A un passo dalla fine: Anonymous Vol. 3
Di Gaby Crumb
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Info su questo ebook
Riuscirà l’amore che da sempre prova per Donovan a far guarire il suo cuore? O sarà un nuovo amore a risanare quelle ferite?
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Anteprima del libro
A un passo dalla fine - Gaby Crumb
fine
Anonymous Vol. 3
Gaby Crumb
Questa è un’opera di fantasia.
Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il frutto
dell’immaginazione dell’autore.
Ogni somiglianza a persone reali, vive o morte, imprese commerciali,
eventi o località è puramente casuale.
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in alcuna forma o con alcun mezzo, elettronico o meccanico, incluse fotocopie, registrazioni, o da qualsiasi sistema di deposito e recupero di informazioni senza il permesso scritto dell’Autore, eccetto laddove permesso dalla legge.
Copyright © 2017 di Gaby Crumb
RINGRAZIAMENTI
Questo libro è stato una bella avventura da scrivere, spero che per te che lo leggerai lo sarà altrettanto.
Un ringraziamento particolare va a tutte quelle persone che lo hanno atteso con ansia. Mi avete fatto davvero sorridere …
Non potrei non ringraziare Dawn Blackridge, come sempre senza di te questa storia avrebbe un sacco di errori.
Grazie a Jess, che legge ogni capitolo quando è ancora grezzo e che segue le mie idee strampalate con lo stesso entusiasmo con cui gliele narro.
Un pensiero speciale va a zia R. Ti voglio bene.
CAPITOLO UNO
La lingua di Donovan scivolava calda sul mio collo. Quella carezza delicata mi faceva indurire il sesso più di quanto non lo fosse già. Niente… non c’era niente che mi piacesse di più di quei gesti lenti, mentre tutta la sua lunghezza era affondata fino alla base dentro di me. Potevo sentire ogni suo centimetro riempirmi, potevo sentire il suo desiderio in quei gesti misurati con un unico chiaro intento, farmi uscire di testa.
Gemetti forte quando si spinse dentro di me più a fondo. Ero come creta tra le sue mani grandi. Sexy e bellissimo, senza imperfezioni. Ero tutto ciò che lui voleva, tutto ciò di cui aveva bisogno. Era tutto ciò che io volevo fin da quando, a diciassette anni, mi ero reso conto che mi piacevano i ragazzi.
La sua pelle morbida e calda era come seta sotto le mie dita e mi mancava il fiato quando, in preda alle fitte di piacere, lasciavo che risalissero dal fondo di quella schiena forte e muscolosa ai suoi capelli soffici e biondi come oro.
Qualche volta quando mi toccava, anche solo distrattamente, mi sentivo come se il respiro mi venisse strappato via dal corpo. Respiravo attraverso il suo tocco, il mio cuore batteva grazie a quello, e non c’era possibilità alcuna che riuscissi a fermare tutti i sentimenti devastanti che provavo per lui.
***
Attraverso i fumi dell’alcool quei ricordi facevano meno male anche se era faticoso, quasi doloroso, respirare. Premetti forte i palmi delle mani sugli occhi. Non gli avrei più dato la soddisfazione di ridurmi in lacrime. Una, piccola, riuscì a sfuggire e a bagnarmi la pelle. Scivolava giù come una lama incandescente, spargendo dolore e devastazione al suo passaggio. La scacciai mentre mi mettevo seduto sul letto. Un letto troppo grande, troppo pieno di ricordi, ormai inutili.
Due mani gentili appoggiate sulle mie spalle mi fecero sussultare. Tremai. Stanchezza, dolore, rassegnazione, non lo sapevo neppure più io quale sentimento stritolava da giorni il mio cuore, o forse erano semplicemente tutti insieme. C’era anche rabbia, molta rabbia, ma restava nel fondo della mia anima, quasi timorosa di disturbare il dolore che scavava dentro di me.
«Robert…»
Anche la voce era gentile e avrei voluto che avesse il potere di calmare la tempesta dietro ai miei occhi, minacciosa e pronta a esplodere.
«Perché non ti sdrai? Hai bevuto parecchio ed è evidente che non stai bene.»
«Non sono ubriaco.»
La mia voce era roca e quasi irriconoscibile perfino alle mie stesse orecchie. Volevo così tanto essere arrabbiato…Volevo provare rancore oppure, non provare nulla. Anche quello sarebbe stato bello.
«Lo so che non sei ubriaco. Sei fin troppo lucido, ma questo non significa che tu stia bene.»
«Perché lo fai?» chiesi sollevando lo sguardo verso lo specchio dove potevo vederci entrambi.
Nikolaj mi sorrise.
«Magari sono masochista.»
«In ogni caso non ha funzionato. Nulla, funzionerà mai.»
«Vorrei riuscire a dirti di arrenderti, sai?»
«Perché non lo fai? Magari se mi metti davanti all’evidenza ti ascolterò. Io me lo ripeto di continuo, ma non mi sento credibile.»
«Non te lo dico, perché credo che lui ti ami quanto lo ami tu.»
«Non mi vuole.»
Nikolaj non rispose ma si sedette sul letto accanto a me.
«Qualche volta mi ha voluto,» sussurrai, evitando di guardare ancora il letto e i ricordi che custodiva. «Credevo fosse amore. Forse, era solo pena.»
«Questa è una cazzata, Robby. Perché mai dovrebbe provare pena per te?»
Chiusi gli occhi e respirai per trovare il coraggio.
Afferrai i lembi della maglia che indossavo e la tolsi con gesti lenti. Cambiai posizione e attesi.
Nikolaj non parlò ma guardai il suo viso attraverso lo specchio.
Non c’era disgusto nei suoi occhi grigi. Lentamente allungò una mano e accarezzò la pelle, rovinata dalle bruciature, del mio fianco sinistro. Strinsi le mani a pugno e rilasciai un sospiro. Nikolaj percorse la lunghezza della mia schiena fino ad arrivare ai fianchi e li circondò con le sue braccia attirandomi a sé.
«Per questo dovrebbe provare pena? Non mi piace particolarmente Donovan, ma non lo reputo certamente così stupido da fare una cosa simile.»
Mi rilassai contro le sue braccia.
«Allora perché?» chiesi con tono lamentoso. Odiavo sentirmi così fragile, così spezzato.
«Non lo so, Robert. Non so cosa passi nella sua testa.»
«Pensavo che farlo ingelosire lo scuotesse in qualche modo. Invece, è rimasto seduto a ridere con Matt.»
«Basta pensarci, adesso. Forza, vai a farti una doccia e poi cerca di dormire o domani sarai uno straccio.»
«Ti spiacerebbe restare qui?»
«Tanto tutti pensano già che facciamo sesso,» ribatté lui ridendo.
«Potremmo davvero fare sesso,» gli proposi, un po’ per scherzo e un po’ seriamente.
«Ti aiuterebbe a stare meglio?» mi chiese lui paziente.
«Neanche un po’.»
«Allora, direi che non è il caso di complicare le cose tra noi.»
Non potei fare a meno di ridere. «Il sesso non dovrebbe essere una complicazione, dovrebbe essere piacevole e basta.»
«Già, ma per esperienza posso affermare che le complica eccome.»
«Baciarti al locale però, non è stato niente male.»
«Ma se ridevi tutto il tempo,» mi rispose sorridendo.
«Che c’entra? Era bello lo stesso…»
Mi sdraiai sul letto senza neppure scostare le coperte o togliermi le scarpe.
«Stai solo qui con me, ok?» gli dissi chiudendo gli occhi.
«Non vado da nessuna parte.»
Nikolaj si sdraiò accanto a me e silenziosamente lo ringraziai. Non sentii nemmeno la necessità di coprirmi nuovamente il fianco. Aveva visto la parte peggiore di me e non era scappato via. Quel pensiero mi fece rilassare e, senza quasi accorgermene, scivolai nel sonno.
***
Nikolaj dormiva ancora quando mi svegliai. Nonostante l’alcool che avevo ingurgitato la notte prima, non avevo mal di testa. Non stavo neppure bene, però. Mi sentivo un idiota e mi vergognavo anche un po’ di essere stato così patetico. Donovan era sempre riuscito a tirare fuori il meglio di me ma, a quanto pareva, riusciva a tirare fuori anche il peggio.
Mi alzai dal letto ed evitai di guardarmi allo specchio mentre camminavo per la stanza, diretto al bagno. Avevo davvero bisogno di una doccia.
Mentre l’acqua calda bagnava la mia pelle, ripensai a quanto erano cambiate le cose nei giorni precedenti. La comparsa di Nikolaj sembrava aver aperto un abisso tra me e Donovan.
"Ma chi voglio fregare", pensai sospirando stanco.
Le cose prima di Nikolaj si riducevano a me che cercavo in ogni modo di scavarmi un posto nel cuore di Donovan che andasse oltre l’affetto fraterno. Don aveva ceduto qualche volta e avevamo perfino fatto del sesso fantastico ma, passati quei momenti di passione, rimaneva solo un profondo sentimento fraterno, ed era una cosa che non sopportavo più. Era tutta apparenza, per questo non riuscivo a rassegnarmi… Sapevo che Donovan provava qualcosa per me, ne avevo la certezza assoluta, eppure si tirava continuamente indietro e non ero ancora riuscito a scoprirne il motivo.
Non ero rimasto sorpreso quando si era mostrato infastidito dalla presenza di Nikolaj. Però, anziché cercare di avvicinarsi, Donovan mi respingeva con ancora più forza.
«Ridicolo!»
Per fortuna ero riuscito a chiarire tutto con Nikolaj, appena eravamo rimasti soli. Ci eravamo incontrati mentre io e Don eravamo coinvolti in una missione. Nikolaj ed io ci eravamo scambiati sguardi infuocati per quasi due settimane e in quei giorni avevo quasi messo da parte i miei sentimenti per Donovan. Nikolaj era affascinante e sexy ma quando eravamo finiti nei bagni del Roxy a baciarci come due adolescenti, con i pantaloni calati alle caviglie e gli uccelli stretti nella mano di Nikolaj, avevo capito che non sarei mai riuscito a mettere da parte ciò che sentivo per lui.
Don si era accorto di quegli sguardi e, dopo che mi aveva visto uscire dai bagni, mi si era incollato addosso come fossimo stati fusi insieme, avevamo fatto sesso e mi ero quasi convinto che finalmente Donovan avesse capitolato. Una volta terminata la missione, Donovan ed io eravamo spariti dalla circolazione ma le cose tra noi erano tornate come prima, cioè si riducevano ad un nulla di fatto.
Afferrai la bottiglia di doccia schiuma cercando di allontanare i pensieri. La fragranza di Hugo Boss mi avvolse rilassandomi, ma erano le braccia di Donovan che volevo attorno a me.
«Basta, dannazione!»
Lo stato di frustrazione in cui ero sprofondato negli ultimi giorni mi faceva dolere tutto il corpo. Avevo bisogno di togliermelo dalla testa, di andare avanti e provare a guardarmi intorno, però come un fantasma Donovan tornava sempre a inondarmi i pensieri. L’avevo considerato un eroe quando eravamo bambini e da adulto non avevo potuto far altro che innamorarmi di lui. Avevo il cuore in trappola e non vedevo una via d’uscita. Forse, neppure l’avevo mai voluta davvero.
Ma adesso ero stanco. Stanco di aspettare, di sperare per poi vedere quelle speranze schiantarsi contro il muro di finta indifferenza di Donovan. Forse mi sarei dovuto dare una possibilità con Nikolaj quando ne avevo avuta l’occasione.
La mano passò sopra la lunga bruciatura sul fianco e un’altra ondata di ricordi affollarono la mia mente. Ero stato fortunato allora, Donovan mi aveva salvato. Aveva guidato Mich da me e, grazie al loro intervento, me l’ero cavata solo con un’ustione di secondo grado.
Me n’ero vergognato per tutta l’adolescenza. Mi ero rifiutato per anni di togliermi la maglietta davanti a quelli che erano diventati i miei fratelli. Avevano tutti ricordi confusi dell’incendio che aveva distrutto l’orfanotrofio dove si erano conosciuti, quelli piacevoli e la vita con Mich avevano cancellato molta della sofferenza che ognuno di loro aveva avuto nel cuore.
Ma io no, io ricordavo il fumo, il dolore, la paura. Da anni non avevo più incubi ma quando lasciavo scivolare la mano sulla cicatrice mi capitava ancora di sussultare, qualche volta. Se non fosse stato per Donovan, sarebbe potuta andare molto peggio. Forse era per questo che il mio inconscio non mi permetteva di andare oltre, nonostante fosse evidente che Donovan non era intenzionato a stare con me.
***
Quando uscii dalla doccia ero ancora teso. Tornai in camera con solo un telo avvolto sui fianchi. Sorrisi quando vidi Nikolaj ancora addormentato.
Avrei voluto tuffarmi sul letto accanto a lui e poter sentire quello che invece sentivo per Donovan. Nikolaj era in apparenza cinico e distaccato, ma ciò che si nascondeva dentro di lui era delicato e splendido. Pensai che l’uomo che lo avrebbe amato e che sarebbe riuscito a farsi amare da lui, sarebbe stato dannatamente fortunato. Una parte di me voleva essere quell’uomo, ma sapevo che era solo l’aggrapparsi del mio cuore alla speranza di sentirmi finalmente amato da qualcuno. Invece mi vestii velocemente e, senza svegliarlo, scivolai fuori dalla mia stanza. Caffè, ne avevo dannatamente bisogno.
CAPITOLO DUE
Uscii in silenzio dalla mia stanza e fui attirato dal rumore di un’altra porta che si apriva piano. Chiusi gli occhi un istante per mantenere il controllo quando mi accorsi che Matt stava uscendo dalla camera da letto di Donovan.
Cercai di tornare indietro per non dovergli parlare e sperando che non si fosse accorto di me. Non sembrava essere la mia giornata fortunata, però.
«Robby,» mi chiamò Matt.
«Buongiorno,» risposi cercando di mantenere un tono di voce gentile.
Matt mi guardò