La prima moglie
Di Anne Herries
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Anne Herries
Autrice inglese vincitrice di numerosi riconoscimenti letterari, ha iniziato a scrivere nel 1976 e ha ottenuto il suo primo successo appena tre anni dopo. Attualmente vive nel Cambridgeshire con il marito.
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Anteprima del libro
La prima moglie - Anne Herries
casa.»
1
«Oh, Sarah, che gioia rivedervi!» disse Arabella alla cognata. Si abbracciarono con slancio. «Siamo stati così felici di ricevere la lettera di vostra madre che ci informava del vostro ritorno! Come sapete, Charles e io avevamo intenzione di venire a trovarvi all'inizio dell'anno, ma... qualcosa ha cambiato i nostri piani.» Si posò una mano sul ventre. Sebbene fosse al quarto mese della sua seconda gravidanza, non si notava quasi nulla. Il suo primogenito, Harry, aveva già un anno e stava proprio allora muovendo i primi passi.
«Avete un'aria splendida!» si complimentò Sarah. «Siete ancora più bella di come vi ricordavo. Il matrimonio e la maternità vi si addicono.»
«È vero» ammise Arabella. «Non avrei mai pensato che la vita potesse essere così bella, Sarah. Charles è tutto quanto si possa desiderare in un marito, e credo che anche lui sia felice.»
«Ne sono certa» convenne Sarah. Si guardò attorno nel salottino. Arabella vi aveva apportato alcuni cambiamenti da quando Sarah era stata lì l'ultima volta. Li approvava dal primo all'ultimo, ma non era sicura che sua madre ne sarebbe stata altrettanto entusiasta. Ma dopotutto la padrona di casa era Arabella, adesso. «Questa tonalità di azzurro è proprio graziosa, Belle. Ricordo che prima questa stanza era di un verde scuro alquanto deprimente.»
«Lo pensavo anch'io» le confessò Arabella. «Ma che cosa mi raccontate, mia cara? Avete un ottimo aspetto. Immagino che l'Italia vi abbia giovato.»
«Sì» riconobbe Sarah. «Abbiamo avuto la fortuna di trovare in affitto una splendida villa tra le colline toscane. Il proprietario, il Conte de Cesari, vive in un'altra grande casa poco distante. Veniva spesso in visita e ci ha presentato tutti i suoi amici. È stato molto gentile e gli è dispiaciuto parecchio vederci andare via.»
«Sì, lo immagino» osservò Arabella con un lieve sorriso. «A detta di vostra madre era innamorato di voi... È vero?»
«Sì, credo di sì» ammise Sarah arrossendo leggermente. «È ricco, attraente e generoso, Belle. Mama si è seccata perché non ho fatto nulla per incoraggiarlo. Non le ho nemmeno detto che il conte mi ha chiesto di sposarlo due volte, ma che ho preferito respingerlo. Mama è un po' insistente per quanto riguarda il matrimonio... continua a dire che non posso rimanere nubile per sempre. Secondo lei dovrei dimenticare il rapimento...»
«E voi l'avete dimenticato?» le domandò Arabella, guardandola con sollecitudine. Nei mesi successivi al rapimento di Sarah le due giovani donne erano diventate amiche, quasi sorelle. Dopo essere sfuggita ai rapitori, Sarah era stata a lungo malata e per mesi non era nemmeno stata in grado di ricordare chi fosse. Non c'era da meravigliarsi che quella terribile esperienza avesse lasciato in lei delle ferite indelebili. «Il tempo è riuscito a farvi vincere la paura?»
«Credo di sì» disse Sarah, aggrottando leggermente la fronte. Sembrava tutto così lontano, un ricordo sbiadito dal caldo sole dell'Italia. Aveva quasi dimenticato i terribili giorni della malattia. «Non posso negare di aver preso in considerazione l'idea di sposare Vittorio» rivelò alla cognata. «È gentile e fascinoso, Belle, e di certo mi piaceva più di tutti gli altri...»
«Avevate altri corteggiatori, quindi?»
«Oh, sì...» Sarah rise nello scorgere lo sguardo malizioso di Arabella. «Uno di loro era il capitano Hernshaw. Lo incontrammo a Roma. Non mi ha chiesto di sposarlo, ma sembrava apprezzare molto la mia compagnia e credo che l'avrebbe fatto, se gli avessi rivolto un certo incoraggiamento. A volte aveva un'aria triste, però... Credo che fosse perché gli richiamavo alla mente voi.»
«Il capitano Hernshaw?» Arabella annuì, ricordando con affetto il gentiluomo in questione. «Mi salvò la vita, il giorno in cui Sir Courtney tentò di ucciderci entrambe» mormorò. «L'ho sempre stimato molto. Potrebbe essere un ottimo marito per voi, se decideste di sposarvi...» Esitò un attimo prima di aggiungere: «Avete saputo di John?».
«John Elworthy?» Il cuore di Sarah mancò un battito al solo sentirlo nominare. Scrutò Arabella con attenzione. «Che cosa gli è capitato?»
«Sapevate che si era sposato?»
«Sì, Charles me lo scrisse.»
«Sua moglie diede alla luce un figlio sette mesi dopo il matrimonio. Pare che fosse caduta dalle scale e che per quel motivo il bambino nacque prematuro...» Arabella si arrestò, incerta se proseguire. Lo sguardo di Sarah si era talmente adombrato da farla pentire di aver anche solo avviato il discorso. Eppure era pur sempre meglio che apprendesse quella tragica notizia da lei. «Andrea si è uccisa sei mesi dopo la nascita del bambino. John tentò di convincere tutti che era ammalata e che non sapeva ciò che stava facendo, ma la chiesa gli proibì comunque di seppellirla sul terreno consacrato.»
«Oh, no!» gemette Sarah, sconvolta. In un istante il suo dolore era svanito, al confronto di quello che John doveva aver patito. Oh, chissà come si era sentito disperato! «Perché si è uccisa, Belle?»
«Nessuno lo sa per certo... Nemmeno John, credo, anche se se ne ritiene responsabile. Dice che la nascita del bambino l'aveva depressa, turbando il suo equilibrio mentale. Deve essersi gettata nel fiume in un momento di disperazione.» Arabella aveva spesso avuto l'impressione che vi fossero altre supposizioni, che John non aveva condiviso con nessuno e che gli velavano lo sguardo di ombre cupe. Era chiaro che il suicidio della moglie lo rodeva come un tarlo.
«È davvero terribile» dichiarò Sarah, con le lacrime agli occhi. «Deve aver sofferto tanto! Era sposato da poco...»
«Da circa un anno» confermò Arabella. «So che cosa si prova a perdere una persona cara, Sarah, ma perlomeno il mio primo marito morì da eroe. La morte di Andrea invece grava su John come un fardello insostenibile. Dopo il funerale l'ho visto una sola volta, ma Charles è andato a trovarlo per qualche giorno, di recente. Anche lui è convinto che John si incolpi del suicidio di Andrea. Non c'è da stupirsi, se si considera quanto John sia sensibile e generoso.»
«Lo so bene» sospirò Sarah, la gola stretta in una morsa d'emozione. «Ma sono certa che non abbia alcunché da rimproverarsi. Sua moglie era malata.»
«È quanto sostengono anche Elizabeth e Daniel» affermò Arabella. «Non so se conoscete già il Conte e la Contessa di Cavendish. Vivono poco lontano da John, quindi conoscevano Andrea meglio di me, che l'ho vista soltanto due volte. A proposito, Daniel ed Elizabeth verranno a stare da noi per qualche giorno, così avrete modo d'incontrarli.»
«Ricordo bene il conte» disse Sarah. «Lui e Charles erano amici anche prima del mio rapimento. Fu proprio Daniel a scoprire che cosa mi era capitato, vero?» Arabella annuì. «Tuttavia non credo di aver mai incontrato sua moglie.»
«Elizabeth vi piacerà senz'altro» decretò Arabella con convinzione. «È diventata una delle mie amiche più care. Ci vediamo spesso. Ha due gemelli della stessa età di Harry. Vorrebbe tanto avere anche una femmina, ma finora questo suo desiderio non è stato esaudito.»
«È fortunata ad avere due figli sani» commentò Sarah con aria mesta. Quando aveva preso tra le braccia suo nipote Harry era stata pervasa da un senso di malinconia. «E lo siete anche voi, Belle. Che cosa preferireste, questa volta, un maschio o una femmina?»
«Non mi importa» disse Arabella con un sorriso sereno. «Accoglieremo con gioia quanto Dio vorrà concederci.»
«Avete ragione.» Sarah represse a stento un sospiro. Non poteva fare a meno di invidiare la cognata. Se non si fosse maritata, avrebbe dovuto rinunciare per sempre a una simile felicità. «Mia madre insiste affinché mi sposi presto, Belle. L'idea non mi dispiace, devo dire. Non provo più timore all'idea di essere toccata da un uomo, a patto che sia un uomo cui io voglia davvero bene. Chiedo troppo, forse? Voglio essere amata così come voi e Charles vi amate. Mia madre invece sembra pensare che ci si debba sposare per convenienza.» Si accigliò, perché stentava ad accettare quella prospettiva.
«Prendetevi tutto il tempo di cui avete bisogno» la esortò Arabella. «Trascorrerete un mese qui con noi, prima dell'inizio della stagione mondana. Pensate solo a riposarvi. Charles non permetterà mai a vostra madre di costringervi a un matrimonio che non vi sia gradito.»
«Grazie, mia cara Belle» le disse Sarah. «Un giorno spero di sposarmi, ma solo con qualcuno che io possa amare.» Sospirò e di nuovo quell'espressione mesta le apparve sul volto. «Forse... oh, non so davvero!» Che senso aveva guardare indietro? Doveva soltanto guardare avanti.
Arabella tenne per sé le proprie riflessioni in materia. Non si era affatto scordata del periodo antecedente la partenza di Sarah per l'Italia. Aveva avvertito un legame speciale tra lei e John Elworthy, tanto che, nell'apprendere che John si era poi sposato in fretta a furia con un'altra, ne era rimasta sgomenta. Al matrimonio non aveva potuto fare a meno di pensare che la timida, pallida creatura che si era scelto come moglie non potesse reggere il confronto con Sarah, per bellezza come per intelligenza.
Andrea era apparsa nervosa e a disagio, il che aveva spinto Arabella a domandarsi perché John l'avesse sposata. Di certo non ne sembrava innamorato.
Arabella provò un fugace senso di colpa nel rendersi conto di non aver informato Sarah che anche John sarebbe stato tra i loro ospiti. Sperava che rivedersi senza alcun preavviso avrebbe spinto entrambi ad accettare che i sentimenti che avevano provato l'uno per l'altro due anni prima erano tutt'altro che morti.
«Sarò lieta di rivedere Lady Tate e Tilda, a Londra» dichiarò Mrs. Hunter alcuni giorni dopo, seduta in salotto con la nuora. «Come sta la cara Hester? Lasciò l'Italia per starvi vicino durante la prima gravidanza e naturalmente Tilda la seguì. So che ora vive con vostra zia. Povera Tilda, il vaiolo l'aveva molto debilitata, così decise di trascorrere la convalescenza in Inghilterra. Sarah e io abbiamo sentito molto la loro mancanza, anche se in Italia abbiamo stretto parecchie amicizie. Sarah vi ha raccontato del Conte de Cesari?»
«Sì, ne ha fatto menzione» fu l'evasiva risposta di Arabella. A dire il vero era stata Mrs. Hunter a nominare il conte innumerevoli volte. Chiaramente non perdonava a Sarah lo scarso impegno nel trovarsi un marito ricco e titolato. Sorrise alla suocera e tentò di cambiare argomento: «Mi stupisce che abbiate permesso a Sarah di accudire Tilda durante la malattia, mama».
«A quanto pare Sarah è immune al vaiolo» rispose Mrs. Hunter. «Dei nostri amici lo contrassero anni fa. Sarah aveva giocato con i loro figli per giorni, ma non lo prese. E non accadde nemmeno in Italia, quando accudì Tilda e anche i figli di alcuni vicini che ne erano rimasti contagiati. Credo che sia stato questo suo atto di coraggio a conquistare definitivamente il conte.»
«Sarah è coraggiosa» assentì Arabella. «Lo è sempre stata.»
«Sì, ma è anche ostinata» ribatté Mrs. Hunter. «Se solo l'avesse incoraggiato, lui l'avrebbe senz'altro sposata. So che Sarah ama molto i bambini e sarebbe una madre perfetta.»
«A proposito, dov'è Sarah questa mattina?»
«Oh, è andata a passeggiare nei pressi del lago» rispose Mrs. Hunter. «Le piace molto camminare, sapete.»
«Lo so» sospirò Arabella, cambiando posizione, perché aveva iniziato a dolerle la schiena.
«State bene, cara?» si informò subito Mrs. Hunter. «Avete l'aria affaticata.»
«Mi fa male la schiena, ma passerà. Anzi, credo che farò quattro passi in giardino per alleviare il dolore. Andrò incontro a Sarah.»
«Vi prego, non vi allontanate» la esortò la suocera. «Nelle vostre condizioni dovete riguardarvi.»
«Non vi preoccupate, mama, sto bene.»
Si alzò e lasciò la stanza, ben lieta di uscire a prendere una boccata d'aria. Era una giornata tiepida e gradevole. Tuttavia non poté andare incontro a Sarah, perché presto scorse una carrozza in arrivo. Doveva trattarsi degli ospiti.
Andò ad accogliere Elizabeth proprio mentre questa scendeva dalla carrozza. Le due donne si abbracciarono e si baciarono con affetto, mentre il conte aspettava sorridendo il proprio turno di salutare la padrona di casa.
«È un piacere avervi qui» disse loro Arabella, prendendo Elizabeth sottobraccio e avviandosi verso casa. «Ma John non è con voi? Pensavo che avreste viaggiato insieme.»
«John ha viaggiato dietro di noi, nella propria carrozza. Ci raggiungerà presto, so che voleva fermarsi al villaggio per far controllare il ferro di uno dei suoi cavalli, che gli sembrava allentato» le spiegò Daniel.
«Ah. Capisco» commentò Arabella. «Ebbene, entrate e siate i benvenuti, miei cari amici. Mrs. Hunter è in salotto e Sarah è andata a passeggio, ma credo che sarà presto di ritorno.»
Sarah guardava i cigni scivolare sulla superficie liscia del lago. Nonostante avesse tentato di attirarli gettando loro del cibo, quelli si erano tenuti lontani, dimostrando una certa diffidenza. Ma non era stato così per le anatre, che le si erano subito raccolte tutt'attorno e ora si contendevano starnazzando gli ultimi tozzi di pane rimasti.
Era un luogo così tranquillo, quello, diverso dal rustico paesaggio toscano cui Sarah era ormai abituata e che un po' le mancava.
Con un sospiro si accinse a tornare a casa. Era uscita nella speranza di sottrarsi alla tacita disapprovazione di sua madre. Mrs. Hunter era seccata con lei perché pensava che non avesse incoraggiato a sufficienza il Conte de Cesari: dunque, se avesse saputo che lo aveva addirittura respinto per due volte, sarebbe stata del tutto furiosa!
Allontanandosi dalla riva, Sarah si avviò lentamente tra l'erba incolta. Il conte non le dispiaceva affatto e forse avrebbe dovuto assecondare sua madre...
Camminando a capo chino, persa nei propri pensieri, non si accorse subito dell'uomo fermo a pochi passi da lei. Proveniente dal villaggio, era sopraggiunto a piedi attraverso i boschi alla sinistra del lago. Fu solo quando lei lo ebbe quasi raggiunto che si decise a rivolgerle la parola, facendola sobbalzare.
«Miss Hunter...»
Sarah fu attraversata da un fremito di paura, che però si dissolse non appena riconobbe l'identità del nuovo arrivato. Subito il cuore iniziò a batterle forte e l'assalì una sensazione di vertigine. John non era cambiato poi così tanto, eppure vi era un'aria di mestizia in lui che Sarah non ricordava affatto. Doveva essere a causa di sua moglie, si disse, rammentandosi di ciò che le aveva raccontato Arabella.
«John? Mr. Elworthy... siete voi?»
«Sì.» John era rimasto impietrito, come se fosse stato paralizzato da un incantesimo cui non riusciva a sottrarsi. «Mi dispiace di avervi spaventato. Mi era parso di riconoscervi, Miss Hunter, ma non sapevo che foste rientrata dall'Italia e temevo di essermi sbagliato.»
«Mia madre e io siamo arrivate due settimane fa e abbiamo trascorso tutto il tempo qui con Charles e Arabella» gli spiegò lei. «Fra tre settimane andremo a Londra, dove saremo ospiti di Lady Tate, anche se Arabella non sarà dei nostri. Sapete, aspetta il secondo figlio e preferisce restare tranquilla qui in campagna. Forse Charles verrà per qualche giorno, per sbrigare degli affari.» Stava parlando troppo e troppo in fretta, se ne rendeva conto, ma non riusciva a fermarsi. «Non immaginavo che sareste venuto, signore.»
«Spero che non vi dispiaccia.»
«Certo che no. Perché dovrebbe?»
Sarah lo raggiunse e gli porse la mano. Lui la prese e la tenne con grande delicatezza, come se avesse temuto di poterla rompere.
«Perdonatemi, non posso fare a meno di ricordare...» La scrutò in volto con attenzione, poi sorrise e scosse il capo. «Sembrano trascorsi secoli. Avete un ottimo aspetto... Che differenza... Non che non siate sempre stata altro che incantevole... Oh, ma quanto sono goffo, Miss Hunter! Siete bella come sempre.»
«Grazie.» Lei sorrise, divertita nel vederlo così confuso. Durante il suo soggiorno in Italia aveva ricevuto complimenti fantasiosi e lusinghieri, ma nessuno di essi era riuscito a farle piacere quanto l'impacciato tentativo di John. «So di essere cambiata, Mr. Elworthy. Credo di essere cresciuta. L'ultima volta che mi vedeste ero una sciocca ragazzina spaventata.»
«Una ragazzina, forse» ammise lui, lasciandole andare la mano. «Ma sciocca... mai! Avevate appena superato un'esperienza terrificante, Miss Hunter. Spero che ora vi siate ripresa. Ne avete tutta l'aria.»
«Sì» assentì lei. «L'Italia mi ha giovato molto, signore. Credo sia stato perché laggiù nessuno sapeva nulla di me e ho potuto ricominciare da capo. Quei brutti giorni sono un lontano ricordo, ora. Non soffro più di incubi.»
«Ne sono lieto» dichiarò John. Il suo sguardo era serio, adombrato, ma a parte ciò era come Sarah lo ricordava. John Elworthy non era d'aspetto fisico particolarmente prestante, ma aveva un'aria pacata e gentile che Sarah trovava assai piacevole, e un sorriso capace di scaldarle il cuore. «Forse saprete che sono vedovo» aggiunse.
«Sì. Arabella me l'ha detto. Ne sono molto dispiaciuta, signore. Deve essere stata una perdita terribile.»
«La perdita di una giovane vita lo è sempre» replicò lui. «C'è anche un bambino... L'ho lasciato con la bambinaia, ma temo che quando sarà più grande sentirà molto la mancanza della madre.»
«Certo» convenne Sarah, «ma ha pur sempre il padre, che gli starà sempre accanto.»
«Forse...» John tacque per un attimo, assorto. Si erano messi a camminare insieme. «Avete intenzione di prendere parte alla stagione mondana, Miss Hunter? Pensavo che foste già fidanzata, ma vedo che non è così...» Rivolse un rapido sguardo alla sua mano, priva di anelli. «O forse c'è qualcuno, in Italia?»
«Avrei potuto sposarmi, se l'avessi voluto» gli rispose Sarah in un moto d'orgoglio. «Ma non ho ancora deciso che cosa voglio, per il mio futuro. Mia madre desidera che mi sposi presto, ma io non so...»
«Dovete concedervi tempo» la esortò lui. «Siete ancora così giovane...»
«Quest'anno compirò ventun anni» gli fece notare Sarah. «Anche se so di sembrare più vecchia.» Si passò la mano sulle ciocche bianche che le striavano le tempie. Per il resto, i suoi capelli erano folti e lucenti, di un bel colore dorato, e nel corso degli ultimi due anni erano cresciuti molto. Ora li portava legati alti sulla nuca, in un doppio nodo. Indossava un semplice abito di mussola, con una cintura turchese che richiamava il colore dei suoi occhi. «Mama sperava che queste ciocche bianche sarebbero sparite, ma non è stato così» aggiunse.
«Io le trovo affascinanti» le disse John. «Vi donano molto, Miss Hunter.»
«Il Conte de Cesari pensava che fossi più vecchia» replicò Sarah con un luccichio birichino nello sguardo. «Non che gliene importasse, perché siamo diventati buoni amici. Avevo parecchi amici, in Italia. Ci siete mai stato, signore?»
«Sì, da ragazzo. Mio padre considerava quel viaggio parte della mia istruzione, e così fu. Ma conosco meglio la Francia e la Spagna, perché vi trascorsi parecchio tempo quando ero nell'esercito. Ora però non vado all'estero da anni.»
«Non siete