La Traduzione Nell'insegnamento Linguistico
La Traduzione Nell'insegnamento Linguistico
La Traduzione Nell'insegnamento Linguistico
Negli ultimi decenni, il ruolo della traduzione nell'insegnamento di lingue straniere (LS) mutato sensibilmente, in conformit con i diversi
orientamenti metodologici, passando dall'assoluta centralit alla messa al
bando e infine a un moderato ricupero.
Per lungo tempo, l'abilit traduttiva ha rappresentato lo scopo principale
dell'apprendimento di LS; nel noto articolo in cui descriveva le difficolt
connesse all'apprendimento di lingue affini, il linguista Carlo Tagliavini
concludeva che: "un Italiano di buona volont che cominci in pari tempo lo
studio dello spagnolo e del tedesco e coltivi ambedue le lingue con ugual
diligenza, dopo un anno conoscer meglio lo spagnolo del tedesco [...],
dopo cinque [anni] tradurr pi correttamente dall'italiano in tedesco che
dall'italiano in spagnolo!" (Tagliavini, 1947: 261; il corsivo mio). Saper
tradurre equivaleva quindi a conoscere una lingua.
Nell'era dello strutturalismo di matrice comportamentista e delle metodiche audio-orali, la traduzione fu invece vista come la principale responsabile di interferenze della lingua madre (LM) nell'acquisizione di nuove
abitudini linguistiche, e venne quindi scoraggiato ogni ricorso alla lingua
del discente durante le lezioni e lo studio. Quanto meno a livello teorico:
nella pratica didattica, pochi insegnanti hanno preso alla lettera questi consigli; ma era comunque diffusa la convinzione che si trattasse di un esercizio dannoso e retrogrado, adatto solo per la formazione di specifiche abilit
traduttive.
Lo sviluppo della psicologia cognitiva e la nuova ondata di studi
sull' apprendimento linguistico fecero crollare l'ingenua pretesa di poter
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prescindere completamente dalla L l nell' acquisizione di una L2, l restituendo alla lingua madre un pi positivo ruolo di guida nel processo: nessuna teoria dell'apprendimento pu, alla luce degli studi oggi disponibili,
scartare l'azione del transfer di forme dalla LI alla L2 (Ellis, 1994: 341).
Lo studente stesso, soprattutto se adulto, manifesta l'esigenza di razionalizzare le nuove conoscenze ricorrendo alla LI: vi , cio, un ineliminabile
"besoin d'intellectualisation de l'acquis" (Lavault, 1985: 15) che richiede il
confronto con la L l.
A partire dagli anni 80, le metodologie didattiche di tipo nozio-funzionaie prima e comunicativo poi, rimossero il "tab" esistente, avviando un
timido ritorno alla traduzione. Anche se non pi in modo esclusivo, oggi
questo esercizio viene utilizzato con diverse modalit nei corsi di lingua,
non solo per insegnare a tradurre, ma anche come mezzo di apprendimento.
A questo ritorno non corrisponde per un'adeguata attenzione dei teorici
di glottodidattica. Se scorriamo gli indici delle pubblicazioni di settore,2
troviamo ben pochi lavori incentrati sulla traduzione, mentre l'interesse per
la "vecchia" grammatica, l'altra grande protagonista del metodo tradizionale, ben pi marcato. Per contro, abbondano studi, seminari e convegni
sui molteplici aspetti connessi alla traduttologia, all'interpretazione di testi
letterari, all'impiego di nuove tecnologie al servizio della traduzione e ai
linguaggi settoriali. 3
In ambito glottodidattico, la traduzione ancora in cerca di uno statuto
idoneo e di tecniche adeguate che ne consentano un uso pi razionale, anche all'interno di corsi di lingue non specifici, cio non finalizzati alla preparazione di futuri traduttori. In altre parole, occorre precisare i metodi e gli
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obiettivi della traduzione pedagogica, che non possono evidentemente coincidere con quelli della traduzione professionale.
Non credo sia del tutto superfluo precisare in cosa si differenziano le
due attivit. li traduttore, quale che sia il suo metodo di lavoro, si propone
come unico obiettivo quello di costruire al meglio un prodotto finito, cio la
traduzione; nella sua formazione, naturalmente, devono combinarsi teoria e
pratica, sapere linguistico e sapere enciclopedico,4 ma sempre prioritario
lo scopo finale del processo.
Nel caso della traduzione pedagogica, conviene invece porre l'accento
sul processo pi che sul prodotto finito, a meno che si voglia dedicare comunque un certo spazio allo sviluppo di abilit specifiche. Questo significa
sfruttare le pi svariate modalit traduttive, nella direzione LI - ? L2 e in
quella opposta, ma senza necessariamente completare il percorso: si possono tradurre singole espressioni o frammenti di testo, si pu passare dallo
scritto all' orale e viceversa, si possono vagliare diverse ipotesi commentando non solo la pi idonea ma anche quelle da scartare. 5 Nella didattica di
LS, la traduzione va dunque intesa come confronto interlinguistico, che assecondi le strategie messe in atto spontaneamente dal discente, rimuovendo
al tempo stesso gli ostacoli creati dal contatto fra lingue: opacit, somiglianze parziali o ingannevoli.
Rivendicare un ruolo didattico della traduzione indipendente dagli
obiettivi professionali, tuttavia, non significa escludere l'apporto teorico e
pratico della ricerca in questo campo, che pu essere sfruttato con profitto,
ad esempio per rifiutare l' obsoleta pratica traduttiva legata al formalismo
grammaticale, che contrapponeva una traduzione libera a quella letterale. 6
Ma indispensabile una messa a fuoco della traduzione pedagogica che
tenga conto dei diversi aspetti, linguistici e non, coinvolti nel processo di
apprendimento.
Mi riferisco al titolo di un Convegno che ebbe luogo in questa stessa sede alcuni
anni orsono (Pantaleoni / Salmon Kovarski, a cura di, 1995).
5 Rimando a un mio precedente articolo (Calvi, 1984) per una rassegna sui diversi
tipi di traduzione che si possono utilizzare nei corsi di lingua, con particolare riferimento allo spagnolo per italofoni.
6 In uno dei pochi studi approfonditi sull'impiego didattico della traduzione, Elisabeth Lavault propone la traduzione interpretativa, cio quella praticata dai professionisti, come obiettivo finale di un percorso di lettura e approfondimento del testo,
che non esclude tuttavia altre modalit traduttive (1985: 49-80).
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L'abilit della lettura si riferisce, naturalmente, a un testo scritto; le mie riflessioni riguardano essenzialmente questo tipo di traduzione, anche se l'esercizio traduttivo a partire da un messaggio orale pu sempre essere praticato con profitto.
Ogni studente, del resto, si trover facilmente nella condizione di dover restituire
nella lingua straniera un discorso fatto nella propria (ad esempio, da connazionali
che non conoscono la LS in questione); quindi utile sviluppare adeguate strategie
di passaggio, in forma consecutiva pi che simultanea, da un codice all'altro.
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Questo vale soprattutto nei casi di apprendimento guidato, in cui l'azione del mo-
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qualche goccia di "teoria e pratica della traduzione", per citare uno dei titoli
pi noti in materia (Garda Yebra, 1982), sar utile per tutti: lO non si pu infatti dimenticare che, nel nostro mondo, la traduzione divenuta un importante strumento comunicativo a molti livelli. E' stato suggerito, ad esempio,
di incoraggiare l'esercizio traduttivo simulando situazioni reali in cui il
parlante si trovi nella necessit di passare dalla LS alla sua LM (Lavault,
1985: 52-53). Nel caso di testi gi tradotti nella lingua d'arrivo (ad esempio, romanzi pubblicati in traduzione), pu anche servire, a questo scopo,
l'analisi e il commento delle scelte operate dal traduttore. 11
2.2. Traduzione di parole o esempi d'uso (LI ~ L2)
Ho gi sottolineato che, in sede di comprensione, la traduzione di parole
o frammenti di particolare opacit risponde a una funzione essenzialmente
chiarificatrice; a volte il manuale stesso, se pensato per discenti della medesima LM, la utilizza nelle note esplicative. Ma in alcuni casi, tradurre una
parola o un frammento di testo, non necessariamente di difficile comprensione, pu essere lo spunto per una riflessione contrastiva pi ampia. Questo vale soprattutto per i "falsi amici", che talvolta si intersecano secondo
reti di corrispondenze parziali: le diverse possibili traduzioni di uno stesso
termine e i lessemi che queste a loro volta richiamano potranno costituire
schemi di corrispondenze lessicali e/o semantiche; ne riporto un esempio
tratto dal manuale ltinerarios por el espanol (Melloni / Capanaga, 1993:
23):
exprimir '::f:. esprimere
exprimir: spremere
esprimere: expresar
lO Senza entrare nel merito dell'efficacia didattica dei vari contributi di traduttologia, vorrei sottolineare la produttivit, nell'ambito di un corso di lingue straniere,
dei concetti espressi da Coseriu (1977).
11 Alcune utili indicazioni sull'impiego didattico della traduzione in un corso universitario di spagnolo per italofoni si trovano in Piras (1986).
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3. Conclusioni
Alla costruzione di questa abilit contrastiva, naturalmente, contribuisce
ogni diversa modalit di traduzione; il confronto interlinguistico deve essere condotto a tutti i livelli, a partire da quelli pi "alti" per approdare alle
forme linguistiche; e dovrebbe essere sostenuto da adeguati strumenti di
analisi contrastiva, di cui talvolta si sente la mancanza. 15
Da quanto esposto, emerge un modello di unit didattica in cui si integrano diverse modalit traduttive. Tenuto conto che il punto di partenza
sar sempre un testo nella L2, si possono individuare le seguenti fasi:
Presentazione del testo e dei dati extralinguistici di riferimento, con eventuale
traduzione del titolo, qualora contenga termini opachi o ambigui. Nel caso del
testo utilizzato per l'esperimento, potr servire, ad esempio, richiamare alcune
nozioni geografiche e fornire l'equivalente italiano del termine pantano.
Lettura e comprensione globale del testo, secondo tecniche ormai consolidate,
come la segmentazione in unit di senso, il reperimento di parole-chiave ecc.
Come utile scorciatoia, l'insegnante potr fornire la traduzione esplicativa dei
segmenti problematici, per prevenire i maggiori blocchi nella comprensione.
15 Negli ultimi anni la situazione comunque migliorata; mi riferisco in particolare
alla Grammatica spagnola di Carrera Dfaz (1995), che offre un modello compiuto
di grammatica pedagogica di taglio contrastivo italiano-spagnolo, e al dizionario
bilingue curato da Laura Tam (1997), che ha finalmente permesso di colmare, almeno in parte, la grande lacuna nella lessicografia bilingue italo-spagnola.
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Riferimenti bibliografici
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