Processi Per Migliorare La Qualità Delle Benzine-Eter
Processi Per Migliorare La Qualità Delle Benzine-Eter
Processi Per Migliorare La Qualità Delle Benzine-Eter
Eterificazione
4.4.1 Introduzione
Con il termine eterificazione in ambito petrolifero si indica la reazione di addizione di un alcol a una olefina terziaria che porta alla formazione di composti ossigenati
(eteri) dotati di ottime caratteristiche ottaniche. Lintroduzione degli ossigenati nelle benzine iniziata negli
anni Settanta come conseguenza delle prime crisi energetiche, che hanno portato alla ricerca di carburanti e di
componenti alternativi al petrolio, e della progressiva
eliminazione degli additivi a base di piombo. Gli ossigenati avevano quindi inizialmente la duplice funzione
di aumentare il numero di ottano (octane booster) e di
introdurre nella benzina composti ottenuti da fonti alternative al petrolio (volume extender).
In un primo tempo come composti ossigenati sono
stati utilizzati direttamente gli alcoli (metanolo ed etanolo) che sono stati in seguito sostituiti da eteri come il
metil ter-butiletere (MTBE), letil ter-butiletere (ETBE)
e il metil ter-amiletere (TAME), le cui formule di struttura sono qui di seguito indicate:
CH3
CH3 C CH3
OCH3
MTBE
CH3
CH3 C CH3
OCH2CH3
ETBE
CH3
CH3 CH2 C CH3
OCH3
TAME
Il MTBE, grazie alle sue propriet, apparso immediatamente come il composto ossigenato in grado di
dominare il mercato; il MTBE infatti unisce a elevate
propriet ottaniche una minore volatilit rispetto agli
alcoli, una completa miscibilit con la benzina, nessun
problema di separazione di fase nel sistema di stoccaggio e di distribuzione della benzina, e ha infine il
grande vantaggio di poter essere sintetizzato molto facilmente a partire da composti normalmente non impiegati nella produzione delle benzine, come metanolo e
isobutene.
193
LCN) che quindi eterificato per ottenere TAME, oppure eterificata direttamente in modo da produrre una miscela di TAME ed eteri superiori ottenuti per conversione
delle olefine reattive C6 e C7.
In entrambi i casi la reazione di eterificazione consente di migliorare alcune caratteristiche della frazione
(riduzione della volatilit e del contenuto di olefine), ma
ha un effetto ottanico limitato dal momento che la formazione degli eteri avviene a scapito di olefine dotate
gi di buone propriet motoristiche. A differenza del
MTBE e dellETBE, il TAME e gli eteri superiori non
hanno un loro mercato, ma vengono prodotti per uso
interno in raffineria. Leterificazione di olefine con un
numero di atomi di carbonio superiore a 7 (benzina pesante da FCC) non di alcun interesse pratico, in quanto le
conversioni di equilibrio sono molto basse e le propriet
ottaniche degli eteri sono molto simili a quelle delle olefine di partenza.
194
semplici additivi antidetonanti ma correttamente vengono definiti come componenti altoottanici in quanto, in funzione della maggiore quantit impiegata (115% in volume), esercitano una marcata incidenza anche
su molte altre caratteristiche delle basi idrocarburiche
(densit, curva di distillazione, volatilit, potere calorifico, ecc.).
A partire dagli anni Ottanta stato inoltre riconosciuto a questi composti anche un ruolo ossigenante,
cio una capacit di migliorare la qualit della combustione con riduzione delle emissioni nocive. Cos nel
1981 lEnvironmental Protection Agency (EPA) ha regolato negli Stati Uniti laggiunta degli ossigenati con la
Substantially Similar Rule secondo la quale benzine con
contenuti inferiori al 2% in peso di ossigeno erano a tutti
gli effetti assimilabili a benzine totalmente idrocarburiche. La spinta maggiore allimpiego degli ossigenati e
del MTBE arrivata nel 1990 con lapprovazione negli
Stati Uniti dei Clean Air Act Amendments (CAAA), con
cui veniva imposto un contenuto minimo di ossigeno sia
alle benzine ossigenate (2,7% in peso di ossigeno, corrispondente a un 15% in volume di MTBE, nelle zone
che non rispettavano lemissione di CO), sia a quella
riformulata o RFG (ReFormulated Gasoline) (2% in peso
di ossigeno, corrispondente a un 11% in volume, nelle
zone che non rispettavano le specifiche sulla presenza
dellozono), che da sola rappresenta il 30% circa di tutta
la benzina statunitense.
In seguito allapprovazione dei CAAA, gli Stati Uniti,
come mostrato nella fig. 1, sono diventati il principale
mercato del MTBE (consumo superiore al 60%), con la
California che, da sola, ne assorbe il 40% circa per un
consumo totale superiore ai 4 milioni di t/a (Methanol
[], 2003).
Lobbligo di un contenuto minimo di ossigenati, dunque di composti prodotti principalmente al di fuori delle
raffinerie, non poteva non scatenare per lopposizione
domanda di MTBE
produzione di MTBE
15%
1%
12%
17%
53%
2%
11%
63%
5%
2%
15%
4%
altri
Medio Oriente
Europa
Sudamerica
Asia
Nordamerica
ETERIFICAZIONE
dellindustria petrolifera statunitense che, in periodi successivi, ha condotto campagne infruttuose per dimostrare
la presunta tossicit del MTBE. Studi approfonditi compiuti da molte associazioni hanno comunque escluso un
effetto cancerogeno di questo etere.
Nel 1996 infine, in seguito alla rilevazione di tracce
di MTBE in un certo numero di pozzi destinati alla produzione di acqua potabile in California, si aperto in
tutti gli Stati Uniti un acceso dibattito sullopportunit
dellimpiego di questo etere. Il MTBE infatti, grazie alla
sua maggiore solubilit in acqua e alla minore biodegradabilit, tende, a differenza degli altri componenti
delle benzine, ad accumularsi nellacqua; ne sono sufficienti circa 15 ppb per alterare le propriet organolettiche dellacqua stessa. La causa della contaminazione
delle falde acquifere va ricercata principalmente nelle
fuoriuscite di benzina dai serbatoi di stoccaggio interrati delle stazioni di servizio (non incamiciati come in
Europa) o dalle condotte.
Le conseguenze delle polemiche suscitate da questa
contaminazione sono state dapprima la pubblicazione
del Blue Ribbon Panel da parte dellEPA, che ha riconsiderato il ruolo del MTBE nella benzina chiedendone
una significativa riduzione, e successivamente la drastica decisione della California di bandire il MTBE dal 1
gennaio 2004 (esempio seguito nello stesso anno dagli
Stati di New York e del Connecticut). Pur essendo stato
risolto il problema dei serbatoi interrati, la situazione nel
resto degli Stati Uniti ancora incerta, anche se prevista una riduzione del consumo di MTBE.
In Europa, il secondo mercato per ordine di importanza, si continua invece a guardare con favore allimpiego del MTBE come componente per benzine grazie
alle sue qualit, anche se il suo utilizzo potrebbe diminuire per effetto della contrazione della domanda di benzina e della competizione di composti derivati da fonti
energetiche rinnovabili (etanolo ed ETBE). Al contrario
la domanda di MTBE aumentata nei mercati emergenti,
come la Cina, sotto la spinta di una sempre crescente
sensibilit ecologica.
ETBE
TAME
Metanolo
Etanolo
Classe chimica
Etere
Etere
Etere
Alcol
Alcol
Ossigeno (% in peso)
18,2
15,3
15,3
49,9
34,7
T di ebollizione (C)
55
73
86
65
78
(g/cm3)
4,6
0,74
0,77
0,77
0,78
2,4
0,79
RON, blending
118
118
111
133
130
MON, blending
101
102
98
99
96
60
18
RVP, blending
195
134
132
130
128
126
124
122
120
118
116
114
7 8 9 10 11 12 13 14 15 16
MTBE (% in volume)
base A; RON 85
base B; RON 91
base C; RON 94
alcuni casi migliori (minore solubilit in acqua), penalizzato dal fatto che leconomicit della sua produzione
dipende dal sussidio accordato alletanolo.
Un discorso a parte va fatto per il TAME e per gli
eteri superiori che, nonostante le loro elevate caratteristiche ottaniche, non possono essere considerati dei veri
e propri fornitori di ottano in quanto la loro produzione avviene a scapito di olefine caratterizzate da buone
propriet ottaniche. Leterificazione di questi tagli consente invece di migliorare le caratteristiche generali della
frazione dal momento che: a) si introduce ossigeno nella
miscela e quindi si migliorano le propriet di combustione; b) si riduce il contenuto delle olefine pi volatili e fotoreattive (v. oltre); c) si riduce la RVP della miscela; d) si riduce il contenuto di zolfo e di aromatici della
corrente stessa grazie alleffetto di diluizione dovuto
allintroduzione del metanolo.
Presentando questa serie di vantaggi, la sintesi del
TAME e degli eteri superiori sembrava avere negli anni
Novanta potenziali di crescita molto elevati, ma il bando
del MTBE in USA ne ha praticamente bloccato la diffusione.
Effetto degli eteri sulla qualit dellaria
196
14
RVP della benzina (psi)
13
12
11
10
9
8
7
0
0,5
1
1,5
2
2,5
ossigeno nella benzina (% in peso)
metanolo
etanolo
MTBE
ETBE
fig. 3. Effetto della concentrazione degli ossigenati
sulla RVP.
ETERIFICAZIONE
stata studiata approfonditamente solo in seguito allimpiego degli eteri come componenti delle benzine.
giorni
140
120
100
80
60
40
20
0
1988
MTBE
1989
1990
1991
anno
1992
1993
Laddizione del metanolo allisobutene una reazione esotermica di equilibrio che industrialmente condotta in fase liquida a pressioni di 8-20 bar e temperature relativamente basse (40-70 C), in modo da favorire la conversione termodinamica:
CH3
CH3 C CH2
CH3OH
CH3
CH3 C CH3
OCH3
Olefine
Reattivit Blending
atmosferica* RVP (psi)
Propano
1,2
190,0
n-butano
2,7
55,0
n-pentano
5,0
16,0
n-esano
5,6
5,0
Propilene
17,0
226,0
1-butene
30,0
65,0
1-pentene
30,0
19,5
1-esene
36,0
6,0
2-metil-1-butene
70,0
19,0
Aromatici Toluene
6,4
1,0
p-xilene
11,0
0,3
m-xilene
23,0
0,3
Metanolo
1,0
60,0
Etanolo
3,4
18,0
Alcoli
Ossigenati MTBE
2,6
8,0
ETBE
8,1
4,0
TAME
7,9
1,5
197
2 CH3 OH
CH3
2 CH3 C CH2
CH3
CH3
CH3
CH3
CH3
CH2C CH2 C CH3 CH3 C CH C CH3
CH3
CH3
CH3
C CH2 2
CH3
CH3
C OH
CH3
CH3
CH OCH3
CH3 CH2
zione di TBA, dovuta alla competitiva addizione dellacqua allisobutene, invece molto veloce e si avvicina allequilibrio termodinamico; dal momento per
che il quantitativo di acqua normalmente presente nei
reagenti abbastanza limitato (1.000 ppm nel metanolo e 300 ppm nei C4), la concentrazione di TBA nel
MTBE si mantiene inferiore all1% in peso. Le olefine
lineari presenti nelle correnti da FCC e steam cracking
possono infine reagire con il metanolo per formare un
etere pi lineare (MSBE), con peggiori propriet ottaniche; la reattivit di queste olefine per molto inferiore a quella dellisobutene, per cui generalmente anche
la concentrazione di MSBE nel prodotto limitata a
qualche centinaio di ppm.
Nonostante lelevata selettivit della reazione, la formazione dei sottoprodotti deve essere sempre accuratamente monitorata, non tanto per le specifiche sulla qualit delletere prodotto, quanto piuttosto per il contenuto di ossigenati (principalmente DME) nella corrente C4
in uscita, poich questi composti rappresentano dei potenziali veleni per gli impianti di conversione delle olefine
a valle (metatesi e polimerizzazione).
Dal momento che i reattori di eterificazione devono
essere progettati per operare in condizioni il pi possibile vicine allequilibrio termodinamico, la conoscenza
della conversione di equilibrio fondamentale per il corretto dimensionamento dellimpianto.
La costante di equilibrio per una reazione in fase
liquida di un sistema non ideale, come nel caso del MTBE,
data dalla seguente espressione:
xMTBE
gMTBE
1111
Keq1111
xIB x MeOH gIB gMeOH KxKg
dove x la frazione molare liquida, il coefficiente di
198
gMeOH
gMeOH
Chiaramente quanto pi preciso sar il metodo (Unifac, Unifac Dortmund o Lyngby, Uniquac, Wilson, NRTL)
1.000
Keq
100
10
20
40
60
temperatura (C)
80
100
Rehfinger
Izquierdo
Zhang
fig. 6. Confronto tra le costanti di equilibrio
nella sintesi del MTBE.
ETERIFICAZIONE
utilizzato per descrivere la non idealit del sistema, quindi per il calcolo del coefficiente di attivit del metanolo, tanto pi accurata risulter la descrizione dellequilibrio termodinamico.
Molti lavori (Rehfinger e Hoffmann, 1990; Izquierdo
et al., 1994; Zhang e Datta, 1995) sono stati pubblicati
sullequilibrio termodinamico del MTBE e le equazioni utilizzate per la valutazione delle costanti di equilibrio in funzione della temperatura mostrano un buon
accordo, come evidenziato dalla fig. 6.
ETBE
CH3
C CH2 CH3CH2OH
CH3
CH3
C CH3
OCH2CH3
10
1
30
40
50
60
70
temperatura (C)
80
90
MTBE
ETBE
CH3
C CH2
CH3
CH3
CHC CH3
CH3OH
CH3OH
CH3 CH2
CH3
C CH3
OCH3
1.000
Keq
100
10
1
30
40
50
60
70
temperatura (C)
80
90
MTBE
TAME da 2M1B
2M2B da 2M1B
TAME da 2M2B
199
T di ebollizione (C)
Isobutene
6,3
MTBE
C5
2-metil-1-butene
31,1
TAME
2-metil-2-butene
38,6
2-metil-1-pentene
62,0
2-metil-2-pentene
67,3
cis-3-metil-2-pentene
67,7
trans-3-metil-2-pentene
70,4
2-etil-1-butene
64,7
2,3-dimetil-1-butene
53,6
2,3-dimetil-2-butene
73,2
1-metilciclopentene
75,5
1-metil-1-metossiciclopentano
2-metil-1-esene
90,7
2-metil-2-metossiesano
2-metil-2-esene
95,4
cis-3-metil-2-esene
97,3
trans-3-metil-2-esene
95,2
cis-3-metil-3-esene
95,4
trans-3-metil-3-esene
93,5
2-etil-1-pentene
94,0
2,3-dimetil-1-pentene
84,2
2,3-dimetil-2-pentene
97,4
cis-3,4-dimetil-2-pentene
89,2
trans-3,4-dimetil-2-pentene
91,5
3-metil-2-etil-1-butene
86,3
2,4-dimetil-1-pentene
81,6
2,4-dimetil-2-pentene
83,3
3-etil-2-pentene
96,0
3-etil-3-metossipentano
2,3,3-trimetil-1-butene
77,6
2,3,3-trimetil-2-metossibutano
C6
C7
2-metil-2-metossipentano
3-metil-3-metossipentano
2,3-dimetil-2-metossibutano
3-metil-3-metossiesano
2,3-dimetil-2-metossipentano
2,3-dimetil-3-metossipentano
2,4-dimetil-2-metossipentano
1-etilciclopentene
106,3
1-etil-1-metossiciclopentano
1,2-dimetil-1-ciclopentene
106,8
1,2-dimetil-1-metossiciclopentano
1,5-dimetil-1-ciclopentene
102,0
1,3-dimetil-1-ciclopentene
92,0
1,3-dimetil-1-metossiciclopentano
93,2
1,4-dimetil-1-metossiciclopentano
1,4-dimetil-1-ciclopentene
1-metilcicloesene
200
Etere
C4
110,0
1-metil-1-metossicicloesano
4.4.4 Catalizzatori
I catalizzatori utilizzati nei processi industriali di eterificazione, di tipo acido, sono costituiti da resine macroporose
ETERIFICAZIONE
100
Keq
10
0,1
65
70
75
temperatura (C)
80
85
2-metil-1-butene
2-metil-1-pentene
2,3-dimetil-1-butene
2-metil-2-pentene
1-metilciclopentene
fig. 9. Costanti di equilibrio nella sintesi
degli eteri superiori.
modo da formare dei canali (macropori) e quindi consentire alla resina di avere unelevata porosit artificiale e una struttura somigliante a quella dei supporti
inorganici. Queste resine sono quelle maggiormente
utilizzate nellindustria, in virt del fatto che, oltre ad
avere una maggiore resistenza meccanica, sono dotate
sia di porosit permanente (macroporosit) sia di microporosit e possono quindi essere impiegate come catalizzatori in presenza di qualunque tipo di solvente (polare o non polare). Anche le resine macroporose, seppure in maniera inferiore rispetto alle resine di tipo gel,
tendono a subire il fenomeno di espansione (swelling)
o di contrazione (shrinking) di volume, la cui intensit
funzione del grado di reticolazione (rigonfiamento
inversamente proporzionale al contenuto di DVB), del
tipo di ione legato al gruppo funzionale e della polarit del solvente. Molecole polari come lacqua tendono a formare una sfera di solvatazione intorno ai gruppi solfonici e quindi a rigonfiare la matrice, mentre solventi poco polari provocano al contrario una contrazione
della struttura della resina. Questa la situazione che
si verifica nel caso dei catalizzatori industriali di eterificazione, per i quali si osserva una riduzione del volume di circa il 20-30% come conseguenza del passaggio della resina dalla forma idratata (il catalizzatore
in genere caricato in acqua) a una forma pi contratta
dovuta a un mezzo di reazione molto meno polare
(miscela idrocarburi/metanolo).
Il parametro pi importante per discriminare lattivit delle varie resine comunque la capacit di scambio totale (espressa in equivalenti di ione idrogeno per
unit di peso o di volume), che rappresenta il numero di
siti attivi disponibili. Industrialmente vengono impiegate due classi di catalizzatori: accanto a quelli tradizionali sono stati infatti introdotti quelli di nuova generazione che presentano una maggiore capacit di scambio
(5,2 rispetto a 4,8 meq H/g) e quindi assicurano una
maggiore attivit e resistenza ai veleni.
Nella tab. 4 sono riassunte le principali caratteristiche delle due tipologie di catalizzatori industriali, confrontando le due resine pi diffuse nel mercato, che differiscono essenzialmente per i valori di area superficiale (e del diametro dei pori, a essa collegato).
La vita dei catalizzatori industriali invece funzione delle caratteristiche del processo e del livello di veleni e/o impurezze presenti nelle differenti cariche. Dal
punto di vista del processo, la vita del catalizzatore
influenzata da due parametri principali:
tipologia del reattore: a parit di concentrazione di
veleni presenti in carica, quindi del grado di disattivazione, la vita di una resina maggiore in un reattore che pu ricevere sostegno termico dallesterno
rispetto a uno adiabatico (v. par. 4.4.6);
condizioni operative: il limite principale delle resine
acide la loro facilit a subire degradazione termica
201
Gruppo funzionale
Siti acidi (eq H/kg)
Area superficiale (m2/g)
Diametro dei pori ()
Purolite
CT 175
Purolite
CT 275
RSO3H
RSO3H
RSO3H
RSO3H
4,7
4,8
5,2
5,2
45
25-35
45
25-35
250
600-700
250
600-700
con rottura del legame carbonio-zolfo e conseguente rilascio di acido solforico. Nel caso delle resine
commerciali utilizzate per le eterificazioni questa
degradazione diventa significativa solo per temperature superiori ai 130 C; le condizioni operative
devono quindi essere ottimizzate per evitare che la
temperatura allinterno del letto catalitico raggiunga
questi valori.
La causa principale di disattivazione delle resine
per la neutralizzazione dei siti acidi a seguito delle interazioni con i contaminanti presenti nelle cariche. Questa neutralizzazione pu essere dovuta a:
cationi: in questo caso la disattivazione avviene per
scambio ionico con i protoni dei gruppi funzionali. I principali cationi che si possono trovare nelle
cariche sono sodio e calcio (presenti nellacqua di
lavaggio o come contaminazioni del metanolo per
interazione con lacqua di mare), ferro, alluminio e
cromo (dovuti a ruggine solubilizzata) e ancora alluminio e silicio (dovuti al catalizzatore zeolitico dellunit FCC);
basi azotate forti: in questa categoria rientrano lammoniaca e le ammine a basso peso molecolare, presenti nelle cariche C4 da FCC, che esercitano unazione disattivante simile a quella dei cationi;
basi azotate deboli: questo tipo di disattivazione si
verifica per azione di nitrili (acetonitrile e proprionitrile), la cui presenza nelle correnti da FCC dovuta alla formazione di azeotropi con gli idrocarburi C4
e C5, di N,N-dimetilformammide e di N-metilpirrolidone che sono invece utilizzati per lestrazione del
butadiene dalle correnti da steam cracking;
dieni: questi composti (butadiene, isoprene, ecc.)
in presenza di gruppi acidi possono polimerizzare
allinterno della matrice idrocarburica e ostruire i
pori, rendendo di fatto inaccessibile un certo numero di siti acidi. Questo tipo di avvelenamento funzione delle condizioni operative (temperatura e contenuto di metanolo) e della concentrazione di dieni
in carica, che aumenta passando dal taglio C4 alle
benzine leggere; per queste ultime infatti necessaria unidrogenazione selettiva prima dello stadio
di eterificazione.
202
In base al tipo di contaminante possibile individuare due forme estreme di disattivazione: quella plugflow e quella diffusa. La neutralizzazione plug-flow avviene per interazione di cationi o basi forti che tendono a
neutralizzare i siti acidi man mano che li incontrano, provocando cos una completa neutralizzazione della prima
parte del letto catalitico, che funziona praticamente da
letto di guardia. La neutralizzazione diffusa avviene invece in presenza di basi deboli (ammidi, nitrili), che non
reagiscono immediatamente con i centri acidi ma vengono adsorbite in maniera uniforme lungo tutto il letto
catalitico; questi composti, una volta adsorbiti, reagiscono con acqua (idrolisi) o metanolo (alcolisi o reazione di Pinner) per formare ammoniaca che neutralizza
velocemente i siti acidi. Chiaramente questultimo tipo
di disattivazione ha un impatto molto pi pesante sulla
vita della resina, dal momento che il letto catalitico viene
neutralizzato in maniera omogenea, e infatti i nitrili costituiscono la principale causa di disattivazione dei catalizzatori industriali (Trotta et al., 1994).
Lintroduzione di una colonna di lavaggio il sistema generalmente impiegato per ridurre il contenuto degli
agenti contaminanti nel caso di cariche da FCC o steam
cracking. Questo sistema funziona molto bene con cationi e basi forti mentre poco efficace con nitrili e ammidi a causa dei loro bassi coefficienti di ripartizione. In
generale, nonostante la sezione di lavaggio, la vita delle
resine di circa 2 anni negli impianti da steam cracking
e di 6-12 mesi negli impianti di raffineria. Le cariche da
deidrogenazione, al contrario, hanno un livello molto
basso di agenti contaminanti e consentono al catalizzatore di raggiungere i 4-5 anni di vita.
4.4.5 Cinetica
Nel caso delle reazioni catalizzate dalle resine la velocit di reazione dipende sostanzialmente da due parametri: lacidit (che a sua volta funzione del tipo e del
numero di siti acidi) del contenuto di DVB e del mezzo
di reazione; laccessibilit, che dipende dal contenuto di
DVB, dalla porosit, dal diametro delle particelle e dal
mezzo di reazione.
ETERIFICAZIONE
a10,0
120
110
velocit iniziale (moli di etere/s . eq. acido) . 103
Mentre le caratteristiche della resina influenzano principalmente laccessibilit della stessa, il mezzo di reazione il parametro fondamentale per la cinetica, in quanto incide pesantemente sia sullaccessibilit (rigonfiamento pi o meno accentuato) sia sullacidit o meglio
sullattivit catalitica.
A seconda delle caratteristiche del mezzo possibile identificare due situazioni estreme. In assenza di molecole polari le resine hanno una struttura di gruppi fun
zionali (RSO
3 H ) molto attivi e fortemente associati
tra loro mediante legami idrogeno (catalisi generale); al
contrario unelevata concentrazione di molecole polari,
come acqua e metanolo, provoca una dissociazione dei
gruppi funzionali con il protone solvatato che diventa la
vera specie catalitica (catalisi specifica). Questa transizione verso una catalisi specifica sempre accompagnata da una netta riduzione dellattivit della resina
(Gates e Rodriguez, 1973). La velocit di reazione per
questo tipo di catalisi pu essere ottenuta mediante un
modello che utilizza un approccio pseudoomogeneo
(Helfferich, 1962) secondo il quale, in assenza di fenomeni diffusivi, la velocit di reazione pu essere descritta in termini di catalisi omogenea confinata nei pori del
catalizzatore, dove le concentrazioni dei reagenti sono
in equilibrio di ripartizione con le corrispondenti concentrazioni nella soluzione esterna. Ordine e meccanismo di reazione sono identici a quelli della reazione catalizzata omogeneamente. Questo approccio per non in
grado di interpretare i risultati nel caso in cui vengano
utilizzati solventi anidri o reagenti non polari; in queste
condizioni si deve utilizzare invece un approccio eterogeneo descritto dai modelli di Langmuir-Hinshelwood o
Rideal-Eley che riescono a estrapolare meglio i dati sperimentali in un vasto campo di concentrazioni (Ancillotti et al., 1977).
Nel caso specifico delle reazioni di eterificazione la
situazione reale pi complicata, dal momento che la diminuzione della concentrazione dellalcol lungo tutto il letto
catalitico provoca una transizione nel meccanismo della
catalisi. Nella parte iniziale del letto si ha infatti unelevata concentrazione di metanolo che tende a dissociare i
gruppi funzionali, riducendone lattivit, mentre man mano
che lalcol viene convertito diminuisce la polarit del mezzo
e la specie catalitica diventa il gruppo solfonico indissociato. Nelleterificazione quindi il rapporto isobutene/alcol a determinare la specie cataliticamente attiva e di
conseguenza la velocit di reazione, come evidenziato
dalla fig. 10 (Ancillotti et al., 1978). Per rapporti molari
vicini a quello stechiometrico (<1,7) stata osservata una
velocit di reazione di ordine uno per lisobutene e zero
per il metanolo, che adsorbito preferenzialmente e tende
a saturare i siti catalitici; in queste condizioni lo stadio
determinante diventa linterazione dellisobutene con il
protone solvatato. Per valori pi elevati del rapporto isobutene/alcol stato evidenziato un notevole incremento
100
90
80
a3,5
70
60
50
1,7 a 2,7
40
concentrazione iniziale
a1,7 di isobutene (mol/l)
30
20
10
0
4
2
1
1
2
3
4
8
5
6
7
concentrazione iniziale di metanolo (mol/l)
della velocit di reazione ed ipotizzabile un meccanismo che preveda una competizione tra olefina e alcol per
lassunzione del protone del gruppo solfonico. Infine,
per rapporti superiori a 10 stata osservata una diminuzione della velocit di reazione come conseguenza del
passaggio a un meccanismo concertato (a un unico stadio), in cui lisobutene coordinato ai gruppi solfonici
associati e linterazione con lalcol diventa lo stadio che
determina la velocit di reazione. La dipendenza dellattivit catalitica dalla riduzione del contenuto di metanolo in carica evidenziata anche dallandamento delle
velocit delle reazioni secondarie di dimerizzazione dellisobutene e di isomerizzazione di legame (da 1-butene
a 2-butene) riportato nella fig. 11 (Ancillotti et al, 1978).
Per descrivere questa transizione sono stati proposti
vari meccanismi ed equazioni cinetiche abbastanza complesse, come quella riportata di seguito, che evidenzia
una dipendenza non lineare dalla concentrazione del
metanolo (Miracca et al., 1996):
a1
aMTBE aIB
a a
11311
aIB
MeOH
Keq
rk 111121111
(1KMeOH aMeOH) b
203
40
35
3,5
30
25
2,5
20
15
1,5
10
1
0,5
5
0
0,1
1
10
rapporto molare isobutene/metanolo
0
100
CH3CH CH CH2
CH3
CH3
C CH3
CH3CH2 CH CH3
204
4.4.6 Processi
Tutte le tecnologie commerciali di eterificazione utilizzano condizioni operative simili, ma differenti configurazioni impiantistiche (numero e tipologia di reattori)
che dipendono dal tipo di carica trattata e quindi dalla
conversione richiesta dellisoolefina.
Le cariche impiegate per la sintesi di MTBE ed ETBE
(steam cracking, FCC, deidrogenazione dellisobutano)
differiscono per il contenuto di isobutene e buteni lineari, come mostrato nella tab. 5.
Nel caso di impianti di raffineria (cariche da FCC) non
richiesta una conversione elevata dellisobutene (circa
95%), dal momento che a valle delleterificazione si trova
normalmente un impianto di alchilazione capace di convertire completamente tutte le olefine presenti nella corrente in uscita; la configurazione standard degli impianti
di raffineria cos la pi semplice possibile e prevede due
reattori in serie con un raffreddamento intermedio.
Nel caso di cariche derivanti da impianti di steam
cracking o di deidrogenazione dellisobutano c invece la necessit di ottenere conversioni superiori al 99%
per minimizzare il contenuto di isobutene nella corrente in uscita. Per impianti da steam cracking lisobutene infatti unimpurezza nei successivi trattamenti
dei C4 residui (metatesi e polimerizzazione), mentre
nel caso di cariche da deidrogenazione la corrente che
n-buteni
(% in peso)
Steam cracking
30-50
30-60
FCC
15-20
30-50
Deidrogenazione
45-55
Carica
ETERIFICAZIONE
esce dallimpianto di eterificazione (costituita essenzialmente da isobutano) viene riciclata al reattore di deidrogenazione, dove lisobutene eventualmente presente
forma coke, con conseguente perdita di materia prima e
riduzione del ciclo di vita del catalizzatore. Con queste
alimentazioni quindi la configurazione impiantistica
pi complessa e si basa su un doppio stadio di reazione,
come mostrato nella fig. 12 A, con due reattori separati
da una colonna di frazionamento per la rimozione delletere prodotto nel primo stadio.
La sezione di separazione dei reagenti invece abbastanza simile per tutte le tecnologie e prevede i seguenti stadi: a) una prima colonna di separazione dopo il
primo stadio di reazione che consente il recupero di testa
dellazeotropo C4/metanolo e di fondo del MTBE prodotto; b) una seconda colonna di separazione dopo il
secondo stadio di reazione che consente il recupero di
testa dellazeotropo C4/metanolo e di fondo di una corrente contenente principalmente il MTBE, che inviata
alla prima colonna per il recupero delletere; c) una colonna di lavaggio con acqua per la rimozione del metanolo
dai C4; d) una colonna di distillazione per la separazione acqua-metanolo che riciclato alla reazione.
Nel caso sia richiesta unelevata purezza della corrente C4 uscente dallimpianto possibile effettuare una
rimozione spinta dei sottoprodotti ossigenati presenti
(principalmente DME) mediante laggiunta di unulteriore colonna di distillazione (stripper) o di ununit di
rimozione con setacci molecolari detta ORU (Oxygen
Removal Unit).
In alcune tecnologie le due colonne di recupero del
metanolo (lavaggio-distillazione) possono essere sostituite da un sistema di recupero del metanolo, chiamato
MRU (Methanol Recovery Unit), basato sullimpiego di
setacci molecolari.
Comunque, indipendentemente dalla configurazione impiantistica, la reazione condotta a pressione superiore agli 8 bar (cos da mantenere i C4 in fase liquida)
e velocit spaziali LHSV (Liquid Hourly Space Velocity) di 2-7 h1. Il rapporto molare metanolo/isobutene impiegato industrialmente leggermente superiore a quello stechiometrico per massimizzare la conversione termodinamica; questo rapporto non pu infatti
essere aumentato troppo in quanto lalcol non convertito pu essere recuperato solo dal fondo della prima
colonna di frazionamento insieme al prodotto o dalla
testa della seconda insieme ai C4 (v. ancora fig. 12 A);
per entrambe le soluzioni la quantit di metanolo nelle
correnti limitata in un caso dalle specifiche del MTBE
e nellaltro dalla composizione azeotropo C4/metanolo (97/3 in peso).
Nel caso della sintesi ETBE la situazione pi critica dal momento che:
lequilibrio termodinamico pi sfavorito e non pu
essere compensato con un aumento delletanolo
metanolo
riciclo dellalcol
uscita C4
acqua
taglio C4
MTBE
primo
prima secondo seconda colonna colonna
stadio di colonna stadio di colonna
di
di recupero
reazione di fraz. reazione di fraz. lavaggio metanolo
A
metanolo
riciclo dellalcol
a) idroc. C5
b) idroc. C5-C6
acqua
a) TAME
a) taglio C5
b) idrocarburi C6+, TAME
ed eteri superiori
b) LCN
primo prima secondo colonna colonna
stadio di colonna stadio di
di
di recupero
reazione di fraz. reazione lavaggio metanolo
prodotto
B
fig. 12. Schemi di impianto di eterificazione:
A, sintesi di MTBE;
B, sintesi di TAME ed eteri superiori.
205
di separare gli eteri prodotti e massimizzare la conversione. Ovviamente quanto maggiore la conversione
tanto pi elevato il contenuto di metanolo che si riesce
a introdurre nella benzina.
Un impianto tradizionale di eterificazione benzine,
riportato nella fig. 12 B, quindi molto simile a un MTBE
a doppio stadio, senza la seconda colonna di frazionamento, dal momento che leffluente del secondo stadio
di reazione pu essere inviato direttamente alla colonna
di lavaggio per la rimozione del metanolo. Leliminazione della colonna di frazionamento consente di rimuovere il vincolo sulla quantit di metanolo e utilizzare nel
secondo stadio di reazione un notevole eccesso di metanolo per compensare lequilibrio termodinamico meno
favorevole. Chiaramente, a seconda del tipo di alimentazione, varia la composizione della testa della colonna
di recupero del prodotto; nel caso del TAME infatti dalla
testa della prima colonna si recuperano tutti gli idrocarburi C5 che sono poi inviati al secondo stadio di reazione. Nel caso delleterificazione della LCN non si pu
invece separare completamente la carica dal prodotto, a
causa della sovrapposizione tra le temperature di ebollizione degli eteri (TAME ed eteri C7) e degli idrocarburi C6-C7; dalla testa della prima colonna si possono
cos recuperare e inviare al secondo stadio di eterificazione solo gli idrocarburi C5 e parte dei C6. Questa sovrapposizione delle temperature penalizza quindi la conversione (20-40%) delle olefine reattive C7 che possono
essere convertite solo nel primo stadio di reazione. Nel
caso delleterificazione delle benzine leggere necessaria la presenza di uno stadio di idrogenazione selettiva dei dieni che possono essere presenti nelle cariche
anche a livello di qualche percentuale. Questa idrogenazione pu essere realizzata con reattori e catalizzatori tradizionali (rispettivamente adiabatico e metallo nobile supportato) o con sistemi innovativi come il reattore a
colonna, in cui caricato un catalizzatore trifunzionale
(resina acida addizionata di palladio) che consente contemporaneamente lidrogenazione dei dieni, lisomerizzazione di legame delle olefine (da 3-metil-1-butene a
2M1B e 2M2B) e leterificazione delle olefine reattive.
Reattori industriali
206
ETERIFICAZIONE
maggiore resistenza ai veleni: grazie al particolare profilo termico solo la parte iniziale del letto catalitico
effettivamente coinvolta nella sintesi mentre la parte
rimanente (che serve per raggiungere la conversione
di equilibrio) funziona praticamente come riserva di
catalizzatore. Nel caso di disattivazione del catalizzatore possibile utilizzare lacqua di termostatazione
per fornire il sostegno termico alla reazione;
maggiore versatilit: questo reattore in grado di trattare direttamente le diverse cariche C4, indipendentemente dal livello di concentrazione dellisobutene,
senza bisogno quindi di ricorrere a ricicli per diluire la carica.
Reattore a colonna. Il reattore a colonna impiegato esclusivamente come finitore e sfrutta il principio della distillazione catalitica, essendo costituito da
una colonna di distillazione nella quale, oltre ai normali piatti di frazionamento, vengono collocati anche
dei piatti reattivi, ovvero dei piatti sui quali disposto
il catalizzatore (Bakshi et al., 1991). In questo modo
con ununica apparecchiatura si riesce a completare la
conversione dellisobutene e a effettuare la separazione dei reagenti dal prodotto. Questo reattore sfrutta il
fatto che leterificazione una reazione esotermica di
equilibrio e che il prodotto di reazione, cio il MTBE,
ha una temperatura di ebollizione molto pi alta dei
reagenti; il calore di reazione che si sviluppa quando
carica
catalizzatore
uscita
processo
in / out
controllo cinetico
controllo termodinamico
conversione dellisobutene
temperatura di reazione
la reazione avviene nella colonna di distillazione contribuisce a far evaporare i reagenti non convertiti che
si muovono verso la testa della colonna, mentre il
MTBE, che ha un pi elevato punto di ebollizione, si
sottrae alla miscela di reazione muovendosi verso il
fondo. Nel reattore a colonna, sottraendo quindi il prodotto di reazione, lequilibrio termodinamico si sposta verso conversioni dei reagenti (in questo caso dellisobutene) pi elevate. Chiaramente per portare verso
il fondo il prodotto di reazione, il reattore a colonna
deve lavorare con un rapporto di riflusso superiore a
quello richiesto in una colonna di frazionamento tradizionale e quindi ha dimensioni e consumi superiori.
Laumento delle dimensioni anche dovuto al fatto che
il volume, e quindi lingombro, dei piatti catalitici sono
maggiori rispetto a quelli dei semplici piatti per la
distillazione. Esistono diverse tecnologie commerciali che utilizzano questo tipo di reattore e che si differenziano per il sistema utilizzato per la preparazione
dei piatti catalitici.
Tecnologie commerciali
acqua di raffreddamento
in / out
scarico
catalizzatore
ingresso
processo
207
riciclo alcol
riciclo alcol
metanolo
uscita C4
metanolo
uscita C4
taglio C4
taglio C4
MTBE
MTBE
riciclo alcol
metanolo
azeotropo metanolo/C4
metanolo
MRU
uscita C3
taglio C4
ORU
uscita C4
taglio C4
uscita C4
MTBE
Schema di principio del processo UOP
MTBE
Schema di principio del processo Fortum
208
ETERIFICAZIONE
Bibliografia citata
Ancillotti F. et al. (1977) Ion exchange resin catalyzed
addition of alcohols to olefins, Journal of Catalysis, 46,
49-57.
Ancillotti F. et al. (1978) Mechanisms in the reaction between
olefins and alcohols catalyzed by ion exchange resins,
Journal of Molecular Catalysis, 4, 37-48.
Ancillotti F. et al. (1987) MTBE from butadiene-rich C4s,
Hydrocarbon Processing, 66, 50-53.
Bakshi A. et al. (1991) Low cost octane enhancement. Catalytic
distillation route, in: Distillation perspectives. Proceedings
of the Institution of chemical engineers European branch
symposium, Amsterdam, 6 September.
Bott D.J., Piel W.J. (1991) Oxygenate issues for future fuels,
in: Proceedings of the American Institute of Chemical
Engineers Spring annual meeting, Houston (TX), 7-11
April.
Di Girolamo M., Tagliabue L. (1999) MTBE and alkylate
co-production. Fundamentals and operating experience,
Catalysis Today, 52, 307-319.
Gates B.C., Rodriguez W. (1973) General and specific acid
catalyst in sulfonic acid resin, Journal of Catalysis, 31,
27-31.
Helfferich F. (1962) Ion exchange, New York, Mc Graw-Hill.
Izquierdo J.F. et al. (1994) Equilibrium constants for MTBE and
ETBE liquid phase syntheses using C4 olefinic cut, Industrial
& Engineering Chemistry Research, 33, 2830-2835.
Marco Di Girolamo
Domenico Sanfilippo
Snamprogetti
San Donato Milanese, Milano, Italia
209