L'isola Di Tinos Dai Ghisi Alla Serenissima (XIV-XV Secolo)
L'isola Di Tinos Dai Ghisi Alla Serenissima (XIV-XV Secolo)
L'isola Di Tinos Dai Ghisi Alla Serenissima (XIV-XV Secolo)
Ringraziamenti
Desidero anzitutto ringraziare la professoressa Caterina Carpinato, per avermi
trasmesso linteresse e la passione per la Grecia medievale e moderna e per avermi
spronato a recarmi per qualche tempo ad Atene per poter effettuare la presente
ricerca.
In secondo luogo, la mia gratitudine va ad e a Luca De
Antonia, per avermi ospitato pi volte con estrema gentilezza nella loro casa
veneziana.
Inoltre, un ringraziamento va al professore dell
di Atene, per laiuto fornitomi nella scelta e nella stesura della presente tesi
e per la grande cortesia dimostratami durante il mio soggiorno in Grecia.
Infine, ma non per importanza, ringrazio il professor Giorgio Ravegnani, per
aver avuto la pazienza di seguirmi in questo lavoro a distanza di alcune centinaia di
chilometri.
Indice
1. Introduzione, p. 3
2. Cenni di storia degli studi, p. 12
3. Appunti geografici e geologici riguardanti lisola di Tinos, p. 17
4. Levoluzione storica, p. 20
4.1 Gli antecedenti e la spartizione dellImpero Bizantino dopo la IV Crociata, p. 21
4.2 Alcuni cenni sul primo periodo della Ghisocrazia (XIII secolo), p. 37
4.3 Lisola di Tinos durante il secondo periodo della Ghisocrazia (XIV secolo), p. 45
4.4 Il passaggio dalla Ghisocrazia alla Venetocrazia (1390-1411), p. 66
4.5 Tinos sotto il dominio veneziano (XV secolo), p. 78
4.6 Epilogo: cenni sugli ultimi secoli di dominio veneziano a Tinos (secoli XVIXVIII), p. 86
5. Lamministrazione dellisola, p. 90
5.1 Lamministrazione durante la Ghisocrazia, p. 91
5.2 Lamministrazione durante la Venetocrazia, p. 106
6. Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa, p. 124
7. Cenni sulleconomia dellisola, p. 132
8. Appunti topografici, archeologici e architettonici, p. 148
9. Conclusioni, p. 159
10. Bibliografia, p. 173
1. Introduzione
La presente ricerca si concentra sulla dominazione latina sullisola di Tinos
principalmente tra il XIV e il XV secolo, cercando di vedere gli effetti di tale
controllo sulla storia e le istituzioni della comunit locale nonch il ruolo di tale
colonia nel pi ampio quadro del dominio veneziano nel Levante greco.
In seguito alla IV Crociata del 1204, Tinos entra, come gran parte delle regioni
di lingua ellenica, nellorbita delle potenze occidentali partecipanti alla spedizione. In
particolare, lisola cicladica diventa prima appannaggio delle famiglia privata
veneziana dei Ghisi, che ne manterr il possesso fino al 1390, quando passa a essere
colonia diretta della Serenissima, sotto il cui controllo rester addirittura fino al 1715.
Tentare di tracciare le innovazioni che tale passaggio di potere comporta pu risultare
interessante per identificare le peculiarit che distinguono due diversi modelli di
colonizzazione. In tal senso, i secoli presi in esame risultano significativi in quanto
comprendono le due forme di governo nonch il passaggio costituzionale, anche se
per delineare alcuni aspetti sar necessario ricorrere a documentazione risalente ad
altri secoli della dominazione perch non sono disponibili fonti in merito risalenti al
periodo tra il Trecento e il Quattrocento.
La conquista delle Cicladi fa parte di un pi vasto processo di cambiamento ed
espansione che coinvolge le Repubbliche marinare italiane nel corso del XIII secolo.
Tale mutamento impone alcune radicali innovazioni rispetto ai secoli precedenti,
comportando un vero e proprio salto di qualit nelleconomia e nella politica di
Venezia e Genova, che arrivano a giocare un ruolo determinante nello scenario
mediterraneo. Prima di concentrarsi sulla colonia oggetto del nostro studio, risulta
utile riepilogare sommariamente in quali ambiti si estrinseca principalmente tale
evoluzione determinante nella storia europea.
I settori dove si registrano le maggiori trasformazioni e che vanno perci presi in
considerazione sono i seguenti: anzitutto, il metodo di colonizzazione dei territori
dOltremare e la loro organizzazione amministrativa; secondariamente, i sistemi
commerciali e contrattuali che danno slancio allo sviluppo economico e degli scambi;
a lungo considerati caratteristici della citt ligure, come quello della maona costituita
a Chio, trovano il loro parallelo nella politica della citt lagunare, i cui cittadini
costituiscono domini analoghi per caratteristiche e rapporti con la madrepatria: la
costruzione politica dei Ghisi a Tinos e Mykonos altro non che uno di questi
esempi. Maggiori differenze si possono trovare in materia religiosa e militare: la
Serenissima introduce gerarchie cattoliche nei suoi possessi e affida la difesa a
squadre navali armate a spese dello Stato, come ad esempio la squadra del Golfo che
ha il compito di controllare lAdriatico e, poi, lEgeo, mentre le colonie sono tenute a
mantenere alcune pattuglie navali proprie;2 la Superba, dal canto suo, conserva il
clero locale e usa a fini bellici navigli privati, riducendo al minimo lintervento
statale. Nonostante tutto, queste differenze non sono tali da proporre modelli
inconciliabili e del tutto alternativi.3 Quello che certo che il modello di Venezia e
Genova, capitalista nella misura in cui il potere politico sfruttato a vantaggio dei
guadagni economici, travolge il sistema commerciale bizantino, assai pi rigido e
conservatore nel suo interventismo statale in sostanziale continuit con la tradizione
romana.4
Parallelamente allo sviluppo di questo nuovo impero coloniale, al suo interno la
Serenissima porta a compimento il processo che fa di essa uno Stato governato
dallaristocrazia e dal patriziato. Vengono promulgate le prime raccolte di leggi di
una certa ampiezza, come gli Statuti di Giacomo Tiepolo del 1229, procedendo a una
codificazione del diritto fino ad allora esclusivamente consuetudinario. Si allargano
le fila del Maggior Consiglio, nel cui quadro viene concessa la partecipazione a un
pi vasto numero di persone di estrazione anche mercantile.5 Nel 1297, la cosiddetta
serrata del Maggior Consiglio ne raddoppia largamente i membri, che raggiungono il
2
B.
Azzara, Verso la genesi dello Stato patrizio. Istituzioni politiche a Venezia e a Genova nel
Trecento, in ORTALLI-PUNCUH 2000, pp. 175-188.
7
THIRIET 1959, pp. 181-214.
8
Si tratta di quella che lo studioso Roberto Sabatino Lopez definisce, appunto, la rivoluzione
commerciale del Medioevo. Cit. in V. Piergiovanni, Il diritto dei mercanti genovesi e veneziani nel
Mediterraneo, in ORTALLI-PUNCUH 2000, p. 61.
7
sui diversi mercati, per cui il mercante tenuto a cambiare la somma consegnatagli
assicurando
un guadagno nel cambio, che viene cos spartito tra le due parti
contraenti laccordo.
Maggiormente articolato appare listituto della colleganza, che permette una pi
equilibrata ripartizione di oneri e utili. Il capitale di partenza viene solitamente
fornito per due terzi dal socius stans, colui che resta nella citt di partenza, e per un
terzo dal socius procertans, incaricato di svolgere il viaggio. Gli utili vengono poi
spartiti a met tra le due parti. A seconda dei casi, le percentuali di finanziamento e di
relativo guadagno possono comunque cambiare. Tale contratto permette di ottenere
rapidamente notevoli guadagni cos come, naturalmente, notevoli perdite, perch si
scioglie al termine di un solo viaggio. Solitamente, si cerca di limitare eventuali
danni stipulando contemporaneamente pi accordi.
Per quanto riguarda invece le compagnie commerciali, che raggiungono il loro
massimo sviluppo in Toscana, a Venezia non godono di grande diffusione. I casi
maggiormente assimilabili sono quelli di rapporti reiterati e costanti tra membri di
una stessa famiglia, che creano dislocandosi nei porti chiave del commercio una rete
di informazioni e rapporti economici. Tali relazioni raggiungono il livello di massimo
sviluppo nel corso del XIV secolo, ma non si perviene in ogni caso al grado di
estensione e capillarit proprio di compagnie come quelle dei Bardi di Firenze o dei
Datini di Prato.9
Lo sviluppo dei principali sistemi di assicurazione e di polizze per limitare i
rischi derivanti dai commerci marittimi sar alquanto pi tardo e non avr in Venezia
il suo centro di prima irradiazione. Esso trova le sue origini piuttosto a Genova e,
poco dopo, in Toscana, giungendo a maturazione verso la met del Trecento.
Successivamente, esso entrer a far parte integrante anche delle pratiche veneziane.10
In questo articolato sistema di rapporti economici finora assai brevemente
descritto, Venezia si distingue dalla rivale ligure per una forte centralit dello Stato
9
LUZZATTO
10
SIMBULA
14
B.
16
LANE
varie esperienze mercantili e di scambi, relegando altre potenze, prime fra tutte
Bisanzio, a un ruolo subalterno nel campo economico.
Bisogna partire quindi da queste premesse per capire i molteplici impulsi alla
base di quel notevole cambiamento rappresentato dalla IV Crociata, che attribuisce
alle citt italiane il ruolo di protagoniste nello scacchiere del Mediterraneo orientale.
Primo fra tutti a patirne sar lImpero dOriente, sempre coinvolto suo malgrado nei
continui conflitti che oppongono le due rivali, fino a che il suo indebolimento sar
tale da consegnarlo alla conquista ottomana nel 1453. Lisola di Tinos costituisce un
piccolo tassello di questo vasto mosaico, che permette per di indagare alcuni aspetti
assai interessanti nel delineare i rapporti tra le varie potenze.
2. Cenni di storia degli studi
Della storia dellisola di Tinos si sono occupati per lo pi studiosi greci, sebbene
un interesse precoce verso di essa sia stato mostrato anche in ambito italiano,
soprattutto limitatamente ad alcune caratteristiche specifiche della colonia, come le
sue connotazioni religiose o le descrizioni topografiche che di essa sono state fatte
nel corso del tempo. Si possono distinguere in generale tre principali periodi di studio
a partire dagli anni 20 del XX secolo.
Inizialmente, tra gli anni 20 e 30, ci si concentra anzitutto sui documenti.
. 22 nel 1926 prende in considerazione i dati relativi alle
entrate e alle uscite fiscali dellisola come possono essere estrapolati dai documenti
dellamministrazione ottomana tra il XVIII e il XIX secolo. Egli mostra in tal modo
quella che si riveler essere una caratteristica costante della storia tiniota, cio la
tendenza a essere fonte di spese piuttosto che di guadagni per le amministrazioni che
se ne fanno carico di volta in volta.
Nel 1930 lo studioso 23 stende una prima narrazione
complessiva della storia dellisola facendo largo ricorso a numerose fonti, anche se
22
23
1926.
1930.
13
naturalmente la sua esposizione risulta superata alla luce degli studi compiuti
successivamente. Ciononostante, essa offre una visione dinsieme molto significativa,
punto di partenza per gli sviluppi dei decenni seguenti.
A questo punto, in Italia due studiosi si occupano di due aspetti molto rilevanti
della storia di Tinos anche se limitati. Il primo, nel 1936, Georg Hofmann,24 il quale
si incarica di redigere una serie di studi relativi ai vescovadi cattolici in Grecia per
conto dellIstituto Pontificio di Studi Orientali. Uno dei volumi appunto dedicato al
vescovado di Tinos, tuttora esistente nellisola che ospita la maggiore comunit
cattolica dellarea greca. Dopo una descrizione della storia delle istituzioni religiose,
vengono presi in esame numerosi documenti relativi ad aspetti ecclesiastici, fornendo
un riferimento imprescindibile per lo studio di questaspetto peculiare tiniota, molto
interessante come elemento utile a delucidare i rapporti tra Grecia e Italia come
risultato della IV Crociata.
Il secondo studioso prende invece in considerazione laspetto topografico. Si
tratta di Ermanno Armao,25 che partendo dalla relazione di Pompeo Ferrari, stilata nel
1614, fornisce una vasta descrizione topografica di Tinos durante il periodo
veneziano. Tale indagine frutto di visite allisola e resta finora lunico testo che
descriva con una certa ampiezza le condizioni geografiche e insediative del
possedimento veneziano.
Lo stesso Ermanno Armao26 riproporr questa indagine nel 1951, prendendo
invece le mosse dalla Carta dellArcipelago di Vincenzo Coronelli, un ecclesiastico
dellordine dei frati Minori Conventuali, vissuto tra il 1650 e il 1718 ma che stende
tale sua opera assai probabilmente nel 1687. Essa consta di un grosso volume in-folio
corredato di numerose carte e vedute. Lo studio di Armao viene in tal modo esteso
alla regione egea, senza che per vengano fornite informazioni supplementari in
merito a Tinos in rapporto al precedente e pi esaustivo lavoro.
24
HOFMANN 1936.
ARMAO 1938.
26
ARMAO 1951.
25
14
Un secondo periodo dindagine pu essere ravvisato tra gli anni 60 e 70, con
lavori pi distanziati tra loro nel tempo e miranti generalmente ad aspetti ben
circoscritti nel quadro della generale storia della colonia. Ricerche mirate permettono
di analizzare approfonditamente questioni centrali nella storia e nellamministrazione
dellisola.
Lo studioso . pubblica nel 1965 due articoli che ben
illuminano la questione della difesa di Tinos, centrale per un territorio situato nel Mar
Egeo, area caratterizzata da intense attivit corsare; inoltre, il progressivo isolamento
della colonia porr nuovi e ben maggiori problemi di sicurezza per la presenza di
Turchi e Catalani nellArcipelago. La lunga permanenza di Tinos tra i possessi della
Serenissima in parte garantita dallefficace sistema di sicurezza, forgiato durante la
Ghisocrazia e perfezionato durante la Venetocrazia, avente alcune caratteristiche che
lo differenziano dagli altri possessi in Levante.
Uno dei due articoli27 concerne unevoluzione molto circoscritta ma assai
interessante per la difesa dellisola, cio lintroduzione di un sistema di segnalazione
tramite fumo e fuoco per avvisare tempestivamente ogni abitato di Tinos
dellavvicinarsi di flotte nemiche. Tale sistema viene introdotto dal sindico Geronimo
da Lezze nel 1621, in concomitanza con una generale riorganizzazione dei turni delle
sentinelle preposte al controllo delle coste.
Il secondo articolo28 espone una trattazione generale sullorganizzazione
difensiva nel corso del XVII secolo. Si cita larticolazione delle gerarchie militari e si
propone unipotesi in merito a un caso specifico di Tinos, cio la presenza di una
milizia albanese di una certa consistenza, posta a guardia di un importante golfo
dellisola. I documenti oggetto di analisi risalgono al 1613 e contengono le
osservazioni del provveditore e inquisitore generale in Oriente Pasquale Barbarigo,
che introdurr alcune modifiche nel sistema complessivo.
27
28
1965(a).
1965(b).
15
LOENERTZ 1975.
LOENERTZ 1975, pp. 5-16.
31
2000.
30
16
2005.
2008.
34
- 2009.
33
17
politica dei Sanudo comprendente le Cicladi, che perci circonda da ogni lato Tinos
per molti secoli. Anche se lisola oggetto della nostra attenzione non far mai parte di
questa entit di governo, intrattiene con essa intensi rapporti che possono essere cos
meglio indagati. Inoltre, il volume ospita un contributo di 35
relativo alla rivolta condotta dai Tinioti contro i Turchi nel 1538, episodio che mette
in luce la tradizionale fedelt degli isolani alla Serenissima e che permette a
questultima di riappropriarsi del suo possesso dopo un brevissimo periodo di
occupazione ottomana.
La dominazione veneziana sullisola oggetto quindi di studi abbastanza
numerosi, che permettono di affrontare una notevole quantit di aspetti e
sfaccettature. Del resto, la Venetocrazia costituisce un tratto fondamentale
dellidentit di Tinos, sia perch si tratta del possedimento che pi a lungo rimasto
sotto il controllo occidentale (fino al 1715, sopravvivendo quindi di alcuni decenni
alla caduta di Creta nel 1669), sia in quanto di tali secoli restano profonde tracce, di
cui la pi evidente la costante presenza di una vasta comunit cattolica.
3. Appunti geografici e geologici riguardanti lisola di Tinos
La prima rappresentazione cartografica a noi nota dellisola contenuta nel
Liber Insularum Archipelagi di Cristoforo Buondelmonti, pubblicato intorno al 1420.
Nella descrizione allegata, il geografo riporta la notizia secondo cui Aristotele
chiamava lisola a causa dellabbondanza dacqua che la contraddistingue
tuttora. Inoltre, per spiegare la significativa presenza di cavalli riferisce di una
leggenda per la quale gli animali sarebbero giunti in seguito al naufragio di una nave
proveniente da Occidente. Tali riferimenti ci servono a sottolineare la rilevanza di
questi due elementi nelleconomia e nella gestione di Tinos.36
Come spesso accade nel mare Egeo, il nome Tinos indica non tanto una sola
isola quanto piuttosto un arcipelago, composto da 146 tra isole, isolette e scogli,
35
allinterno del quale la principale isola d il proprio nome al gruppo. Solo 16 di questi
territori sono poi designati con un termine specifico, essendo gli altri eccessivamente
esigui per avere una propria toponomastica.
Lisola di Tinos in senso ristretto, di forma triangolare, ha una superficie di 197
km2 (stando ai calcoli della ) e 8574 abitanti (censimento
2001). E la terza isola delle Cicladi in ordine di grandezza, dopo Andros e Nasso, e
si colloca nellarea settentrionale dellarcipelago. Uno stretto di soli 1,5 km a NO,
chiamato , la separa da Andros, mentre Mikonos si trova a 8 km circa verso SE,
al di l del canale di . A SO Siros situata a circa 8,5 miglia nautiche di
distanza.
Tradizionalmente il territorio dellisola viene suddiviso in tre parti: le
, le e le o . La prima zona comprende larea
sudorientale dellisola, la seconda le regioni centrosettentrionali, mentre la terza si
situa nella restante parte occidentale. Attualmente, si contano 41 centri abitati,
amministrativamente divisi tra il (con la popolazione maggiore, ca.
5023 abitanti nel 2001), il (che comprende il 72% della
superficie dellisola) e la (che ospitava poco pi di 650 abitanti
al tempo dellultimo censimento).
La costa si sviluppa per un perimetro di 114 km, di cui 38 tra spiagge e basse
coste. I golfi principali hanno nome , e .
Circa il 61% dellisola si trova a unaltitudine compresa tra 100 e 400 m sul livello
del mare, mentre solo il 29% pu dirsi pianeggiante e la parte restante si situa a
altitudini superiori. I rilievi principali sono lo (725 m s.l.m.), lo
(540 m) e i (650 m).
Per quanto riguarda lidrografia, come si gi notato, lisola si caratterizza per
una relativa abbondanza dacqua rispetto ad analoghi territori, ma ciononostante la
vegetazione arborea scarsa a causa della frequenza di forti venti. Il bacino
idrografico del sbocca sul golfo di ,
mentre quello del (anche detto ) sfocia nel golfo omonimo. Lo
19
37
2008, pp. 80-85: Coronelli, nel suo Isolario stampato a Venezia tra il 1696 e il 1697,
dice addirittura che la Tramontana definita localmente il Medico di Tine.
20
tuto lo resto moriti cu(m) assai animali de le nostre specialit.38 Casi di speciale
maltempo vengono quindi registrati in alcune occasioni e a volte sono in grado di
mettere a rischio il sostentamento della popolazione isolana, come accade nel 1315
quando il rigore dellinverno costringe i Ghisi a chiedere al governo veneziano la
facolt di importare una certa quantit di grano dal vicino centro di Negroponte.39 In
alcune parti dellisola nella stagione invernale non infrequente la nebbia.40
I venti hanno caratteristiche specifiche in questo settore del Mediterraneo, e
particolarmente nel Mar Egeo. Percentualmente, la maggior parte di essi spira da
Nord durante tutto lanno. Essi sono grandemente influenzati dalle numerose isole,
che rendono quasi impossibile prevedere i cambiamenti metereologici, i quali
possono essere assai improvvisi e riguardare aree di estensione molto limitata. Ci
rende la navigazione estremamente difficile in inverno, con burrasche da settentrione
che raggiungono una frequenza tra le pi elevate nel Mediterraneo e che possono
provocare improvvise tempeste nel labirinto creato dalle terre emerse. Unico vento
dotato di una certa regolarit , durante la bella stagione, il meltemi, che raggiunge il
parossismo appunto sulle Cicladi.41
4. Levoluzione storica
In questo capitolo si tracciano le principali linee di sviluppo storico che
coinvolgono lisola di Tinos, con particolare riguardo ai secoli XIV e XV. Questo
lasso di tempo pu andare anzitutto soggetto a una macrodivisione individuata
dallavvicendarsi di due differenti poteri. Il primo, a carattere privato e facente capo
alla famiglia veneziana dei Ghisi, definisce quella che la storiografia greca chiama
Ghisocrazia. Il secondo invece lepoca del dominio della Serenissima, la cosiddetta
38
Venetocrazia. Il momento di cesura si situa precisamente a cavallo dei due secoli che
costituiscono il principale oggetto della nostra trattazione.
Per poter comprendere le vicende che coinvolgono Tinos, sar necessario
tuttavia richiamare almeno per sommi capi i pi rilevanti avvenimenti che si
svolgono sul suolo greco nel Basso Medioevo. Si tratta di un periodo dalle
vicissitudini molto complesse, che coinvolgono una molteplicit di attori dalle pi
diverse caratteristiche anche se accomunati da una ideologia di stampo feudale e da
un intimo legame con il processo delle Crociate. In questo panorama, le Repubbliche
Marinare italiane e, nel nostro caso in particolare, Venezia costituiscono un elemento
di significativa originalit rispetto al panorama di fondo, nonostante adottino in
ultima istanza alcune delle caratteristiche degli altri regimi occidentali, specialmente
nella gestione del territorio e nella legislazione locale.
A imporre una netta e definitiva svolta sar il progressivo affermarsi di un altro
protagonista, stavolta di provenienza orientale e che nel giro di alcuni decenni porta
al collasso del frammentato e variegato sistema politico originatosi allindomani della
IV Crociata. Si tratta naturalmente della potenza turca, allinterno della quale si
affermeranno gli Ottomani, che riusciranno nel corso del XV secolo a imporre il
proprio dominio su pressoch tutto il mondo ellenico.
Levoluzione storica di Tinos va quindi vista nelle sue molteplici relazioni con
il complesso della Francocrazia in Grecia, fino a che la vittoria turca non porter per
alcuni decenni lisola cicladica a diventare un possesso cristiano del tutto isolato in
un Mar Egeo dominato dal governo della Sublime Porta.
4.1. Gli antecedenti e la spartizione dellImpero Bizantino dopo la IV Crociata
Durante il periodo bizantino, Tinos viene inclusa nella provincia delle isole
( ), una della due entit costituenti il Tema di Grecia. La capitale
di riferimento per le Cicladi rappresentata da Rodi. Scarse appaiono le notizie e le
evidenze per lisola in questo primo periodo medievale. Probabilmente, da
attribuire al governo bizantino una prima fondazione di quello che sar il centro della
22
42
per quanto non verificabile, permette di mostrare come fossero ritenuti molto antichi i
rapporti tra Tinos e lOccidente.45
La svolta nella storia dellisola, che la porter nellorbita dellinfluenza
veneziana fino addirittura al 1715, di poco successiva al 1204, la data della presa di
Costantinopoli nel corso della IV Crociata. Prima di poterci concentrare direttamente
sullisola oggetto del nostro studio, necessario soffermarci, seppur brevemente,
sulle vaste trasformazioni politiche che conosce larea greca in conseguenza di tale
evento, per poter meglio contestualizzare la signoria dei Ghisi nei suoi molteplici
rapporti con le altre potenze dellepoca.
Come noto, impulso alla IV Crociata viene dato in prima battuta dal conte
Tibaldo di Champagne, nipote di Cuor di Leone e di Filippo Augusto, nonch fratello
del conte Enrico che aveva regnato in Palestina. Egli muore per poco dopo,
imponendo la sostituzione con Bonifacio di Monferrato. Intesa inizialmente come
volta a fornire aiuto alla Palestina crociata, ad essa aderisce con entusiasmo
Innocenzo III, tanto pi che il papato si trova in un momento di forza per la
momentanea vacanza del trono dellImpero dOccidente. Ciononostante, in breve
tempo la Serenissima riesce, attraverso varie vicende, a imporre il proprio netto
indirizzo e a condurre i Crociati contro Costantinopoli.46
Dopo la conquista della capitale dOriente, Venezia, approfittando delle dispute
sorte tra Baldovino di Fiandra e Bonifacio di Monferrato in merito allassunzione del
governo dellImpero Latino dOriente, riesce a far eleggere il candidato fiammingo
da un gruppo di 12 elettori, di cui 6 Veneziani. In tal modo, Enrico Dandolo si
assicura che il potere passi nelle mani di un personaggio molto pi estraneo agli
interessi genovesi rispetto a Bonifacio di Monferrato. Inizia quindi il periodo di
coabitazione quasi paritetica tra la Serenissima e il nuovo Imperatore di
Costantinopoli.47
45
scarsa utilit ed efficacia. In tal modo, si ristabilisce un certo equilibrio tra le due
potenze italiane in Levante, sempre a spese dellImpero greco.55
Nel dare uno sguardo alle altre entit politiche nate in territorio greco
allindomani del 1204, dobbligo iniziare dal Peloponneso, che assiste alla
formazione dello Stato pi influente della Romnia latina. Nasce infatti in tale area il
Principato dAcaia sotto il governo dapprima di Guillaume de Champlitte, originario
della Champagne, e successivamente della dinastia dei Villehardouin. 56 Il capostipite
della famiglia, Geoffroi de Villehardouin, nipote dellomonimo cronista delle
Crociate, gioca infatti un ruolo fondamentale di consigliere di Champlitte
nelloperare fattivamente la conquista dei territori e per questa sua azione il
feudatario della Champagne gli affida gli importanti possedimenti di Kalamata e
dellArcadia. Vista lestrema fiducia nei suoi confronti, dovendo partire per
lOccidente, Champlitte gli affida in un secondo tempo il governo dellAcaia, a patto
che, se entro un anno fosse stato inviato un altro nominato a tale carica, Geoffroi
avrebbe dovuto immediatamente rendere i territori affidatigli.
Passata una buona parte del lasso di tempo stabilito, viene inviato dalla
Borgogna Robert de Champlitte, che arriva per a distanza di pochi giorni dal
termine fissato. Venuto a sapere dellarrivo del nuovo governatore, Geoffroi de
Villehardouin gioca dastuzia e per alcune settimane si sposta continuamente da una
citt allaltra per non farsi reperire.57 Due settimane dopo la decorrenza dei termini, si
fa finalmente rintracciare, ma solamente per comunicare al giovane della Champagne
che non pi in condizioni di vantare alcun diritto. Con questo stratagemma,58 egli
55
RAVEGNANI
56
assicura il possesso del Peloponneso alla propria famiglia, dovendo poi ovviamente
scendere a patti con la Serenissima per stabilizzare la propria posizione. Infatti, a
Venezia nel 1209 verr riconosciuto dai feudatari del Peloponneso il libero
commercio nei loro territori, la possibilit di ottenere un quartiere in qualunque luogo
indicassero oltrech il possesso delle strategiche basi marittime di Corone e Modone,
che giocheranno un ruolo essenziale in tutto il commercio di Levante. Inoltre,
Geoffroi de Villehardouin si dichiara vassallo di Venezia e si impegna a comprarvi
una residenza, garantendo infine la protezione a ogni cittadino della Repubblica nei
territori di sua giurisdizione.59
Nel territorio epirota si instaura il governo di Michele Dukas, nonostante la
costa sia stata teoricamente assagnata dalla partitio ai Veneziani. In ogni caso, Dukas
riesce a convincere la potenza adriatica dellinutilit e dei grandi sforzi che
comporterebbe un tentativo di conquista di un territorio tanto vasto e, proclamandosi
loro vassallo, assicura loro la sua fedelt. Tale lealt sar in realt di assai breve
durata, dal momento che ben presto egli cercher di espandersi ai danni della
Tessaglia e dellAlbania. Il Despotato60 dEpiro si configura per alcune peculiarit
rispetto ad analoghe entit statali greche. Ortodosso e greco per cultura e per lingua,
si situa a stretto contatto con lItalia, alla quale assai pi vicino che non a
Costantinopoli. Non casualmente la capitale viene posta ad Arta, situata sulla costa,
piuttosto che a Ioannina, nellentroterra, e ben presto tale Stato arriver a intrattenere
rapporti continui e molto stretti con lItalia meridionale. Un forte sentimento di
indipendenza rispetto a Bisanzio far s che in pi di unoccasione verr richiesto
lintervento di alleati italiani piuttosto che bizantini. Tanto stretti sono tali legami che
a pi riprese lEpiro sar governato da famiglie italiane come gli Orsini nella prima
met del XIV secolo o i Tocco, di cui si parler pi avanti.61 Dal punto di vista
59
Venezia nel 1423, costringendo la Serenissima a investire ingenti somme nella tutela
della citt senza poterne trarre alcun vantaggio effettivo e durevole. Infatti, la citt
cadr definitivamente in mano turca gi nel 1430.67
Come corollario dellinsediamento iniziale nella Grecia centrosettentrionale del
governo di Bonifacio di Monferrato, viene istituita la marca di Bodonitsa, creata allo
scopo di porre uno Stato cuscinetto che difendesse Tessalonica da possibili minacce
meridionali. Essa infatti posta in posizione militarmente strategica, trovandosi su un
colle a controllo della strada a pochi chilometri dal celebre passo delle Termopili, in
maniera tale da controllare la via che conduce alla valle del Kephissos. A capo del
marchesato viene posto Guido Pallavicino, che fa parte di quel manipolo di nobili e
aristocratici definiti Lombardi, provenienti dallItalia settentrionale e desiderosi di
allontanarsi dalle proprie citt dorigine, dove il progressivo sviluppo delle libert
comunali e linstaurazione di nuovi ordinamenti sociali stanno mettendo a rischio la
posizione delle aristocrazie tradizionali.68
Per quanto riguarda i possessi diretti della Serenissima, fondamentale sar
quello di Creta finch non cadr in mano ai Turchi nel 1669. Lisola viene dapprima
attribuita a Bonifacio di Monferrato, come abbiamo visto di simpatie tendenzialmente
filogenovesi. Ciononostante, Venezia in grado nel 1204 di offrire al feudatario
maggiori garanzie in termini di appoggio politico, militare e finanziario per la tutela
dei suoi interessi. Perci, gi nellagosto del 1204 Marco Sanudo e Ravano delle
Carceri, in qualit di rappresentanti del doge Enrico Dandolo, stipulano un trattato ad
Adrianopoli in forza del quale Venezia si vede attribuire Creta, Salonicco e le sue
dipendenze, nonch lalleanza e il vassallaggio di Bonifacio e un credito di 100.000
iperperi sul tesoro imperiale. In contraccambio, essa si impegna a pagare 1000
marche dargento e a garantire al nuovo vassallo un territorio nei Balcani in grado di
fruttare una rendita annua di 10.000 iperperi. Il trattato non viene osservato
completamente (Salonicco resta in mano a Bonifacio e ben presto diventer parte del
67
68
della Tessaglia, utile ai fini anzitutto del commercio agricolo, ma dallaltro lato di
ostacolo alla navigazione e pu inoltre costituire un punto debole nelle difesa
complessiva della citt, nonostante la vasta opera di fortificazione intrapresa. Esso,
assieme a molte delle vestigia della colonia veneziana, verr distrutto nel 1894 per
lasciare spazio a un ponte moderno.72
Allindomani della conquista, lisola e la citt vengono divise in tre Terzieri,
ciascuno dei quali va a un diverso feudatario, in particolare Ravano dalle Carceri,
Pegoraro dei Pegorari e Gilberto da Verona, compagni di Bonifacio di Monferrato.
Essi sono caratterizzati da alcune peculiarit. Il territorio settentrionale dellisola
occupato dal Terziere del Rio o Oreoi, dalleconomia abbastanza povera per la
scarsit di suoli fertili. Tale situazione aggravata dal fatto che i pochi territori
interessanti da un punto di vista agricolo giacciono assai vicini al mare, divenendo
frequente oggetto di attacchi da parte dei corsari che si annidano numerosi nella
frastagliata e prossima costa tra Volos e Lamia. Il Terziere della Clissura o Kleisura
occupa invece larea circostante la citt di Negroponte vera e propria, e si caratterizza
come il pi fertile e il pi popolato, con la citt che svolge un ruolo centrale anche
per favorire i commerci e i rapporti con la campagna. Infine, il Terziere meridionale,
di Caristo o Karystos, il pi vicino allAttica e anchesso abbastanza ricco,
caratterizzato dalla presenza dellimponente castello omonimo.73
I vantaggi offerti dalla posizione di Negroponte sono potenzialmente annullati
se non si riesce a tenere libero lEuripo, appunto, dai pirati, che sarebbero in grado di
intercettare qualunque vascello si avventuri nello stretto braccio di mare. A tal fine,
Venezia tenta fin da subito di appropriarsi di Pteleon, sul golfo di Volos, che si
consegner alla Serenissima nel 1319 e, dopo un periodo di dipendenza diretta da
Negroponte, avr un rettore latino dal 1416. Tale base diventa centrale a scopi di
polizia su coste che potenzialmente offrono molti rifugi ai corsari.
72
73
Data la scarsissima distanza tra Negroponte e lAttica, diventa subito chiaro che
la colonia molto vulnerabile in caso di insediamento sul continente di potenze
avverse, come sar il caso, ad esempio, con i Catalani prima e i Turchi poi. Venezia
cercher quindi pi volte di impadronirsi di quello che nei trattati viene comunemente
chiamato il territorio delle cinque miglia, cio una striscia di terra di profondit di
cinque miglia che si stende sulla terraferma parallelamente al perimetro dellEubea.
Larea peraltro interessante anche per la sua significativa resa cerealicola. Allinizio
del XV secolo il sultano turco Suleiman ne conceder il possesso alla Serenissima, a
condizione che il sale e il grano prodotti in tale fascia restino sotto il controllo
esclusivo della Sublime Porta. In realt, i Veneziani non vi riusciranno mai a imporre
efficacemente il loro controllo, a causa delle frequenti violazioni dei patti da parte
degli avversari e della forte instabilit del Ducato dAtene.74
Successivamente alla prima spartizione tra i signori dei Terzieri, nel 1209 si
stipula un patto con Venezia in virt del quale essi ne diventano vassalli e
riconoscono ai cittadini della Repubblica il diritto di poter costituire un loro quartiere
in qualunque centro essi desiderino. Nasce cos limportante colonia di Negroponte,
su cui esercita la sua giurisdizione un bailo. Alla morte di Ravano nel 1216, i suoi
eredi chiedono al bailo di spartire leredit, permettendo un ulteriore ampliamento
dellinfluenza del governatore in quanto ne viene implicitamente riconosciuto il ruolo
di arbitro. Inoltre, in tale occasione il quartiere veneziano viene significativamente
ampliato. La citt lunico settore dellisola a subire radicali cambiamenti sociali in
conseguenza del dominio veneziano, assurgendo a centro finanziario di livello
significativo nel commercio greco, snodo imprescindibile sulla rotta per
Costantinopoli e, ancor pi Salonicco. Essa attirer anche mercanti stranieri, con i
Genovesi che dopo il 1261 cercano di esigervi un quartiere. A fianco di una citt
economicamente molto vivace e di cultura prevalentemente latina, su cui Venezia
esercita un controllo militare di fatto fin dalla met del XIII secolo, il resto dellisola
non subisce grandi mutamenti, restando essenzialmente greco e ortodosso, e i
74
78
4.2. Alcuni cenni sul primo periodo della Ghisocrazia (XIII secolo)
La famiglia Ghisi presa in considerazione da parte dei principali genealogisti
che a Venezia si interessano della storia e dello sviluppo delle famiglie nobili della
citt, soprattutto a partire dal secolo XVI. Se ne occupa infatti anzitutto Marco di
Marco Barbaro (1511-1575), che con la sua opera Arbori de patritii Veneti (chiamata
anche Genealogie venete o Discendenze delle famiglie patrizie), conservata in 4
manoscritti, pu essere considerato il capostipite di tale filone di studio.
Successivamente, i Ghisi saranno presenti nei 4 volumi del Campidoglio Veneto di
Girolamo-Alessandro Capellari-Vivaro de Vicenza (1666-1748) e verranno anche
menzionati nella Cronaca delle famiglie venete che abitarono il regno di Candia81,
scritta da Giovanni Antonio di Francesco Muazzo (1621-1702) nel 1670,
allindomani della perdita di Creta da parte di Venezia.
Ulteriori informazioni possono essere ricavate da altre fonti, come gli alberi
della tradizione famigliare, i libri di storia, le liste degli eletti al Maggior Consiglio, il
registro, tenuto dalla magistratura della Quarantia, delle persone eleggibili al Maggior
Consiglio stesso, nonch la Balla doro dellAvogaria di Comun.82 I Ghisi compaiono
nelle liste dei nobili veneziani solamente a partire dal XIV secolo e sono ad esempio
assenti dalla Origo civitatum Italiae seu Venetiarum del XII-XIII secolo. Ad ogni
modo, soprattutto le notizie riguardanti le origini e i primi secoli della storia della
famiglia restano spesso precluse alla disamina dello storico, perch per tale periodo le
informazioni risultano scarse se non addirittura assenti e, perci, non sono in genere
verificabili.83
81
Il titolo completo dellopera Cronaca delle famiglie nobili venete che abitarono il regno di
Candia, o mandate in colonia o capitate con altre occasioni, sino al tempo che il regno pass sotto
il dominio dei Turchi, con le discendenze di quelle che, ripatriate in detto tempo, sattrovano
tuttavia in Venezia.
82
Si tratta dellelenco dei giovani patrizi che venivano estratti a sorte per poter partecipare alla
lotteria della Barbarella, che si teneva in occasione della festa di S. Barba il 4 dicembre. Inoltre, tale
sorteggio dava diritto ad assistere alle sedute del Maggior Consiglio a partire dal compimento dei
18 anni.
83
LOENERTZ 1975, pp. 345-359.
38
il fatto che sono gli unici a impadronirsi di isole che la Partitio destinava
originariamente allimperatore.
Si pone a questo punto la necessit di stabilire a quali legami feudali fossero
sottoposti i Ghisi, aspetto molto rilevante per capire i successivi sviluppi della
vicenda. Come abbiamo detto, Marco Sanudo presta giuramento allimperatore latino
e non a Venezia. Inoltre, alcuni nobili della spedizione, come ad esempio Marino
Dandolo insediato ad Andros, porgono lomaggio a Sanudo, diventando perci
valvassori del governo latino di Costantinopoli. Non evidentemente questo il caso
dei Ghisi, i quali sono vassalli diretti di Costantinopoli e perci indipendenti dal
Ducato dellEgeo. Infatti, quando tra il 1240 e il 1244 il loro omaggio viene trasferito
al principe dAcaia Geoffroy II de Villehardouin, essi ne diventano uomini ligi
immediati, senza linterposizione di ulteriori ranghi gerarchici.87 Questa la seconda
anomalia che caratterizza i possessi delle Sporadi e di Tinos e Mykonos rispetto agli
altri feudi privati delle Cicladi, e anchessa risulta facilmente spiegabile se si ipotizza
una spedizione indipendente dei Ghisi.
Che i fratelli Ghisi fossero slegati da vincoli diretti verso poteri in grado di
controllarli efficacemente, appare evidente da alcune azioni cui si dedicano molto
precocemente dopo la loro presa di possesso delle isole. In particolare, Geremia
sottrae Andros a Marino Dandolo, il quale protester vivamente sia presso Marco
Sanudo sia direttamente nella metropoli. Venezia, infatti, sollecita pi volte la
restituzione del feudo, arrivando poi a sequestrare i beni di Geremia Ghisi in citt.
Inizia cos un lungo contenzioso legale, nel corso del quale lusurpatore si dimostra
abbastanza sicuro di poter contrastare il volere della capitale. Infatti, manterr il
possesso fino addirittura al 1259 e solo in tale anno lo restituir, approdando al
risultato di vedersi togliere il bando dalla citt che gli era stato comminato in
precedenza. Nonostante questo, la restituzione del patrimonio sequestrato deve aver
tardato molto, perch ancora nel 1280 il Maggior Consiglio si occupa della maniera
87
di dare soddisfazione dei beni cui hanno diritto Nicola Querini e, appunto, Geremia
Ghisi.88
Nel frattempo, Agnese Ghisi ha sposato Ottone di Cicone, diventato signore di
Karystos, cio del terziere meridionale di Negroponte. Alla morte di questi nel 1262,
a causa della minore et del figlio Guidotto essa ne diventa reggente e manterr il
controllo di tale feudo fino alla sua morte, sopravvenuta nel 1282. Pochi anni prima,
per, lEgeo ha visto svolgersi le azioni di conquista di Licario, un piccolo feudatario
latino di Karystos, il quale, dopo essere stato dichiarato vassallo da Michele VIII
Paleologo secondo i dettami feudali occidentali,89 si posto al servizio del
recentemente ricostituito Impero Bizantino. Per conto di questultimo, egli conquista
Skopelos, Ceo, Serifo, Sifno e, durante uno dei suoi ripetuti attacchi allEubea, ha
preso prigioniero Guidotto (1275-1276). Perci, Geremia subentrato nel feudo di
Negroponte, sperando tuttavia nel fatto che Guidotto, una volta liberato, provveda a
un erede maschio, il che pare non sia avvenuto.90 Alla fine delle operazioni belliche
di Licario, nel 1285, si approda a una tregua decennale tra Venezia e Michele VIII
Paleologo. Il trattato per noi significativo perch include tra le parti anche Marco
Sanudo e i due fratelli Ghisi, in cambio della loro assicurazione che le isole loro
appartenenti non diano rifugio a pirati e corsari in tale lasso di tempo. Ci ci permette
quindi da un lato di evidenziare il fatto che in tal modo viene definitivamente
riconosciuta lindipendenza di tali feudi sia da parte di Venezia sia da Bisanzio,
perch Sanudo e i Ghisi vengono menzionati come parti decisamente separate
rispetto alla metropoli, mentre dallaltro porta in primo piano un fenomeno che si pu
definire endemico delle isole dellEgeo in ogni epoca, cio quello della pirateria e
della guerra di corsa, spesso anche utilizzata come strumento bellico indiretto per
indebolire le potenze avversarie.91
88
41
Geremia Ghisi lascia due figlie. La prima, Marchesina, che morir prima del
1297, sposa Lorenzo Tiepolo, che diventa cos signore di Skopelos e Sciro. La
seconda, invece, di nome Isabella, prende per marito Filippo Ghisi, un consigliere
ducale e suo parente. Egli si impadronisce di Skopelos e si rifiuta di restituirla al
legittimo proprietario, Lorenzo Tiepolo, nonostante le ingiunzioni di Venezia, finch
non sar imprigionato dallimperatore greco. La moglie Isabella morir in carcere ed
egli provveder a restituire il feudo ingiustamente sottratto, ottenendo il perdono di
Marchesina. Alla sua morte, far vendere una parte consistente dei suoi beni per poter
onorare i suoi ingenti debiti. A Lorenzo succeder al governo delle Sporadi Jacopo
Tiepolo, il quale pare per non le abbia nemmeno mai visitate di persona perch
troppo impegnato in numerose imprese belliche e ambascerie per conto della
Repubblica. Cos, nellelencazione dei beni che passeranno al successore Bajamonte
Tiepolo nel 1310, le Sporadi non figurano perch ormai sono gi passate nelle mani
dellImpero Bizantino. Torneranno sotto il controllo di Venezia dopo la caduta di
Costantinopoli nel 1453 e vi resteranno fino al XVI secolo.92 Assai pi stabile e
durevole si presenta invece laltra creazione politica della famiglia Ghisi, quella del
feudo di Tinos e Mykonos che si trova in possesso di Andrea.
Questi provvede a una stabilizzazione della propria conquista, che cerca
anchegli di espandere (infatti si registra pure un tentativo da parte sua di
impadronirsi di Andros), sebbene con minor successo rispetto al fratello. Muore
prima del 1277 e gli succede come signore di Tinos e Mykonos il figlio Bartolomeo I.
In brevissimo tempo, questi diventa motivo di dissapori tra Venezia e Carlo I
dAngi.93 Infatti, appropriatosi indebitamente dellisola di Andros, una certa somma
di denaro di sua propriet viene sequestrata nella citt lagunare per indurlo a restituire
lisola. Senonch, egli si appella al principe dAcaia di cui diretto vassallo, cio
Carlo I dAngi, che ha ottenuto tale titolo nel 1278, ottenendo come riparazione il
sequestro dei beni di alcuni mercanti veneziani nel porto di Chiarenza, il pi
92
significativo della Morea franca e fino ad allora oasi assolutamente sicura per il
commercio della Serenissima. In tal modo, al fine di rifondere il suo vassallo
Bartolomeo Ghisi, Carlo I minaccia il libero commercio di cui godevano i Veneziani
nel Principato, generando forti proteste da parte della Repubblica. In ogni caso, si
arriva ben presto a una riconciliazione, perch uno scontro diretto non desiderato n
dallAngi, ancora occupato dal rafforzare il suo dominio allinterno del Regno di
Sicilia, n dalla Serenissima, che trae dalla Puglia una parte molto significativa del
proprio approvvigionamento alimentare.94
Nel 1282 Tinos torna, suo malgrado, agli onori delle cronache, perch vittima di
un forte attacco del pirata catalano Roger de Lluria. Tale incursione motivata
ancora una volta dal fatto che i Ghisi risultano in tale data essere valvassori del re di
Napoli, Carlo I dAngi,95 in guerra contro gli Aragonesi per effetto della rivolta dei
Vespri Siciliani avvenuta nel medesimo anno.96
A ulteriore testimonianza della instabilit e dei continui rivolgimenti delle
relazioni tra i feudatari di piccoli possessi tra loro adiacenti, vale la pena di citare un
aneddoto curioso, riferito tra gli altri da Marin Sanudo Torsello nella sua Istoria del
regno di Romania. Nel 1286 alcuni pirati turchi, durante un assalto a Tinos,
94
Marin Sanudo Torsello, Istoria del regno di Romania, cod. Marciana It. VII 712, f. 5, citato in
LOENERTZ 1975, p. 325.
98
. . , ibidem, in 2005, vol. I, pp. 151-152.
99
LOENERTZ 1975, p. 104.
100
BORSARI 1966, pp. 79-81 e THIRIET 1959, p. 160.
44
emessa nel gennaio dellanno successivo con cui si concede a Giustinian una
dilazione per restituire il denaro ricevuto in prestito per armare una galea da guerra.101
In seguito a tale operazione, comunque, incurante degli accordi che lo legavano ai
due nobili, Giorgio Ghisi cerca di attribuirsi per intero il controllo delle due isole,
dando origine a un contenzioso legale che Michiel e Giustinian sottopongono al
Maggior Consiglio. La decisione viene demandata alla Signoria, la quale si avvale
dellaiuto di 15 consiglieri, stabilendo che le parti coinvolte debbano restituire i feudi
in loro possesso, perch questi possano poi essere redistribuiti secondo diritto.
Giorgio Ghisi rifiuta di ottemperare alla decisione ma a questo punto interviene il
doge, che dopo aver ottenuto delle delucidazioni sui costumi locali, ordina al bailo di
Negroponte di inviare un castellano e un bailo per far osservare le disposizioni prese.
A questo punto si giunge alla divisione dei feudi in tre parti, sebbene non sia
possibile stabilire se ci sia effettivamente avvenuto secondo i patti originari.
Lacquisizione del terzo di Ceo e Serifo pone Giorgio I in una situazione di
ambiguit rispetto ai suoi vincoli feudali. Infatti, da un lato egli pari dAcaia in
conseguenza delle modalit con cui la sua famiglia entrata in possesso di Tinos e
Mykonos dopo la IV Crociata, dallaltro lato risulta uomo ligio di Venezia per quanto
riguarda le ultime due isole conquistate. Bisogna comunque ricordare che
solitamente, in casi simili, la Serenissima si aspetta sempre che i feudatari
antepongano la fedelt alla Repubblica piuttosto che ad eventuali altri personaggi di
cui si trovassero a essere vassalli.102
Egli sposa in seguito la figlia di Guy de Dramelay, divenendo capitano di
Kalamata e ottenendo la baronia di Chalandritsa, entrambi possessi siti nel
Peloponneso. Condurr poi un attacco contro i Catalani, mercenari giunti sul suolo
greco in conseguenza dei conflitti tra Carlo I e gli Aragonesi, i quali minacciavano la
veneziana Corone. In tale occasione, cade prigioniero e viene liberato solo a seguito
101
G.
Ravegnani, Ghisi, Giorgio, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 54, Roma, 2000, pp.
10-12.
102
LOENERTZ 1975, pp. 111-114.
45
del pagamento di un ingente riscatto di 10.000 iperperi, che apprendiamo essere stato
richiesto per via del fatto che a tutti era ben noto il vasto patrimonio della famiglia.103
Dopo la morte della prima moglie (1299), Giorgio I sposa Alice delle Carceri. In
tal modo, egli risulta essere signore del terziere centrale dellEubea, carica che
Venezia cerca di comprargli, ma senza successo, nel 1306.104 Da adesso in poi la
storia della signoria di Tinos e Mykonos sar ancora pi profondamente legata alla
fondamentale colonia di Negroponte, il che far s che molte volte i Ghisi saranno
oggetto di attenzione da parte delle magistrature veneziane.
4.3. Lisola di Tinos durante il secondo periodo della Ghisocrazia (XIV secolo)
Merita a questo punto soffermarsi brevemente sulle vicende relative a due nuovi
elementi che intervengono tra il XIII e il XIV, cio la compagnia mercenaria dei
Catalani105 e la potenza angioina, due attori cui si di sfuggita accennato poco sopra
ma su cui occorre concentrarsi perch si mostrano determinanti nellimporre una
svolta alla storia del periodo, specialmente rispetto ad alcuni dei poteri nati dopo il
1204, in particolare il Ducato di Atene e il Principato dAcaia. Inoltre, nel corso degli
anni successivi, i Catalani106 costituiranno un motivo di forte preoccupazione per il
governo veneziano di Negroponte, al quale i Ghisi, come si visto, sono intimamente
legati.
Se di solito essi vengono dipinti con appellativi tuttaltro che lusinghieri dalle
fonti delle potenze presenti in Grecia,107 tale avversione in parte spiegabile con il
103
fatto che si tratta di una potenza del tutto imprevedibile, che non tiene in alcun conto
le normali gerarchie dellepoca, disinteressandosi ad esempio delle numerose
scomuniche papali, e organizzata al suo interno in modo ben diverso da quello
abituale al mondo feudale, dal momento che il comando pu essere attribuito per
elezione a qualunque membro della Compagnia. Inoltre, in occasione di conquiste,
non vengono prese in considerazione le propriet e le gerarchie preesistenti ma si
procede a una spartizione tra i mercenari, mentre solitamente si osservano almeno
parzialmente i diritti dei feudatari conquistati. Nonostante queste premesse, che
sembrano descrivere uno stato di disordine interno alla compagina catalana, si
dimostreranno costruttori statali ben pi abili di quel che ci si possa aspettare,
costringendo di conseguenza Venezia e le altre potenze a fare i conti con questo
elemento fortemente dinamico insediatosi al centro della Grecia.108
Condotti sul suolo greco dai conflitti che oppongono alla fine del XIII secolo gli
Angioini e gli Aragonesi in gran parte del Mediterraneo, nel 1302, in conseguenza
della pace di Caltabellotta, il gruppo di mercenari capeggiati da Roger de Flor si
trova liberato dallaccordo in base al quale li aveva assoldati Federico II, re di Sicilia.
Si dirigono perci a Costantinopoli in cerca di nuovi conflitti109 e limperatore
bizantino Andronico II decide quindi di sfruttarli contro i Turchi, che cominciavano a
costituire una minaccia sempre pi consistente. Ha ben presto a pentirsi della sua
decisione, dal momento che i Catalani si dimostrano estremamente avidi di bottino e
sottopongono spesso a saccheggio anche le terre imperiali. Inoltre, limperatore non
ha tenuto in debita considerazione una peculiarit che distingue i mercenari catalani
dalle altre truppe stipendiate, cio il fatto che essi obbediscono unicamente a
108
comandanti scelti tra le loro fila e non a generali attribuiti da chi li ha assoldati,
costituendo un elemento di forte instabilit.110 Dopo un certo periodo, essi si pongono
come obiettivo quello di ricreare il regno di Salonicco e a tal scopo alcuni di loro,
guidati prima da Entena e poi da Berenguer de Rocafort, si fissano a Kassandraia,
cio lantica Potidea. Altri, invece, tra i quali da annoverare anche lo storico Ramon
Muntaner, si dirigono verso la madrepatria al seguito dellInfante Fernando e, durante
il tragitto, approfittano delloccasione per saccheggiare Skopelos e altre isole.111
A questo punto, Guy II, duca dAtene, con lintervento dei Veneziani di
Negroponte riesce a catturare e imprigionare nella capitale Tebe, pi precisamente
nel castello di Saint-Omer, lInfante Fernando di Maiorca,112 mentre di l a poco il
gruppo di Catalani insediatosi a Potidea, resosi conto dellimpossibilit di fondare un
proprio regno nellarea anche per lestrema ostilit della popolazione greca nei loro
confronti,113 decide di muoversi verso la fertile e ricca Tessaglia. Senonch, il nuovo
duca dAtene, Gualtiero di Brienne, ripete lerrore che pochi anni prima aveva
compiuto Andronico II, decidendo di assoldarli allo scopo di evitare che ladiacente
ed esiguo Ducato di Neopatras diventi protettorato bizantino. Infatti, Giovanni II
Dukas, sebastokrator di Neopatrasso, fino ad allora minore e posto perci sotto la
tutela dei duchi dAtene, raggiunta la maggior et ha deciso di proclamare la propria
indipendenza, ottenendo limmediata alleanza di Anna, despina di Epiro, e dello
stesso Andronico II.114
Dopo le prime vittorie, che consentono a Gualtiero lannessione di ca. 30
castelli, si ripresenta il problema di congedare i mercenari, i quali sono ben decisi a
procurarsi un territorio proprio. Si giunge cos nel 1311 alla battaglia del Kephissos
110
nei pressi di Cheronea,115 alla quale prende parte quasi tutta laristocrazia franca,
proveniente sia dallEgeo sia, specialmente, dal Principato dAcaia.116 Tale scontro
sar fatale per le sorti della nobilt franca giunta con la IV Crociata. Infatti, pressoch
tutti gli ultimi discendenti di tali famiglie trovano la morte in questa occasione e la
vittoria catalana si rivela determinante. Leffetto pi immediato listituzione di un
governo catalano nellAttica sotto il comando di Roger Deslaur, personaggio che fino
a poco tempo prima era stato lintermediario tra Gualtiero e i mercenari.117
Non meno forte sar limpatto sullaltro grande Stato franco in Grecia, cio
appunto il Principato dAcaia. La situazione nel Peloponneso divenuta pi difficile
gi da molto tempo. Nel 1259 una guerra ha opposto Michele II Paleologo e
Guillaume II de Villehardouin, portando alla battaglia di Pelagonia nel corso della
quale il re franco cade prigioniero nelle mani bizantine. Gli accordi di pace del 1261
portano s alla liberazione di Guillaume II ma egli costretto a dichiararsi vassallo e
alleato di Costantinopoli e, soprattutto, a cedere Malea, Matapan e Mistr, dando
origine al primo nucleo del Despotato bizantino di Mistr.
Il radicamento di questo nuovo Stato greco favorito dalla scarsa influenza che
gli Occidentali hanno esercitato sulleffettiva composizione etnica e sociale del
Peloponneso. I Greci hanno anzitutto mantenuto una schiacciante preponderanza
numerica e sono altres in grado di esprimere una propria classe dirigente, dal
momento che i Crociati hanno in gran parte rispettato lassetto proprietario delle terre
e quindi vi ancora un ceto abbastanza consistente di feudatorii Gregi. Inoltre, la
conservazione dei bassi ranghi della gerarchia ecclesiastica ortodossa, unitamente a
una scarsa inclinazione allassimilazione da parte della cultura greca, hanno
115
Et alli fue una fuert batalla, por que los Catalanes e los Turquos combatian como hombres
desesperados; e la fin vencieron la batalla, e el duch de Athenas fue muerto e el marques de la
Bondenia fue muerto he muchos otros cavalleros e senyores fueron presos e muertos; e aquellos
que escaparon cascuno fuya do millor podia. Cos si esprime in merito alla battaglia la versione
aragonese della Cronaca di Morea, MOREL-FAITO 1885, p. 120.
116
Infatti nel 1305 Mahaut, figlia di Isabelle de Villehardouin, ha sposato Guy II duca dAtene,
portando a un inscindibile legame feudale tra i due potentati. Cfr. BON 1969, pp. 170-173.
117
SETTON 1975, pp. 9-13.
49
nel
1348.119
Nonostante
lautorit
derivi
in
ultima
analisi
50
51
Ci si riferisce in particolare ai cosiddetti poeti bizantini della Terra dOtranto, attivi nel secolo
XIII. Essi fanno riferimento al monastero di S. Nicola di Casole, centro di propagazione in Puglia
della cultura greca assieme alle numerose isole linguistiche elleniche in Italia meridionale. I
principali esponenti sono Giovanni Grasso, Nicola e Giovanni dOtranto e Giorgio Cartofilace di
Gallipoli. In essi si pu riscontrare un forte ghibellinismo, non solo come portato della cultura
dorigine ma anche in quanto Greci dItalia, che nei Normanni avevano trovato un grande sostegno.
Quasi del tutto assente invece la disputa religiosa. Cfr. BORSARI 1951.
126
BORGHESE 2008, p. 11.
127
BORGHESE 2008, pp. 79-91.
128
Questi ultimi due Stati nascono nel 1268, quando alla morte di Michele II Angelo il Despotato
dEpiro diviso tra Niceforo I (1268-1295/1296), che si aggiudica lEpiro stesso, e Giovanni I
Duca (1268-1289/1290), che si appropria della Tessaglia.
129
BORGHESE 2008, pp. 130-135.
130
Rispetto agli ambiziosi progetti espansionistici di Carlo dAngi, Marino Sanudo Torsello nella
sua Istoria del Regno di Romania si esprime in tal senso: R Carlo era quasi in quella grandezza e
52
forte legame con gli Ordini religioso-cavallereschi, dotati di una flotta e di una
capacit commerciale di una certa importanza, unitamente alla sua politica tesa a
favorire i mercanti di origine provenzale e segnatamente marsigliese, ne faranno un
concorrente non solo politico ma anche commerciale di citt come Genova e
Venezia, anche se le forze economiche che fanno capo al mondo angioino non
riusciranno mai a superare le rivali, che godono di un predominio marittimo
incontrastato, se non altro dal punto di vista militare.
Nonostante questa forte espansione, ancora per alcuni anni il controllo
dellAcaia resta almeno nominalmente nelle mani della famiglia che pi si illustrata
nella sua conquista, cio i Villehardouin. Lultimo periodo della famiglia francese
contrassegnato da alcune figure femminili, come Isabelle e la figlia Mahaut, le cui
scelte matrimoniali sono sottoposte a un rigido e continuo controllo da parte degli
Angi. Tale difficile e spesso conflittuale situazione, che vede alcuni anni in cui il
titolo di principessa o principe dAcaia passa di mano con una certa frequenza tra le
ultime Villehardouin e altri personaggi legati alla corte angioina, termina
definitivamente nel 1321, quando Mahaut viene rinchiusa a Castel dellOvo a Napoli
per aver sposato in segreto il feudatario Hugues de la Palisse, contravvenendo agli
accordi. Essa morir infine nel 1333 presso il castello dAversa, portando
allestinzione della famiglia Villehardouin.
Il governo angioino del Peloponneso ormai incontrastato ma si riveler assai
meno efficace e positivo di quello dei feudatari crociati. Infatti, in tutti i territori sotto
il potere del re di Sicilia lamministrazione in mano a un ristretto numero di alti
ufficiali, vicini al re e di provenienza perlopi francese e provenzale, i quali si
scambiano sistematicamente le cariche detenendo il governo di un territorio per
periodi relativamente brevi, solitamente di pochi anni.131 In tal modo, lo sviluppo
delle zone in questione abbastanza compromesso, perch chi gestisce
lorganizzazione statale in genere non conosce le caratteristiche e le esigenze
potentia, chel poteva essere, e nondimeno ebbe a dire, che quel, che aveva, era poca cosa ad uno,
che aspirava alla Monarchia del Mondo. Cfr. HOPF 1873, p. 138.
131
BORGHESE 2008, pp. 212-213.
53
dellAcaia e di solito resta in Morea per lassi di tempo eccessivamente brevi per
potersi effettivamente familiarizzare con i luoghi e il complesso mondo feudale che
vi ruota attorno.132
In questo quadro complessivo, lImpero Bizantino diventa sempre pi una
potenza marginale e di secondo piano. I vastissimi progetti diplomatici e militari di
Michele VIII, per quanto coronati da successo, lasciano in eredit ad Andronico II
Paleologo (1282-1321) uno Stato dalle finanze esauste, incapace in molti casi a
provvedere alla propria difesa, affidata in grandissima prevalenza negli ultimi secoli
bizantini a milizie mercenarie che costringono a sempre maggiori gravami per le
casse pubbliche.133 Lespansione della spesa pubblica coincide poi con un
impressionante decremento delle entrate, poich liperpero perde potere dacquisto
ogni giorno che passa mentre ad esempio le entrate doganali dei traffici sul Bosforo
vanno per l87% nelle casse genovesi.134 A questo fosco quadro bisogna aggiungere
alcuni fatali errori, come la rinuncia nel 1283 ad avere una flotta, ponendosi alla
merc delle potenze italiane, incaricate di provvedere a qualsiasi commercio
marittimo e addirittura allapprovigionamente annonario di Costantinopoli.135 Tale
impressionante dipendenza si estrinseca anche visivamente nella creazione di una
fortezza italiana di vaste dimensioni a stretto contatto con la capitale: altro non
infatti il permesso di fortificare il quartiere di Galata, autorizzazione che viene
concessa ai Genovesi nel 1302.136 Le guerre civili interne negli anni 20 e 40 del
XIV secolo esauriscono le ultime forze di Costantinopoli, lasciando ampio margine di
espansione alle potenze avversarie.137
132
Tornando alla famiglia oggetto della nostra attenzione, tra i caduti della battaglia
del Kephissos bisogna annoverare anche Giorgio I Ghisi, che vi prende parte in
quanto pari dAcaia e detentore del feudo di Chalandritsa. Negli ultimi anni del suo
governo, egli ha dovuto tra laltro affrontare lespansione di Nicola I Sanudo, il
quale, impossessatosi dei territori dei Barozzi, minaccia anche Mykonos e Tinos.
Grazie alla mediazione di Venezia, che prende le parti dei Ghisi in quanto possessori
legittimi del feudo, egli ne assicura il controllo alla famiglia.138
Gli succede il primo figlio, Bartolomeo II, che mantiene ampi diritti in Eubea. In
un primo momento, la reggenza detenuta dalla madre Alice delle Carceri, data la
minore et dellerede. Tuttavia, nel 1315 egli deve aver assunto il pieno governo,
perch il Maggior Consiglio delibera a suo favore la possibilit di esportare 2000
misure di grano da Negroponte verso i suoi possessi di Tinos, Mikonos e Ceo,
provvedimento abbastanza straordinario vista labituale politica sul grano della
Repubblica, estremamente restrittiva in favore della metropoli, e sicuramente dovuto
alla perdita o alla mancanza di un sufficiente raccolto nelle tre isole.
Successivamente, grazie al matrimonio con la figlia di Angilbert de Liedekerk,
Bartolomeo II ottiene la carica di gran connestabile dAcaia.139
Tra il 1317 e il 1319 si assiste a una significativa crisi in Eubea, dovuta ai
continui tentativi di espansione dei Catalani. Questi si immischiano ben presto negli
affari riguardanti tale isola, dal momento che don Alfonso Fadrique riceve in moglie
la figlia di Bonifacio da Verona, personaggio a capo di uno dei Terzieri che desidera
in tal modo ottenere un saldo appoggio militare per le sue ambizioni politiche spesso
contrastanti con gli interessi veneziani e cui addirittura in precedenza i Catalani
hanno offerto di diventare loro Vicario, ricevendone un rifiuto perch tale mossa lo
138
MILLER 1908, p. 587. Lo studioso dice che in tale occasione i Ghisi si sarebbero proclamati
vassalli di Venezia anzich di Sanudo per ottenere la protezione della Serenissima, ma tale
affermazione contrasta con levidenza raccolta dagli altri studiosi che testimonia come fin
dallinizio i Ghisi siano stati indipendenti dai Sanudo a differenza, ad esempio, dei Dandolo ad
Andros. Cfr. supra, pp. 38-39.
139
LOENERTZ 1975, pp. 122-124 e 135.
55
144
57
franca in Grecia. Tale versione costituisce una fonte molto significativa per lepoca e
la temperie di cui ci stiamo occupando.147
In effetti, questa compilazione cronachistica unopera storiografica che riveste
un ruolo molto significativo nelle storia della letteratura neogreca, in quanto in una
delle sue stesure costituisce uno dei primi esempi di testo in greco volgare. Essa
riflette inoltre in modo evidente la natura multiforme e multiculturale della Grecia del
tempo, dal momento che ci giunta in 4 versioni, pi precisamente in francese,
italiano, greco e aragonese. Tali redazioni sono state pubblicate nel corso del XIX
secolo da una serie di studiosi: Buchon stampa la versione francese nel 1823 e quella
greca nel 1840, Hopf si occupa di quella italiana nel 1873 mentre Morel Fatio edita la
stesura aragonese nel 1880.
Il Livre de la Conqueste de la Prince dAmore148 copre gli eventi che vanno
dal 1199 al 1305, comprendendo quindi anche le vicende della IV Crociata. Si tratta
di una fonte storica di primario interesse, che si concentra non soltanto sugli eventi
ma anche sulla cultura, le istituzioni e i rapporti tra Greci e Latini nella cornice del
Principato di Morea.149
Il , come viene normalmente indicata la versione greca,
lunica stesura a essere compilata in versi e copre un lasso di tempo leggermente pi
breve rispetto allomologo francese, dal 1196 al 1292. Come gi si notato, rispetto
alle altre versioni linteresse precipuamente linguistico oltre che storico, perch si
tratta di uno dei rari testi in greco demotico risalente al periodo medioevale, dandoci
un significativo esempio di una fondamentale fase dello sviluppo del greco moderno
a partire dalla antica.150 E noto, daltronde, che la Francocrazia e la
147
Venetocrazia hanno avuto un ruolo molto rilevante nel favorire lutilizzo del volgare
greco anche in testi pi elevati, dal momento che tale processo del passaggio dal
latino alle lingue nazionali in Europa Occidentale era gi a uno stadio molto avanzato
rispetto a quanto avveniva nel mondo bizantino. Tale discorso varr fino allet
moderna, che vedr uno sviluppo della letteratura demotica specialmente nella Creta
e nelle Isole Ionie veneziane.151
Per quanto concerne il testo aragonese, esso incluso nella Gran Cronica de los
Conquiridores, che tratta della storia delle Crociate in maniera pi estesa. In
particolare, il Libro de los fechos et conquistas del Principado de la Morea152 tratta di
una spanna di tempo molto ampia rispetto agli altri testi (1197-1377). Viene redatto
molto probabilmente ad Avignone, dove tra il 1382 e il 1396 risiede Juan Fernandez
de Heredia, gi gran maestro dei Cavalieri di Rodi, che ordina che gli si procurino
numerosi studi sulla Francocrazia in Grecia. Tra questi, si registra appunto la
versione aragonese della Cronaca di Morea.153
Infine, rispetto alla versione italiana, intitolata Istoria della Morea, bisogna
constatare che la meno significativa delle 4 stesure. Molto sintetica
nellesposizione, essa posta in appendice alla Istoria del Regno di Romania di
Marino Sanudo Torsello in uno dei manoscritti conservati a Venezia ed una sorta di
compendio estremamente riassuntivo e che copre una spanna cronologica assai
limitata rispetto alle altre stesure.154
Immediatamente serrata si fatta la discussione tra gli studiosi in merito ai
rapporti tra questi diversi testi, dal momento che essi non sono affatto chiari. Per
quanto riguarda la versione greca, Adamantiou la attribuisce a un franco o pi
151
Con il termine gasmulo si intende nella Grecia medievale il figlio di un padre franco e una
madre greca.
156
Tale ostilit si avverte fin dalle prime pagine dellopera, riguardanti gli avvenimenti della IV
Crociata. Dei Franchi si dice (i Franchi in
quanto uomini veritieri in tutto; v. 56), mentre il bizantino Alessio Angelo
(prese una decisione traditrice assieme ai suoi nobili; v. 63). Lautore
esclamer successivamente: T ; (chi creder i
Romei in parola o in giuramento?; v. 758). EGEA 1996, pp. 4 e 38.
157
Molti in effetti lo sono tuttora, dimostrando una forte vivacit linguistica. Basti pensare ad
esempi come il neogr. casa dal lat. hospitium, neogr. porta dal lat. porta, il neogr.
scala dal lat. scala o il neogr. dal lat. commercium. Ma gli esempi in tal senso
potrebbero essere molto numerosi.
158
Gli italianismi riguardano in parte significativa le cariche pubbliche dimpronta veneziana (es.
, , ) e altri aspetti della vita quotidiana. Molti si sono
mantenuti fino ad oggi, specialmente nei dialetti greci delle isole, cio dei possedimenti diretti
veneziani.
60
generazioni in grado di capire pi facilmente il greco che non il francese. Per quanto
riguarda il libro di Bartolomeo Ghisi al castello di Saint Omer, assai probabile che
fosse redatto in lingua doil piuttosto che in italiano, dal momento che il castello di
Tebe fino a poco tempo prima era stato propriet dei fratelli Nicole, Jehan e Otthe
Saint Omer e a loro apparteneva in origine la biblioteca. Ad ogni modo, la
molteplicit delle versioni e la presenza di manoscritti in numerose biblioteche
dEuropa (ad esempio, il testo greco integrale viene ritrovato da Buchon in una
biblioteca di Copenhagen dopo averne trovato ampi stralci a Parigi e Tolosa, altre
versioni provengono da Madrid, Venezia e altre citt) testimoniano di come tale testo
fosse ritenuto centrale nella costruzione identitaria e nella memoria collettiva della
Grecia franca, specialmente nella sua componente pi specificamente feudale e
continentale.159
Sfortunatamente, il castello in questione, che a quanto pare doveva essere ricco
di notevoli affreschi nonch costituire una rilevante testimonianza storica della
Francocrazia in Grecia, verr distrutto dai Catalani negli anni 1334-1335 per evitare
il rischio che cada nelle mani di Gautier II de Brienne, allorch questi tenta per la
seconda volta e di nuovo senza successo di reinsediarsi nel Ducato un tempo
appartenuto alla sua famiglia.160 Il fatto che Bartolomeo II sia stato in tal modo
privato di un bene significativo pu essere dovuto anche a un cambio di politica
interna al dominio catalano, perch proprio in quegli anni al suocero Alfonso
Fadrique si sostituito Nicola Lancia, espressione di una diversa compagine.161 A
conferma dei mutati rapporti, si apprende che il 28 febbraio 1332 Bartolomeo Ghisi
presente alla dichiarazione della scomunica dei Catalani pronunciata dallarcivescovo
di Patrasso Guglielmo Frangipani, il quale li esorta a restituire il Ducato al legittimo
proprietario.162
159
163
posizione nella frase, attribuita a Luca Notars,164 secondo cui meglio veder regnare
su Costantinopoli il turbante turco piuttosto che la mitra pontificia.165
Tuttavia, del tutto inaspettatamente queste popolazioni originariamente nomadi
mostrano in breve tempo una propensione alla costruzione di solidi organismi statali,
stabili e centralizzati. Tale processo favorito dal fatto che in tali culture si evidenzia
un forte senso della maest del potere, che si estrinseca anche in una lunga serie di
appellativi attribuiti al sovrano. Essi riflettono altres una grande volont
espansionistica, evidente dallimpiego di attributi come sultano dei sovrani di Arabi e
Persiani o re dOriente e dOccidente. Se a questo si aggiunge il rilevante eclettismo
culturale, che consente di accogliere allinterno dello Stato molte culture diverse
nonostante llite turca sia decisamente inferiore numericamente e, dallaltro lato,
lestrema frammentazione della fazione cristiana, facile capire il rapido succeso di
queste piccole entit statali che saranno poi inglobate nel grande Stato centralizzato
ottomano.166
Tra questi organismi statali formatisi nel primo periodo di insediamento turco,
particolarmente attivo in una politica di forte aggressivit militare in tutto lEgeo
lemirato di Aydin, situato in Lidia, tra i fiumi Meandro ed Ermos. Esso trae il suo
nome dalla citt di Tralles, in turco ribattezzata Aydin, situata in posizione strategica
e per questo ampliata da Andronico II finch nel 1282 i Turchi non la distruggono,
conservandone per memoria nel nome del potentato.167
Nella prima met del XIV secolo, la ripresa della politica espansionistica
ottomana a spese dellImpero Bizantino, con la conquista di Bursa nel 1325 da parte
di Orhan Bey, permette agli altri piccoli emirati turchi di godere di una tregua dalle
164
pretese egemoniche ottomane sulla regione. Ci garantisce a tali piccoli potentati una
certa espansione, che si concretizza in particolare in una forte attivit di pirateria,
estremamente dannosa per gli interessi veneziani.168 Su questo versante, si illustra
particolarmente per la vastit delle sue operazioni lemiro di Aydin Umur Pasci
(1309-1347), le cui gesta verranno narrate nel 1465 dal poeta di corte ottomano
Enveri, fornendoci uno dei rarissimi documenti storici riguardanti questi primi Stati
turchi.169 Le sue operazioni di pirateria spaziano tra il terzo e il quarto decennio del
XIV secolo su uno scenario che va dal Peloponneso alle foci del Danubio. In ognuna
di queste sortite, si ripete sempre pi o meno lo stesso copione: i Turchi si presentano
presso le mura di una citt fortificata e ricca, come possono essere Negroponte o
Monemvassia, essendo ben consapevoli di non essere in grado di occuparla con un
assedio; daltronde, gli abitanti, consci dal canto loro di non poter sconfiggere i
corsari in una battaglia in campo aperto, dopo essersi rinchiusi nelle mura scendono
immediatamente a patti, accettando di pagare un tributo che dai Turchi visto come
un atto di sottomissione.170
Tali attacchi hanno la loro base di partenza principalmente nella citt di Smirne,
il cui porto ha caratteristiche principalmente di rifugio di corsari. Infatti, le attivit
commerciali che vi hanno effettivamente luogo sono talmente esigue che nemmeno
Balduccio Pegolotti, nel suo precisissimo manuale sulla mercatura, ne fa menzione
come porto commerciale.171 A causa della sempre maggiore frequenza delle
aggressioni provenienti da quellinsenatura, tra il 1332 e il 1337 si realizza la prima
alleanza in funzione antiturca, comprendente Venezia, i Cavalieri di Rodi e il Papato,
a scopi evidentemente in primo luogo marittimi. Ad essa danno il loro contributo
168
I. Metin Kunt, The rise of the Ottomans, in JONES 2000, pp. 845-846.
Nonostante P. Lemerle abbia a lamentare la rapidit e la negligenza del cattivo poeta stipendiato
Enveri (cfr. LEMERLE 1957, pp. 245-246), naturalmente il primo a riconoscere limportanza del
testo per la storia di Stati la cui memoria sar poi del tutto offuscata dallegemonia ottomana.
170
LEMERLE 1957, pp. 102-103.
171
LEMERLE 1957, p. 45.
64
169
soltanto nel 1350, a causa dellepidemia di peste del 1348, e il primo atto di guerra
rappresentato dal saccheggio perpetrato dai Maonesi di Chio a danno della colonia di
Negroponte. Il conflitto si trascina fino al 1355 e risulta fondamentalmente in una
restaurazione dello status quo: Genova insedia la Maona nellisola di Chio, mentre
Venezia si vede concessa da Giovanni V Tenedo, piccola isola allimboccatura degli
Stretti verso il Mar Nero e che sar di l a pochi anni pomo della discordia allorigine
di un nuovo conflitto.177
Lultima menzione di Bartolomeo III risale al 1383. Degli anni della sua
reggenza abbiamo notizie assai scarse e in grande maggioranza pertinenti alle
continue contese giurisdizionali tra i signori dei Terzieri dellEubea e il bailo di
Negroponte, riguardanti la spettanza delle tasse o gli obblighi militari rispettivi. In
effetti, i rapporti tra i due poteri non vengono mai fissati una volta per tutte e
costituiscono sempre oggetto di discussione, con reciproche accuse di prevaricazione
e relative ambascerie a Venezia.178 Nel 1383 Nicola delle Carceri muore pugnalato da
Franco Crispo e, senza che sappiamo su che basi egli possa avanzare tale pretesa,
Bartolomeo Ghisi chiede che gli venga attribuito il controllo dei due Terzieri
settentrionali dellisola. Viene quindi istruito un processo che dura fino al 1385 e si
conclude con lattribuzione dei due territori a Januli de Anoe e Maria, figlia di Nicola
Sanudo Spezzabanda, fatte salve tutte le fortificazioni che di fatto Venezia annette.
Tale decisione dovuta anche alla volont dimpedire che il controllo di una colonia
chiave come Negroponte fosse concentrato nelle mani di un solo vassallo, che si
sarebbe trovato cos in possesso di un eccessivo potere. Sempre nel 1383, Bartolomeo
III entra a far parte del Maggior Consiglio. Muore in una data imprecisata tra il 1383
e il 1390.179
177
66
180
67
In una lettera scritta nel 1380 Pedro IV definisce lAcropoli la plus richa joia qui al mont sia e
tal que entre tots los Reys de cristians envides lo porien fer semblant. Cit. in SETTON 1975, p. 187.
185
BON 1969, pp. 199-245 passim.
186
SETTON 1975, pp. 174-177. I Catalani comunque mantengono il possesso dellisola di Egina, che
resta in possesso della famiglia Fadrique fino al 1451. Cfr. SETTON 1975, p. 211.
68
porsi come vassallo dei Turchi, diventandone di fatto dipendente, fino a che Atene
non sar definitivamente incorporata nei domini ottomani nel 1458.187
Unaltra famiglia che gioca un ruolo di primo piano nellultimo periodo della
cosiddetta Francocrazia in Grecia quella napoletana dei Tocco, oggetto pure di
narrazione in una Cronaca,188 significativa non solo come documento storico ma
anche in quanto costituisce uno delle prime testimonianze letterarie del greco volgare
assieme alla gi menzionata Cronaca di Morea. Tale testo, anonimo, redatto
anteriormente al 1429, si concentra sulle azioni di Carlo Tocco e di suo fratello
Leonardo e ha il suo centro di riferimento geografico nelle Isole Ionie, primi
possedimenti della famiglia. La Cronaca si caratterizza per un tono estremamente
encomiastico, che assolve i protagonisti delle vicende da qualunque errore possano
aver compiuto, al punto che si giustifica addirittura la loro alleanza con i Turchi,
nonostante in altri passi si constati assai lucidamente che chi chiama tale popolazione
presso di s prima o poi ne viene travolto.189
Espressione anchessi della corte angioina, si insediano dapprima nelle Isole
Ionie per concessione di Roberto dAngi nel 1357, rifiutandosi in seguito di
sottomettersi alla Serenissima, com noto sempre giustamente preoccupata da chi
possiede le terre sullo sbocco dellAdriatico. Proprio per evitare lannessione, i Tocco
giungono a chiedere laiuto di Genova, finch nel 1395 si giunge a un accordo.190
Intervengono in quasi tutti gli scenari della Grecia continentale (Acaia, Atene e
Grecia centrale) per cercare di assicurarsi un dominio pi esteso, e riusciranno a
impadronirsi dellEpiro nel 1417-1418 grazie a un passaggio dinastico.191 Infatti, nel
1384 tale territorio era divenuto appannaggio del fiorentino Esa Buondelmonti, un
avventuriero che aveva sposato Maria Angelina dopo averla aiutata a liberarsi del
marito serbo Tommaso Preljubovi. Dopo un periodo di governo fiorentino, il
187
69
medesima fonte. Su tali incerte basi si fonda la prima opera storiografica ufficiale,
compilata da Neri, morto prima del 1520.
Bisogna perci affidarsi in larga misura a fonti bizantine e occidentali, le quali
per specialmente nel periodo pi antico devono scontare la naturale difficolt a
distinguere con cognizion di causa le diverse popolazioni turche, che di solito
vengono catalogate sotto la medesima etichetta. Nei secoli successivi, fonte
inestimabile sono evidentemente le compilazioni conservate negli Archivi di Stato di
Venezia, in buona parte frutto dellintenso lavoro di spionaggio intrapreso dalla
Serenissima e quindi in questo caso molto precise perch rivolte a conoscere
approfonditamente il sempre pi minaccioso nemico ottomano. Ciononostante,
evidente da quanto detto la difficolt a delineare un quadro cronologicamente e
politicamente preciso dei primi secoli di sviluppo precedenti il 1453.194
Riusciti a imporsi sugli altri emirati turchi, gli Ottomani iniziano a espandersi
prepotentemente anche nella penisola balcanica. Nei decenni che vanno dal 1380
circa al 1453, si assiste in generale a una loro progressiva avanzata, che per messa
a repentaglio a cadenze abbastanza regolari dalle guerre civili che scoppiano ad ogni
successione per determinare lerede al trono, dal momento che il diritto turco non
indica una regola generale in tal senso e di solito si procede allattribuzione della
carica tramite una guerra fratricida tra gli aspiranti alleredit. Senza questa pratica,
lavanzata sarebbe stata probabilmente assai pi rapida.195 Dallaltra parte, per, le
vittorie turche non sono solo frutto delle loro abilit militari bens anche il risultato
dei dissidi interni agli avversari, per cui ad esempio la conquista della Serbia nel
1458-1459 facilitata dalla presenza di una significativa fazione slava che si
pronuncia a favore di unannessione da parte degli Ottomani piuttosto che cadere in
mano alla monarchia ungherese.196 In ogni modo, si deve riconoscere che le modalit
di conquista sono tali da concedere a Venezia il tempo necessario a posizionarsi in
194
71
alcuni punti strategici dello scacchiere del Levante ed evitare cos per il momento il
completo tracollo.
In questi decenni, lunica potenza che sarebbe in grado di contrastare
efficacemente lavanzata turca nei Balcani non sono tanto i Bizantini quanto piuttosto
i Serbi, capeggiati da Stefano Duan, il quale per eccessivamente concentrato sul
sogno degli ortodossi serbi di creare un Impero slavo con capitale a Costantinopoli e
concentra perci molte delle sue ingenti forze a tale scopo.197 Nel frattempo, invece,
le posizioni degli Ottomani si rafforzano continuamente, portando alla sconfitta di
Serbi e Bulgari ad Adrianopoli nel 1371, mentre intorno al 1380 si ottiene
lannessione dellAnatolia sudorientale.198 In questo giro di anni vengono costretti al
vassallaggio prima i popoli balcanici e poi, dal 1372, anche Bisanzio, cui viene
imposto un tributo.199 Dopo la battaglia di Kosovo Polje, in cui i Serbi vengono
sconfitti nel 1389, i Turchi si insediano in forma pi o meno stabile in Grecia,
sottoponendola a continue scorrerie e minacciandone pi volte gli insediamenti pi
importanti, come Salona, occupata nel 1393.200 Nonostante la sconfitta subita da
Bayazid ad Ankara ad opera di Tamerlano nel 1402, che impone una battuta darresto
allaltrimenti inarginabile avanzata turca e che concede perci a Costantinopoli alcuni
anni di tregua,201 Venezia non si fa illusioni e resta convinta dellimpossibilit di
impedire che gli ultimi potentati cristiani in Grecia soccombano davanti agli
Ottomani. In questottica, la Serenissima cerca di assicurarsi alcune posizioni chiave
soprattutto per la difesa navale e marittima, tra cui come abbiamo visto Nauplio.202
La preoccupazione per lespansione ottomana sar anche il motivo di fondo per le
decisioni relative al governo di Tinos nel momento del passaggio dellisola dal
governo dei Ghisi a quello, diretto, veneziano.
197
da base della legislazione poi adottata, che in tal modo varia a seconda delle colonie e
delle loro esigenze.205
Il compito di gestire queste trattative affidato al vescovo Giovanni e, in
rappresentanza della cittadinanza riunita nelluniversitas insularum, al cittadino
Marchio Curiallo. Oggetto di tale spedizione laccorata richiesta dei Tinioti di
passare sotto il dominio diretto del doge e della Serenissima, attraverso la mediazione
del bailo di Negroponte. In tale occasione, Guglielmo Quirini rassicura gli
ambasciatori, dicendo loro che si provveder a inviare il signor Nicolo Vincivera,
cittadino di Negroponte, al quale nui hauem commesso ui debba reser e governare,
mantener et observar con tutte uostre Rason et Jurisdittion et Consuetudini et quelle
cresser et augmentar et le uostre cose non tior ne molestar ma quelle defendervi con
Rason et Justitia. Rassicurati quindi i Tinioti che non hanno a soffrir nulla del cambio
di governo, aggiunge che si far in modo che uui non siate aggravadi ne molestati di
Dazzi Comerci206 o daltre gravezze se non per li modi che ui osserua signor
Bartolomeo Ghisi padre che fo del uostro detto Signor. In cambio di queste garanzie,
gli abitanti dellisola sono tenuti ad accettare il governo del Rettor e governador che
viene loro inviato.207
Naturalmente, secondo quanto previsto dalle leggi in vigore, qualora si fosse
presentato un legittimo erede nel lasso di tempo di un anno e un giorno a partire dalla
data della morte di Giorgio III, la Serenissima sarebbe stata tenuta a consegnargli le
isole di Tinos e Mykonos immediatamente una volta verificata la fondatezza delle sue
pretese.208 Ci in ogni caso non avviene e solo molto successivamente, ben al di l
205
B.
del termine prescritto per tale richiesta, un presunto erede si far avanti, peraltro
senza successo.209 Venezia si trova quindi a doversi fare carico di unisola, di
dimensioni esigue e dalla scarsa rendita economica,210 nonch strategicamente ancora
poco importante, e a dover provvedere alla sua gestione e difesa. Quanto questo
compito non riuscisse gradito, testimoniato dai provvedimenti degli anni successivi
e dalle controversie che essi creano con la popolazione isolana.
Nicol Vincivera sbarca sullisola di cui nuovo governatore il 20 aprile 1390.
Resosi ben presto conto della scarsa resa della tassazione sugli abitanti e sul
commercio, che registrano anzi una diminuzione costante, mentre le spese militari e
di difesa devono ormai essere coperte dalle casse dello Stato, Nicol Vincivera
propone il 16 giugno 1391 al bailo di Negroponte di attribuire tali costi a un privato,
affidandogli le isole in cambio di un canone di affitto decennale. La Serenissima in
tal modo avrebbe minori introiti ma pi certi, essendo il canone daffitto stabilito
allatto della concessione, mentre non dovrebbe pi accollarsi le spese di difesa e
amministrazione, che di solito risultano in una perdita per il governo perch non
compensate dalle entrate.
Guglielmo Quirini approva immediatamente tale suggerimento e comunica al
duca di Creta e al rettore di Corone e Modone il suo proposito di indire unasta per
procedere allaffidamento di Tinos e Mykonos a un privato. Chi dovesse ottenere in
locazione le isole, naturalmente tenuto a osservare una serie di condizioni.
Anzitutto, deve governare rispettando le consuetudini e le leggi locali, nonch
governante dello Stato feudale per assentarsi al fine di compiere un pellegrinaggio, a Roma, a
Santiago di Compostela o al Santo Sepolcro. Da questa prima accezione, esso diventa lunit di
misura di riferimento per calcolare il tempo necessario e sufficiente a raggiungere un determinato
posto dEuropa e del Mediterraneo da un altro luogo al fine di reclamare uneredit o un feudo su
cui si vantano dei diritti. Cfr. JACOBY 1971, pp. 41-42.
209
Cfr. infra, p. 85.
210
Dal punto di vista fiscale, in effetti, Tinos tende a produrre uscite maggiori rispetto alle entrate e
ci avviene in maniera quasi cronica nel corso dei secoli, come testimoniato dal fatto che tale
situazione perdura anche durante il dominio ottomano nei secoli XVIII-XIX, quando le spese
militari sono di certo inferiori perch quasi tutto il Levante sotto il dominio turco. Nonostante
questo, i bilanci pubblici dellisola sono solitamente in deficit e solo assai di rado raggiungono un
pareggio e in ogni caso non comportano mai un guadagno per le casse dello Stato. Cfr.
1926, p. 32.
75
garantire tutti i beni, mobili e immobili, degli abitanti. In secondo luogo, il canone
daffitto ha appunto una durata decennale e, al termine di tale periodo, la Repubblica
si riserva di poterne rivedere lammontare prima di procedere a una nuova asta.
Infine, qualora il locatario decidesse di cedere il proprio possesso prima dello scadere
dei 10 anni previsti dal contratto, lo potr fare solo a vantaggio di un cittadino
veneziano; in caso contrario, il territorio torna direttamente alla Serenissima.
Venuti a sapere delle intenzioni del governo di Negroponte, i Tinioti protestano
per mezzo di una nuova ambasceria. Ricordano a Guglielmo Quirini che questi ha
giurato che lisola sarebbe passata sotto il governo diretto della Repubblica e che
sotto tale controllo sarebbe rimasta. Nel riferire il messaggio loro affidato dalla
comunit tiniota, gli ambasciatori esprimono principalmente la comprensibile
preoccupazione che un privato, per perseguire il proprio guadagno, li vessi con una
tassazione eccessiva e con numerose angherie.211
Nonostante non si ascoltino le rimostranze dei locali e si proceda comunque nel
tentativo di concedere a un privato il governo delle due isole, il compito di trovare
qualcuno che effettivamente si candidi a tale scopo risulta pi arduo del previsto e, di
conseguenza, si deve procedere ancora per alcuni anni alla nomina di Rettori per
conto di Venezia. Il 16 gennaio 1392 viene inviato un nuovo governatore, che risulta
investito anche di un ampio potere in materia di giustizia, fatti salvi i casi che
ricadono sotto la giurisdizione del tribunale di Negroponte e il ruolo di tribunale
dappello di questultimo. Viene inoltre data la facolt di decidere in quale isola
stabilire la propria residenza, purch naturalmente entrambe vengano visitate
periodicamente. Sfortunatamente, ogni anno si fa sempre pi difficile trovare chi
aspiri alla carica di Rettore di due isole cos piccole e relativamente poco
significative nel quadro complessivo dei possedimenti veneziani.
Dopo che, nel 1396, viene rafforzata la flotta in dotazione a Tinos e Mykonos
con lattribuzione di una galeotta a 22 banchi, avuto sentore che Piero Gen, duca di
211
Andros, si stava adoperando per ottenere la concessione delle due isole adiacenti al
territorio di sua propriet, i Tinioti avvertono lesigenza, il 3 agosto 1400, di
intervenire nuovamente presso le autorit veneziane. Nel testo che viene inviato,
redatto in dialetto veneziano, si ripetono in modo pi o meno invariato le
considerazioni gi espresse circa dieci anni prima, nel desiderio di scongiurare la
possibilit che le manovre del duca di Andros giungessero a buon fine.
A questo punto, dal momento che la situazione non si sblocca in nessun modo,
Venezia decide di raccogliere maggiori informazioni sulle condizioni in cui versano i
due possedimenti cicladici, in maniera da poter meglio circonstanziare qualunque
ulteriore decisione. Vengono perci inviati a Tinos e Mykonos i Sindici di
Levante,212 due magistrati speciali aventi il compito di condurre particolari inchieste
sullo stato economico e militare dei possedimenti. Essi devono tra laltro indagare sui
motivi per cui le entrate delle due isole sono passate da 3700 a soli 1200 iperperi
lanno, circostanza cui bisogna rimediare nel pi breve tempo possibile. I Sindici
riferiscono le loro conclusioni a Negroponte il 20 marzo 1402, ma purtroppo non
conosciamo i risultati cui sono giunti.
In ogni caso, sappiamo che nel 1404 Rettore Pasquale Venier e nel 1407
Orlando di Luca, il che testimonia che le isole continuano nonostante tutto a
permanere nella condizione originaria. Si fa a questo punto avanti Giacomo Giorgio,
signore del piccolo territorio greco di Bodonitza, il quale si propone alla Serenissima
come feudatario di Tinos e Mykonos. A tale scopo, egli si offre di pagare alle casse
dello Stato la somma di acquisto di 5000 ducati doro, di dichiararsi vassallo e di
assolvere agli obblighi militari che derivano da tale stato nei confronti della
Repubblica. Inoltre, si impegna a versare ogni anno, a partire dal Natale del 1407,
300 ducati doro in segno di vassallaggio e a donare ogni 25 aprile un cero alla
212
78
Ampia trattazione del processo che conduce Tinos e Mykonos a passare dai Ghisi a Venezia tra
il 1390 e il 1411 contenuta nellarticolo di . ,
(1390-1411), in , vol. 4, Atene, 2000, pp. 137-171, da cui si
traggono le principali informazioni contenute in questo paragrafo.
214
ZAKYTHINOS 1975, pp. 132-145.
79
Le uniche potenze cristiane che riescono, non senza ingenti sforzi, a mantenere
alcune postazioni strategiche nella Romnia sono Venezia e Genova. Tra i territori
nellorbita di questultima, infatti, la Maona di Chio, tramite il pagamento di un
kharag, cio di un tributo annuale, riuscir a sopravvivere fino al 1564, nonostante la
sua posizione si faccia di anno in anno pi difficile e isolata e abbia a patire anche
numerosi e pesanti attacchi.215
La politica di Venezia nella prima met del XV secolo in parte assorbita dalla
necessit di espandersi in Italia e nel Mar Adriatico. La pace di Torino del 1381,
stipulata con Genova al termine della guerra di Chioggia, ha privato la Serenissima
del controllo della costa dalmata, regione dimportanza strategica che fornisce una
vasta quantit di marinai necessari alla navigazione.216 Nel 1409 Ladislao dAngi,
del ramo durazzesco della famiglia, viene posto sul trono dUngheria dopo il
rovesciamento del governo di Sigismondo. Questultimo, per, sottrae numerosi
territori allusurpatore, il quale chiede laiuto della citt adriatica che ben felice di
poter intervenire. Cos, nel 1420 Venezia ha riportato sotto il suo dominio gran parte
della Dalmazia, che verr mantenuta fino al 1797, mentre Sigismondo otterr di
essere reimmesso sul trono, da dove diventer imperatore. Il desiderio della
Repubblica marciana di assicurarsi le posizioni chiave nellAdriatico la porter anche
a scontrarsi con gli Aragonesi di Napoli nel 1449-1450, allorch cerca di
impadronirsi delle isole Ionie appartenenti ai Tocco, per impedire che cadano in
mano agli Ottomani.217
Per quanto riguarda la strategia messa in opera nel Levante, Venezia mira ad
assicurarsi alcuni luoghi strategici che possano costituire altrettanti snodi per la
prosecuzione delle attivit commerciali, dando seguito a unintenzione gi palesatasi
215
nel corso del secolo precedente. Nel tentativo di arginare i danni, la Serenissima
arriver ad esercitare un breve protettorato su Salonicco tra il 1423 e il 1430, quando
sar costretta a cederla ai Turchi. In cambio, tuttavia, il sultano Murad conceder alla
Repubblica adriatica il libero commercio in tutte le terre turche, per cui il colpo non
risulta eccessivamente grave per il complesso delle attivit economiche.218 Nel 14471450 Venezia riesce anche a impossessarsi del ducato di Cefalonia, nelle isole Ionie,
sottraendolo ai Tocco e quindi salvandolo dal crollo della famiglia napoletana che
consegna nel 1460 lEpiro ai Turchi.219
La Serenissima interviene daltronde in pressoch tutte le regioni della Grecia
per cercare di ovviare alle evidenti debolezze degli Stati cristiani ma non pu pensare
di poter avere la meglio con le sole proprie forze. In ogni caso, sebbene la condizione
di guerra sia pressoch permanente e si assista a un progressivo arretramento delle
posizioni occidentali, non pare che tale stato di cose abbia immediatamente nuociuto
al commercio veneziano in Levante, perch la resa delle tassazioni ordinarie e le
collette militari straordinarie raccolte nelle colonie tra il 1430 e il 1450 mantengono
livelli elevati durante tutto il periodo.220 Nonostante questo, per, il commercio nel
Mar Nero il primo a risentire del mutato stato di cose e la muda su tale direttrice si
mantiene estremamente irregolare e discontinua a partire dalla fine del XIV secolo.
Le colonie veneziane continuano in una vita relativamente regolare nella prima
parte del secolo, anche se la presenza turca si fa sempre pi minacciosa. A
Negroponte, tra il 1421 e il 1451, Venezia istituisce una commissione allo scopo di
rivedere le ormai antiquate Assise di Romania e di stendere un nuovo apparato
costituzionale valido per linsieme delle colonie. Nel 1451 lisola di Egina viene
ceduta dalla famiglia Fadrique alla Serenissima ma tale possesso sar di breve
durata.221
218
81
Dopo il definitivo insediarsi dei Turchi in tutta la Grecia continentale nel 1460,
le attivit belliche diventano pi intense e mettono in pericolo immediato la
maggioranza delle colonie, alcune delle quali vengono effettivamente perdute. In
particolare, la maggiore sconfitta risulta la conquista di Negroponte da parte degli
Ottomani nel 1470, episodio che comporta tra laltro la distruzione degli archivi della
colonia, rendendo assai difficile la ricostruzione della storia della citt, per la quale
sono ad oggi disponibili solo documenti prodotti in altri centri e principalmente a
Venezia.222 Dopo il lungo periodo di guerra, nel 1479 si arriva a una pace tra i due
contendenti che ridisegna la situazione nel Levante.
Sulla base di tale accordo, Venezia resta in possesso di Lepanto nella Grecia
continentale,223 mentre nel Peloponneso mantiene il controllo di Nauplio, Corone,
Modone, Monemvassia e Navarino. Tra le isole, la Serenissima si assicura Egina,
Creta, Tinos e Mykonos, nonch Corf, Paxo, Cerigo e le Sporadi settentrionali.224
Deve per rinunciare a molti possessi strategicamente ed economicamente
fondamentali, prima fra tutte lEubea, ma anche Argo, Lemnos e Scutari, che passano
in mano turca, nonch acconsentire al pagamento di un ingente tributo annuo di
10000 ducati in cambio della garanzia di poter commerciare liberamente negli ormai
vastissimi territori ottomani. Infine, la Repubblica deve impegnarsi a non prestare
aiuto alle famiglie veneziane private che abbiano possedimenti feudali nel Levante,
evidente riferimento anzitutto ai signori dellArcipelago.225
Nel complesso Venezia mantiene quindi una rete abbastanza significativa di
snodi commerciali e, a questo punto, militari, ma ciononostante il commercio in area
greca comincia a risentire fortemente della costante attivit bellica e del venir meno
delle potenze cristiane nella regione. La muda di Romania diventa meno frequente a
222
causa dellinsicurezza generale nel Mar Egeo, mentre acquistano importanza le mude
dirette a Beirut e Alessandria dEgitto, nonch, seppur in misura minore, quella
diretta a Occidente, verso la Spagna e lAtlantico. Per capire limportanza di questo
cambiamento nella geografia commerciale veneziana, necessario tenere presente
che compito delle mude non solamente quello di garantire lincolumit dei mercanti
e la salvaguardia delle merci.
Esse infatti assolvono anche al compito di mantenere stabile un fitto tessuto di
relazioni tra il governo centrale e i possessi doltremare, dal momento che coloro che
pongono a disposizione dello Stato i loro vascelli affinch si organizzino i convogli,
sono tenuti, in caso di richiesta, a ottemperare gratuitamente ad alcuni doveri. Essi
devono trasportare ufficiali dello Stato e governatori nelle varie colonie; possono
essere obbligati a condurre materiali da costruzione per opere difensive e di
fortificazione; a volte loro compito provvedere al trasferimento di reparti militari; in
caso di necessit, il comandante della muda si erge a rappresentante diplomatico della
Serenissima, svolgendo missioni presso corti straniere; di solito, infine, i flussi di
denaro da e per le colonie vengono trasportati entro i convogli per la loro maggiore
sicurezza rispetto a imbarcazioni singole. Si tratta quindi di un sistema molto
sfaccettato e complesso e il suo forte ridimensionamento nellarea greca sintomo tra
i pi evidenti del progressivo arretrare delle posizioni di Venezia in una regione del
Mediterraneo nella quale fino ad allora la Serenissima aveva svolto il ruolo di
protagonista.226
Inoltre, aumenta la concorrenza di citt come Ragusa e le colonie veneziane
sono preda di frequenti carestie, dovute alla maggiore difficolt di procurarsi generi
alimentari dalla terraferma greca.227 In generale, si assiste a una notevole contrazione
dei commerci nellAlta Romania, cio nellEgeo e nella Grecia settentrionale e a
Costantinopoli, mentre si mantengono intensi gli scambi nella Bassa Romania
(Cicladi e Peloponneso principalmente), con una particolare prosperit concentrata
226
B. Doumerc, Les flottes dtat, moyen de domination coloniale pour Venise (XVe sicle), in
BALARD-DUCELLIER 1995, pp. 115-126.
227
LUZZATTO 1961, pp. 185-190.
83
84
periodo veneziano, nel 1515 lArcipelago viene attribuito a Giovanni IV dopo aver
rifiutato ai Cavalieri di Rodi la concessione dellisola di Nasso. Infatti, Venezia teme
che porre lordine religioso-cavalleresco al centro delle Cicladi susciti unancor
maggiore recrudescenza degli attacchi turchi, diretti contro quelli che si professano
come i massimi alfieri della Cristianit. Infine, nel 1565 Giacomo IV, lultimo
regnante dellArcipelago, costretto a cedere i propri territori al sultano Selim II,
ponendo termine alla secolare esperienza del Ducato insediato nelle Cicladi.231
Per quanto riguarda lisola di Tinos nel corso del XV secolo, le notizie sono
abbastanza scarse, specialmente in conseguenza del fatto che essa conduce
unesistenza relativamente tranquilla se raffrontata ai rapidissimi avvenimenti che si
verificano nei territori immediatamente circostanti. Ci avviene anzitutto per il fatto
che abbiamo gi rilevato, cio per lesigua rilevanza strategica che la
contraddistingue, per lo meno prima del periodo in cui sar lunico possesso
veneziano rimasto in Levante.
Il governo della metropoli, in alcuni periodi, riuscir a ricorrere nuovamente al
sistema dellaffitto dellisola a un privato per limitare le perdite economiche dovute
alla povert di Tinos e agli oneri derivanti per la sua difesa. Di conseguenza, dopo
essere stata governata da Giovanni Querini tra il 1411 e il 1417, essa sar posta sotto
la tutela di Ordelaffo Falier tra il 1418 e il 1429. Nel 1423 la madrepatria impone alle
colonie di Tinos e Mykonos di armare a proprie spese una galera dotata di 200 armati
per la difesa di Salonicco, il cui protettorato stato appena acquisito. Alcuni anni
dopo, per, il governo veneziano riceve alcune lettere in cui gli isolani lamentano una
cattiva gestione e amministrazione da parte di Ordelaffo Falier e chiedono perci di
passare nuovamente sotto la Serenissima. Valutata la situazione, si decide di
rimuovere effettivamente il locatario, trovato colpevole di alcune prevaricazioni, e
per alcuni anni il controllo viene esercitato direttamente dalla metropoli.232
Ciononostante, lisola verr successivamente attribuita a Stefano de Lilofordosi tra il
231
232
1432 e il 1437 e solo a partire da tale data, dal momento che la minaccia dei Turchi si
fa diretta e incombente, Venezia decide di attribuirsi definitivamente il possesso
dellisola, con tutti i diritti e gli oneri che ne conseguono.233
Tale possesso sembra essere per un attimo messo in discussione dalle pretese
avanzate da un certo Lorenzo Ghisi nel 1446. Questi, sulla base di una genealogia
erronea, appoggiandosi alle norme contenute nelle Assise di Romania, chiede al
Senato di essere reintegrato nei possedimenti un tempo appannaggio della sua
famiglia, cio appunto Tinos e Mykonos. La questione diventa quindi oggetto di
discussione nellassemblea veneziana e, a seguito delle dovute indagini, si giunge alla
conclusione che Giorgio III ha agito del tutto consapevolmente e ha attribuito alla
Serenissima le due isole pronunciando la sua intenzione con la mano sul breviario.
Perci, sebbene leredit sia stata attribuita solo oralmente, tutto ci ha valore
perfettamente legale e, quindi, il governo di Venezia il legittimo proprietario dei
territori oggetto del contendere.
Si procede comunque a votazioni concernenti una possibile maniera di
soddisfare sia il Senato sia laspirante erede e si propone perci di attribuire le isole a
Lorenzo Ghisi purch questo si impegni a versare le tasse dovute alla metropoli.
Essendo per radicalmente mutato in quegli anni latteggiamento degli organi di
governo veneziani nei confronti del caso di Tinos e Mykonos, la proposta viene
respinta perch si preferisce mantenere un controllo diretto, per quanto questo possa
essere oneroso per le casse statali. Si decide infine di far regolare la questione dai
Sindici del Levante e di rimandare laffare a data da destinarsi, una volta conosciuta
lopinione dei magistrati.234 In realt, la pretesa di Lorenzo Ghisi non sar pi presa
in considerazione dal Senato a quanto ne sappiamo e Venezia rester quindi la
legittima proprietaria delle isole.235
233
-, (1390-1715), in
2005, vol. 1, pp. 171-172.
234
Il documento che riporta le decisioni del Senato in merito alla questione avanzata da Lorenzo
Ghisi edito in THIRIET 1958-1961, vol. 3, p. 135.
235
LOENERTZ 1975, pp. 182-183.
86
A partire dalla met del XV secolo, si stabilizza una volta per tutte il sistema di
governo, basato su un Rettore che si mantiene in carica per tre anni e che ha vaste
competenze, in materia fiscale, giudiziaria e militare.236 Tale organizzazione si
manterr sostanzialmente invariata nei secoli successivi, in una Tinos sempre pi
assediata e circondata dalle forze turche, ma che, nonostante i reiterati attacchi e le
progressive difficolt economiche e militari, rester veneziana fino al 1715.
4.6. Epilogo: cenni sugli ultimi secoli di dominio veneziano a Tinos (secoli
XVI-XVIII)
Gli ultimi secoli del dominio veneziano in alcuni territori ellenici possono essere
descritti come una lunga e disperata resistenza nel tentativo di salvare le colonie
dallinevitabile conquista turca. Per quanto riguarda lisola di Tinos, fino al 1669
essa pu essere definita in un certo senso locchio di Creta, che permette di anticipare
le manovre ostili dei Turchi nellEgeo settentrionale avvisando tempestivamente
Candia.237 Sar essenzialmente questo ruolo a stimolare i Veneziani a mantenere per
lungo tempo questo possesso, altrimenti lontano e scarsamente produttivo sotto un
profilo economico. In generale, infatti, questi anni si possono contraddistinguere per
il progressivo isolamento che essi comportano, rendendo la comunit tiniota sempre
pi accerchiata dallavanzata turca fino a risultare lunico avamposto occidentale nel
Levante dopo la caduta di Creta agli Ottomani nel 1669.
Gi nel 1499-1500 vengono perdute Modone e Corone, colonie fino a poco
tempo prima irrinunciabili perch luogo di sosta imprescindibile nella rotta tra
Venezia e il Levante. Nel 1537 si deve lasciare Mykonos, fino ad allora intimamente
legata alladiacente Tinos, fino a costituire con essa ununica entit politica e
amministrativa. Ad essa segue la ben pi importante Nauplio, nel 1540, nonch nel
1571, nonostante la vittoria navale cristiana nelle acque di Lepanto, lisola di Cipro.
Infine, al termine di una lunga resistenza e dopo aver conosciuto un periodo di grande
236
-, (1390-1715), in
2005, vol. 1, pp. 182-190.
237
1951, p. 30.
87
rinascenza, sia economica sia culturale,238 anche Creta diventa ottomana nel 1669,
ponendo fine alla presenza veneziana sul suolo greco, con leccezione delle isole
Ionie239 e, appunto, di Tinos,240 cui bisogna aggiungere la parentesi della parziale
riconquista di alcuni territori in Grecia grazie ai successi militari di Francesco
Morosini, detto il Peloponnesiaco, e che porta a una seconda ma ben pi effimera
Venetocrazia in determinate regioni del Peloponneso a cavallo tra i secoli XVII e
XVIII.
Gli attacchi turchi allisola delle Cicladi sono comunque molto frequenti durante
tutto questo periodo, anche se nessuno sar tanto definitivo da portare allannessione
ottomana dellisola prima del 1715. Ci avviene anche grazie al fatto che i Tinioti si
dimostrano generalmente assai fedeli alla Serenissima e tale lealt aumenter
ulteriormente nel corso del tempo, in quanto Tinos diventa una sorta di rifugio per i
Cristiani che, dovendo fuggire dalle terre turche per un qualunque motivo, la
eleggono a luogo di residenza. In virt di tale afflusso, la popolazione isolana
aumenta costantemente in questi secoli, anche se difficile avere stime certe e
incontrovertibili.
A tal proposito merita fare un accenno al personaggio di Francesco Coronello.
Quando nel 1565 il Ducato dellArcipelago passa nelle mani del governo di
Istanbul,241 il sultano Selim II affida il compito di governare il nuovo possesso al
notabile Joseph Nasi, il quale a tale scopo si avvale della collaborazione appunto di
Francesco Coronello. Questi suscita immediata apprensione presso i Tinioti, non
tanto per il fatto che si dimostra estremamente rapace e avido nella conduzione delle
isole circostanti, quanto piuttosto perch diventa ben presto consapevole del fatto che
238
Tanto grande la fioritura della letteratura a Creta tra XVI e XVII secolo che tale periodo
normalmente definito come Rinascenza cretese e si caratterizza per unestrema variet e qualit dei
risultati letterari. Cfr. VITTI 2001, pp. 64-85.
239
Tali isole saranno lunico territorio greco a non conoscere il dominio ottomano se non per un
breve periodo nel XIX secolo. Restano infatti alla Repubblica di Venezia fino al 1797, quando
entreranno a far parte delle conquiste napoleoniche. In seguito, seguiranno vicende affatto
particolari, per poi diventare parte della moderna nazione greca nel 1864.
240
THIRIET 1959, pp. 441-445.
241
Cfr. supra, pp. 83-84.
88
Tinos, con il suo ruolo di asilo per i fuggiaschi dai territori turchi, costituisce un
elemento fortemente destabilizzante in tutto lEgeo e esprime questa sua convinzione
in alcune relazioni al Sultano. Di certo poco amato anche dai sudditi cicladici su cui
esercita un controllo diretto, Coronello viene catturato di sorpresa nella notte da
alcuni abitanti di Siros e successivamente consegnato a 3 navi di passaggio dirette
verso Creta.242 Venuti a conoscenza di questo fatto, gli abitanti di Tinos chiedono che
sia loro consegnato ma la Serenissima decide di farlo giudicare a Candia. Egli
riuscir ad ogni modo a riacquistare la libert senza dover scontare alcuna
punizione.243
Comunque,
sar
principalmente
il
ruolo
dellisola
cicladica
stigmatizzato a suo tempo dal funzionario Coronello a indurre gli Ottomani nel 1715
a condurre il colpo di mano finale che priver Venezia del suo ultimo territorio
nellEgeo.
Risalendo di alcuni anni, un evidente esempio dellattaccamento alla metropoli
adriatica data dagli eventi tinioti svoltisi tra il 1537 e il 1538. In questi anni, il
pirata turco Khair-ad-Din Barbarossa conquista per conto della Sublime Porta
numerose isole veneziane, tra cui Egina, che viene fatta oggetto di un terribile
massacro, Mykonos e i territori del Ducato dellArcipelago, che vengono sottoposti a
un primo tributo. Tra le isole oggetto di tale conquista, troviamo appunto Tinos, la
quale effettivamente conosce alcuni mesi di occupazione turca in queste date. La
permanenza dellesercito ottomano terminer per ben presto per linsurrezione degli
isolani, che ricevono aiuto da una compagnia di mercenari inviata alluopo dal
governo di Creta e capeggiata dal nuovo Rettore, Zorzi Duodo. Sebbene sia doveroso
registrare la presenza di una fazione filoturca, che ha i suoi esponenti principalmente
tra i piccoli proprietari delle campagne, daltra parte maggiormente esposti a
eventuali rappresaglie degli Ottomani in quanto non protetti dalla fortezza presente
nel capoluogo dellisola, necessario registrare la rapidit e la determinazione del
242
243
ceto urbano e di gran parte del ceto rurale nel perseguire lo scopo di sfuggire al
dominio turco e tornare sotto il controllo della Serenissima.244
Attacchi turchi si susseguono a intervalli sempre pi serrati successivamente:
nel 1570 con Pial Pasci e poi nel 1645, nel 1654, nel 1658, nel 1665 e cos via.
Inoltre, nonostante lattaccamento alla metropoli dimostrato dai Tinioti, bisogna dire
che Venezia cerca in alcune occasioni, dopo il 1669, di utilizzare la piccola isola
delle Cicladi come merce di scambio per lisola di Creta, nel tentativo di
riappropriarsi di una colonia ben pi significativa e importante. In ogni caso, il
governo turco non d mai seguito a tale offerta per evidenti motivi.245
Altro fenomeno che necessario registrare in questi secoli la presenza
sullisola, in alcuni periodi, di forze militari espressione di altre potenze cristiane,
come quella del genovese Tomaso Bernab o quella del pirata corso Giorgio Marino.
Infatti Tinos diventa progressivamente lunica base di appoggio delle operazioni
militari occidentali nellEgeo, in quanto si trova a essere lunico territorio in grado di
garantire una certa sicurezza agli eserciti di passaggio.246
Nonostante questa resistenza a oltranza, verso la fine del XVII secolo
cominciano a notarsi alcune inefficienze da parte di Venezia nel garantire la difesa di
Tinos, soprattutto a causa della lontananza e del sempre maggiore isolamento della
colonia.247 Quando nel 1714 scoppia un nuovo conflitto tra la Serenissima e gli
Ottomani, la sorte dellisola appare segnata. Lanno seguente, infatti, il navarca turco
Tzanm Chotza sbarca con 25000 soldati il 5 giugno. Il fronte interno della colonia si
spezza in due fazioni, una delle quali, capeggiata dal capo militare Lorenzo Locatelli,
propugna la necessit di resistere allattacco turco, mentre laltra, di cui fa parte il
rettore Bernardo Balbi, considera inutile ogni difesa e propone di consegnarsi al
navarca. Alla fine, prevale la seconda istanza, non si sa se a seguito di corruzione del
244
rettore da parte dei Turchi, e la citt viene consegnata in maniera indolore agli
Ottomani. Tale passaggio viene definitivamente ufficializzato con la pace di
Passarowitz del 1718. 248 Termina in questo modo il lunghissimo dominio veneziano
di Tinos, che sar in seguito governata dalla Sublime Porta fino al 1822 con una
breve parentesi di governo russo tra il 1770 e il 1775.249
5. Lamministrazione dellisola
Dopo aver descritto le principali tappe dello sviluppo storico dellisola, anche in
rapporto al pi ampio quadro degli avvenimenti nellarea greca risultanti dalla IV
Crociata e dal conseguente insediamento latino in Romnia, si passa ora a descrivere
le principali caratteristiche dellamministrazione di Tinos, intesa nei diversi aspetti
politici, amministrativi, militari e di tassazione. A tale scopo, si analizzano anzitutto
gli elementi distintivi del governo esercitato dalla famiglia dei Ghisi. Si tratta in
questo caso della gestione da parte di una famiglia privata, relativamente
indipendente rispetto alla madrepatria e con estesi interessi anche nella
importantissima colonia di Negroponte. Risulta in tal senso molto interessante vedere
come interagiscono questi due differenti aspetti nella conduzione di tali possessi e
nelle relazioni con il governo centrale di Venezia.
Successivamente, si prendono in considerazione le caratteristiche del governo
diretto da parte della Serenissima, a partire dal XV secolo. Il passaggio avviene in
seguito a una serie di sperimentazioni relative a diverse forme di gestione, ma non ha
significative ricadute per quanto riguarda la vita quotidiana della popolazione tiniota.
Ciononostante, la nuova condizione impone inevitabilmente alcuni cambiamenti,
sebbene gli elementi di fondo restino per lo p invariati e non si assista a eccessivi
rivolgimenti.
248
249
primo magistrato a capo del nuovo stato di Gerusalemme nel 1099.252 Tale filiazione
contenuta nel prologo stesso delle Assise a noi pervenute, le quali sono precedute da
unintroduzione storica che fa riferimento appunto a Goffredo di Buglione ma anche
allimperatore Baldovino II, che verso la met del XIII secolo avrebbe dato un codice
legislativo al Principato dAcaia dopo averne ricevuto una richiesta in tal senso. In
realt, come dice il loro stesso nome, esse devono essere piuttosto il risultato di una
serie di assise, cio sedute, dei pari dAcaia allo scopo di mettere per iscritto in un
testo unitario le numerose consuetudini e usanze aventi corso nello Stato. Nonostante
la codificazione scritta, non si in presenza di una Costituzione come la si pu
intendere secondo parametri moderni ma semplicemente una fissazione di un diritto
che resta comunque essenzialmente consuetudinario e che, in quanto tale, pu essere
soggetto ad alcune variazioni nella sua applicazione.253
Esse quindi paiono formarsi progressivamente nel corso del XIII secolo,
principalmente nellambiente della corte del Principato di Morea, ma ci sono
pervenute solamente in una stesura in dialetto veneto intitolata Libro de le Uxanze e
Statuti de lo Imperio de Romania. Lexplicit, in latino, recita Liber de
Consuetudinibus Imperii Romaniae, e questa la dicitura normalmente adottata.254 La
prima notizia di un libro giuridico di riferimento, utilizzato da Guglielmo II di
Villehardouin per cercare di dirimere un processo, si ha nel 1276255 ma la
252
formulazione scritta a noi giunta risale agli anni tra il 1311 e il 1346 ed espressione
della societ moreota franca, lunica organizzazione feudale latina sufficientemente
numerosa, coesa e stabile da poter procedere a una codificazione legislativa. Tuttavia,
in essa confluiscono una serie di tradizioni molto diversificate, che possono essere
fatte risalire a diversi fattori, sia interni sia esterni al Principato. I fattori interni sono
principalmente la mentalit feudale dei conquistatori franchi, la presenza di realt
legislative preesistenti e di forte tradizione nonch lo stato di guerra quasi
permanente in tutti i territori in questione. Le tradizioni esterne che, con una certa
difficolt, possono riconoscersi nel codice discendono principalmente dallImpero
Latino di Costantinopoli, dalla dominazione angioina in Morea dopo il periodo dei
Villehardouin e dal modello per eccellenza di Stato crociato, cio appunto i Regni di
Cipro e Gerusalemme.256
Il testo che ci giunto diviso in 4 sezioni fondamentali. La prima, assai vasta,
ha per oggetto le relazioni vassallatiche, la seconda parte riguarda le prerogative del
principe e degli ufficiali, la terza enuncia le leggi riguardanti i villani e i parechi
greci, mentre lultima sezione riunisce una serie di enunciati relativi a numerosi temi,
quali ad esempio leredit, il testamento o tutto quanto attiene alla borghesia
cittadina.257 Solamente scorrendo questa partizione generale, evidente il ruolo
preponderante che gioca lelemento della regolamentazione dei rapporti feudali,
rispetto a temi quali ad esempio quelli del diritto contrattuale e commerciale, che vi
hanno invece un posto assolutamente secondario. Questo aspetto riflette daltronde le
caratteristiche di fondo del Principato dAcaia, che ha un carattere in primo luogo
agricolo e feudale mentre la tradizione urbana e mercantile vi assolutamente
marginale, anche in senso strettamente geografico, dal momento che si concentra nel
porto di Chiarenza.258 La presenza di doppioni di alcune norme testimoniano che
riconoscimento, perch si dimostra in grado di dirimere una causa quando le perorazioni non erano
state sufficienti a tale scopo.
256
JACOBY 1971, pp. 14-15.
257
JACOBY 1971, pp. 88-89.
258
Laltro porto, quello di Monemvassia, infatti gi perduto nel 1261. Del resto, a Chiarenza
agiscono quasi esclusivamente commercianti veneziani e lelemento franco vi pressoch
94
devono esserci dei testi preesistenti alla stesura giunta fino a noi, mentre alcune
diciture denunciano il fatto che vengono messe per iscritto anche leggi derivanti da
tradizioni orali.259
Rispetto alla precedente tradizione bizantina, si registrano sostanziali differenze
che porteranno a fondamentali rivolgimenti nella vita quotidiana delle popolazioni
assoggettate. Anzitutto, il diritto bizantino prevede che tutti, in quanto sudditi dello
Stato, siano sottoposti a una medesima giurisprudenza discendente dallimperatore.
Al contrario, il diritto feudale fondamentalmente privato e concepisce che vi siano
diversi ordini di legge a seconda dei rapporti gerarchici, delletnia e della condizione
personale. Sostanzialmente, dalla territorialit si passa alla personalit della legge,
che consente quindi la compresenza di diversi testi legislativi.260 Inoltre, da un
sistema giuridico scritto e sistematico, di discendenza romana, si passa a uno
essenzialmente consuetudinario, affidato in buona parte al giudizio del massimo
esponente della gerarchia feudale, come ad esempio il principe dAcaia o i re
angioini, cui si affianca per le decisioni pi gravi e importanti la necessit che sia
favorevole la maggioranza dei componenti lassemblea dei feudatari. Ci fa s anche
che diverse tradizioni, facenti capo a numerosi territori, possano coesistere in un
medesimo Stato.
Questo testo ha irradiato dapprima la sua influenza nelle colonie veneziane
private che, in quanto tali, sono gestite secondo il modello feudale, dimostrando di
ottenere un rapido successo anche per la necessit di armonizzare le assai differenti
tradizioni legislative facenti capo al multiforme mondo dei Crociati. Solo a partire dal
XV secolo, attraverso gli adattamenti opportuni, verranno applicate anche negli
insediamenti veneziani veri e propri. In ogni caso, dal momento che in tutti i nuovi
organismi statali si applica il principio della personalit della legge, si assiste al
mantenimento del diritto consuetudinario greco che viene conservato ai popoli
inesistente. A maggior dimostrazione di ci, vi il fatto che la capitale dAcaia corrisponde in
pratica allinsediamento sparso nelle pianure dellElide. Cfr. BON 1969, pp. 317-361.
259
JACOBY 1971, pp. 71-74.
260
JACOBY 1971, p. 309.
95
assoggettati.261 In tal modo, si instaura una sorta di legislazione a doppio binario, che
nel caso dellisola di Tinos si esprime appunto nel e nelle latine
Assise.
Per quanto riguarda le cariche che presiedono allamministrazione dellisola, a
capo della gerarchia di potere si trova naturalmente lesponente della famiglia Ghisi
che detiene la propriet del territorio. Vi poi il bailo, una sorta di alter ego del
dinasta, che presiede le sedute del tribunale e si trova al comando dellesercito dei
feudatari sotto posti ai Ghisi. Le forze navali a disposizione di Tinos per garantirne la
difesa marittima sono sotto il controllo di un duca, nome di derivazione bizantina dal
momento che nellImpero greco l ha appunto il titolo di
. La guarnigione a protezione del castello centrale dellisola capeggiata da
un catepano, mentre si registra nei possessi dei Ghisi un titolo sconosciuto alle altre
Isole Cicladiche, cio quello di protosebasto. Non si in grado di dire se tale titolo
corrispondesse a delle competenze specifiche, ma pi probabile che non avesse un
reale utilizzo e che sia stato mantenuto in quanto ereditato da un provvedimento che
si fa risalire allimperatore bizantino Alessio Comneno. In ogni caso, stando ai
documenti, tale carica viene soppressa assieme a quella di catapano e a quella di
duca nel 1432 durante il dominio veneziano,262 le ultime due perch sostituite da
nuove figure amministrative che si sarebbero andate a sovrapporre, mentre per quanto
riguarda il titolo di protosebasto ipotizzabile che si sia provveduto precisamente
alleliminazione di un titolo ormai svuotato del suo significato.
A soprintendere allapparato burocratico e alla conservazione dellarchivio
relativo allamministrazione dellisola si trova un cancelliere. Inoltre, un avvocato
fiscale detiene particolari competenze in materia di tassazione, sia rispetto ai
feudatari di origine latina, sia rispetto ai Greci assoggettati. Come risulta evidente dai
titoli adottati, la gerarchia militare subisce nella sua articolazione una forte influenza
da parte della tradizione bizantina, mentre lapparato burocratico traduce una
261
terminologia
di
ispirazione
occidentale
e,
in
particolare,
derivante
263
267
In relazione alla tassazione diretta, essa non devessere stata eccessiva sotto i
Ghisi. Questi infatti, come si notato, non pretendono di ricavare guadagni di rendita
direttamente dai loro possessi e daltronde il servizio militare gi abbastanza
oneroso per la popolazione. In ogni caso, essa presenta le caratteristiche comuni al
complesso del mondo coloniale veneziano e deriva in larga misura dal modello
bizantino. In effetti, dopo la conquista la Serenissima e gli altri organismi statali
crociati preferiscono generalmente rispettare le preesistenti consuetudini locali per
evitare di creare motivi di attrito e perch comunque la tassazione bizantina
costituisce un sistema gi di per s complesso e articolato, pi che sufficiente per le
esigenze delle nuove potenze. Della tradizione greca si rileva addirittura la
terminologia impiegata, che viene adattata pi o meno precisamente alle esigenze di
scrittura latina.271 Tale vera e propria traduzione tanto pi semplice per Venezia
rispetto agli Stati feudali in quanto la Serenissima condivide con lImpero dOriente
unanaloga concezione dello Stato e gi prevede allinterno del proprio ordinamento
la centralit di figure professionali come quella del notaio, dalle caratteristiche e
prerogative del tutto paragonabili allomologo bizantino.272
Lunit di misura alla base della fiscalit bizantina la stasis, che comprende la
casa di abitazione allinterno del villaggio e le parcelle di terra in possesso del
contadino per svolgere attivit agricole e allevare volatili. Tale fondo ereditario e
pu essere diviso tra gli eredi maschi, mentre per qualunque altra operazione
(vendita, alienazione) necessario lintervento del signore. Il riferimento per la
tassazione personale quindi essenzialmente agricolo, mentre la fiscalit indiretta
assume altre forme e riguarda in primo luogo dazi e dogane.273
Si registra cos la presenza dello zemoro, dal greco , consistente in un
decimo dei ricavati agricoli; del capinicho, da , che si applica alle case sia
rurali sia urbane, come del resto suggerisce il nome che allude al fumo derivante dal
271
focolare domestico; dello zovaticum o socariaticum, che trae il nome dal bizantino
e pesa sui contadini in possesso di terreni e in particolare di capi di
bestiame, appositamente registrato in appositi elenchi del governo; dellaricum, da
che viene pagato dalla popolazione greca; e infine dellacrosticho o
, tassa sui detentori non latini di terreni statali e non. Non invece
menzionata la tansa, una speciale imposta che grava su artigiani urbani e in generale
lavoratori non agricoli. Sebbene non sia attestata esplicitamente nei possessi dei
Ghisi, essa deve essere presente perch comune a tutto il mondo veneziano.274
Per quanto riguarda la tassazione indiretta, non si hanno in merito notizie
circonstanziate in relazione a Tinos. Solitamente, le imposte indirette gravano
principalmente sugli scambi commerciali, nella forma di dazi e di diritti di dogana, o
si configurano come imposte al consumo, come ad esempio la misseteria sulle
transazioni commerciali.275 Relativamente ai dazi, essi non devono essere applicati
per lo meno sui mercanti veneziani, che daltronde costituiscono certamente la
stragrande maggioranza dei commercianti di Tinos. Infatti, questa la condizione
generalmente imposta dalla Serenissima ai feudatari privati e del resto si ha la
conferma dal fatto che, al momento in cui Venezia cerca dopo il 1390 un locatario cui
affidare le due isole delle Cicladi, tra le clausole ineludibili vi quella
dellimpossibilit da parte del concessionario di esigere dazi dai commercianti
veneziani.276 In merito, invece, alla misseteria, lecito ipotizzare che le transazioni
commerciali su Tinos non raggiungessero volumi sufficientemente ampi da rendere
interessante imporre una tassa di tale natura.
Sempre in merito allorganizzazione finanziaria di Tinos, bisogna registrare
liniziativa di Giorgio I Ghisi, personaggio come abbiamo visto dotato di una certa
ambizione e intraprendenza,277 che decide di fondare una zecca. Tale azione si iscrive
274
in una tendenza generalizzata che si pu registrare nella Grecia latina tra il 1280 e il
1320, lasso di tempo in cui si assiste al proliferare di numerose coniazioni locali dopo
un lungo periodo di dipendenza monetaria in rapporto allOccidente franco e
allOriente bizantino. In effetti, lImpero Latino di Costantinopoli non conier mai
moneta propria, bens si limiter a imitazioni di quella bizantina e nicena, come del
resto tradizione anche negli Stati crociati della Terrasanta. Ci dovuto
principalmente al fatto che si tratta di Stati feudali scarsamente centralizzati, perci
privi dellautorit sufficiente a imporre una riforma monetaria che dai sudditi per lo
pi percepita come una sorta di truffa da parte dello Stato, il quale sicuramente da
nuove coniazioni cerca di procurarsi margini di guadagno superiori rispetto a prima.
Per quanto riguarda Venezia, i mercanti italiani hanno gi da molto tempo a che fare
con i pesi e le monete orientali e non sentono perci la minima esigenza di cambiare
la situazione subito dopo la conquista. Solo una volta stabilizzato linsediamento in
Levante, la Serenissima si considerer in grado di avocare a s un ruolo di maggiore
influenza nella monetazione del Mediterraneo orientale e imporr quindi alcune
innovazioni.278
Con la conquista del 1204, la regione ellenica passa rapidamente dal sistema
trimetallico bizantino a quello occidentale basato sulla centralit dellargento.
Modello di riferimento dapprima larea francese, che impone ampio ricorso ai
tornesi o tournois e in generale a monete di piccolo taglio, mentre per esigenze di
pagamento maggiore il parametro resta quello delliperpero di Costantinopoli, di
tradizione greca. Dal 1284 Venezia, ispirandosi allesempio di Genova e Firenze,
cerca di ritagliarsi un ruolo maggiore nella monetazione in Oriente tramite
lemissione dei celebri ducati in oro, che resteranno per sempre abbastanza rari nelle
isole e, ancor pi, nella terraferma greca. A questo proposito, bisogna sottolineare il
problema che sovente si pone nellinterpretare gli atti notarili e i documenti del
periodo, perch in molte occasioni non si in grado di capire se ci si trovi di fronte a
278
L. Travaini, La Quarta Crociata e la monetazione nellarea mediterranea, in ORTALLIRAVEGNANI-SCHREINER 2006, vol. 1, pp. 525-553.
102
conseguenza non solo delle dimensioni territoriali ma anche del ruolo molto forte che
esso comporta nelle contrattazioni con la madrepatria. Infatti, i signori dei Terzieri
detengono una prerogativa che spesso costringe Venezia a scendere a compromessi
con loro per potersi garantire la loro fedelt, necessaria ad assicurarsi una colonia del
rango dellEubea.
La presenza dei Ghisi a Negroponte inizia con il matrimonio di Agnese Ghisi
con Ottone di Cicone nella seconda met del XIII secolo283 e durer fino alla fine del
loro dominio nel 1390, in seguito alla morte di Teodora Asan.284 In particolare, per,
le vicende dellEubea si legano alle sorti del ramo della famiglia che controlla Tinos
e Mykonos in seguito al matrimonio di Giorgio I con Alice delle Carceri nel 1299, tra
laltro con i conflitti per quanto riguarda gli obblighi feudali cui si gi accennato e
che sono tuttaltro che infrequenti nel mondo della Romania latina.285
Bisogna cercare adesso di capire pi da vicino come articolata
lorganizzazione dei Terzieri e quali obblighi e diritti tale ruolo comporta. I Signori
dei Terzieri, altrimenti detti Lombardi in riferimento a quelli che ne sono stati i primi
esponenti, provenienti appunto da Verona o citt della terraferma, si riuniscono in un
collegio che si esprime con una sola voce unitaria e, perci, ad esempio dotato di un
unico cancelliere. Tale consiglio quindi lorganismo con cui si rapporta il bailo
veneziano della citt di Negroponte, che invece diretta emanazione del governo
della metropoli. I Signori sono altres i proprietari del ponte che attraversa lEuripo,
cio lo stretto braccio di mare che separa lEubea dalla terraferma attica. 286 Di tale
possesso fanno evidentemente parte anche i dazi e i pedaggi commerciali connessi
alla costruzione, che vengono spartiti equamente tra i detentori dei diritti.287
Limportanza strategica vitale di tale infrastruttura evidente e testimonia
dellampiezza delle prerogative dei Lombardi in rapporto a Venezia. Tale stato di
283
104
precise politiche. Daltro lato, quando tali indirizzi si scontrano con diversi interessi
delle famiglie private in possesso dei territori, queste possono fare appello al fatto che
in effetti sono vassalli di altri poteri feudali, principalmente dellImpero Latino e,
dopo la dissoluzione di questo, del Principato dAcaia, e che solo a tali organismi essi
debbono stretta obbedienza, oppure si limitano semplicemente a ignorare le
disposizioni della metropoli.
Cos, da un lato la Serenissima ottiene che i territori appartenenti ai Ghisi e ai
Sanudo siano inclusi nei trattati di pace, per esempio in quello del 1285 successivo
alle operazioni di Licario,292 allegando limpegno da parte delle due famiglie a non
condurre azioni di pirateria ai danni dei Bizantini o di qualunque potenza sia parte del
trattato, ma dallaltro lato non ha sufficienti strumenti legali per imporre losservanza
di tale clausola e il Senato si trova spesso a dover condurre lunghi processi che di
frequente si scontrano con una sorta di resistenza passiva da parte degli accusati.293
Inoltre, per dare unidea della complessit di tali relazioni, anche in rapporto alla
necessit da parte della Repubblica di tutelare gli interessi delle diverse famiglie
veneziane installatesi nelle isole greche, basti pensare ai numerosi conflitti sorti tra
tali famiglie, come quello per il possesso delle isole di Ceo e Serifo294 o ancora il
caso di Siros,295 che danno adito a una sequela di azioni legali che pu durare anche
decenni e a volte non approda a risultati definitivi. In effetti, larma pi immediata
per ricondurre alla ragione i feudatari indisponibili a ottemperare alle richieste del
governo della metropoli quella del sequestro dei beni in loro possesso nella citt di
Venezia, ma spesso tale sistema si rivela insufficiente a garantire la tempestiva
applicazione delle disposizioni.296
292
reperire tali locatari e dopo che lavanzata turca fa s che qualunque territorio diventi
utile al fine di organizzare un sistema commerciale che possa reggere alla mutata
situazione, soltanto allora si stabilisce un controllo diretto in una forma che si
protrarr per alcuni secoli.
Prima di prendere approfonditamente in esame le modalit di gestione di Tinos,
necessario premettere alcune precisazioni generali riguardo allevoluzione nel
sistema coloniale veneziano del codice giuridico di riferimento dellOriente latino,
cio le Assise di Romania. Infatti, esse vengono sottoposte a un sistematico processo
di revisione e armonizzazione che consente di accoglierle nella loro integrit
allinterno della gestione dei possedimenti a partire dal XV secolo.
Come gi abbiamo osservato, trattandosi di un diritto consuetudinario, esse sono
applicate in determinati casi e pi o meno fedelmente gi in precedenza anche nei
territori della Serenissima e specialmente nella colonia di Negroponte, un territorio
sui generis in quanto investito da un forte grado di feudalizzazione per il suo statuto
particolare fin dal momento della conquista.299 Parte dalla popolazione dellEubea la
richiesta, pi volte espressa tra il 1411e il 1420 circa, di stabilire una formulazione
definitiva di tale legislazione per potersi pi efficacemente proteggere da eventuali
soprusi degli ufficiali inviati dalla madrepatria. Infatti, a partire dal 1390, essendo
venuto meno il consiglio dei signori dei Terzieri e quindi un bilanciamento rispetto al
potere veneziano, i governatori della colonia tendono spesso a non rispettare gli usi
locali, sia per ignoranza sia con lintenzione di garantirsi privilegi o di imporre
obblighi che non dovrebbero sussistere. I cittadini chiedono perci che si codifichi
una volta per tutte una legislazione che delimiti inequivocabilmente diritti e doveri
delle diverse componenti feudali, sia in rapporto ai feudi sia in relazione alle
angherie che ne discendono.
A tal fine, viene istituita una commissione composta da 12 cittadini di
Negroponte con il compito di redigere il testo legislativo, che viene quindi inviato a
Venezia per il controllo da parte del governo centrale. In merito alla richiesta di
299
riconoscere anche le leges e gli ordines emanati dalle autorit locali nel corso del
tempo o comunque particolari alla colonia, la Serenissima si riserva il diritto di
esaminarli attentamente per verificare che non vadano a contrastare con gli interessi
della metropoli. Quanto deriva da questopera legislativa viene poi reinviato sub
bulla ducali allEubea nel 1453, diventando legge della colonia. Dal Senato vengono
formulati anche 37 Capitoli azonti, cio provvedimenti ulteriori che si considerano
utili a soddisfare alcune peculiarit del territorio in questione.300 Oltre a tutto questo,
per, si introduce una significativa innovazione, in quanto si stabilisce che, ove la
legislazione cos organizzata difettasse in qualcosa ai fini di dirimere particolari
processi, bisogner ricorrere non pi agli usi locali ma bens alle leggi della
Serenissima, delle quali viene inviata una copia. In tal modo, da un lato si attribuisce
alla popolazione della colonia la facolt di assumere un ruolo attivo nel costruire il
sistema normativo, dallaltro lato per si approda a un esito di maggiore
centralizzazione e normalizzazione nel complesso dei possedimenti di Levante.301
A questo punto, le Assise di Romania cos formulate possono essere estese a
tutto il sistema coloniale, nonostante le forti differenze, specialmente di ordine
sociale, che sussistono tra i diversi territori. Negli ambiti ove questo testo faccia
difetto, si ricorre al diritto veneziano e ci avviene in particolar modo nellambito
commerciale e criminale, particolarmente sviluppati nella giurisprudenza della
Serenissima. Dora in poi, per, il sistema normativo si caratterizzer nei secoli
successivi per un estremo conservatorismo, tale da arrivare al punto che, allorch nel
1797 cadr la Repubblica di Venezia, nellultimo possesso coloniale rimasto, cio
quello di Corf, sar ancora in vigore la legislazione codificata nella prima met del
XV secolo.302
Passiamo adesso a osservare pi da vicino la colonia di Tinos, alla quale viene
attribuito un posto ben preciso nella complessa organizzazione dei possessi
300
Sei di questi capitoli sono trascritti in HOPF 1873, pp. 223-226, e riguardano problematiche quali
ad esempio i pascoli o la gestione delle riserve cerealicole.
301
JACOBY 1971, pp. 95-113.
302
JACOBY 1971, p. 311.
109
doltremare. Sotto il profilo amministrativo, infatti, bisogna dire che in linea generale
il sistema di governo delle colonie organizzato secondo unarticolata gerarchia di
poteri. Al vertice di questa linea di comando si trovano naturalmente i massimi organi
della Repubblica, cui spetta in ultima istanza qualunque decisione di rilievo e che
possono intervenire ogni qual volta considerino che si verifichino atti non conformi
agli interessi della metropoli. Si tratta di unorganizzazione molto rigida di
centralizzazione fiscale e militare, che pone al primo rango fondamentalmente gli
interessi di Venezia, in funzione dei quali gestito tutto il sistema territoriale. Tali
interessi sono di natura anzitutto commerciale ed economica.303
Sula seconda linea di tale piramide, ci sono a partire dalla fine del XIV secolo i
regimina e i baiulati, che si distinguono fondamentalmente per le dimensioni
rispettive, per cui ad esempio Creta appartiene alla prima categoria mentre
Negroponte, a capo della quale si trova un bailo appunto, rientra nella seconda. Tinos
rientra nella giurisdizione di Negroponte fino alla conquista dellEubea da parte dei
Turchi (sancita nella pace del 1479); successivamente diventa territorio dipendente da
Creta, finch, dopo la caduta di questultima nel 1669, per alcuni decenni non diventa
un possedimento immediatamente legato alla madrepatria.
Il bailo di Negroponte e, in seguito, il duca di Creta hanno il compito di vigilare
sulla buona condotta dei governatori delle singole colonie da loro dipendenti. Sono
eletti dal Maggior Consiglio, appartengono a famiglie iscritte nelle liste della nobilt
e sono perci diretta espressione della metropoli. Detengono ampi poteri
amministrativi, sono in carica generalmente per due anni ma lincarico prorogabile
in caso di necessit. Non possono durante il periodo di magistratura dedicarsi ad
attivit commerciali per non creare possibili conflitti dinteresse e sono assistiti da un
complesso sistema di consigli e funzionari, che riproducono in piccolo larticolazione
dellamministrazione centrale di Venezia.
Almeno in linea teorica, ogni decisione di una qualche importanza devessere
approvata dal governo centrale, cui il bailo o il duca dovrebbe rivolgersi
303
bene
(con)s(er)vabunt(ur)
(et)
manutenebunt(ur),
esprimendo
una
preoccupazione per il bestiame che come vedremo costante nel governo centrale; si
dissodino campi e terreni fino ad allora non coltivati; plantari faciet vites (et) arbores
et fieri faciet de mele in quantitate.
Ai fini del controllo e della coesione generale dei dispersi territori coloniali,
necessario che ogni possesso abbia buone infrastrutture, per cui conabit(ur) facere
aptari portu(m) deinde ut possint onerari res (et) bona insular(um) predictar(um) (et)
mitti Nig(ro)ponte(m) vel Venet(um), dal che si trae conferma del fatto che
Negroponte riveste la funzione di porto di riferimento per Tinos. Naturalmente, lo
Stato si riserva di revocare a s il controllo diretto dei territori in questione a propria
discrezione, non appena si rendesse conto che ci sarebbe negli interessi della
comunit. Si stabilisce inoltre la soppressione delle cariche di duca, catapano e
protosebasto, evidentemente considerate inutili e che pesano sulle casse dello Stato
per oltre cento iperperi allanno.
Esprimendo l esortazione a che lazione di governo sia conforme agli interessi
della Repubblica, si sancisce che Regimen Nig(ro)pontis, a quo de s(upra)s(crip)to
113
Stefano n(ost)ro d(omi)nio facta fuit fides (et) q(uod) statu(m) (et) (con)ditione(m)
ip(s)ar(um) insular(um) optime cognoscit, videat (et) examinet ea q(uae) idem
Stefano facere intendit. In tal modo, si sottolinea qual la gerarchia di comando e il
sistema di controllo per garantire la coerenza della politica e dellamministrazione dei
singoli possedimenti.
Prima per di procedere allassegnazione, il bailo residente nella citt
dellEubea tenuto a mettere ad incantu(m) publicum il reddito delle isole, per
verificare non ci siano aspiranti locatari intenzionati a pagare un canone daffitto
superiore ai duemila iperperi. Se dopo quindici giorni non verranno formulate offerte
in tal senso, allora Stefano de Lilofordosi potr legittimamente insediarsi, assicurando
evidentemente la sua costante residenza nellisola. Dopo aver deliberato in proposito
ad alcune diatribe in merito ad alcuni piccoli feudi dellisola cui viene data una
soluzione che il nuovo governatore tenuto a far rispettare non appena insediato, si
ricorda che ip(s)e Stefanus, filij et h(e)r(e)des sui in p(er)petuu(m) teneat(ur) cu(m)
p(er)sona (et) armis suis libere servire n(ost)ro d(omi)nio in galea vel galeota quae
armabit in insulis pred(ic)tis totiens quotiens armabit p(ro) n(ost)ro co(mmun)i.
Infatti, il locatario a tutti gli effetti feudatario della Repubblica e ci comporta
evidentemente precisi obblighi militari.306
Si vede chiaramente, quindi, come si impartiscono ordini ben precisi e come si
limitano in modo minuzioso le competenze di chi si va a insediare nel territorio.
Naturalmente, la forte centralizzazione, che la soluzione trovata da Venezia per
armonizzare e legare insieme i territori cos sparsi e disconnessi del suo Impero,307
non pu esercitarsi pienamente come sarebbe nelle intenzioni, perch le
comunicazioni tra centro e periferia richiedono tempi estremamente lunghi e non
permettono un monitoraggio costante. La possibilit che viene per data alla
popolazione di organizzarsi per inviare ambascerie direttamente al Senato, come
306
avviene in non poche occasioni a quanto appare dai registri dellorgano di governo
veneziano, garantisce agli abitanti dei possedimenti unarma efficace per proteggersi
dalleventuale malgoverno di alcuni personaggi.
Il ruolo del magistrato superiore a governo della colonia prevede
laffiancamento di una serie di altre figure amministrative minori. Vi naturalmente
un cancelliere, che si occupa di mantenere gli archivi e di redigere gli atti ufficiali
con la collaborazione di un certo numero di scrivani. Il bailo, da non confondere con
il magistrato di Negroponte dal medesimo nome, dal 1460 originario dellisola
stessa e fa da tramite tra la popolazione locale e il governo veneziano, specialmente
per quanto riguarda gli aspetti fiscali e militari. Esso viene eletto il 25 aprile di ogni
anno: in tale data, il Governatore convoca i cittadini abitanti nel Castello e fornisce
loro i nomi di 4 persone provenienti da altrettante famiglie e tra questi nomi
lassemblea elegge il bailo, che rester perci in carica per un anno.308
Per quanto riguarda lambito dellamministrazione della giustizia, oltre al
governatore dellisola che naturalmente detiene le massime prerogative, vi sono due
giudici che si dedicano alla giustizia minore o bassa, mentre in caso di necessit
possono essere nominati due giudici straordinari. In ogni caso, quanti sono sottoposti
a giudizio hanno la possibilit di appellarsi eventualmente al bailo di Negroponte e,
in ultima istanza, anche ai tribunali veneziani. Ci vale almeno in linea teorica, dal
momento che soprattutto il pi alto grado di giudizio appannaggio di quei
pochissimi che possono permettersi il viaggio fino a Venezia e le relative spese
processuali e di soggiorno che tale opzione comporta. Invece abbiamo gi visto come
a volte luniversitas dellisola si appelli con ambascerie a Negroponte, come avviene
pi volte tra il 1390 e il 1411.309
Sono previste inoltre altre personalit che sovrintendono a pi circoscritti aspetti
della gestione della colonia. I provveditori alla sanit hanno competenze riguardanti
appunto le cure alla popolazione e intervengono anche in caso di epidemie o carestie.
308
309
1930, p. 49.
Cfr. supra, paragrafo 4.4, pp. 66-78.
115
sui
mercati
dellisola,
mentre
conservatori
sovrintendono
116
1930, p. 101.
117
118
Cfr. supra, p. 17, la citazione di Cristoforo Buondelmonti in merito a tale fama riguardante
Tinos e alla leggenda nata per spiegarla. Citato in 2008, p. 28.
121
varie necessit, specialmente di ordine militare, delle potenze latine che agiscono in
tale territorio, che a volte richiamano espressamente forze albanesi per perseguire i
propri scopi o per supplire alla scarsit di popolazione in una colonia,318 mentre altre
volte ne accettano i servigi a seguito del loro spontaneo arrivo, che pu essere pi o
meno gradito. Tali processi sono favoriti anche dallespansione angioina, che
concentra nelle sue mani lAlbania e lAcaia, che costituiscono quindi ununit
politica per un certo periodo. Una volta giunti in Morea, ben conosciuto il ruolo
trainante di tale regione nella Grecia latina e si pu in tal modo capire la loro
diffusione in scenari pi estesi.
Focalizzando la nostra attenzione sullEgeo, si registra la notizia secondo cui nel
1579 il capitan pasci Uluts-Al conduce duecento Albanesi dal Peloponneso allisola
cicladica di Ios e, intorno alla stessa epoca, si verificano insediamenti albanesi anche
in altre isole dellArcipelago. Nonostante non si abbia menzione esplicita che lo
stesso sia avvenuto rispetto a Tinos, necessario ipotizzare sulla scorta di questi
elementi che durante il XVI secolo sia avvenuta uninstallazione pacifica di tali
milizie, che devessere stata accettata probabilmente di buon grado dalla Serenissima,
dal momento che permetteva un significativo aumento degli effettivi in forza
allisola.319
Da quanto esposto precedentemente, si pu dire quindi che, in conclusione, il
numero di soldati a guardia delle coste ammonta a 75 isolani e 6 soldati stipendiati
durante la stagione estiva, mentre in inverno il numero degli angariati si riduce a
63.320 A questi numeri bisogna aggiungere la costante presenza delle sentinelle
albanesi, cui viene consegnato un ruolo chiave in quanto sono posti a guardia del
vasto e isolato golfo di Panormos.
318
Per citare un esempio, il 20 aprile 1402 il Senato offre terre coltivabili e lesonero dalle angherie
per un periodo di due anni a quegli Albanesi che decidessero di trasferirsi nellisola di Negroponte,
al fine di attirare nuova popolazione. Cfr. BORSARI 2007, p. 27.
319
1965(b), pp. 36-37.
320
ARMAO 1938, p. 58.
122
I turni di guardia, in un primo periodo, coprono sia il giorno sia la notte nella
stagione estiva, mentre nel semestre invernale si limitano al giorno, data la maggiore
difficolt a navigare a causa delle avverse condizioni metereologiche. A partire dal
XVI secolo, tuttavia, il servizio esteso anche alle notti invernali contra le antiche
usanze, il che evidente sintomo di una maggiore attivit da parte delle flotte
nemiche. E interessante inoltre menzionare unevoluzione nella difesa litoranea che
viene messa in essere dal sindico Geronimo di Lezze nel 1621, allo scopo di facilitare
alle sentinelle costiere la comunicazione dellavvicinamento di forze nemiche, per
poter assicurare un pi tempestivo avviso che permetta una migliore preparazione
allo scontro da parte delle milizie dislocate nellinterno dellisola, in particolare nel
Castello di S. Elena.
In tale occasione, si mette a punto un sistema di segnalazione basato sulluso del
fumo durante il giorno e del fuoco durante la notte. Le guardie sulla costa, al
momento dellavvistamento di flotte o imbarcazioni ostili, ricorrono a determinati
segnali, conformi a usi marittimi generalmente diffusi, al fine di avvisare non solo la
capitale centrale, bens lintera isola. La ripetizione o meno della sequenza di segni
riesce a fornire unidea di massima sulla consistenza delle forze in avvicinamento.
Dal momento che alcuni settori dellisola restano coperti dalle emergenze orografiche
e non sarebbero perci in grado di reperire le comunicazioni dalle spiagge, si ordina
il posizionamento di alcuni incaricati sui principali rilievi, specialmente nei territori
occidentali, il cui compito ripetere verso linterno i segnali provenienti dalle coste.
Le posizioni dei segnalatori sono dislocate a intervalli regolari lungo tutto il litorale,
essenzialmente in corrispondenza dei posti di guardia tradizionali, mentre si nota una
loro rarefazione sulla costa sudoccidentale, assai scoscesa, motivo per cui si esclude
uno sbarco in tale settore. Grazie a questo efficace metodo, i tempi di preparazione
alla difesa da parte delle guarnigioni diventano significativamente pi estesi, mentre
123
1965(a).
LOENERTZ 1975, p. 178.
124
sostanza, in un quadro di imposte che in linea di massima resta analogo a quello dei
secoli precedenti, la Serenissima si sente giustificata a pretendere una certa
maggiorazione nei contributi dal momento che provvede in gran parte alla difesa
dellisola che gli isolani stessi hanno spontaneamente affidato alla Repubblica.
Bisogna daltronde notare che per lo meno le imposte di dazi e dogana portuale
gravano principalmente sui mercanti in transito o in ogni caso stranieri, dal momento
che il commercio non ha un ruolo preponderante nella vita dellisola in quanto tale.323
6. Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa
Nel delineare le relazioni che si instaurano tra la popolazione greca e i
dominatori latini, la questione dei rapporti tra le rispettive Chiese riveste un ruolo
fondamentale. E ben nota la centralit che la confessione ortodossa si ritaglia nel
mantenere e preservare lidentit greca nel corso dei secoli, mentre dallaltro lato
altrettanto riconosciuta la particolare politica che la Serenissima persegue in campo
religioso, spesso scontrandosi nel corso della sua storia con la Santa Sede. Nelle
colonie la Repubblica marciana assume un indirizzo affatto particolare, in cui le
gerarchie religiose risultano utili al fine di rafforzare il controllo dei possessi
dOltremare.
In effetti, una riflessione anche superficiale sulla creazione di una gerarchia
ecclesiastica latina nelle terre bizantine evidenzia immediatamente unulteriore e
basilare specificit della IV Crociata rispetto alle Crociate precedenti. Mentre in
Medio Oriente si trattato di creare ex novo un clero latino in territori di fede
prevalentemente musulmana, a partire dal momento in cui si toccano citt cristiane
come Antiochia e, ancor pi, Costantinopoli nel 1204, si pone il problema di
giustificare la sostituzione di un clero gi cristiano con uno latino, espressione della
Chiesa romana. Nel caso specifico, laspetto della giurisdizione religiosa ha per
323
Ampia trattazione rispetto alle modalit di gestione dellisola durante il periodo veneziano
presente nellarticolo di -,
(1390-1715), in 2005, vol. 1, pp. 171-198. Salvo quando diversamente indicato, le
informazioni contenute in questo paragrafo sono principalmente tratte da questa fonte.
125
W. Maleczek, Innocenzo III e la Quarta Crociata. Da forte ispiratore a spettatore senza potere,
in ORTALLI-RAVEGNANI-SCHREINER 2006, vol. 1, pp. 389-422.
326
BORSARI 1966, pp. 99-105.
127
D. Jacoby, From Byzantium to Latin Romania: continuity and change, in ARBEL-HAMILTONJACOBY 1989, pp. 23-26.
328
HOFMANN 1936, p. 9.
128
della popolazione tiniota. La formula del decreto delezione delle cariche greche
recita che tale ordinazione avviene iuxta ritum et canones orientalis ecclesiae e
addirittura si impone nella messa lutilizzo del rito orientale.332 Tale processo di
riconoscimento reciproco delle due istituzioni ecclesiastiche giunge al punto che, per
quanto riguarda il culto cattolico, si sviluppa un vero e proprio rito tiniota, che
coniuga elementi derivanti da entrambe le tradizioni. Cos, accanto al necessario
rispetto dei canoni centrali dei sacramenti cattolici, la messa prevede il ricorso a
icone e lintonazione di canti in lingua greca.
Inizialmente, il rito cattolico appannaggio unicamente dei conquistatori e del
loro seguito, quindi di un numero assai ristretto di persone concentrato nel Castello
capitale dellisola. Tuttavia, esso si diffonde nel corso del tempo e in questo processo
ha ovviamente una forte importanza anche lelemento fiscale, dal momento che come
in tutti i territori conquistati sugli ortodossi grava una maggiore tassazione. Inoltre, si
avr un significativo aumento dei praticanti a partire dal XV secolo, per
limmigrazione di Latini dalla terraferma greca preda dei Turchi. In un primo
momento, la messa avviene per tutte le confessioni in chiese private, di propriet di
determinate famiglie che aprono la propria cappella al resto della popolazione,
secondo
un
uso
del
resto
abbastanza
diffuso
nellarea
bizantina.
Solo
presa dellisola da parte dei Turchi nel 1715. La seconda invece addossata alle
responsabilit della gerarchia ortodossa e riguarda il diverso atteggiamento nei
confronti dei matrimoni misti. Da un lato, infatti, la Chiesa cattolica prescriveva che
in un caso del genere entrambi i coniugi dovessero essere di rito romano e imponeva
perci la conversione. Dallaltro lato, al contrario, gli ortodossi concedevano il
matrimonio, con la sola clausola che i figli che dovessero successivamente nascere
fossero battezzati nella fede greca. In tal modo, evidentemente, il numero di cattolici
si assottiglia nel corso dei secoli e a nulla valgono le reiterate richieste dei legati
apostolici a che si abbracci la medesima politica intrapresa dalla controparte greca,
perch la Chiesa di Roma non concede mai che si transiga dallimposizione della
conversione.335
Per questi ed altri motivi, negli ultimi secoli di Venetocrazia la diminuzione del
numero di cattolici assai significativa e le dimensioni di questo fenomeno ci
vengono trasmesse appunto dalle relazioni dei legati pontifici, che parlano di circa
13500 cattolici nel 1632 per arrivare al numero di 5000 nel 1793, dopo i primi
decenni di dominio turco.336 Accanto a questa tendenza, con laumentare
dellisolamento del possesso tiniota nel Levante, si constata un netto peggioramento
della formazione del clero latino della colonia, al punto che nel 1632 il vescovo Rigo
lamenta che, per la mancanza di maestri, vi sono ormai pochissimi ecclesiastici in
grado di comprendere un testo latino e ve ne sono ancor meno capaci di svolgere
correttamente la messa. Anche per queste ragioni di ordine culturale, molti parroci
decidono di passare nei ranghi della chiesa greca, in tal modo assottigliando
ulteriormente le fila della gerarchia cattolica.337
Nonostante questo processo di generale contrazione del rito latino a Tinos, la
confessione cattolica resta un connotato molto significativo dellidentit dellisola
anche ai nostri giorni, che non si deve pensare sia comune in Grecia come
335
132
Ad esempio, le isole di Ceo e Serifo, verso cui per un certo periodo hanno mostrato il loro
interesse i Ghisi e poi dominate da Venezia, hanno visto dopo la fine del dominio turco la rinascita
della sola confessione ortodossa, mentre quella cattolica stata del tutto abbandonata nel corso dei
secoli. Cfr. HABERSTUMPF 2003, pp.151-153.
339
HOFMANN 1936, p. 10.
340
. . , , in 2005, vol. I,
p. 21.
341
. , , in 2005, vol. 2, pp. 23-42.
133
343
A. T. Luttrell, The Latins and Life on the Smaller Aegean Islands, in ARBEL-HAMILTON-JACOBY
1989, pp. 146-157.
344
Cfr. supra, p. 87.
345
THIRIET 1958-1961, vol. 2, p. 113.
346
THIRIET 1959, pp. 259-260 e passim.
347
D. Jacoby, Changing Economic Patterns in Latin Romania: the Impact of the West, in JACOBY
2005, pp. 201-204.
135
Normanni o da essi espropriati nei loro territori dorigine, e che ben conoscono aree
come la Calabria dove unestesa sericoltura era gi da tempo praticata.
Sulle manifatture cos create, ad alta concentrazione urbana perch la vicinanza
reciproca favorisce la razionalizzazione dei trasporti e delle fonti di energia, esercita
un forte controllo dirigistico lo Stato bizantino, che regola lapprovvigionamento di
materiali grezzi, appaltato poi a privati, e stabilisce numero, natura, qualit e foggia
dei pezzi di seta di maggior valore, destinati esclusivamente alla corte
costantinopolitana, che ne consuma daltronde quantit ingentissime. Vengono fissati
i luoghi di produzione e le forme di commercializzazione, mentre lesportazione,
rarissima per i tessuti di pregio, esige una precisa autorizzazione. La porpora,
necessaria per alcune vesti di rappresentanza, sotto rigido controllo imperiale. Il
sistema regolato principalmente dalla gilda con sede nella capitale dellImpero, che
detiene perci un vasto potere economico e commerciale.
Naturalmente, nonostante la capillarit del controllo statale, esso non pu essere
assoluto e si registrano alcune eccezioni. Quasi impossibile, a dispetto delle forti
restrizioni imposte, impedire un minimo fisiologico di fuga della tecnologia al
seguito di artigiani in movimento o per lappropriazione da parte di stranieri. Inoltre,
la precisione stessa delle disposizioni in materia di sericoltura fa s che pezzi di
valore medio-basso o di foggia diversa rispetto a quelle strettamente regolamentate
possano essere esportati legalmente, mentre mercanti italiani a Costantinopoli
riescono comunque fin dal XII secolo a impossessarsi a fini commerciali anche di
tessuti di pregio seppur in quantit esigue, vuoi per espressa autorizzazione delle
autorit, vuoi per altre vie. Le possibilit in tal senso sono aumentate dal fatto che le
linee commerciali italiane, che passano per la Morea e, attraverso Negroponte e Chio,
raggiungono Costantinopoli, ricalcano perfettamente le rotte delle navi che
trasportano la seta dalla Grecia propria alla capitale.349
Per quanto riguarda Venezia, si tratta in effetti di una merce assai rilevante nel
panorama del commercio della Serenissima, sebbene lo scambio di essa diventi
349
D. Jacoby, Silk in Western Byzantium before the Fourth Crusade, in JACOBY 1997, pp. 452-500.
137
354
D. Jacoby, Dalla materia prima ai drappi tra Bisanzio, il Levante e Venezia: la prima fase
dellindustria serica veneziana, in JACOBY 2005, pp. 265-304.
355
P. Mainoni, La seta in Italia fra XII e XIII secolo: migrazioni artigiane e tipologie seriche, in
MOL-MUELLER-ZANIER 2000, pp. 365-399.
356
F. Battistini, La tessitura serica italiana durante let moderna: dimensioni, specializzazione
produttiva, mercati, in MOL-MUELLER-ZANIER 2000, pp. 335-351.
139
Merita qui menzionare unipotesi relativa alletimologia del nome Morea, la cui origine ignota
e molto dibattuta. Certamente, tale termine in principio designa lElide e una parte dellattuale
Acaia, cio il nucleo centrale del Principato, arrivando poi a designare quindi il Principato stesso.
Tra le opzioni prospettate per cercarne unetimologia, stata avanzata quella secondo cui farebbe
riferimento a , cio il gelso, il che testimonierebbe della centralit di tale produzione. Cfr.
BON 1969, pp. 303-316.
358
D. Jacoby, Silk production in the Frankish Peloponnese: the evidence of fourteenth century
surveys and reports, in JACOBY 1997, pp. 41-61.
359
D. Jacoby, Silk in Western Byzantium before the Fourth Crusade, in JACOBY 1997, pp. 460-461.
360
EVANS 1936, pp. 297-298.
361
EVANS 1936, pp. 144-145.
362
D. Jacoby, Dalla materia prima ai drappi tra Bisanzio, il Levante e Venezia: la prima fase
dellindustria serica veneziana, in JACOBY 2005, pp. 265-304.
140
363
D. Jacoby, The Production of Silk Textiles in Latin Greece, in JACOBY 2005, pp. 22-35.
Cfr. supra, p. 111-112.
365
. ., , in 2005, vol. II, pp. 23-42.
141
364
tendenza avr il suo apice a partire dal XVII secolo, quindi verso la fine del dominio
veneziano e durante il periodo turco.366
Evidentemente, la gran massa della popolazione impegnata in attivit agricole
e legate al bestiame. Gi si fatta menzione dellabbondanza di cavalli, considerata
tra le principali peculiarit degne di nota per lisola. La rilevanza dellallevamento
equino a Tinos testimoniata da un provvedimento del Senato del 1452, in cui si dice
che il rettore ivi residente deve vegliare con la massima cura affinch per
affictatorem dictar(um) insular(um) no(n) vendantur, occidantur aut extrahantur de
insulis predictis aliqua ex iumentis et aliis a(n)i(m)alib(us) feminis nostri d(omi)nij,
ut a(n)i(m)alia nostra crescant et no(n) disperdantur aut minuantur et si
(con)trafaceret in vendendo, occidendo aut extrahendo de dictis a(n)i(m)alibus
teneatur ad refect(i)o(n)em illor(um) cum melioramento.367 Si emana quindi un
provvedimento che potrebbe essere definito protezionistico, mentre gli animali in
questione vengono menzionati sostanzialmente come parte integrante dei possessi
dello Stato.
Le restanti attivit agricole, com noto, nonostante la loro massiccia diffusione
e la loro basilare importanza, lasciano scarsa traccia sia a livello di documentazione
scritta sia nellambito delle evidenze materiali, del resto fino ad oggi assai
scarsamente studiate. Abbiamo anche poche informazioni riguardo ai contratti che
regolano tali attivit e non risulta nessuna evidenza particolare in riferimento a Tinos,
se non frequenti allusioni a questioni e diatribe in merito al possesso di feudi.
Il territorio che maggiormente restituisce notizie in merito ai contratti relativi al
mondo agricolo Creta, dato che in essa le coltivazioni e la produzione di formaggio
hanno unestensione e una rilevanza talmente vasta che difficilmente avrebbero
potuto scomparire dai testi. Si viene cos a conoscenza di un tipo di contratto
chiamato soccida, in base al quale il proprietario di bestiame affida per un
determinato lasso di tempo i propri capi o parte di essi a un pastore, che si impegna a
366
367
pagare un certo ammontare in contanti e/o in natura. Nel 1301 alcuni Greci di Candia
compiono un prestito in denaro a favore di alcuni pastori, che, una volta comprate le
pecore, restituiranno la somma progressivamente con un pagamento annuale di una
certa quantit di ricotta e un certo ammontare di contanti. Oltre a questi, si ha notizia
di numerose altre forme di contratto relative ad attivit agricole e di allevamento.368
Da questi elementi ottenuti dalleconomia cretese, interessante rilevare almeno
due aspetti. Il primo concerne lesistenza di diverse forme di contratto in grado di
normare in maniera differenziata a seconda delle occasioni i rapporti tra proprietari di
terre e bestiame e manodopera, favorendo un complesso sistema di organizzazione
agricola che certamente devessere stato presente anche a Tinos, del resto nota per la
sua fertilit rispetto alle altre isole cicladiche. Il secondo elemento riguarda la
presenza di Greci tra coloro che stipulano i contratti in quanto proprietari di
determinati beni che concedono in affidamento. Data la scarsa rilevanza
dellelemento etnico latino in particolar modo nei primi secoli della Ghisocrazia,
utile sottolineare che si hanno precise testimonianze che in ambito agricolo e
pastorizio la popolazione locale in grado di giocare un ruolo di primo piano e non
solamente subalterno, come invece solitamente accade nellambito pi latamente
commerciale e degli scambi.
Nel descrivere sommariamente il commercio veneziano in Levante, si possono
riconoscere 4 raggi dazione principali. Si hanno degli scambi infraregionali, tra la
citt e la campagna e tra villaggi e porti di un medesimo territorio; relazioni
interregionali allinterno principalmente del Mar Egeo, con rapporti reciproci ad
esempio tra Modone, Negroponte, Creta, le isole cicladiche e la terreferma greca;
commerci a media distanza, circoscritti a regioni del Mediterraneo orientale, come
Egitto, Anatolia o Siria; trasporti di merci verso destinazioni pi lontane e
generalmente di grandi dimensioni, che spesso fanno da intermediarie per ulteriori
368
D. Jacoby, Cretan Cheese: a neglected aspect of Venetian Medieval Trade, in JACOBY 2005, pp.
49-68.
143
D. Jacoby, Creta e Venezia nel contesto economico del Mediterraneo Orientale sino alla met
del 400, in JACOBY 2005, pp. 73-106.
370
D. Jacoby, Changing Economic Patterns in Latin Romania: the Impact of the West, in JACOBY
2005, pp. 229-231.
144
abbiamo visto, Tinos si caratterizza per uno scarso apporto di popolazione latina al
momento della conquista e la classe feudale, in prevalenza greca, non dispone di
significativi mezzi finanziari. Quando, a partire dal XVI secolo specialmente, si
registra un aumento demografico significativo, i nuovi abitanti difficilmente saranno
stati in possesso di grandi sostanze e inoltre ci si trova ormai in un momento in cui
gi cominciata una forte contrazione del commercio in Romnia a causa
dellespansione turca.
A testimonianza delle scarse capacit economiche che devono essere a
disposizione dei proprietari tinioti, anche in conseguenza dellalta frammentazione
dei possessi feudali per le esigenze militari gi evidenziate,371 si pu citare un
esempio ricavato dai documenti del Senato veneziano e risalente al giugno del 1447.
In tale occasione, si constata che moltissimi abitanti di Tinos e Mykonos i quali, per
la loro posizione sociale, dovrebbero servire come balestrieri sulle galere o comunque
contribuire alla difesa dellisola, non si trovano invece nelle condizioni di farlo,
perch non sono in grado o comunque non provvedono a procurarsi le armi
necessarie a tal fine. Si ingiunge perci al rettore di convocare i feudatari sottoposti
allobbligo militare per verificare se si trovano in possesso dellequipaggiamento
necessario. In caso non lo potessero mostrare, si deve imporre loro di procurarselo
entro un anno, pena una multa di 5 iperperi se mancano della balestra e 3 iperperi se
non dispongono del casco.372 Evidentemente, se i pi alti gradi del governo della
Repubblica devono adoperarsi a imporre cos recisamente che venga osservata una
norma la quale tra laltro rileva dellincolumit personale dei proprietari stessi nei
freuquenti casi di conflitto, devono esserci difficolt economiche tali da rendere
difficile ottemperare anche a obblighi cos essenziali.
A riprova di ci, nel 1450 un tale Simone della Giannina, portavoce dei
feudatari e degli abitanti dellisola di Tinos presso il Senato di Venezia, parlando in
riferimento a una delle numerose collette di guerra che la Serenissima impone anche
371
372
alle sue colonie per far fronte alle sempre pi pressanti esigenze militari, sottolinea
che una raccolta di denaro che doveva essere corrisposta per cinque anni gi stata
pagata con grandissimi affanni et incommoditate di homeni, impegnando la lor
facult et chi non aveva da pagare, vendeva le lor intrade. Gli abitanti si trovano
nellimpossibilit di esaudire a nuove richieste fiscali da parte del governo della
metropoli perch sono per pi raxon desfati. E prima per Turchi e Catelani sono sta
robadi, molte et assaissime fiade toltoli la soa facult, menadi via da Turchi homeni
30, oltra queli fono presi da Catelani. Bruxandoli le loro griparie, navilij et barche le
qual serano il rifugio el viver di poveri subditi et fidelissimi servidori della
p(re)fata I(llustrissima) S(ignoria) V(ostra), venuta meno anche gran parte
dellattivit di pesca. Inoltre, azontando mal al mal, hano morti i suoi buoi, e
portadoli via con molti et infiniti altri animali menudi. Le difficolt sono state tanto
grandi, si prosegue, che, non avendo potuto lavorare i campi, la pi parte degli
abitanti di Tinos per non haver altro da manzar, et maxime de quaresima, hano
manzado carne e mal volentiera, ma p(er) nec(es)sit. La situazione economica
dellisola talmente grave che i feudatari non si trovano in condizione di comprarsi
le balestre necessarie a scopi bellici, mentre altri, per ottemperare al provvedimento
del 1447 sopra citato, hano vendudo de la soa povert. Si chiede perci che venga
tolta la nuova colletta e che anzi si provveda a darli una galia over galiota, a zo che
ad ogni comandamento et requisition de quela, gli abitanti possano adempiere
efficacemente ai loro obblighi militari.373 Al di l del fatto che probabilmente vi
saranno delle esagerazioni nelle parole di un portavoce che deve convincere il
governo centrale dellimpossibilit a pagare delle tasse da parte della popolazione,
bisogna notare che a distanza di pochi anni ritorna la questione degli armamenti dei
feudatari. Tutto ci del resto non stupisce se si tengono presenti le continue difficolt
finanziarie di Tinos cui i vari governatori dellisola, come abbiamo visto, devono
cercare in numerose occasioni di porre rimedio.
373
Il termine mozada indica una precisa condizione giuridica del terreno concesso, che cos
sottoposto a un particolare regime di imposte e angherie da parte dello Stato. Cfr. THIRIET 19591961, vol. 3, p. 116.
375
Senato Mar, 2, f. 157v.
147
non pochi casi, giungono perfino al cospetto del Senato veneziano. Tale circostanza
costituisce inoltre prova quanto mai evidente di quanto notato in rapporto alla
spiccatissima centralizzazione dellamministrazione della Serenissima, che arriva
perfino ad occuparsi di questioni cos minute anche nei suoi massimi organismi di
governo.
La modestia delle attivit economiche cui si dedicano i Tinioti durante la
signoria veneziana traspare anche dalla loro pressoch totale assenza dai principali
registri notarili del Levante. Sotto questo rispetto, naturalmente, la distruzione nel
1470 degli archivi di Negroponte, dove pi intense devono essere state le operazioni
commerciali delle popolazioni cicladiche, non aiuta nella ricostruzione storica, ma
nel prendere in considerazione principalmente i notai di Candia, per la quale passa
una parte consistente dei commerci regionali egei, non si pu far altro che notare la
pressoch totale assenza di Tinos. Tra i pochi riferimenti vi quello di un contratto
redatto da Pietro Pizolo nel 1300, in cui Kierana, vedova di un tale Iohannis de Tine,
che abita a Creta, si occupa di commercio di vino,376 mentre nel 1303 Pietro, figlio di
Nichite de Tine, firma un contratto per diventare apprendista muratore davanti al
notaio cretese Stefano Bono.377
Naturalmente tale stato di cose cambia se si va in cerca di atti relativi ai Ghisi,
che in quanto famiglia patrizia veneziana espletano davanti al notaio numerose
faccende, pi spesso per relative alle loro propriet personali che non attinenti al
loro feudo di Tinos e Mykonos. N daltronde, tale assenza dei Tinioti deve stupire:
sempre necessario ricordare che la popolazione isolana , si pu dire, interamente
greca, senza un sostanziale apporto di abitanti latini se non nei secoli pi tardi, e gi
si notato che i Greci restano sostanzialmente al margine delle grandi attivit
economiche e quasi del tutto esclusi dalle pratiche notarili.
In conclusione, due sono le principali specificit produttive di Tinos, cio la
sericoltura, diffusa in gran parte delle Cicladi, e lallevamento equino, caratteristico
376
377
149
151
da ripide scarpate.383 Solo con lavvento delle armi da fuoco e dellartiglieria sar
necessario rafforzare anche il lato rivolto a Nord, perch a una distanza di soli 500 m
si staglia il cosiddetto Monte delle Forche, incombente sullattuale villaggio di
e che avrebbe potuto costituire un punto di forte vulnerabilit perch
possibile appostamento di cannoni nemici.
A causa della forte continuit di vita che caratterizza sia larea della capitale del
periodo veneziano sia la zona del porto di S. Nicol, cio i due insediamenti che
sarebbero pi interessanti ai fini di unanalisi topografica, pressoch impossibile
discernere strutture risalenti a un periodo anteriore a quello del loro maggiore
sviluppo costruttivo, situabile principalmente nel XVI secolo, cui bisogna
aggiungere, per il porto, let moderna a partire dalla conquista turca nel 1715.384 In
ogni caso, data la sua posizione strategica, possibile ipotizzare che al castello
edificato dai Ghisi preesistesse una fortificazione bizantina, a protezione del vicino
villaggio di , sicuramente abitato prima del XIII secolo e di cui si possono
osservare ancora alcune rovine. Purtroppo fino ad oggi mancano le prove materiali di
tale costruzione.385 Sicuramente ai Ghisi da far risalire lorganizzazione che
centralizza linsediamento presso il castello, anche se le evidenze di tale periodo sono
interamente obliterate dagli interventi durante la Venetocrazia, di tale portata da
soppiantare completamente le costruzioni precedenti.
In effetti, la maggiore fase costruttiva si ha a cavallo tra il XIV e il XV secolo,
quando le esigenze di difesa sono ormai una necessit costante di fronte alle continue
incursioni turche. Nel 1488 il rettore Da Canal fa costruire le mura meridionali, ma i
pi grandi interventi si hanno tra il 1546 e il 1561 con i rettori Cocco e Cicogna, che
provvedono a una radicale risistemazione di tutte le opere difensive, introducendo un
grande baluardo ed erigendo la maggioranza delle cortine murarie.386 Vengono
383
153
Baluardo, lopera di maggiore entit e tra le poche ancora in piedi, uno dei cui lati
stato fatto esplodere dai Turchi nel 1715 e giace intatto poco pi in basso. A Nordest
guarda il Torrion quadro, anchesso tuttora individuabile, mentre sul lato
settentrionale vi un piazzale, definito Paraporto e destinato a ospitare lartiglieria
rivolta contro il Monte delle Forche. Allinterno, vi sono 5 chiese, cio il Duomo, una
piccola chiesa di rito greco, 2 chiese cattoliche e una privata, in origine appartenente
agli Scutari e dal 1697 appannaggio dei Gesuiti. Vi sono 3 cisterne pubbliche e 2
private, le quali per non sono sufficienti alle esigenze dellinsediamento, per cui dei
barillari conducevano dellacqua da alcune sorgenti situate a circa 500 m dalle mura.
In caso di assedio, come ad esempio nel 1537, ci crea non poche difficolt di
approvvigionamento. Mulini a vento costruiti nelle vicinanze garantiscono la farina,
che viene conservata in appositi magazzini. Naturalmente, oltre alla popolazione
normalmente residente e che raggiunge quote di densit assai elevate, in caso di
attacco nemico trova riparo in questarea una parte della popolazione rurale
circostante.
Al Castello si accede tramite una scala, lungo la quale si incontrano 2 piazzali
per lartiglieria e 2 porte daccesso. Lingresso principale rivolto a Est e la cerchia
muraria si sviluppa solo nel settore nord orientale, perch su tutti gli altri lati
supplisce la ripidit del pendio. Lo spazio cos delimitato, di soli 2000 mq e 270 m di
perimetro, contiene la casa del castellano, addossata a una parete rocciosa e 2
costruzioni di modeste dimensioni per ospitare i soldati della guarnigione e i roccari.
Vi sono inoltre 2 cisterne e, a destra della porta daccesso, 3 magazzini per polvere da
sparo, armi, corde e salnitro.390
Di tutto ci rimane sostanzialmente quanto si evidenziato, cio il Torrione e il
Baluardo. Infatti, nel 1715 gli Ottomani distruggono tutte le fortificazioni e inducono
gli abitanti a spostarsi nellarea del borgo, pi vasta e quindi pi agevole, ormai
maggiormente appetibile visto il venir meno delle incursioni piratesche. A questo
primo movimento seguir non troppo tempo dopo il completo abbandono della
390
La descrizione del Castello di S. Elena contenuta principalmente in ARMAO 1938, pp. 66-102.
154
Figura 2. Pianta dellisola di Tinos agli inizi del XVII secolo. Da ARMAO 1938.
391
393
394
, , :
, in 2005, vol. II, pp. 43-73.
396
. ., , in 2005, vol. II, pp. 23-42.
158
Al
contrario,
nessuna
influenza
occidentale
riscontrabile
397
398
9. Conclusioni
Nel tracciare le conclusioni della presente ricerca ci si far guidare da ampi
brani estratti dalla relazione di Girolamo Barbarigo,399 sindico inviato nel 1563 a
Tinos e Cerigo per verificare lo stato dei possedimenti della Serenissima. Dal
momento che nellespletare il proprio compito egli tocca moltissimi aspetti relativi
alla vita, alleconomia e alla difesa dellisola, il testo pu servire da utile traccia per
ripercorrere le questioni pi importanti, cercando anche di stigmatizzare le principali
differenze che intercorrono tra la Ghisocrazia e la Venetocrazia alla luce di quanto
esposto precedentemente.
Egli inizia lodando la prosperit dellisola rispetto al resto dei possessi veneziani
nel Mar Egeo, ormai del resto assai ridotti di numero e che non annoverano pi
Negroponte: questa isola, Ser(enissi)mo P(rincipe), al presente per giudicio
comune la pi bella, la pi ricca & la pi hordenata di tutte le isole dellArcipelago,
seconda solo alla genovese Chio, la qual sup(er)a di nobilt e ricchezza di gran
lunga tutte quelle isole. Si conferma cos la fama che accompagna Tinos in ogni
periodo storico fin dallAntichit, quella cio di essere fertile e di superare per
importanza le restanti isole cicladiche.
Nel mezzo di questa isola un castello di circuito di u(n) quarto di u(n) miglio
p(er) il suo sito naturalmente cos forte e cos sicuro, che ogni volta che i dinari che
si hanno da mar dalli archibusi mandativi ultimamente dalla Sub(limi)t V(ostra)
siano spesi nel finir un poco di cortina che vi manca, quella fortezza sar tale, che
non mancandole modo di viver p(er) qualche giorno, non potr molto dubitare di
nessuna forza di potenzia ne di offesa. La descrizione topografica, com usuale,
parte dallelemento considerato maggiormente caratterizzante della Tinos veneziana,
cio il Castello di S. Elena. Esso si impone sul paesaggio insediativo complessivo fin
dal periodo dei Ghisi ma laspetto che ce ne viene mostrato successivo alle grandi
ricostruzioni della Serenissima nellet moderna, per poter meglio resistere alle
nuove artiglierie. Il fatto che al centro della percezione dellisola sia lopera difensiva
399
Collegio,
400
contenente un lessico di lingue mongoliche della Crimea;401 oppure, per citare casi
ancora pi noti, quello dello sviluppo umanistico veneziano dopo il 1453 o
linfluenza della letteratura italiana sullo sviluppo dei testi neogreci.
Per quanto riguarda Tinos, lincisivit dellapporto occidentale evidente e
profondissimo. Sotto questo profilo, si deve registrare una differenza tra il periodo
dei Ghisi, quando si esercita un dominio meno rigido e la presenza di Latini
numericamente ridotta, e la Venetocrazia, che vede al contrario un forte radicamento
anche demografico della popolazione occidentale e una significativa diffusione del
culto cattolico, che raggiunge lapice nel corso del XVI secolo per poi iniziare a
declinare. Mentre il controllo privato e feudale si interessa in minor misura a
introdurre cambiamenti di ordine culturale, Venezia riesce a sviluppare i propri canali
di governo e religiosi, anche per aumentare la fedelt della popolazione in unepoca
di maggiore isolamento. La dichiarazione di Barbarigo secondo cui numerosi locali
utilizzano la lingua italiana confermata da molti dei documenti che registrano le
richieste di Tinioti al governo centrale, spesso redatti in dialetto veneziano. Com
noto, il cattolicesimo resta a tuttoggi un tratto caratterizzante che distingue
nettamente Tinos da altri analoghi territori.
In rapporto al secondo elemento che viene evocato, quello del valore degli
abitanti nella difesa dellisola, si riferisce un topos che viene spesso sottolineato nel
descrivere lisola, addotto anche a spiegazione del richiamo rappresentato da Tinos
come rifugio per quanti sfuggivano ai Turchi. Naturalmente, le esigenze difensive
assumono tuttaltro rilievo negli ultimi secoli di dominio veneziano piuttosto che
sotto i Ghisi, quando si tratta di difendersi da corsari assai meno organizzati e, alle
volte, dai vicini Latini che aspirano ad estendere i propri possedimenti. Del resto,
relativamente a questa seconda eventualit, si visto come in realt solitamente si d
il caso contrario, come cio la famiglia veneziana si dimostri sempre abbastanza
espansionistica e aggressiva rispetto alle isole vicine e pratichi atti di pirateria, come
quello per cui il Senato veneziano cerca di imporre un risarcimento da pagare da
401
BALARD
parte di Giorgio I.402 Tornando alla relazione, si dice che vi sono duemila uomini atti
a portare le armi, allinterno di quelle che vengono chiamate cernide, cio le milizie
di origine locale. Solamente dal XV secolo, in sostanza, Tinos comincer a percepire
il pericolo rappresentato da potenze avversarie, primariamente quella ottomana,
perch fino ad allora resta abbastanza estranea ai numerosi rivolgimenti che
investono la terraferma greca.
Dopo aver lodato lonest e il carattere pacifico degli abitanti, il sindico
evidenzia che sono bonissimi sudditi della Ser(eni)t V(ostra) et obbedientissimi di
suoi rappresentanti, di modo che non si usano ne si mandano chiamar da i Rettori
con officiali o con ministri pubblici ma con un simplice bollo di S. Marco impresso in
ogni poco di cera, che loro mostri ogni privata p(er)sona correno prontamente ad
esseguir quanto meno lor commandato. Et certo meritano di esser tenuti cos dalla
Sub(limi)t V(ostra) non solamente perch essendo questa isola fuori dalli sui Stati, e
lontano da ogni parte di esso, le vogliono essere cos obedienti, ma anche perch da
considerarsi quasi un miracolo della volont divina che Tinos sia sopravvissuta cos a
lungo tra i domini della Serenissima, stando a quanto dice Barbarigo.
Lestrema fedelt al governo veneziano dimostrata dai Tinioti in numerose
occasioni, anche se la lunga permanenza dellisola sotto il controllo latino certo
dovuta anche a uno scarso interesse ottomano: se avessero avuto i Turchi una precisa
volont di assoggettare tale territorio, avrebbero potuto farlo certamente prima del
1715, ma probabilmente non considerano che valga la pena di compiere sforzi
militari per impadronirsene. Il sindico sottolinea lopportunit di mantenere il
controllo di un possedimento cos lontano e di non lesinare impegno per garantirne la
difesa, nonostante abbiamo visto che esso si dimostri solitamente pi costoso dei
guadagni che in grado di assicurare.
La relazione prosegue citando il principale motivo dellincremento demografico
dellisola a partire dal XV secolo, cio il ruolo di rifugio per le popolazioni
circostanti: a questo tempo tuttavia di grandissimo beneficio e comodit non solo
402
Cfr.
alli sudditi della Sub(limi)t V(ostra) ma ancor a tutti quei poveri marinari
Christiani i quali occorre di navigare p(er) quelle parti, p(er)ch questisola solo
rifugio in tutto lArcipelago di tutti li schiavi che fuggono dalle fuste e dalle galee di
corsari, che depredano continuamente i(n) quei contorni [] onde qui si salvano
ogni anno ordinariamente pi di cento poveri schiavi. Infatti, nel 1565, pochi anni
dopo la presente relazione, il Ducato dellArcipelago passa sotto il controllo diretto
della Sublime Porta, che per gi da tempo esercita notevoli ingerenze, al limite di
quello che pu essere definito un protettorato. Perci, Tinos risulta unico riparo in un
Mar Egeo ormai essenzialmente in mano ai Turchi. E questa una svolta
fondamentale rispetto alla temperie dei secoli XIII e XIV, quando invece i Ghisi
agiscono in un quadro di potenze occidentali.
Si puntualizza quindi il ruolo militarmente strategico che Tinos si trova a
rivestire a partire dalla fine del XV secolo, ulteriore motivo che consiglia di
mantenerne il possesso. Infatti, di questa isola di Thine potr cavar la Ser(eni)t
V(ostra) un non piccolo commodo et servizio: p(er)ch trovandosi situata appunto
nel mezzo di bocche, p(er) una delle quali conviene di necessit passare larmata
turchesca, volendo usar dellArcipelago, che sono i canali fra Capomanzello e lisola
di Andra, fra Andra e Thine, fra Thine e lisola di Micone, fra Micone e lisola di
Hixia, onde potendosi in questo luogo di Thine discoprir sempre essa armata molto
prima,
che
in
altro
luogo
della
Ser(eni)t
V(ostra).
Quando
V(ostra)
164
alla base dellorganizzazione della societ per tutto il periodo di possesso della
Serenissima. La concessione di numerosi feudi subordinata allobbligo di
contribuire attivamente alla difesa del territorio. Non noto in quale misura queste
condizioni siano state fatte osservare tra il XIII e il XIV secolo; quello che certo,
che la problematica della distribuzione di privilegi e angherie si ripropone
costantemente dopo il 1390. La presenza dei Ghisi sullisola deve aver probabilmente
favorito il rispetto di queste regole, mentre sotto la Repubblica di S. Marco la
questione si fa pi complessa e le vie per sottrarsi agli obblighi militari aumentano.
Infatti, nei primi secoli si registra una minore imposizione fiscale perch
interesse precipuo dei dinasti il controllo e la sicurezza del proprio possedimento,
base di partenza per arricchirsi personalmente piuttosto che garanzia di una rendita di
per se stesso. Successivamente al 1390, si sovrappone allelemento locale un
consistente impegno di difesa a carico dello Stato, che per assicurarlo esige una
maggiore tassazione. Si inegenera per in tal modo un ulteriore motivo di confusione
sulle competenze che non vengono ben delimitate, per cui diviene difficile stabilire
quali oneri appartengano allo Stato e quali alla comunit locale. La complessit del
passaggio di governo, inoltre, e il fatto che generalmente i rapporti feudali sono
regolati secondo consuetudini non scritte, di cui si perde in parte memoria nel cambio
di proprietario, fa venir meno uno stretto controllo, riproponendo una costante
carenza di concessionari di feudi disponibili alla leva militare. Pi volte il governo
della metropoli cerca di sopperire alle difficolt che continuamente si palesano ma, in
parte per la lontananza e lisolamento del possesso, in parte per laumento delle
esigenze difensive e finanziarie causato dalla recrudescenza delle attivit militari, che
impone una certa accondiscendenza nellaccogliere le richieste della popolazione in
maniera da non alienarsene la fedelt, il Senato non riesce a imporre definitivamente
un modus vivendi in questo ambito e si trova continuamente alle prese con difficolt
nella sicurezza e nelle milizie disponibili. Daltra parte, la pi grande instabilit
economica dovuta alla frequenza e ai pi devastanti effetti degli attacchi turchi deve
166
supra, p. 117.
167
maniera quasi ossessiva nei provvedimenti che il Senato adotta per cercare, invano, di
rimediare al costante deficit delle casse della colonia. Evidentemente, in alcune
occasioni tale desiderio andato a risolversi in imposizioni considerate esose dalla
popolazione, che cerca costantemente di proporre misure alternative e protesta,
regolarmente, la propria reiterata fedelt alla Repubblica, che non pu certo ripagarla
negativamente peggiorando le condizioni economiche dellisola.
Al problema non si trova mai una soluzione, se anche durante il dominio
ottomano esso si mantiene invariato. I Ghisi non attribuiscono grande peso alla
questione, perch come si visto pi interessati a ci che lisola pu offrire in termini
di base di partenza commerciale e corsara pi che in misura di rendita economica. Per
quanto concerne la sicurezza della popolazione, a essa deve provvedere la
popolazione stessa ottemperando agli obblighi feudali. Con un governo centrale che
fornisce un importante aiuto militare, la situazione cambia, perch esso trae i suoi
guadagni principalmente dalla tassazione e ricerca, se non pu ottenere un attivo di
bilancio, almeno un pareggio. Date le scarse risorse presenti sullisola, tale obiettivo
non pu essere raggiunto e le continue perdite finanziarie in sussidio a Tinos
costituiscono, a quanto pare, motivo di un certo cruccio per la Serenissima.
Segue quindi un lungo passaggio relativo a soprusi compiuti da alcuni magistrati
e rettori allo scopo di arricchirsi e di garantirsi privilegi personali che esulano dalle
loro originarie attribuzioni. Si fa riferimento poi a giudizi emessi arbitrariamente e in
maniera contraria agli interessi di chi chiedeva lamministrazione della giustizia. Casi
di questo genere non devono essere stati rari in colonie molto lontane e di difficile
monitoraggio, tanto che gi stata citata la definizione di Far East coniata da
Arbel406 per descrivere la situazione nellEgeo nellultimo scorcio della Venetocrazia.
Ciononostante, essi non devono essere stati cos eccessivi perch altrimenti la lealt
della comunit tiniota sarebbe col tempo venuta meno.
Infine, citando lultimo passo che ci interessa, si dice che al bisogno e
mancamento di biave [] io mi ho sforzato di rimediare in quella parte che io ho
406
Cfr.
supra, p. 111.
168
potuto, havendo, con laiuto di quei del luogo, introdotto in essa fortezza u(n) buon et
grande deposito di biave. Si propone qui un aspetto di difficile gestione
nelleconomia delle colonie e in particolare cicladica, cio quello dellautosufficienza
alimentare. Il problema non si pone durante la Ghisocrazia, perch il dominio della
famiglia si trova circondato di potenze occidentali, che in misura maggiore o minore
a seconda delle disponibilit garantiscono dei rifornimenti in caso di necessit. Aiuti,
daltronde, possono provenire eccezionalmente anche da altri possessi veneziani,
come dimostra il caso dellinvio di cereali da Negroponte nel 1315.407
Con il progressivo isolamento di Tinos a partire dalla fine del XV secolo, la
situazione si fa pi critica, a causa del fatto che le autorit ottomane impediscono
qualunque esportazione dai propri territori. In alcuni casi, si riesce a far pervenire
qualche aiuto con sotterfugi, assai pericolosi nel caso vengano scoperti dai Turchi,408
ma in generale si registrano difficolt assai maggiori rispetto al passato. Com noto,
poi, nellamministrazione annonaria gli interessi di Venezia sono rigidamente
anteposti a quelli dei locali: si deve provvedere anzitutto agli approvvigionamenti alla
citt lagunare. Ad ogni modo, non si ha menzione nelle fonti di particolari carestie
nella storia dellisola.
In conclusione, quindi, ricapitoliamo sommariamente quali aspetti permettono di
notare una differenziazione tra la Ghisocrazia e la Venetocrazia. A ben vedere, sono
assai pi numerosi i punti di continuit rispetto a quelli di cesura, perch la
Serenissima tende ad adottare un modello di colonia che gi stato perfezionato nel
corso dei due secoli precedenti. Tuttavia, si possono rintracciare alcune innovazioni e
soprattutto diversi temi, dovuti in parte consistente alla radicale svolta storica
impressa dagli Ottomani.
In effetti, tra il XIII-XIV secolo e i secoli successivi le attivit belliche
raggiungono una scala molto pi vasta e importante, sia in termini di frequenza dei
conflitti sia come quantit di danni e vittime. Questo impone una attenzione assai
407
Cfr.
408
supra, p. 54.
Si pensi in particolare agli aiuti alimentari inviati dagli abitanti di Siros, menzionati durante uno
dei passaggi nelle vicende concernenti Francesco Coronello. Cfr. supra, pp. 115-116.
169
maggiore ai temi della difesa e della sicurezza, ai quali Venezia dedica cure affatto
particolari. Ci non toglie che lorganizzazione di base non sia del tutto dissimile
rispetto al periodo dei Ghisi, bens trova le sue radici appunto nella feudalizzazione
che viene imposta dai dinasti latini. A questo motivo di fondo si aggiunge un
maggiore intervento statale, rappresentato dallimmissione di mercenari o di corpi
speciali, come quello degli Albanesi, presenti in misura minore nei primi secoli del
dominio latino. Del resto, ipotizzabile che se lisola fosse restata parte di un
dominio privato, pi difficilmente avrebbe potuto resistere allavanzata ottomana,
mentre il governo veneziano profonde maggiori mezzi nellassicurarsi il suo
possedimento.
Se si passa a considerare laspetto amministrativo, la Serenissima non impone
una netta cesura neanche in questo ambito. E abitudine della Repubblica conformarsi
ai casi che si danno volta per volta qualora lorganizzazione precedentemente
adottata si sia dimostrata efficace per il controllo della colonia. Per rendersene conto,
basti pensare alla profonda differenza che sussiste tra il sistema di governo di
Negroponte, dalle caratteristiche profondamente feudali e che non a caso fa da primo
stimolo per la revisione delle Assise di Romania nei domini della citt adriatica, e
quello di Creta, dai connotati del tutto originali ma assai pi simili a quelli della
madrepatria, sebbene si registri anche in tale possedimento una certa forma di
feudalizzazione.
Lunico elemento che pu considerarsi cambiato quello del referente cui si
deve rivolgere la popolazione in caso di conflitti e problematiche. Inizialmente, si
tratta di una famiglia privata, dagli interessi vasti che spaziano in numerosi territori,
maggiormente dedita a espansioni territoriali e a rapporti vassallatici e forse pi
rapida nel dirimere minute questioni di terreni. Sotto la Serenissima, invece, i ranghi
gerarchici sono ovviamente pi complessi e articolati anche se spesso si vede
intervenire addirittura il Senato per stabilire attribuzioni di piccoli feudi.
Lorganizzazione della comunit nelluniversitas Thinarum deve certo aver favorito
170
un pi efficace dialogo con il governo centrale e una certa garanzia per proteggersi da
eventuali magistrati inefficaci o particolarmente rapaci.
Riguardo allaspetto ecclesiastico, non sembra di poter rilevare evidenti
discontinuit. La politica adottata, di inserire una gerarchia ecclesiastica latina senza
per provocare attriti e frizioni con le preesistenze ortodosse, d i suoi frutti sul lungo
periodo, creando una comunit cattolica fiorente e di lunga tradizione. In questo
capitolo, il ruolo della Chiesa romana relegato in posizione del tutto secondaria,
limitandosi a una funzione di controllo che non consente un gran margine
decisionale.
Leconomia deve invece aver subito dei contraccolpi positivi dal cambio di
governo. Durante la Ghisocrazia, le attivit commerciali e gli scambi sono sostanziale
appannaggio della famiglia veneziana, che spesso pratica anche attivit corsare e di
contrabbando. Nel secondo periodo, il passaggio a fare organicamente parte del ben
pi vasto dominio della Repubblica marciana deve aver favorito gli scambi e
rilanciato attivit economiche pi remunerative, anzitutto la sericoltura, seppur
mantendendo il sistema commerciale entro livelli assai contenuti, come si avuto
modo pi volte di notare. Il vantaggio rappresentato dalla Venetocrazia diminuisce
per con il progressivo assedio imposto dalle forze turche, che a volte mette
addirittura a repentaglio il sostentamento della popolazione, che non pu pi
avvalersi delle seppur piccole importazioni di cereali e altre provvigioni dalle regioni
circostanti.
Infine, rispetto allambito topografico, si deve registrare una pressoch assoluta
continuit. Il Castello di S. Elena resta il centro indiscusso dellisola, subendo dei
cambiamenti costruttivi al principio dellera moderna per poter meglio sostenere
limpatto dei nuovi armamenti; tale fenomeno si inserisce daltronde in un processo
generalizzato che coinvolge tutta larea greca e non solo nel medesimo periodo. La
riorganizzazione insediativa imposta dalla feudalizzazione, che si traduce anche in
nuovi fenomeni toponomastici, trova le sue radici nella Ghisocrazia e ha naturale
prosecuzione nel periodo veneziano, quando il sistema di fondo non cambia.
171
172
In questo si pu dire consista la grande forza del dominio veneziano rispetto agli
altri Stati latini in Grecia: questi, volendo introdurre un sistema rigido e ben diverso
rispetto alle consolidate tradizioni locali, non riescono a creare un rapporto e dei
legami profondi con gli abitanti greci, facendo s che, anche grazie ai numerosi
contrasti tra i possessi occidentali, lavanzata ottomana sia nettamente facilitata;
Venezia, invece, riesce a costituire una societ nuova e consolidata, ben pi restia a
passare di proprietario. Il caso del mondo cretese, che traduce la nuova realt anche
in una letteratura carica di reminiscenze italiane, e, in scala minore, di Tinos, che
garantisce alla Serenissima una prolungata fedelt, mostra un maggior successo del
pragmatico modello di sfruttamento coloniale della citt adriatica rispetto agli altri
organismi feudali occidentali.
173
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