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La fidanzata del visconte
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La fidanzata del visconte
E-book214 pagine3 ore

La fidanzata del visconte

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1817
Costretta dalle incalzanti pressioni del suo tutore a prendere in considerazione l'idea di sposarsi e tuttavia decisa ad evitare il matrimonio con il candidato da lui scelto, lady Chloe Ralston ha individuato nel posato e sensibile sir Preston il marito ideale. Ma non ha fatto i conti con l'arrogante Brandt, visconte di Salcombe, che dopo averla scoperta in una situazione compromettente con il gentiluomo in questione e aver mandato a monte i suoi piani, osa addirittura suggerirle di rivolgersi a lui se mai dovesse sentire di nuovo la necessità di essere baciata! Affascinante e passionale, Brandt non è proprio quello che lei definirebbe il marito ideale, eppure Chloe trova la sua proposta stranamente accattivante...
LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2020
ISBN9788830519657
La fidanzata del visconte

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    Anteprima del libro

    La fidanzata del visconte - Ann elizabeth Cree

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Viscount’s Bride

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2003 Ann Elizabeth Cree

    Traduzione di Laura Lunardi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-965-7

    1

    Chloe lanciò un’occhiata all’orologio collocato sul bordo del caminetto e si alzò dalla sedia con un balzo. Si sarebbe dovuta trovare con gli altri nell’atrio già da cinque minuti. La sua attenzione, però, era stata assorbita prima dalla rapida lettura di un articolo sulla scarsità di grano in Europa, e poi da quella, più attenta, di un servizio sulla morte di Madame De Staël. L’aveva trovato talmente interessante che si era dimenticata del tempo che passava.

    «Justin lo sa che vi nascondete nel suo studio a leggere le sue riviste?»

    Chloe si voltò di scatto, arrossendo. Sulla soglia dello studio c’era Brandt, il visconte di Salcombe, che la fissava con un sorrisino divertito. Chloe trasecolò. Fra tutte le persone che avrebbero potuto trovarla lì, perché proprio lui?

    «Non mi stavo nascondendo. Stavo semplicemente... Dovevo leggere una cosa.»

    «Su una rivista che tratta di agricoltura? Non potevate aspettare dopo la festa? O forse speravate di poter affrontare uno di questi argomenti nel corso della serata?»

    Poiché era proprio quella l’intenzione di Chloe, il suo rossore si accentuò. «Che sciocchezza!» Perché il visconte di Salcombe doveva sempre provocarla? Per quale motivo non perdeva occasione di farla sentire troppo giovane e sciocca? «Non è ora di uscire per andare alla festa?» gli chiese, con freddezza.

    «Infatti. È proprio per questo che Belle mi ha mandato a cercarvi. Non sapeva che foste qui a leggere le riviste di Justin, ma fortunatamente la signora Keith, la governante, vi aveva visto entrare nello studio.»

    «Be’, non è il caso di spiegare a tutti dov’ero.» Cos’avrebbe potuto rispondere se Belle o, peggio ancora, suo marito, il duca di Westmore, le avessero chiesto come mai s’interessasse di agricoltura?

    «D’accordo, manterrò il segreto, ma a una condizione.»

    «Sarebbe a dire?»

    «Che questa sera, alla festa, mi concediate un ballo.»

    «Veramente...»

    «In caso contrario, parlerò a mio cugino, o a Belle, del vostro interesse per l’agricoltura.»

    «E va bene» acconsentì sgarbatamente Chloe.

    «Allora vi consiglio di rimettere la rivista al suo posto. A meno che non vogliate portarla con voi, naturalmente.»

    «Potete dire a Belle che vi raggiungerò nell’atrio tra pochissimo?» Chloe si stava comportando in modo infantile, senza la compostezza che una signorina perbene avrebbe dovuto dimostrare nei confronti di un individuo che non le andava a genio. Il guaio era che non riusciva proprio a mantenersi fredda. E il fatto che il visconte sembrasse sempre prendersi gioco di lei, non faceva che aumentare la sua irritazione.

    Rimise a posto la rivista e si augurò che Brandt mantenesse la parola data. Non voleva che Belle o Justin intuissero che aveva in progetto di sposare sir Preston Kentworth. Certo, prima o poi ne sarebbero stati informati anche loro, ma era meglio che accadesse dopo che lui avesse chiesto la sua mano.

    «A quest’ora Belle starà sicuramente pensando che vi ho rapita.»

    Chloe lo oltrepassò lanciandogli un’occhiata gelida. Mentre saliva in carrozza e si sedeva accanto a Belle, il suo umore non migliorò. Brandt infatti prese posto di fianco a Justin, e cioè proprio di fronte a lei. Il soggiorno di Chloe a Falconcliff, residenza di campagna di Belle, ora duchessa di Westmore, era stato rovinato dall’arrivo, avvenuto il giorno precedente, di quell’individuo.

    E dire che il mese e mezzo che Chloe aveva trascorso fino ad allora nel Devon era stato idilliaco. Poco dopo essere arrivata a Falconcliff, Chloe si era buscata una brutta influenza, ma l’aria di mare e le passeggiate all’aria aperta l’avevano aiutata a riacquistare le forze. Per la prima volta, dopo tempo immemorabile, aveva provato una deliziosa sensazione di libertà, lontana dal proprio tutore, Arthur, conte di Ralston, e dai suoi folli progetti di darla in moglie al miglior offerente. A rinvigorire il suo spirito, inoltre, aveva enormemente contribuito la gioia di trovarsi con Belle, suo marito Justin e il piccolo Julian, che ora aveva quasi sei mesi. I loro vicini l’avevano accolta con calore, e lei aveva deciso di innamorarsi di sir Preston che, ne era certa, stava cominciando a ricambiare il suo interessamento.

    Tutto era filato alla perfezione... fino al giorno prima.

    Chloe lanciò un’occhiataccia torva a Brandt, che stava chiacchierando amabilmente con Justin e Belle. Era cugino di Justin e gli somigliava parecchio. Entrambi erano alti, con le spalle larghe, i capelli scuri e l’aria arrogante di chi non conosce insicurezze. Stabilire chi fosse più bello dei due era difficile, e la morte del padre di Brandt, avvenuta due anni prima in circostanze a dir poco scandalose, non aveva offuscato affatto il fascino del giovane visconte. Il fatto che non fosse più ricco come un tempo, inoltre, non aveva certo scoraggiato le sue corteggiatrici e, comunque, correva voce che avesse già ricostruito buona parte del patrimonio che suo padre aveva perduto.

    Avrebbe di certo incantato tutte le giovani donne della zona, così come era già accaduto con le londinesi nel corso dell’ultima stagione mondana. Chloe si augurava solo che non si lasciasse alle spalle una lunga teoria di cuori infranti, visto che Brandt non era il tipo che si sarebbe fermato a lungo in un paesino sperduto come Weyham. Fortunatamente, lei era immune al suo fascino. Non negava che fosse bello, ma non era la bellezza, quanto piuttosto la sicurezza, ciò che lei cercava. In ogni caso, era troppo alto per lei. Preferiva gli uomini che non la sovrastavano con la loro statura, facendola sentire piccola e indifesa. Il che era un altro punto a favore di sir Preston, con il quale poteva conversare in tranquillità senza dover allungare il collo per guardarlo negli occhi.

    Guardò fuori dal finestrino della carrozza e vide che erano giunti alla Assembly Room, di fronte alla quale erano già ferme molte carrozze.

    L’edificio era stato costruito mezzo secolo prima, quando Weyham era solo una modesta località di mare. Ancora adesso, erano pochi i villeggianti che frequentavano le sue gradevoli spiagge, ma le feste settimanali che si tenevano in paese richiamavano sempre molta gente da tutti i paesi vicini.

    Quando entrarono nel piccolo ingresso, Belle si fermò a parlare con Chloe, lasciando che gli uomini le precedessero. «So che Brandt non vi sta molto simpatico» le disse sottovoce, «ma gradirei che non lo mostraste in maniera così evidente.»

    «Chiedo scusa. È che mi prende continuamente in giro. Ho fatto trapelare la mia antipatia con tale chiarezza?»

    «Temo di sì. In carrozza, a un certo punto, lo stavate fissando con un’aria talmente feroce...»

    «Oh, santo cielo!» Chloe sapeva quanto Belle fosse affezionata a Brandt, il cugino che Justin considerava come un fratello. «Prometto che mi sforzerò di comportarmi in maniera civile. Questa sera gli ho concesso un ballo» aggiunse, certa che l’informazione avrebbe rassicurato l’amica.

    «Non vi chiederò come siate arrivata a una decisione simile.»

    Chloe si limitò a sorridere evasivamente, anche se la parola che le era venuta in mente era ricatto.

    «So che siete buona di cuore, e mi auguro che sappiate esserlo anche con Brandt. Non è poi un uomo così terribile e, in ogni caso, ripartirà molto presto.»

    Che bellezza!, pensò Chloe sollevata. «D’accordo» si limitò a dire. Poi seguì Belle nel salone, decisa a cancellare del tutto dalla propria mente il pensiero di quell’uomo. Dopo un po’ furono raggiunte dalla signora Heyburn, moglie di un potente signorotto del posto. Chloe ascoltò distrattamente la conversazione, mentre si guardava attorno nella speranza di vedere sir Preston. Alla fine lo scorse in un angolo, in mezzo a un gruppo di gentiluomini.

    Chiese permesso a Belle e alla signora Heyburn e attraversò la stanza. Esitò solo un momento, quando il gruppetto di signori scoppiò in una risata unanime a seguito di una battuta del signor Heyburn. Avvicinare sir Preston quando era da solo era una cosa, avvicinarlo quando era in compagnia di amici tutt’altra. Inoltre Preston non si considerava un gran ballerino, quindi non sarebbe certo stato lui a farsi avanti, chiedendole di danzare.

    Ma, proprio nel momento in cui Chloe si era decisa a compiere quel fatidico passo, Lydia Sutton la raggiunse. «Chloe! Per quale motivo non mi avete detto che sarebbe venuto anche lord Salcombe?»

    «Non l’ho saputo che ieri sera, quando è arrivato. Del tutto inaspettatamente, aggiungerei.»

    «È così attraente! Un adorabile mascalzone, vero? La mia amica Harriet, lady Harriet Pumphries, figlia del marchese di Lawton, mi ha scritto che lord Salcombe per poco non ha rischiato di doversi battere in duello con lord Bixby per aver fatto il cascamorto con sua moglie.»

    «Era solo un pettegolezzo, tanto più che a lord Bixby non importa granché se qualcuno fa il cascamorto con sua moglie. E, comunque, sarà stata lei a importunare lord Salcombe, o quantomeno a provarci.» Mentre parlava, notò con irritazione che sir Preston si stava allontanando, e si augurò che non si stesse dirigendo verso la saletta nella quale si giocava a carte.

    «Chloe! Come potete dire una cosa simile?»

    «Avete ragione, non avrei dovuto ripetere dei pettegolezzi così volgari. Vi raccomando di non farne parola con nessuno.»

    «Naturalmente.» Lydia si fece aria con il ventaglio, guardandosi attorno. «Vedo che la signora Clifton indossa l’abito nuovo che ha acquistato a Londra. Come vorrei riuscire a persuadere la mamma a portarmi nella capitale per comperare degli abiti nuovi! Lei però sostiene che a Londra non c’è niente che non possiamo procurarci da madame Dupré. Oh, guardate Emily! Possibile che non si renda conto che il giallo limone non le dona?»

    Ferma in un angolo del salone, Emily Coltrane si guardava attorno con la solita espressione arcigna. Lydia aveva ragione. Il giallo non donava alla sua carnagione chiarissima. Chloe provò pena per lei, malgrado la scortesia con cui la fanciulla la trattava ogni volta che ne aveva la possibilità.

    Lydia chiuse il ventaglio. «Lord Salcombe sta ballando con lady Haversham. È bravo, vero?»

    Chloe lanciò un’occhiata alla coppia. Lady Marguerite Haversham, moglie del vicino di casa di Belle e Justin, stava sorridendo per qualcosa che il suo compagno di danza le aveva appena detto. Chloe distolse rapidamente lo sguardo. Doveva riuscire a trovare un pretesto per allontanarsi da Lydia, non soltanto perché aveva intenzione di trovare sir Preston, ma anche perché non aveva voglia di passare la serata a parlare di Brandt. «Direi di sì. Lydia...» cominciò ma, prima di poter aggiungere altro, accanto a loro comparve Gilbert Rushton.

    «Buona sera, lady Chloe, Lydia. Vi ho visto chiacchierare animatamente e mi sono domandato quale fosse l’oggetto della vostra conversazione.»

    «Stavamo semplicemente osservando che lord Salcombe balla molto bene» disse Lydia.

    «È vero. Weyham si è certo ravvivata con il suo arrivo. Sapete che cosa si dice in giro di lui?»

    «Scusate ma...» balbettò Chloe. Cominciava a temere che non sarebbe più riuscita a sottrarsi a quella conversazione.

    «Non presto mai orecchio ai pettegolezzi» replicò Lydia in tono compito.

    «Ma si tratta di una cosa che ci riguarda tutti» insistette il signor Rushton. «Corre voce che il visconte sia il misterioso benefattore di Waverly.»

    «Che bellezza!» esclamò Lydia.

    Chloe invece provò un colpo al cuore. «Ma è impossibile!» esclamò.

    «Perché?» le chiese Gilbert Rushton, incuriosito.

    «Be’...» Il fatto era che proprio non riusciva a capire dove lord Salcombe avrebbe potuto trovare i fondi necessari. Ma, soprattutto, quell’uomo era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere nella vecchia casa in pietra della quale si era innamorata fin dal primo momento in cui l’aveva vista. Per quanto abbandonata e cadente, la casa conservava un’aura di solida dignità. La sua piccola cappella era la più romantica che avesse mai visto, e si diceva fosse collegata alla casa, e persino al mare, da misteriosi passaggi sotterranei.

    Chloe era stata molto lieta quando, poco dopo il suo arrivo nel Devon, erano iniziati i lavori di restauro dei muri e del tetto dell’antica residenza. L’identità dell’acquirente era però rimasta sconosciuta, anche se in paese si erano fatte molte congetture in proposito.

    «Sono certa che vi sbagliate. Non è il tipo di casa che lord Salcombe apprezzerebbe. E adesso, vogliate scusarmi ma devo cercare Belle» disse Chloe un po’ troppo precipitosamente.

    «Verrete tutti e due a casa mia domani, vero?» chiese Lydia. «Ricordatevi che dobbiamo esercitarci per il ballo degli Haversham. Ci saranno anche sir Preston, Tom ed Emily Coltrane.»

    «Non mancherò» le assicurò Gilbert Rushton. «E ora, mi aspettano al tavolo da gioco.» Dopo aver fatto un rapido inchino, si allontanò.

    «Ci sarete anche voi, vero, Chloe? Ricordate che avete promesso a sir Preston un valzer?»

    «Certamente.» E come poteva dimenticarsene? Era appunto in vista dell’incontro del giorno seguente che aveva letto tutti quei noiosi articoli di agricoltura e allevamento. Voleva impressionare sir Preston, che era un vero e proprio gentiluomo di campagna, parlandogli di una nuova razza di pecore sulla quale si era ampiamente documentata. «Ora devo proprio andare...»

    «Credete che verrebbe anche lord Salcombe se lo invitassi?»

    «Lord Salcombe? Sicuramente no. Sono sicura che si annoierebbe.»

    «Magari vi sbagliate. Potreste chiederglielo, visto che è vostro parente.»

    «Non lo conosco così bene. E poi non siamo davvero parenti.» Anche se Chloe la considerava una sorella, Belle era per lei solo una cognata, avendo sposato in prime nozze il suo fratellastro, Lucien.

    «Ma glielo chiederete comunque?»

    «Forse» rispose evasiva Chloe. L’ultima cosa che desiderava era sentire su di sé lo sguardo sarcastico di Salcombe mentre discuteva di pecore con sir Preston.

    A trarla d’impaccio fu l’arrivo di Henry Ashton, che invitò Lydia a ballare lasciando così lei libera di allontanarsi. Non aveva più visto sir Preston, segno che probabilmente si trovava nella saletta delle carte.

    Stava appunto per dirigersi là, quando qualcuno la chiamò per nome. Si voltò e vide lady Kentworth, la madre di sir Preston.

    «Mia cara lady Chloe! Che piacere vedervi. Quanto siete bella! È nuovo l’abito che indossate? Scommetto che l’avete fatto confezionare a Londra. Non c’è niente di altrettanto elegante da queste parti.»

    «In effetti viene da Londra.» Chloe si sforzò di sorridere. La cordialità di lady Kentworth le sembrava sempre un po’ esagerata e mai del tutto sincera.

    «Avete visto mio figlio? Credo stia già giocando a carte. Spero che riusciate a persuaderlo a ballare con voi almeno una volta, visto che siete diventati così amici.» Non le diede il tempo di rispondere, continuando a parlare senza interruzione per qualche minuto, prima di dichiarare che aveva improvvisamente deciso di fare anche lei una partita a carte.

    Chloe si ritrovò così nella sala

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