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La Bibbia cristiana: Antico e Nuovo testamento
La Bibbia cristiana: Antico e Nuovo testamento
La Bibbia cristiana: Antico e Nuovo testamento
E-book3.102 pagine63 ore

La Bibbia cristiana: Antico e Nuovo testamento

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Info su questo ebook

La Bibbia cristiana comprende l'Antico Testamento ed il Nuovo Testamento, specifico cristiano, cioè la parte relativa a Gesù e alla nascente Chiesa apostolica. Le chiese protestanti, seppure con differenze a seconda dei periodi, escludono dall'Antico Testamento gli stessi libri esclusi dal Canone ebraico. La Chiesa cattolica e quelle ortodosse seguono invece il Canone alessandrino (con alcune differenze), che comprende libri in origine scritti sia in ebraico che in greco. I libri che non appartengono al canone della Bibbia ebraica sono detti deutero-canonici dai cattolici mentre sono considerati apocrifi dai protestanti, i quali il più delle volte li inserivano come appendice a parte fra i due testamenti. Anche per il Nuovo Testamento, scritto in greco (anche se forse l'evangelista Matteo compose il suo libro in ebraico o aramaico), in età antica vi erano state differenze fra le varie chiese sul numero dei libri da recepire come ispirati. In particolare erano sorti dubbi sulle epistole non attribuite a Paolo di Tarso e sull'Apocalisse. I libri controversi del Nuovo Testamento furono detti nell'antichità antilegomena.
LinguaItaliano
Data di uscita2 set 2015
ISBN9788955642032
La Bibbia cristiana: Antico e Nuovo testamento

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    Anteprima del libro

    La Bibbia cristiana - AA. VV.

    SOMMARIO

    LA SACRA BIBBIA

    L’ANTICO TESTAMENTO

    GENESI

    ESODO

    LEVITICO

    NUMERI

    DEUTERONOMIO

    GIOSUÈ

    GIUDICI

    RUTH

    I SAMUELE

    II SAMUELE

    I RE

    II RE

    I CRONACHE

    II CRONACHE

    ESDRA

    NEHEMIA

    ESTER

    GIOBBE

    LIBRO PRIMO

    SALMO 1

    SALMO 2

    SALMO 3

    SALMO 4

    SALMO 5

    SALMO 6

    SALMO 7

    SALMO 8

    SALMO 9

    SALMO 10

    SALMO 11

    SALMO 12

    SALMO 13

    SALMO 14

    SALMO 15

    SALMO 16

    SALMO 17

    SALMO 18

    SALMO 19

    SALMO 20

    SALMO 21

    SALMO 22

    SALMO 23

    SALMO 24

    SALMO 25

    SALMO 26

    SALMO 27

    SALMO 28

    SALMO 29

    SALMO 30

    SALMO 31

    SALMO 32

    SALMO 33

    SALMO 34

    SALMO 35

    SALMO 36

    SALMO 37

    SALMO 38

    SALMO 39

    SALMO 40

    SALMO 41

    LIBRO SECONDO

    SALMO 42

    SALMO 43

    SALMO 44

    SALMO 45

    SALMO 46

    SALMO 47

    SALMO 48

    SALMO 49

    SALMO 50

    SALMO 51

    SALMO 52

    SALMO 53

    SALMO 54

    SALMO 55

    SALMO 56

    SALMO 57

    SALMO 58

    SALMO 59

    SALMO 60

    SALMO 61

    SALMO 62

    SALMO 63

    SALMO 64

    SALMO 65

    SALMO 66

    SALMO 67

    SALMO 68

    SALMO 69

    SALMO 70

    SALMO 71

    SALMO 72

    LIBRO TERZO

    SALMO 73

    SALMO 74

    SALMO 75

    SALMO 76

    SALMO 77

    SALMO 78

    SALMO 79

    SALMO 80

    SALMO 81

    SALMO 82

    SALMO 83

    SALMO 84

    SALMO 85

    SALMO 86

    SALMO 87

    SALMO 88

    SALMO 89

    LIBRO QUARTO

    SALMO 90

    SALMO 91

    SALMO 92

    SALMO 93

    SALMO 94

    SALMO 95

    SALMO 96

    SALMO 97

    SALMO 98

    SALMO 99

    SALMO 100

    SALMO 101

    SALMO 102

    SALMO 103

    SALMO 104

    SALMO 105

    SALMO 106

    LIBRO QUINTO

    SALMO 107

    SALMO 108

    SALMO 109

    SALMO 110

    SALMO 111

    SALMO 112

    SALMO 113

    SALMO 114

    SALMO 115

    SALMO 116

    SALMO 117

    SALMO 118

    SALMO 119

    SALMO 120

    SALMO 121

    SALMO 122

    SALMO 123

    SALMO 124

    SALMO 125

    SALMO 126

    SALMO 127

    SALMO 128

    SALMO 129

    SALMO 130

    SALMO 131

    SALMO 132

    SALMO 133

    SALMO 134

    SALMO 135

    SALMO 136

    SALMO 137

    SALMO 138

    SALMO 139

    SALMO 140

    SALMO 141

    SALMO 142

    SALMO 143

    SALMO 144

    SALMO 145

    SALMO 146

    SALMO 147

    SALMO 148

    SALMO 149

    SALMO 150

    PROVERBI

    ECCLESIASTE

    CANTICO DE’ CANTICI

    ISAIA

    GEREMIA

    LAMENTAZIONI

    EZECHIELE

    DANIELE

    OSEA

    GIOELE

    AMOS

    ABDIA

    GIONA

    MICHEA

    NAHUM

    HABACUC

    SOFONIA

    AGGEO

    ZACCARIA

    MALACHIA

    IL NUOVO TESTAMENTO

    MATTEO

    MARCO

    LUCA

    GIOVANNI

    ATTI

    ROMANI

    I CORINZI

    GALATI

    EFESINI

    FILIPPESI

    COLOSSESI

    I TESSALONICESI

    I TIMOTEO

    TITO

    FILEMONE

    EBREI

    GIACOMO

    I PIETRO

    II PIETRO

    I GIOVANNI

    II GIOVANNI

    III GIOVANNI

    GIUDA

    APOCALISSE

    LA SACRA BIBBIA

    L’ANTICO E IL NUOVO TESTAMENTO

    VERSIONE RIVEDUTA

    Versione riveduta in testo originale dal Dott. GIOVANNI LUZZI

    TAVOLA DE’ LIBRI DELLA SACRA BIBBIA

    I LIBRI DELL’ANTICO TESTAMENTO

    PENTATEUCO

    Genesi.............................................................

    Esodo............................................................

    Levitico ........................................................

    Numeri..........................................................

    Deuteronomio.............................................

    LIBRI STORICI

    Giosuè ........................................................

    Giudici........................................................

    Ruth............................................................

    I Samuele....................................................

    II Samuele ..................................................

    I Re .............................................................

    II Re............................................................

    I Cronache ..................................................

    II Cronache.................................................

    Esdra...........................................................

    Nehemia .....................................................

    Ester ...........................................................

    LIBRI POETICI

    Giobbe........................................................

    Salmi ..........................................................

    Proverbi .....................................................

    Ecclesiaste .................................................

    Cantico de’ Cantici ....................................

    Isaia............................................................

    Geremia......................................................

    Lamentazioni .............................................

    Ezechiele....................................................

    Daniele.......................................................

    Osea ...........................................................

    Gioele.........................................................

    Amos..........................................................

    Abdia .........................................................

    Giona .........................................................

    Michea .......................................................

    Nahum........................................................

    Habacuc .....................................................

    Sofonia.......................................................

    Aggeo.........................................................

    Zaccaria .....................................................

    Malachia ....................................................

    I LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO

    EVANGELO

    Evangelo di Matteo ....................................

    Evangelo di Marco .....................................

    Evangelo di Luca........................................

    Evangelo di Giovanni.................................

    Atti degli Apostoli......................................

    LETTERE DI PAOLO

    Lettera di Paolo ai Romani.......................

    I lettera di Paolo ai Corinzi ........................

    II lettera di Paolo ai Corinzi .......................

    Lettera di Paolo ai Galati ...........................

    Lettera di Paolo agli Efesini.......................

    Lettera di Paolo ai Filippesi .......................

    Lettera di Paolo ai Colossesi......................

    I lettera di Paolo ai Tessalonicesi...............

    II lettera di Paolo ai Tessalonicesi.............

    I lettera di Paolo a Timoteo .......................

    II lettera di Paolo a Timoteo ......................

    Lettera di Paolo a Tito ...............................

    Lettera di Paolo a Filemone.......................

    Lettera agli Ebrei .......................................

    Lettera di Giacomo ....................................

    I lettera di Pietro ........................................

    II lettera di Pietro .......................................

    I lettera di Giovanni ...................................

    II lettera di Giovanni..................................

    III lettera di Giovanni ................................

    Lettera di Giuda .........................................

    Apocalisse..................................................

    L’ANTICO TESTAMENTO

    VERSIONE RIVEDUTA SUL TESTO EBRAICO

    GENESI

    7

    el principio Iddio creò i cieli e la terra.

    E la terra era informe e vuota, e le

    tenebre coprivano la faccia dell’abisso,

    e lo spirito di Dio aleggiava sulla

    superficie delle acque. E Dio disse: Sia la luce!

    E la luce fu. E Dio vide che la luce era buona; e

    Dio separò la luce dalle tenebre. E Dio chiamò la

    luce giorno, e le tenebre notte. Così fu sera,

    poi fu mattina: e fu il primo giorno. Poi Dio

    disse: "Ci sia una distesa tra le acque, che separi

    le acque dalle acque". E Dio fece la distesa e

    separò le acque ch’erano sotto la distesa, dalle

    acque ch’erano sopra la distesa. E così fu. E Dio

    chiamò la distesa cielo. Così fu sera, poi fu

    mattina: e fu il secondo giorno. Poi Dio disse:

    "Le acque che son sotto il cielo siano raccolte in

    un unico luogo, e apparisca l’asciutto". E così fu.

    E Dio chiamò l’asciutto terra, e chiamò la

    raccolta delle acque mari. E Dio vide che

    questo era buono. Poi Dio disse: "Produca la

    terra della verdura, dell’erbe che faccian seme e

    degli alberi fruttiferi che, secondo la loro specie,

    portino del frutto avente in sé la propria semenza,

    sulla terra". E così fu. E la terra produsse della

    verdura, dell’erbe che facevan seme secondo la

    loro specie, e degli alberi che portavano del frutto

    avente in sé la propria semenza, secondo la loro

    specie. E Dio vide che questo era buono. Così fu

    sera, poi fu mattina: e fu il terzo giorno. Poi Dio

    disse: "Sianvi de’ luminari nella distesa dei cieli

    per separare il giorno dalla notte; e siano dei

    segni e per le stagioni e per i giorni e per gli anni;

    e servano da luminari nella distesa dei cieli per

    dar luce alla terra". E così fu. E Dio fece i due

    grandi luminari: il luminare maggiore, per

    presiedere al giorno, e il luminare minore per

    presiedere alla notte; e fece pure le stelle. E Dio li

    mise nella distesa dei cieli per dar luce alla terra,

    per presiedere al giorno e alla notte e separare la

    luce dalle tenebre. E Dio vide che questo era

    buono. Così fu sera, poi fu mattina: e fu il quarto

    giorno. Poi Dio disse: "Producano le acque in

    abbondanza animali viventi, e volino degli uccelli

    sopra la terra per l’ampia distesa del cielo". E

    Dio creò i grandi animali acquatici e tutti gli

    esseri viventi che si muovono, i quali le acque

    produssero in abbondanza secondo la loro specie,

    ed ogni volatilo secondo la sua specie. E Dio vide

    che questo era buono. E Dio li benedisse,

    dicendo: "Crescete, moltiplicate, ed empite le

    acque dei mari, e moltiplichino gli uccelli sulla

    terra". Così fu sera, poi fu mattina: e fu il quinto

    giorno. Poi Dio disse: "Produca la terra animali

    viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e

    animali selvatici della terra, secondo la loro

    specie". E così fu. E Dio fece gli animali

    selvatici della terra, secondo le loro specie, il

    bestiame secondo le sue specie, e tutti i rettili

    della terra, secondo le loro specie. E Dio vide che

    questo era buono. Poi Dio disse: "Facciamo

    l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza,

    ed abbia dominio sui pesci del mare e sugli

    uccelli del cielo e sul bestiame e su tutta la terra e

    su tutti i rettili che strisciano sulla terra". E Dio

    creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine

    di Dio; li creò maschio e femmina. E Dio li

    benedisse; e Dio disse loro: "Crescete e

    moltiplicate e riempite la terra, e rendetevela

    soggetta, e dominate sui pesci del mare e sugli

    uccelli del cielo e sopra ogni animale che si

    muove sulla terra. E Dio disse: Ecco, io vi do

    ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la

    terra, ed ogni albero fruttifero che fa seme;

    questo vi servirà di nutrimento. E ad ogni animale

    della terra e ad ogni uccello dei cieli e a tutto ciò

    che si muove sulla terra ed ha in sé un soffio di

    vita, io do ogni erba verde per nutrimento". E

    così fu. E Dio vide tutto quello che aveva fatto,

    ed ecco, era molto buono. Così fu sera, poi fu

    mattina: e fu il sesto giorno. Così furono compiti

    i cieli e la terra e tutto l’esercito loro. Il settimo

    giorno, Iddio compì l’opera che aveva fatta, e si

    riposò il settimo giorno da tutta l’opera che aveva

    fatta. E Dio benedisse il settimo giorno e lo

    santificò, perché in esso si riposò da tutta l’opera

    che aveva creata e fatta. Queste sono le origini

    dei cieli e della terra quando furono creati, nel

    giorno che l’Eterno Iddio fece la terra e i cieli.

    Non c’era ancora sulla terra alcun arbusto della

    campagna, e nessuna erba della campagna era

    ancora spuntata, perché l’Eterno Iddio non avea

    fatto piovere sulla terra, e non c’era alcun uomo

    per coltivare il suolo; ma un vapore saliva dalla

    terra e adacquava tutta la superficie del suolo. E

    l’Eterno Iddio formò l’uomo dalla polvere della

    terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale, e

    l’uomo divenne un’anima vivente. E l’Eterno

    Iddio piantò un giardino in Eden, in oriente, e

    quivi pose l’uomo che aveva formato. E l’Eterno

    Iddio fece spuntare dal suolo ogni sorta d’alberi

    piacevoli a vedersi e il cui frutto era buono da

    mangiare, e l’albero della vita in mezzo al

    giardino, e l’albero della conoscenza del bene e

    del male. E un fiume usciva d’Eden per

    adacquare il giardino, e di la si spartiva in quattro

    bracci. Il nome del primo è Pishon, ed è quello

    che circonda tutto il paese di Havila, dov’è l’oro;

    e l’oro di quel paese è buono; quivi si trovan pure

    il bdellio e l’onice. Il nome del secondo fiume è

    Ghihon, ed è quello che circonda tutto il paese di

    Cush. Il nome del terzo fiume è Hiddekel, ed è

    quello che scorre a oriente dell’Assiria. E il

    quarto fiume è l’Eufrate. L’Eterno Iddio prese

    dunque l’uomo e lo pose nel giardino d’Eden

    perché lo lavorasse e lo custodisse. E l’Eterno

    Iddio diede all’uomo questo comandamento:

    "Mangia pure liberamente del frutto d’ogni

    albero del giardino; ma del frutto dell’albero

    N

    GENESI

    8

    della conoscenza del bene e del male non ne

    mangiare; perché, nel giorno che tu ne mangerai,

    per certo morrai. Poi l’Eterno Iddio disse: Non

    è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto

    che gli sia convenevole". E l’Eterno Iddio avendo

    formato dalla terra tutti gli animali dei campi e

    tutti gli uccelli dei cieli, li menò all’uomo per

    vedere come li chiamerebbe, e perché ogni essere

    vivente portasse il nome che l’uomo gli darebbe.

    E l’uomo dette de’ nomi a tutto il bestiame, agli

    uccelli dei cieli e ad ogni animale dei campi; ma

    per l’uomo non si trovò aiuto che gli fosse

    convenevole. Allora l’Eterno Iddio fece cadere

    un profondo sonno sull’uomo, che s’addormentò;

    e prese una delle costole di lui, e richiuse la carne

    al posto d’essa. E l’Eterno Iddio, con la costola

    che avea tolta all’uomo, formò una donna e la

    menò all’uomo. E l’uomo disse: "Questa,

    finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della

    mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata

    tratta dall’uomo". Perciò l’uomo lascerà suo

    padre e sua madre e si unirà alla sua moglie, e

    saranno una stessa carne. E l’uomo e la sua

    moglie erano ambedue ignudi e non ne aveano

    vergogna. Or il serpente era il più astuto di tutti

    gli animali dei campi che l’Eterno Iddio aveva

    fatti; ed esso disse alla donna: "Come! Iddio v’ha

    detto: Non mangiate del frutto di tutti gli alberi

    del giardino?" E la donna rispose al serpente:

    "Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo

    mangiare; ma del frutto dell’albero ch’è in mezzo

    al giardino Iddio ha detto: Non ne mangiate e non

    lo toccate, che non abbiate a morire". E il

    serpente disse alla donna: "No, non morrete

    affatto; ma Iddio sa che nel giorno che ne

    mangerete, gli occhi vostri s’apriranno, e sarete

    come Dio, avendo la conoscenza del bene e del

    male". E la donna vide che il frutto dell’albero

    era buono a mangiarsi, ch’era bello a vedere, e

    che l’albero era desiderabile per diventare

    intelligente; prese del frutto, ne mangiò, e ne

    dette anche al suo marito ch’era con lei, ed egli

    ne mangiò. Allora si apersero gli occhi ad

    ambedue, e s’accorsero ch’erano ignudi; e

    cucirono delle foglie di fico, e se ne fecero delle

    cinture. E udirono la voce dell’Eterno Iddio il

    quale camminava nel giardino sul far della sera; e

    l’uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza

    dell’Eterno Iddio, fra gli alberi del giardino. E

    l’Eterno Iddio chiamò l’uomo e gli disse: "Dove

    sei? E quegli rispose: Ho udito la tua voce nel

    giardino, e ho avuto paura, perch’ero ignudo, e

    mi sono nascosto. E Dio disse: Chi t’ha

    mostrato ch’eri ignudo? Hai tu mangiato del

    frutto dell’albero del quale io t’avevo comandato

    di non mangiare? L’uomo rispose: La donna

    che tu m’hai messa accanto, è lei che m’ha dato

    del frutto dell’albero, e io n’ho mangiato". E

    l’Eterno Iddio disse alla donna: "Perché hai fatto

    questo? E la donna rispose: Il serpente mi ha

    sedotta, ed io ne ho mangiato ". Allora l’Eterno

    Iddio disse al serpente: "Perché hai fatto questo,

    sii maledetto fra tutto il bestiame e fra tutti gli

    animali dei campi! Tu camminerai sul tuo ventre,

    e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita. E

    io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua

    progenie e la progenie di lei; questa progenie ti

    schiaccerà il capo, e tu le ferirai il calcagno". Alla

    donna disse: "Io moltiplicherò grandemente le tue

    pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore

    partorirai figliuoli; i tuoi desideri si volgeranno

    verso il tuo marito, ed egli dominerà su te". E ad

    Adamo disse: "Perché hai dato ascolto alla voce

    della tua moglie e hai mangiato del frutto

    dell’albero circa il quale io t’avevo dato

    quest’ordine: Non ne mangiare, il suolo sarà

    maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con

    affanno, tutti i giorni della tua vita. Esso ti

    produrrà spine e triboli, e tu mangerai l’erba dei

    campi. mangerai il pane col sudore del tuo volto,

    finché tu ritorni nella terra donde fosti tratto;

    perché sei polvere, e in polvere ritornerai". E

    l’uomo pose nome Eva alla sua moglie, perch’è

    stata la madre di tutti i viventi. E l’Eterno Iddio

    fece ad Adamo e alla sua moglie delle tuniche di

    pelle, e li vestì. Poi l’Eterno Iddio disse: "Ecco,

    l’uomo è diventato come uno di noi quanto a

    conoscenza del bene e dei male. Guardiamo

    ch’egli non stenda la mano e prenda anche del

    frutto dell’albero della vita, e ne mangi, e viva in

    perpetuo". Perciò l’Eterno Iddio mandò via

    l’uomo dal giardino d’Eden, perché lavorasse la

    terra donde era stato tratto. Così egli scacciò

    l’uomo; e pose ad oriente del giardino d’Eden i

    cherubini, che vibravano da ogni parte una spada

    fiammeggiante, per custodire la via dell’albero

    della vita. Or Adamo conobbe Eva sua moglie, la

    quale concepì e partorì Caino, e disse: "Ho

    acquistato un uomo, con l’aiuto dell’Eterno". Poi

    partorì ancora Abele, fratello di lui. E Abele fu

    pastore di pecore; e Caino, lavoratore della terra.

    E avvenne, di li a qualche tempo, che Caino fece

    un offerta di frutti della terra all’Eterno; e Abele

    offerse anch’egli dei primogeniti del suo gregge e

    del loro grasso. E l’Eterno guardò con favore

    Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore

    Caino e l’offerta sua. E Caino ne fu molto irritato,

    e il suo viso ne fu abbattuto. E l’Eterno disse a

    Caino: "Perché sei tu irritato? e perché hai il

    volto abbattuto? Se fai bene non rialzerai tu il

    volto? ma, se fai male, il peccato sta spiandoti

    alla porta, e i suoi desideri son vòlti a te; ma tu lo

    devi dominare!" E Caino disse ad Abele suo

    fratello: Usciamo fuori ai campi! E avvenne

    che, quando furono nei campi, Caino si levò

    contro Abele suo fratello, e l’uccise. E l’Eterno

    disse a Caino: Dov’è Abele tuo fratello? Ed

    egli rispose: "Non lo so; sono io forse il

    GENESI

    9

    guardiano di mio fratello?" E l’Eterno disse:

    "Che hai tu fatto? la voce del sangue di tuo

    fratello grida a me dalla terra. E ora tu sarai

    maledetto, condannato ad errar lungi dalla terra

    che ha aperto la sua bocca per ricevere il sangue

    del tuo fratello dalla tua mano. Quando coltiverai

    il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti, e tu

    sarai vagabondo e fuggiasco sulla terra". E Caino

    disse all’Eterno: "Il mio castigo è troppo grande

    perch’io lo possa sopportare. Ecco, tu mi scacci

    oggi dalla faccia di questo suolo, ed io sarò

    nascosto dal tuo cospetto, e sarò vagabondo e

    fuggiasco per la terra; e avverrà che chiunque mi

    troverà mi ucciderà. E l’Eterno gli disse: Perciò,

    chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte

    più di lui". E l’Eterno mise un segno su Caino,

    affinché nessuno, trovandolo, l’uccidesse. E

    Caino si partì dal cospetto dell’Eterno e dimorò

    nel paese di Nod, ad oriente di Eden. E Caino

    conobbe la sua moglie, la quale concepì e partorì

    Enoc. Poi si mise a edificare una città, a cui diede

    il nome di Enoc, dal nome del suo figliuolo. E ad

    Enoc nacque Irad; Irad generò Mehujael;

    Mehujael generò Methushael, e Methushael

    generò Lamec. E Lamec prese due mogli: il nome

    dell’una era Ada, e il nome dell’altra, Zilla. E

    Ada partorì Jabal, che fu il padre di quelli che

    abitano sotto le tende presso i greggi. E il nome

    del suo fratello era Jubal, che fu il padre di tutti

    quelli che suonano la cetra ed il flauto. E Zilla

    partorì anch’essa Tubal-cain, l’artefice d’ogni

    sorta di strumenti di rame e di ferro, e la sorella

    di Tubal-cain fu Naama. E Lamec disse alle sue

    mogli: "Ada e Zilla, ascoltate la mia voce; mogli

    di Lamec, porgete orecchio ai mio dire! Sì, io ho

    ucciso un uomo perché m’ha ferito, e un giovine

    perché m’ha contuso. Se Caino sarà vendicato

    sette volte, Lamec lo sarà settantasette volte". E

    Adamo conobbe ancora la sua moglie, ed essa

    partorì un figliuolo, a cui pose nome Seth,

    perché ella disse, "Iddio m’ha dato un altro

    figliuolo al posto d’Abele, che Caino ha ucciso".

    E anche a Seth nacque un figliuolo, a cui pose

    nome Enosh. Allora si cominciò a invocare il

    nome dell’Eterno. Questo è il libro della posterità

    d’Adamo. Nel giorno che Dio creò l’uomo, lo

    fece a somiglianza di Dio; li creò maschio e

    femmina, li benedisse e dette loro il nome di

    uomo, nel giorno che furon creati. Adamo visse

    centotrent’anni, generò un figliuolo, a sua

    somiglianza, conforme alla sua immagine, e gli

    pose nome Seth; e il tempo che Adamo visse,

    dopo ch’ebbe generato Seth, fu ottocent’anni, e

    generò figliuoli e figliuole; e tutto il tempo che

    Adamo visse fu novecentotrent’anni; poi morì. E

    Seth visse centocinque anni, e generò Enosh. E

    Seth, dopo ch’ebbe generato Enosh, visse

    ottocentosette anni, e generò figliuoli e figliuole;

    e tutto il tempo che Seth visse fu novecentododici

    anni; poi morì. Ed Enosh visse novant’anni, e

    generò Kenan. Ed Enosh, dopo ch’ebbe generato

    Kenan, visse ottocentoquindici anni, e generò

    figliuoli e figliuole; e tutto il tempo che Enosh

    visse fu novecentocinque anni; poi morì. E

    Kenan visse settant’anni, e generò Mahalaleel. E

    Kenan, dopo ch’ebbe generato Mahalaleel, visse

    ottocentoquarant’anni, e generò figliuoli e

    figliuole; e tutto il tempo che Kenan visse fu

    novecentodieci anni; poi morì. E Mahalaleel

    visse sessantacinque anni, e generò Jared. E

    Mahalaleel, dopo ch’ebbe generato Jared, visse

    ottocentotrent’anni, e generò figliuoli e figliuole;

    e tutto il tempo che Mahalaleel visse fu

    ottocentonovantacinque anni; poi morì. E Jared

    visse centosessantadue anni, e generò Enoc. E

    Jared, dopo ch’ebbe generato Enoc, visse

    ottocent’anni, e generò figliuoli e figliuole; e

    tutto il tempo che Jared visse fu

    novecentosessantadue anni; poi morì. Ed Enoc

    visse sessantacinque anni, e generò Methushelah.

    Ed Enoc, dopo ch’ebbe generato Methushelah,

    camminò con Dio trecent’anni, e generò figliuoli

    e figliuole; e tutto il tempo che Enoc visse fu

    trecentosessantacinque anni. Ed Enoc camminò

    con Dio; poi disparve, perché Iddio lo prese. E

    Methushelah visse centottantasette anni e generò

    Lamec. E Methushelah, dopo ch’ebbe generato

    Lamec, visse settecentottantadue anni, e generò

    figliuoli e figliuole; e tutto il tempo che

    Methushelah visse fu novecentosessantanove

    anni; poi morì. E Lamec visse centottantadue

    anni, e generò un figliuolo; e gli pose nome Noè,

    dicendo: "Questo ci consolerà della nostra opera e

    della fatica delle nostre mani cagionata dal suolo

    che l’Eterno ha maledetto". E Lamec, dopo

    ch’ebbe generato Noè, visse

    cinquecentonovantacinque anni, e generò figliuoli

    e figliuole; e tutto il tempo che Lamec visse fu

    settecentosettantasette anni; poi morì. E Noè,

    all’età di cinquecent’anni, generò Sem, Cam e

    Jafet. Or quando gli uomini cominciarono a

    moltiplicare sulla faccia della terra e furon loro

    nate delle figliuole, avvenne che i figliuoli di Dio

    videro che le figliuole degli uomini erano belle, e

    presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte.

    E l’Eterno disse: "Lo spirito mio non contenderà

    per sempre con l’uomo; poiché, nel suo

    traviamento, egli non è che carne; i suoni giorni

    saranno quindi centovent’anni". In quel tempo

    c’erano sulla terra i giganti, e ci furono anche di

    poi, quando i figliuoli di Dio si accostarono alle

    figliuole degli uomini, e queste fecero loro de’

    figliuoli. Essi sono gli uomini potenti che, fin dai

    tempi antichi, sono stati famosi. E l’Eterno vide

    che la malvagità degli uomini era grande sulla

    terra, e che tutti i disegni dei pensieri del loro

    cuore non erano altro che male in ogni tempo. E

    l’Eterno si pentì d’aver fatto l’uomo sulla terra, e

    GENESI

    10

    se ne addolorò in cuor suo. E l’Eterno disse: "Io

    sterminerò di sulla faccia della terra l’uomo che

    ho creato: dall’uomo al bestiame, ai rettili, agli

    uccelli dei cieli; perché mi pento d’averli fatti".

    Ma Noè trovò grazia agli occhi dell’Eterno.

    Questa è la posterità di Noè. Noè fu uomo giusto,

    integro, ai suoi tempi; Noè camminò con Dio. E

    Noè generò tre figliuoli: Sem, Cam e Jafet. Or la

    terra era corrotta davanti a Dio; la terra era

    ripiena di violenza. E Dio guardò la terra; ed

    ecco, era corrotta, poiché ogni carne avea

    corrotto la sua via sulla terra. E Dio disse a Noè:

    "Nei miei decreti, la fine d’ogni carne è giunta;

    poiché la terra, per opera degli uomini, è piena di

    violenza; ecco, io li distruggerò, insieme con la

    terra. Fatti un’arca di legno di gofer; falla a

    stanze, e spalmala di pece, di dentro e di fuori. Ed

    ecco come la dovrai fare: la lunghezza dell’arca

    sarà di trecento cubiti; la larghezza, di cinquanta

    cubiti, e l’altezza, di trenta cubiti. Farai all’arca

    una finestra, in alto, e le darai la dimensione d’un

    cubito; metterai la porta da un lato, e farai l’arca

    a tre piani: uno da basso, un secondo e un terzo

    piano. Ed ecco, io sto per far venire il diluvio

    delle acque sulla terra, per distruggere di sotto i

    cieli ogni carne in cui è alito di vita; tutto quello

    ch’è sopra la terra, morrà. Ma io stabilirò il mio

    patto con te; e tu entrerai nell’arca: tu e i tuoi

    figliuoli, la tua moglie e le mogli de’ tuoi figliuoli

    con te. E di tutto ciò che vive, d’ogni carne, fanne

    entrare nell’arca due d’ogni specie, per

    conservarli in vita con te; e siano maschio e

    femmina. Degli uccelli secondo le loro specie del

    bestiame secondo le sue specie, e di tutti i rettili

    della terra secondo le loro specie, due d’ogni

    specie verranno a te, perché tu li conservi in vita.

    E tu prenditi d’ogni cibo che si mangia, e fattene

    provvista, perché serva di nutrimento a te e a

    loro". E Noè fece così; fece tutto quello che Dio

    gli avea comandato. E l’Eterno disse a Noè:

    "Entra nell’arca tu con tutta la tua famiglia,

    poiché t’ho veduto giusto nel mio cospetto, in

    questa generazione. D’ogni specie di animali puri

    prendine sette paia, maschio e femmina; e degli

    animali impuri un paio, maschio e femmina; e

    parimente degli uccelli dei cieli prendine sette

    paia, maschio e femmina, per conservarne in vita

    la razza sulla faccia di tutta la terra; poiché di qui

    a sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta

    giorni e quaranta notti, e sterminerò di sulla

    faccia della terra tutti gli esseri viventi che ho

    fatto". E Noè fece tutto quello che l’Eterno gli

    avea comandato. Noè era in età di seicent’anni,

    quando il diluvio delle acque inondò la terra. E

    Noè, coi suoi figliuoli, con la sua moglie e con le

    mogli de’ suoi figliuoli, entrò nell’arca per

    scampare dalle acque del diluvio. Degli animali

    puri e degli animali impuri, degli uccelli e di tutto

    quello che striscia sulla terra, vennero delle

    coppie, maschio e femmina, a Noè nell’arca,

    come Dio avea comandato a Noè. E, al termine

    dei sette giorni, avvenne che le acque del diluvio

    furono sulla terra. L’anno seicentesimo della vita

    di Noè, il secondo mese, il diciassettesimo giorno

    del mese, in quel giorno, tutte le fonti del grande

    abisso scoppiarono e le cateratte del cielo

    s’aprirono. E piovve sulla terra per quaranta

    giorni e quaranta notti. In quello stesso giorno,

    Noè, Sem, Cam e Jafet, figliuoli di Noè, la

    moglie di Noè e le tre mogli dei suoi figliuoli con

    loro, entrarono nell’arca: essi, e tutti gli animali

    secondo le loro specie, e tutto il bestiame

    secondo le sue specie, e tutti i rettili che

    strisciano sulla terra, secondo le loro specie, e

    tutti gli uccelli secondo le loro specie, tutti gli

    uccelletti, tutto quel che porta ali. D’ogni carne in

    cui è alito di vita venne una coppia a Noè

    nell’arca: venivano maschio e femmina d’ogni

    carne, come Dio avea comandato a Noè; poi

    l’Eterno lo chiuse dentro l’arca. E il diluvio

    venne sopra la terra per quaranta giorni; e le

    acque crebbero e sollevarono l’arca, che fu levata

    in alto d’in su la terra. E le acque ingrossarono e

    crebbero grandemente sopra la terra, e l’arca

    galleggiava sulla superficie delle acque. E le

    acque ingrossarono oltremodo sopra la terra; e

    tutte le alte montagne che erano sotto tutti i cieli,

    furon coperte. Le acque salirono quindici cubiti al

    disopra delle vette dei monti; e le montagne furon

    coperte. E perì ogni carne che si moveva sulla

    terra: uccelli, bestiame, animali salvatici, rettili

    d’ogni sorta striscianti sulla terra, e tutti gli

    uomini. Tutto quello ch’era sulla terra asciutta ed

    aveva alito di vita nelle sue narici, morì. E tutti

    gli esseri che erano sulla faccia della terra furono

    sterminati: dall’uomo fino al bestiame, ai rettili e

    agli uccelli del cielo; furono sterminati di sulla

    terra; non scampò che Noè con quelli ch’eran con

    lui nell’arca. E le acque rimasero alte sopra la

    terra per centocinquanta giorni. Or Iddio si

    ricordò di Noè, di tutti gli animali e di tutto il

    bestiame ch’era con lui nell’arca; e Dio fece

    passare un vento sulla terra, e le acque si

    calmarono; le fonti dell’abisso e le cateratte del

    cielo furono chiuse, e cessò la pioggia dal cielo;

    le acque andarono del continuo ritirandosi di

    sulla terra, e alla fine di centocinquanta giorni

    cominciarono a scemare. E nel settimo mese, il

    decimosettimo giorno del mese, l’arca si fermò

    sulle montagne di Ararat. E le acque andarono

    scemando fino al decimo mese. Nel decimo mese,

    il primo giorno del mese, apparvero le vette dei

    monti. E in capo a quaranta giorni, Noè apri la

    finestra che avea fatta nell’arca, e mandò fuori il

    corvo, il quale uscì, andando e tornando, finché

    le acque furono asciugate sulla terra. Poi mandò

    fuori la colomba, per vedere se le acque fossero

    diminuite sulla superficie della terra. Ma la

    GENESI

    11

    colomba non trovò dove posar la pianta del suo

    piede, e tornò a lui nell’arca, perché c’eran delle

    acque sulla superficie di tutta la terra; ed egli

    stese la mano, la prese, e la portò con sé dentro

    l’arca. E aspettò altri sette giorni, poi mandò di

    nuovo la colomba fuori dell’arca. E la colomba

    tornò a lui, verso sera; ed ecco, essa aveva nel

    becco una foglia fresca d’ulivo; onde Noè capì

    che le acque erano scemate sopra la terra. E

    aspettò altri sette giorni, poi mandò fuori la

    colomba; ma essa non tornò più a lui. L’anno

    secentesimoprimo di Noè, il primo mese, il primo

    giorno del mese, le acque erano asciugate sulla

    terra; e Noè scoperchiò l’arca, guardò, ed ecco

    che la superficie del suolo era asciutta. E il

    secondo mese, il ventisettesimo giorno del mese,

    la terra era asciutta. E Dio parlò a Noè, dicendo:

    "Esci dall’arca tu e la tua moglie, i tuoi figliuoli e

    le mogli dei tuoi figliuoli con te. Fa’ uscire con te

    tutti gli animali che sono teco, d’ogni carne:

    uccelli, bestiame, e tutti i rettili che strisciano

    sulla terra, perché abbondino sulla terra, e figlino

    e moltiplichino sulla terra". E Noè uscì con i suoi

    figliuoli, con la sua moglie, e con le mogli dei

    suoi figliuoli. Tutti gli animali, tutti i rettili, tutti

    gli uccelli, tutto quel che si muove sulla terra,

    secondo le loro famiglie, uscirono dall’arca. E

    Noè edificò un altare all’Eterno; prese d’ogni

    specie d’animali puri e d’ogni specie d’uccelli

    puri, e offrì olocausti sull’altare. E l’Eterno sentì

    un odor soave; e l’Eterno disse in cuor suo: "Io

    non maledirò più la terra a cagione dell’uomo,

    poiché i disegni del cuor dell’uomo sono malvagi

    fin dalla sua fanciullezza; e non colpirò più ogni

    cosa vivente, come ho fatto. Finché la terra

    durerà, sementa e raccolta, freddo e caldo, estate

    e inverno, giorno e notte, non cesseranno mai". E

    Dio benedisse Noè e i suoi figliuoli, e disse loro:

    "Crescete, moltiplicate, e riempite la terra. E

    avranno timore e spavento di voi tutti gli animali

    della terra e tutti gli uccelli del cielo. Essi son

    dati in poter vostro con tutto ciò che striscia sulla

    terra e con tutti i pesci del mare. Tutto ciò che si

    muove ed ha vita vi servirà di cibo; io vi do tutto

    questo, come l’erba verde; ma non mangerete

    carne con la vita sua, cioè col suo sangue. E,

    certo, io chiederò conto del vostro sangue, del

    sangue delle vostre vite; ne chiederò conto ad

    ogni animale; e chiederò conto della vita

    dell’uomo alla mano dell’uomo, alla mano d’ogni

    suo fratello. Il sangue di chiunque spargerà il

    sangue dell’uomo sarà sparso dall’uomo, perché

    Dio ha fatto l’uomo a immagine sua. Voi dunque

    crescete e moltiplicate; spandetevi sulla terra, e

    moltiplicate in essa". Poi Dio parlò a Noè e ai

    suoi figliuoli con lui, dicendo: "Quanto a me,

    ecco, stabilisco il mio patto con voi e con la

    vostra progenie dopo voi, e con tutti gli esseri

    viventi che sono con voi: uccelli, bestiame, e tutti

    gli animali della terra con voi; da tutti quelli che

    sono usciti dall’arca, a tutti quanti gli animali

    della terra. Io stabilisco il mio patto con voi, e

    nessuna carne sarà più sterminata dalle acque del

    diluvio, e non ci sarà più diluvio per distruggere

    la terra. E Dio disse: Ecco il segno del patto

    che io fo tra me e voi e tutti gli esseri viventi che

    sono con voi, per tutte le generazioni a venire. Io

    pongo il mio arco nella nuvola, e servirà di segno

    del patto fra me e la terra. E avverrà che quando

    avrò raccolto delle nuvole al disopra della terra,

    l’arco apparirà nelle nuvole, e io mi ricorderò del

    mio patto fra me e voi e ogni essere vivente

    d’ogni carne, e le acque non diventeranno più un

    diluvio per distruggere ogni carne. L’arco dunque

    sarà nelle nuvole, e io lo guarderò per ricordarmi

    del patto perpetuo fra Dio e ogni essere vivente,

    di qualunque carne che è sulla terra". E Dio disse

    a Noè: "Questo è il segno del patto che io ho

    stabilito fra me e ogni carne che è sulla terra". E i

    figliuoli di Noè che uscirono dall’arca furono

    Sem, Cam e Jafet; e Cam è il padre di Canaan.

    Questi sono i tre figliuoli di Noè; e da loro fu

    popolata tutta la terra. Or Noè, ch’era agricoltore,

    cominciò a piantar la vigna; e bevve del vino e

    s’inebriò e si scoperse in mezzo alla sua tenda. E

    Cam, padre di Canaan, vide la nudità del padre

    suo, e andò a dirlo fuori, ai suoi fratelli. Ma Sem

    e Jafet presero il suo mantello, se lo misero

    assieme sulle spalle, e camminando all’indietro,

    coprirono la nudità del loro padre; e siccome

    aveano la faccia vòlta alla parte opposta, non

    videro la nudità del loro padre. E quando Noè si

    svegliò dalla sua ebbrezza, seppe quello che gli

    avea fatto il suo figliuolo minore; e disse:

    "Maledetto sia Canaan! Sia servo dei servi de’

    suoi fratelli! E disse ancora: Benedetto sia

    l’Eterno, l’Iddio di Sem, e sia Canaan suo servo!

    Iddio estenda Jafet, ed abiti egli nelle tende di

    Sem, e sia Canaan suo servo!" E Noè visse, dopo

    il diluvio, trecentocinquant’anni. E tutto il tempo

    che Noè visse fu novecentocinquant’anni; poi

    morì. Questa è la posterità dei figliuoli di Noè:

    Sem, Cam e Jafet; e a loro nacquero de’ figliuoli,

    dopo il diluvio. I figliuoli di Jafet furono Gomer,

    Magog, Madai, Javan, Tubal, Mescec e Tiras. I

    figliuoli di Gomer: Ashkenaz, Rifat e Togarma. I

    figliuoli di Javan: Elisha, Tarsis, Kittim e

    Dodanim. Da essi vennero i popoli sparsi nelle

    isole delle nazioni, nei loro diversi paesi,

    ciascuno secondo la propria lingua, secondo le

    loro famiglie, nelle loro nazioni. I figliuoli di

    Cam furono Cush, Mitsraim, Put e Canaan. I

    figliuoli di Cush: Seba, Havila, Sabta, Raama e

    Sabteca; e i figliuoli di Raama: Sceba e Dedan. E

    Cush generò Nimrod, che cominciò a esser

    potente sulla terra. Egli fu un potente cacciatore

    nei cospetto dell’Eterno; perciò si dice: "Come

    Nimrod, potente cacciatore nel cospetto

    GENESI

    12

    dell’Eterno". E il principio del suo regno fu

    Babel, Erec, Accad e Calne nel paese di Scinear.

    Da quel paese andò in Assiria ed edificò Ninive,

    Rehoboth-Ir e Calah; e, fra Ninive e Calah,

    Resen, la gran città. Mitsraim generò i Ludim, gli

    Anamim, i Lehabim, i Naftuhim, i Pathrusim, i

    Casluhim (donde uscirono i Filistei) e i Caftorim.

    Canaan generò Sidon, suo primogenito, e Heth, e

    i Gebusei, gli Amorei, i Ghirgasei, gli Hivvei, gli

    Archei, i Sinei, gli Arvadei, i Tsemarei e gli

    Hamattei. Poi le famiglie dei Cananei si sparsero.

    E i confini dei Cananei andarono da Sidon, in

    direzione di Gherar, fino a Gaza; e in direzione di

    Sodoma, Gomorra, Adma e Tseboim, fino a

    Lesha. Questi sono i figliuoli di Cam, secondo le

    loro famiglie, secondo le loro lingue, nei loro

    paesi, nelle loro nazioni. Anche a Sem, padre di

    tutti i figliuoli di Eber e fratello maggiore di

    Jafet, nacquero de’ figliuoli. I figliuoli di Sem

    furono Elam, Assur, Arpacshad, Lud e Aram. I

    figliuoli di Aram: Uz, Hul, Gheter e Mash. E

    Arpacshad generò Scelah, e Scelah generò Eber.

    E ad Eber nacquero due figliuoli; il nome

    dell’uno fu Peleg, perché ai suoi giorni la terra fu

    spartita; e il nome del suo fratello fu Jokthan. E

    Jokthan generò Almodad, Scelef, Hatsarmaveth,

    Jerah, Hadoram, Uzal, Diklah, Obal, Abimael,

    Sceba, Ofir, Havila e Jobab. Tutti questi furono

    figliuoli di Jokthan. E la loro dimora fu la

    montagna orientale, da Mesha, fin verso Sefar.

    Questi sono i figliuoli di Sem, secondo le loro

    famiglie, secondo le loro lingue, nei loro paesi,

    secondo le loro nazioni. Queste sono le famiglie

    dei figliuoli di Noè secondo le loro generazioni,

    nelle loro nazioni; e da essi uscirono le nazioni

    che si sparsero per la terra dopo il diluvio. Or

    tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le

    stesse parole. E avvenne che, essendo partiti

    verso l’Oriente, gli uomini trovarono una pianura

    nel paese di Scinear, e quivi si stanziarono. E

    dissero l’uno all’altro: "Orsù, facciamo dei

    mattoni e cociamoli col fuoco!" E si valsero di

    mattoni invece di pietre, e di bitume invece di

    calcina. E dissero: "Orsù, edifichiamoci una città

    ed una torre di cui la cima giunga fino al cielo, e

    acquistiamoci fama, onde non siamo dispersi

    sulla faccia di tutta la terra". E l’Eterno discese

    per vedere la città e la torre che i figliuoli degli

    uomini edificavano. E l’Eterno disse: "Ecco, essi

    sono un solo popolo e hanno tutti il medesimo

    linguaggio; e questo è il principio del loro lavoro;

    ora nulla li impedirà di condurre a termine ciò che

    disegnano di fare. Orsù, scendiamo e

    confondiamo quivi il loro linguaggio, sicché

    l’uno non capisca il parlare dell’altro!" Così

    l’Eterno li disperse di la sulla faccia di tutta la

    terra, ed essi cessarono di edificare la città. Perciò

    a questa fu dato il nome di Babel perché l’Eterno

    confuse quivi il linguaggio di tutta la terra, e di la

    l’Eterno li disperse sulla faccia di tutta la terra.

    Questa è la posterità di Sem. Sem, all’età di

    cent’anni, generò Arpacshad, due anni dopo il

    diluvio. E Sem, dopo ch’ebbe generato

    Arpacshad, visse cinquecent’anni e generò

    figliuoli e figliuole. Arpacshad visse trentacinque

    anni e generò Scelah; e Arpacshad, dopo aver

    generato Scelah, visse quattrocento anni e generò

    figliuoli e figliuole. Scelah visse trent’anni e

    generò Eber; e Scelah, dopo aver generato Eber,

    visse quattrocentotre anni e generò figliuoli e

    figliuole. Eber visse trentaquattro anni e generò

    Peleg; ed Eber, dopo aver generato Peleg, visse

    quattrocentotrent’anni e generò figliuoli e

    figliuole. Peleg visse trent’anni e generò Reu; e

    Peleg, dopo aver generato Reu, visse

    duecentonove anni e generò figliuoli e figliuole.

    Reu visse trentadue anni e generò Serug; e Reu,

    dopo aver generato Serug, visse duecentosette

    anni e generò figliuoli e figliuole. Serug visse

    trent’anni e generò Nahor; e Serug, dopo aver

    generato Nahor, visse duecento anni e generò

    figliuoli e figliuole. Nahor visse ventinove anni e

    generò Terah; e Nahor, dopo aver generato

    Terah, visse centodiciannove anni e generò

    figliuoli e figliuole. Terah visse settant’anni e

    generò Abramo, Nahor e Haran. E questa è la

    posterità di Terah. Terah generò Abramo, Nahor

    e Haran; e Haran generò Lot. Haran morì in

    presenza di Terah suo padre, nel suo paese

    nativo, in Ur de’ Caldei. E Abramo e Nahor si

    presero delle mogli; il nome della moglie

    d’Abramo era Sarai; e il nome della moglie di

    Nahor, Milca, ch’era figliuola di Haran, padre di

    Milca e padre di Isca. E Sarai era sterile; non

    aveva figliuoli. E Terah prese Abramo, suo

    figliuolo, e Lot, figliuolo di Haran, cioè figliuolo

    del suo figliuolo, e Sarai sua nuora, moglie

    d’Abramo suo figliuolo, e uscirono insieme da Ur

    de’ Caldei per andare nel paese di Canaan; e,

    giunti a Charan, dimorarono quivi. E il tempo che

    Terah visse fu duecentocinque anni; poi Terah

    morì in Charan. Or l’Eterno disse ad Abramo:

    "Vattene dal tuo paese e dal tuo parentado e dalla

    casa di tuo padre, nel paese che io ti mostrerò; e

    io farò di te una grande nazione e ti benedirò e

    renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di

    benedizione; e benedirò quelli che ti benediranno

    e maledirò chi ti maledirà e in te saranno

    benedette tutte le famiglie della terra". E Abramo

    se ne andò, come l’Eterno gli avea detto, e Lot

    andò con lui. Abramo aveva settantacinque anni

    quando partì da Charan. E Abramo prese Sarai

    sua moglie e Lot, figliuolo del suo fratello, e tutti

    i beni che possedevano e le persone che aveano

    acquistate in Charan, e partirono per andarsene

    nel paese di Canaan; e giunsero nel paese di

    Canaan. E Abramo traversò il paese fino al luogo

    di Sichem, fino alla quercia di Moreh. Or in quel

    GENESI

    13

    tempo i Cananei erano nel paese. E l’Eterno

    apparve ad Abramo e disse: "Io darò questo

    paese alla tua progenie". Ed egli edificò quivi un

    altare all’Eterno che gli era apparso. E di là si

    trasportò verso la montagna a oriente di Bethel, e

    piantò le sue tende, avendo Bethel a occidente e

    Ai ad oriente; e quivi edificò un altare all’Eterno

    e invocò il nome dell’Eterno. Poi Abramo si

    partì, proseguendo da un accampamento all’altro,

    verso mezzogiorno. Or venne nel paese una

    carestia; e Abramo scese in Egitto per

    soggiornarvi, perché la fame era grave nel paese.

    E come stava per entrare in Egitto, disse a Sarai

    sua moglie: "Ecco, io so che tu sei una donna di

    bell’aspetto; e avverrà che quando gli Egiziani

    t’avranno veduta, diranno: Ella è sua moglie; e

    uccideranno me, ma a te lasceranno la vita. Deh,

    di’ che sei mia sorella, perché io sia trattato bene

    a motivo di te, e la vita mi sia conservata per

    amor tuo". E avvenne che quando Abramo fu

    giunto in Egitto, gli Egiziani osservarono che la

    donna era molto bella. E i principi di Faraone la

    videro e la lodarono dinanzi a Faraone; e la

    donna fu menata in casa di Faraone. Ed egli fece

    del bene ad Abramo per amor di lei; ed Abramo

    ebbe pecore e buoi e asini e servi e serve e asine

    e cammelli. Ma l’Eterno colpì Faraone e la sua

    casa con grandi piaghe, a motivo di Sarai, moglie

    d’Abramo. Allora Faraone chiamò Abramo e

    disse: "Che m’hai tu fatto? perché non m’hai

    detto ch’era tua moglie? perché hai detto: E’ mia

    sorella? ond’io me la son presa per moglie. Or

    dunque eccoti la tua moglie; prenditela e

    vattene!" E Faraone diede alla sua gente ordini

    relativi ad Abramo, ed essi fecero partire lui, sua

    moglie, e tutto quello ch’ei possedeva. Abramo

    dunque risalì dall’Egitto con sua moglie, con

    tutto quel che possedeva e con Lot, andando

    verso il mezzogiorno di Canaan. Abramo era

    molto ricco di bestiame, d’argento e d’oro. E

    continuò il suo viaggio dal mezzogiorno fino a

    Bethel, al luogo ove da principio era stata la sua

    tenda, fra Bethel ed Ai, al luogo dov’era l’altare

    ch’egli avea fatto da prima; e quivi Abramo

    invocò il nome dell’Eterno. Or Lot, che viaggiava

    con Abramo, aveva anch’egli pecore, buoi e

    tende. E il paese non era sufficiente perch’essi

    potessero abitarvi assieme; poiché le loro facoltà

    erano grandi ed essi non potevano stare assieme.

    E nacque una contesa fra i pastori del bestiame

    d’Abramo e i pastori del bestiame di Lot. I

    Cananei e i Ferezei abitavano a quel tempo nel

    paese. E Abramo disse a Lot: "Deh, non ci sia

    contesa fra me e te, né fra i miei pastori e i tuoi

    pastori, poiché siam fratelli! Tutto il paese non

    sta esso davanti a te? Deh, separati da me! Se tu

    vai a sinistra, io andrò a destra; e se tu vai a

    destra, io andrò a sinistra". E Lot alzò gli occhi e

    vide l’intera pianura del Giordano. Prima che

    l’Eterno avesse distrutto Sodoma e Gomorra, essa

    era tutta quanta irrigata fino a Tsoar, come il

    giardino dell’Eterno, come il paese d’Egitto. E

    Lot si scelse tutta la pianura del Giordano, e partì

    andando verso oriente. Così si separarono l’uno

    dall’altro. Abramo dimorò nel paese di Canaan, e

    Lot abitò nelle città della pianura e andò

    piantando le sue tende fino a Sodoma. Ora la

    gente di Sodoma era scellerata e oltremodo

    peccatrice contro l’Eterno. E l’Eterno disse ad

    Abramo, dopo che Lot si fu separato da lui: "Alza

    ora gli occhi tuoi e mira, dal luogo dove sei, a

    settentrione, a mezzogiorno, a oriente, a

    occidente. Tutto il paese che vedi, lo darò a te e

    alla tua progenie, in perpetuo. E farò si che la tua

    progenie sarà come la polvere della terra; in guisa

    che, se alcuno può contare la polvere della terra,

    anche la tua progenie si potrà contare. Lèvati,

    percorri il paese quant’è lungo e quant’è largo,

    poiché io te lo darò". Allora Abramo levò le sue

    tende, e venne ad abitare alle querce di Mamre,

    che sono a Hebron; e quivi edificò un altare

    all’Eterno. Or avvenne, al tempo di Amrafel re di

    Scinear, d’Arioc re di Ellasar, di Kedorlaomer re

    di Elam, e di Tideal re dei Goim, ch’essi mossero

    guerra a Bera re di Sodoma, a Birsha re di

    Gomorra, a Scinear re di Adma, a Scemeber re di

    Tseboim e al re di Bela, che è Tsoar. Tutti questi

    ultimi si radunarono nella valle di Siddim, ch’è il

    Mar salato. Per dodici anni erano stati soggetti a

    Kedorlaomer, e al tredicesimo anno si erano

    ribellati. E nell’anno quattordicesimo,

    Kedorlaomer e i re ch’erano con lui vennero e

    sbaragliarono i Refei ad Ashteroth-Karnaim, gli

    Zuzei a Ham, gli Emei nella pianura di

    Kiriathaim e gli Horei nella loro montagna di Seir

    fino a El-Paran, che è presso al deserto. Poi

    tornarono indietro e vennero a En-Mishpat, che è

    Kades, e sbaragliarono gli Amalekiti su tutto il

    loro territorio, e così pure gli Amorei che

    abitavano ad Hatsatson-Tamar. Allora il re di

    Sodoma, il re di Gomorra, il re di Adma, il re di

    Tseboim e il re di Bela, che è Tsoar, uscirono e si

    schierarono in battaglia contro quelli, nella valle

    di Siddim: contro Kedorlaomer re di Elam,

    Tideal re dei Goim, Amrafel re di Scinear e Arioc

    re di Ellasar: quattro re contro cinque. Or la valle

    di Siddim era piena di pozzi di bitume; e i re di

    Sodoma e di Gomorra si dettero alla fuga e vi

    caddero dentro; quelli che scamparono fuggirono

    al monte. E i vincitori presero tutte le ricchezze di

    Sodoma e di Gomorra, e tutti i loro viveri, e se ne

    andarono. Presero anche Lot, figliuolo del

    fratello di Abramo, con la sua roba; e se ne

    andarono. Lot abitava in Sodoma. E uno degli

    scampati venne a dirlo ad Abramo, l’Ebreo, che

    abitava alle querce di Mamre l’Amoreo, fratello

    di Eshcol e fratello di Aner, i quali aveano fatto

    alleanza con Abramo. E Abramo, com’ebbe udito

    GENESI

    14

    che il suo fratello era stato fatto prigioniero, armò

    trecentodiciotto de’ suoi più fidati servitori, nati

    in casa sua, ed inseguì i re fino a Dan. E, divisa

    la sua schiera per assalirli di notte, egli coi suoi

    servi li sconfisse e l’inseguì fino a Hobah, che è a

    sinistra di Damasco. E ricuperò tutta la roba, e

    rimenò pure Lot suo fratello, la sua roba, e anche

    le donne e il popolo. E com’egli se ne tornava

    dalla sconfitta di Kedorlaomer e dei re ch’eran

    con lui, il re di Sodoma gli andò incontro nella

    valle di Shaveh, che è la Valle del re. E

    Melchisedec, re di Salem, fece portar del pane e

    del vino. Egli era sacerdote dell’Iddio altissimo.

    Ed egli benedisse Abramo, dicendo: "Benedetto

    sia Abramo dall’Iddio altissimo, padrone de’ cieli

    e della terra! E benedetto sia l’Iddio altissimo,

    che t’ha dato in mano i tuoi nemici!" E Abramo

    gli diede la decima d’ogni cosa. E il re di Sodoma

    disse ad Abramo: "Dammi le persone, e prendi

    per te la roba". Ma Abramo rispose al re di

    Sodoma: "Ho alzato la mia mano all’Eterno,

    l’Iddio altissimo, padrone dei cieli e della terra,

    giurando che non prenderei neppure un filo, né un

    laccio di sandalo, di tutto ciò che t’appartiene;

    perché tu non abbia a dire: Io ho arricchito

    Abramo. Nulla per me! tranne quello che hanno

    mangiato i giovani, e la parte che spetta agli

    uomini che son venuti meco: Aner, Eshcol e

    Mamre; essi prendano la loro parte". Dopo queste

    cose, la parola dell’Eterno fu rivolta in visione ad

    Abramo, dicendo: "Non temere, o Abramo, io

    sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà

    grandissima. E Abramo disse: Signore, Eterno,

    che mi darai tu? poiché io me ne vo senza

    figliuoli, e chi possederà la mia casa è Eliezer di

    Damasco. E Abramo soggiunse: Tu non m’hai

    dato progenie; ed ecco, uno schiavo nato in casa

    mia sarà mio erede". Allora la parola dell’Eterno

    gli fu rivolta, dicendo: "Questi non sarà tuo erede;

    ma colui che uscirà dalle tue viscere sarà erede

    tuo. E lo menò fuori, e gli disse: Mira il cielo, e

    conta le stelle, se le puoi contare". E gli disse:

    Così sarà la tua progenie. Ed egli credette

    all’Eterno, che gli contò questo come giustizia. E

    l’Eterno gli disse: "Io sono l’Eterno che t’ho fatto

    uscire da Ur de’ Caldei per darti questo paese,

    perché tu lo possegga". E Abramo chiese:

    "Signore, Eterno, da che posso io conoscere che

    lo possederò? E l’Eterno gli rispose: Pigliami

    una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un

    montone di tre anni, una tortora e un piccione".

    Ed egli prese tutti questi animali, li divise per

    mezzo, e pose ciascuna metà dirimpetto all’altra;

    ma non divise gli uccelli. Or degli uccelli rapaci

    calarono sulle bestie morte, ma Abramo li

    scacciò. E, sul tramontare del sole, un profondo

    sonno cadde sopra Abramo; ed ecco, uno

    spavento, una oscurità profonda, cadde su lui. E

    l’Eterno disse ad Abramo: "Sappi per certo che i

    tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un

    paese che non sarà loro, e vi saranno schiavi, e

    saranno oppressi per quattrocento anni; ma io

    giudicherò la gente di cui saranno stati servi; e,

    dopo questo, se ne partiranno con grandi

    ricchezze. E tu te n’andrai in pace ai tuoi padri, e

    sarai sepolto dopo una prospera vecchiezza. E

    alla quarta generazione essi torneranno qua;

    perché l’iniquità degli Amorei non e giunta finora

    al colmo". Or come il sole si fu coricato e venne

    la notte scura, ecco una fornace fumante ed una

    fiamma di fuoco passare in mezzo agli animali

    divisi. In quel giorno l’Eterno fece patto con

    Abramo, dicendo: "Io do alla tua progenie questo

    paese, dal fiume d’Egitto al gran fiume, il fiume

    Eufrate; i Kenei, i Kenizei, i Kadmonei, gli

    Hittei, i Ferezei, i Refei, gli Amorei, i Cananei, i

    Ghirgasei e i Gebusei". Or Sarai, moglie

    d’Abramo, non gli avea dato figliuoli. Essa aveva

    una serva egiziana per nome Agar. E Sarai disse

    ad Abramo: "Ecco, l’Eterno m’ha fatta sterile;

    deh, va’ dalla mia serva; forse avrò progenie da

    lei". E Abramo dette ascolto alla voce di Sarai.

    Sarai dunque, moglie d’Abramo, dopo che

    Abramo ebbe dimorato dieci anni nel paese di

    Canaan, prese la sua serva Agar, l’Egiziana, e la

    diede per moglie ad Abramo suo marito. Ed egli

    andò da Agar, che rimase incinta; e quando

    s’accorse ch’era incinta, guardò la sua padrona

    con disprezzo. E Sarai disse ad Abramo:

    "L’ingiuria fatta a me, ricade su te. Io t’ho dato la

    mia serva in seno; e da che ella s’è accorta ch’era

    incinta, mi guarda con disprezzo. L’Eterno sia

    giudice fra me e te". E Abramo rispose a Sarai:

    "Ecco, la tua serva è in tuo potere; fa’ con lei

    come ti piacerà". Sarai la trattò duramente, ed ella

    se ne fuggì da lei. E l’angelo dell’Eterno la trovò

    presso una sorgente d’acqua, nel deserto, presso

    la sorgente ch’è sulla via di Shur, e le disse:

    Agar, serva di Sarai, donde vieni? e dove vai?

    Ed ella rispose: "Me ne fuggo dal cospetto di

    Sarai mia padrona". E l’angelo dell’Eterno le

    disse: "Torna alla tua padrona, e umiliati sotto la

    sua mano. L’angelo dell’Eterno soggiunse: Io

    moltiplicherò grandemente la tua progenie, e non

    la si potrà contare, tanto sarà numerosa". E

    l’angelo dell’Eterno le disse ancora: "Ecco, tu sei

    incinta, e partorirai un figliuolo, al quale porrai

    nome Ismaele, perché l’Eterno t’ha ascoltata nella

    tua afflizione; esso sarà tra gli uomini come un

    asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti, e la

    mano di tutti contro di lui; e abiterà in faccia a

    tutti i suoi fratelli". Allora Agar chiamò il nome

    dell’Eterno che le avea parlato, Atta-El-Roi,

    perché disse: "Ho io, proprio qui, veduto

    andarsene colui che m’ha vista?" Perciò quel

    pozzo fu chiamato il pozzo di Lachai-Roi.

    Ecco, esso è fra Kades e Bered. E Agar partorì

    un figliuolo ad Abramo; e Abramo, al figliuolo

    GENESI

    15

    che Agar gli avea partorito, pose nome Ismaele.

    Abramo aveva ottantasei anni quando Agar gli

    partorì Ismaele. Quando Abramo fu d’età di

    novantanove anni, l’Eterno gli apparve e gli

    disse: "Io sono l’Iddio onnipotente; cammina alla

    mia presenza, e sii integro; e io fermerò il mio

    patto fra me e te, e ti moltiplicherò

    grandissimamente". Allora Abramo si prostrò con

    la faccia in terra, e Dio gli parlò, dicendo:

    "Quanto a me, ecco il patto che fo con te; tu

    diverrai padre di una moltitudine di nazioni; e

    non sarai più chiamato Abramo, ma il tuo nome

    sarà Abrahamo, poiché io ti costituisco padre di

    una moltitudine di nazioni. E ti farò moltiplicare

    grandissimamente, e ti farò divenir nazioni, e da

    te usciranno dei re. E fermerò il mio patto fra me

    e te e i tuoi discendenti dopo di te, di generazione

    in generazione; sarà un patto perpetuo, per il

    quale io sarò l’Iddio tuo e della tua progenie

    dopo di te. E a te e alla tua progenie dopo di te

    darò il paese dove abiti come straniero: tutto il

    paese di Canaan, in possesso perpetuo; e sarò

    loro Dio. Poi Dio disse ad Abrahamo: Quanto a

    te, tu osserverai il mio patto: tu e la tua progenie

    dopo di te, di generazione in generazione. Questo

    è il mio patto che voi osserverete, patto fra me e

    voi e la tua progenie dopo di te: ogni maschio fra

    voi sia circonciso. E sarete circoncisi; e questo

    sarà un segno del patto fra me e voi. All’età d’otto

    giorni, ogni maschio sarà circonciso fra voi, di

    generazione in generazione: tanto quello nato in

    casa, quanto quello comprato con danaro da

    qualsivoglia straniero e che non sia della tua

    progenie. Quello nato in casa tua e quello

    comprato con danaro dovrà esser circonciso; e il

    mio patto nella vostra carne sarà un patto

    perpetuo. E il maschio incirconciso, che non sarà

    stato circonciso nella sua carne, sarà reciso di fra

    il su popolo: egli avrà violato il mio patto". E Dio

    disse ad Abrahamo: "Quanto a Sarai tua moglie,

    non la chiamar più Sarai; il suo nome sarà, invece

    Sara. E io la benedirò, ed anche ti darò di lei un

    figliuolo; io la benedirò, ed essa diverrà nazioni;

    re di popoli usciranno da lei". Allora Abrahamo

    si prostrò con la faccia in terra e rise; e disse in

    cuor suo: "Nascerà egli un figliuolo a un uomo di

    cent’anni? e Sara, che ha novant’anni, partorirà

    ella? E Abrahamo disse a Dio: Di grazia, viva

    Ismaele nel tuo cospetto! E Dio rispose: No,

    ma Sara tua moglie ti partorirà un figliuolo, e tu

    gli porrai nome Isacco; e io fermerò il mio patto

    con lui, un patto perpetuo per la sua progenie

    dopo di lui. Quanto a Ismaele, io t’ho esaudito.

    Ecco, io l’ho benedetto, e farò che moltiplichi e

    s’accresca grandissimamente. Egli genererà

    dodici principi, e io farò di lui una grande

    nazione. Ma fermerò il mio patto con Isacco che

    Sara ti partorirà in questo tempo, l’anno venturo".

    E quand’ebbe finito di parlare con lui, Iddio

    lasciò Abrahamo, levandosi in alto. E Abrahamo

    prese Ismaele suo figliuolo e tutti quelli che gli

    erano nati in casa e tutti quelli che avea comprato

    col suo danaro, tutti i maschi fra la gente della

    casa d’Abrahamo, e li circoncise, in quello stesso

    giorno come Dio gli avea detto di fare. Or

    Abrahamo aveva novantanove anni quando fu

    circonciso. E Ismaele suo figliuolo aveva tredici

    anni quando fu circonciso. In quel medesimo

    giorno fu circonciso Abrahamo, e Ismaele suo

    figliuolo. E tutti gli uomini della sua casa, tanto

    quelli nati in casa quanto quelli comprati con

    danaro dagli stranieri, furono circoncisi con lui.

    L’Eterno apparve ad Abrahamo alle querce di

    Mamre, mentre questi sedeva all’ingresso della

    sua tenda durante il caldo del giorno. Abrahamo

    alzò gli occhi, ed ecco che scòrse tre uomini, i

    quali stavano dinanzi a lui; e come li ebbe veduti,

    corse loro incontro dall’ingresso della tenda, si

    prostrò fino a terra e disse: "Deh, Signor mio, se

    ho trovato grazia davanti a te, non passare senza

    fermarti dal tuo servo! Deh, lasciate che si porti

    un po’ d’acqua; e lavatevi i piedi; e riposatevi

    sotto quest’albero. lo andrò a prendere un pezzo

    di pane, e vi fortificherete il cuore; poi,

    continuerete il vostro cammino; poiché per

    questo siete passati presso al vostro servo". E

    quelli dissero: Fa’ come hai detto. Allora

    Abrahamo andò in fretta nella tenda da Sara, e le

    disse: "Prendi subito tre misure di fior di farina,

    impastala, e fa’ delle schiacciate". Poi Abrahamo

    corse all’armento, ne tolse un vitello tenero e

    buono, e lo diede a un servo, il quale s’affrettò a

    prepararlo. E prese del burro, del latte e il vitello

    ch’era stato preparato, e li pose davanti a loro; ed

    egli se ne stette in piè presso di loro sotto

    l’albero. E quelli mangiarono. Poi essi gli

    dissero: Dov’è Sara tua moglie? Ed egli

    rispose: E’ là nella tenda. E l’altro: "Tornerò

    certamente da te fra un anno; ed ecco, Sara tua

    moglie avrà un figliuolo". E Sara ascoltava

    all’ingresso della tenda, ch’era dietro a lui. Or

    Abrahamo e Sara eran vecchi, bene avanti negli

    anni, e Sara non aveva più i corsi ordinari delle

    donne. E Sara rise dentro di sé, dicendo:

    "Vecchia come sono, avrei io tali piaceri? e

    anche il mio signore è vecchio!" E l’Eterno disse

    ad Abrahamo: "Perché mai ha riso Sara, dicendo:

    Partorirei io per davvero, vecchia come sono?

    V’ha egli cosa che sia troppo difficile per

    l’Eterno? Al tempo fissato, fra un anno, tornerò, e

    Sara avrà un figliuolo". Allora Sara negò,

    dicendo: Non ho riso; perch’ebbe paura. Ma

    egli disse: Invece, hai riso! Poi quegli uomini

    s’alzarono e volsero gli sguardi verso Sodoma; e

    Abrahamo andava con loro per accomiatarli. E

    l’Eterno disse: "Celerò io ad Abrahamo quello

    che sto per fare, giacché Abrahamo deve

    diventare una nazione grande e potente e in lui

    GENESI

    16

    saran benedette tutte le nazioni della terra?

    Poiché io l’ho prescelto affinché ordini ai suoi

    figliuoli, e dopo di sé alla sua casa, che

    s’attengano alla via dell’Eterno per praticare la

    giustizia e l’equità, onde l’Eterno ponga ad effetto

    a pro d’Abrahamo quello che gli ha promesso". E

    l’Eterno disse: "Siccome il grido che sale da

    Sodoma e Gomorra è grande e siccome il loro

    peccato è molto grave, io scenderò e vedrò se

    hanno interamente agito secondo il grido che n’è

    pervenuto a me; e, se così non è, lo saprò". E

    quegli uomini, partitisi di là, s’avviarono verso

    Sodoma; ma Abrahamo rimase ancora davanti

    all’Eterno. E Abrahamo s’accostò e disse: "Farai

    tu perire il giusto insieme con l’empio? Forse ci

    son cinquanta giusti nella città; farai tu perire

    anche quelli? o non perdonerai tu a quel luogo

    per amore de’ cinquanta giusti che vi sono?

    Lungi da te il fare tal cosa! il far morire il giusto

    con l’empio, in guisa che il giusto sia trattato

    come l’empio! lungi da te! Il giudice di tutta la

    terra non farà egli giustizia?" E l’Eterno disse:

    "Se trovo nella città di Sodoma cinquanta giusti,

    perdonerò a tutto il luogo per amor d’essi". E

    Abrahamo riprese e disse: "Ecco, prendo l’ardire

    di parlare al Signore, benché io non sia che

    polvere e cenere; forse, a que’ cinquanta giusti ne

    mancheranno cinque; distruggerai tu tutta la città

    per cinque di meno? E l’Eterno: Se ve ne trovo

    quarantacinque, non la distruggerò". Abrahamo

    continuò a parlargli e disse: "Forse, vi se ne

    troveranno quaranta. E l’Eterno: Non io farò,

    per amor dei quaranta. E Abrahamo disse: Deh,

    non si

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