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Quel che resta poi è il blu
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E-book189 pagine2 ore

Quel che resta poi è il blu

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Info su questo ebook

Si viene in esistenza perché si ha un BiOsogno©  da Donare al Mondo intero, bisogni e sogni lo ricordano. Aprire quel pacchetto di Coscienza-Energia conduce gradualmente alla Consapevolezza del proprio Scopo e Nota Chiave dell’Anima. Si illumina il Senso della “prova” che la Vita propone, a tale proposito, a ciascuno:

“Prendevo coscienza che ogni cosa mi aveva raggiunta, dopo aver attraversato il mare e il cielo, e tutte le possibili ambivalenze, per impregnarsi della verità dell’Uno racchiusa nel mio BiOsogno© e rivelarne gli infiniti Doni. Ogni Dono, una Vittoria, Jaya! Quel che resta poi è il Blu tempestato di Stelle che indicano i prossimi passi.”
Tara Nicoletti

...Ciò che avete davanti non è una vita intesa come una semplice serie di avvenimenti narrati in ordine cronologico. è piuttosto un vortice, una successione di cerchi concentrici che sa bene come accompagnarvi lontano da voi stessi per poi, al momento opportuno, riportarvi al vostro nucleo, il nocciolo della vostra essenza...
Irene Scialanca

Tara Nicoletti è nata in Calabria, nel 1957. Vive in Sardegna dal 1981, tempo in cui è iniziata la sua Vera Ricerca Spirituale attraverso il Raja Yoga. Da oltre trent’anni insegna Meditazione e tecniche di crescita e Sviluppo, guidando numerose persone a fare un percorso di auto-scoperta di sé e del Sé, attraverso incontri di gruppo e individuali. Nel 2012, in seguito al superamento di un dramma familiare, riceve un Sutra (vedi testo nel presente libro) e, a partire da questa rivelazione, l’avviamento della Scuola per Facilitatori in AutoCoaching ChristalJaya© di cui è ideatrice e Direttrice della didattica. Il nome della Scuola, ChristalJaya©, (letteralmente: La Vittoria, Jaya, dell’essere Christallino, Christal), viene ispirato dal profondo significato del Sutra e accompagna, attraverso la rivelazione del proprio BiOsogno© (Sogno Vitale), alla scoperta di sé e del Sé.
www.tarashanti.info
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2021
ISBN9791220109192
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    Quel che resta poi è il blu - Tara Nicoletti

    LQpiatto-tara.jpg

    Tara Nicoletti

    Quel che resta poi

    è il blu

    © 2021 Europa Edizioni s.r.l. | Roma

    www.europaedizioni.it - [email protected]

    ISBN 979-12-201-0747-1

    I edizione febbraio 2021

    Finito di stampare nel mese di febbraio 2021

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.

    Quel che resta poi è il blu

    Autobiografia

    a cura di Irene Scialanca

    Introduzione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: «Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere».

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi:

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi, ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei Santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i quattro volumi di Guerra e pace, e mi disse: «Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov».

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo. Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre, è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’ editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi, potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    «Ma a cosa ti serve Vedere?» mi chiese, sorprendendo i miei consunti soliloqui.

    «Come?» pensai senza dirlo «Che domanda è questa?» «Il Vedere ti aprirà le porte a tutto ciò che non sei ancora pronta a Vedere e ti dilanierà, senza pietà, il cuore e la mente. La Coscienza, mia cara, solo quella ti porterà, col tempo, a Esserci e, a quel punto, Vedrai chi veramente Sei.»

    PREFAZIONE DEL CURATORE

    Lavorare con Tara è stata per me come una lunga crescita. Dal primo momento in cui mi sono trovata a confrontarmi con lei e con il suo pensiero, ho subito capito di avere davanti un incredibile bacino d’acqua fresca a cui poter attingere. Come l’acqua subisce gli effetti della luna e delle intemperie, così ho compreso che non sarebbe stato facile avere a che fare con un elemento del genere, sempre in movimento eppure anche incredibilmente statico, capace di passare da un’estrema agitazione alla più rasserenante quiete. Nonostante questo, non ho mai avuto dubbi: accettare questa sfida sarebbe stata l’unica scelta possibile, la migliore per un mio arricchimento personale e lavorativo. Avevo ragione.

    La vita di Tara è stata turbolenta ma allo stesso tempo così dolce e calda e il viaggio che mi ha lasciato compiere dentro di lei mi ha coinvolto e incuriosito. Ciò che più ha saputo colpirmi, però, è stato il modo, unico ed estremamente personale, che ha di scrivere e di raccontare sé stessa. È come se mi avesse aperto una piccola porta del suo cuore e dei suoi ricordi e mi avesse invitato ad entrare e a danzarci dentro insieme a lei. Ho cercato di farlo togliendomi le scarpe e più in punta di piedi possibile, per lasciarle esprimere le sue emozioni e il suo pensiero sensibile, così ampio e strutturato che, fin troppo spesso, era capace di lasciarmi senza fiato.

    Attraverso questo libro, Tara ha deciso di aprire quella porticina anche a tutti voi.

    State molto attenti però: ciò che avete davanti non è una vita intesa come una semplice serie di avvenimenti narrati in ordine cronologico. È piuttosto un vortice, una successione di cerchi concentrici che sa bene come accompagnarvi lontano da voi stessi per poi, al momento opportuno, riportarvi al vostro nucleo, il nocciolo della vostra essenza.

    Godetene, quindi: entrate delicatamente in quella porta e ascoltate ciò che Tara ha da dirvi. Contemporaneamente, però, osservatevi intimamente, ascoltatevi e provate a far riflettere i suoi pensieri dentro al vostro cuore. Certamente, ne uscirete rinnovati e, molto probabilmente, non potrete più farne a meno.

    Irene Scialanca

    PROLOGO

    Scrivere un’autobiografia per me è stato qualcosa di più che raccontare, attraverso un semplice legame cronologico, i fatti, le percezioni, le emozioni, della propria esistenza. È stato di più, molto di più: per me lo è stato.

    Mi sono trovata più volte a dover ricapitolare la mia vita, i suoi episodi importanti, con tecniche di un certo spessore energetico; questa volta, però, ho voluto farlo in maniera diversa e più consistente. Ho riattraversato con una Visione Christallina la sua forma, riappropriandomi di quel preponderante quanto lieve e sottile Filo di Arianna che conduce attraverso il Labirinto dell’Essere in esternazione continua e manifestante di Sé. Ho ripercorso il mio Labirinto: le scale che si muovono, le salite e le discese, i prati assolati e le foreste oscure; il deserto! Sono entrata nel giorno e ho visto che può essere notte e nella notte, osservando che può aprirsi in giorno. Mi sono persa e ritrovata fra tetre paludi e in mari in tempesta: acqua, molta acqua nei miei sogni, e tanta luce nei miei giorni. Ho fluttuato in rime, a volte baciate, altre volte interrotte dal pianto e dal vento che imperversava scompigliandomi il suono, che vibrava sottile in fondo all’Anima, mentre cercava di uscire e mi scuoteva, risuonandomi nel cranio. Ho danzato in turbinii di colori festanti, cangianti, esilaranti; luci di stelle irraggiungibili, traiettorie perse, impresse nel palpito del cuore. Ho cavalcato i miei pensieri come giumente al galoppo, senza ferri né sella. E ho avuto tanta paura: la Morte mi alitava sul collo e ho compreso che Ella, l’Oscura Signora, Madre, non lascia mai nessuno da solo a vivere la propria sottile inconsistenza. La inebria di brivido e le dà l’Arcano Valore: la Vita. Il ricordo di essere presente al presente, mentre, in verità, quel presente sfugge a sé stesso.

    Alice, in tutte quelle Meraviglie, poteva solo constatare l’infinito mutamento di ogni cosa che osservava; non so se si possa fare qualcosa di diverso che abbia veramente un senso logico. Il tempo è un flusso continuo, l’accorgersene conferisce all’esistenza un valore inestimabile di Assoluto-Relativo, se si intravede ciò che nell’essere, uguale a sé stesso, si ripete con forma diversa. Ecco che il binomio: Assoluto-Relativo, genera un terzo punto che, unendo i due, ne permette la comprensione, affinché non ci si perda nella follia, ma la si usi per fluttuare in mezzo, con Coscienza di essere e, forse, di non essere.

    Cos’è, dunque, questa Vita che chiede la presenza all’attimo che fugge ed è più veloce di sé stesso, mentre è già passato? In tutta questa organizzata imponderabilità bisogna cogliere un nesso, il filo maestro con cui è stata intessuta la Trama dell’Anima, per poterla aprire e completare con l’ordito: fatti e misfatti, doni dati e ricevuti, affinché il disegno appaia e l’Opera si compia, in quel tempo-spazio-energia che la Vita stessa concede. Fili che si annodano e si snodano, in una trama che indica chi siamo e cosa siamo venuti a fare, se non vogliamo restare senza identità né senza tempo. È così tutto evidente, sotto gli occhi di tutti che, quasi, si stenta a riconoscerlo. È Il Gioco di Dio, il Lila Cosmico, secondo cui Dio si diverte a giocare con l’umano e sceglie il nascondino. Ma chi è Dio? Chi l’umano? Egli, Dio, si nasconde e l’umano deve riuscire a trovarlo. Dio sa che l’umano possiede l’intelligenza, ma sa anche che non si ferma a prenderne coscienza; così decide di nascondersi nell’unico punto dove egli non guarderà tanto spontaneamente, finché qualcosa di importante non lo costringerà a farlo. Un Gioco perfetto per spronare il Suo Amato Figlio e svegliarlo dal torpore della forma che la sua esistenza ha assunto.

    «Narada!» disse Krishna al suo amato discepolo «il mio bicchiere d’acqua?» Narada era andato a prendere un bicchiere d’acqua e si era perso nelle pieghe del tempo-spazio-energia, ritrovandosi in un’esistenza, in India, in cui i monsoni, ad un certo punto di quella esperienza, gli avevano levato tutto ciò che aveva (casa e famiglia) e lui giaceva nella più buia disperazione, addormentato, stordito nell’ubriacatura sensoriale-emotiva. «Svegliati, Narada!» lo chiamò per nome Krishna, e lui si Risvegliò alla sua Vera Essenza.

    Che scopo può avere un’esistenza, dunque, mi chiedo, se non il Risveglio Cosciente?

    Tara Nicoletti

    CAPITOLO 1

    UNIRE TUTTE LE PARTI DI SÉ E FARLE COMUNICARE

    Una nota dominante

    E l’Anima mia s’appresta nel Divino Atto del Crearsi.

    E stelle e luna e poi il sole e i raggi desta:

    Io Sono e Fui

    quand’anche del ricordo di Me traccia s’adombri.

    Io Sono!

    Si dice che è dall’età di tre anni che si inizia a ricordare. Io, il mio ricordo più antico, quello che ti porti dietro per tutta la vita, lo ritrovo nella voce di mia madre; nella sua voce e nel sussulto che fece quando mi vide per la prima volta. Quando nacqui, a detta sua, le si parò davanti un mostro blu di sette chili. «Un mostro blu di sette chili?» esclamai spaventata quando mia madre me lo raccontò per la prima volta.

    Sono i ricordi la nostra, vera, apparizione nel mondo. I ricordi e la loro stratificata, elevata lettura, ci formano, plasmano chi siamo, chi diventiamo, ci esprimono e, infine, ci riportano a casa. Evolvendo, attraverso il processo che mi apriva sempre di più alla consapevolezza di cosa volesse più profondamente dire essere un mostro blu di sette chili, io sono cresciuta. È in questo divertente quanto bizzarro ricordo, che mi ha accompagnato intensamente per tutta la vita, che io ritrovo gran parte di chi sono oggi. Nel tempo si sarebbero potuti manifestare segni di inadeguatezza, in fondo, nascondevo un mostro blu nell’intimo, ma questo non accadde mai veramente. Piuttosto, mi sarei accorta che mi era stata consegnata una chiara chiave di lettura che mi poneva in equazione viva con la VitaUna e che coinvolgeva, pertanto, tutti i miei livelli di esistenza.

    Come in alto, così in basso: oltre l’apparente forma, il mondo si rivela bello, buono e vero, se si è disponibili ad un’adeguata lettura.

    Mi sono sorpresa spesso a pensare al blu: tra tutti i colori visibili all’occhio umano, perché proprio il blu? Perché non rosso? Perché non giallo, viola, smeraldo? Blu! Lo immaginavo in tutte le sue molteplici, cangianti sfumature: intense, celestiali e marine al contempo. Un cielo limpido, un profondo mare: in quello io mi dileguavo, invisibile agli occhi di tutti e, se non mi avessero cercata, non sarei così facilmente emersa. Le profondità del mare e l’intensità del cielo contengono tesori inestimabili di ricordi: la storia del mondo, direbbe qualcuno. A me, bambina, non credo interessasse sapere cosa la profondità o l’intensità contenesse: godevo delle sensazioni di contenimento. Mi sentivo abbracciata da quel profondo blu: laggiù, nel mare dei desideri o lassù, nel cielo dei sogni, nessuno poteva raggiungermi, soltanto il silenzio e il mio canto.

    Ora so che Esserci non è mai scontato. Esserci è la necessità di quel blu di trasformare, essenzializzare e aggregare gli elementi in Luce, Suono e Vibrazioni per dar vita, con l’alba e il tramonto, a tutto ciò che scorre tra il giorno e la notte. Il cielo e il mare uniti in quell’orizzonte blu, dove la Terra emerge, come me, ogni volta rinfrancata, sorpresa.

    Quel che restava, poi, era il Blu; quel che restava, poi, era il Silenzio.

    Nel mio silenzio, sognando, cantavo e componevo canzoni. Ero nel mio Blu e potevo creare, crearmi. Avevo solo otto anni e già di filastrocche e canzoni ne avevo tante nella testa: uscivano, come una magia, dal cappello. Non le

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