La civiltà dei Maya
Di AA. VV.
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Indice dei Contenuti
LA SCOPERTA DEL MONDO MAYA
Primi contatti
IL MONDO MAYA: QUADRO GEOGRAFICO E STORICO
Nascita e fioritura delle culture La città maya, una vera città-giardino
Il tribunale
La guerra
RELIGIONE E SCIENZA PRESSO I MAYA
Notizie generali sul pantheon
Le divinità terrestri Le divinità sotterranee
Il clero
Le offerte
I sacrifici umani
Le esecuzioni alla “San Sebastiano”
Il pozzo per i sacrifici di Chichén Itza'
Il gioco della pelota
L'architettura maya
Una scultura impregnata di misticismo
L'orrore del vuoto
LA SCOPERTA DI ALBERTO RUZ LHUILLIER
La cripta del grande halach uinic
Tre grandi luoghi dell'epoca classica
I luoghi archeologici del nord, nello Yucatan
Pitture rarissime
Lo straordinario insieme di Bonampak
La prima sala di Bonampak
La seconda sala
La terza sala
La fine dei Maya
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Anteprima del libro
La civiltà dei Maya - AA. VV.
LA CIVILTA’ DEI MAYA
Autori Vari
S. Di Fraia Editore – Prima edizione digitale 2015 a cura di David De Angelis
LA SCOPERTA DI ALBERTO RUZ LHUILLIER
INDICE
LA SCOPERTA DEL MONDO MAYA
Primi contatti
IL MONDO MAYA: QUADRO GEOGRAFICO E STORICO
Nascita e fioritura delle culture mesoamericane
Il popolamento dell'America
Il mais
La civiltà olmeca
La facies americana
, comune denominatore
Il pensiero religioso dell'Indio
Il territorio maya, il quadro geografico
Le terre del Sud
Il territorio centrale
La provincia settentrionale
Quadro storico: dal periodo della formazione al periodo classico
Il declino
LA VITA QUOTIDIANA E LE ATTIVITA' DEL POPOLO MAYA
Le lingue maya
Organizzazione sociale e politica
Il clero ed il popolo
Il matrimonio
Attività quotidiana
La morte di un cacicco
La città maya, una vera città-giardino
Il tribunale
La guerra
RELIGIONE E SCIENZA PRESSO I MAYA
Notizie generali sul pantheon
Le divinità terrestri
Le divinità sotterranee
Il clero
Le offerte
I sacrifici umani
Le esecuzioni alla San Sebastiano
Il pozzo per i sacrifici di Chichén Itza'
Si può parlare di crudeltà?
La scrittura
Le stele e il loro culto
I tre codici
Libri maya dell'epoca coloniale
Il Popol-vuh
Calendario e astronomia
Il gioco della pelota
L'architettura maya
Una scultura impregnata di misticismo
L'orrore del vuoto
LA SCOPERTA DI ALBERTO RUZ LHUILLIER
La cripta del grande halach uinic
Tre grandi luoghi dell'epoca classica
I luoghi archeologici del nord, nello Yucatan
Pitture rarissime
Lo straordinario insieme di Bonampak
La prima sala di Bonampak
La seconda sala
La terza sala
La fine dei Maya
LA SCOPERTA DEL MONDO MAYA
Nella notte dall'11 al 12 ottobre 1492, dopo settanta giorni di navigazione sul mare infinito, Cristoforo Colombo e i suoi uomini, ormai in preda allo scoraggiamento, scorgevano finalmente una terra; all'alba le tre caravelle della squadra gettavano l'ancora in una baia silenziosa e deserta. Per conto della casa reale di Castiglia, un notaio registrava la presa di possesso di quell'isolotto, probabilmente l'attuale isolotto di Watling, battezzato col nome di San Salvador dall'illustre navigatore.
Poco dopo veniva scoperta Haiti, chiamata Hispaniola, che a lungo ci si ostinò a confondere con l'estrema propaggine dell'Asia! Cuba e la Giamaica, raggiunte poco dopo, non potevano essere altro, per i loro scopritori, che il Cipango e il Catai, cioè il Giappone e la Cina! Approdando in Florida, Ponce de Leon toccava per primo, senza saperlo, il continente americano propriamente detto. Gli Indiani
incontrati fino a quel momento nelle Grandi Antille non dimostravano di possedere un'altra cultura, e vennero subito trattati come selvaggi primitivi; il vicino Messico, molto più evoluto e a quei tempi soggetto al potere degli Aztechi, rimaneva sconosciuto e insospettato.
Quando Cristoforo Colombo tornò per la prima volta a Siviglia, la folla gli si accalcò intorno per vedere qualcuno di quei selvaggi di cui si diceva che fossero i discendenti di Adamo; seminudi, alcuni portavano pappagalli dai colori scintillanti sulle spalle abbronzate.
Nei dodici anni successivi a quello della scoperta, a tre riprese e con grandi mezzi - il secondo viaggio fu intrapreso da diciassette velieri - Colombo ripercorse la nuova rotta per le Indie Occidentali. La quarta spedizione (1502-1504) lo vide costeggiare l'Honduras e il Panama attuali alla ricerca ostinata dell'introvabile Cina.
Poco dopo, nel 1506, anno della morte di Colombo, Juan Diaz de Solis e Vicente Yanez Pinzon toccavano per primi le coste messicane sulla punta settentrionale dello Yucatan, un'immensa penisola a forma di tavola che si protende verso Cuba. Ma il mondo maya, di cui questa zona era stata il focolare, non venne scoperto e per molto tempo i marinai pensarono di avere a che fare con una nuova isola.
I Maya, che per l'eccezionale livello artistico raggiunto nelle loro opere sono spesso considerati i Greci del Nuovo Mondo, cominciarono ad essere noti in Europa solo nel XIX secolo. È ben vero che all'epoca della conquista di Cortés la civiltà maya era ormai scomparsa e che le sue ultime grandi realizzazioni, quelle di Chichén Itza e di Uxhal in particolare, risalivano già a tre secoli prima.
Primi contatti
La prima vera presa di contatti con i Maya, prima dell'arrivo di Cortés, è da far risalire al 4 marzo 1517, quando tre velieri dell'Avana (Cuba) andarono ad ormeggiare in vista delle coste settentrionali dello Yucatan. A dire il vero, la flottiglia era alla ricerca di schiavi destinati alle piantagioni delle Antille che richiedevano una mano d'opera sempre più numerosa; i coloni delle Indie Occidentali avevano preso l'abitudine di compiere razzie negli arcipelaghi vicini e lungo le coste dell'istmo di Panama. Partiti alla ventura verso il tramonto del sole
, persero la rotta a causa di una tempesta e furono trascinati nei paraggi del capo Catoche; accolti dagli indigeni e accettato l'invito a visitare la loro città, furono colti da un'improvvisa imboscata.
Tornati alle navi ripresero poi il mare, dirigendosi prima verso ovest e poi verso sud, sempre costeggiando la riva sulla sinistra. Venne effettuata una sosta in un luogo che venne chiamato La Punta de las Mujeres, perché vi si trovavano costruzioni di pietra che contenevano certi idoli femminili che gli Indiani chiamavano con nomi strani.
A Champoton, ancora più a sud, il gruppo subì un duro attacco; le perdite furono pesanti e fu necessario battere in ritirata. Comunque si tornava con un po' d'oro in tasca e qualche ciondolo a forma di anitra o di pesce; l'oro era di pessima qualità, ma era sufficiente per attirare gli avventurieri. Si parlò anche di costruzioni di cemento, sconosciute nelle Antille, e tutto ciò fece grande scalpore
. Alcuni pensatori audaci e avveduti (!) dissero che gli idoli riportati dalla spedizione erano figurine ebraiche introdotte dagli esiliati cacciati da Tito e Vespasiano dopo la caduta di Gerusalemme! A Puerta de Tarenas (l'Avana) ed a Santiago de Cuba, dove con epiteti magniloquenti si distinguevano i combattimenti, i templi, gli indumenti, le piume, i gioielli, non si pensava ad altro che a ripartire.
Diego Velasques, conquistatore e governatore di Cuba, affidò a Juan de Grijalva la direzione della nuova spedizione che partì da Santiago de Cuba il 25 gennaio 1518. Dopo uno scalo all'Avana, la flotta arrivò nell'isola di Cozumel, che fiancheggiava la costa orientale dello Yucatan e proseguendo la navigazione verso sud, il 7 maggio gli spagnoli videro apparire, sbalorditi, i maestosi e severi edifici in muratura di Tulum.
Quella di Tulum però non è una delle città più notevoli dei Maya, poiché in essa si notano già i segni della decadenza, infatti Uxmal o Chichén Itzà nel loro splendore li avrebbero impressionati ancora di più.
La presenza dei conquistatori però infastidì gli abitanti della città, per questo in fretta e furia si reimbarcarono sulle navi, senza dimenticare però di redigere l'atto notarile che comprovava la presa di possesso del luogo.
Tornati dalle Grandi Antille, i compagni di Grijalva infiammarono l'immaginazione della gente con i loro racconti avventurosi e le loro descrizioni colorite, tanto che Velasques organizzò una nuova e grandiosa spedizione il cui comando fu affidato al suo segretario Hernan Cortés.
A Cozumel, Cortés compie il primo gesto autoritario: fa spezzare e gettare sui giardini del tempio gli idoli aborriti e li sostituisce con una croce e un'immagine della Vergine. In seguito Cortés ripeterà molte volte quel gesto decisivo, convinto del ruolo evangelizzatore della sua missione.
Il 12 Marzo 1519, la squadra di Cortés si trovava all'altezza del Tabasco e nonostante gli indios della zona si mostrassero minacciosi e contrariati fu nuovamente sancita la presa di possesso del territorio del Tabasco. Infine dopo abili trattative e astuti stratagemmi Cortés riuscì a impressionare gli indios al punto che ottenne la loro sottomissione. Quegli indios maya del Tabasco furono, constata Bemal Diaz, i primi vassalli, che nella Nuova Spagna, offrirono la loro obbedienza a Carlo V
.
Nel 1548 lo Yucatan venne unito al Messico dal punto di vista amministrativo, ma in realtà non ci fu mai unione poiché i maya continuarono a manifestare la loro opposizione.
Mentre gli abitanti delle Grandi Antille avevano colpito gli spagnoli per la loro arretratezza culturale, quelli del paese Maya suscitarono la loro ammirazione: erano un popolo organizzato in modo stupefacente, abituato a vestirsi correttamente, civile e capace di costruire imponenti opere in muratura. Da dove mai provenivano tutte quelle conoscenze e quell'abilità tecnica? I Maya erano forse discendenti dei Cartaginesi o degli Ebrei o degli Irlandesi? Inevitabilmente sorsero subito molte domande e soprattutto ora ci si chiede se aveva una giustificazione morale il voler ridurre a ogni costo quel popolo in schiavitù.
IL MONDO MAYA: QUADRO GEOGRAFICO E STORICO
Le scoperte archeologiche di questi ultimi decenni hanno distrutto la vecchia teoria secondo la quale la civiltà maya si sarebbe trovata isolata nel suo splendido sviluppo, per diventare poi in seguito l'ispiratrice delle altre culture vicine. Non c'è nulla di vero, e noi oggi sappiamo che cinque nuclei importanti si sono sviluppati parallelamente durante il periodo classico, e cioè all'incirca tra il 300 ed il 900; quattro civiltà si sono dunque trovate in contatto culturale più che materiale con il mondo maya: quella detta degli Olmechi, o dei La Venta, la più vicina ai Maya, in