Tecniche Sistemazione
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Tecniche Sistemazione
Le operazioni preliminari
Sono necessarie e fondamentali sia per la messa in sicurezza del cantiere da ulteriori dissesti, al fine della
realizzazione dei lavori previsti, sia per la riuscita nel tempo delle opere stesse.
Consistono nella riprofilatura e rimodellamento di versanti e scarpate che sono stati oggetto di eventi franosi
e nel consolidamento di porzioni di roccia o terreno instabile che non possono essere ulteriormente asportate o
interessate da interventi modificativi: si tratter cio di quelle tecniche di consolidamento di elementi rocciosi o di
scarpate detritiche mediante ancoraggi e legature, con la posa di pannelli di rete o funi a trefoli.
Il rimodellamento dei pendii che sono stati oggetto di eventi franosi deve essere sempre previsto, mediante
operazioni di scavo e riporto (asportazione del ciglio di frana, ripristino della pendenza media compatibile con le
esigenze di sicurezza), al fine di rendere possibili i successivi lavori di recupero dellarea di intervento, con
lottenimento di una morfologia ottimale del sito sotto il profilo paesaggistico.
I mezzi utilizzati per queste operazioni preliminari sono gli escavatori cingolati, i ragni meccanici, nonch i mezzi
manuali e personale di qualifica da ordinaria ad altamente specializzata (rocciatori - disgaggiatori).
La ricostruzione del profilo di un versante ha come scopo il raggiungimento delle condizioni di equilibrio,
sconvolte da eventi franosi o da fenomeni di erosione, (naturale o indotta da interventi antropici) essenzialmente
mediante una operazione di scavo e/o riporto, fino ad ottenere la configurazione progettata. Il parametro
regolatore di questi interventi senzaltro la pendenza finale del versante, in funzione delle caratteristiche
geotecniche del terreno.
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Quando i fenomeni di instabilit interessano versanti rocciosi, ovvero si ha a che fare con problemi di crolli in
roccia, o di distacco e rotolamento massi, le operazioni di sistemazione possono prevedere:
disgaggio manuale di blocchi, placche o lastre di roccia;
disgaggio meccanico mediante escavatore tipo ragno o escavatore cingolato; demolizione meccanica di
elementi rocciosi mediante martellone;
perforazione di fori da mina e brillamento di piccole cariche di esplosivo (patarraggio);
profilatura sistematica di pareti rocciose con impiego di esplosivi, utilizzando una tecnica di taglio della
roccia denominata smooth blasting.
Lobiettivo quello di ottenere una configurazione stabilizzata delle pareti residue con eliminazione degli
aggetti e labbattimento (o la riduzione) dei volumi di roccia presenti a valle di giunti di discontinuit di
trazione (tension cracks).
Quando i fenomeni di instabilit interessano versanti detritici a prevalente frazione terrosa, si possono
individuare soluzioni che prevedano un disgaggio minimale del coronamento di frana (anche col solo impiego
di tecniche manuali), oppure procedere allasportazione di materiale per ottenere una nuova configurazione
del pendio. Lasportazione di materiale (terra e blocchi rocciosi) da versanti detritici deve, per quanto
possibile, avvenire con andamento discendente, dalla sommit verso il basso. Di norma si procede con la
realizzazione di rampe, per mezzo di escavatore cingolato, per raggiungere il limite superiore del corpo
detritico.
Lescavatore effettua quindi lo sbancamento del materiale facendo scendere il detrito verso valle e
diminuendo gradualmente laltezza e linclinazione del cumulo. Unitamente alle operazioni di movimento terra
sui versanti, spesso risulta necessario procedere alla messa in sicurezza di blocchi, lastre rocciose e scarpate
mediante chiodature, funi e reti metalliche.
Le diverse tecniche impiegabili dipendono sostanzialmente dal tipo di instabilit e di formazione interessata
(chiodatura degli elementi instabili al substrato roccioso, messa in opera di pannelli di rete a maglia
esagonale, armata con funi a trefoli di acciaio, posa di pannelli di funi a trefoli legate a idonei ancoraggi in
roccia, posa di pannelli in fune di acciaio romboidale).
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Le tecniche di sistemazione idrogeologica e naturalistica
Rivegetazione
Gestione della vegetazione esistente
Inerbimenti
Messa a dimora di alberi e arbusti
Messa a dimora di talee
Sopra: inerbimenti con idrosemina su grate vive
Sotto: inerbimenti con idrosemina su terre rinforzate
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Geosintetici e fibre naturali
Geotessili
Geomembrane
Geogriglie, georeti geostuoie
Reti e stuoie in fibra naturale
Supporto alla rivegetazione
con utilizzo di geostuoie e reti
in fibra naturale
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Canalizzazioni
Metalliche con rinfianchi rivegetati
In legname e pietrame
In terra inerbite
In terra impermeabilizzate e inerbite
In tavolame di legno
Canalizzazioni in pietrame e
malta (1), in legname e
pietrame (2-3-4), in
geocomposito (5: geostuoia
in polipropilene a struttura
tridimensionale su
geomembrana)
1) 2) 3)
4)
5)
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Sistemi drenanti
trincee drenanti
cunei filtranti
fascinate drenanti
Tecniche per il drenaggio
di versanti
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Opere in legname
palificate semplici
palificate vive di sostegno
Palificate semplici
Palificate vive di sostegno
ad una parete (a infissione)
Palificate vive di sostegno
a doppia parete parete
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Sopra: palificate vive di sostegno, impiegate per il consolidamento
di sponde fluviali
Opere in legname
palificate vive spondali
briglie in legname e pietrame
A sinistra e sotto: costruzione di una briglia in legname e pietrame
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Grata viva: fasi costruttive e sviluppo della veetazione
Opere in legname
Grate vive
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Opere in pietrame
murature in pietrame
scogliere rivegetate
gabbioni
Scogliere in massi posati a secco o rivegetate
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Opere in terra rinforzata
con funzione di contenimento e difesa passiva
con funzione di sostegno
Fasi realizzative
di una terra
rinforzata
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Rivegetazione
Inerbimenti
Gli inerbimenti hanno lo scopo di:
stabilizzare il terreno, attraverso lazione consolidante degli apparati radicali;
proteggere il terreno dallerosione superficiale dovuta allazione battente delle precipitazioni e dal ruscellamento
superficiale;
ricostruire la vegetazione e le condizioni di fertilit.
La ricostituzione della cotica erbosa pu avvenire mediante una semina manuale (a spaglio), preceduta da
eventuali operazioni di preparazione del piano di semina.
Linerbimento delle superfici pu essere ottenuto anche con la semina idraulica (idrosemina), tecnica adatta
allinerbimento di superfici ampie e in pendenza, che viene eseguita con attrezzatura a pressione. La tecnica
dellidrosemina prevede limpiego di una miscela composta da acqua, miscuglio di sementi idonee, concime,
collanti, prodotti fitoormonici e sostanze miglioratrici del terreno, il tutto distribuito in ununica soluzione con
speciali macchine irroratrici a forte pressione (idroseminatrici).
Nei casi in cui risulti necessario aumentare la parte organica si potr quindi provvedere, su terreni a scarsa
pendenza, anche alla somministrazione di una coltre protettiva del suolo, costituita da fibre naturali (paglia,
fieno, ecc.).
La coltre protettiva, costituita percentualmente anche da fibre di legno o da pasta di cellulosa, se distribuita con
la semina idraulica, prende il nome di idrosemina con mulch. Commercialmente esistono poi varianti del
mulch che, a seconda della concentrazione e della composizione, caratterizzano lidrosemina a fibre legate e
lidrosemina a spessore.
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Messa a dimora di piantine e di talee
Come gi stato spiegato, le piante arbustive e arboree possono essere ottenute da seme (non di frequente utilizzo),
da piantine a radice nuda o in contenitore, oppure da parti di piante, sotto forma di talee, astoni, ramaglia viva,
ecc. .
Sia le talee sia le piantine da vivaio, soprattutto quelle a radice nuda, devono essere messe a dimora durante il riposo
vegetativo, che interessa un periodo dellanno la cui lunghezza in funzione della quota alla quale si opera; in
montagna il periodo di riposo pi lungo rispetto alla pianura. In linea di massima, lepoca migliore per lesecuzione
dei lavori lautunno per la pianura e la primavera per la montagna.
Determinate tecniche di Ingegneria Naturalistica prevedono limpiego contemporaneo di materiali inerti (terra e
pietrame) e vivi, come accade nel montaggio a strati delle palificate di sostegno a doppia parete: la stagione di
costruzione delle opere quindi condizionata dal periodo nel quale possibile mettere a dimora la vegetazione.
Anche il prelevamento delle talee vicino al cantiere -taleaggio in loco -delle specie legnose viene effettuato durante
il periodo di riposo della vegetazione.
I notevoli quantitativi di talee o astoni che in molti lavori devono essere impiegati possono rendere necessario un
approvvigionamento anticipato rispetto alla fase di esecuzione dei lavori.
Nasce quindi unesigenza di conservazione di tale materiale che si pu ottenere in celle frigorifere oppure in pozze di
acqua fredda continuamente ricambiata, al fine di evitare che le talee emettano germogli e radici prima dellesecuzione
dei lavori. Occorre prevedere qualche accorgimento per il trasporto del materiale vegetale sul cantiere di lavoro, tanto
pi grandi saranno le distanze da percorrere.
Soprattutto durante stagioni tardo-invernali o primaverili, con temperature calde impreviste, il pericolo di disidratazioni
provocate dal contatto con laria sempre presente: in queste situazioni consigliabile limpiego di autocarri furgonati o
con cassoni telonati e una preventiva bagnatura del materiale.
Nelle operazioni di messa a dimora di piantine, i tutori, se previsti e necessari, vanno conficcati nella buca di
piantagione prima della posa delle piante e devono affondare di almeno 30 cm oltre il fondo della buca.
Si procede quindi disponendo uno strato di terra sul fondo delle buche, con la rimozione di ciottoli o materiali estranei:
su questo strato di terra verr sistemata la radice.
La pianta deve essere posata in modo che il colletto radicale si trovi al livello del fondo della conca di irrigazione e la
radice non deve essere n compressa, n spostata; la buca di piantagione viene poi colmata con terra di scavo,
eventualmente con aggiunta di terra fine. La compattazione della terra va eseguita con cura, in modo da non
danneggiare le radici, non squilibrare la pianta, che deve rimanere dritta, e non lasciare sacche daria: la completa
compattazione sar ottenuta attraverso una abbondante irrigazione, che favorir inoltre la ripresa vegetativa.
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In merito alla tecnica di messa a dimora di talee, astoni, ramaglia viva, questo materiale, una volta preparato
(ossia portato alle dimensioni richieste dalle opere in costruzione) deve essere immediatamente impiegato, al fine di
ridurre i rischi di eccessiva perdita dacqua (disidratazione).
La messa a dimora per talea richiede quindi alcuni accorgimenti:
la corretta scelta delle specie vegetali;
il rispetto dellepoca di prelievo e di impiego (riposo vegetativo);
le opportune cautele nella conservazione e nel trasporto;
la corretta polarit nella posa;
la posa quasi orizzontale;
la necessit che non ci siano mai sacche daria a contatto con la parte interrata, da qui lopportunit di
compattare il terreno e di evitare il pi possibile linserimento a posteriori delle talee nelle opere;
la buona qualit del terreno di riempimento, che non deve essere eccessivamente pietroso;
linserimento della talea nel terreno per almeno l80% della sua lunghezza, per far s che sia il pi possibile a
contatto con la terra e non vi siano fenomeni di precoce disidratazione;
la spuntatura o potatura della parte aerea con un taglio netto, inclinato verso il basso (con la faccia tagliata
che guardi il terreno).
Fra le tecniche di messa a dimora di piantine e/o di talee si descrivono due particolari tecniche.
La gradonata viva un tipo di intervento per il consolidamento di pendii e scarpate attraverso la messa a dimora di
materiale vegetale vivo.
La sequenza di costruzione comprende:
lo scavo manuale o meccanico di una banchina profonda almeno 50 cm, con una pendenza verso linterno dello
scavo del 10% circa;
la messa a dimora orizzontale di talee, o talee e piantine radicate, in numero rispettivo di almeno 20 talee
(diametro minimo 2 cm) al metro e/o 5 piantine radicate al metro;
la ricarica della banchina con la terra di scavo, lasciando sporgere le talee solo per pochi centimetri.
la potatura delle talee, come precedentemente descritto.
Per la sistemazione di un versante vengono realizzati pi linee di gradonate vive, eseguite con interassi di 1.5 - 3 m,
partendo generalmente dalla base del pendio fino alla parte pi alta, utilizzando per il riempimento delle banchine
inferiori il materiale di scavo di quelle soprastanti.
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Linfissione di talee a chiodo una tecnica di messa a dimora per la rivegetazione di versanti, scarpate e sponde, che
prevede limpiego di talee di grosse dimensioni, lunghe in genere da 50 cm a 1 m, da posare a seguito delleventuale
rimodellamento del terreno come da progetto, con la seguente successione operativa:
realizzazione di prefori di posa con barre metalliche di grosso diametro;
inserimento delle talee nei fori;
infissione in profondit con utilizzo di una mazza;
rifilatura a margini netti della testa delle talee, attraverso luso di grosse tronchesi o con sega manuale.
Le talee a chiodo possono essere anche impiegate come ancoraggio delle reti in fibra naturale, naturalmente insieme
agli ancoraggi metallici, ottenendo cos una maggiore rivegetazione del versante.
In ambito idraulico si prevedono sistemazioni spondali con la messa a dimora di lunghi astoni di salice su scarpate
riprofilate. Gli astoni possono poggiare su un cordolo di massi, posti al piede della sponda. Tale tecnica di sistemazione
detta copertura diffusa con astoni.
Consolidamento spondale realizzato con copertura diffusa
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Geosintetici e fibre naturali
I geosintetici sono prodotti prefabbricati realizzati dallindustria tessile, delle fibre naturali, della gomma e delle
materie plastiche, delle membrane bituminoso - polimeriche e della bentonite.
Negli interventi di Ingegneria Naturalistica luso di geosintetici assume diverse funzioni: rinforzo dei terreni, filtro,
drenaggio, protezione dallerosione, ma anche supporto allo sviluppo della vegetazione nella fase iniziale di crescita.
Come geosintetico si intende quindi un prodotto fabbricato fuori dal cantiere e costituito da uno o pi materiali
abbinati, a seconda delle caratteristiche tecniche che si vogliono ottenere. Sono definibili perci prodotti di sintesi
anche quelli composti da fibre vegetali.
I geosintetici si dividono in:
geotessili;
geomembrane;
prodotti correlati: georeti, geogriglie,geostuoie, reti in fibra naturale ecc.
I geotessili sono costituiti da fibre sintetiche, prodotte con polimeri quali poliammide, poliestere, polipropilene,
polietilene.
La disposizione delle fibre determina lulteriore distinzione in geotessili tessuti impiegati nel rinforzo dei terreni, e
nontessuti, con propriet filtranti.
Le geomembrane sono strutture caratterizzate da bassissimo coefficiente di permeabilit, pertanto vengono impiegate
come impermeabilizzanti. Sono costituite da polimeri quali polietilene (PE) o cloruro di polivinile (PVC). In genere
utilizzato il polietilene ad alta densit
(HDPE). Oltre alle geomembrane polimeriche esistono delle geomembrane bituminose, ricavate per impregnazione di
nontessuti con bitume opportunamente additivato.
I prodotti correlati possono essere costituiti da uno o pi materiali, sia di composizione sintetica che naturale, e coprono
una vastissima gamma di impieghi, quali la stabilizzazione
superficiale o strutturale, il drenaggio, limpermeabilizzazione, la rivegetazione.
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Tipologie di geosintetici
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Si elencano le seguenti tipologie:
geogriglie: strutture in HDPE o poliestere a maglie poligonali molto aperte, hanno funzione di rinforzo nei rilevati o nei
sottofondi stradali;
georeti: costituite da robusti fili incrociati di polietilene ad alta densit, vengono utilizzate come elemento di supporto ad
altri geosintetici al fine di migliorarne le propriet meccaniche; sono inoltre ottimi ripartitori di carico;
geostuoie: sono formate da filamenti di materiale sintetico aggrovigliato, e costituiscono un sistema di trattenuta del
terreno agrario e delle sementi, soprattutto sulle superfici da rivegetare dopo aver effettuato interventi di
impermeabilizzazione (capping di discariche, canalizzazioni artificiali);
geocompositi: sono combinazioni fra geogriglie, geotessili e geomebrane; per questo possono assolvere a pi funzioni
quali drenaggio + rinforzo meccanico, impermeabilizzazione + rinforzo meccanico, ecc.;
geocelle: sono strutture alveolari in materiale sintetico, atte al contenimento del terreno agrario su superfici pianeggianti
o inclinate, tipicamente utilizzate nella rivegetazione di superfici che - una volta impermeabilizzate - vengono ricaricate di
terra;
biotessuti, biostuoie, biofeltri: sono una estesa famiglia di prodotti accomunati dallutilizzo con finalit di contrasto
dellerosione superficiale e di rinaturalizzazione del suolo. Possono essere interamente costituiti da reti in fibre naturali di
juta, agave o cocco, oppure assemblati con strutture di supporto in fibra sintetica biodegradabile.
Reti in fibra naturale
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Canalizzazioni
Di diffuso utilizzo sono le canalette metalliche aperte, in lamiera di acciaio corrugata e zincata, di forma
semicircolare, ancorate al suolo mediante tirafondi. I rinfianchi in terra devono essere opportunamente rivegetati. La
canaletta deve essere collocata in uno scavo che consenta lafflusso dellacqua dalle zone laterali senza provocarne il
sifonamento; i tirafondi di ancoraggio rendono la canaletta solidale al terreno e possono essere costituiti da picchetti
in acciaio o da barre filettate, cementate a fondo foro e imbullonate; limpianto di talee di specie arboree o arbustive
dotate di elevata capacit vegetativa e il raccordo con il terreno circostante (anche mediante la posa di reti)
favoriscono la stabilizzazione dellopera e costituiscono nel tempo un efficace mascheramento della struttura.
Nei casi dove la capacit di trasporto solido non elevata, si pu prevedere la costruzione di canalizzazioni in
legname e pietrame, di sezione trapezia. Si procede con lo scavo della sezione prescritta, con mezzo meccanico o a
mano; vengono infissi nel terreno pali scortecciati di legno durabile di latifoglie o conifere autoctone (diametro min
15 - 20 cm), con angolazione corrispondente alla parete dello scavo; ai pali di ancoraggio vengono fissati
longitudinalmente, mediante chiodi o cambre, elementi di lunghezza variabile da 2 a 4 m, alla quota di fondo alveo e
alla quota di sponda; nei quadri in legname cos costituiti sui lati e sul fondo vengono disposti lastroni o blocchi di
pietrame, intasandoli con materiale terroso; consigliabile inerbire il terreno di riempimento dei giunti fra le pietre.
In altri casi, caratterizzati da pendenze e velocit di deflusso non elevate, possono essere realizzate canalizzazioni in
terra effettuando uno scavo avente sagoma trapezoidale e disponendo opportunamente geosintetici antierosivi a
protezione dello stesso.
Limpiego di canalette in tavolame di legno in genere previsto per la raccolta e lo smaltimento di acque provenienti
da altri sistemi di drenaggio. Data la rigidit della struttura, spesso necessitano di pozzetti di raccordo tra i vari tratti
costituenti lintera canalizzazione. Le canalette in tavole di legname devono essere realizzate con elementi di
legname stagionato e durabile, (ad esempio larice o castagno) avente spessore minimo di 5 cm.
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Sistemi drenanti
I sistemi drenanti su un versante sono rappresentati dallinsieme delle opere funzionali a intercettare le acque di
infiltrazione del sottosuolo e a recapitarle, lungo vie ben definite o linee preferenziali di deflusso, ai collettori naturali
(impluvi, corsi dacqua). Le tecniche di drenaggio, siano esse costituite da trincee drenanti, batterie di tubi
microfessurati in perforazioni suborizzontali, cunei filtranti o altro, consentono labbattimento della quota media della
falda acquifera, ovvero la diminuzione significativa della capacit di saturazione di formazioni di terreno, contribuendo
quindi alla riduzione di importanti fattori destabilizzanti e innescanti dei fenomeni franosi.
Trincea drenante: costituita da uno scavo, di dimensioni assai variabili (da 1 ad alcuni metri), che viene eseguito con
ragno meccanico o con escavatori cingolati. Il fondo e le pareti dello scavo vengono quindi rivestiti con la posa di
geotessile nontessuto ad azione filtrante. Alla base dello scavo vengono posati tubi in polietilene microfessurati, di
adeguato diametro. Lo scavo viene quindi riempito con materiale lapideo calibrato, di varia granulometria,che
costituisce il corpo drenante della formazione.
Cuneo filtrante: consiste in unopera in legname (palificata a doppia parete riempita con materiale ghiaioso) destinata
a intercettare la superficie di affioramento delle acque e a convogliare la portata effluente mediante un collettore
(canaletta metallica o scavo impermeabilizzato) posto alla base dellopera stessa. Il cuneo filtrante cos descritto si
definisce passivo. In un cuneo filtrante attivo si effettua limpianto di talee di specie arbustive igrofile, la cui forte
capacit di assorbimento di acqua e di evapotraspirazione contribuisce validamente al drenaggio della struttura.
Nel caso del drenaggio con fascinate lo scavo, di profondit variabile, pu essere eseguito a mano o con mezzi
meccanici; sul fondo dello scavo viene posto un tubo in polietilene microfessurato di adeguato diametro,
eventualmente rivestito da geotessile nontessuto. Lo scavo viene poi riempito con ramaglie e fascine morte, ed
eventuale materiale lapideo reperito in loco. La parte sommitale della trincea viene saturata con terra e possibilmente
con fascine di materiale vegetale vivo, dotate di capacit di propagazione vegetativa.
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Opere in legname
Palificate semplici
Sono opere di contenimento superficiale da impiegare nella sistemazione di scarpate in frana, allo scopo di stabilizzarne
il terreno coinvolto. Consentono un discreto consolidamento strutturale in ragione della profondit raggiunta dal sistema
di ancoraggio e dallo sviluppo dellapparato radicale delle piantine e delle talee messe a dimora. Per la costruzione di
una palificata semplice (talora detta palizzata) si utilizza tondame scortecciato idoneo e durabile di latifoglia o conifera
di diametro minimo 20 cm, disposto perpendicolarmente alla linea di massima pendenza, legato e fissato a valle da
picchetti (piloti) in legno o profilati o tondini in acciaio ad aderenza migliorata, per profondit variabili da 1.5 a 2 m
(minimo 1 m), con densit di circa 3 piloti al metro lineare. Le palificate possono essere disposte a formare linee
continue sul versante, distanziate di 2 - 4 m, oppure a linee alterne, a scacchiera. La palificata semplice viene
consolidata dallinserimento di talee di specie arbustive o arboree ad adeguata capacit vegetativa e capaci di emettere
radici avventizie dal fusto (diametro minimo 2 cm) in numero di almeno 20 30 al metro. A monte della palificata
vengono messe a dimora piantine radicate, previo eventuale scavo di una banchina di posa. Tra due ordini di palificate
pu essere prevista la stesura di reti in fibra naturale (juta, agave, cocco) con funzione antierosiva. Il terreno viene
inerbito mediante idrosemina o semina manuale a spaglio.
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Palificate vive di sostegno
Le palificate vive di sostegno a una parete costituiscono una evoluzione delle palificate semplici data dallinserimento di
pali trasversali (traversi) tra i pali orizzontali sovrapposti (correnti). Anche queste strutture sono ancorate alla base da
pali in legno o tondini in acciaio ad aderenza migliorata (diametro minimo 32 mm). Il tondame utilizzato, di legno idoneo
e durabile di latifoglia o conifera, ha diametro di 20 - 25 cm. Lelevazione di questa struttura consente il recupero di quote
maggiori rispetto alla palificata semplice e, rispetto alle palificate di sostegno a doppia parete, di seguito descritte,
richiede un minore volume di sbancamento. Per conferire alla stessa maggiore stabilit e capacit di consolidamento
possono essere aumentate sia la lunghezza e la dimensione degli ancoraggi, sia quella dei traversi in legname, che
vengono infissi nel pendio, da cui deriva anche la eventuale denominazione della struttura come palificata ad infissione.
Il completamento dellopera si ha con il riempimento dello spazio residuo individuato fra il pendio e la parete in legname
con strati di materiale ghiaioso - terroso proveniente dallo scavo stesso o riportato, alternati alla posa di talee o piante
disposte contigue orizzontalmente, appartenenti a specie arbustive e/o arboree dotate di elevata capacit vegetativa e in
grado di emettere radici avventizie dal fusto interrato (minimo 100 talee e/o 5 piantine radicate per metro quadrato di
paramento esterno).
Le palificate vive di sostegno a doppia parete sono strutture autoportanti utilizzate di regola nella ricostruzione di versanti
che sono stati interessati da fenomeni franosi. Esse possono svolgere una funzione di sostegno, contenimento al piede e
consolidamento strutturale dei pendii. La palificata di sostegno a doppia parete un manufatto a gravit, costituito da una
sorta di cassone in pali di legno a struttura cellulare, riempita di materiale inerte e di materiale vegetale. Lo spessore
minimo della struttura dellordine del metro (tipico lingombro di 1.5 m), per unaltezza che non supera il doppio della
base, anche in strutture a paramento inclinato. Altezze maggiori possono essere raggiunte con la disposizione delle
palificate di sostegno a gradoni. I materiali impiegati per la costruzione sono, analogamente a quanto descritto per le
strutture pi semplici, pali di legno durabile di latifoglia o conifera, scortecciati e di diametro minimo 20 - 25 cm. Un
adeguato ancoraggio deve essere previsto, particolarmente in formazioni detritiche fini (sabbie, limi, ecc.) mediante piloti
in legno o acciaio (tondini 32 mm o profilati) posti anteriormente al paramento di monte e/o al paramento di valle: in
casi particolari possono prevedersi ancoraggi profondi con impiego di micropali trivellati o a rapida infissione. Per
lapplicazione in campo idraulico (briglie in legname e pietrame) le modalit costruttive risultano analoghe a quelle delle
palificate di sostegno a doppia parete. Tuttavia occorre prevedere diametri della paleria non inferiori a 25-30 cm,
riempimento con pietrame di idonea pezzatura, limitazione della rivegetazione alle sole ali laterali, sagomatura del
manufatto per indirizzare la corrente dacqua (forma della gaveta) e molti accorgimenti atti ad evitare lerosione, lo
scalzamento e lo svuotamento dellopera
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Palificate vive di sostegno
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Opere di stabilizzazione superficiale
Le stecconate sono strutture che hanno le stesse modalit di messa in opera delle palificate semplici, di cui possono
essere considerate una variante costruttiva. In questo caso la struttura portante a sostegno del terreno di ricarico sul
versante formata da tavoloni di larice di spessore 50 - 80 mm, fissati al suolo da tondini o profilati in acciaio di
adeguata lunghezza (non inferiore al metro). Rispetto alle palificate semplici consentono una maggiore entit di ricarico
a monte in spazi anche limitati, tuttavia rispetto allimpiego della paleria, possono verificarsi maggiori problemi in ordine
alla durabilit del tavolame messo in opera.
Le viminate, graticciate e fascinate possono considerarsi strutture complementari alle precedenti, adottate con
maggiore difficolt a causa della laboriosit della loro messa in opera e della minor capacit portante. In compenso
queste strutture sono molto elastiche e in grado di adattarsi alle irregolarit del terreno, alla presenza di affioramenti
rocciosi, e addirittura a ulteriori movimenti di assestamento del terreno dopo la messa in opera.
Grate vive
Le grate vive (o grate a camera) in legname rappresentano una valida tecnica di sistemazione di scarpate anche nel
caso in cui abbiano elevati valori di acclivit (da 40 a oltre 60), e non siano possibili interventi di rimodellamento del
pendio per ridurne linclinazione, onde permettere limpiego di altre tipologie. Il caso tipico di applicazione nella
sistemazione delle scarpate a monte dello scavo di tracciati stradali. La struttura costituita da una serie di tronchi
verticali, aderenti alla scarpata, e distanziati tra loro da 1 a 2 metri. Su questi vengono fissati, mediante viti,
bullonature, legature o incastro, dei tronchi orizzontali, a costituire maglie quadrate o rettangolari .
Il tondame utilizzato, di legno idoneo e durabile di latifoglia o conifera, scortecciato ed eventualmente impregnato, ha
diametro di 20 - 25 cm. La grata pu poggiare direttamente sul terreno, oppure su opere di sostegno quali palificate a
doppia parete, muri in pietrame o scogliere. Lancoraggio alla scarpata pu effettuarsi mediante piloti in legno o con
tondini in acciaio , per una lunghezza non inferiore a 1.5 m. Prima di elevare la struttura occorre che il terreno della
scarpata sia ripulito da cespugliame e ciottoli, e riprofilato. Inoltre pu essere necessario, prima della posa della
struttura lignea, proteggere il nuovo profilo di scarpata con georeti antierosive ed eventualmente con una rete
elettrosaldata. Loperazione deve essere completata con linerbimento mediante idrosemina e limpianto di talee e
piantine radicate allinterno dei quadri in legname. Le grate vive possono svilupparsi ad altezza notevole, purch le
scarpate oggetto di sistemazione siano opportunamente sagomate.
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ed Educazione Ambientale
Grate vive
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Opere in pietrame
I muri in pietrame, a secco o con malta cementizia, sono opere di sostegno a gravit il cui utilizzo ha - nelle regioni
alpine - origini antichissime. Caratteristico limpiego di pietrame di forma spigolosa e irregolare reperito nel sito di
costruzione. La costruzione di muri in pietrame, particolarmente di quelli a secco, richiede manodopera specializzata,
e avviene a partire da un piano di fondazione ricavato con scavo a sezione ristretta avente di norma profondit
dellordine del metro, il cui fondo pu essere regolarizzato e stabilizzato con la stesura di uno strato di magrone
cementizio. Lelevazione avviene per corsi regolari e a mosaico regolare, per spessori della struttura generalmente
non inferiori a 0.5 m, talvolta rastremati verso lalto. Il muro in pietrame a secco una struttura di sostegno
perfettamente drenante; lefficienza del drenaggio pu essere opportunamente garantita dalla posa di un geotessile
nontessuto a tergo dellopera.
Le scogliere sono opere di sostegno a gravit ottimamente impiegate per il contenimento al piede di versanti e
scarpate. Per la posa in opera vengono utilizzati escavatori, atti a movimentare blocchi di elevata pezzatura media
(da 0.3 m
3
a oltre 1 m
3
) e di forma irregolare. Anche in questo caso lelevazione avviene per corsi regolari e a
mosaico regolare, avendo cura di stendere strati di terra vagliata sopra ogni corso di blocchi per ottenere
lintasamento dei vuoti e consentire la rivegetazione, che viene effettuata con talee di idoneo diametro.
Queste strutture sono caratterizzate da buona deformabilit (assorbono gli assestamenti del terreno) e drenaggio
(migliorabile con uso di tubi - dreno e geotessili filtranti a tergo dellopera).
I gabbioni sono costituiti da elementi affiancati e sovrapposti a formare una struttura modulare, assimilabili a
scatole in rete di acciaio a doppia torsione, zincata. Tali scatole metalliche - prefabbricate - sono riempite di
pietrame di dimensioni superiori a quelle delle maglie della rete, ed eventualmente (ovvero parzialmente) intasate
con terreno.
Il pietrame di riempimento deve essere sistemato in modo da lasciare il minor numero di vuoti possibile. Sono opere
deformabili, permeabili allacqua e alla vegetazione.
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Opere in pietrame: muri a secco (sopra), gabbioni (in alto a destra),
scogliere rivegetate (in basso a destra)
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Opere in terra rinforzata
Le strutture denominate terre rinforzate vengono normalmente impiegate nel consolidamento strutturale della base di
pendii franati , nella realizzazione di valli paramassi e paravalanghe, di barriere antirumore o come rilevati di sostegno a
infrastrutture stradali. Una terra rinforzata viene realizzata con la stesura di geosintetici (di norma geotessuti o
geogriglie) che costituiscono lelemento di contenimento di strati di terreno successivi sovrapposti, ottenendo cos una
struttura a cuscini aventi spessore generalmente compreso tra 20 cm e 80 cm, dove il materiale sintetico rappresenta
quindi larmatura dei cuscini stessi. Il materiale di riempimento, opportunamente selezionato, pu provenire
integralmente o in parte dallo scavo e deve essere compattato con rullo vibrante o con benna dellescavatore. Quale
geosintetico pu essere utilizzato del geotessile tessuto (a maglie chiuse), oppure un accoppiamento di una geogriglia
pi esterna, avente funzione strutturale, con una rete in fibra naturale interna, avente funzione di trattenuta della
frazione di terreno di riempimento di granulometria minore. Ai fini della rivegetazione, nel caso di terre rinforzate
realizzate con risvolti di geotessile tessuto, il paramento esterno viene ricaricato con terra, rivestito con una rete in fibra
naturale (juta) e inerbito con una idrosemina, la cui miscela sia particolarmente ricca di sostanza organica; la pendenza
delle superfici in scarpata non deve superare di norma i 45 rispetto allorizzontale, onde permettere la stabilit della
terra riportata e la conseguente crescita della vegetazione. Nel caso di opere in terra rinforzata con utilizzo di geogriglie
in abbinamento a reti in fibra naturale, se munite di casseri metallici a perdere (strutture a maglia aperta), la
rivegetazione risulta pi agevole anche su pendenze maggiori, e consiste semplicemente in un inerbimento con la tecnica
dellidrosemina.
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