A spasso con Tesio
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Cavalli, personaggi, comprimari, comparse, luoghi … insieme rivisitiamo un mondo che, pur vissuto con approccio diverso, ambedue intriga. È l’amore, questa irresistibile passione, che ci porta a ballare insieme una danza surreale cadenzata dal Mito, la Leggenda, la Storia, spesso mischiata a discutibili invenzioni (come, ad esempio, la LIpID), ricorrendo al romanzo quando i dati non bastano. Non tutto quel che è scritto è “Verità”, ma quando la “Verità” non spiega le cose è meglio assaggiare una “possibilità” che trangugiare un rancio immangiabile. Per questo alcune affermazioni sembrano spiazzare per l’eccessiva fantasia, ma è una necessità per evitare di cadere nel solito tranello: meglio una “Grande Verità” indimostrata o una “piccola verità” plausibile?
Seguendo la seconda strada, dopo l’asprezza de IL MAGO DEI CAVALLI, le invenzioni di A SPASSO CON TESIO, in qualche modo, a Fede le dovevo.
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Anteprima del libro
A spasso con Tesio - Valerio Bollac
A SPASSO CON TESIO
PREFAZIONE
Come sapete non ho amato Tesio.
Non gli ho mai perdonato l’eccessiva durezza nei confronti di alcuni suoi allievi (come dimenticare il trial
di San Siro, il galoppo alla morte di Terrain des Aigles e quello che costò i tendini ad Antonio Canale, gli inutili enteroclismi imposti a Nearco e Astolfina), la presunzione che supportava le sue convinzioni, il dispotismo con cui gestiva la scuderia, la totale mancanza di autocritica e, non ultimo, il do ut des con i nazisti ai quali vendette Bellini (uno dei miei preferiti, assieme a Nearco e Botticelli, tra i cavalli dormelliani).
Di contro non posso negare la competenza di Federico e, soprattutto, le capacità imprenditoriali: indubbiamente è stato il più grande manager della Storia dell’Ippica, non solo italiana.
A prescindere dalle opinioni personali, shakerando pregi e difetti mischiati con un 60/70% di Fortuna (senza la quale non si va da nessuna parte) ne è venuto fuori un cocktail dirompente manifestato dai successi continuativi per tutto il tempo in cui il Mago ha diretto prima la Scuderia Tesio poi la Dormello-Olgiata e prodotto linee di sangue presenti nelle genealogie vincenti del galoppo moderno.
In barba ai risultati eclatanti, non ho amato Tesio … però, lui non mi odia!
Nonostante il bagaglio negativo che porto appresso, vuole conoscermi.
Stupito almeno quanto incuriosito, accetto l’invito.
Ci vediamo nel pomeriggio alle Capannelle.
IPPODROMO DELLE CAPANELLE
Nel 1191 Paolo Scolari (Clemente III) era talmente inviperito con i Tuscolani, rei di essersi schierati, 24 anni prima, con Federico Barbarossa nella battaglia apud Montem Portium, che ordinò di radere al suolo il tenimentum tusculanum. Non fu una vendetta, piuttosto un moto di riconoscenza verso Rolando Bandinelli (Alessandro III), il Papa che lo aveva fatto Cardinale, il quale, poveretto, aveva dovuto subire il tracollo della truppe pontificie davanti all’esercito numericamente inferiore di Federico Barbarossa, oltre che crucco anche sostenitore dell’anti Papa Pasquale III nonché sospetto di filocomunismo per via del colore dei peli facciali. Ovviamente, compiuta l’impresa, Clemente III si donò il tenimentum tusculanum.
Già da due secoli prima, come riporta il Liber Pontificalis, esisteva, in prossimità di Tusculum, un borgo chiamato Frascata per via delle capanne costruite con legno e frasche, dette appunto fraschette
.
Distrutta l’epopea di Tuscolo dal furore di Paolo Scolari comincia quella di Frascata che da piccolo agglomerato di casupole diventa una cittadina assai ben fortificata, essenziale nelle strategie territoriali del Papato basso medioevale. Considerata l’importanza acquisita gli abitanti decidono di cambiar nome al già borgo ora rocca e, vista la pochezza letteraria di Frascata
, lo battezzano, in preda ad un conato di incontenibile fantasia, Frascati
.
Le fraschette
, però, sopravvissero alla morte di Frascata
, sebbene con cambio di domicilio e altra destinazione d’uso: traslocate dalle colline alla piana verso l’Urbe, da ricoveri abitativi si trasformarono in punti di ristoro dove gli agricoltori, che portavano con i carretti i loro prodotti dai Colli Albani all’Urbe, si concedevano una pausa mangiando pagnottelle e bevendo vino. Due di queste piccole capanne vegetali stazionavano al bivio tra l’Appia Nuova e l’Appia Pignatelli. Da loro il tempio ippico di Roma prende il suo nome: Ippodromo delle Capannelle.
Non saprei dire da quando esistesse lo sterrato adibito alle corse dei cavalli, però, di certo, assurse a nuova gloria nel 1881, allorché assunse le fattezza di una vera pista da purosangue per alfine ospitare il primo Derby italiano di galoppo (1884).
<><><><><>
Lo trovo seduto al tavolo del bar, occupato a leggere i pronostici del Racing Post.
Mi avvicino, mi siedo e mi presento con la consueta strafottenza.
«Ciao, Mago! Sono …»
Alza gli occhi, si sfila gli occhiali e mi anticipa.
«Lo so chi sei! Il mio più grande denigratore.»
Ah, cominciamo bene!
«Ma dai, Fede, per quattro contestazioni!»
Mica si arrabbia.
Continua pacato.
«Quattro contestazioni!? Mi hai dipinto come filonazista, superstizioso, arrogante, torturatore di Nearco, di Astolfina e Trevisana, responsabile dei tendini di Antonio Canale …»
«Veramente – intervengo per precisare – anche di quelli di Navarro.»
Sbuffa ma ancora non s’incazza.
«Ma ti dovevi per forza inventare il Satana dell’Ippica?»
«Beh, proprio santo
con i cavalli non sei stato.»
Poggia occhiali e giornale sul tavolino … vuole passare alle vie di fatto?
No, mi chiede cosa voglio da bere.
Perplesso rispondo che gradirei un tè al limone.
«Almeno sul tè siamo d’accordo! – bubbola prima di ordinare al cameriere, poi riprende a parlare – Me lo vuoi spiegare perché ce l’hai tanto con me? Non è che abbia fatto cose stravaganti, tutti gli allenatori hanno i loro trucchi segreti.»
«Ma i tuoi erano cattivi
! E non con tutti i cavalli e ciò mi dà ancor più fastidio. –pausa di silenzio; devo formulare una domanda importante – Comunque, dimmi, perché questo incontro se reputi il mio malanimo ingiustificato?»
Increspa leggermente le labbra, il che, sulla sua bocca, sarebbe un blando sorriso.
«Perché penso non sia del tutto ingiustificato.»
Un pentimento!?
«Vuoi dire che riconosci i tuoi errori?»
«Chi non ne ha commessi nella vita? – anche questo è vero – Però non uscire dal seminato, non sei qui per discutere i miei sbagli, o forse è meglio dire abbagli.»
«Non uscire dal seminato!? Non ci sono ancora entrato nel seminato e nemmeno ci potrò entrare se non mi spieghi che ci sto a fare qui!»
Il sole tiepido riflette il suo passaggio primaverile sui denti di Fede e il sorriso sembra più gioviale. Forse non è l’orso che mi aspettavo.
«Voglio pesare la tua competenza per appurare se le critiche che mi rivolgi sono autorevoli o nascono solo del rancore. – si appoggia allo schienale, anzi si stravacca sullo schienale, sorseggiando il tè senza rinunciare a qualche ghigno ironico tra un sorso e l’altro – Perciò, cortesemente, dimmi, secondo te, chi lo vince il Derby?»
Questa, poi!
Potrebbe essere un escamotage per far approdare il discorso nel porto che preferisce.
Non mi freghi, Fede, non mollo l’osso, ne riparliamo dopo. Però ora debbo rispondere, ne va della mia credibilità.
«Mi piace Amore Hass. È agile, versatile, vivace, regge bene la distanza e ha un cambio di marcia violento.»
«Ha perso malamente il Parioli.»
«Non lui, il fantino. Cristian Demuro è andato a cercare un varco interno quando c’era un’autostrada a centro pista.»
«Bene! Allora t’intendi anche un po’ di cavalli non ti limiti a sparlare degli allevatori! – adesso si allarga con gli sghignazzi, se ne rende conto e cerca di mitigare – Comunque dipenderà dal terreno: Amore Hass non rende al massimo sul soffice, pena sul morbido, si eclissa sul pesante. Non l’hai visto nel Berardelli? Ha fatto una comparsata. Sono i tendini deboli, un difetto grave.»
«Guarda che per questo motivo hai venduto Sanzio a Luchino e se il giorno prima non ci fosse stato il diluvio, poteva vincere l’Arc de Triomphe.»
«Per favore, lasciamo stare Sanzio e Luchino.»
«Brucia, nee!?»
«Abbastanza.»
Mi sa che Fede invecchiando è migliorato di carattere.
«Ma davvero Sanzio era così cesso?»
«Sanzio sarebbe stato un elemento più che discreto se non avesse avuto quei tendini e non fosse stato lo scansafatiche che era. Non so come Luchino e Ubaldo siano riusciti ad allenarlo così bene.»
«Quindi Visconti era bravo?»
«Molto bravo.»
«Più di te?»
«Era diverso l’approccio.»
«Cioè?»
«Per Luchino studiare le genealogie era come leggere Aristotele, Spinoza, Kant, Hegel, più un esercizio filosofico che la ricerca di un incrocio. Per quel che mi riguarda si trattava di sperimentare accoppiamenti produttivi. Comunque, per dirla tutta, meno male che si è messo a fare cinema, un po’ per quel che è riuscito a regalarci ma anche perché sarebbe stato un rivale degno ma pericoloso. Dio santo, quanto mi faceva spazientire alle aste di Newmarket!»
«Per questo l’hai cassato come socio?»
«Due galli in un pollaio … non può funzionare. Ma torniamo al Derby e al tuo favorito.»
Svicola un’altra volta?
«Penso che Amore Hass possa contare anche sulla mano fatata di Cheminaud.»
«Credi sia un vantaggio? – che dici, Fede? La prima frusta del Principe Abdulla! – Indubbiamente un fantino di altissimo livello, però troppo signorile, distinto, compassato, insomma un fighetto
per i mauvais copains nostrani che, di certo, non gli stenderanno tappeti rossi. Cosa mi proponi in alternativa ad Amore Hass?»
Ma cos’è, l’esame di maturità?
«Mi attizza la genealogia di Back On Board con quell’abbondanza di sangue nearchiano in 4°. Dovrebbe piacere anche a te.»
«In effetti trovare nella linea paterna Northern Dancer e il fratellastro Icecapade (pure lui figlio di Nearctic), mentre nella materna due volte Nijinsky (figlio di Northern Dancer) mi gratifica non poco. Però Back On Board ha telaio minimale, non proprio brutto ma di certo meno attraente di quello delle sorellastre Cherry Collect, Charity Line e Final Score, affascinanti e vincitrici di Classiche. In effetti mamma Holy Moon ci ha regalato femmine eccellenti ma maschi sottotono.»
«Vero, però Back ha sì una carrozzeria da utilitaria ma il motore di un carro armato; non fornito di un rush da far impazzire gli spettatori, è dotato di quella che è stata definita progressione cingolata che lo rende un valido outsider. Unico appunto il debutto è stato tardivo ma il fatto che da lui non si aspettino sfaceli potrebbe agevolarlo.»
«Concordo con te. Un altro punto in comune. Back On Road lo vedo sul podio.»
«Però adesso ti faccio io qualche domanda. Per chi tifi?»
«Se parliamo di tifo, cioè di una questione affettiva senza logiche di merito, propendo per Aethos perché nel pedigree, sebbene un po’ lontano (5°), c’è il mio ultimo prediletto. – Botticelli, prediletto anche da me! Tre punti di contatto con Fede … magari diventiamo quasi amici – Parlando, invece, di favoriti veri scelgo un cavallo poco quotato che m’intriga per diversi motivi.»
Qui non mi becchi impreparato, Mago del menga!
«Mac Mahon? – rimane un po’ stupito che abbia azzeccato il suo pronostico; in effetti il figlio di Ramonti è considerato un outsider – Perché solletica la tua attenzione e non quella degli scommettitori?»
«Gli scommettitori non capiscono nulla di galoppo, si limitano a sognare e diventano profeti quella volta su cento che il loro preferito arriva primo al palo. Mac Mahon l’ho visto bene nel Filiberto, ha un ottimo allenatore, ottimo fantino e se quel volpone nipponico di Shimakawa, al quale è difficile tirare pacchi, l’ha acquistato appena prima del Derby vuol dire che ci ha visto la stoffa del campioncino. L’unico dubbio che mi rimane, ma me lo toglierò tra poco, è la distanza. Comunque, a 7/1, qualche spicciolo ce l’ho messo.»
«Pure io, ma piazzato. Ma degli altri partenti che mi dici? A me piace molto Ground Rules.»
«Un pedigree targato Tesio! Con un 4° sontuoso: Norther Dancer, His Majesty (figlio di Ribot), per non parlare di Sir Yvor dai trisnonni favolosi (Nearco, Blenheim, Man O' War). Pare sia scontrosetto ma in gara ha dei parziali da sballo: avrebbe vinto il Botticelli senza penalizzazione. Se non s’impiglia nel suo caratteraccio è il cavallo da battere, fermo restando che o vince o non c’è. – si accende un toscanello
, aspira una boccata di quelle viziose, scruta il cielo e gli regala una nuvola grigia, piovosa che però non porta gocce d’acqua ma tumori e riprende il discorso – Come lo vedi il superfavorito Kensai?»
«Ha avuto una carriera giovanile tradizionale (biada e strada) con risultati non esaltanti che però hanno messo in mostra un buon cambio di marcia e una marcata voglia di rincorrere senza riuscire a nascondere il suo limite. Domenica 9 aprile tutti quelli che erano a Chantilly per assistere al Prix de Force (2000 mt) hanno visto Kensai sparare un bell’affondo per poi finire risucchiato in dirittura spuntando un quarto posto fuori dal podio. Al momento l’allievo di Brogi è un milieur
e i 2200 del Derby per lui sono troppi salvo un miracolo di Dettori.»
«Sono d’accordo, è una seconda linea ma ben pubblicizzata, infatti gli scommettitori, i quali come ho già detto non riconoscono un purosangue da un ciuco, lo stanno pompando a dovere.»
«Tra gli altri, a tu avviso, c’è un outsider in grado di regalare una sorpresa?»
Ci pensa un attimo su.
«Anda Muchacho è interessante. Mill Ref in 4° fa curriculum, infatti porta linee di sangue molto molto qualitative.»
«E vedi un po’! Nearco e Mumtaz Begum, la prediletta del tuo amico Aga Khan, il primo a credere in Nearco stallone, come bisnonni paterni ma anche Blenheim, Papyrus e il piccolo, docile, socievole Hyperion come trisavoli. Per non parlare delle 14 corse con 12 primi e 2 secondi sempre montato da Geoff Lewis e allenato da Ian Balding (tranne quando non arrivò primo); partecipò a 8 Classiche vincendone 7 tra le quali il blasonatissimo Derby di Epsom, il Diamond Stakes e l’Arc de Triomphe in trasferta. Un fenomeno. Strano che non l’abbia allevato tu!»
«Che fai, prendi per il culo? – un’altra robusta assunzione di tabacco lucchese puzzolente – Comunque Anda Muchacho è un ottimo soggetto, probabilmente il