Il Piccolo Principe
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Così, dall’incontro tra due mondi – uno regolato dalle leggi degli adulti, l’altro che conosce solo i limiti dettati dall’immaginazione – nasce la commovente amicizia tra due anime solitarie, un’amicizia che illumina il cuore del pilota e gli insegna che a volte, quando le cose sono troppo difficili da capire, non c’è altra scelta che aprirsi al mistero della vita.
Scritta nel 1943 e accompagnata dalle illustrazioni dell’autore, Il piccolo principe è una favola moderna che parla di solitudine e amicizia, amore e perdita, una straordinaria allegoria della condizione umana che si rivolge ai più piccoli, ma soprattutto ricorda agli adulti che anche loro, una volta, sono stati bambini.
Antoine de Saint-Exupéry
Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944), born in Lyons, France, is one of the world’s best loved and widest read writers. His timeless fable, The Little Prince, has sold more than 100 million copies and has been translated into nearly every language. His pilot’s memoir, Wind, Sand and Stars, won the National Book Award and was named the #1 adventure book of all time by Outside magazine and was ranked #3 on National Geographic Adventure’s list of all-time-best exploration books. His other books include Night Flight; Southern Mail; and Airman's Odyssey. A pilot at twenty-six, he was a pioneer of commercial aviation and flew in the Spanish Civil War and World War II. In 1944, while flying a reconnaissance mission for his French air squadron, he disappeared over the Mediterranean. Stacy Schiff is the Pulitzer Prize–winning author of several bestselling biographies and historical works including, most recently, The Witches: Salem, 1692. In 2018 she was named a Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres by the French Ministry of Culture. Awarded a 2006 Academy Award in Literature from the American Academy of Arts and Letters, she was inducted into the Academy in 2019. Schiff has written for The New Yorker, The New York Times, The Washington Post, The New York Review of Books, The Times Literary Supplement, and The Los Angeles Times, among many other publications. She lives in New York City.
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Anteprima del libro
Il Piccolo Principe - Antoine de Saint-Exupéry
I
Il piccolo principeUna volta, quando avevo sei anni, ho visto un’immagine bellissima, in un libro sulla foresta vergine che si chiamava Storie vissute. Raffigurava un boa che divora una bestia feroce. Ecco la copia del disegno.
Il libro diceva: «I boa divorano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Poi non riescono più a muoversi e dormono sei mesi per digerire».
Ho quindi riflettuto a lungo sulle avventure della giungla e sono riuscito, a mia volta, a tracciare con una matita colorata il mio primo disegno. Il mio disegno numero 1. Era così:
Il piccolo principeHo mostrato il mio capolavoro ai grandi e ho domandato se il mio disegno facesse loro paura.
Mi hanno risposto: «Perché un cappello dovrebbe fare paura?».
Il mio disegno non raffigurava un cappello. Raffigurava un boa che divora un elefante. Così ho disegnato l’interno del boa, affinché i grandi potessero capire. Hanno sempre bisogno di spiegazioni.
Il mio disegno numero 2 era così:
Il piccolo principeI grandi mi hanno consigliato di lasciar perdere i disegni di boa aperti o chiusi, e di interessarmi piuttosto alla geografia, alla storia, all’aritmetica e alla grammatica. È così che, all’età di sei anni, ho abbandonato una splendida carriera di pittore. Mi sono fatto scoraggiare dal fallimento del mio disegno numero 1 e del mio disegno numero 2. I grandi non capiscono mai niente da soli, ed è stancante, per i bambini, dover dare loro spiegazioni di continuo.
Ho quindi dovuto scegliere un altro mestiere e ho imparato a pilotare gli aerei. Ho volato un po’ ovunque nel mondo. E la geografia, questo è vero, mi è servita molto. Ero in grado di distinguere a colpo d’occhio la Cina dall’Arizona. È molto utile se ti perdi di notte.
Ho così avuto, nel corso della mia vita, un sacco di contatti con un sacco di gente seria. Ho vissuto a lungo in mezzo ai grandi. Li ho osservati da molto vicino. Il che non ha migliorato granché la mia opinione.
Quando ne incontravo uno che mi sembrava un po’ lucido, lo sottoponevo all’esperimento del mio disegno numero 1, che ho sempre conservato. Volevo assicurarmi che capisse davvero. Ma rispondevano sempre: «È un cappello». Allora evitavo di parlare loro di boa, di foreste vergini, di stelle. Mi mettevo al loro livello. Parlavo di bridge, di golf, di politica e di cravatte. E il grande in questione era ben contento di conoscere un uomo così ragionevole…
II
Così sono vissuto da solo, senza nessuno con cui poter davvero parlare, fino a un guasto nel deserto del Sahara, sei anni fa. Qualcosa si era rotto nel mio motore. E poiché non avevo con me né meccanici né passeggeri, mi preparavo ad affrontare, da solo, una difficile riparazione. Era una questione di vita o di morte. Avevo acqua per appena otto giorni.
La prima sera mi sono quindi addormentato per terra a mille miglia di distanza da qualunque terra abitata. Ero più isolato di un naufrago su una zattera in mezzo all’oceano. Immaginate dunque la mia sorpresa quando, all’alba, sono stato svegliato da una vocina buffa. Che diceva:
«Per favore… disegnami una pecora!».
«Eh?»
«Disegnami una pecora…»
Sono balzato in piedi come se fossi stato colpito da un fulmine. Mi sono stropicciato bene gli occhi. Ho guardato meglio. E ho visto un ometto assolutamente straordinario che mi scrutava con attenzione.
Ecco il miglior ritratto che, in seguito, sono riuscito a fare di lui. Ma il mio disegno, naturalmente, è molto meno affascinante del modello. Non è colpa mia. Ero stato scoraggiato nella mia carriera di pittore dai grandi, all’età di sei anni, e non avevo imparato a disegnare nient’altro che boa chiusi e boa aperti.
Guardavo dunque quell’apparizione con gli occhi spalancati per lo stupore. Non dimenticatevi che mi trovavo a mille miglia di distanza da ogni regione abitata. Il mio ometto tuttavia non sembrava né essersi smarrito, né morto di fame, né morto di sete, né morto di paura. Non aveva affatto l’aspetto di un bambino sperduto in mezzo al deserto, a mille miglia da qualsiasi regione abitata. Quando infine riuscii a parlare, gli chiesi:
«Ma… che