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Memorie di una ragazza interrotta
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E-book85 pagine1 ora

Memorie di una ragazza interrotta

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Fantascienza - romanzo breve (56 pagine) - L'eliminazione del genere maschile non sarà barbarie, ma autodifesa


In un futuro piuttosto remoto, la giovane Ada è una sophista, una studentessa che vive in una comune di sole donne sulle montagne intorno al Lago Maggiore, con un impatto sostenibile sul territorio. Come le altre compagne,  le giornate di Ada sono scandite da studio, lavoro e socialità, ma questa non è un’organizzazione di tipo monastico. I rapporti interpersonali sono regolati da relazioni totalmente aliene, con ruoli sessuali come matrici e nutrici: questo in virtù di una mutazione iperosmica in seguito alla quale gli umani maschi, si sono estinti secoli prima.

E allora il travaglio interiore di Ada, che la conduce alla soglia della maturità, affonda le radici in una vicenda molto più prossima al nostro tempo: la fuga di due donne, Elisa e sua madre, attraverso un mondo lacerato da una vera e propria guerra totale tra i generi: il futuro della civiltà è affidato alle due, alla loro eredità morale e al Libro delle Femmine che ne sarà il risultato, e che dopo secoli rischia di fossilizzarsi in un dogma inattaccabile.

Questioni di genere, morale, cambiamenti di mentalità e di linguaggio: Romina Braggion, autrice rivelazione del 2020 con La Compagnia Perfetta, scrive una storia maledettamente radicale per la sensibilità odierna; ma è evidente che, nel mondo futuro che racconta, l’epoca estremista sarebbe quella in cui viviamo adesso.


Autrice di fantascienza con una predilezione per il solarpunk, Romina Braggion vive in provincia di Verbania, a due passi dal Lago Maggiore e a quattro dalle amate montagne Ossolane.

Per lavoro si occupa di comunicazione per un paio di aziende. Nel tempo libero cura il suo blog Diario di ErreBi in cui parla di fantascienza, meglio se italiana, e porta avanti un progetto di condivisione della memoria delle scrittrici: La Metà del Mondo.

Ha collaborato con il sito Leggere Distopico recensendo libri di fantascienza e di altri generi e fa parte del collettivo Solarpunk Italia che divulga temi solarpunk attraverso il sito Solarpunk.it. Collabora inoltre con un paio di associazioni culturali della sua città dando una mano nell’organizzazione di piccoli eventi.

Ha altri interessi e dice sempre che, prima o poi, dovrà decidere cosa fare da grande.

Il suo primo racconto è stato segnalato al concorso “Iniziamo da qui!” di Spunto Edizioni; il secondo ha avuto una sorte oscura; il terzo è stato pubblicato a febbraio 2020 nella collana Futuro Presente di Delos Digital col titolo La Compagnia Perfetta. Altri suoi racconti si possono trovare in contest letterari online. La sua storia, Nero assoluto, è inclusa in Assalto al sole, la prima antologia solarpunk di autori italiani, uscita a settembre 2020 per Delos Digital.

LinguaItaliano
Data di uscita27 apr 2021
ISBN9788825415810
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    Anteprima del libro

    Memorie di una ragazza interrotta - Romina Braggion

    9788825411355

    C’era una strana quiete, qualcuno aveva tagliato le ali al vento.

    Daniela Piegai, L’uomo che rendeva visibili i sogni

    Quando un uomo uccide la propria moglie è omicidio, quando sono in tanti a farlo è uno stile di vita.

    James Tiptree Jr., La soluzione della mosca

    Un’altra fine

    Le nuvole scure hanno trasformato le cinque del pomeriggio in un’ora imprecisata della notte. Piove anche. Secondo mamma, l’ideale per mettersi in marcia. Un’altra volta.

    Più volte ho cercato di spiegarle che preferisco viaggiare di giorno. Il paesaggio si trasforma, è un dipinto in movimento.

    Mamma dice che penso troppo, sogno da sveglia e prima o poi va a finire male. Non si fida di me. Invece io di lei mi fido, saprebbe difendersi anche da un branco di cani selvatici.

    Finisco di riempire la sacca con il quaderno delle persone, qualche foto. Chiudo la scatola dei ricordi.

    Entra mamma. È impregnata di Chanel n° 5.

    − Hai finito?− Al centro della camera, non aspetta la risposta: − Sbrigati, tra mezz’ora ci portano la macchina.

    Mi vede mentre infilo la scatola nella sacca.

    − Ci sono sempre più cianfrusaglie in quella latta. Prima o poi la butto.

    − Questa volta non ho messo niente.

    − Meglio, meno peso da portare.

    − Un ricordo in meno, vorrai dire.

    − Se nessuno ti ha lasciato qualcosa, vuol dire che non c’è qualcuno da ricordare.

    Prende la sacca appena chiusa: − Andiamo?

    − Cinque minuti e arrivo. Saluto il pappagallino.

    − Ah, già. Il rito del saluto. Che mania. − Dice che mi aspetta nell’atrio, mentre scende le scale.

    Entro in bagno con la gabbietta.

    La magrezza è un vantaggio per trovare le vene. Le braccia, riflesse dallo specchio, non mostrano i buchi ma io li percepisco. Ci passo sopra un po’ di fondotinta. Ne approfitto per truccarmi così non sentirò dire, all’arrivo, che ho la faccia da malata.

    Il pappagallino salta da un trespolo all’altro, guarda nella mia direzione. Si aspetta qualche leccornia. Infilo nella mangiatoia una foglia di lattuga. Si scorda di me.

    Apro lo sportellino posteriore e lo afferro. Tenta di beccare ma gli accarezzo la testina e si quieta.

    Con due dita scendo alle prime vertebre cervicali. Faccio perno sul medio e premo con l’indice. La spina dorsale si rompe come un filo d’erba.

    Adagio il cadavere dentro il lavandino e, in fretta, estraggo il bisturi dal doppiofondo dell’astuccio.

    Soffio per allargare le piume del petto. Lo incido. L’odore acuto di adrenalina e morte entra nelle narici.

    Asporto il cuore con una pinzetta e lo appoggio sul bordo del lavandino.

    Infilo il corpo, avvolto nella carta igenica, in un sacchetto di plastica, poi nella borsa.

    Il cuore del pappagallino, piccolo come un chicco di riso, si è già incollato allo smalto. Lo stacco con la pinzetta e lo metto sulla lingua. Staremo sempre insieme, Pic.

    Bevo un bicchiere d’acqua. Ha sapore di cloro.

    Polvere

    La terra frusciava, le foglie sospiravano, i rifugi mormoravano.

    Ada era guarita dagli acufeni eppure il fruscio la circondava. Era fuori dalla sua testa e non poteva farci nulla.

    Seduta con il gomito sul bracciolo e il mento sul palmo, guardava il brusio prendere la forma di un circoletto di pulviscolo e disperdersi nella mattina tersa. Rincorse con lo sguardo un ciuffo di erba secca, lo vide entrare nel perimetro delle chiome di noci e castagni, un bel contrasto di giallo paglia e verde scuro.

    L’aria si muoveva in continuazione, se non erano le pareti di cannette a bisbigliare o le onde del Maggiore sul bagnasciuga, ci pensavano i tunnel a vento compresso a nord del villaggio.

    Il movimento era energia e l’energia vita. Il silenzio era vita? Se lo domandava, a volte, ma non aveva mai avuto la possibilità di sentirlo o di vederlo materializzato nell’immobilità. Con il tempo aveva immaginato che il silenzio equivalesse alla morte.

    − Ada, dove sei arrivata?

    La voce della coordinatrice la riportò all’interno dell’edificio e smise di far saltellare il ginocchio. Puntò i piedi nel tappeto di muschio, raddrizzò le spalle e guardò la lavagna introattiva.

    Le colleghe sophiste si voltarono verso di lei.

    Quella mattina, al risveglio, aveva deciso di esprimere i suoi dubbi.

    – Ho terminato l’analisi.

    − Sei stata velocissima. Vediamo.

    Ada disegnò con lo sguardo i concetti principali su cui si era soffermata. L’introattiva mostrò i pensieri, un’altalena di rappresentazioni frammentate e polemiche, con una conclusione aggrovigliata e scontata.

    Si accorse di essersi espressa in modo confuso e la voce, di solito acuta, le uscì dal petto in toni ancora più striduli. − Secondo me non andavano d’accordo.

    La coordinatrice la fissò, un breve sorriso le increspò le guance. – Non sei la prima ad avermelo detto.

    Ada rimase in attesa di delucidazioni ma venne spronata a continuare con un’alzata del mento.

    − Erano sempre insieme, dipendevano l’una dall’altra. Al di fuori di loro non esistevano legami.

    − Questo secondo te nuoceva al rapporto?

    − Sì, le emozioni rimanevano concentrate all’interno della relazione, anzi si amplificavano, nel bene e nel male.

    − Non credi che avessero altri rapporti, magari importanti, con donne e uomini?

    − No, nella sezione della famiglia di Fondotoce, il Libro non ne scrive.− Guardò la signora Gobetti alzando un sopracciglio.

    − Così dai

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