Architettura Primo Novecento Firenze

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ARCHITETTURA

DELLA PRIMA META DEL NOVECENTO


A FIRENZE
IL MODERNISMO E LA BREVE STAGIONE DEL LIBERTY.
Palazzo Paggi.
Opera dellarchitetto Giovanni Paciarelli, ledificio che ancor oggi si trova in via
Brunelleschi fu costruito nel 1903; la costruzione completa il rettifilo degli interventi
sul lato destro dellarco trionfale, derivanti dal riordino del vecchio centro della citt
con la creazione di piazza Vittorio Emanuele II (oggi piazza della Repubblica ),
avvenuta alla fine del 1800.
Il palazzo era sede dei grandi magazzini Pola & Todescan, il prospetto modernista
presenta le decorazioni ceramiche eseguite dalla ditta Cantagalli (che aveva la fabbrica
in via Romana poco distante dallomonima porta), i parapetti con volute in ferro
battuto, avevano attirato le critiche dei benpensanti che non vi avevano trovato il
bugnato, la porta centrale e tutto il felice armamentario della pedagogia architettonica
fiorentina.
Siccome lo stesso Panciarelli, in altre opere non fa emergere la novit espressa nella
casa Paggi, e sapendo che nel suo studio lavorava Giovanni Michelacci, viene da
supporre che proprio questi abbia abbondantemente contribuito alla progettazione,
seppur ancora giovane collaboratore.
Il Michelazzi fu infatti lunico esponente dellarchitettura liberty a Firenze, in quanto
anche lunico che si era dimostrato attento alla Secessione viennese e alle prime
pubblicazioni della Wagnerschule. La citt era intenta nel frattempo ad aprire due casi
architettonici, quali la Biblioteca Nazione, la casa di Dante e dal lato opposto
allintervento del Panciarelli, il palazzo delle Poste e Telegrafi;
Il palazzo delle Poste e Telegrafi.
Questultimo iniziato nel 1907 ad opera dellarchitetto Rodolfo Sabatini e
dellingegnere Vittorio Tognotti, dai caratteri eclettici, che risentono della particolare
funzione pubblica delledificio.
La Biblioteca Nazionale.
Gi dai primi anni del secolo, molte discussioni sorsero sul luogo dove dovesse essere
collocata la biblioteca; una delle ipotesi e il conseguente progetto la vedevano
collocata, previa distruzione di un intero isolato, in piazza della Signoria, proprio
affianco alla loggia dei Lanzi da cui il nuovo prospetto traeva come fotocopia la
geometria degli archi. Una commissione di nomina ministeriale, individu larea
dellintervento nella zona affianco al chiostro grande di Santa Croce e di fino allArno;
nel 1902 si band un concorso per ledificio, che nel 1906 vide una competizione di
secondo grado, vinta dal progetto dellarchitetto C. Bazzani.
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Il progetto a detta dellautore, aveva lintento di unire il sentimento estetico


delledificio alla praticit e questo era stato reputato dai giudici come capacit di
innestarsi degnamente a quel gioiello di arte quattrocentesca che il chiostro grande di
Santa Croce.
La casa di Dante.
Il periodico Arte e Storia del 1901, riteneva che maggiore dogni altro dovere era
per Firenze pensare alle case dove lAlighieri vide la luce, togliendole dallattuale stato
di abbandono e sdradicando quella leggenda che chiamava casa di Dante una misera
casupola: ritenendo di aver provato che due case poste una di fronte alla torre della
Castagna e laltra attigua sulla sinistra formassero labitazione degli Alighieri, si
propose che il Comune provvedesse allacquisto dei due immobili, per restituirle
possibilmente nel suo primo stato.
Si giunse cos nel 1911 ad una vera e propria reinvenzione in stile della casa di
Dante in una posizione peraltro non suffragata da notizie certe.
Il Liberty nellopera di Giovanni Michelacci.
Varie sono le opere del Michelacci a Firenze, alcune in cui larchitetto inizia il suo
personale percorso in modo autonomo, altre andate distrutte nel corso del tempo;
quelle che qui sono riportate sono tra gli esempi pi significativi, a partire dal villino
Ravazzini del 1907 posto in via Scipione Ammirato, il villino Lampredi del 1908.
Con il villino fattogli costruire nel 1910 da Enrico Broggi in via Scipione Ammirato,
proprio accanto a quello Ravazzini, arriva finalmente per Michelazzi, loccasione per
potersi dedicare allo studio di un organismo architettonico che si sviluppa intorno ad
un fulcro centrale per irradiarsi verso lesterno; questo fatto dipende anche dalla
irregolarit del lotto che suggerisce una disposizione degli ambienti secondo uno
sviluppo diagonale ( il lato edificabile era obliquo e posto tra due edifici attigui).
Particolari e nuovissime risultano le volute-panneggio modellate con grande finezza
e dipinte di verde da Galileo Chini, cos come le decorazioni parietali dellinterno,
unite alle vetrate della bottega De Matteis e alle decorazioni in ferro battuto; tutto ci
sta ad indicare il valore che lornamentazione viene ad assumere nella determinazione
del prodotto stilistico e lorgoglio dellartista, consapevole della soddisfazione e
dellapice a cui arrivato, si concretizza nel porre la propria firma nelle facciata
delledificio.
Se Chini si rivela estroverso, trascinatore e disponibile alle attrattive della modernit, il
Michelazzi appare viceversa un solitario, con lorgoglio di risultare elitario e scomodo
senza per mostrare un distacco aristocratico dalla societ, consapevole di essere
sperimentatore di frontiera che rifiuta la banalit e non scende a compromessi.
Il percorso alternativo di Michelazzi raggiunge un eloquente traguardo nella casagalleria di via Borgognissanti del 1911 che segna il punto di maggior livello stilistico
dellintera esperienza michelazziana; tutti gli elementi della poetica liberty vengono
riassunti in un impianto compositivo di facciata capace di rilevare le corrispondenze
delle diverse funzioni mediante limpianto compositivo e formale.
Il piano terreno e il mezzanino, vengono studiati in funzione di attivit commerciali ed
esigenze espositive, cos come i vari corredi ornamentali(statue, pannelli in metallo,
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lampade appese alle bocche di animali alati) rispondono alle finalit di richiamo e di
apparato simbolico-pubblicitario.
Il settore sovrastante, compreso entro il perimetro di un ampio cartiglio in pietra
artificiale, si distingue per gli elementi verticali che spartiscono le finestre, per il
connotato di destinazione abitativa.
Per capire limportanza della pur breve stagione del Liberty a Firenze e limportanza
del Michelazzi, basta leggere lindignazione della cultura benpensante, in un articolo
apparso sul giornale la Nazione del Gennaio 1912 in cui si legge si fanno villini
decorati nel modo pi sacrilego e bizzarro, ove neppure le pi elementari regole di
costruzione e darte sono pi rispettate; in una parola avvenuto un vero e proprio
disastro artistico per la nostra citt, che per gusto e arte era campione e che in
Giuseppe Poggi trov il moderno quanto altrettanto rigido mantenitore, nonch
classico continuatore, di opere insigni.
LO STADIO G. BERTA E IL MIRACOLOSO PARTO DELLA STAZIONE
DI SANTA MARIA NOVELLA.
Firenze e la sua cultura, dopo la fase del Liberty, continua in una latitanza di una
originale cultura architettonica e per questo motivo viene da domandarsi come sia stata
possibile la fioritura improvvisa, nel 1932, del progetto per il fabbricato viaggiatori
della stazione, o come scrisse Palazzeschi il miracoloso parto di una bella opera;
cos come avvenne per un fortunato concorso-appalto per la costruzione del nuovo
stadio comunale a Campo di Marte intitolato alla memoria di un martire fascista
ucciso nelle vicinanze del ponte alla Vittoria.
Bisogna certamente tenere conto della situazione culturale e politica venutasi a creare
in citt a partire dal 1929, con la nomina di Alessandro Pavolini a segretario del partito
Fascista: il programma del Pavolini si incentrava sulla organica interdipendenza tra
attivit artigianali. turismo e rilancio del primato culturale di Firenze; il nuovo
gerarca si fa cos promotore e appoggia iniziative come la realizzazione
dellautostrada Firenze-mare, la costituzione della Federazione Toscana per il
Movimento Passeggeri, manifestazioni come la Fiera del libro, la riproposizione nel
1930 del Calcio Storico in costume, la Fiera Nazionale dellArtigianato, il Maggio
Musicale Fiorentino nel 1933.
Queste manifestazioni imprimevano alla vita culturale fiorentina unaccellerazione di
vitalit e davano provvisoriamente alla citt un nuovo prestigio restituendole
lapparenza di una pulsante fucina
Lo stadio G. Berta.
IL progetto venne scelto in seguito ad un appalto-concorso bandito nel 1929, lopera
venne eseguita in due tempi ed ultimata nellestate del 1932; prima si realizzarono la
gradinata coperta, lo stadio di atletica con la pista dei 200 metri sotto la tribuna e il
campo di calcio. Successivamente le atre tribune con le scale elicoidali, e la torre
Maratona: ritengo che uno degli aspetti pi interessanti della struttura delle

gradinate sia dato dalla sua intrinseca economia che ne limit il costo a 55 a
posto per un totale di 35000 posti a sedere.
Con queste parole lingegnere Pier Luigi Nervi, descrive uno degli elementi vincenti
dellopera che unisce cio la progettazione della struttura alla sua economicit;
lartefice oltre che progettista di strutture impresario e quindi conosce bene non solo
i problemi realizzativi, ma soprattutto le logiche che presiedono alle interconnessione
tra le scelte progettuali e le conseguenze di queste scelte sui fatti costruttivi in cantiere;
gli elementi pi caratteristici della costruzione di uno stadio sono le gradinate e le
pensiline di copertura. Le une e le altre, debbono corrispondere a notevoli esigenze
statiche ed economiche e, per la loro natura, non si prestano a falsamenti e
soprastrutture mascherative, dimodo che il problema estetico resta in esse, ancora
pi necessariamente che in altri casi conglobato con quello tecnico e costruttivo;
infatti laspetto pi difficile e nello stesso tempo pi elevato dellarchitettura
proprio in questa necessit di raggiungere la sintesi tra fattori discordi quali
larmonia formale e le esigenze tecniche, il calore dellispirazione e la freddezza del
ragionamento, la risoluzione di ci il pi arduo compito che larchitettura ha
rispetto alla altre manifestazioni intellettuali.
Nella progettazione delle scale elicoidali, Nervi progetta una struttura intelaiata
spaziale ottenuta con lincrocio di due travi elicoidali incastrate entrambe alle
estremit, ad altre strutture; su una delle due travi elicoidali incastrata a sbalzo, la
rampa vera e propria delle scale.
La stazione di Santa Maria Novella.
Occorre ricordare, prima di addentrarsi a parlare della stazione di Santa Maria
Novella, che essa costituita da diverse parti progettata da diverse persone; il
Fabbricato Viaggiatori progettato dal Gruppo Toscano guidato da Giovanni
Michelucci, di forma parallelepipeda il cui prospetto si affaccia sulla piazza mostrando
la cascata di vetro costituito dalla galleria per le automobili, la biglietteria con il
salone delle partenze, il bar di prima, seconda, terza classe, il ristorante di prima,
seconda e terza classe con le rispettive sale daspetto, la galleria di testa come
strada cittadina interna alla stazione, con la sequenza delle grandi fotografie delle
citt dItalia in alto sulla parete
Il 20 Febbraio 1932, inaspettatamente compariva sul quotidiano La Nazione, la notizia
che per volont del Fascismo creatore e rinnovatore la stazione di Firenze, ormai
non tollerabile neppure per la pi meschina citt di provincia, sarebbe stata ricostruita
e degna della citt di Firenze; vennero pubblicati alcuni disegni di progetto,
assicurando che larchitetto Angiolo Mazzoni, tecnico-funzionario del ministero delle
comunicazioni, aveva ideato un fabbricato dalle linee sobrie e severe che pur
mostrando reverenza alla chiesa di Santa Maria Novella, ha le caratteristiche rivelatrici
dello scopo a cui destinata e la semplice ricchezza richiesta dalla importanza della
citt in cui deve sorgere.
La notizia innesc una grande polemica sul progetto e il ministro Costanzo Ciano,
fautore del progetto, dopo aver portato lassenso di vari architetti e del soprintendente
Poggi al progetto Mazzoni, definendosi competente in materia di architettura navale,
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invitava con toni di sfida i signori critici a mettersi daccordo e a indicare il migliore
progetto per la migliore stazione del mondo.
Prontamente su lAmbrosiano del 12 Luglio 1932 Piero Maria Bardi, scriveva
consigliamo per la questione fiorentina un concorso tra giovani vertebrati e una
commissione composta da non da accademici ma da ingegneri e architetti
aereonautici e navali; solo cos si avr la migliore stazione del mondo.
Il 25 Agosto di fronte a tante prese di posizione, Ciano era costretto ad adeguarsi
anche sulla commissione giudicatrice il concorso per il fabbricato viaggiatori, che
risult cos composta dalling. Oddone delle FFSS (estromettendo cos lo stesso
Mazzoni che oltre ad essere progettista del primo progetto era anche membro della
prima commissione), Cesare Bazzani (Il progettista della biblioteca nazionale),
Marcello Piacentini (larchitetto referente delle pi importanti realizzazioni del regime
fascista),Filippo Tommaso Marinetti (fondatore con il suo manifesto del 1908 del
Futurismo e dellarchitettura futurista del 1914), Ugo Ojetti (letterato e critico del
regime), Romano Romanelli (scultore fiorentino): la scadenza di consegna degli
elaborati, fissata per il 30 Novembre, sar poi prorogata alla fine di Dicembre.
Il progetto della nuova stazione di Firenze, era anche il tema della tesi di laurea,
discussa il 26 Novembre 1932 da Italo Gamberini che con Michelucci, Berardi, Baroni
e Lusanna, avevano formato nel 1931 il cosiddetto Gruppo Toscano.
Nella tesi di Gamberini, anche se il perimetro era diverso da quello stabilito nel bando
di concorso, sono per presenti gli elementi fondamentali del fabbricato viaggiatori che
poi saranno ripresi dal progetto del Gruppo Toscano, quali la cascata luminosa, lo
svolgimento in orizzontale del prospetto con la rigatura in facciata.
Michelucci, a cui nel frattempo era venuta a meno la realizzazione di un suo progetto,
prendendo la palla al balzo della tesi apport rapidamente le necessarie varianti e con i
suoi suggerimenti, gli elaborati progettuali era gi predisposti per poter partecipare al
concorso; si dice che sia stato proprio Michelucci, dati i tempi ristretti per poter
partecipare al concorso, ad aver suggerito lo spostamento della data dal 30 Novembre
a fine Dicembre.
Si giunge cos al progetto definitivo elaborato collettivamente dal Gruppo Toscano
composto da Michelucci, Pier Niccol Berardi suo assistente nella facolt di
architettura di Firenze, Nello Baroni, Italo Gamberini, Sarre Guarnieri e Leonardo
Lusanna.
La giuria era divisa tra innovatori, come lo scultore Romanelli e Marinetti (che con il
pretesto di elogiare il progetto del gruppo toscano, finiva per tirare in ballo e mitizzare
ancora una volta il manifesto dellarchitettura futurista del 1914) e osteggiatori del
progetto come Piacentini, Bazzani e Ojetti; fu per decisivo il ruolo di Piacentini,
(convertitosi per motivi di equilibri esterni, al progetto Michelucci), a spingere i suoi
colleghi in favore del gruppo toscano.
Intanto a Firenze le polemiche divampavano, arrivando anche alla capitale, come
quella del pittore Ardengo Soffici, che dichiar ..i giornali hanno sbagliato. Hanno
pubblicato la cassa dimballaggio: il modello della stazione dentro.
Dal 9 al 14 Marzo 1933 il Podest di Firenze, Giuseppe della Gherardesca, inaugur la
mostra dei progetti in Palazzo Vecchio nel salone dei Cinquecento; la mostra nei pochi
giorni di apertura fu visitata da ben 100 mila persone.
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Lo stesso Piacentini ancor prima dellesito della votazione, inviava al preside della
scuola superiore di architettura di Firenze, Raffaelo Brizzi, un telegramma in cui
dichiara la nuova architettura italiana ormai fondata su solide e durature basi non
teme pi deviazioni, onore alla scuola fiorentina.
Cos il Gruppo Toscano vinse il concorso e le caratteristiche d i quello che venne
subito chiamato progetto Michelucci stava innanzitutto nella chiarezza distributiva
delle varie funzioni; unariosa galleria di testa (106m x 22m) che si distende alle
estremit dei binari accogliendo i viaggiatori, quelli in partenza nei primi binari verso
via Alamanni (per questo motivo latrio con la biglietteria no posto al centro ,ma
spostato verso sinistra) e quelli in arrivo a destra verso via Valfonda (cos chiamata
perch il livello della strada quando cera la stazione Maria Antonia era pi basso del
piazzale di fronte a Santa Maria Novella); verso questa via era collocata una galleria
coperta ed illuminata da grandi lucernari vetrati che consentono la sosta e il transito al
coperto delle auto, e sempre su questo lato si affaccia lingresso ai locali sotterranei
dellalbergo diurno e lateralmente verso la piazza, coperta da una cascata di vetro, si
apre quel vasto e luminoso ambiente che la biglietteria.
Verso il lato arrivi si trovano dislocati vari servizi, tra cui la vasta sala buffet decorata
con due grandi paesaggi a tempera di Ottone Rosai e il ristorante di prima e seconda
classe reso elegante da scene di caccia del pittore Mario Romoli.
Nel 1935 Mario Tinti pubblicava il volumetto larchitettura delle case coloniche in
Toscana illustrato con 32 disegni a carboncino del pittore Ottone Rosai che
riproducono case e paesaggi della campagna.
Si deve forse alla sintonia dei temi se sar proprio Rosai ad affrescare le pareti del
buffet con i paesaggi toscani per la nuova stazione, di Michelucci, che gi nel 1932
tenne allinterno della facolt di Architettura di Firenze una serie di lezioni sulla casa
colonica toscana; lanalisi di queste architetture, per la loro funzionalit, per
lorganicit degli accrescimenti e per una semplificazione dei volumi e delle forme, fu
uno degli elementi a cui fu dato rilievo nellambito della ricerca di una via italiana al
razionalismo europeo. i dipinti venivano cos ad inserirsi, con le innumerevoli
fotografie a formato gigante delle varie localit dItalia presenti nella galleria di
accesso ai binari, nella esplicita promozione dei caratteri ambientali italiani e
fiorentini. La riscoperta della poetica della civilt contadina, risvolto colto della
politica del ritorno alla terra adottata dal regime fascista, trovava espressione per la
prima volta nel settore delle arti figurative fiorentine.
Nel 1938 inaugurando con il volume la casa rurale in Toscana la gloriosa serie di
studi sistematici della casa rurale in Italia, il geografo Renato Biasutti, riconosce agli
architetti il merito di aver individuato limportanza e il valore del tema.)
La galleria di testa spettacolare per la sua luminosit e per la caratteristica copertura
inginocchiata sorretta da grandi travi che consentono di raccordare laltezza delle
pensiline con quella maggiore del salone della biglietteria (anche se va notato che il
profilo delle travi di bordo non corrisponde strutturalmente al profilo che si pu
osservare dallinterno della galleria di testa, e questo forse dovuto a problemi di tipo
compositivo); la calda lucentezza che filtra dai vetri esalta la bellezza del pavimento,
dove bande longitudinali di calacatta si alternano al marmo rosso dellAmiata.

La distesa parete della testata, rivestita con lastre di travertino di Rapolano,


immaginata come un grande tabellone, un indicatore coronato dai pannelli fotografici
con vedute turistiche dItalia, mentre i dipinti allinterno si riferiscono alla realt del
paesaggio toscano.
Tutta la parete con i suoi elementi non risulta parte formale di una decorazione, ma
parte integrante di architettura contemporanea, anticipando di trenta anni le ricerche di
industrial e visual design.
Disegnati ex novo, anzi addirittura progettati, furono gli orologi elettrici sincronizzati,
tra cui famosi quelli con cartelle mobili al posto delle lancette collocato uno allesterno
in facciata e gli altri due, uno nella biglietteria, laltro nella parete esterna verso i
binari; con quelli classici a lancette gli orologi risultavano in totale ventidue: i cartelli
indicatori, le cassette della posta, i cancelli, le panchine con i portapacchi ancorati
ai pilastri, tutti elementi ancora oggi utilizzati.
Parlando un giorno della sua opera, Giovanni Michelucci ebbe ad esprimersi cos
Dicono che la stazione di Firenze sia un opera di architettura razionalista,
sbagliano ,essa nacque in massima libert, da tendenze diverse con vari contributi
che non rispecchiano un unico stile. E semmai sincretica.
La nostra stazione riesca stare dentro la citt, a esercitare un richiamo, a fondersi
con lambiente circostante, a suscitare e ospitare la vita.
Dichiar anche che il progetto non nacque contro il fascismo. N in polemica
contro il fascismo.
Si pu dire che era limmagine di uno dei tanti volti con cui il fascismo si presentava e
in particolare, esprimeva i caratteri pi raffinati e moderni dellazione politica svolta da
Alessandro Pavolini: lo stesso Mussolini onorava gli architetti del gruppo toscano, che
congiuntamente agli architetti del piano regolatore di Sabaudia, furono ricevuti
in un udienza il 10-6-1934 dal duce in persona, che ebbe a dire Vi ho chiamato
perch dopo quello che stato detto nei due rami del parlamento, non vorrei che
aveste dubitato che quello fosse il mio pensiero ; niente di tutto questo, tengo a
precisare in modo inequivocabile che io sono per larchitettura moderna, per quella
del nostro tempo; sarebbe assurdo il non volere una architettura razionale e
funzionale del nostro tempo; ogni epoca ha dato la sua architettura funzionale, anche
i monumenti di Roma che noi oggi stiamo riscavando ,corrispondevano ad una loro
funzione,...non abbiate timore i essere lapidati e di vedervi la stazione demolita a
furor di popolo....la stazione una stazione ed altro non pu essere che una stazione,
si veda o no si veda Santa Maria Novella, ed avr essa pure un suo aspetto
monumentale.
I problemi per iniziarono subito dopo la vittoria con la delibera del 11 Aprile
1933, adottata dalla consulta municipale fiorentina che allunanimit si associava al
podest Giuseppe Della Gherardesca, che si era energicamente dichiarato contrario
allesecuzione del progetto premiato; fu lintelligenza tattica di Michelucci che da
Roma riusc con i rapporti in contemporanea con Firenze, a sbloccare la situazione
avversa facendo pubblicare sulla Nazione lordine del giorno del Sindacato Architetti
che chiedeva al ministro delle telecomunicazioni di rispettare gli obblighi derivanti
dal concorso. Limmediato dopo stazione registra nel gruppo toscano e nei singoli
architetti ripensamenti, pentimenti e uno scadere in risultati e progetti deludenti che
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sembrano offrire argomenti a conferma della casualit del miracoloso parto di una
bella opera
La centrale Termica e la Cabina apparati della stazione.
Lopera venne progettata nel 1929, dallingegner Mazzoni, prima ancora del fabbricato
viaggiatori e ci mostra la capacit del Mazzoni quando impegnato in progetti, che
lontano da avere aspetti monumentali, seguono la sola funzione che ledificio dovr
soddisfare; ledificio si distingue per la caratteristica tipicamente industriale di masse
compatte in cui trovano una corretta collocazione i vari elementi funzionali, come il
grande portale per lingresso dei carri di carbone, gli svettanti fumaioli raggiungibili
mediante lelegante scala elicoidale della centrale termica, con la funzione di bruciare
carbone per fornire il vapore necessario al riscaldamento di tutta la stazione e dei
vagoni in attesa della partenza, durante il periodo invernale, e laggettante e modellata
terrazza vetrata della cabina apparati che domina dallalto lingresso e la partenza
dei convogli.
Il Mazzoni nel 1933 si definisce pubblicamente un architetto futurista; moralmente
appartenevo a questo movimento dal 1915, quando chiedendo il consenso a me solo,
mi autoproclamavo seguace di Sant Elia: il Mazzoni opera un atteggiamento di tipo
eclettico nelladattarsi alle varie funzioni e ai vari contesti culturali dove chiamato ad
operare, in ogni caso dette effettivamente seguito ad un programma di svecchiamento
delle architetture del ministero delle telecomunicazioni, quello che Marinetti defin il
pi futurista dei dicasteri.
Va intanto ricordato che Firenze, nel periodo che va dal 1915 al 1924, si era dotata di
un nuovo piano regolatore, e se il piano Poggi per Firenze capitale, poteva essere
definito un piano dampliamento, questo potrebbe essere descritto come un piano
di colmata, con loccupazione totale dello spazio tra la citt antica e le colline pi
vicine poste a nord (Fiesole e Settignano), per cui si ipotizz di lottizzare anche il
Campo di Marte.
Manca a questo piano lidea di sviluppo anche nel futuro di assi viari tali da costituire
direttrici alle espansioni presenti e future.
Lo sventramento del quartiere di Santa Croce.
Intanto dal 1930 si era andato formando un comitato per lo studio dei criteri da seguire
per un nuovo piano regolatore e nel 1934 si pubblicava il volume per la Firenze
futura: di tutte le possibilit e le previsioni, quella pi realistica a breve tempo,
riguardavano soprattutto lintervento risanatore, ribattezzato il piccone risanatore,
negli affollati quartieri di Santa Croce e dOltrarno.
Solo nel 1936 iniziava lo sventramento di alcuni isolati dando cos esecuzione ai criteri
della bonifica integrale applicata per la prima volta nel nuovo secolo alle aree
urbane: quando per le demolizioni resero libero il settore compreso tra via
Pietrapiana, via dellAgnolo e Borgo Allegri, fatta eccezione per la costruzione della
Casa del Fascio, ci si rese conto che il prezzo molto alto della ricostruzione, in una
zona comunque sempre degradata, non avrebbe consentito la costruzione di edilizia
speculativa, per cui le imprese rinunciarono ad intervenire; rimasero cos dei vuoti

urbani e ci si limit a risolvere il problema viario per collegare il quartiere con il centro
storico e i viali, mediante lallargamento di alcune strade.
Intanto loperazione di smantellamento provoc, come era prevedibile,
lallontanamento della popolazione residente rimasta senza casa, mentre nel frattempo
il comune non aveva provveduto a sistemarla nemmeno provvisoria mente; cos gli
abitanti furono obbligati a trasferirsi nel quartiere di Santo Spirito, come gi era
accaduto alla fine dellottocento a causa dello sventramento della zona di Mercato
vecchio.
Cos il piccone risanatore, mosso dalla speculazione risparmi cos gli interventi
previsti in Oltrarno dallUfficio Lavori Pubblici del comune, limitando lintervento alla
demolizione delle case e del tratto di mura per dar vita a piazza Tasso, che da allora
ancora oggi un vuoto urbano recuperato fortunatamente a giardino.
Altre ipotesi di sventramento si concretarono limitatamente allabbattimento delle case
sul fianco destro di San Lorenzo, per restituire integro lesterno del Monumento
brunelleschiano, la Sacrestia Nuova di Michelangelo e la parte limitrofa delle Cappelle
dei Principi.
Nel 1937 su progetto di Rodolfo Sabatini, si costruiva la Casa del Mutilato in Piazza
Brunelleschi e si eseguiva il distacco della Rotonda degli Scolari, cos come si comp il
rifacimento del Palazzo di Parte Guelfa, la sistemazione edilizia di via Giusti e di via
Bonifazio Lupi e si costru nel transetto sinistro si Santa Croce lossario dei Martiri
Fascisti (cfr le sculture di L. Andreotti); nel 1939 venivano edificati in via Valfonda e
piazza Stazione gli edifici dellINA Assicurazioni per un fronte di 130 metri di
lunghezza, creando un rettifilo parallelo alla nuova stazione di Santa Maria Novella.

Ledificio della Giovent Italiana Littoria (GIL).


NellAprile del 1938 si inaugurava sullarea degli ex Pratoni della Zecca la casa della
giovent littoria, opera dellarchitetto Aurelio Cetica e dellingegnere Fiorenzo de
Reggi, mentre agli inizi del novecento si era costruita la caserma Baldissera dei
carabinieri, togliendo il rimanente dellarea verde lasciata libera dallintervento del
Poggi, in cui sarebbe dovuto collocarsi ledificio termale. La forma del nuovo edificio
era a ferro di cavallo con le ali adibite ad ospitare rispettivamente le organizzazioni
maschili e femminili; impostato su tre grossi corpi di fabbrica, racchiudeva
allinterno un ampio piazzale destinato alle adunanze. Al piana terra erano ospitati la
palestra, il salone degli spettacoli e la piscina, e tramite due scaloni elicoidali si
raggiungeva il primo piano dove nelle due ali opposte erano le sale di convegno dei
balilla e delle giovani italiane; nellaltra ala si trovava la galleria sacrario dei martiri
fascisti fiorentini con decorazioni pittoriche e con accesso allarengario, che
prospettava sul piazzale interno; il secondo piano era adibito a foresteria. Tutto il
complesso poteva ospitare oltre 2000 giovani.
Nella decorazione degli interni fu coinvolto lIstituto dArte, allepoca fiore
allocchiello della situazione artistica fiorentina; furono proprio cinque allievi
dellistituto ad essere incaricati delle varie decorazioni, a Sineo Geminiani e Dino
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Calastrini furono affidati due pannelli ad affresco per la parete del sacrario che
fiancheggiavano la lapide con i nomi dei martiri fascisti fiorentini.
Lomaggio ai caduti era reso da personaggi appartenenti a diverse categorie di persone,
mutilati, ex combattenti, madri e vedove, il clero, lesercito e le organizzazioni di
partito; la risoluzione coloristica e compositiva rimanda alla grande pittura toscana del
XV sec., dagli uomini illustri di Andrea del Castagno, a modelli massacceschi fino a
Piero della Francesca. In questi murales si coglie per una sottile sensibilit, nuova
ed estranea allepoca, che sostituisce allopaco ottimismo dellarte del momento un
senso di malinconia, foriero di inquietudini e turbamenti dei giovani artisti; gli stessi si
sono ritratti nellopera, alla estrema sinistra Dino Calastrini, allestrema destra Sineo
Geminiani. Solo questo ciclo di affreschi stato salvato allorquando nel 1975 si decise
la distruzione delledificio, per far posto allattuale Archivio di Stato che occupava gli
ambienti al piano terra degli Uffizi: molte furono le polemiche che si innescarono tra
sostenitori e contrari del salvataggio degli affreschi; molte posizioni erano preconcette
e viziate da giudizio ideologico, come una serie di articoli che furono pubblicati sulla
pagina locale del quotidiano comunista Paese Sera tra cui spicca la posizione del
critico Renzo Federici che attacc violentemente la posizione degli uffici della
Soprintendenza che intendevano conservare i dipinti; in quelloccasione dichiar che
..a nessuno pu interessare le baionette, le camice nere e quellaffresco fatto da
studenti e che per rispetto del solo manufatto umano, sarebbe bastato eseguire un
fotocolor.
Per fortuna almeno il ciclo di Geminiani e Calastrini fu salvato mediante strappo e
rimontato su pannelli che recentemente sono stati esposti nel museo delle Pagliere
dellIstituto dArte di Porta Romana, che dovr presto diventare un museo permanente
dei lavori prodotti nel tempo dallo stesso Istituto.
LAccademia Aeronautica delle Cascine.
Nel 1935 gli strateghi dellaeronautica stimarono che Torino, citt della nostra pi
grande industria aeronautica, la FIAT, sarebbe stata facile bersaglio dei bombardieri
francesi e perci fu deciso di spostare a Firenze la FIAT aviazione dato che gli aerei da
bombardamento francesi non avrebbero avuto la necessaria autonomia per un raid fino
a Firenze e ritorno. Fu cos che la casa torinese ottenne a tambur battente la propriet
del terreno di Novoli; fu anche deciso di sistemare le officine di montaggio dei motori
aeronautici, e proprio per questo in viale Volta e accanto a piazza Leopoldo, furono
iniziati lavori di scavo per la costruzione di due gallerie; nel frattempo alla neo
industria aeronautica fiorentina, avrebbe dovuto affiancarsi il Comando Generale e
lAccademia Aeronautica, per la quale fu impegnata nientemeno che una fetta
dellintoccabile parco delle Cascine.
La FIAT fece appena in tempo ad iniziare una parte delle sue officine e delle gallerie
sotterranee furono scavate poche decine di metri.
Invece, con velocit supersonica limpresa di Ulisse Igliori, eresse in un solo anno
lAccademia Aeronautica progettata da Raffaello Fagnoni; nel frattempo per, eravamo
nel 1938, gli aerei da bombardamento avevano quadruplicato la loro autonomia,
cosicch Firenze non era pi zona franca.
Saggiamente venne dato il contrordine allo sviluppo di Firenze come citt
dellaviazione declassando il complesso delle Cascine a Scuola di Guerra Aerea: fu
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cos che, mentre la FIAT aviazione del Lingotto venne rasa al suolo dalle incursioni
aeree nemiche, con centinaia di morti, Firenze si salv quasi interamente.
Dichiarata citt aperta i tedeschi lasciarono in pace lintruso delle Cascine, che in
pochi anni si era cos felicemente ambientato e mimetizzato fra gli alberi secolari da
diventare invisibile.
Se Firenze fosse diventata davvero la citt dellaviazione (c da tremare a pensarlo)
avrebbe fatto la fine di Dresda, Cupolone compreso. Lappezzamento era stato
regalato dal comune; il lotto si disegnava tra lippodromo delle corse al trotto e quelle
delle corse al galoppo; la pianta era data dalla somma di due rettangoli e larchitetto
Fagnoni si sforz di interpretare il sito come forma insediativa, come se fosse una T,
anzi una T rovesciata.
Il complesso costituito da vari corpi di fabbrica con diverse funzioni; a destra
rispetto allingresso principale sono poste le aule dinsegnamento, i gabinetti scientifici
e la biblioteca, al centro il blocco parallelepipedo del comando della scuola, mentre a
sinistra lalloggio allievi ufficiali e verso larboreto comunale, gli impianti sportivi e la
piscina; sul fondo a caserma avieri, i magazzini, la cappella, lautorimessa e la
centrale termica.
Alessandro Bonsanti nel 1938 scrive per la funzione stessa a cui gli edifici dovevano
rispondere lopera doveva rispondere a requisiti di monumentalit, ma di una
monumentalit che si adattasse al particolare paesaggio, che non fosse per triste e
tetra ma una severit che fosse accogliente; se vero che i vari fabbricati nel loro
aspetto generale continuano il carattere delle costruzioni innalzate dal Ministero
dellAeronautica, con le fronti rivestite di materiali durevoli e decorosi come cortine di
mattoni e cornici di porte e finestre in travertino: facile cos vedere come il ritmo
delle aperture delle logge, dei vani di porte e finestre di ogni piano dei fabbricati, non
solo rileva e sottolinea il carattere e le funzioni alle quali sono destinati i relativi
ambienti ma insieme obbediscono ad un ordine unitario dimpostazione classico non
viziato da preconcetti formali.
Fagnoni non era razionalista ; da massimo studioso e professore della disciplina dei
caratteri distributivi degli edifici, egli poteva ben ritenere il principio razionalista pi
che intimamente erroneo, inapplicabile in un area asciutta di 11 ettari; semmai per ogni
funzione Fagnoni progett un peculiare edificio, per ogni edificio elabor lapposito
schema distributivo.
A sua volta lingegner Bianchini, geniale strutturalista, calcol sistemi statici ordinari e
straordinari, come i famosi telai a doppio sostegno e le travi Vierendel che permettono
lenorme apertura verso linterno del padiglione comando dove al centro del cortile
collocata la statua in travertino del Pegaso dello scultore Giorgio Gori.
La cura degli interi arriva fino allarredamento e ai vari elementi di design, come
lampade ecc.; nelledificio degli alloggi, superata la reception si arriva nella sala di
lettura del circolo ufficiali, lambiente arioso, larredamento di classe, ma
lattenzione viene attirata specialmente dal ciclo pittorico parietale, con le tempere di
Giovani Colacicchi.
Sopra la porta di sinistra la veduta di Arsia; alla parete lunga il trompe-loeil con una
tenda tirata, la terrazza pavimentata a scacchi e sullo sfondo il panorama dellagro

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pontino bonificato e dei relativi capoluoghi, da Aprilia a Littoria e Sabaudia sullo


sfondo del Circeo.
Sopra la porta di destra, linquadratura di Guidonia; sono le citt fondate negli anni
trenta dal Duce (da ricordare che Mussolini ricevette a Roma il Gruppo Toscano di
Michelucci, proprio assieme ai progettisti delle nuove citt).
Sicuramente con il complesso delle cascine si chiude la positiva esperienza
dellarchitettura fiorentina tra le due guerre. (foto pag. 25 28 34 43 45 55 61 77 80 81
83 88 )
La visita di Hitler e Mussolini a Firenze.
Firenze sul finire degli anni trenta, si presentava come un vero salotto un luogo
ideale e di autentica raffinata bellezza, in cui il Duce avrebbe potuto invitare ospiti di
riguardo: e cos fu per ben due volte allorch Mussolini incontr qui il suo difficile
alleato germanico nellintento dintraprendere con lui la grande e infelice avventura
militare.
La visita pi importante per la mole di addobbi e per il riordino della citt, ebbe luogo
il 9 maggio 1938, mentre laltra gi a conflitto iniziato avvenne il 28 ottobre 1940.
Per la prima visita il comune present un preventivo di spesa che riguardava il riassetto
delle strade, il restauro delle facciate dei palazzi interessati dal passaggio del corteo,
larredamento del Teatro Comunale, gli impianti di illuminazione per le vie del centro e
inoltre la sistemazione dei giardini pubblici; tutto per la somma di 13 milioni di lire,
ulna cifra astronomica per lepoca, che dimostra quanto fosse importante presentare
allillustre ospite la citt nel suo aspetto migliore.
Larrivo dei due ospiti avvenne separatamente alla stazione di Santa Maria Novella
irriconoscibile fasciata comera da labari, bandiere con la svastica e gagliardetti con i
fasci littori; lo spazio esterno in piazza Adua, in cui erano ancora le demolizioni degli
edifici di via Valfonda, erano mascherati da ulna imponente parete di lecci.
Il percorso si snodava per via Panzani e via Cerretani addobbate a formare una
galleria con stendardi sulle facciate e lanciati dai cornicioni sulla strada, per poi
raggiungere piazza Duomo, in cui gli illustri ospiti non si accorsero che larcivescovo
di Firenze Elia Dalla Costa aveva dato ordine di sbarrare porte e finestre del Palazzo
Arcivescovile, in segno di protesta; ma la visita di Hitler continuava fra le
acclamazioni in via Calzaioli, per passare tra ali di folla assiepate su due grandi tribune
fatte appositamente costruire in piazza Vittorio Emanuele II (ora Piazza della
Repubblica) per poi continuare in via Strozzi, via Tornabuoni e via Maggio per
raggiungere Palazzo Pitti.
E interessante ripercorrere i vari momenti della giornata grazie alle riprese
cinematografiche eseguite dal Giornale Luce e dalle parole registrate dei due speaker,
italiano e tedesco, a commento dei vari momenti del percorso; Firenze la citt di
Dante e Michelangelo, port ad un ultimo culmine la storica visita di stato di Adolf
Hitlerr in Italia; Firenze ha tratto in mostra per Hitler tutti i suoi vessilli, dal giglio
porpureo, le gloriose bandire delle sue arti e dei suoi rioni, i drappi di gran pregio delle
case private..Il concetto di intonare la decorazione al carattere della citt non poteva
essere applicato con maggior buon gusto, con quella sobria ricchezza che propria
della toscana; insieme a Mussolini, il Fuhrer entr trionfalmente nellantica citt
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darte; Firenze la grande citt dellarte, mi batte il cuore quando entriamo, un mare di
persone acclamanti, e questa citt, questa meravigliosa citt, il popolo entusiasta,
pieno di temperamento, amabile, e quante belle donne, i palazzi, i monumenti, sono
eccitato di felicit, siamo tutti molto invidiosi (dal diario di J. Goebbels); Palazzo
Pitti accoglie il capo del Reich con la maest della sua architettura, con la superba
ricchezza delle sue sale; Piazzale Michelangelo, di dove si gode un meraviglioso
panorama della citt, sullo sfondo incomparabile dei colli fiesolani. Dopo la maest
imperiale di Roma, tutta la sua grazia che lItalia offre qui, agli occhi del Fuhrer;
rientrato in Palazzo Pitti, il Fuhrer, per il passaggio interno che attraversa lArno sul
Ponte Vecchio, si reca nella galleria degli Uffizi, ulna delle pi famose raccolte di
opere darte del mondo, e la visita con cura, ammirandone i pi insigni capolavori, di l
passer alla mostra delle armi antiche in Palazzo Vecchio;
La distuzione della zona di Ponte Vecchio.
Nella notte tra il 3 e il 4 Agosto 1944 i guastatori tedeschi fecero saltare i ponti
sullArno, ad eccezione di ponte Vecchio, per impedire agli Angloamericani di
attraversare velocemente la citt; il feldmaresciallo Kesserling che aveva ordinato
loperazione per poter risparmiare lantico ponte, provoc il sistematico abbattimento
di palazzi e case torri in tutta la zona circostante in modo che le macerie potessero
ostruire il passaggio.
La probante verifica che il miracolo dei nuovi interventi architettonici fiorentini
era durato assai poco, veniva offerta proprio dalle vicende dei quattro concorsi banditi
per la ricostruzione delle zone intorno a Ponte Vecchio : Per quanto concerne i ponti,
solo ponte Santa Trinita fu ricostruito dovera e comera, gli altri furono realizzati
senza che si pervenisse a soluzioni formali di un certo interesse.
La ricostruzione della zona di Ponte Vecchio; la ricostruzione tradita .
Il concorso per la ricostruzione delle zone distrutte dalle truppe naziste in ritirata,
veniva bandito dal comune di Firenze il 31/12/1945 e solo nel 1947, pochi giorni prima
dellinaugurazione della mostra dei progetti si insediava ulna commissione composta
da ben trenta persone a rappresentanza della citt, dellarte, dellarchitettura e di
urbanistica, compreso il sindaco Mario Fabiani.
Le prese di posizione sui criteri per affrontare e condurre lopera furono tanti per tutto
il corso del 1946: Roberto Papini riteneva che in fondo, seppur belle, care ai fiorentini,
erano state demolite solo delle case e quindi si poneva il problema di plastica
facciale e non di alta chirurgia e per questo affermava che Firenze ha bisogno che l,
fra Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti, siano restituiti ai commercianti ed agli artigiano
i loro ambienti fra casa e bottega, si da ricostruire ulna fisionomia da vari secoli
consacrata.
Lo storico dellarte Ugo Procacci che escludendo ulna riedificazione in stile antico che
in stile moderno razionale, proponeva a modello il bellissimo insieme di caseggiati
che fanno da sfondo alla scena della Guarigione dello storpio di Masolino alla
Cappella Brancacci .

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Bernard Berenson affermava che larchitettura non pittura e non c ragione per
non accettare ulna costruzione contemporanea come disposizione interna, ma che
esternamente si adatti allindividualit della citt.
Piero Bigongiari con coraggio dichiarava lasciare che larchitettura che sottoterra
cresca naturalmente, non risolvere accomodando; occorre architettura ed ancora
architettura, cio audacia e novit, gli unici modi per legare il vecchio con il
nuovoproprio le soluzioni nuove, ma implicite al senso della citt, salvano quello
che cera e non rendono malinconico il ricordo; per cui il ricordo non un ricordo
ma un punto di partenza.
Giovanni Michelucci richiamava a tener conto soprattutto delluomo che la ragione
prima per cui le citt si sono formate e sviluppate, sia nel passato ma anche per il
futuroperch quello che conta la vita vivente e che deve essere considerata e
amata prima e pi delle testimonianze della vita passata.
Michelucci tentava di mettere in guardia che volendo conservare il carattere di un
centro in gran parte distrutto, si rischiava di aprire la via a tutti i compromessi che
vanno dal pittoresco alle scenografie architettoniche.
Gi dal 1945 Michelucci si era dedicato ad alcune ipotesi ricostruttive, avendo
constatato che dalle sconvolte preesistenze, emergevano dei suggerimenti interpretabili
come incentivi per le nuove aggregazioni di vita: aveva capito pi di altri che gli
spazi dei distrutti accessi al ponte, dovevano ricrescere, riformarsi organicamente,
attorno ai pochi capisaldi significativi di un tessuto edilizio gravemente menomato.
Immaginava cos di ancorare alle superstiti torri medioevali le nuove strutture
orizzontali e gradonate che avrebbero consentito di allargare la sezione della
precedente strada-corridoio, permettendo di ottenere una spazialit diversa e di
maggior respiro sulla quale far affacciare la passeggiate pedonali sopraelevate,
punteggiate di negozi e laboratori artigiani: pensava inoltre di animare con rampe e
scalinate che scendevano allArno, con terrazze e portici in aggetto sul fiume, la nuova
trama edilizia prevista per via De Bardi e Borgo San Jacopo.
Concepiva cos un brano di citt a pi livelli pedonali fruibile mediante la continuit e
variet dei percorsi e la concatenazione di spazi penetrabili a tutte le quote.
Per accompagnare unazione culturale adeguata, Michelucci fonda e dirige
personalmente la rivista La Nuova Citt in cui tra laltro scrive la ricostruzione
ulna circostanza favorevole o sfavorevole per affermare le nostre possibilit di ripresa
civile.
Non poche delle idee espresse nei disegni michelucciani si ritrovano poi, diminuite di
intensit propositive nei progetti degli architetti che parteciparono al concorso: La
commissione giudicatrice, durante la sua diciassettesima riunione del Marzo 1947,
assegn il primo premio ex aequo ai progetti contrassegnati dai motti Citt sul fiume
,I Ciompi, David 46 e di classificare ex aequo al secondo posto in graduatoria i
progetti Firenze sul fiume e Santa Felicita; si evidenziava cos che nessun progetto
era stato in grado di rispondere a tutti i requisiti del concorso e che nessun progetto
poteva essere integralmente eseguito, ma laver premiato 5 gruppi dimostra la non
assunzione di responsabilit da parte della commissione che per di pi premiava quasi
tutti architetti fiorentini, con cui i membri della giuria erano in rapporto di amicizia.

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Il parametro di giudizio adottato della commissione era anche di natura


prevalentemente urbanistico, e per questo in previsione di un nuovo piano esecutivo di
ricostruzione, la stessa commissione richiedeva allamministrazione comunale di farsi
carico del ripensamento del problema secondo un concetto urbanistico unitario tale
che intenda e risolva il complesso di esigenze che legano in un quadro organico e
funzionale tutto un settore della citt, che ben pi vasto della zona distrutta; la
lacuna principale stava cio nella mancanza di un piano regolatore di Firenze.
Si arriv cos alladozione del piano di ricostruzione redatto dallufficio tecnico del
comune nel Maggio 1949; dopo quasi dieci anni dalle distruzioni tedesche, il bilancio
che lopera di ricostruzione poteva presentare era di sintomatica chiarezza, in
sostituzione della vecchia struttura ambientale e funzionale, che legava attivit
artigianali e residenza, si erano insediati sullarea numerose sedi di banche e uffici,
ulna borsa merci che occultava il Palazzo di Parte Guelfa, e tanti ambiziosi condomini
che raccoglievano sulle facciate alcune citazioni imposte dalla soprintendenza, tra le
pi gratuite deteriori del fiorentinismo edilizio.
Gli echi dello squallido esito della ricostruzione e gli aspetti di appiattimento culturale,
si ripercuotevano anche sulla locale facolt di architettura, nella quale svolgevano
attivit di docenti molti progettisti del deludente piano di ricostruzione.
Giovanni Michelucci, con un gesto di denuncia, nel 1948 decide di allontanarsi da
questo ambiente per tentare di realizzare nella facolt di ingegneria di Bologna, un
rinnovato impegno nellinsegnamento; fatto questo che suon come esplicita denuncia
verso il degrado culturale della situazione fiorentina.

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