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Il tradimento. The Score
Il tradimento. The Score
Il tradimento. The Score
E-book440 pagine6 ore

Il tradimento. The Score

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Info su questo ebook

Fenomeno di Tiktok

The Campus Series

Allie Hayes è in crisi. Dopo estenuanti tira e molla, la lunga storia con il suo ragazzo è giunta al capolinea. A peggiorare le cose c’è la preoccupazione per il futuro, visto che Allie non ha la più pallida idea di ciò che farà dopo il college. Niente panico: lei è una tipa tosta che sa reagire, anche se a modo suo. Una mattina, complice una serie di coincidenze e qualche bicchierino di troppo la sera prima, si ritrova a letto con il playboy del campus. È stata solo una notte bollente da archiviare il prima possibile? Lei ne è sicura, mentre non la pensa così Dean Di Laurentis, stella della squadra di hockey locale. Dean è abituato ad avere – e a lasciare – le ragazze che vuole, senza rimorsi e senza rimpianti. E ora vuole lei, Allie. È disposto a tutto per farle cambiare idea sul suo conto. Solo che il destino ci mette lo zampino e a poco a poco accade qualcosa di inaspettato che sconvolgerà le vite di entrambi…

Un’autrice da oltre 400 milioni di visualizzazioni su TikTok
Pubblicata in 12 Paesi
#BookTok Made Me Buy It!

«Se con i primi due libri l’autrice ha fatto tombola, con questo si è superata… Rassegnatevi: Dean è il ragazzo che tutte noi vorremmo!»

«Questa serie è stata una sorpresa! Una storia più bella dell’altra…»

«Libro stupendo, divertente e spiritoso. I personaggi sono fantastici, la storia scorre senza intoppi… Lo adoro!»

«Più leggo libri di questa autrice, più ne vorrei leggere ancora e ancora!»

«Grazie a Elle Kennedy per questa serie fantastica.»
Elle Kennedy
è cresciuta a Toronto, in Ontario. Autrice di bestseller americana, i suoi libri sono ai primi posti delle classifiche USA. Ha un debole per le eroine forti e gli uomini alfa, sensuali e determinati. La Newton Compton ha pubblicato la Campus Series (Il contratto, Lo sbaglio, Il tradimento, L’imprevisto), i primi quattro romanzi della Briar U Series (Resta con me per sempre, Il mio rischio sei tu, Sei l’amore che cercavo, Ti ho trovato quasi per caso) e i romanzi Ti ho incontrato a mezzanotte e L’eredità.
LinguaItaliano
Data di uscita18 apr 2017
ISBN9788822707499
Il tradimento. The Score
Autore

Elle Kennedy

A New York Times, USA Today and Wall Street Journal bestselling author, Elle Kennedy grew up in the suburbs of Toronto, Ontario and holds a B.A. in English from York University. She is the author of more than 40 titles of contemporary romance and romantic suspense novels, including the international bestselling Off-Campus series.

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    Anteprima del libro

    Il tradimento. The Score - Elle Kennedy

    1

    Allie

    Possiamo parlare?

    Ti prego!

    Che cazzo, Allie. Dopo quello che abbiamo passato mi merito più di questo.

    Non dicevi sul serio quando hai detto che era finita, vero?

    Per favore, puoi darmi una cazzo di risposta?

    Sai che ti dico? Fanculo. Mi vuoi ignorare? Chissene.

    Venerdì sera trovo questi sei messaggi ad aspettarmi, quando controllo il telefono uscendo dal fitness center del campus. Sono tutti di Sean, che da ieri sera è il mio ex. E anche se il crescendo emotivo che va dalla supplica all’incazzatura non passa inosservato, è sull’errore grammaticale che mi fisso.

    Non dicevi sul serio quando ai detto che era finita, vero?

    Non penso che sia colpa del correttore automatico, perché Sean non è proprio il più intelligente della cucciolata.

    Okay, questo non è del tutto vero. In certe cose è piuttosto in gamba. Il baseball, per esempio; davvero, quel tipo è capace di tirar fuori statistiche dal culo, arriva fino agli anni Sessanta. Ma con i libri non è proprio il massimo. Neanche fidanzato megagalattico è una delle voci nella lista dei suoi cavalli di battaglia, almeno negli ultimi tempi.

    Non ho mai voluto essere una di quelle che lascia e si rimette continuamente con lo stesso ragazzo. Pensavo davvero di essere più forte, ma Sean McCall mi ha stregata sin da quando ero una matricola alla Briar University. Mi ha attirata con la sua aria da bel figlio di papà con il sorriso da ragazzino. Quel sorriso stupendo, sghembo e con le fossette, carico di promesse.

    Guardo ancora il cellulare, con la diffidenza che si arrampica dentro di me come l’edera sul palazzo alle mie spalle. Argh. Ma di cosa vuole parlare? Ci siamo detti tutto quel che dovevamo ieri sera. Quando gli ho confessato che ero stufa e sono corsa via dall’edificio della sua confraternita, dicevo sul serio.

    Sono stufa marcia. È la quarta volta che ci lasciamo in tre anni. Non posso continuare a sottopormi a questo circolo vizioso di gioia e depressione, specialmente quando la persona che dovrebbe costruire un futuro con me ha tutte le intenzioni di tenermi bloccata.

    Ma soffro comunque. È dura mollare qualcuno che è stato una parte importante della tua vita per tanto tempo. È ancora più dura se quella persona si rifiuta di lasciarti andare.

    Sospirando faccio in fretta le scale giù fino al viale che percorre il campus. In genere mi soffermo a guardare il paesaggio – gli splendidi edifici d’epoca, le panchine di ferro e gli alberi con le loro fronde maestose – ma stasera voglio solo tornarmene in fretta al dormitorio, tirarmi le coperte fin sulla testa e chiudere fuori il mondo. Per fortuna posso farlo tranquillamente perché la mia compagna di stanza, Hannah, questo weekend è fuori, il che significa che non mi toccherà sentire la sua lezioncina sui rischi emotivi dell’autocommiserazione.

    Anche se ieri sera non era in vena di tenere lezioni. Macché, quel che ha fatto è stato prendere in mano la situazione e dare il meglio di sé nel ruolo della migliore amica. Non appena sono tornata a casa dopo aver lasciato Sean, l’ho trovata ad aspettarmi nel soggiorno con una vaschetta di gelato, una scatola di Kleenex e due bottiglie di vino rosso, e si è preparata a restare sveglia per metà nottata, a passarmi fazzoletti e ascoltare i miei farfugliamenti incoerenti.

    Lasciarsi è un vero schifo. Mi sento un totale fallimento. No, mi sento una che non conclude niente. L’ultimo consiglio che mi diede mia madre prima di morire è stato di non fuggire mai dall’amore. A dire il vero, è un’idea che aveva cominciato a inculcarmi molto prima che si ammalasse. Non conosco tutti i dettagli, ma in casa non era un segreto che il matrimonio dei miei fosse stato a rischio più di una volta, durante i loro diciotto anni assieme. Ma ce l’avevano sempre fatta. Ci avevano lavorato su.

    Ogni volta che ripenso a quando ho lasciato Sean, ieri, mi viene la nausea. Forse avrei dovuto combattere ancora. Voglio dire, so che lui mi ama…

    Se ti amasse, non ti avrebbe dato un ultimatum, mi rassicura una voce severa dentro di me. Hai fatto bene.

    Sento un groppo in gola nel riconoscere quella voce. Appartiene a mio padre, che si dà il caso sia il mio più accanito sostenitore. Dal suo punto di vista non sbaglio mai.

    Peccato che Sean non abbia lo stesso punto di vista.

    Il telefono vibra quando sono a cinque minuti da Bristol House, dove divido un appartamento con due stanze da letto con Hannah.

    Merda. Un altro messaggio da Sean.

    Merda doppia. Perché il messaggio dice:

    Mi dispiace tanto per aver usato quel tono, baby. Non volevo. Sono solo distrutto. Per me sei tutto il mondo. Spero che tu questo lo sappia.

    Compare un secondo messaggio: Passo dopo le lezioni. Dobbiamo parlare.

    Mi fermo, percorsa da una fitta di panico. Non ho paura di Sean, almeno non da un punto di vista fisico. So che non mi metterebbe mai le mani addosso, né si farebbe prendere da una crisi violenta. Ho paura del suo modo dolce di parlarmi. È così bravo. Basta che mi chiami baby e mi fa quel sorriso adorabile, e io sono fottuta.

    Rabbia, terrore e fastidio lottano dentro di me per avere la meglio mentre rileggo i suoi messaggi. Sta bluffando. Non verrebbe mai senza essere invitato, vero?

    Cazzo e stracazzo.

    Con dita tremanti compongo il numero di Hannah. Due squilli dopo sento la voce rassicurante della mia migliore amica. «Hey, che succede? Tutto bene?».

    In sottofondo sento delle chiacchiere. Una voce femminile, è Grace Ivers, la ragazza di Logan. Questo vuol dire che Hannah e il suo ragazzo Garrett sono già partiti per il loro fine settimana a Boston. Lei mi aveva invitato ad andare con loro, ma ho rifiutato perché non volevo fare la quinta incomoda. Due coppie follemente innamorate e la sottoscritta? No, grazie.

    Adesso vorrei aver accettato l’invito, perché così sarò tutta sola nel weekend, e Sean vuole parlare.

    «Sean passa stasera», rispondo tagliando corto.

    «Cosa? No! Perché gli hai detto di sì…».

    «Non gli ho detto niente! Non mi ha neppure chiesto se fossi d’accordo. Mi ha solo mandato un sms per dire che sarebbe passato».

    «Ma che cavolo!», esclama, e sembra irritata quanto me.

    «Eh già». Sento il panico che trabocca. «Non posso vederlo, Han. Questa rottura mi brucia troppo. Se si fa vedere potrei finire per riprendermelo».

    «Allie…».

    «Pensi che se tengo tutte le luci spente e chiudo la porta a chiave crederà che non sono in casa e se ne andrà?»

    «Conoscendo Sean? Aspetterà fuori dalla porta tutta la notte». Impreca. «Sai che ti dico? Non avrei dovuto accettare di andare a questa partita dei Bruins. Dovevo stare a casa con te. Aspetta, dico a Garrett di fare inversione con la macchina e…».

    «Non esiste», la interrompo. «Non manderai a monte il tuo viaggio per me. È la tua ultima occasione di fare qualcosa di divertente».

    Il ragazzo di Hannah è il capitano della squadra di hockey di Briar, ciò vuol dire che tra allenamenti e partite sarà ingolfato di impegni, ora che è cominciata la stagione. E che Hannah non avrà molte occasioni di vederlo. Mi rifiuto di essere quella che rovinerà uno dei loro rari momenti di libertà.

    «Mi serve solo un consiglio», le spiego deglutendo a fatica. «Perciò ti prego, dimmi cosa dovrei fare. Chiedo a Tracy se posso andare a stare da lei?»

    «No, non ti conviene essere a Bristol se Sean si aggira da quelle parti. Forse Megan… No, aspetta, il suo nuovo ragazzo è in città questo fine settimana. Probabile che vogliano stare da soli». Si ferma a riflettere. «Che ne dici di Stella?»

    «Lei e Justin sono andati a vivere insieme la settimana scorsa. Non saranno contenti di avere ospiti all’ultimo minuto».

    «Aspetta un attimo». Un’altra lunga pausa. Sento la voce attutita di Garrett, ma non riesco a capire le sue parole. «Garrett dice che puoi stare da lui questo weekend. Ci saranno sia Dean che Tuck, perciò se Sean scopre che sei lì e si fa vedere, loro lo butteranno fuori». Ancora mormorio di voci in sottofondo. «Puoi dormire nella stanza di Garrett», aggiunge poi.

    Sono indecisa. Insomma, è una cosa ridicola. Non ci credo che sto considerando la possibilità che a causa di Sean debba andarmene da casa mia. Ma ho la testa piena di immagini di lui che bussa alla mia porta. O peggio, che senza dire nulla si metta sotto la mia finestra con uno stereo portatile. Argh, e se mette quel pezzo di Peter Gabriel? Odio quella canzone.

    «Sei sicura che non ci siano problemi?», domando.

    «Ma certo. Assolutamente. Logan sta mandando un messaggio a Dean e Tucker proprio adesso per avvertirli. Puoi andare quando vuoi».

    Mi sento invadere dal sollievo, misto a una fitta di senso di colpa. «Mi metti in viva voce? Voglio parlare con Garrett».

    «Certo. Un attimo».

    Pochi secondi dopo mi arriva la voce profonda di Garrett. «Le lenzuola pulite sono nell’armadio, e mi sa che vorrai portarti il tuo cuscino. Wellsy pensa che i miei siano troppo morbidi».

    «Sono troppo morbidi», protesta Hannah. «È come dormire su dei marshmallow inzuppati».

    «È come dormire su una nuvola», la corregge Garrett. «Credimi, Allie, i miei cuscini spaccano. Ma dovresti comunque portarti il tuo, non si sa mai».

    «Grazie per il suggerimento. Ma sei sicuro che per te va bene? Non voglio accollarmi».

    «Non c’è problema, tesoro. Basta che fai gli occhioni a Tuck e ti cucinerà pure una bella cenetta. Ah, e Logan sta ordinando a Dean di non provarci con te, così non hai la preoccupazione che ti stia addosso come un pervertito».

    Già, certo. Dean Heyward-Di Laurentis è il più grande provolone del pianeta. Ogni volta che mi vede cerca di infilarsi nelle mie mutande. E neppure posso sentirmi onorata per questo, visto che lui prova a fare la stessa cosa con tutte quante.

    «Lo apprezzo molto», dico a Garrett. «Davvero. Ti devo un grosso favore».

    «Ma figurati».

    Hannah interviene. «Mandami un messaggio quando arrivi, d’accordo? E spegni il telefono, così Sean non ti tormenterà».

    Ho già detto quanto voglio bene alla mia migliore amica?

    Riattacco sentendomi già infinitamente meglio. Forse è saggio stare lontana dal dormitorio per il fine settimana. Posso vederla come una piacevole ritirata, qualche giorno in cui schiarirmi le idee e riprendermi. E finché ci sono Dean e Tucker, non avrò la tentazione di chiamare Sean. Stavolta dobbiamo chiudere definitivamente. Niente contatti di nessun tipo, almeno per qualche settimana. O qualche mese. O qualche anno.

    A dire il vero non so come farò a sopravvivere a questa rottura. Sono stata innamorata di questo ragazzo per anni. E Sean ha obiettivamente i suoi momenti di dolcezza. Come tutte le volte che si presentava alla mia porta con la minestra perché ero malata. E quando…

    Allarme ricaduta!

    Un campanello comincia a suonarmi in testa per mettermi in guardia dalla mia stessa stupidità. No. Nessuna ricaduta. Non importa quanto sia capace di essere dolce – perché è stato anche capace di essere tutt’altro, come dimostra la sera scorsa.

    Raddrizzo la schiena e allungo il passo, determinata a seguire il piano. Io e Sean abbiamo chiuso. Non posso vederlo o mandargli messaggi o fare altro che mi metta sul suo cammino, ora come ora.

    Il primo giorno della mia vita senza Sean è ufficialmente iniziato.

    Dean

    È venerdì e sono sbracato sul divano del soggiorno a bere birra, mentre due bionde – molto fiche e molto nude – si succhiano la lingua a vicenda di fronte a me. La mia vita è fantastica.

    «Serata pazzesca», biascico. Il mio sguardo segue ipnotizzato le mani di Kelly scivolare sulle tette sode di Michelle. Le strizzano. «Sarebbe ancora meglio se voi ragazze vi trasferiste a fare festa qui da me».

    Tra un gemito e l’altro le due si staccano e ridono guardando nella mia direzione. «Dicci perché dovremmo», scherza Kelly.

    Alzo un sopracciglio e mi afferro il cazzo duro come la pietra. Me lo accarezzo lentamente. «Questo non basta come motivo?».

    Michelle è la prima a muoversi verso di me sculettando e facendo ballare le tette, si mette sulle mie gambe e preme la bocca sulla mia. Un attimo dopo Kelly si accoccola al mio fianco e sigilla le labbra al mio collo. Ge-sù. Sono così duro che mi fa male, ma queste due divinità hanno proprio intenzione di farmi implorare. Mi torturano coi loro baci, lunghi, umidi baci intossicanti, lingue viziose, leccate esperte e mordicchiamenti fatti apposta per farmi impazzire.

    Mi piacerebbe dire che questa cosetta a tre è una nuova esperienza, o che l’etichetta di puttaniere che mi hanno affibbiato i ragazzi della squadra di hockey sia un’esagerazione. Ma non è vero, l’etichetta corrisponde al vero. Mi piace scopare. E scopo un sacco. Ditemi quello che volete.

    Quando le dita di Kelly mi agguantano l’asta mi scappa un grugnito. «Cristo. Come ho fatto a essere così fortunato?»

    «Non ancora», dice Michelle, gettandosi i lunghi capelli oltre la spalla. «Tu non vieni finché non siamo venute noi, ricordi?».

    Ha ragione. Ho fatto una promessa e intendo mantenerla. Al contrario di ciò che quei coglioni dei miei amici dicono di me, per come la vedo io nel sesso la donna è la cosa fondamentale. O meglio le donne, in questo caso. Due bellissime donne pronte, che non vogliono solo me, ma si desiderano anche a vicenda.

    Hey, paradiso? Qui è Dean Di Laurentis. Volevo ringraziare per avermi permesso questa visita.

    «Be’, allora mi sa che dovrò darmi da fare», annuncio sdraiandola sul cuscino e prendendole il seno in bocca.

    Afferro un capezzolo e succhio forte, facendole scattare in alto il bacino con un gemito. Con la coda dell’occhio vedo un’ombra. Kelly si china sopra di me e comincia a leccare l’altro capezzolo di Michelle. Cristo santo. Grugnisco tanto forte da risvegliare i morti.

    Kelly alza la testa e mi sorride. «Pensavo potessi aver bisogno di aiuto». Poi scende baciando Michelle fino al suo ventre piatto, diretta al punto in cui le cosce dell’amica si uniscono.

    Lasciate perdere il paradiso. Questo è il nirvana.

    Seguo il sentiero intrapreso da Kelly e le mie labbra viaggiano sulla pelle abbronzata, percorrono dolci curve fino a raggiungere il punto che mi fa venire l’acquolina in bocca. Kelly lo sta già leccando. Porca miseria. Non sono sicuro di potermi controllare fino a che entrambe non saranno venute. Sono già troppo vicino al limite.

    Ignorando il pulsare che sento alle parti basse, mi inumidisco il labbro inferiore, spingo la bocca verso la fica di Michelle e… e quel cazzo di campanello si mette a suonare.

    Maledizione. Alzo lo sguardo verso il settore hi-fi. L’orologio digitale sul lettore blu-ray fa le otto e mezza. Cerco di ricordarmi se ho detto a qualcuno dei ragazzi di passare, stasera, ma ho parlato solo coi miei compagni di stanza, oggi, e sono tutti assenti giustificati. Garrett e Logan sono andati a Boston un’ora fa con le loro ragazze, e Tucker è al cinema con una tipa.

    «Non vi muovete», dico con un ultimo colpo di lingua alla coscia di Michelle, poi mi alzo dal divano e cerco i boxer.

    Una volta messo sottocoperta il pisello, mi precipito in corridoio per andare ad aprire. Quando vedo chi c’è sul pianerottolo socchiudo gli occhi.

    «Pessimo momento, bellezza», dico all’amica di Hannah. «La tua ragazza se n’è già andata. Torna domenica». Faccio per chiudere la porta. Sì, sono un maleducato figlio di puttana.

    Ma la bionda infila la punta del suo stivale nero nell’apertura. «Non fare lo stronzo, Dean. Lo sai che starò qui per il weekend».

    Le mie sopracciglia prendono il volo. «Ehm, cosa?». La guardo più attentamente, e noto lo zaino strapieno sulle sue spalle. E il trolley rosa ai piedi.

    Allie Hayes emette un rumoroso sospiro. «Logan ti ha mandato un sms per avvertirti. Ora fammi entrare. Ho freddo».

    Piego la testa e senza molta gentilezza le spingo via il piede con un calcio. «Aspetta qui. Torno subito».

    «Mi prendi in giro…».

    La porta si chiude interrompendo il suo commento scandalizzato.

    Combattendo l’irritazione ritorno di volata in soggiorno, dove Michelle e Kelly neppure si accorgono della mia presenza, impegnate come sono a limonare. Mi ci vuole quasi un minuto per trovare il cellulare, e quando finalmente lo raccatto da terra scopro che l’amica di Hannah non stava dicendo cazzate.

    Ci sono cinque messaggi non letti, cose che capitano se sei il ripieno di carne in un panino fatto di ragazze. Sesso a tre batte sempre cellulare. Lo sanno tutti.

    Logan: Hey, fratello, l’amica di Wellsy, Allie, viene a stare da noi per il weekend.

    Logan: Tieni a bada l’uccello. G e io non siamo in vena di farti il culo se provi a fare qualcosa di sbagliato. Anche se per Wellsy un po’ di violenza ci starebbe pure. Perciò: uccello = pantaloni = non importunare la nostra ospite.

    Hannah: Allie starà da voi fino a domenica. È molto vulnerabile adesso. Non ti approfittare di lei sennò mi arrabbio. E tu non vuoi farmi arrabbiare, vero?

    Sorrido. Hannah è diplomatica come sempre. Rapidamente leggo gli altri due messaggi.

    Garrett: Allie si ferma a dormire nella mia stanza.

    Garrett: Il tuo uccello può restare nella tua.

    Gesù, cos’è tutta questa attenzione per il mio uccello?

    Non potevano trovare un momento meno adatto. Accigliato torno a guardare il divano. Le dita di Kelly sono esattamente dove vorrei che fossero anche le mie.

    Mi schiarisco la voce ed entrambe le ragazze si voltano verso di me. Michelle ha lo sguardo appannato per le attenzioni speciali che le stava dando l’amica.

    «Detesto dirlo, ma voi signore dovreste andarvene».

    Due paia d’occhi si spalancano. «Prego?», sbotta Kelly.

    «Ho un ospite inatteso che aspetta fuori dalla porta», mugugno. «Il che vuol dire che questa casa è appena diventata a prova di sesso».

    Michelle ghigna. «Da quando te ne importa qualcosa di essere guardato mentre scopi?».

    Vero. Di norma non me ne può fregare di meno se c’è gente attorno a me. La maggior parte delle volte lo preferisco. Ma non posso mostrare le mie perversioni all’amica di Hannah. Neppure a Hannah e Grace, per quel che importa. I ragazzi, di loro chi se ne importa. Sanno come stanno le cose. Ma so che Garrett e Logan non la prenderebbero bene se corrompessi le loro donne. Nel momento in cui si sono imbarcati in relazioni impegnate, i miei fidati compari sono diventati dei moralisti. Il che è davvero triste.

    «Quest’ospite è un fiore delicato», replico seccamente. «Capace che sviene se ci vede tutti e tre insieme».

    Arriva la voce irritata di Allie dal corridoio: «Non credo».

    Io sono più irritato di lei. La tipa si presenta qui e fa come se fosse a casa sua? Non ci siamo.

    «Ti avevo detto di aspettare fuori».

    «E io che avevo freddo», ribatte. E non sembra avere alcun problema col fatto che ci sono due ragazze nude a pochi metri di distanza.

    Le mie ospiti studiano Allie come se fosse un grumo di batteri sul vetrino del microscopio. Quindi arricciano i nasi e distolgono lo sguardo. Le ragazze tendono a essere competitive quando ci sono io, ma è ovvio che loro non vedono Allie come una concorrente.

    Non so se biasimarle. Ha un grosso giaccone nero, stivali e manopole, e i capelli biondi spuntano da sotto un berretto rosso fatto a maglia. È il primo fine settimana di novembre, niente neve, l’aria è appena fredda, non c’è motivo di infagottarsi così. A meno che tu non sia pazzo. E io sto cominciando a sospettare che Allie Hayes lo sia, perché dopo essere entrata in salotto con la massima disinvoltura si butta sulla poltrona di fronte al divano.

    Si slaccia il giaccone, lancia un’occhiata alle mie amiche e poi si rivolge a me. «Perché non continuate la festicciola di sopra? Io resto qui, mi guardo un film o qualcos’altro».

    «Oppure te ne vai in camera di Garrett e il film te lo guardi là», replico piccato. Ma la verità è che non ha più importanza. Ha già rovinato l’atmosfera, e io non sono a mio agio a spassarmela con due tipe mentre in casa oltre a me c’è solo la migliore amica di Hannah.

    Con un sospiro mi rivolgo alle ragazze. «Rimandiamo?».

    Nessuna delle due sembra prenderla troppo male. A quanto pare miss Hayes non ha soltanto rovinato l’atmosfera, ha fatto terra bruciata e l’ha cosparsa di fottuto sale per impedire a qualsiasi arrapamento di ricrescere.

    Allie non presta attenzione alle due che si rivestono. È troppo impegnata a rimuovere migliaia di strati di abbigliamento invernale e a stenderli sul bracciolo della poltrona. Una volta che ha finito ha un aspetto decisamente più magro, in leggings neri e maglia a strisce oversize, e non perde tempo a mettersi comoda sulla poltrona.

    Accompagno Kelly e Michelle alla porta, le quali praticamente mi mangiano la faccia e mi dicono che hanno preso sul serio la mia offerta di rimandare la serata. Quando se ne vanno ho le labbra gonfie e il cazzo di nuovo in tiro.

    Accigliato, ritorno in salotto. «Ti sei divertita?», le domando.

    «A fare cosa?»

    «A guastarmi la festa».

    Ride. «C’è un motivo per cui non potevi portare Bionda e Più Bionda di sopra? Non c’era bisogno che le cacciassi di casa per colpa mia».

    «Pensi davvero che potessi farmi una scopata a tre sapendo che tu stavi qui di sotto?».

    Rimedio un’altra risata. «Tu scopi davanti a tutti. Di continuo. Che te ne importa se in casa ci sono io?». Sembra perplessa. «A meno che il problema non sia tornartene in camera tua. Hannah dice che tu queste cose le fai sempre in salotto. Come mai? Hai tipo le cimici nel letto?».

    Digrigno i denti. «No».

    «E allora perché non fai le tue zozzerie lassù?»

    «Perché…», inizio, poi mi fermo, di nuovo accigliato. «Non sono fatti tuoi. E poi, perché sei qui? Bristol House ha preso fuoco?»

    «Mi sto nascondendo», risponde come se io dovessi capire. Poi si guarda intorno. «Dov’è Tucker? Garrett ha detto che sarebbe stato qui».

    «È uscito».

    Sporge il labbro inferiore in una smorfia di stizza. «Be’, non ci voleva. Sicuramente avrebbe guardato un film insieme a me. Adesso dovrai farlo tu, suppongo».

    «Prima mi rovini la festa e poi vorresti vedere un film con me?»

    «Credimi, sei l’ultima persona con cui vorrei stare, ma sono in modalità crisi adesso, e tu sei l’unico presente qui. Devi tenermi compagnia, Dean. Altrimenti farò qualcosa di davvero stupido e mi rovinerò l’intera esistenza».

    Mi sembra di ricordare che Hannah aveva detto che studiava teatro. Si vede.

    «Per favore».

    La sua espressione supplichevole non molla. E io ho sempre avuto un debole per gli occhi azzurri. Soprattutto quando appartengono a bionde carine con grandi davanzali.

    Mi arrendo. «Hai vinto. Ti farò compagnia, okay?».

    Subito pare illuminarsi. «Che film guardiamo?».

    Mi scappa un lamento. Il mio venerdì sera si è trasformato da una serata di sesso a tre al fare da babysitter alla migliore amica della ragazza del mio migliore amico. Ah, e ce l’ho ancora duro per via dei baci d’addio di Kelly e Michelle.

    Che cazzo di situazione.

    2

    Allie

    Il mio autocontrollo è nelle mani di Dean Heyward-Di Laurentis, noto per non averne alcuno. Detto altrimenti: sono nei guai. Guai grossi come una casa.

    Ma non lo farò. Non chiamerò Sean. Non importa che venti minuti fa mi abbia mandato una foto di noi due insieme in Messico l’anno scorso. Ha anche usato una app per disegnare un grande cuore rosso attorno ai nostri volti.

    È stato davvero un bel viaggio…

    Scaccio quel ricordo e afferro il telecomando sul tavolino. «Hai Netflix connesso alla televisione?», domando voltandomi verso Dean, che appare ancora costernato dalla mia presenza.

    E oltretutto, o me lo sto sognando, o lui ha davvero un’erezione. Ma sono abbastanza carina da non prenderlo in giro, perché in sua difesa si può dire che stava per fare sesso con due ragazze prima che mi facessi viva io.

    Lo sguardo mi finisce sul suo petto. Non posso mentire: ha un torace assolutamente spettacolare. Palestrato a dovere. Alto e magro, muscoli perfettamente scolpiti. E sfoggia una barbetta bionda troppo sexy a coprirgli la mascella ben tornita. È davvero un peccato. Qualcuno dovrebbe dire a questo coglione che non si merita di essere tanto attraente.

    «Sì. Be’, fatti sotto, scegli tu», risponde. «Io vado un attimo su a farmene una, poi torno da te».

    «Bene, io credo che sono dell’umore per… Aspetta, che hai detto?».

    Ma è già sparito, lasciandomi a guardare la porta vuota. Va su a fare cosa? Scherzava, ovviamente.

    Nonostante tutto, me lo immagino. Dean è nella sua stanza. Ha l’uccello in mano, e nell’altra… si tiene le palle? Afferra le lenzuola? O forse è in piedi e si tiene al bordo del tavolo, i lineamenti tesi, il labbro tra i denti…

    Ma perché dovrei voler risolvere il mistero di come si masturba quello lì?

    Mi scrollo di dosso quell’immagine e traffico col telecomando fino a che non trovo Netflix, poi comincio a scorrere gli ultimi titoli.

    Meno di cinque minuti dopo Dean torna in soggiorno. Grazie a Dio si è messo i pantaloni. Solo che prima di farlo si è disfatto dei boxer, e lo so perché i calzoni della tuta che indossa sono così scesi che riesco quasi a vedere… punti che non ho alcuna intenzione di vedere.

    È sempre a torso nudo, e c’è un lieve rossore sulle sue guance.

    «Ti sei davvero appena fatto una sega?».

    Annuisce come se non fosse niente di che. «Che c’è? Pensavi che me ne potessi stare con le palle gonfie per tutto il film?».

    Lo guardo allibita. «Insomma non puoi fare sesso con qualcuno se ci sono io in casa, ma puoi andare di sopra a fare quello?».

    Sul viso gli compare un ghigno animalesco. «Avrei potuto farlo qui, ma poi la tentazione di saltarmi addosso per te sarebbe stata troppo forte. Stavo cercando di essere gentile».

    Difficile mascherare l’irritazione, neppure ci provo. «Credimi, avrei tenuto le mani a posto».

    «Col mio pisello all’aria proprio qui? Impossibile. Non avresti potuto resistere». Alza un sopracciglio. «Ho un pisello spettacolare».

    «Ah ah. Ne sono sicura».

    «Non mi credi? Posso farti vedere una foto». Fa per prendere il telefono dal tavolino, poi si ferma e si afferra la cintola dei pantaloni. «Anzi, posso mostrartelo dal vivo, se vuoi».

    «Non voglio. Neppure lontanamente». Indico il televisore. «Ho scelto quello. L’hai già visto?».

    Alla vista della locandina sullo schermo fa una smorfia. «Cristo santo, hai scelto quello? Ci sono almeno tre horror nuovi che potremmo vedere. O l’intera filmografia di Jason Statham».

    «Niente horror», replico con fermezza. «Non mi piace spaventarmi».

    «Va bene. Allora un film d’azione».

    «Non mi piace la violenza».

    Stira le labbra per la frustrazione. «Bellezza mia, io non lo guardo un film che parla di…», una pausa, osserva lo schermo a occhi socchiusi e continua: «… una donna a cui hanno diagnosticato una malattia incurabile che fa un viaggio che le cambierà la vita. Non esiste, cazzo».

    «Dovrebbe essere molto bello», protesto. «Ha vinto un Oscar!».

    «Sai quali altri film hanno vinto un Oscar? Il silenzio degli innocenti. Lo squalo. L’esorcista», elenca compiaciuto. «E sono tutti horror».

    «Possiamo discuterne tutta la sera, ma non guarderò niente in cui ci sia sangue, pescecani o esplosioni. Facci pace».

    «D’accordo. Se devo resistere fino alla fine di questo film di merda, prima mi faccio una canna».

    «Quello che ti pare, tesoro».

    Va verso la porta e sento che brontola qualcosa sottovoce.

    «Aspetta». Pesco al volo il telefono dalla tasca del giaccone. «Porti questo con te? Potrei cedere alla tentazione di messaggiare se resto da sola con lui».

    Mi guarda strano. «A chi è che non devi mandare messaggi?»

    «Il mio ex. Ci siamo lasciati ieri sera e non la smette di scrivermi».

    Una pausa. «Sai che ti dico? Vieni con me».

    In un batter d’occhio Dean attraversa la stanza e mi tira via dalla sedia. Metto i piedi sul parquet e perdo l’equilibrio, cadendo dritta addosso a lui. Il mio naso sbatte contro un pettorale ben sagomato.

    Mi riprendo subito e sfodero un’occhiataccia. «Mi ero messa comoda, idiota».

    Fa finta di niente e mi conduce in cucina quasi di peso. Non avendomi dato il tempo di prendere il giaccone, neanche oltrepasso la soglia della porta sul retro che comincio a rabbrividire.

    Sotto la luce del patio il petto nudo di Dean brilla. Non sembra darsi peso del freddo, ma i capezzoli gli si induriscono leggermente nella fredda aria della sera.

    «Argh. Hai anche dei capezzoli perfetti», protesto.

    «Vuoi toccarli?», domanda con un ghigno.

    «Bleah. Mai. Notavo solo che sono proprio perfetti. Intendo dire che sono perfettamente proporzionati al torace».

    Si guarda i pettorali pensieroso. «Già. Io sono perfetto. Devo ricordarmelo più spesso».

    «Certo», grugnisco. «Visto che non sei già abbastanza pieno di te».

    «Soddisfatto di me, vorrai dire».

    «Pieno».

    «Soddisfatto». Apre la scatoletta di latta che ha preso in cucina e quando lo vedo tirar fuori una canna finemente rollata e uno Zippo, lo guardo malamente.

    «Che ci faccio qui fuori?», brontolo. «Non mi va di fumare erba».

    «Certo che sì». La accende e fa un lungo tiro, continuando a parlare mentre espelle una nuvola di fumo. «Sei tutta nervosa e strana. Fidati, ne hai bisogno».

    «Mi stai facendo pressione, sappilo».

    Porge la canna con un sopracciglio alzato. «E dài, baby», insiste cantilenando. «Un tiro e basta. Le ragazze in gamba lo fanno».

    «Fottiti», dico, ma non posso non ridere.

    «Fa’ come ti pare». Esala nuovamente il fumo, e l’aroma della marijuana mi avvolge.

    Non riesco a ricordare l’ultima volta che sono stata fatta. Non mi capita spesso, ma sapete che c’è? Se mai una serata ha avuto bisogno di un po’ di tranquillità chimica, è questa qui.

    «Oh, e va bene. Passamela». Allungo la mano prima di ripensarci.

    Dean me la passa sorridente. «Brava. Ma non dirlo a Wellsy. Mi prende a calci in culo se pensa che voglio corrompere la sua migliore amica».

    Chiudo le labbra sulla canna e mando il fumo nei polmoni, cercando di non ridere per la sincera espressione preoccupata di Dean. Probabilmente ha ragione ad aver paura di Hannah. Quella ragazza ha la lingua affilata e non ha paura di usarla. Per questo le voglio bene.

    Passiamo qualche altro minuto a girarci l’erba in silenzio come una coppia di hooligan che bighellonano dietro un distributore. È la prima volta che restiamo soli e mi fa un po’ strano ritrovarmi a passare il tempo con Dean Di Laurentis a torso nudo, in cortile. A essere onesta, non ho mai saputo che farmene di lui. È presuntuoso, ci prova sempre…

    È superficiale.

    Mi sento una stronza per averlo pensato, ma non posso negare che è la prima cosa che mi viene in mente quando vedo Dean. Hannah mi ha detto che è ricco da far schifo, cosa che lui ti butta proprio in faccia. Non nel senso tracotante, niente del tipo guardami mentre nuoto nel denaro, ma nel senso che da come si atteggia pare che il mondo sia la sua ostrica. Mi dà l’idea che non abbia mai avuto un momento difficile in vita sua. Lo guardi e sai che quello è uno che ottiene quel che vuole, quando lo vuole.

    Ah. E a quanto pare la marijuana mi rende contemporaneamente filosofica e giudicante.

    «Insomma sei stata mollata?», domanda alla fine mentre faccio un altro tiro.

    Gli soffio il fumo dritto negli occhi. «Non sono stata mollata. Sono io che ho chiuso».

    «Lo stesso con cui stai da sempre? Quello della confraternita? Stan?»

    «Sean. Sì, ci frequentiamo a intermittenza da quando stavo al primo anno».

    «Gesù. È decisamente troppo tempo da trascorrere scopando con la stessa persona. Era molto noioso il sesso?»

    «Ma perché con te si finisce sempre a parlare di sesso?». Gli restituisco la canna. «E per tua informazione, il sesso non era male».

    «Non era male?», ripete ghignando. «Wow, che giudizio entusiasta».

    Già sento gli

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