Gulo gulo

carnivoro del genere Gulo

Il ghiottone o volverina (Gulo gulo Linnaeus, 1758) è un mammifero carnivoro della famiglia dei mustelidi, diffuso nelle zone artiche di Europa, Asia, America. Rappresenta l'unica specie ascritta al genere Gulo (Pallas, 1780).

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Ghiottone
Gulo gulo
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumDeuterostomia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
InfraphylumGnathostomata
SuperclasseTetrapoda
ClasseMammalia
SottoclasseTheria
InfraclasseEutheria
SuperordineLaurasiatheria
OrdineCarnivora
SottordineCaniformia
SuperfamigliaMusteloidea
FamigliaMustelidae
GenereGulo
Pallas, 1780
SpecieG. gulo
Nomenclatura binomiale
Gulo gulo
Linnaeus, 1758
Areale
Areale del ghiottone

Tassonomia

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Inizialmente ascritto da Linneo prima al genere Ursus col nome di Ursus luscus e poi al genere Lutra col nome di Lutra luscus[2], le analisi genetiche hanno mostrato agli studiosi che i generi più prossimi al ghiottone (Gulo) sono Martes, la martora, ed Eira, il tayra; il ghiottone s'è differenziato dal loro antenato comune in Eurasia alcuni milioni di anni fa[3]. Da qui, attraverso la Beringia, i ghiottoni raggiunsero l'America settentrionale, espandendovisi a macchia d'olio[4].

 
Un cranio di ghiottone risalente al Pleistocene nel Museum für Naturkunde di Berlino.

Nell'ambito della specie, vengono, fin dai tempi della prima classificazione linneana, generalmente distinte due sottospecie:

  • Gulo gulo gulo, la sottospecie nominale, diffusa in Eurasia;
  • Gulo gulo luscus, diffusa in Nord America.

Tradizionalmente, vengono classificate altre quattro sottospecie di ghiottone (Gulo gulo albus Kerr, 1792 e Gulo gulo katschemakensis Matschie, 1918 diffuse in Kamčatka, Gulo gulo luteus Elliot, 1904 nelle Montagne Rocciose e Gulo gulo vancouverensis Goldman, 1935 endemica dell'isola di Vancouver), tuttavia la loro validità è contestata. Allo stesso tempo, alcuni autori ritengono che le differenze fra le due sottospecie principali non siano sufficienti a differenziarle fra loro, proponendone la soppressione e rendendo il ghiottone una specie monotipica, mentre altri sono per l'elevazione della sottospecie americana al rango di specie a sé stante col nome di Gulo luteus[4].

Il nome comune di questo animale altro non è che una traduzione del suo nome scientifico, che deriva dal latino gulo, per l'appunto "ghiottone", in virtù della grande voracità che esso mostra nel nutrirsi.

Distribuzione e habitat

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Un ghiottone in Finlandia orientale.

Il ghiottone ha distribuzione olartica: il suo areale va dalla Scandinavia alla Kamčatka attraverso i Paesi Baltici, la Russia settentrionale, la Siberia, la Mongolia nord-orientale e la Manciuria in Eurasia, mentre in Nordamerica esso colonizza l'Alaska e la fascia costiera pacifica attraverso le Montagne Rocciose, la Catena delle Cascate e la Sierra Nevada settentrionale, con il lago Tahoe che rappresenta il punto più meridionale dell'areale[5][6][7], mentre ad est esso è diffuso in Canada, Quebec, Groenlandia e a sud fino al Michigan[8].
In passato, questi animali erano diffusi anche in Europa centrale e meridionale (durante la glaciazione Würm), mentre in tempi più recenti li si trovava anche più a sud del loro areale attuale in America, fino all'Indiana e alla Pennsylvania[9].

L'habitat d'elezione di questi animali sono le zone artiche di tundra e taiga, oltre alle foreste di conifere e le zone montuose a clima alpino.

Descrizione

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Dimensioni

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Un ghiottone maschio adulto può misurare fino a 120 cm di lunghezza, cui si sommano fino a 26 cm di coda, un'altezza alla spalla di 30–45 cm ed un peso che può eccezionalmente raggiungere i 32 kg, rimanendo di solito attorno ai 20; la femmina è fino a un terzo più piccola del maschio, misurando in media 65 cm di lunghezza più 17 cm di coda e pesando in genere meno di 20 kg[10][11][12]. Queste dimensioni ne fanno il più grande fra i mustelidi terrestri, mentre la lontra marina e la lontra gigante raggiungono dimensioni ancora maggiori in seno alla stessa famiglia[13].

Aspetto

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Illustrazione ottocentesca di uno scheletro di ghiottone che rende evidente l'aspetto forte e massiccio.

Il ghiottone ha un aspetto tozzo e robusto, con zampe corte e forti dalla pianta larga, che gli consentono di correre sulla neve senza affondarvi: ciascuna zampa possiede cinque dita, ognuno dei quali è sormontato da un artiglio lungo e ricurvo, semi-retrattile. Questi animali hanno andatura semi-plantigrada, similmente a quanto osservabile negli orsi e nei primati, appoggiando il proprio peso corporeo principalmente sul metatarso.

Il collo è allungato e muscoloso, la testa appare piccola e dall'aspetto ursino, con muso allungato e piccole orecchie arrotondate: essa viene portata solitamente bassa dall'animale, così come la coda.
La mandibola è dotata di una muscolatura possente, che consente al ghiottone di sprigionare col morso una forza tale da spezzare un femore di renna: all'interno della bocca trovano spazio 38 denti con conformazione tipica da carnivoro, coi canini lunghi e appuntiti e dei molari superiori dalla forma caratteristica, comune anche ad altre specie di mustelidi, ruotata ad angolo retto verso l'interno della bocca, in maniera tale da consentire all'animale di strappare pezzi di carne anche da prede congelate[14][15].

Formula dentaria
Arcata superiore
1 4 1 3 3 1 4 1
2 4 1 3 3 1 4 2
Arcata inferiore
Totale: 38
Dentizione permanente del ghiottone
1.Incisivi; 2.Canini; 3.Premolari; 4.Molari;
 
Un ghiottone in cattività mostra un'area più chiara sul petto.

La pelliccia, lunga e folta, ha un aspetto unto dovuto alla sua idrorepellenza, che la rende impermeabile e resistente al gelo e per tale motivo l'ha resa in passato piuttosto pregiata fra i cacciatori e i pionieri che si avventuravano nelle terre artiche, che ne facevano anorak. Essa è di colore bruno su tutto il corpo, più scuro sulle zampe, ventre e coda: su di essa spicca una banda più chiara di colore beige che, partendo dal garrese, attraversa le reni e raggiunge l'attaccatura della coda, e la cui estensione muta a seconda delle popolazioni (ad esempio nei ghiottoni americani tale banda è più sfumata e tendente al grigiastro in rapporto a quanto osservabile nei ghiottoni eurasiatici, dove appare più netta e tendente al dorato) ed anche da individuo a individuo. Il muso è anch'esso di colore bruno scuro, a volte con riflessi argentati, e solitamente sulla fronte è presente una banda più chiara che la delimita a mo' di mascherina: alcuni esemplari di ghiottone presentano inoltre una o più macchie biancastre su petto o gola.

La coda appare piuttosto corta e irsuta: essa cela alla sua radice due ghiandole anali che secernono una sostanza dal caratteristico odore molto pungente, che l'animale utilizza per marcare il territorio e per segnalare la propria disponibilità all'accoppiamento.

Biologia

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Si tratta di animali dalle abitudini strettamente solitarie, che delimitano con urina, feci e secrezioni delle ghiandole anali territori assai estesi (fino a 1.000 chilometri quadrati nei maschi, non più di 350 chilometri quadrati di estensione per quanto riguarda le femmine, che spesso sono compresi almeno in parte in uno o più territori maschili) che percorrono incessantemente anche al ritmo di 40-50 chilometri al giorno. I ghiottoni hanno abitudini catemerali, ossia alternano quattro ore di veglia a quattro ore di riposo in cavità naturali o in semplici buche che l'animale scava nella neve o nel terreno: durante l'estate, essi mostrano picchi di attività nelle ore in cui il sole è più basso.

Alimentazione

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Il ghiottone è un animale tendenzialmente carnivoro, che si nutre perlopiù di prede di dimensioni medio-piccole come lepri, piccoli roditori, castori, galliformi, ursoni, oche e marmotte: essi sono però in grado di cacciare con successo anche cervidi come renne, caprioli, cervi della Virginia, cervi mulo, wapiti e alci, animali grandi anche cinque volte un ghiottone di media taglia. In caso di necessità, questi animali non esitano a cacciare anche altri predatori (altri mustelidi, linci, volpi e cuccioli di lupo e coyote) al fine di nutrirsene[16], sebbene questo avvenga solo in caso di periodi di magra. I ghiottoni, infatti, tendono a concentrarsi su prede relativamente facili da cacciare, come animali domestici, chiusi in recinti, intrappolati, malati o impacciati dalla neve alta. Come in quasi tutti i mustelidi, anche nel ghiottone è presente il fenomeno della predazione in eccesso, ossia la tendenza a cacciare più di quanto necessario per l'immediato in caso di grande disponibilità di cibo, comportamento questo che causa gravi danni ad esempio in caso di attacchi a pollai o greggi. Spesso il cibo in eccesso viene nascosto in buche nel terreno, sotto i sassi o in cavità di alberi nelle quali viene conservato per poi servirsene durante i periodi di magra, ritrovato grazie allo sviluppatissimo olfatto.

 
Un ghiottone si nutre di una carcassa di cavallo in Finlandia.

Una grande parte della dieta del ghiottone, soprattutto durante l'inverno e la primavera e soprattutto nelle popolazioni nordamericane, è costituita da carcasse, che l'animale localizza grazie all'olfatto: le popolazioni scandinave di questi animali sono invece più spiccatamente cacciatrici, forse in risposta alla rarefazione di altri grandi predatori (come orsi e lupi) nell'area, che lascia loro ben poche carcasse di cui nutrirsi[17]. Questi mammiferi possono inoltre integrare la propria dieta con uova, radici, larve d'insetti, frutta e bacche[18]. Durante il pasto essi appaiono particolarmente voraci, comportamento questo che ha fruttato al ghiottone sia il proprio nome volgare, sia il nome scientifico ed è dovuto in massima parte al fatto che negli ambienti frequentati da questi animali il cibo tende a scarseggiare e ad essere conteso con altri predatori[19].
Per ottenere o difendere il proprio cibo, i ghiottoni si dimostrano particolarmente aggressivi e coraggiosi, aggredendo e mettendo in fuga anche orsi adulti o branchi di lupi[20][21][22]. Ciononostante, non è raro che essi cadano a loro volta preda di orsi bruni, orsi polari, tigri siberiane e branchi di lupi, al punto tale che, in alcune aree dove questi sono molto diffusi e ben rappresentati, il ghiottone tenda a essere più raro.[23].

Riproduzione

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Coppia di ghiottoni in cattività.

La stagione degli amori va da aprile ad agosto: i maschi formano coppie permanenti con le 2-3 femmine il cui territorio si sovrappone al proprio o è in esso compreso, cogliendone la disponibilità all'accoppiamento dai segnali odorosi sparsi ai confini del territorio e passando con loro i giorni dell'estro per evitare che esse si accoppino con altri maschi[9]. Dopo la fecondazione, l'embrione allo stadio di blastocisti va in diapausa per tutto l'autunno e parte dell'inverno, impiantandosi col cambio delle ore di luce: in caso di inverni particolarmente rigidi l'impianto dell'embrione (e quindi la gravidanza) non avviene. La femmina partorisce solitamente fra gennaio e aprile, dopo 30-50 giorni di gestazione effettiva: in prossimità del parto, essa comincia a foderare rozzamente cavità naturali o tane abbandonate di altri animali con erba, muschio e pelo, adibendole a tane. La cucciolata consta in genere di 2-3 piccoli del peso alla nascita di 85 g ciascuno, che la madre accudisce da sola allattandoli per circa 8-10 settimane e tenendoli con sé anche dopo lo svezzamento (che viene completato attorno ai tre mesi di vita), fino al compimento del primo anno d'età, quando essi hanno già raggiunto la taglia adulta e sono in grado di cacciare da soli. Il padre visita sporadicamente la femmina e i piccoli prima dello svezzamento, e attorno ai sei mesi di vita spesso i giovani cominciano a seguirlo nei suoi spostamenti per tratti più o meno lunghi. La maturità sessuale viene raggiunta dai giovani a 2 o 3 anni di vita.

La speranza di vita dei ghiottoni si aggira, in natura, attorno ai 5-7 anni, con punte di oltre 13, mentre in cattività essi superano facilmente i 10. Si ha anche notizia di una femmina che abbia raggiunto i 17 anni[24].

Conservazione

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Due pelli di ghiottone, a sinistra un esemplare siberiano e a destra un esemplare preso in Alaska.

Il numero totale di ghiottoni è incerto e difficile da determinare: essi sono animali naturalmente rari e dalle abitudini solitarie, coi singoli individui che necessitano di ampi territori e si spostano continuamente, caratteristica che li rende molto suscettibili alla pressione demografica[25].

Il ghiottone è stato in passato oggetto di una caccia spietata sia per la pelliccia, sia per i danni inflitti agli allevamenti, oltre che per la sua tendenza a sabotare le trappole dei cacciatori cibandosi degli animali catturati. Altro fattore che contribuisce al declino della popolazione di questi animali è il riscaldamento globale, che distrugge le aree con copertura nevosa durevole fino alla tarda primavera, dove questi animali svernano[26].
Di conseguenza, il suo numero è molto diminuito negli ultimi decenni e la specie appare in calo di esemplari nella stragrande maggioranza del proprio areale, tranne che in Svezia e nell'Ontario, dove sono state varate severe politiche di protezione che, alle sanzioni per l'uccisione, accompagnano il rimborso dei danni causati dalle scorribande di questo animale.

Nello stesso tempo, la grande mobilità del ghiottone ha fatto sì che alcuni esemplari abbiano ricolonizzato aree in cui questa specie era scomparsa da tempo, come la California o il Colorado[27]. Negli zoo europei e americani dimorano circa un centinaio di ghiottoni; la riproduzione in cattività di questi animali non è risultata eccessivamente difficile, sebbene sussista ancora un'elevata mortalità della prole[28].

Il ghiottone nella cultura di massa

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Pendente d'osso raffigurante un ghiottone ritrovato a Les Eyzies-de-Tayac-Sireuil, in Francia.

Il ghiottone è molto presente nella cultura delle popolazioni che con esso sono in contatto: è infatti una figura cardine della mitologia del popolo Innu della penisola del Labrador[29][30], mentre per i Sami è vietato pronunciare il nome di questo animale, che viene associato a creature diaboliche anche a causa della tendenza ad uccidere più prede del necessario.

L'animale è fortemente presente anche nella cultura dello stato del Michigan: è infatti la mascotte dell'Università del Michigan e i volontari di Detroit che servirono nella Michigan Brigade al comando di George Armstrong Custer durante la Guerra di secessione americana si chiamavano Wolverines. L'origine dell'associazione fra il Michigan e i ghiottoni, che peraltro sono molto rari nello Stato, non è ancora chiara: essa potrebbe essere legata al grande traffico di pelli che passava per Sault Ste. Marie durante il XIX secolo, oppure al temperamento irascibile dei primi coloni[31][32][33].

James "Logan" Howlett, supereroe dei fumetti Marvel Comics, è noto con il soprannome Wolverine: è infatti di bassa statura ma tenace, aggressivo, dotato di artigli e abbastanza testardo da affrontare nemici fisicamente più grossi di lui. Nel film X-Men le origini - Wolverine viene spiegato che il personaggio sceglie questo nuovo nome di battaglia per via di un racconto narratogli dalla sua compagna.

Il wrestler Chris Benoit era soprannominato "The Rabid Wolverine" ("il ghiottone rabbioso") per via del suo stile particolarmente aggressivo e spericolato.

Nel film Alba rossa, i ragazzi che si ribellano all'invasione sovietica si fanno chiamare Wolverines.

  1. ^ (EN) Abramov, A., Belant, J. & Wozencraft, C., Gulo gulo, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Linnaeus, C., Systema Naturae per regna tria naturæ, secundum classes, ordines, genera, species, cum characteribus, differentiis, synonymis, locis, Tomus I, decima, reformata, Holmiæ: impensis direct. Laurentii Salvii. i–ii, 1758, p. 824, DOI:10.5962/bhl.title.542.
  3. ^ Koepfli K.-P-, Deere K. A., Slater G. J., Begg C., Begg K., Grassman L., Lucherini M., Veron G., Wayne R. K., Multigene phylogeny of the Mustelidae: Resolving relationships, tempo and biogeographic history of a mammalian adaptive radiation, in BMC Biology, vol. 6, 2008, p. 10, DOI:10.1186/1741-7007-6-10, PMC 2276185, PMID 18275614.
  4. ^ a b Tomasik, E. & Cook, J. A., Mitochondrial phylogeography and conservation genetics of wolverine (Gulo gulo) of Northwestern North America, in Journal of Mammalogy, vol. 86, n. 2, 2005, pp. 386–396, DOI:10.1644/BER-121.1.
  5. ^ Tom Knudson, Sighting prompts California to expand search for elusive wolverine, in Sacramento Bee, 2008 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2008).
  6. ^ Martin Griffith, A year later, wolverine spotted again in Sierra, in San Francisco Chronicle, 2009. URL consultato il 12 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 26 aprile 2009).
  7. ^ Avvistamento nel 2009 a Truckee, su yubanet.com (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2011).
  8. ^ Runk, David, First Michigan wolverine spotted in 200 years, in Science, 2004.
  9. ^ a b Patsy, V. & Sygo, M., Gulo gulo, Animal Diversity Web, su animaldiversity.ummz.umich.edu, 2014.
  10. ^ Britannica Online Encyclopedia, su britannica.com, 2010.
  11. ^ Burton, B. & Burton, R., The international wildlife encyclopedia, Marshall Cavendish, 1970, p. 2959, ISBN 978-0-7614-7266-7.
  12. ^ Gulo gulo – The American Society of Mammalogists (PDF), su science.smith.edu, 2011 (archiviato dall'url originale il 17 giugno 2012).
  13. ^ Wolverine Facts, su pbs.org.
  14. ^ Pratt, P., Dentition of the Wolverine, su wolverinefoundation.org, The Wolverine Foundation, Inc., 2007 (archiviato dall'url originale il 27 maggio 2008).
  15. ^ Taylor, K., Wolverine, su Wildlife Notebook Series, Alaska Department of Fish & Game, 1994.
  16. ^ Heptner, V. G. & Sludskii, A. A., Mammals of the Soviet Union, vol. 2, New Delhi: Amerind Publishing, 1992, p. 625.
  17. ^ World Wildlife Fund–Sweden: 1st International Symposium on Wolverine Research and Management (PDF), su wwf.se. URL consultato il 12 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2007).
  18. ^ Rickert, E., The perils of secrecy, in High Country News, 2007 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2007).
  19. ^ eNature.com Archiviato il 4 giugno 2012 in Internet Archive.
  20. ^ Wolverine - Montana Fish, Wildlife & Parks, su fwp.mt.gov, Montana Outdoors. URL consultato il 12 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2013).
  21. ^ Mark Allardyce, Wolverine – A Look Into the Devils Eyes, 2000, pp. 20, 165, ISBN 978-1-905361-00-7.
  22. ^ Gilbert Phelps, Between man and beast: true tales & observations of the animal kingdom, Random House Value Publishing, 1989, p. 73, ISBN 0-517-69038-1.
  23. ^ When Predators Attack (Each Other): Researchers Document First-known Killing of a Wolverine by a Black Bear In Yellowstone, su sciencedaily.com, Science Daily, 2003.
  24. ^ AnAge: The Animal Aging and Longevity Database
  25. ^ US Forest Service, Camera Spots Wolverine in Sierra Nevada, su physorg.com, 2008.
  26. ^ Janet Raloff, Wolverine: Climate warming threatens comeback, in Science News, vol. 178, 2010. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2013).
  27. ^ Wolverine confirmed in Colo., the first since 1919, in Atlanta Journal Constitution, Associated Press, 2009 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2009).
  28. ^ Gulo gulo – Wolverine, su app.isis.org, International Species Identification System, 2010.
  29. ^ Peter Armitage, Religious ideology among the Innu of eastern Quebec and Labrador (PDF), in Religiologiques, vol. 6, 1992 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2007).
  30. ^ RELIGIOUS IDEOLOGY AMONG THE INNU OF EASTERN QUEBEC AND LABRADOR (PDF), su er.uqam.ca (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2007).
  31. ^ Runk, David, First Michigan wolverine spotted in 200 years, Associated Press, 2004.
  32. ^ Dawson Bell, Only known wolverine in the Michigan wild dies, in Detroit Free Press, 2010.
  33. ^ Shaw, E. P., The Lone Wolverine: Tracking Michigan's Most Elusive Animal, University of Michigan Press, 2012, ISBN 978-0-472-11839-7.

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