Il Viaggio Di Odisseo
Il Viaggio Di Odisseo
Il Viaggio Di Odisseo
Un mito antico
Pur non essendo risalente nel tempo quanto quello degli Argonauti o viepi
di Gilgamesh, il mito di Odisseo/Ulisse senza dubbio antichissimo: Molti
elementi indicano che Odisseo rappresenta unantichissima figura della
mitologia greca. Anzitutto il nome, che come quello di Achille, non si pu
spiegare con etimologie greche e rinvia a strati pi antichi. Poi anche le
molteplici esperienze e situazioni con le quali leroe appare strettamente
collegato: i suoi incontri con streghe e giganti, con mostri e mangiatori
duomini, il suo viaggio agli Inferi, i suoi contatti con esseri demoniaci,
tutto ci giustifica la supposizione che le sue radici vadano cercate nel
mondo dellantica favola, e addirittura nel mondo di primitive concezioni
magiche e sciamaniche . 1
Sulletimologia del nome, in realt, non certa la sua origine pregreca.
Daltra parte, nella stessa Odissea 2 Autolico (padre di Anticlea, madre di
Odisseo), che deve scegliere un nome per il nipote, spiega che, essendo egli
portatore di odio (in greco ), il neonato dovr chiamarsi Odisseo (in greco ), cos legando letimo del nome delleroe al verbo
(odiare).
Per il resto, invece, si pu concordare con laffermazione sopra riportata.
Lorigine sciamanica delle peregrinazioni di Odisseo risulta da molteplici
punti di emersioni dellOdissea 3; a mo di esempio potremo ricordare:
1. Elena che mescola al vino delle erbe magiche che facevano dimenticare ogni dolore; 4
2. I mangiatori di loto, unerba che d loblio di tutto (casa, Patria, famiglia); 5
3. Athena che versa il sonno negli occhi di Odisseo; 6
4. tutto lepisodio di Circe, ma in particolare lerba magica che Hermes fornisce a Odisseo per difendersi daglincantesimi della
maga 7.
Anche per le lotte contro i mostri, larchetipo antico cos come gli altri
elementi citati da Heubeck, onde si pu concordare con lui sulla datazione
del mito di Odisseo.
Viceversa, altri tratti (non letimo del nome, come si detto) potrebbero far
pensare allorigine pregreca del mito.
Innanzitutto, limpressionante somiglianza dellOdissea con il Gilgamesh 8,
che fa pensare ad un sostrato mitico comune alle due saghe (leroe mesopotamico non greco e neanche indoeuropeo, essendo di stirpe semitica);
poi la dissonanza tra il carattere di Odisseo e quello degli altri eroi omerici,
dissonanza che appare gi dai caratteri somatici: Odisseo lunico degli
eroi achei sui quali non si utilizzi lappellativo (biondo), mai utilizzato nellIliade, e raramente attribuitogli nellOdissea 9, ma ancor pi nella
contrapposizione tra lastuzia quale tratto precipuo di Odisseo e la forza, il
valore, il coraggio, propri degli altri achei, contrapposizione che gi evidente nei poemi omerici, ma che diventer un abisso nelle tragedie, come
sar trattato nel paragrafo successivo.
studiati a fondo da Mircea Eliade, Arti del metallo e alchimia. Bollati Boringhieri, Torino, 1987 e
da Karoly Kernyi, Dioniso, Adelphi, Milano 1992
4
I, 219
IX, 84 ss.
V, 491 ss.
X, 300 ss.
Martin Litchfield West, The East Face of Helicon: West Asiatic Elements in Greek Poetry and
Myth, Clarendon, Oxford 1997, pp. 407 ss.
9
soltanto in Xlll, 397, 431, si utilizza il termine: Athena trasfigura Odisseo togliendogli dalla testa i
capelli, che vengono definiti biondi
10
I, 440 ss.
11
X, 340 ss.
12
13
14
preferibile rendere con mente la parola greca utilizzata da Omero non solo per ragioni di
corrispondenza linguistica, ma anche per il significato simbolico della parola no/oj (nel greco classico ), che corrisponde allidea tripartita della natura umana , e , appunto:
corpo, anima e spirito: non dimentichiamo che Kant chiama (derivato da ) la vera
sostanza delle cose, che per lui inconoscibile, ma la cui penetrazione dellessenza costituisce il
fondamento delle dottrine gnostiche
15
16
17
X, 19 ss.
18
V, 203 ss.
anche Chirone rinuncia allimmortalit pur di salvare Prometeo dalla sua pena passando alla
letteratura moderna, la Sirenetta (Den lille Havfrue) di Andersen rinunzia allimmortalit per amore
del principe e nella saga tolkeniana The Lord of the rings lelfa Arwen rinunzia allimmortalit per
amore di Aragorn
19
20
21
I, 7, 1
22
23
una particolare angolazione del rapporto tra i Pelasgi e la mitologia greca pu trovarsi in Robert
Graves, I miti Greci, Longanesi, Milano 1983
Ottiene con linganno le armi di Achille che sarebbero spettate per diritto
ad Aiace (Aiace di Sofocle).
Convince i capi achei ad uccidere il piccolo Astianatte (figlio di Ettore) per
impedire che un giorno possa vendicare il padre (Troiane di Euripide).
Fa sgozzare Polissena, giovane figlia di Priamo, sacrificandola sulla tomba
di Achille (Ecuba di Euripide).
In realt, nei grandi tragici, la figura di Odisseo una figura simbolica in
un periodo di grandi avvenimenti: le guerre persiane, che avevano sancito
la vittoria del panellenismo; limperialismo ateniese che aveva soggiogato
i popoli dellAttica; la guerra del Peloponneso che ne aveva stroncato
lascesa. In questo crogiuolo di avvenimenti, era normale la prevalenza
della ragion di Stato quale supremo comando per ogni azione del cittadino
ateniese.
La voce del poeta si levava dunque contro letica della ragion di Stato contrapposta al sentire comune, alletica dellonore e del rispetto per i principi
che era ancora sentita nellepoca in cui furono scritte le grandi tragedie del
mondo attico. 24
Si prefer dunque utilizzare una sorta di mito letterario negativo per
incarnare la doppia morale di chi per raggiungere un obiettivo che si ritiene
confacente alle esigenze della propria comunit (in questo caso i guerrieri
achei) non esita a ricorrere allinganno, alla frode, o a violare principi eterni
come il rispetto, anche in guerra, di donne e bambini.
Il mito letterario fu portato alle estreme conseguenze da Filostrato, retore
vissuto nel III sec. a.C.
Nel suo Eroico, Odisseo si finge pazzo per non partire per la guerra di Troia.
Sbugiardato da Palamede, il pi sapiente degli eroi Achei, si vendica facendolo lapidare e costruendo contro di lui false prove di furto e tradimento. E
compie lultima nefandezza costringendo il suo aedo, Omero, a tacere sulle
nefandezze da lui perpetrate e scoperte con un gioco letterario da Filostrato.
LUlisse di Dante
Inferno XXVI canto - nell'ottava bolgia, delle dieci Malebolge dell'ottavo
cerchio.
Dante condanna senza mezzi termini i consiglieri fraudolenti della sua Firenze. Li paragona a "lingue di fuoco", perch ha voluto creare un contrappasso adeguato alla complessit della colpa di questi "ladroni", che ingannarono le loro vittime (soprattutto con l'arte oratoria), nascondendo dietro
false intenzioni il loro vero scopo, per cui adesso sono costretti a restare
nascosti per sempre da un fuoco che li brucia dolorosamente, rubando limmagine della loro forma fisica, cos come nella loro vita essi furono ladri
della buona fede altrui.
La fiamma che li avvolge assume addirittura i connotati fisici delle anime
in pena, al punto d'assomigliare a una lingua che, guizzando, emette suoni
24
per una lucida analisi, cfr. Vittorio Dini, Il mito dello stato moderno nella fortuna della ragion di
Stato, in Revue de Synthse, 2010, Vol. 130, pp. 447-464
articolati.
Ma quando viene a sapere che tra i dannati vi pure Ulisse (in compagnia
dell'amico Diomede), l'atteggiamento di Dante cambia completamente.
Al pari degli altri dannati, Ulisse viene presentato come un uomo chiuso in
se stesso, anche se in quel momento desideroso di parlare coi due inaspettati ospiti.
Di fronte alla grandezza d'un personaggio del genere, osannato da tutta la
letteratura greca e latina, Dante si sente piccolo e avverte di dover fare molta
attenzione a misurarsi con lui. Anzi, temendo troppo il confronto con un
personaggio del genere, il poeta non s'arrischia neppure d'interrogarlo e lascia che al suo posto lo faccia Virgilio.
Ulisse pronunzia il famoso discorso: dopo il ritorno a Itaca, niente lo trattiene, deve soddisfare la sua sete di
divenir del mondo esperto,
e de li vizi umani e del valore 25
parte con i suoi compagni, che di fronte allimpresa impossibile di superare
le colonne dErcole hanno paura, ma Ulisse li sprona ad andare oltre per la
sete di conoscenza:
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza 26
Il viaggio prosegue quale folle volo 27, e la viene punita: la nave
viene travolta da un turbo.
Dante dunque non pu fare a meno di condannare Ulisse per le sue
colpe, per gli inganni sempre orditi, ma come sostiene Borges 28, certamente
Ulisse ha intrapreso un viaggio folle, impossibile, ma langoscia, la partecipazione palese di Dante sono quasi troppo profonde e intime.
Dante non lanti-Ulisse, poich fa un viaggio non meno folle di quello
dell'eroe greco, che per egli intraprende in armonia con Dio.
un'impresa che, dunque, pu essere facilitata dallapprovazione divina,
come nel caso appunto di Dante, che apprende i segreti delle cose attraverso
il viaggio nellaldil; oppure, come nel caso di Ulisse, condannata in partenza al fallimento, proprio perch si pone come sfida alla virt divina.
Ulisse una specie di specchio negativo di Dante. Dal punto di vista della
conoscenza, entrambi sono degli eroi, degli scopritori. Tuttavia Dante in
armonia con Dio, mentre Ulisse un ribelle, un temerario che osa imporre
la propria volont agli di.
25
Inf., XXVI, 98 s.
26
27
Ibidem, 125
28
Jos Louis Borges, Nove saggi danteschi, Adelphi, Milano 2001, pp. 43-49
La presunzione umana rappresenta un inconcepibile sovvertimento dell'ordine dell'universo, e come tale una forma di follia. Infatti, l'aggettivo
folle a definire la natura insana dell'impresa di Ulisse, come segnale preciso
di questa volont assurda per chi sostenuto dalla fede e dalla grazia.
L'autore, dunque, sente vicina alla propria l'esperienza di Ulisse (che pu
rappresentare quella dei filosofi laici che - come lo stesso Dante giovane si lasciarono tentare da una conoscenza che fosse dei tutto indipendente dal
valore della fede religiosa).
Ma Dante, persosi nella Selva Oscura, si salva tornando alla fede ed intraprendendo il suo viaggio iniziatico alla ricerca della Grazia 29.
In questo senso, il personaggio di Ulisse lo rispecchia, ma solo per gli
aspetti negativi che lo segnarono in passato e che al tempo in cui scrive la
Commedia egli ha ormai superato.
Per Borges, Dante un Ulisse cristianizzato: il folle volo del poeta toscano
la scrittura del libro stesso. Dante era un teologo che in base ai principi
cristiani conosceva cosera il bene e il male ai fini del giudizio per l'eternit.
In tal senso Ulisse, essendo precristiano, non pu essere condannato per la
mancata conoscenza del vero Dio.
Dante, infatti, colloca nel primo cerchio coloro che non hanno conosciuto
Ges Cristo, coloro che
non ebber battesmo,
ch' porta de la fede che tu credi. 30
Dunque se Ulisse si trova l, tra i consiglieri fraudolenti e non nel primo
cerchio in compagnia di Omero, Orazio, Ovidio, Lucano, Cesare o dei
suoi antichi nemici Ettore ed Enea, non lo deve al suo paganesimo, alla
mancanza di fede nel vero Dio, ma a delle colpe morali universali (appunto, gli inganni e le frodi che ha ordito assieme a Diomede, compagno
anche nella pena eterna).
29
30
Inf., IV, 35 s.
10
LUlisse di Pascoli
L'interpretazione che Giovanni Pascoli nei Poemi conviviali d delle vicende di Ulisse, e in particolare quella dell'incontro col pastore nell'isola di
Polifemo, rappresenta un unicum in tutta la storia della letteratura 31.
Al centro dellultimo viaggio di Giovanni Pascoli c luniverso dominato
dal dolore e dal mistero per cui la vita come un fiume che va a un mare
ignoto che porta alla morte da un monte inteso come la nascita, e luomo di
fronte allimmensit delluniverso diventa un granello insignificante e privo
di stabilit spirituale. Con questa prospettiva si afferma il tema dominante
dellUlisse di Pascoli ovvero la ricerca del senso dellesistenza. La passione
di Pascoli per lepica, lo spinge a rivisitare lOdissea Omerica in una chiave
prettamente moderna basata sulla concezione della vita contemporanea.
Praticamente lUlisse che incarnazione delluomo moderno, dopo aver
fatto ritorno a Itaca dal suo lungo viaggio ripensa a questultimo e gli sembra di avere un dilagante senso di incompletezza perch non riuscito a fare
luce sui suoi dubbi. Gli interrogativi tormentano leroe ormai stanco e maturo, che proiettato gi verso la fine della sua vita si sente come luomo
moderno, che non riuscendo a dare unindividualit al proprio essere si
sente impotente, inerme, in balia del corso degli eventi. Incapace di restare
fermo in questa posizione, Ulisse decide di riprendere il mare, ormai vecchio, per non abbandonarsi alle braccia delloblio. In fondo leroe decide
solamente di non voler morire senza capire il significato della propria esistenza. Ulisse, giudicando la sua vita passata insignificante, decide di percorrere tappa per tappa il viaggio del suo ritorno in modo da poter scorgere
la verit che illumini la sua vita trascorsa e dare significato al proprio essere.
Leroe decide di ricomporre il suo equipaggio ormai vecchio come lui e di
partire senza sapere il perch e cosa cercare, consapevolmente conscio che
non trovando alcuna risposta allinterno del proprio io, non avrebbe dovuto
abbattersi, essendo la vita una difficoltosa ricerca dellessere. La prima
tappa li riporta allisola dei Ciclopi dove, dopo aver parlato con unabitante
dellisola, ha il dubbio che quanto vissuto sia stata solo un illusione e con
ci tutta la sua vita. Pascoli con questo episodio esprime la propria certezza
di vivere in un mondo di illusioni, nel quale luomo che cerca non trover
mai la verit poich questa gli viene celata. Nel ricordare le sue esperienze,
lUlisse ripensa alla maga Circe che gli aveva svelato che un motivo della
sua esistenza era la conoscenza del mondo, cosa che per leroe al termine
della sua vita giudica solo essere stata superficiale, non avendone penetrata
lessenza, parallelamente alluomo moderno che ha solo una conoscenza
altrettanto superficiale del proprio essere.
Dopo aver tanto viaggiato e conosciuto ogni segreto del mondo, leroe cerca
allora di dare una risposta al dubbio che lo aveva spinto a partire: qual lo
scopo della mia vita e perch esisto? Come lUlisse, per Pascoli qualsiasi
altro uomo giunto ad un certo momento della sua vita, si pone la stessa domanda e non trovando risposta, si abbandona al corso degli eventi giungendo passivamente alla morte, unica certezza della vita. Pascoli incarna in
per una compiuta analisi dei Poemi conviviali, cfr. Giuseppe Nava, Il mito vuoto: Lultimo viaggio,
in Quaderni dellAccademia pascoliana, n. 9 1997
31
11
tal modo i motivi della poetica decadentista, ma questa sua tendenza nasce
dal bisogno di un pi approfondito esame del proprio essere non riuscendo
nella maggior parte delle volte a trovare risposta.
proprio da questa ricerca a vuoto che nasce linsoddisfazione dilagante
tra i poeti dellinizio del 900, compreso Pascoli, onde nella sua opera il
viaggio diviene metafora di ricerca interiore, che mette in evidenza la volont di trovare s stessi e di darsi una personalit in un universo tanto vasto
da rendere infinitesimali i problemi esistenziali degli uomini.
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LUlisse di DAnnunzio
La crisi di valori tipica del decadentismo si manifesta in modo diverso nella
poesia di D'Annunzio, in cui il modello del superuomo trova piena realizzazione nella figura di Ulisse 32.
In L'incontro di Ulisse, tratto da una delle Lodi, Maia, il poeta racconta di
aver incontrato navigando nello Ionio insieme ai suoi compagni, a nord di
Itaca, Ulisse, partito per lultima avventura. Lo stesso poeta e i suoi compagni si sentono dei superuomini ma lincontro con Ulisse, "re delle tempeste", cambia totalmente la loro vita e soprattutto quella del poeta.
Ulisse in silenzio, regge in mano la scotta e studia i venti: lemblema
delluomo solitario, che non ha bisogno dellaiuto di nessuno per andare
avanti, attento a tutto, anche al pi piccolo e impercettibile soffio di vento,
niente deve sfuggire al suo sguardo. Dalla stessa descrizione della figura,
Ulisse diventa sempre di pi il simbolo del superuomo, leroe instancabile
che, anche nella vecchiaia, sfida il mare da solo, sdegnoso di tutti, alla ricerca di nuove esperienze, tutto volto a realizzare la sua volont di potenza.
Il poeta e i suoi compagni sono emozionati e sconvolti per lincontro con
Ulisse, si sentono infiammati da un grande coraggio; cercano di farsi notare
chiamandolo ripetutamente con lappellativo di Laertiade (figlio di Laerte),
eversore di mura, piloto di tutte le sirti, ma egli li ignora con unindifferenza che DAnnunzio accentua paragonando il loro invito, a prestar loro
attenzione, ad uno schiamazzo di vani fanciulli.
Lattenzione del grande Ulisse viene attirata solamente dalla voce dello
stesso poeta che con le proprie parole esprime tutto il suo orgoglio, la fiducia in se stesso tipica del Superuomo; difatti propone alleroe di dargli lopportunit di tendere il suo arco per dimostrargli la propria forza. Solamente
a questa richiesta Ulisse si volta a guardare lintrepido, poich lo considera
il pi orgoglioso e quindi pi degno di considerazione; Ulisse appare di
conseguenza un uomo superiore, perch sprezzante la mediocrit, che coltiva solo il culto della forza e la volont di affermazione e di dominio, il
disprezzo del pericolo e lamore per il rischio, la violenza e la guerra, per
questo ansioso di continui superamenti.
Lincontro con Ulisse, anche se durato solo un attimo, cambia comunque la
vita del poeta: egli non come i suoi compagni, che pure gli sono cari, ma
si sente spinto a confidare solo in se stesso e destinato a realizzare imprese
eccezionali, come quellUlisse di cui ha meritato il simbolico sguardo.
Ulisse diventa quindi un mito letterario non solo quale simbolo del "superuomo", ma anche quale esempio ed incitamento a tutti gli uomini che,
come il poeta, non si accontentano di una vita tranquilla ma vogliono affermare la loro volont di potenza realizzando la dimensione eroica di s stessi.
Lorenzo Braccesi, DAnnunzio e lUlisse etrusco pelasgico, in Hespera: studi sulla grecit di
Occidente, n. 4, pp. 187 - 190
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