Berlusconi - Di Marco Travaglio e Peter Gomez
Berlusconi - Di Marco Travaglio e Peter Gomez
Berlusconi - Di Marco Travaglio e Peter Gomez
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L'opuscolo "Berlusconi", tradotto in quattro lingue (francese, inglese,
spagnolo e tedesco) è stato distribuito da Gianni Vattimo (su domanda del
quale il libretto stesso è stato redatto) a tutti i Parlamentari europei nel
pomeriggio del 2 luglio 2003, giorno della presentazione, da parte del
presidente del Consiglio dei Ministri italiano Silvio Berlusconi, del
programma della presidenza italiana dell'Unione Europea.
Il contenuto del testo è qui di seguito riportato integralmente nelle cinque
lingue, e la sua consultazione è agevolata dalla possibilità di visionare nella
lingua scelta i singoli capitoli a partire dall'indice. Editing del documento
(cartaceo e on line): Mario Cedrini e Stefano Cardone.
Berlusconi
INDICE
Sebbene non sia stato incluso nell'opuscolo per ragioni di spazio, riportiamo
anche il capitolo
"Tutte le bugie di Berlusconi" (p. 19)
sempre ad opera dei due autori, nella sola versione italiana.
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Lettera di presentazione di Gianni Vattimo
Caro Collega,
Un cordiale saluto
Gianni Vattimo
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VITA DI BERLUSCONI. CRONOLOGIA
1936. Nasce a Milano il 29 settembre, primo di tre figli (due maschi e una
femmina) di Luigi Berlusconi, impiegato alla Banca Rasini, e Rosa Bossi,
casalinga.
1954. Prende la maturità classica al liceo salesiano Copernico e s'iscrive
all'Università Statale, facoltà di Giurisprudenza. A tempo perso, vende
spazzole elettriche porta a porta, fa il fotografo ai matrimoni e ai funerali,
suona il basso e canta nella band dell'amico d'infanzia Fedele Confalonieri
(anche sulle navi da crociera).
1957. Primo impiego saltuario nella Immobiliare costruzioni.
1961. Si laurea in legge con 110 e lode, a Milano: tesi sugli aspetti giuridici
del contratto pubblicitario, e vince una borsa di studio di 2 milioni messa in
palio dalla concessionaria Manzoni. Evita, non si sa come, il servizio militare.
E si dà all'edilizia, acquistando un terreno in via Alciati, grazie alla garanzia
fornitagli dal banchiere Carlo Rasini, che gli procura anche un socio, il
costruttore Pietro Canali. Nasce la Cantieri Riuniti Milanesi.
1963. Fonda la Edilnord Sas: soci accomandanti Carlo Rasini e il
commercialista svizzero Carlo Rezzonico (per la misteriosa finanziaria
luganese Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag). Nel 1964 apre un
cantiere a Brugherio per edificare una città-modello da 4 mila abitanti. Nel
1965 è pronto il primo condominio, di cui però non riesce a vendere
nemmeno un appartamento. Poi, non si sa come, riesce a venderlo al Fondo
di previdenza dei dirigenti commerciali.
1965. Sposa Carla Elvira Dall'Oglio, genovese, che gli darà due figli: Maria
Elvira (1966) e Piersilvio (1969).
1968. Nasce l'Edilnord 2, acquistando terreni nel comune di Segrate, dove
sorgerà Milano 2.
1969. Brugherio è completa con 1000 appartamenti venduti.
1973. Fonda la Italcantieri Srl, grazie ad altre due misteriose fiduciarie
ticinesi, la Cofigen (legata al finanziere Tito Tettamanti) e la Eti AG Holding
(amministrata dal finanziere Ercole Doninelli). Acquista ad Arcore, grazie ai
buoni uffici dell'amico Cesare Previti, la villa Casati Stampa con tutti i terreni
ad Arcore, a prezzo di superfavore. Previti infatti è pro-tutore dell'unica
erede dei Casati Stampa, la contessina dodicenne Annamaria, e
contemporaneamente amico di Silvio e in affari con lui.
1974. Grazie a due fiduciarie della Bnl, la Servizio Italia e la Saf, nasce
l'Immobiliare San Martino, amministrata da un ex compagno di università,
Marcello Dell'Utri, palermitano. In un condominio di Milano 2 nasce una tv
via cavo, Telemilano 58, che passerà ben presto all'etere col nome di Canale
5. Berlusconi si trasferisce con la famiglia a villa Casati, affiancato dal boss
mafioso Vittorio Mangano, assunto in Sicilia da Dell'Utri come "fattore", cioè
come amministratore della casa e dei terreni. Mangano lascerà Arcore
soltanto un anno e mezzo - due anni più tardi, in seguito a due arresti e a
un'inchiesta a suo carico per il sequestro di un ospite della villa amico di
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Berlusconi.
1975. Le due fiduciarie danno vita alla Fininvest. Nascono anche la Edilnord
e la Milano 2. Ma Berlusconi non compare mai: inabissato e schermato da
una miriade di prestanomi dal 1968 al 1975, quando diventa presidente di
Italcantieri, e al 1979, quando assumerà la presidenza della Fininvest.
1977. Appena divenuto Cavaliere del Lavoro, acquista una quota
dell'editrice de Il Giornale, fondato nel 1974 da Indro Montanelli.
1978-1983. Riceve circa 500 miliardi al valore di oggi, di cui almeno una
quindicina in contanti, per alimentare le 24 (poi salite a 37) Holding Italiana
che compongono la Fininvest, di cui si ignora tutt'oggi la provenienza. Sono
gli anni della scalata di Bettino Craxi, segretario del Psi dal 1976, al potere e
della sua ascesa al governo.
1978. Si affilia alla loggia massonica deviata e occulta "Propaganda 2" (P2)
del maestro venerabile Licio Gelli, a cui è stato presentato dal giornalista
Roberto Gervaso. Tessera numero 1816. Di lì a poco comincerà a ricevere
crediti oltre ogni normalità dal Monte dei Paschi e dalla Bnl (due banche con
alcuni uomini-chiave affiliati alla P2). E inizierà a collaborare, con commenti
di politica economica, al "Corriere della Sera", controllato dalla P2 tramite
Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din. La P2 verrà poi sciolta, in quanto
"eversiva", con un provvedimento del governo Spadolini.
1980. Berlusconi fonda, con Marcello Dell'Utri, Publitalia 80, la
concessionaria pubblicitarie per le reti tv. Conosce l'attrice Veronica Lario, al
secolo Miriam Bartolini, che recita in uno spettacolo al teatro Manzoni di
Milano senza veli. Se ne innamora. La nasconde per tre anni in un'ala
segreta della sede Fininvest in Via Rovani a Milano. Poi la donna rimane
incinta e nel 1984, sempre nel segreto più assoluto, partorisce in Svizzera
una bambina, Barbara. Berlusconi la riconosce. Padrino di battesimo,
Bettino Craxi.
1981. I giudici milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone, indagando
sui traffici del bancarottiere mafioso e piduista Michele Sindona, trovano gli
elenchi degli affiliati alla loggia P2. Ma Berlusconi non subisce danni dallo
scandalo che travolge il governo, l'esercito, i servizi segreti e il mondo del
giornalismo.
1982. Berlusconi acquista l'emittente televisiva Italia 1 dall'editore Edilio
Rusconi.
1984. Berlusconi acquista l'emittente Rete 4 dalla Mondadori: ormai è
titolare di tre network televisivi nazionali, e può entrare in concorrenza
diretta con la Rai. Ma tre pretori, di Torino, Pescara e Roma, sequestrano gli
impianti che consentono le trasmissioni illegali di programmi in
"interconnessione", cioè in contemporanea su tutto il territorio nazionale.
Craxi vara un decreto urgente (il primo "decreto Berlusconi") per legalizzare
la situazione illegale. Ma il decreto non viene convertito in legge perché
incostituzionale. Craxi ne vara un altro (il secondo "decreto Berlusconi"),
minacciando i partiti alleati di andare alle elezioni anticipate in caso di nuova
bocciatura del decreto. E nel febbraio '85 il decreto sarà approvato, dopo
che il governo avrà posto la questione di fiducia.
1985. Berlusconi divorzia da Carla Dell'Oglio e ufficializza il legame con
Veronica, che gli darà altri due figli: Eleonora (1986) e Luigi (1988). Le
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seconde nozze verranno celebrate, con rito civile, nel 1990, officiante il
sindaco socialista di Milano Paolo Pillitteri, cognato di Craxi. Testimoni degli
sposi, Bettino e Anna Craxi, Confalonieri e Gianni Letta.
1986. Berlusconi acquista il Milan Calcio e ne diviene presidente (nel 1988
vincerà il suo primo scudetto). Intanto fallisce l'operazione La Cinq in
Francia, che chiuderà definitivamente i battenti nel '90. E' Jacques Chirac a
cacciarlo dal suolo francese, definendolo "venditore di minestre".
1988. Il governo De Mita annuncia la legge Mammì sul sistema
radiotelevisivo. Che in pratica fotografa il duopolio Rai-Fininvest, senza
imporre al Cavaliere alcun autentico tetto antitrust. Berlusconi acquista la
Standa. La legge verrà approvata nel 1990.
1989-1991. Lunga battaglia fra Berlusconi e De Benedetti per il controllo
della Mondadori, la prima casa editrice che controlla quotidiani (La
Repubblica e 13 giornali locali), settimanali (Panorama, Espresso, Epoca) e
tutto il settore libri. Grazie a una sentenza del giudice Vittorio Metta, che il
tribunale di Milano riterrà poi comprata con tangenti dall'avvocato Previti
per conto di Berlusconi, il Cavaliere strappa la Mondadori al suo
concorrente. Una successiva mediazione politica porterà poi alla restituzione
a De Benedetti almeno di Repubblica, Espresso e giornali locali. Tutto il
resto rimarrà a Berlusconi.
1990. Il Parlamento vara la legge Mammì, fra le polemiche: Berlusconi può
tenersi televisioni (nel frattempo è entrato anche nel business di Telepiù) e
Mondadori, dovendo soltanto "spogliarsi" de Il Giornale (che viene girato nel
'90 al fratello Paolo).
1994. Berlusconi, ormai orfano dei partiti amici, travolti dallo scandalo di
Tangentopoli, entra direttamente in politica, fonda il partito di Forza Italia,
vince le elezioni politiche del 27 marzo alla guida del Polo delle Libertà e
diventa presidente del Consiglio. Il 21 novembre viene coinvolto
nell'inchiesta sulle tangenti alla Guardia di Finanza. Il 22 dicembre è
costretto a dimettersi, per la mozione di sfiducia della Lega Nord, che non
condivide più la sua politica sociale e preme per la risoluzione del conflitto
d'interessi.
1996. Berlusconi, indagato nel frattempo anche per storie di mafia, falso in
bilancio, frode fiscali e soprattutto corruzione giudiziaria insieme a Previti, si
ricandida alle elezioni politiche, ma perde. Vince il candidato del
centrosinistra (Ulivo), Romano Prodi. Trascorrerà 5 anni all'opposizione, alle
prese con una serie di inchieste giudiziarie e di processi, conclusi con
diverse condanne in primo grado, poi trasformate in prescrizioni e
(raramente) in assoluzioni in appello e in Cassazione.
2001. Il 15 maggio vince le elezioni alla guida della Casa delle Libertà e
torna alla presidenza del Consiglio.
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BERLUSCONI E I SUOI MISTERI
2) Sulla banca Rasini, dove il padre Luigi Berlusconi lavora per tutta la vita,
da semplice impiegato a direttore generale, ecco la risposta di Michele
Sindona (bancarottiere piduista legato a Cosa Nostra e riciclatore di denaro
mafioso) al giornalista americano Nick Tosches, che nel 1985 gli domanda
quali siano le banche usate dalla mafia: "In Sicilia il Banco di Sicilia, a volte.
A Milano una piccola banca in piazza Mercanti". Cioè la Rasini, dove -
ripetiamo - Luigi Berlusconi, padre di Silvio, ha lavorato per tutta a vita, fino
a diventarne il procuratore generale. Alla Rasini tengono i conti correnti noti
mafiosi e narcotrafficanti siciliani come Antonio Virgilio, Salvatore Enea,
Luigi Monti, legati a Vittorio Mangano, il mafioso che lavora come fattore
nella villa di Berlusconi fra il 1973 e il 1975.
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inquisita per riciclaggio, addirittura con i narcos colombiani).
4) Nel 1974 nasce la "Immobiliare San Martino", amministrata da Marcello
Dell'Utri e capitalizzata da due fiduciarie del parabancario Bnl: la Servizio
Italia (diretta dal piduista Gianfranco Graziadei) e la Saf (Società Azionaria
Finanziaria, rappresentata da un prestanome cecoslovacco, Frederick
Pollack, nato nientemeno che nel 1887). A vario titolo e con vari sistemi e
prestanome, "figlieranno" una miriade di società legate a Berlusconi e ai
suoi cari: a cominciare dalle 34 "Holding Italiana" che controllano il gruppo
Fininvest. Secondo il dirigente della Banca d'Italia Francesco Giuffrida e il
sottufficiale della Guardia di Finanza Giuseppe Ciuro, consulenti tecnici della
Procura di Palermo al processo contro Marcello Dell'Utri per concorso
esterno in associazione mafiosa, queste finanziarie hanno ricevuto fra il
1978 e il 1985 almeno 113 miliardi (pari a 502 miliardi di lire e 250 milioni
di euro di oggi), in parte addirittura in contanti e in assegni "mascherati",
dei quali tuttoggi "si ignora la provenienza". La Procura di Palermo sostiene
che sono i capitali mafiosi "investiti" nel Biscione dalle cosche legate al boss
Stefano Bontate. La difesa afferma che si tratta di autofinanziamenti, anche
se non spiega da dove provenga tutta quella liquidità. Lo stesso consulente
tecnico di Berlusconi, il professor Paolo Jovenitti, ammette l'"anomalia" e
l'incomprensibilità di alcune operazioni dell'epoca.
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7) Il 26 gennaio 1978 Silvio Berlusconi si affilia alla loggia Propaganda 2
(P2), presentato al gran maestro venerabile Licio Gelli dall'amico giornalista
Roberto Gervaso. Paga regolare quota di iscrizione (100 mila lire) e viene
registrato con la tessera 1816, codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625.
La partecipazione al pio sodalizio gli procaccerà vantaggi di ogni genere: dai
finanziamenti della "Servizio Italia" di Graziadei ai crediti facili e ingiustificati
del Monte dei Paschi di Siena (di cui è provveditore il piduista Giovanni
Cresti) alla collaborazione con il "Corriere della Sera" diretto dal piduista
Franco Di Bella e controllato dalla Rizzoli dei piduisti Angelo Rizzoli, Bruno
Tassan Din e Umberto Ortolani.
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non si può e bloccano le attrezzature che consentono l'operazione
fuorilegge. Il Cavaliere oscura le sue tv, per attribuire il black out ai giudici,
poi scatena il popolo dei teledipendenti con lo slogan "Vietato vietare",
opportunamente rilanciato dallo show del giornalista piduista Maurizio
Costanzo. Lo slogan viene subito tradotto in legge dal presidente del
Consiglio Bettino Craxi. Il quale abbandona una visita di Stato a Londra per
precipitarsi in Italia e varare un decreto legge ad personam ("decreto
Berlusconi") che riaccende immediatamente le tv illegali del suo compare.
Lo scandalo è talmente enorme che, persino nel pentapartito, qualcuno non
ci sta. E il decreto viene bocciato dall'aula come incostituzionale. Due dei tre
pretori reiterano il sequestro penale delle attrezzature utilizzabili oltre
l'ambito locale. Così Craxi partorisce un secondo decreto Berlusconi,
agitando davanti ai riottosi partiti alleati lo spauracchio della crisi di governo
e delle elezioni anticipate, in caso di mancata conversione in legge.
Provvederà poi lo stesso Caf a legalizzare il monopolio illegale Fininvest sulla
televisione commerciale con la legge Mammì, detta anche "legge-Polaroid"
per l'alta fedeltà con cui fotografa lo status quo.
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TUTTI I PROCESSI DI BERLUSCONI
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spese processuali. Nella sentenza definitiva tra l'altro si legge: "Le
operazioni societarie e finanziarie prodromiche ai finanziamenti estero su
estero dal conto intestato alla All Iberian al conto di transito Northern
Holding [Craxi] furono realizzate in Italia dai vertici del gruppo Fininvest
spa, con il rilevante concorso di Berlusconi quale proprietario e presidente.
[…] Non emerge negli atti processuali l'estraneità dell'imputato".
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dal gruppo Berlusconi su 64 off-shore della galassia All Iberian (comparto B
della Fininvest). Il pm Francesco Greco ha presentato ricorso in Cassazione
perché la mancata fissazione dell'udienza preliminare gli ha impedito di
sollevare un'eccezione d'incostituzionalità e di incompatibilità con le direttive
comunitarie delle nuove norme sui reati societari e con il trattato dell'Ocse.
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Telecinco (violazione delle leggi antitrust e frode fiscale in Spagna)
Il giudice anticorruzione di Madrid Baltasàr Garzòn Real, dopo aver chiesto
nel 2001 al governo italiano di processare Berlusconi o, in alternativa, di
privarlo dell'immunità in modo di poterlo giudicare in Spagna, non ha ancora
ricevuto risposta. Per questo il procuratore anticorruzione Carlo Castresana,
nel maggio 2002, ha pregato Garzòn di rivolgersi di nuovo alle autorità
italiane. Berlusconi in Spagna è accusato - insieme a Marcello Dell'Utri e ad
altri dirigenti del gruppo Fininvest - di aver posseduto, grazie a una serie di
prestanomi e di operazioni finanziarie illecite, il controllo pressoché
totalitario dell'emittente Telecinco eccedenti rispetto ai limiti dell'antitrust
spagnola, negli anni in cui il tetto massimo era del 25 per cento delle quote
azionarie.
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capitolo intitolato esplicitamente "I contatti tra Salvatore Riina e gli on.
Dell'Utri e Berlusconi", si legge che è provato che la mafia intrecciò con i
due "un rapporto fruttuoso quanto meno sotto il profilo economico".
Talmente fruttuoso che poi, nel 1992, "il progetto politico di Cosa Nostra sul
versante istituzionale mirava a realizzare nuovi equilibri e nuove alleanze
con nuovi referenti della politica e dell'economia". Cioè a "indurre nella
trattativa lo Stato ovvero a consentire un ricambio politico che, attraverso
nuovi rapporti, assicurasse come nel passato le complicità di cui Cosa Nostra
aveva beneficiato".
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TUTTO CIÒ CHE PENSO DI BERLUSCONI
di Umberto Bossi, ministro delle Riforme Istituzionali del governo Berlusconi
Silvio Berlusconi era il portaborse di Bettino Craxi. E' una costola del vecchio
regime. E' il più efficace riciclatore dei calcinacci del pentapartito. Mentre la
Lega faceva cadere il regime, lui stava nel Mulino Bianco, col parrucchino e
la plastica facciale. Lui è un tubo vuoto qualunquista. Ma non l'avete visto,
oggi, tutto impomatato fra le nuvole azzurre?
Berlusconi è bollito. E' un povero pirla, un traditore del Nord, un poveraccio
asservito all'Ulivo, segue anche lui l'esercito di Franceschiello dietro il
caporale D'Alema con la sua trombetta. Io ho la memoria lunga. Ma chi è
Berlusconi? Il suo Polo è morto e sepolto, la Lega non va con i morti. La
trattativa Lega-Forza Italia se l'è inventata lui, poveraccio. Il partito di
Berlusconi neo-Caf non potrà mai fare accordi con la Lega. Lui è la bistecca
e la Lega il pestacarne.
Berlusconi mostra le stesse caratteristiche dei dittatori. E' un kaiser in
doppiopetto. Un piccolo tiranno, anzi è il capocomico del teatrino della
politica. Un Peròn della mutua. E' molto peggio di Pinochet. Ha qualcosa di
nazistoide, di mafioso. Il piduista è una volpe infida pronta a fare razzia nel
mio pollaio.
Berlusconi è l'uomo della mafia. E' un palermitano che parla meneghino, un
palermitano nato nella terra sbagliata e mandato su apposta per fregare il
Nord. La Fininvest è nata da Cosa Nostra. C'è qualche differenza fra noi e
Berlusconi: lui purtroppo è un mafioso. Il problema è che al Nord la gente è
ancora divisa tra chi sa che Berlusconi è un mafioso e chi non lo sa ancora.
Ma il Nord lo caccerà via, di Berlusconi non ce ne fotte niente. Ci risponda:
da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia? Ci sono
centomila giovani del Nord che sono morti a causa della droga. A me
personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano venuti dalla Banca
Rasini, fondata da un certo Giuseppe Azzaretto, di Palermo, che poi è
riuscito a tenersi tutta la baracca. In quella stessa banca lavorava anche il
padre di Silvio e c'erano i conti di numerosi esponenti di Cosa Nostra.
Bisognerebbe conoscere le sue radici, la sua storia. Gelli fece il progetto
Italia e c'era il buon Berlusconi nella P2. Poi nacquero le Holding. Come
potrà mai la magistratura fare il suo dovere e andare a vedere da dove
vengono quei quattrini, ricordando che la mafia quei quattrini li fa con la
droga e che di droga al Nord sono morti decine di migliaia di ragazzi che ora
gridano da sottoterra? Se lui vuole sapere la storia della caduta del suo
governo, venga da me che gliela spiego io: sono stato io a metter giù il
partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l'ho abbattuto.
Quel brutto mafioso guadagna soldi con l'eroina e la cocaina. Il mafioso di
Arcore vuole portare al Nord il fascismo e il meridionalismo. Discutere di par
condicio è troppo poco: propongo una commissione di inchiesta sugli
arricchimenti di Berlusconi. In Forza Italia ci sono oblique collusioni fra
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politica e omertà criminale e fenomeni di riciclaggio. L'uomo di Cosa Nostra,
con la Fininvest, ha qualcosa come 38 holding, di cui 16 occulte. Furono
fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di
Cosa Nostra a Milano.
Forza Italia è stata creata da Marcello Dell'Utri. Guardate che gli interessi
reali spesso non appaiono. In televisione compaiono volti gentili che te la
raccontano su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia non ha
limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso
migliaia e migliaia di giovani, soprattutto al Nord. Palermo ha in mano le
televisioni, in grado di entrare nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del
Nord.
Berlusconi ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in
barba perfino alla legge Mammì. Molte ricchezze sono vergognose, perché
vengono da decine di migliaia di morti. Non è vero che 'pecunia non olet'.
C'è denaro buono che ha odore di sudore, e c'è denaro che ha odore di
mafia. Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore.
Incontrare di nuovo Berlusconi ad Arcore? Lo escludo, niente più accordi col
Polo. Tre anni fa pensarono di farci il maleficio. Il mago Berlusconi ci disse:
"Chi esce dal cerchio magico, cioè dal mio governo, muore". Noi uscimmo e
mandammo indietro il maleficio al mago. Non c'è marchingegno stregato
che oggi ci possa far rientrare nel cerchio del berlusconismo. Con questa
gente, niente accordi politici: è un partito in cui milita Dell'Utri, inquisito per
mafia.
La "Padania" chiede a Berlusconi se è mafioso? Ma è andata fin troppo
leggera! Doveva andare più a fondo, con quelle carogne legate a Craxi.
Io con Berlusconi sarò il guardiano del baro. Siamo in una situazione
pericolosa per la democrazia: se quello va a Palazzo Chigi, vince un partito
che non esiste, vince un uomo solo, il Tecnocrate, l'Autocrate. Io dico quel
che penso, lui fa quel che incassa. Tratta lo Stato come una società per
azioni. Ma chi si crede di essere: Nembo Kid?
Ma vi pare possibile che uno che possiede 140 aziende possa fare gli
interessi dei cittadini? Quando quello piange, fatevi una risata: vuol dire che
va tutto bene, che non è ancora riuscito a mettere le mani sulla cassaforte.
Bisogna che Berlusconi-Berluscosa-Berluskaz-Berluskaiser si metta in testa
che con i bergamaschi io ho fatto un patto di sangue: gli ho giurato che
avrei fatto di tutto per avere il cambiamento. E non c'è villa, non c'è regalo,
non c'è ammiccamento che mi possa far cambiare strada... Berluscoso deve
sapere che dalle nostre parti la gente è pronta a fargli un culo così: bastano
due secondi, e dovrà scappare di notte. Se vedono che li ha imbrogliati,
quelli del Nord gli arrotolano su le sue belle ville e i suoi prati all'inglese e
scaraventano tutto nel Lambro.
Berlusconi, come presidente del Consiglio, è stato un dramma.
Quando è in ballo la democrazia, a qualcuno potrebbe anche venire in
mente di fargli saltare i tralicci dei ripetitori. Perché lui con le televisioni fa il
lavaggio del cervello alla gente, col solito imbroglio del venditore di fustini
del detersivo. Le sue televisioni sono contro la Costituzione. Bisogna
portargliele via. Ci troviamo in una situazione di incostituzionalità
gravissima, da Sudamerica. Un uomo ha ottenuto dallo Stato la concessione
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delle frequenze tv per condizionare la gente e orientarla al voto. Non accade
in nessuna parte del mondo. E' ora di mettere fine a questa vergogna. Se lo
votate, quello vi porta via anche i paracarri.
Se cade Berlusconi, cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma
non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il
loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi.
Ma il poveretto di Arcore sente che il bidone forzitalista e polista, il partito
degli americani, gli va a scatafascio. Un massone, un piduista come
l'arcorista è sempre stato un problema di "Cosa sua" o "Cosa nostra". Ma
attento, Berlusconi: né mafia, né P2, né America riusciranno a distruggere
la nostra società. E lui alla fine avrà un piccolo posto all'Inferno, perché
quello lì non se lo pigliano nemmeno in Purgatorio. Perché è Berlusconi che
dovrà sparire dalla circolazione, non la Lega. Non siamo noi che litighiamo
con Berlusconi, è la Storia che litiga con lui.
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TUTTE LE BUGIE DI BERLUSCONI
BERLUSCONI GIOVANE
"La mia carriera canora (come cantante sulle navi da crociera, ndr) è
cominciata con una tournée in Libano" (7-6-1989). Ma secondo Giuseppe
Fiori, suo biografo non autorizzato, Berlusconi non è mai stato in Libano.
"Al 'Gardenia' (un locale notturno, ndr) di Milano, come poi sarebbe
avvenuto a Parigi, dopo aver cantato mi buttavo in pista per ballare con le
bionde" (ibidem). Ma Berlusconi non ha mai suonato a Parigi.
"Ho studiato due anni a Parigi, alla Sorbona, e per mantenermi dovevo
suonare e cantare nei locali della capitale" (8-7-1989). Ma Berlusconi non ha
mai studiato alla Sorbona: semmai alla Statale di Milano.
"A Parigi facevo il canottaggio ed ero campione italiano studentesco con il
Cus di Milano" (luglio 1989). Parigi a parte, esistono seri dubbi sui titoli
sportivi conquistati dal Cavaliere in canoa.
BERLUSCONI INCAPPUCCIATO
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"Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque
che è di poco anteriore allo scandalo. Non ho mai pagato una quota di
iscrizione, né mi è stata richiesta" (27-9-1988, al Tribunale di Verona).
Berlusconi s'iscrisse alla P2 nei primi mesi del 1978 e pagò regolarmente la
quota di iscrizione di 100 mila lire. Di qui la falsa testimonianza.
"Basta con questa storia della P2: l'ho già detto, ricevetti la tessera per
posta e non pagai neppure la quota d'iscrizione" (10-3-94). Ma, come ha
testimoniato anche Licio Gelli, gran maestro venerabile della loggia P2,
"Berlusconi ha fatto la normale iniziazione alla loggia P2".
BERLUSCONI IMPRENDITORE
BERLUSCONI CANDIDATO
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chissà per quante altre volte ancora" (Epoca, 23-10-93). Come sopra.
"Il mio presunto partito esiste soltanto sulle pagine di alcuni giornali" (alla
commissione Bilancio della Camera, 26-10-93). Come sopra.
BERLUSCONI PREMIER/2
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(7-6-94).
"Le nonne, le mamme e le zie d'Italia stiano tranquille: non sarà toccata una
lira delle pensioni attuali" (10-9-94). Poco dopo Berlusconi tenta una riforma
che taglia drasticamente le pensioni, poi bloccata da una manifestazione
sindacale con oltre un milione di persone e dalla dissociazione del suo
ministro del Lavoro Clemente Mastella, nonché del partito alleato Lega Nord
che lascia il governo e lo rovescia.
BERLUSCONI OPPOSITORE
BERLUSCONI EDITORE
BERLUSCONI RICANDIDATO
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"Dal 1995, passata all'opposizione dopo il golpe politico-giudiziario, mentre
fischiavano le pallottole delle procure politicizzate, Forza Italia…" (da "Una
storia italiana", l'autobiografia illustrata di Berlusconi inviata in 20 milioni di
copie a tutte le famiglie italiane nell'aprile 2001, in piena campagna
elettorale). Forza Italia passò all'opposizione perché, il 21 dicembre '94,
Berlusconi salì al Quirinale e si dimise da presidente del Consiglio: la Lega
Nord gli aveva revocato l'appoggio, votando mozioni di sfiducia insieme al
Ppi di Rocco Buttiglione e al Pds di Massimo D'Alema. Le procure non
c'entrano nulla.
"Io non ho nulla a che vedere con All Iberian e non possiedo società off-
shore all'estero" (Silvio Berlusconi, 15-3-2000). La Cassazione ha già
accertato definitivamente che All Iberian è interamente controllata dalla
Fininvest. Tant'è che i suoi conti esteri venivano aperti dal tesoriere centrale
del gruppo Berlusconi, Giuseppino Scabini. All Iberian è una società off-
shore con sede all'estero (isole del Canale), come le altre 63 scoperte dal
pool di Milano e confermate dalla società di revisione internazionale Kpmg.
"Le nostre holding erano intestate ai nostri consulenti perché si faceva così,
era tutto normale: le trovavamo già pronte negli studi professionali
specializzati" (26-4-2001). Le 34 holding "Italiana 1,2,3,4 eccetera" che
stanno dietro alla Fininvest sin dalla fine degli anni 70 e le altre società della
galassia berlusconiana nascono quasi tutte senza il nome di Berlusconi, ma
intestate a prestanome: una cinquantina fra parenti, amici, casalinghe
baresi, disoccupati calabresi, elettricisti, malati terminali colpiti da ictus,
persino un cecoslovacco nato nel 1887. Tutto normale?
"Nessun mistero sulle origini delle mie fortune: ho cominciato con la
liquidazione di mio padre: 30 milioni" (26-4-2001). Poi, però, fra il 1978 e il
1983 Berlusconi si ritrovò in tasca 113 miliardi (degli anni 70, pari ad
almeno 250 milioni di euro odierni). In parte giunti in contanti. Sulla
provenienza di quel fiume di denaro, Berlusconi non ha mai voluto spiegare
nulla. Nemmeno quando, nel novembre 2002, il Tribunale di Palermo che
sta processando il suo braccio destro Marcello Dell'Utri (parlamentare
europeo e italiano, già condannato per false fatture e frode fiscale e
imputato per mafia, calunnia ed estorsione), si è recato in trasferta a
Palazzo Chigi per interrogarlo. In quell'occasione, alle domande sulle origini
di quei quattrini e sulle ragioni che lo indussero a ospitare in casa sua per
due anni un boss mafioso del calibro di Vittorio Mangano, con mansioni di
"stalliere" o di "fattore", il premier ha Berlusconi ha risposto: "Mi avvalgo
della facoltà di non rispondere". E i giudici sono ritornati a Palermo a mani
vuote.
BERLUSCONI PREMIER/2
23
di ridurre le tasse non se ne parla. Così come della riforma delle pensioni,
promessa in campagna elettorale alla Confindustria. Che subito protesta.
"Non ho mai detto che la civiltà occidentale è superiore all'Islam. E' colpa di
una sinistra irresponsabile che diffonde notizie false sul mio conto" (7-9-
2001). In realtà Berlusconi, soltanto il giorno prima, ha dichiarato
testualmente in una conferenza stampa dalla Germania: "Noi dobbiamo
essere consapevoli della superiorità della nostra civiltà, che ha dato luogo al
benessere e al rispetto dei diritti umani e religiosi. Cosa che non c'è nei
paesi dell'Islam... Dobbiamo evitare di mettere le due civiltà, quella islamica
e quella nostra sullo stesso piano… La libertà non è un patrimonio della
civiltà islamica… La nostra civiltà deve estendere a chi è rimasto indietro di
almeno 1400 anni nella storia i benefici e le conquiste che l'Occidente
conosce… C'è una singolare coincidenza fra gli islamici e gli anti-global nella
loro opposizione all'Occidente". Poi l'incidente diplomatico internazionale, le
proteste della Lega Araba ("posizioni razziste"), l'imbarazzo dell'Occidente
impegnato nel tentativo di coinvolgere nella lotta al terrorismo
fondamentalista delle Due Torri i paesi islamici moderati. Così il Cavaliere è
costretto alla smentita, cioè all'ennesima bugia.
"Ho fatto un'esposizione sommaria della legge finanziaria e ho trovato
un'ottima accoglienza sia da Prodi sia dal commissario Pedro Solbes" (10-
10-2001). Così Berlusconi al termine di un incontro ufficiale a Bruxelles con
il presidente Romano Prodi e gli altri membri della Commissione europea.
Senonché Prodi cade dalle nuvole: "Non ne abbiamo neanche parlato".
Anche Solbes lo smentisce: "Non ho espresso alcun giudizio sulla finanziaria
italiana, la valuterò insieme al patto di stabilità". Berlusconi è costretto alla
retromarcia: "Io ho illustrato l'azione del mio governo, Prodi e Solbes mi
hanno ascoltato in silenzio". Poi, in conferenza stampa, se la prende con il
"club della menzogna della sinistra" che gli attribuirebbe frasi mai dette.
"La tv pubblica è interamente nelle mani della sinistra, e anche la tv privata
si sbilancia a sinistra" (30-1-2002, a Le Figaro). Appena tornato al governo,
Berlusconi, che già detiene il monopolio assoluto della televisione
commerciale (Canale 5, Italia 1, Rete 4), nomina suoi uomini al vertice delle
tre reti pubbliche Rai (presidente Antonio Baldassarre, direttore generale
Agostino Saccà). Costoro allontanano dal video i due giornalisti più famosi
della Rai, sgraditi al premier - Enzo Biagi e Michele Santoro - nonché il
comico Daniele Luttazzi, anche lui inviso al Cavaliere. Poi, quando il primo
consiglio di amministrazione si dimette agli inizi del 2003, Berlusconi
riunisce gli alleati in casa propria per decidere i nuovi consiglieri, facendo
infuriare addirittura i presidenti delle due Camere, che rifiutano di ratificare
le nomine. Alla fine, viene creato un nuovo Cda Rai formato da 4 esponenti
del centro-destra e uno solo del centro-sinistra. Anche il direttore generale,
amico di Berlusconi e del fratello Paolo, è di stretta obbedienza governativa.
"Comprare Alessandro Nesta (difensore della Lazio e della Nazionale, ndr)
per il Milan? Sono cose che non hanno più nulla di economico, di morale. Nel
calcio abbiamo sbagliato tutti, ora basta" (23-8-2002). L'indomani il Milan di
Berlusconi annuncia l'acquisto di Nesta, avvenuto da almeno una settimana.
"Non capisco tutta questa fretta per la legge Cirami sul legittimo sospetto
(che gli consente di spostare i suoi processi da Milano a Brescia, ndr)" (31-
24
7-2002). "La legge sul legittimo sospetto è una priorità per il governo" (30-
8-2002).
"E se in Irak non ci fossero più armi di distruzione di massa? Come parere
personale, non credo che ci siano più quegli ordigni" (16-10-2001, al
termine di un lungo incontro con Vladimir Putin). "Sono e resto con Blair,
l'alleato più vicino a Bush. Non ho mai detto che Saddam non ha armi di
distruzione di massa. Dico solo che potrebbe avere avuto il tempo di
distruggerle o di metterle da qualche altra parte" (17-10-2002, dopo le
incredule proteste di Londra e Washington).
"Mediaset non farà alcun ricorso al condono fiscale" (30-12-2002).
Berlusconi smentisce le rivelazioni del quotidiano La Repubblica, il quale
calcola che il condono fiscale contenuto nella legge finanziaria Berlusconi
consentirà al gruppo Mediaset di chiudere la lite col fisco per il possesso di
società off-shore risparmiando multe per 100 milioni di euro, pari a 200
miliardi di lire. Cinque mesi dopo, il settimanale l'Espresso scoprirà che
Mediaset ha regolarmente fatto ricorso al condono, risparmiando così circa
120 milioni di euro di imposte.
"Ho assoluta fiducia nella Cassazione, fiducia che non né mai mancata. Altra
cosa sono certi pm che vogliono un ruolo particolare e imbastiscono processi
che finiscono nel nulla" (26 gennaio 2003).L'indomani la Cassazione gli dà
torto e non sposta i suoi processi da Milano. Lui, il premier, tuona subito
contro i "giudici golpisti".
BERLUSCONI IMPUTATO
"Giuro sui miei cinque figli che non so nulla di quanto mi viene contestato
(le tangenti alla Guardia di Finanza, ndr). Sono vittima di una grande
ingiustizia. Mi dicono che questo avviso è la risposta a quanto stiamo
facendo" (23-11-94). "E' come se mi avessero mandato un avviso di
garanzia accusandomi di non chiamarmi Silvio Berlusconi. Siccome sono
certo di chiamarmi Silvio Berlusconi, non credo che nessun tribunale giusto
al mondo possa condannarmi perché mi chiamo Silvio Berlusconi. Può
esserci una condanna, ma allora non sarà un atto di giustizia, ma
sovversione" (1-12-94). "Io corruttore? Sarebbe come incolpare suor Teresa
di Calcutta, dopo una vita di sacrifici, se una bambina dell'istituto allungasse
una mano per pigliare un quarto di mela dal fruttivendolo, non per sé, ma
per darlo ad un altro" (27-10-95). "Nessuno si è reso responsabile di
corruzione, il capo del gruppo non era minimamente a conoscenza di quanto
gli viene addebitato. Il vero scandalo sta semmai nel fatto che la mia
impresa, come quasi tutte le imprese italiane, sia stata sottoposta a
pressioni concussive da parte di un corpo armato dello Stato... Siamo stati
costretti a pagare da un'associazione a delinquere come la Guardia di
Finanza, da elementi deviati di un corpo armato dello Stato" (16-1-96). Con
buona pace dell'incolpevole prole, due dirigenti Fininvest verranno
definitivamente condannati per corruzione della Guardia di Finanza, un
consulente legale definitivamente per favoreggiamento, i due segretari per
falsa testimonianza in primo e secondo grado, mentre Berlusconi verrà
condannato dal Tribunale per corruzione, dichiarato prescritto (cioè
25
responsabile, ma non più punibile) dalla Corte d'appello, infine assolto dalla
Cassazione. Ma solo per "insufficienza probatoria".
"Publitalia non ha mai emesso fatture false, e funziona come un orologio"
(31-5-95). Ma i massimi dirigenti di Publitalia, dal presidente fondatore
Marcello Dell'Utri in giù, hanno patteggiato condanne per decine di miliardi
di false fatture e frodi fiscali.
"Sono pronto a lasciare la guida del Polo, la Camera e la vita politica se
verrà dimostrato un rapporto mio o della Fininvest o di una società del
gruppo col signor Bettino Craxi, diverso da quello della pura amicizia!" (29-
11-95). Craxi è colui che nel 1984 impose con il suo governo al Parlamento
ben due decreti ad personam, i "decreti Berlusconi", per salvare le
televisioni dell'amico finite sotto inchiesta (e minacciate di sequestro dai
magistrati) perché trasmettevano illegalmente su tutto il territorio
nazionale. La Corte di Cassazione, confermando la prescrizione del reato di
finanziamento illecito nel processo sulla società berlusconiana off-shore "All
Iberian", ha ritenuto dimostrato che Berlusconi versò illegalmente a Craxi,
tra il 1990 e il 1992, ben 21 miliardi estero su estero. Ma Berlusconi non ha
lasciato la vita politica.
"Non ho mai fatto alcun attacco alla magistratura" (10-10-95). "Se c'è una
cosa che mi viene addebitata e che non risponde al vero è da parte mia un
giudizio negativo nei confronti dei magistrati" (25-11-95). "Io sono un
grande estimatore della magistratura e l'ho dimostrato nella mia attività di
governo, durante la quale sono sempre stato vicino ai problemi dei giudici"
(7-12-95). "Mi consenta ancora una volta di esprimere ammirazione verso la
magistratura e i giudici" (23-1-96). Una costante dell'azione politica è
l'attacco sistematico, scientifico, incessante alla magistratura di ogni ordine
e grado: dai pm di Milano (ma anche di Palermo, Napoli, Torino: tutti quelli
che si sono occupati di lui o di sue aziende) ai giudici per le indagini
preliminari, da quelli di tribunale a quelli di appello, su su fino alle sezioni
unite della Corte di Cassazione, massima istanza giurisdizionale del Paese.
"Le inchieste sul mio gruppo sono iniziate soltanto dopo il mio impegno in
politica. Prima non avevo mai subito nulla del genere" (17-6-2003). Ma è
vero il contrario: prima nascono le inchieste sulla Fininvest di Berlusconi, poi
(e forse proprio per questo) Berlusconi "scende in campo" politico. La prima
indagine (poi archiviata) sul Berlusconi imprenditore, per traffico di droga,
fu aperta a Milano nel lontano 1983. Nel 1989 poi, sempre a Milano,
Marcello Dell'Utri finì per la prima volta sotto inchiesta per mafia
(prosciolto). La tesi della persecuzione politica per via giudiziaria, già
esposta dal premier in una denuncia a Brescia, è stata così smontata dal gip
Carlo Bianchetti nell'archiviazione del 15 maggio 2001: "Risulta dall'esame
degli atti che, contrariamente a quanto si desume dalle prospettazioni del
denunciante, le iniziative giudiziarie… avevano preceduto e non seguito la
decisione di "scendere in campo"… [Il pool di Mani pulite ha compiuto, tra] il
27 febbraio '92 e il 20 luglio '93, ben 25 accessi presso Fininvest e
Publitalia". Lo stesso Berlusconi, al momento di entrare in politica verso la
fine del 1993, aveva confidato ai famosi giornalisti Enzo Biagi e Indro
Montanelli (che l'hanno poi raccontato): "Se non entro in politica, fallisco e
mi arrestano".
26
"E questo potere arbitrario e di casta è stato illiberalmente esercitato nel
1994 contro un governo sgradito alla magistratura giacobina di sinistra,
governo messo platealmente sotto accusa attraverso il suo leader in un
procedimento iniziato a Napoli mentre presiedeva una Convenzione delle
Nazioni Unite e sfociato poi, per assoluta mancanza di fondatezza, in una
clamorosa assoluzione molti anni dopo" (29-1-2003). Berlusconi si ostina a
ripetere che, nel 1994, il suo governo fu rovesciato dall'invio di un "avviso di
garanzia" per le mazzette Fininvest alla Guardia di Finanza, a Napoli, mentre
lui presiedeva un convegno sulla criminalità organizzata. Si trattava in realtà
di un "invito a comparire" (una convocazione per un interrogatorio), dovuto
per legge, che non fu affatto notificato a Napoli, ma a Roma. E fu
preannunciato al telefono all'interessato la sera prima (21 novembre '94)
dai carabinieri. Fu dunque Berlusconi, pur sapendo di essere sospettato di
corruzione, a decidere ugualmente di presiedere il convegno anche
l'indomani (giorno 22), esponendo il buon nome dell'Italia al ludibrio
internazionale. Ai magistrati milanesi, secondo un'informativa dei
carabinieri, risultava che lui, la sera stessa del 21, sarebbe rientrato a Roma
abbandonando il convegno napoletano inaugurato la mattina. Perciò
inviarono i militari per la consegna a Roma, non a Napoli. Quanto alle
ragioni della caduta del governo, quell'atto non ebbe alcuna conseguenza.
L'hanno stabilito i magistrati di Brescia, ai quali Berlusconi aveva presentato
un esposto contro i magistrati milanesi per "attentato agli organi
costituzionali" (cioè al suo primo governo). Nell'ordinanza del giudice Carlo
Bianchetti che il 15 maggio 2001 archivia l'inchiesta e assolve il pool di
Milano, si legge: "Alla causazione del cosiddetto "ribaltone" è stata
sostanzialmente estranea la vicenda dell'invito a presentarsi, dal momento
che, secondo la testimonianza dell'allora ministro Maroni, la decisione della
Lega Nord di "sfiduciare" il governo Berlusconi (decisione che era stata
determinante nella caduta dell'Esecutivo) era stata formalizzata il 6
novembre 1994, e perciò due settimane prima; trovava comunque le sue
radici in un insanabile contrasto tra la Lega Nord e gli altri partiti del Polo
delle Libertà risalente a fine agosto '94, allorché l'on. Bossi era venuto a
sapere dell'intenzione del capo del governo di "andare alle elezioni
anticipate in autunno".
"Nel processo Sme non ci sono né indizi né prove contro di me, c'è solo il
teorema della signora Stefania Ariosto, una mitomane che ha fatto dei
pettegolezzi. Per la Sme mi aspetterei non un processo, ma una medaglia
d'oro al valore civile per avere salvato l'Italia da una svendita di un bene
pubblico per 500 miliardi quando ne valeva 2500". La teste Stefania Ariosto
non parla dell'affare Sme: si limita a raccontare ciò che ha visto e sentito a
proposito di Previti e della corruzione di alcuni giudici romani. In realtà, nel
processo Sme, gli imputati sono sotto accusa per alcuni bonifici bancari. Il
primo riguarda l'industriale Pietro Barilla (deceduto nel '93): il 2 maggio e il
26 luglio 1988 da un conto estero di Barilla partono due accrediti (1 miliardo
e 800 milioni di lire) destinati all'avvocato Attilio Pacifico, braccio destro
dell'avvocato berlusconiano Cesare Previti. Pacifico versa, secondo l'accusa,
200 milioni in contanti al giudice Filippo Verde, e tramite bonifico 850 a
milioni a Previti e 100 al giudice Renato Squillante. Il secondo bonifico
27
chiama invece direttamente in causa la Fininvest. Il 6 marzo 1991, dal conto
svizzero "Ferrido", aperto dal capo della tesoreria Fininvest Giuseppino
Scabini, vengono accreditati 434.404 dollari sul conto "Mercier" di Previti, da
dove, un'ora dopo, vengono girati sul conto "Rowena" del giudice Squillante.
Secondo l'accusa, il conto Ferrido (della galassia All Iberian) era alimentato
con fondi personali e familiari di Berlusconi. Di qui l'accusa, per tutti, di
corruzione giudiziaria. Per la Sme (la finanziaria alimentare dell'Iri),
Berlusconi non sventò alcuna svendita: la quota dell'azienda in vendita da
parte dell'Iri era stata valutata 500 miliardi da due esperti dell'università
milanese Bocconi, e dunque Carlo De Benedetti, unico offerente nel 1985,
aveva offerto quella cifra. Poi Berlusconi, su ordine di Craxi, si intromise
nell'affare, rilanciando per un 10% appena: il minimo indispensabile per
entrare in partita. Dunque offrì 550 miliardi, poco più di De Benedetti, poco
meno di un quinto rispetto al valore che oggi egli pretende di attribuire alla
Sme del 1985.
"La magistratura politicizzata, nel 1992-'93, ha cancellato cinque partiti
dalla vita pubblica, risparmiando i comunisti per portarli al potere". A parte
il fatto che, a Milano, il pool Mani Pulite arrestò e inquisì quasi l'intero
vertice del Pci-Pds, esattamente come quelli dei partiti moderati, va detto
che le prime elezioni dopo Tangentopoli non le vinsero le sinistre. Le vinse
Berlusconi, occupando lo spazio lasciato libero dal pentapartito che si era
sciolto per mancanza di voti dopo lo scandalo. Il 24 gennaio 1994, al
momento della sua discesa in campo, il Cavaliere elogiò il pool di Milano per
avere scoperchiato lo scandalo di Tangentopoli: "La vecchia classe politica è
stata travolta dai fatti e superata dai tempi [...]. L'autoaffondamento dei
vecchi governanti, schiacciati dal peso del debito pubblico e del
finanziamento illegale dei partiti, lascia il paese impreparato e incerto...". E
il 6 febbraio rincarò la dose: "Basta con i ladri di Stato, noi siamo per una
politica nuova, diversa, pulita. Siamo l'Italia che lavora contro l'Italia che
ruba". Subito dopo tentò di avere nel suo governo i due simboli del pool di
Mani Pulite: Antonio Di Pietro al ministero dell'Interno e Piercamillo Davigo
alla Giustizia. I due, però, rifiutarono. Ma evidentemente, all'epoca,
Berlusconi non li considerava "toghe rosse".
"I magistrati milanesi abusavano della carcerazione preventiva per estorcere
confessioni agli indagati" (30-9-2002). Anche questo cavallo di battaglia
della polemica berlusconiana anti-giudici è smentita dai fatti e, soprattutto,
dalla relazione consegnata al governo dai quattro ispettori ministeriali inviati
contro il pool di Milano nell'ottobre 1994 dal guardasigilli Alfredo Biondi
(Forza Italia, primo governo Berlusconi). Relazione resa nota il 15 maggio
'95: "Nessun rilievo può essere mosso ai magistrati milanesi, i quali non
paiono aver esorbitato dai limiti imposti dalla legge nell'esercizio dei loro
poteri [...]. Non si è riscontrata un'apprezzabile e significativa casistica di
annullamenti delle decisioni che hanno dato luogo a quelle detenzioni [...]. I
provvedimenti custodiali sono stati spesso suffragati [...] dall'ulteriore e
decisiva prova della confessione dell'indagato. Né è risultato che tali
confessioni siano state in seguito ritrattate perché rese sotto la minaccia
dell'ulteriore protrarsi della detenzione [...]. Non è possibile ascrivere quelle
confessioni alle "condizioni fisiche e psicologiche disumane" nelle quali si
28
sarebbero venuti a trovare molti indagati, alcuni dei quali suicidatisi,
condizioni cui fa riferimento l'on. Sgarbi: non è stata mai segnalata
l'applicazione di regimi detentivi differenziati e inaspriti rispetto alla
generalità dei casi".
"I magistrati del pool di Milano avevano come obbiettivo quello di favorire la
presa di potere da parte delle sinistre" (9-5-2003). A parte le considerazioni
già esposte, è interessante leggere la risposta data il 23 ottobre 1996 dal
ministro dell'Interno britannico Simon Brown al Parlamento britannico, per
spiegare il diniego opposto al ricorso degli avvocati di Berlusconi, i quali
parlavano di inchieste e reati "politici" per opporsi alla consegna dei
documenti sui conti esteri della galassia All Iberian: "Se ben capisco
l'argomentazione dei richiedenti [la Fininvest], essi sostengono che l'azione
giudiziaria in corso in Italia per donazioni illecite di 10 miliardi al signor
Craxi è politica, e che le accuse di falso contabile [...] sarebbero reato
connesso. Le donazioni politiche illegali sono un reato politico? Non sono
d'accordo. A me sembra piuttosto un reato contro la legge ordinaria
promulgata per garantire un corretto ordinamento del processo democratico
in Italia - reato in nulla diverso, diciamo, dal votare due volte alle elezioni
[...]. Il reato in questione è stato commesso per influenzare la politica del
governo: non si pagano clandestinamente grosse somme di denaro a un
partito politico senza uno scopo [...]. Non accetto in nessun modo che il
desiderio della magistratura italiana di smascherare e punire la corruzione
nella vita pubblica e politica, e il conflitto che ciò ha creato tra i giudici e i
politici in quel paese, operi in modo tale da trasformare i reati in questione
in reati politici. È un uso scorretto del linguaggio definire la campagna dei
magistrati come improntata a "fini politici", o le loro azioni nei confronti del
signor Berlusconi come persecuzione politica. Al contrario, tutto ciò che ho
letto su questo caso suggerisce che la magistratura stia dimostrando una
giusta indipendenza politica dall'esecutivo ed equanimità nel trattare in
modo eguale i politici di tutti i partiti [...]. [Il reato] non è intrinsecamente
politico, né lo diviene nel caso che l'autore del reato speri di cambiare la
politica del governo comprando influenza politica, e neanche se il potere
giudiziario, perseguendo lui, spera di ripulire la politica. Nessuno degli
argomenti dei richiedenti riesce a persuadermi in nulla che i reati in
questione siano politici. Non riesco proprio a vedere i pagatori corrotti della
politica come i "Garibaldi di oggi", o cercatori di libertà, o "prigionieri
politici".
"I magistrati milanesi abusavano della carcerazione preventiva per estorcere
confessioni agli indagati" (30-9-2002). Anche questo cavallo di battaglia
della polemica berlusconiana anti-giudici è smentita dai fatti e, soprattutto,
dalla relazione consegnata al governo dai quattro ispettori ministeriali inviati
contro il pool di Milano nell'ottobre 1994 dal guardasigilli Alfredo Biondi
(Forza Italia, primo governo Berlusconi). Relazione resa nota il 15 maggio
'95: "Nessun rilievo può essere mosso ai magistrati milanesi, i quali non
paiono aver esorbitato dai limiti imposti dalla legge nell'esercizio dei loro
poteri [...]. Non si è riscontrata un'apprezzabile e significativa casistica di
annullamenti delle decisioni che hanno dato luogo a quelle detenzioni [...]. I
provvedimenti custodiali sono stati spesso suffragati [...] dall'ulteriore e
29
decisiva prova della confessione dell'indagato. Né è risultato che tali
confessioni siano state in seguito ritrattate perché rese sotto la minaccia
dell'ulteriore protrarsi della detenzione [...]. Non è possibile ascrivere quelle
confessioni alle "condizioni fisiche e psicologiche disumane" nelle quali si
sarebbero venuti a trovare molti indagati, alcuni dei quali suicidatisi,
condizioni cui fa riferimento l'on. Sgarbi: non è stata mai segnalata
l'applicazione di regimi detentivi differenziati e inaspriti rispetto alla
generalità dei casi".
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27 giugno 2003
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