mutazione è puntiforme: la sequenza varia da GAG a GTG.
▪ l'emoglobina alterata è VIENE DETTA EMOGLOBINA S.
L'EMOGLOBINA ALTERATA QUANDO SI TROVA A TENSIONE DI OSSIGENO
BASSA PRESENTA UNA FORTE RIDUZIONE DELLA SOLUBILITÀ, quindi:
▪ le molecole si aggregano e formano dei lunghi polimeri che si dispongono
parallelamente tra loro con andamento elicoidale. Si tratta di un evento
REVERSIBILE: tornata a pressioni di ossigeno normali, la emoglobina si
comporta normalmente.
▪ Il globulo rosso a seguito dei processi di DEPOSITO assume una forma A
FALCE, questa trasformazione risulta
REVERSIBILE FINO AD UN CERTO LIMITE:
• si deforma la membrana del globulo rosso.
• Il globulo rosso si disidrata.
• Penetra calcio nell'emazia.
• La membrana si irrigidisce.
• La cellula perde di elasticità e non è più in
grado di tornare alla sua forma normale.
L'effetto che questa precipitazione ha sul globulo
rosso dipende dalla quantità di emoglobina S
presente nel globulo stesso, di fatto:
• per l'omozigote per la mutazione la
falcemizzazione avviene immediatamente con
il calo della pressione si ossigeno. Globuli rossi caratteristici di
• per l'eterozigote l'evento di falcemizzazione anemia falciforme visti al
microscopio elettronico.
dipende SOPRATTUTTO DAL immagine tratta da wikipedia
COMPORTAMENTO DELLA EMOGLOBINA
NON S PRESENTE:
◦ emoglobina normale: la emoglobina normale non risente della
presenza della emoglobina s e le condizioni di calo della pressione di
ossigeno devono essere abbastanza basse perché si verifichi una
falcemizzazione.
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 4: le anemie
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 4: le anemie
catena.
◦ Frameshift che innesca la produzione di un RNA senza senso.
◦ Gravi mutazioni di splicing.
• β+β+ dove la quantità di catene β prodotte risulta dosabile ma
insufficiente, cause possibili sono:
◦ lievi mutazioni di splicing.
◦ Mutazione dei geni promotori.
▪ QUADRO CLINICO:
• sono presenti in questo caso solo CATENE ALFA che risultano POCO
SOLUBILI e:
◦ NON FORMANO TETRAMERI
◦ TENDONO A PRECIPITARE soprattutto a seguito della formazione di
DIMERI.
• le catene alfa precipitano generando insufficienze nel precursore eritroide
relative a:
◦ sintesi proteica
◦ membrana plasmatica.
• MOLTI PRECURSORI ERITROIDI VANNO INCONTRO A MORTE NEL
MIDOLLO e si FORMANO POCHI GLOBULI ROSSI:
◦ piccoli.
◦ poveri di emoglobina
◦ dotati di catene alfa precipitate.
questo li rende MENO PLASTICI e FACILMENTE CAPTABILI DAI
MACROFAGI SPLENICI.
• spesso sono presenti CATENE DI EMOGLOBINA FETALE IN QUESTI
GLOBULI ROSSI ad alfa affinità CHE NON RILASCIANO L'OSSIGENO
CAPTATO rendendo il quadro ancora più grave.
• SI INNESCA UNA ANEMIA FORTISSIMA che stimola la produzione di
EPO i cui livelli, elevatissimi, generano:
◦ una ERITROPOIESI INEFFICACE dove il 75-80% dei globuli rossi
viene distrutto.
◦ Si riattivano le sedi di eritropoiesi inattivate prima della nascita, si
assiste quindi a:
▪ FRONTE TURNITA a causa della stimolazione del midollo delle
ossa piatte dell'encefalo.
▪ Riattivazione di MILZA E FEGATO.
◦ l'EPO PRODOTTA Inoltre stimola l'assorbimento di ferro A LIVELLO
INTESTINALE INIBENDO LA PRODUZIONE DI EPCIDINA.
COMPLICAZIONI:
questi soggetti, ove non sia possibile il trapianto di midollo, sopravvivono
unicamente grazie a trasfusioni di sangue che veicolano, inevitabilmente
tramite la emoglobina, elevati carichi di ferro E IL PAZIENTE ACCUMULA
ENORMI QUANTITÀ DI FERRO che formano DEPOSITI DI EMOSIDERINA
fino alla EMOCROMATOSI, si possono avere seri problemi legati a:
• CIRROSI EPATICA: il ferro stimola un enzima importante per la
formazione del collagene e inibisce la collagenasi.
• insufficienza cardiaca: il ferro interferisce con la trasmissione
atrioventricolare.
• alterazioni endocrine.
Il quadro è tanto grave che può portare alla morte.
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 4: le anemie
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Giordano Perin; fisiopatologia generale 4: le anemie
• Brividi.
• Dolore a livello renale a causa del deposito di emoglobina e proteine
liberate dalla lisi.
• CID ed EMORRAGIE DIFFUSE:
◦ LA CID risulta innescata dall'enorme quantità di fattore tissutale
liberato dalla lisi del globulo rosso.
◦ Con il consumo delle componenti della coagulazione si manifestano
DELLE EMORRAGIE DIFFUSE fino alla PORPORA.
▪ Rh che si caratterizza invece per la assenza di anticorpi naturali, si tratta di
un gruppo antigenico complesso di natura proteica che stimola, in caso di
ripetute trasfusioni non compatibili o in caso di contatto in corso di
gravidanza, la formazione di IgG che NON SONO IN GRADO DI
INNESCARE UNA EMOLISI INTRAVASCOLARE MASSIVA ma solo una
emolisi EXTRAVASCOLARE ANCHE MOLTO GRAVE.
La presenza di queste immunoglobuline si evidenzia eventualmente tramite
IL TEST DI COOMBS diretto o indiretto a seconda delle necessità.
◦ MALATTIA EMOLITICA DEL NEONATO: si tratta di una reazione mediata dalla
presenza di immunoglobuline di tipo IgG prodotte dalla madre Rh - contro il
gruppo Rh+ del feto, si manifesta con una emolisi molto importante a livello
fetale che provoca la produzione di grandi quantità di BILIRUBINA INDIRETTA,
tossica, come accennato, per gangli della base e ippocampo.
◦ FORME AUTOIMMUNI: forme tipicamente diagnosticate grazie al test di
coombs DIRETTO, atto alla identificazione di anticorpi adesi al globulo rosso, o
INDIRETTO, atto ad appurare la capacità del plasma di agglutinare le cellule
rosse. Fondamentalmente, si tratta di anemie emolitiche abbastanza comuni
che possono essere scatenate direttamente da fenomeni autoimmuni o dalla
induzione di fenomeni di autoreattività tramite farmaci. Possiamo avere:
▪ EMOAGGLUTININE A CALDO di tipo IgG, provocano principalmente una
emolisi extravascolare in quanto non possono attivare il complemento vista
la scarsa densità antigenica. Nello specifico riconosciamo:
• fenomeni indotti dal legame del farmaco con la membrana del globulo
rosso.
• Fenomeni indotti dalla azione del farmaco che stimola la produzione di
anticorpi che si associano alla membrana del globulo rosso.
• Fenomeni di cross reattività legati a agenti patogeni come il virus di
epsteinn barr.
Sicuramente sono le forme maggiormente comuni.
▪ EMOAGGLUTININE A FREDDO che si innescano:
• a seguito di alcune infezioni tra cui infezioni da mycoplasma.
• Cronicamente per fenomeni autoimmuni.
Il responsabile della emolisi INTRAVASCOLARE in questo caso è una IgM
CHE PRESENTA UNA ELEVATA AFFINITÀ PER IL SUO TARGET
UNICAMENTE A TEMPERATURE INFERIORI AI 30 GRADI raggiunte quindi
a livello delle estremità corporee.
▪ EMOLISINE FREDDE: anticorpi in questo caso di tipo IgG CHE SI
ASSOCIANO AD ANTIGENI DETTI ANTIGENI P DEI GLOBULI ROSSI
PROVOCANDO UNA EMOLISI EXTAVASCOLARE principalmente.
• CAUSE EXTRAGLOBULARI NON IMMUNITARIE:
◦ cause fisiche quali:
▪ ustioni gravi.
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▪ Radiazioni.
◦ cause meccaniche quali:
▪ VASCULITI DI GROSSI VASI: la alterazione della struttura del vaso
all'interno del quale il globulo rosso scorre ad elevate velocità può
provocarne la lisi.
▪ ELEMENTI ESTRANEI ALL'ORGANISMO come:
• protesi valvolari soprattutto meccaniche.
• Protesi dei vasi soprattutto a scorrimento rapido.
▪ MORBO DI MOSKOVITZ caratterizzato dalla produzione di un anticorpo che
impedisce la lisi del fattore di won Willebrand, si formano grossi aggregato di
fibrina che si incastrano alle pareti dei vasi: tali aggregati rappresentano un
ostacolo per il globulo rosso che, schiantandosi su di essi, si rompe o si
divide formando degli SCHISTOCITI.
◦ cause chimiche come:
▪ ossidanti che ledono la struttura del globulo rosso.
▪ rame: il rame danneggia il globulo rosso in diverse sedi e risulta spesso
letale.
◦ forme infettive:
▪ plasmodium malariae.
▪ clostridi che producono una tossina simile ad una fosfolipasi e capace di
degradare le membrane dei globuli rossi.
COMPLICAZIONI COMUNI:
complicazioni comuni a tutti i quadri di anemia emolitica sono fondamentalmente:
• le infezioni da PARVOVIRUS che, infettando come accennato il precursore eritroide
provocano un calo della eritropoiesi.
• Congestione splenica ed epatica DOVUTA ALLA NECESSITÀ DI SMALTIRE
ENORMI QUANTITÀ DI GLOBULI ROSSI ANOMALI e DI BILIRUBINA fino
eventualmente all'ittero: questa congestione PROVOCA UN CALO DELLA
ATTIVITÀ MICROBICIDICA DEI MACROFAGI SOPRATUTTO SPLENICI che
espone a patologie batteriche da batteri capsulati quali EMOFILI,
PNEUMOCOCCHI E NEISSERIE.
ANEMIE POST EMORRAGICHE:
possiamo avere due tipi di emorragie:
• EMORRAGIA ACUTA dove è importante dal punto di vista prognostico sicuramente
l'entità del sangue che viene perso e il tempo in cui il questo viene perso: più rapida
è l'emorragia, più grave è la prognosi. La reazione dell'organismo avviene in due
fasi:
◦ INIZIALMENTE il problema di CALO DELLA VOLEMIA È SICURAMENTE IL
PIÙ IMPORTANTE.
◦ CON IL RIPRESTINO DEL VOLUME la anemia diviene un problema
significativo: grazie alla azione dell'EPO soprattutto vengono prodotte enormi
quantità di reticolociti.
• CRONICA le perdite sono di solito di PICCOLA ENTITÀ e passano INOSSERVATE,
in questo caso SI PERDONO GLOBULI ROSSI E SOPRATTUTTO FERRO, risulta
quindi abbastanza comune una anemia sideropenica con emazie:
◦ microcitiche.
◦ ipocromiche.
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