Lorenzo Onofrio Colonna, conte dei Marsi

conte dei Marsi e condottiero italiano

Lorenzo Onofrio Colonna, noto anche semplicemente come Lorenzo Colonna (13561423), è stato un nobile e condottiero italiano, conte di Albe e Marsi, signore di Castro dei Volsci, Giuliano di Roma, Olevano Romano e Ripi, e gran camerlengo del Regno di Napoli[1].

Lorenzo Onofrio Colonna
Bottega di Jan van Calcar, Ritratto di Lorenzo Onofrio Colonna, Galleria Colonna
Conte dei Marsi
Stemma
Stemma
In carica? – 1423
PredecessoreOliviero Borrello
SuccessoreOdoardo Colonna
Conte di Albe
In carica14191423
PredecessoreGiacomo Orsini
SuccessoreOdoardo Colonna
TrattamentoConte
Altri titoliGran Camerlengo del Regno di Napoli
Nascita1356
Morte1423
DinastiaColonna
PadreAgapito Colonna
MadreCaterina Conti
ConiugiVerdina Guglielma Borrello
Sveva Caetani
FigliAntonio
Caterina
Vittoria
Anna
Prospero
Odoardo
ReligioneCattolicesimo
Lorenzo Onofrio Colonna
Nascita1356
Morte1423
Dati militari
Paese servito Regno di Napoli
Regno d'Aragona
Forza armataMercenari
GradoColonnello
Capitano
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Biografia

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Ritratto di un giovane Lorenzo Onofrio Colonna

Nato nel 1356, era il figlio di Agapito Colonna, signore di Genazzano, e Caterina Conti, e il fratello – tra gli altri – di Oddone Colonna, divenuto papa con il nome di Martino V[2]. Apprese l'arte militare nell'esercito del re del Regno di Napoli Ladislao d'Angiò-Durazzo, nel quale ricoprì prima il ruolo di colonnello di trecento lance e poi quello di capitano della retroguardia[3]. Intorno al 1410, a lui e a suo fratello maggiore Giordano, l'antipapa Alessandro V diede in vicariato i feudi di Castro dei Volsci e Ripi, poi confermati dall'antipapa Giovanni XXIII, che, nell'occasione, concesse loro anche il feudo di Olevano Romano[4]. Nel 1419 la regina del Regno di Napoli Giovanna II d'Angiò-Durazzo gli assegnò la contea di Albe, precedentemente appartenuta a Giacomo Orsini fino al 1404[4]. Si scontrò poi a più riprese con il papa Eugenio IV e le sue truppe dello Stato Pontificio guidate dal condottiero Giovanni Maria Vitelleschi, i quali cercavano di contrastare il dominio delle famiglie Colonna ed Orsini su Roma[3]. In particolare, il Vitelleschi riuscì ad occupare e saccheggiare i feudi di Castelnuovo Parano e Palestrina, costringendo Lorenzo Onofrio Colonna a rifugiarsi in Campania, dove venne assoldato dal re Alfonso V d'Aragona, il quale, per tenerselo stretto, gli confermò la carica di gran camerlengo del Regno di Napoli, che aveva ottenuto durante il governo di Ladislao[3]. Il sovrano aragonese lo inserì nel suo esercito capitanato da Roberto Malatesta e nel 1423 lo mandò contro la Repubblica di Venezia[3]. Durante il viaggio si accampò con i suoi soldati in una zona del Montefeltro e, rifugiatosi all'interno di una torre, durante una notte scoppiò accidentalmente un forte incendio nel territorio, che lo arse nel sonno, portandolo alla morte[1]. Nei feudi gli successe il figlio primogenito Odoardo Colonna[1].

Ascendenza

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Giordano Colonna Agapito Colonna  
 
Mabilia Savelli  
Pietro Colonna  
Margherita Capocci Giacomo Capocci  
 
?  
Agapito Colonna  
Nicolò Conti Giovanni Conti  
 
Saracena ?  
Letizia Conti  
? ?  
 
?  
Lorenzo Onofrio Colonna  
Adenolfo Conti Giovanni Conti  
 
Filippa Conti  
Giovanni Conti  
? ?  
 
?  
Caterina Conti  
Stefano Colonna Giovanni Colonna  
 
? dell'Anguillara  
Margherita Colonna  
Calceranda di Insula Giordano di Insula  
 
?  
 

Discendenza

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Lorenzo Onofrio Colonna, durante il governo del re del Regno di Napoli Ladislao d'Angiò-Durazzo, si sposò con Verdina Guglielma Borrello, figlia di Oliviero, che gli portò in dote la contea dei Marsi e il feudo di Giuliano di Roma e dalla quale non ebbe figli[1]. Rimasto vedovo, si risposò con Sveva Caetani, figlia di Jacobello, conte di Fondi, che gli diede tre figli e tre figlie[2]:

  1. ^ a b c d Litta (1836), tav. 4; Mugnos (1658), pp. 251-252.
  2. ^ a b c d e f De Santis (1675)ad vocem; Litta (1836), tav. 4; Mugnos (1658), pp. 251-252.
  3. ^ a b c d Mugnos (1658), pp. 251-252.
  4. ^ a b Litta (1836), tav. 4.
  5. ^ De Santis (1675)ad vocem; Falcioni (2007), in DBI; Litta (1836), tav. 4; Mugnos (1658), pp. 251-252.
  6. ^ De Santis (1675)ad vocem; Kiesewetter (2013), in DBI; Litta (1836), tav. 4; Mugnos (1658), pp. 251-252.

Bibliografia

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Voci correlate

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