Livia Serrao - Chernobyl PDF
Livia Serrao - Chernobyl PDF
Livia Serrao - Chernobyl PDF
Abstract
Il presente lavoro di approfondimento intende analizzare l'ecosistema nella zona interdetta attorno alla Chernobyl NPP
(Nuclear Power Plant, ossia la centrale nucleare di Chernobyl) con particolare attenzione alla fauna selvatica appartenente
alla classe dei mammiferi. Lo studio stato svolto mediante una ricerca bibliograca tra gli articoli scientici inerenti
al tema; volendo orire una panoramica sul processo che ha coinvolto la comunit scientica nel corso del tempo, si
riportano dati e conclusioni relativi a studi condotti negli anni passati. L'intento della relazione , inne, quello di
mostrare gli sviluppi degli studi sul caso e cercare di fare chiarezza sul punto della situazione a trent'anni dal disastro.
23 febbraio 2016
tipologia
Anbi
Rettili
Mammiferi
Uccelli
Totale
numero di specie
39
66
125
348
578
Questo avvenimento, tanto invasivo quanto sconvolgente, ebbe una risonanza incredibile e delle enormi ripercussioni di carattere ambientale, alimentare, salutare e politico a scala globale; tale evento riusc a mettere in discussione la produzione di energia mediante le centrali atomiche,
portando numerosi Stati a prendere ulteriori misure cautelative (Francia) o a interrompere la costruzione vera e
propria delle centrali stesse (lo Stato Italiano decise di abbandonare il Progetto Unicato Nucleare e chiudere le tre
centrali ancora funzionanti -di cui due erano comunque
giunte a ne vita-).
2. Svolgimento
tipologia
Anbi
Rettili
Mammiferi
Uccelli
Totale
numero di specie
16
37
59
265
377
L'assenza di ripari naturali in questo territorio ha condizionato la tipologia di animali che vive in questa regione,
portando la fauna a sviluppare sosticati endemismi. Sono quasi del tutto assenti i grandi mammiferi (l'antilope
della saiga, Saiga tatarica, si praticamente estinta); sono
invece numerosissimi, anche in questo caso, i roditori, tra
cui la marmotta (Marmota marmota ).
Dopo aver presentato molto brevemente le caratteristiche principali e la fauna presente negli ecosistemi naturali
della regione continentale e della regione della steppa, si
vogliono ora analizzare gli eetti che il disastro nucleare ha
avuto sull'ambiente, focalizzandosi in particolare sui dati
relativi ai mammiferi poich, come diversi autori hanno
aermato nel corso degli anni ([7],[8],[9]), sono gli animali
pi complessi, dal punto di vista della struttura dell'organismo, ad essere maggiormente inuenzati dalle radiazioni.
Per prima cosa si considereranno gli eetti a breve termine,
successivamente si presenteranno quelli a lungo termine.
Mutazioni genetiche:
- Nel 1989 si registr un aumento nella frequenza di disordine citogenetico sia nelle cellule somatiche
che in quelle germinali nelle Arvicole Rossastre e nei
Topi selvatici dal collo giallo, anomalie che permasero nella progenie per le successive 22 generazioni
(dal 1986 sino al 1991/1992);
- Il numero di cellule poliploidi in tutte le popolazioni di Arvicola Rossastra studiate aumentarono
a causa dell'ingestione di radionuclidi;
- La frequenza di mutazioni dei mitocondri nel
DNA nelle Arvicole Rossastre, recuperate nel un raggio di circa 10km dalla centrale, continu ad aumentare per i primi anni dopo la catastrofe.
Mutazioni in altre caratteristiche biologiche:
Nuclide
Bq/kg
Sr-90
Cs-137
Cs-134
Cs 134/Cs-137
Pu-239 +Pu-240
Pu-238
Am-241
Ag-101m
Total gamma
1 870
400 000
187 000
74 750
48 355
42 000
24 630
7 500
3 320
1 954
1 888
1 610
720
60 000
100 000
15 000
3 898
3 200
1.3
0.6
12
<0.01
74
58 000
113 000
79 500
Specie
Paese
Belarus
Belarus
Russia
Russia
Russia
Russia
Russia
Russia
Russia
Finlandia
Finlandia
Finlandia
Finlandia
Belarus
Norvegia
Norvegia
Gran Bretagna
Germania
Belarus
Belarus
Belarus
Belarus
Gran Bretagna
Est Europa
Francia
Scozia
Data
2005
2005
2006
2006
1996
1996
1996
2006
2006
1987
1987
1987
1987
2005
1987
1987
1988
1988
2005
2005
2005
2002
1986
1996
1997
1986
Tabella 2.3: Massimi valori di Bq/Kg registrati in alcune specie appartenenti alla classe dei Mammiferi
In seguito all'incidente, l'Ucraina e la Bielorussia decisero di impedire l'accesso alla popolazione nelle zone maggiormente a rischio. L'Ucraina istitu il 2 Maggio 1986
la Chernobyl Exclusion Zone, un'area circolare con raggio pari a 30[km] attorno alla centrale nucleare, mentre
la Bielorussia istitu il 18 Luglio del 1988 la Polesie State Radioecological Reserve ; entrambe avevano funzione di
proteggere la popolazione dalle radiazioni pi forti e trarre
in salvo gli abitanti dei territori pi colpiti. Nella gure
(2) e (3) si possono osservare le due zone interdette.
In conclusione si vuole sottolineare come la zona interdetta all'uomo abbia dei conni sici facilmente valicabili
dalla ora e dalla fauna, consentendo agli individui contaminati di disperdersi nelle zone circostanti e agli individui
sani di attraversare la regione inquinata. Questa situazione da un lato ha consentito una diminuzione dei livelli di
attivit dei radionuclidi, interrompendo, in parte, il fenomeno della magnicazione, dall'altro ha espanso ancor pi
un fenomeno che gi di per se aveva caratteristiche ad ampio raggio.
sopracitate specie continuino ad avere numeri limitati, minori rispetto a quelli registrati nel periodo pre-incidente,
e mutazioni morfologiche [4] a dierenza dei dati mostrati
negli studi riguardanti le specie dei mammiferi.
Nel secondo articolo, [10], invece, si pone l'attenzione sulla
validit degli studi condotti. Si evidenziano alcune dierenze nei risultati ottenuti da misure dirette eettuate in
campo ed altri risultati ottenuti in laboratorio, in ambiente
controllato. Alcune diormit potrebbero essere imputabili ad alcune inesattezze nella registrazione dei livelli di
radioattivit (dovute al fatto che gli strumenti utilizzati
venivano appoggiati al livello del suolo) e di considerazioni errate (spesso non sono state considerate le radiazioni
provenienti dall'esposizione esterna), i livelli di radiazioni
presenti nella Chernobyl Exclusion Zone sarebbero molto
pi elevati.
In seguito alla pubblicazione di questo articolo, si sono
condotte diverse modiche e aggiornamenti agli articoli
gi pubblicati.
3 L'abbondanza dei predatori direttamente proporzionale all'abbondanza degli animali predati, alcune
specie di questi ultimi tendono, a causa delle radia5
zioni, ad essere particolarmente suscettibili agli attacchi dei carnivori, di conseguenza il numero dei
predatori aumenta dove le prede sono pi facilmente
cacciabili.
Riferendosi al lavoro condotto dagli studiosi citati precedentemente, si spiegano le scelte e le operazioni svolte.
Innanzitutto si divisa un'area di circa 800[km2 ] in 11
porzioni a diversa densit radioattiva, separate ognuna da
una massima distanza di 43[km]; successivamente si sono
tracciati 161 transetti sparsi per il territorio studiato e si
sono condotte le ricerche per un tempo concentrato e predeterminato, pari a un giorno e mezzo, in modo da poter
osservare tracce non deteriorate. Ogni transetto possedeva
una lunghezza pari a 100[m].
Le tracce trovate lungo i 161 transetti, dopo un giorno e
mezzo di nevicata, sono state ricollegate ad un numero di
individui pari a 445 mammiferi, appartenenti a 12 specie
diverse. Il numero maggiore di tracce stato lasciato da
volpi (147), da lupi (70) e inne da lepri (49). Volendo
esprimere pi generalmente le informazioni raccolte, suddividendo i mammiferi in "prede" e "predatori", si ottengono i risultati raccolti nella tabella (2.4).
range
media
SE
totale
0-16
2.76
0.22
predatori
0-11
1.42
0.12
prede
0-11
1.42
0.15
Tabella 2.4: range nel singolo transetto, media sulla totalit dei
transetti e strandard error degli individui riscontrati lungo i transetti
radiazioni
0.01 225.00[Sv/h]
5.52[Sv/h]
0.61
Tabella 2.5: range nel singolo transetto, media sulla totalit dei
transetti e standard error delle radiazioni riscontrate lungo i transetti
Fukushima.
l'aumento del numero di specie autoctone e selvatiche, nonostante la medesima area sia ad alto rischio radioattivo.
Un'ulteriore considerazione che possibile fare in merito
a questo studio consiste nell'aermare che gli animali selvatici hanno mostrato di possedere una resilienza unica
dinnanzi allo stress continuo e prolungato causato dalla
contaminazione da radiazioni.
Tali risultati non vedono alcuna correlazione tra l'abbondanza della popolazione e il livello di radioattivit della
zona.
Figura 6: (A)Fukushima e la centrale nucleare di Fukushima Daiichi, (B) livello di radiazioni registrato in funzione della distanza
dalla centrale nucleare [15]
Sono stati realizzati studi comparabili nei due territori proprio per poter confrontare i risultati senza dovere,
in fase di analisi, tenere conto di parametri di confronto.
Innanzitutto la natura dei due disastri dipende anche dal
tipo di radionuclide disperso nell'ambiente. Nel caso di
Chernobyl si avevano Cesium-137, Strontium-90, diversi
isotopi di Plutonio e Americium-241, mentre nel caso di
Fukushima i radionuclidi predominanti erano Cesium-134
e Cesium-137 [16].
I risultati ottenuti dall'indagine hanno evidenziato tre fattori:
1 nelle regioni analizzate limitrofe a Fukushima-Daiichi
il livello di radiazione maggiore e meno variabile
rispetto a quello di Chernobyl;
2 la correlazione tra livello elevato di radiazione e la
diminuzione del numero di individui di una specie
meno forte rispetto a quella riscontrata a Chernobyl;
Nella gura (6) viene rappresentato il livello di radiazioni registrato in funzione della distanza dalla centrale di
pi evidente nel caso dell'area esposta alle radiazioni in modo continuato per diversi anni che nel caso
dell'area pi recentemente contaminata.
La mancanza di un unico fronte comune nella comunit
scientica sintomo di una complessit negli approcci che
ancora non stata compresa e fatta propria. Spesso e volentieri, infatti, come evidenziato nel capitolo precedente,
mancano le basi empiriche e scientiche per denire uno
studio realmente consistente. Di conseguenza la migliore
strategia per ottenere nalmente chiarezza nei dati in modo da poter leggere la realt consiste nell'adozione di un
approccio ecosistemico e completo [8].
A quasi 5 anni dal disastro nucleare di Fukushima Daiichi si stima che circa 400 tonnellate di acqua sia stata
contaminata quotidianamente al passaggio della corrente
al di sotto delle fondazioni dei tre reattori parzialmente
crollati. Pi di 200 000 tonnellate d'acqua sono state immagazzinate in circa 1000 serbatoi, alcuni dei quali, aermer successivamente la TepCo (Tokyo Electric Power),
hanno subito delle perdite e che l'acqua contaminata ha
raggiunto il mare. [17]. evidente come, nuovamente, le
conseguenze abbiano una risonanza mondiale. Nella gura
(7) possibile osservare alcuni studi che hanno simulato
la dispersione degli agenti inquinanti nell'oceano, data la
vastit del dominio analizzato e la complessit del moto
delle correnti presenti nel mare, ad oggi non si dispongono
di dati empirici per confermare le ipotesi avanzate dagli
studiosi.
seguenze ben visibili quali la diminuzione dell'ecienza riproduttiva delle specie (facilmente riscontrabile mediante l'osservazione di una diminuzione del
numero di individui) e mutazioni genetiche e istologiche (alcune delle quali possono portare a malformazioni somatiche);
li ad occhio nudo, ma ugualmente impattanti. Grazie alla forte capacit di resilienza di alcune specie,
diversi individui hanno sviluppato comportamenti e
mutazioni tali da sopportare la contaminazione radioattiva.
4. References
3. Conclusioni
[3] A. MOLLER, T. MOUSSEAU, Biological consequences of chernobyl: 20 years on, Trends in Ecology & Evolution 21 (4) (2006)
200207.
[4] T. a. Mousseau, a. P. Moller, Landscape portrait: A look at
the impacts of radioactive contaminants on Chernobyl's wildlife,
Bulletin of the Atomic Scientists 67 (January 2016) (2011) 38
46. doi:10.1177/0096340211399747.
[5] S. Cond, D. Richard, N. Liamine, European Environment
Agency Europe s biodiversity The Mediterranean biogeographical region, European Environment Agency (2002) 54.
URL
http://www.eea.europa.eu/publications/
report{_}2002{_}0524{_}154909
[6] S. Cond, D. Richard, N. Liamine, European Environment
Agency Europe s biodiversity The Steppic Region, Main
(2006) 115.
[7] S. Geras'kin, S. Fesenko, R. Alexakhin, Eects of nonhuman species irradiation after the Chernobyl NPP accident, Environment International 34 (6) (2008) 880897.
doi:10.1016/j.envint.2007.12.012.
URL
http://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/
S0160412007002474
[8] N. A. Beresford, D. Copplestone, Eects of ionizing radiation on wildlife: What knowledge have we gained between
the Chernobyl and Fukushima accidents?, Integrated Environmental Assessment and Management 7 (3) (2011) 371373.
doi:10.1002/ieam.238.
URL http://doi.wiley.com/10.1002/ieam.238
[9] A. V. Yablokov, V. B. Nesterenko, A. V. Nesterenko, Consequences of the chernobyl catastrophe for the environment, Vol.
1181, 2009. doi:10.1111/j.1749-6632.2009.04830.x.
[10] J. Garnier-Laplace,
S. Geras'kin,
C. Della-Vedova,
K. Beaugelin-Seiller, T. G. Hinton, a. Real, a. Oudalova,
Are radiosensitivity data derived from natural eld conditions
consistent with data from controlled exposures? A case study
of Chernobyl wildlife chronically exposed to low dose rates.,
Journal of environmental radioactivity 121 (2013) 1221.
doi:10.1016/j.jenvrad.2012.01.013.
URL http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22336569
[11] A. P. Mller, T. A. Mousseau, Assessing eects of radiation on
abundance of mammals and predatorprey interactions in
Chernobyl using tracks in the snow, Ecological Indicators 26
(2013) 112116. doi:10.1016/j.ecolind.2012.10.025.
URL
http://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/
S1470160X12003767
[12] a. P. Moller, T. a. Mousseau, Species richness and abundance
of forest birds in relation to radiation at Chernobyl., Biology
letters 3 (5) (2007) 4836. doi:10.1098/rsbl.2007.0226.
URL
http://www.pubmedcentral.nih.gov/articlerender.
fcgi?artid=2394539{&}tool=pmcentrez{&}rendertype=
abstract
[13] T. Deryabina, S. Kuchmel, L. Nagorskaya, T. Hinton, J. Beasley, A. Lerebours, J. Smith, Long-term census data reveal
abundant wildlife populations at Chernobyl, Current Biology
25 (19) (2015) R824R826. doi:10.1016/j.cub.2015.08.017.
URL
http://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/
S0960982215009884
[14] A. P. Mller, A. Hagiwara, S. Matsui, S. Kasahara, K. Kawatsu,
I. Nishiumi, H. Suzuki, K. Ueda, T. a. Mousseau, Abundance of
birds in Fukushima as judged from Chernobyl., Environmental
pollution (Barking, Essex : 1987) 164 (2012) 369. doi:10.
1016/j.envpol.2012.01.008.
URL http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22321986
[15] S. Monzen, M. Hosoda, S. Tokonami, M. Osanai, H. Yoshino,
Y. Hosokawa, M. A. Yoshida, M. Yamada, Y. Asari, K. Satoh,
I. Kashiwakura, Individual radiation exposure dose due to support activities at safe shelters in Fukushima prefecture, PLoS
ONE 6 (11) (2011) 811. doi:10.1371/journal.pone.0027761.
[16] A. P. Mller, I. Nishiumi, H. Suzuki, K. Ueda, T. A. Mousseau,
Dierences in eects of radiation on abundance of animals in
Fukushima and Chernobyl, Ecological Indicators 24 (2013) 75
81. doi:10.1016/j.ecolind.2012.06.001.