Il Futuro Delle Humanities
Il Futuro Delle Humanities
Il Futuro Delle Humanities
Il Sole 24 Ore
n. 46
Cultura e sviluppo
il futuro delle humanities / 1
Domani alle 11, nel sito www.articolo9dellacostituzione.it si potr assistere in streaming alla lezione Dalla guerra fra Nazioni allEuropa dei popoli (o dei cittadini) tenuta da Pier Virgilio Dastoli, presidente del Cime, ex Direttore della Rappresentanza della Commissione Europea in Italia, presso la Biblioteca Statale di Trieste. Qual lidentit che senti pi forte? Quella locale, nazionale o europea? Manda le tue riflessioni all'indirizzo [email protected].
umanesimo | La statua di Wilhelm von Humboldt di fronte alla Humboldt University, a Berlino nemmeno concepibile lesistenza di processidecisionalicomequelliincuivenivanorealizzate "dallalto" le riforme ottocentesche. Dallaltro sotto gli occhi di tutti come le decisioni prese in Italia a colpi di maggioranza nel corso degli ultimi quindici anni abbiano portato a riforme (e contro-riforme) sterili, in cui la burocrazia e gli interessi di parte hanno sempre prevalso su una seria discussione dei contenuti. Bisognerebbe saper immaginare un nuovo orizzonte,in cui possano conciliarsila tradizionedeglistudi(chehaancoraunimpronta di carattere tendenzialmente nazionalistico) e le spinte centrifughe sempre pi forti cuiessasottoposta.Questespinteprovengonodaunlatodallarapidaevoluzionedellasociet,chesiarricchiscesemprepidielementi esterni, destinati a ridisegnare le coordinate delle nostre tradizioni culturali; dallaltro dalla globalizzazione e dallinedito scenario comunicativo che si aperto grazie alle nuove tecnologie dellinformazione. La Rete, capacediinterconnettereunnumeroprimaimpensabile di fonti e di agenzie del sapere, ci ha improvvisamente catapultati in un contesto comunicativo assai pi vasto e ricco di quelloacuieravamoabituati.Difronteaquestonuovoorizzonteipercorsitradizionalidestinati dalle singole Nazioni alla formazione umanisticarischianospessodiapparirepoverieriduttivi,edevono esserevelocementeincrementati, cosa che spesso avviene in modo superficiale o incongruo. Unsistemaformativocomeilnostrohasubto passivamente una cos sistematica tensione fra la dimensione nazionale, sintonizzata sulla lunghezza donda della tradizione, eladimensioneglobale,fortementecondizionata dalle pressioni tiranniche della tecnologia e del mercato. Per fare solo un esempio, alla realizzazione dellintegrazione fra questeduedimensionihanuociutononpocolassai scarsa lungimiranza con cui stato e viene affrontato il fenomeno dellinnovazione tecnologica.InItaliaquasinessunohapensatodiinvestireadeguatamenteinquestosettore, nellambito delle strutture formative, quando era il momento di farlo (cio fra gli anniOttantaeliniziodeglianniNovanta,come accaduto in Gran Bretagna). N ha pensato di farlo in seguito, quando del resto era forse ormai troppo tardi. Anche per questo motivo lalfabetizzazione tecnologica non rientradisolito,danoi,nellalveodellaformazioneumanistica,enonsiformatanegliultimiduedecenniunaconsistentetradizionedidattica in questo campo. Linserimento di insegnamenti informatici nei curricula dei corsi di studio di carattere umanistico stato solounodeitantispuntivelleitarieimprovvisati delle pi recenti riforme universitarie: non potendo fondarsi su reali competenze presenti nelle strutture accademiche, si risolto ilpidellevolteinunasempliceformalit,destinata al fallimento. Quella delle cosiddette Digital Humanities, poi, una prospettiva di ricerca e di insegnamento che ancora troppo raramente viene presa in considerazione allinterno dei nostri corsi di studio. Eppure, proprio sul piano del trasferimento del sapere nei nuovi formati digitali, c tanto lavoro dafare,sesivuolesalvaguardareeincrementare limmensopatrimonio culturale affidato alle scienze umane. Per partecipare a questo lavoro, per, sarebbe necessario affrontare daprotagonistiilcambiamento,entrandodirettamente nei processi che stanno trasformandogliarchividellaconoscenzae letecnichedellacomunicazione,epossibilmenteriuscendo a governarli. Solo cos possibile interveniresullaselezionedeidatiesullaridefinizionedei canonichequesto tipodi trasferia treviso mentohasempredeterminato,nelcorsodellastoria.Edanchepossibileessereparteattivadellazioneespansivachelenuovetecnologiestannoesercitando,conenormieffettipositivi, sulla comunit di persone che accedonoallistruzioneeallaricerca(figurenonproGioved 20 e venerd 21 febbraio, a Treviso, ci fessionali,chenondiradodimostranodipossederecompetenzedi assolutaeccellenza,risar la X edizione delle giornate cercatori di altri settori attratti dalla comparinternazionali di studio sul paesaggio, tecipazione interdisciplinare eccetera). organizzata dalla Fondazione Benetton Limitarsi a reclamare la conservazione Studi e Ricerche e dedicata a Louis dellesistente, in nome dei principi e dei vaGuillaume le Roy (1924-2012). Il tema lori sacrosanti che ci legano al passato della Curare la terra. Luoghi, pratiche, nostra tradizione sarebbe solo un modo di esperienze. Le giornate saranno articolate dichiararsi gi vinti. Oltretutto si rischierebin quattro sessioni di lavoro di mezza giornata ciascuna, con inizio alle 10 e alle 15, be di condannare quel che resta a una lenta e inesorabile sclerotizzazione, in un contevi parteciperanno una ventina di relatori sto come quello italiano, che soffoca la dinaprovenienti da diversi Paesi. Saranno mica della ricerca, dellinsegnamento e del trasmesse in streaming nel sito della ricambio generazionale in una selva buroFondazione: www.fbsr.it. cratica di settori scientifico-disciplinari e di La partecipazione libera, comunicare "tabelle", che non ha equivalenti negli altri comunque la propria adesione telefonando Paesi occidentali. allo 0422.5121 o scrivendo a [email protected]. RIPRODUZIONE RISERVATA
ragioni del suo progressivo approssimarsi alle ipotesi poste in essere. Appare, cio, pi che mai inevitabile farsi carico di un avvenuto modificarsi dellesclusivo specialismodei diversi saperi,viceversaintrecciatiperlimporsidistrumenti tecnologici dallutilizzo sempre pi trasversale e per tale ragione capaci di incidere sulle stesse modalit di analisi, di presentazione,diespressione dellamolteplicit delle diverse conoscenze. E se ci, dallavvio del secolo precedente, ha cominciato a riguardare il combinarsi dellimmagine con la parola, gli effetti visivi con quelli concettuali, le rappresentazioni del reale con quelle fantastiche, proprie, via via, delle tecniche fotografiche, cinematografiche, radiofoniche, televisive; ora il virtuale appare in grado di connettere in un unico nastro conoscitivo tutte le manifestazioni delluomo senza barriere di tempo e di spazio, di esplicito e di implicito, di concreto e di immateriale, fino a far ipotizzare una spaccatura generazionaletraquanti hanno appreso dallinfanzia un tale linguaggio operativo e gli alfabetizzati in senso tradizionale. Ma se questo vero a ben poco vale alzare barriere difensive per i saperi umanistici intesi secondo le modalit ereditate; la vera sfida, infatti, da giocare allattacco dei consueti processi educativi, risulta quella di una rinnovata formazione capace di tessere insieme i contenuti disciplina-
A ben poco vale alzare barriere difensive: oggi il virtuale appare in grado di connettere in un unico nastro tutte le manifestazioni delluomo
ri di sempre con il loro aprirsi alle mutate finalit conoscitive e professionali rese in tal modo praticabili. E se a tale intento maggiore risulta la sensibilit del mondo umanistico, ben venga il suo impegno prioritario in simile direzione, nella consapevolezza comunque che il punto di snodo non questo, bens la sua forza di coinvolgimento, con tenacia e umilt, dellintero arco disciplinare. Del resto, non un caso che il terreno sul quale con maggior successo sembra intrapresa questa esperienza per tanti versi inedita, appare quello della tutela/valorizzazione dei beni culturali (con una preoccupazione testimoniata opportunamente anche dagli autori dellappello). In tale obiettivo, infatti, meglio che in ogni altra situazione, di per s si combinano le stratificazioni del passato in grado di suscitare quelle sensibilit e quelle emozioni che richiamano le specifiche fisionomie delle diverse comunit umane,in una permanenza di tradizione che sa ancora parlare alloggi e proiettarsi nel futuro. Muoversi tra questi diversi piani con le opportunit offerte dalle nuove tecnologie sicuramente un banco di prova formativo che amplifica il ventaglio dei saperi e, nel contempo, suggerisce occasioni professionali per le giovani generazioni adeguate alle richieste della societ delloggi e del domani.
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Il cambiamento va affrontato da protagonisti, entrando nei processi che stanno mutando gli archivi della conoscenza e le tecniche della comunicazione
derna, veniva infine posto addirittura a fondamento di una solida armatura istituzionale, destinata a influenzare in modo determinante, per buona parte del Novecento, la formazioneelosviluppodelsistemauniversitario nei Paesi europei. Questo campo di studi, che ha occupato per un tempo cos lungo una posizione di assolutoprestigio,hapoiattraversato varietrasformazioni, specie a partire dalla fine degli anniSessanta,edattualmenteoggettodivarie critiche e di un diffuso disinteresse, non solo nelle nostre disastrate strutture accademiche, ma anche in sistemi universitari pi robusti, come quello della Gran Bretagna o degli Stati Uniti. Molti rappresentanti degli studi umanistici si limitano a biasimare questo stato di cose, descrivendolo come il sintomo evidente di una barbarie gi in atto. Ma non basta ribadire lovvia necessit di salvaguardarelimmensopatrimonioculturalecustodito e trasmesso da chi pratica queste discipline; bisognerebbe cercare di capire in chemodoessopossameglioadattarsialleesigenze di una societ in continua trasformazione. E questo non facile. Sicuramente la politica non sembra in grado di realizzare unimpresa del genere. Da un lato non pi
litalia allestero
contropartita quasi pari a zero: infatti sono pochissimi gli studiosi che arrivano in Italia. Non si pu ingabbiare il capitale umano allinterno di frontiere nelle quali esso cresciuto, ma ci che preoccupa la scarsa capacit dellItalia di attrarre investimenti dallestero, sia materiali sia immateriali. I maggiori Paesi capaci di attirare capitale umano, secondo gli ultimi dati dellIstat, sono il Regno Unito, la Svizzera, la Germania, la Francia. E lItalia? Attira pochissimi stranieri e secondo i dati Almalaurea molti vengono dallAlbania, dalla Grecia e dal Camerun. Le politiche statali non hanno ancora compresochelericaduteeconomichediquesta fotografia scattata da enti statistici sono molto gravi e intanto si perde competitivit. Un po di dati. La sola universit di Harvard, nellultimo Financial Report, indica un totale di entrate operative pari a oltre tre miliardi di euro, si tratta di quasi il triplo delle entrate dellUniversit "La Sapienza" di Roma, che ha oltre 113mila studenti rispetto ai poco pi di 20mila di Harvard, con un rapportodidocentidi2 a 1. Le pocherisorsefanno s che lItalia si trovi in fondo alle classifichedeiPaesiOcseperquantoriguardalaformazione terziaria, dove si segnala che solo lUngheria e la Repubblica Slovacca stanno
peggio. Nel rapporto Education at a glance 2013, una pubblicazione Ocse, lItalia quasi nonesiste comemetadeglistudentistranieri. In uno scenario impietoso, come quello delineato nel primo capitolo del libro, torna a spuntare il concetto di merito, sempre pi abusato nelle societ che lo hanno quasi eliminato e degenerato in meritocrazia, con quellaspetto violento del merito che si impone, tipico sia della "societ liquida" che ha staccato i corpi dai suoi concetti, trasformando una peculiarit, come il merito, in un elemento falsificato dallantipolitica sia di unantica e latentementalit di origine spartana, che intendeva il "potere del merito" come elemento discriminatorio. Negli Stati Uniti rimane modesto linteresse verso il settore delle Humanities e dellEducation , a favore delle discipline scientifiche. In Italia, per contrastare il fenomeno contrario, si sta procedendo a uno svilimento delle discipline umanistiche a cominciare dai programmi scolastici. Grazie al libretto di Semplici nascono anche alcune considerazioni (lontane, ma non troppo) sulla situazione dei programmi scolastici, che da qualche tempo hanno previsto un assottigliamento dellinsegnamento del greco. Potrebbe esser opportuno citare
il caso Pasolini, il quale, nelle sue esperienze scolastiche, in Friuli, ritenne opportuno anticipare lo studio del greco nella scuola media,prima dellapproccio al latino, un esperimento rimasto quasi sconosciuto: Se lo studio di una lingua moderna ha effetti anche pratici, lo studio di una lingua antica ha un significato umanistico: deve solo servire a leggere le grandi opere. E non capisco perch il fine sempre, ahi, irraggiunto e irraggiungibile non sia se mai di conoscere la letteratura greca, cos pi importante e pi grande di quella latina. Il latino potrebbe sempre essere insegnato poi, al liceo e alluniversit, a uso di coloro che si occuperanno di letteratura romanza, di storia dellalingua. Posizioni anche discutibili, ma gi il grecista Giorgio Pasquali (1885-1952), in un saggio, incoraggiava lo studio del greco prima del latino La tendenza attuale rincorre esclusivamente lappiattimento di entrambe le lingue classiche, senza considerare la loro peculiarit scientifica, ma non c da stupirsi, visto che lo stesso Pasquali diceva il greco nelle nostre scuole non si impara, solo sulla bocca dei tecnocrati o degli esteti (si veda anche il volume Disegnare il futuro con lintelligenza antica. Linsegnamento del latino e del greco nellItalia e nel mondo , a cura di L.Canfora-U. Cardinale, Il Mulino ).
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pi europa
S. Semplici, Italia no, Italia forse. Perch i talenti fuggono e qualche volta ritornano, La scuola, Brescia, pagg. 96, 11,00
l treno dei fondi europei sta correndo veloce: ci sono solo due mesi per vincere la partita che porti la cultura ad essere lasse strategico di sviluppo dei nostri territori. La Commissione Europea sta valutando in questi giorni laccordo di partenariato italiano sui Fondi Strutturali. Entro la fine di febbraio far le sue valutazioni, ad aprile laccordo si chiuder ed entro luglio dovranno partire le azioni. Oltre ai bandi dei programmi Ue Europa Creativa (1,4miliardi di euro di budget), Horizon 2020 sulla ricerca (72 miliardi), nel portafoglio europeo ci sono anche i fondi delle Politiche di Coesione destinati alle regioni, alle citt della Ue e alleconomia reale, che porteranno al nostro Paese risorse per oltre 30 miliardi. su questultimo campo che si gioca la partita pi importante per la cultura in Italia e cio farla rientrare orizzontalmente nelle nuove programmazioni, come accaduto gi in Europa. Perch se da un lato per la cultu-
ra ci sono i bandi dei diversi programmi Ue, transnazionali e su iniziativa "privata", dallaltro ci sono gli accordi, "pubblici", di partenariato sui Fondi Strutturali dove si deve evitare il rischio che la cultura venga marginalizzata in sede di negoziazione. Questo significa che entro poche settimane Regioni, citt, istituzioni e associazioni culturali dovranno aver condotto la loro battaglia e aver messo a punto la scala delle priorit di intervento. Sar la battaglia degli assessori alla cultura, delle citt, delle istituzioni e delle associazioni culturali a fare la differenza. Le Regioni e le citt sono chiamate a cogliere tutte le aperture che laccordo di partenariato consente alle ICC per proporre azioni e prenotarne le poste economiche, nonch le integrazioni con la ricerca e le nuove tecnologie. Gli assessori alla Cultura delle regioni del centro Italia (Emilia Romagna, Toscana, Marche e Umbria), insieme a Firenze ad una tavola rotonda sullEuropa delle opportunit promossa dalleuroparlamentare Silvia Costa, hanno concordato sulla necessit di avviare una programmazione interregionale in materia di credito, di realizzare una progettazione coordinata e di creare reti culturali.
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