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Marvarosa: racconti
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Marvarosa: racconti
E-book184 pagine2 ore

Marvarosa: racconti

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Info su questo ebook

La madre, il mare, la luce mediterranea. C’è un’ampiezza di respiro particolare in questo libro che porta il nome di un fiore: Marvarosa è simbolo di un rapporto stretto con la terra, è un profumo che tutti noi abbiamo imparato a conoscere a casa delle nostre nonne, le quali coltivavano l’antico geranio sui balconcini di paese. Marvarosa è contemporaneamente narrazione personale e tributo alla terra delle origini. L’autrice percorre un viaggio emozionante sul filo del passato e del presente, raccoglie memorie e pensieri, esperienze, dolore, perdite affettive, tracce d’infanzia, storie di vita e di abitudini, in un incrocio realistico tra generazioni. Così le vicende della vita diventano materia di narrazione. Pagine struggenti raccontano le tappe di una perdita, quella della madre, seguendo il filo di un discorso che tende a far riflettere sulla solitudine di chi soffre, soprattutto in una civiltà come la nostra che ha abolito ogni rituale collettivo per superare e condividere i passaggi fondamentali della nostra esistenza.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2015
ISBN9788868151416
Marvarosa: racconti

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    Marvarosa - Maria Antonietta Artesi

    Marvarosa

    racconti

    Maria Antonietta Artesi

    Published by Meligrana Editore

    Copyright Meligrana Editore, 2015

    Copyright Maria Antonietta Artesi, 2015

    Tutti i diritti riservati

    ISBN: 9788868151416

    Prefazione di

    Franco Di Mare

    Presentazione di

    Mimmo Calopresti

    Foto di copertina:

    Giuseppe Cricelli

    Meligrana Editore

    Via della Vittoria, 14 – 89861, Tropea (VV)

    Tel. (+ 39) 0963 600007 – (+ 39) 338 6157041

    www.meligranaeditore.com

    [email protected]

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    Indice

    Frontespizio

    Colophon

    Licenza d’uso

    Maria Antonietta Artesi

    Copertina

    Prefazione

    Presentazione

    Dedica

    Marvarosa

    Premessa

    CAREZZE DI MAESTRALE

    Il geranio dello scrittore

    Niente sarà più come prima

    Cronaca di una madre perduta

    U ricunsulu

    L’elaborazione del lutto

    Non parlatene

    La casa degli anziani

    La chiamano terza età

    La famiglia

    Le chiavi

    PIETRE DI MARE

    L’arte dimenticata

    Ossequi alla signora

    Chi dice sposa dice spesa

    Il male oscuro di Capo Vaticano

    Il profumo del mare

    Sulla Torre Marrana

    Il pacco

    La tavola calabrese

    Gli arancini sul Ferry Boat

    Giovani hi-tech, adulti in affanno

    Ulivo, dono degli dei

    La ficara

    Cartoline dal paese

    I borghi abbandonati

    Perdere tempo, elogio della lentezza

    Tornare

    Nota dell’Autrice

    Note

    Altri ebook di Meligrana Editore

    Licenza d’uso

    Questo ebook è concesso in uso per l’intrattenimento personale.

    Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone.

    Se si desidera condividere questo ebook con un’altra persona, acquista una copia aggiuntiva per ogni destinatario. Se state leggendo questo ebook e non lo avete acquistato per il vostro unico utilizzo, si prega di acquistare la propria copia.

    Grazie per il rispetto al duro lavoro di quest’autore.

    Maria Antonietta Artesi

    Maria Antonietta Artesi è calabrese nata a Ricadi, nel bellissimo promontorio di Capo Vaticano, ma vive e lavora a Firenze da molti anni. È giornalista professionista ed è iscritta all’Ordine della Toscana dal 1980. Per oltre venti anni è stata cronista del quotidiano La Nazione. Ha scritto articoli per importanti riviste e curato rubriche di carattere economico per la Rai. Laureata all’Università di Firenze, per molti anni ha collaborato alla redazione della rivista Studi e informazioni, pubblicata dal Monte dei Paschi di Siena. Attualmente si occupa ancora di cronaca ed è direttore responsabile di Soffia so', rivista che tratta di psicologia e di adozioni internazionali. Nel 2010, per Meligrana Editore, ha pubblicato il libro La Terra nel cuore.

    Contattala:

    [email protected]

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    Prefazione

    Vicende diverse in tempi diversi permettono a volte di tracciare parallelismi illuminanti, se il comune denominatore è il sistema di valori che ciascuno di noi si è dato nella vita.

    Scorrendo le pagine di questa nuova fatica editoriale di Maria Antonietta Artesi, mi sono sentito sfiorato anche io da tante carezze di maestrale.

    La memoria mi ha riportato all’album musicale di Amedeo Minghi dal titolo I ricordi del cuore uscito, guarda caso, nel 1992. Lo stesso anno nel quale, facendo l’inviato di guerra nella ex Jugoslavia, mi sono fatto conquistare dal sorriso di una bambina di dieci mesi abbandonata in un orfanatrofio.

    Ho deciso in pochi attimi di darle un papà e l’ho adottata. Per farlo ho dovuto superare mille traversie sotto i bombardamenti, in un contesto nel quale regnavano solo morte, fame, odio e distruzione. Come molti sapranno, la vicenda è ricostruita nel mio libro Non chiedere perché dal quale prende spunto il film L’angelo di Sarajevo con Beppe Fiorello nel ruolo di protagonista. Quella bambina oggi è una donna e in quel giorno lontano cercava con il suo sguardo anche una mamma.

    Il libro che vi trovate tra le mani ben focalizza il ruolo insostituibile della mamma (l’angelo della casa), il valore intatto del suo amore, dei suoi insegnamenti, il dolore per la sua perdita, ma anche la sofferenza e la solitudine di chi deve metabolizzare un lutto che segna uno spartiacque nell’esistenza di tutti.

    E da qui parte l’autrice per ricordare anche la terra madre, offrendo uno spaccato autentico della società meridionale nella quale mi riconosco perfettamente per le radici comuni.

    Dei valori, degli usi e dei costumi di queste aree marginali oggi quasi quasi non se ne occupa più nessuno. Come ricordava Giovanni Russo in uno dei suoi saggi sul Mezzogiorno, la Calabria ha nei mass media una immagine indebolita dalla mancanza di approfondimenti sui motivi che stanno alla base della sua condizione. È molto più semplice, infatti, spettacolarizzare l’informazione parlando sempre di mala politica e di mala sanità, di criminalità e di ‘ndrangheta. È difficile, invece, analizzare le questioni storiche, umane e civili di una regione sfortunata, che deve difendere la sua cultura e le sue tradizioni dall’assalto delle nuove generazioni sempre più distratte e indifferenti, immerse nella comunicazione drogata e deviante dei social media.

    Muove da tutto questo la seconda parte dell’opera, che spazia dal ruolo degli anziani (categoria che è sempre un pozzo di saggezza) a quello della famiglia nella vita dei piccoli comuni. Come quello di Ricadi dove l’autrice è nata e dove, ripartendo da Firenze, torna sempre per obbedire al richiamo delle radici, ma anche per coltivare i suoi pensieri davanti al mare stupendo di Capo Vaticano, il promontorio caro a Giuseppe Berto, che qui, negli anni sessanta, scrisse Il male oscuro romanzo con cui vinse il Campiello e il Viareggio.

    Troverete anche una efficace e divertente carrellata sui comportamenti sociali in occasione di fidanzamenti e matrimoni, sulle giornaliere riunioni in piazza per discutere di tutto e del contrario di tutto, anche dei corteggiamenti innocenti alle ragazze del vicinato. Questi rituali romantici sono stati spazzati dall’avvento dei telefonini e dei social, dove imperversano volgarità di ogni genere e dove basta cliccare su mi piace per corteggiare una fanciulla, avere visibilità virtuale e collezionare amici senza conoscerli.

    Marvarosa ci riporta opportunamente indietro e ci fa riflettere. Ci dice che un popolo consapevole si nutre sempre con orgoglio della sua storia, dei suoi ricordi e dei suoi ideali. Perché questa è la strada per non smarrire la nostra identità.

    E qui ci soccorre ancora Amedeo Minghi, con i suoi ricordi del cuore: ... non passano mai e stanno qui con noi.

    Franco Di Mare

    Giornalista Rai e scrittore

    Presentazione

    Passione e nostalgia. Radici e sentimenti. La Calabria nel cuore di chi è partito, ma è sempre rimasto lì, nella sua terra d’origine. Abbiamo viaggiato, abbiamo conosciuto altre culture, altri popoli, abbiamo vissuto altre storie, abbiamo faticato in altre realtà, ma siamo rimasti fedeli alla terra, rivendicandone con orgoglio e determinazione l’appartenenza. Gli occhi puntati sul mare, il nostro mare. E poi il resto, la terra e il cibo, le urla e il silenzio, il modo di essere calabresi.

    Ed è questo che ho trovato nel libro di Maria Antonietta Artesi, appassionato e pieno di colore: un affresco di usi e abitudini, gesti e parole, immagini e sfumature che raccontano la storia di un popolo, l’anima specifica di una comunità del Sud che vive le sue contraddizioni, alle prese con i rituali del passato, con le tradizioni del territorio e con gli assalti selvaggi e modernizzanti della globalizzazione.

    Che cos’è, ad esempio, il corteggiamento nell’era di Facebook e quali sono le differenze abissali con quello che era il fidanzamento in un paese del Sud fino agli anni Settanta-Ottanta, scenografico, ricco di riti e di simbologie, con la zita piena di ori e il giovanotto imbranato ma bello come il sole, come lo descriveva amorevolmente la mamma innamorata.

    Dalla narrazione emerge come essere del Sud sia un’indole, che nasce non solo da tanti popoli che nel territorio hanno dominato, ma anche dalla terra, dalla luce, dal mare, dal paesaggio, dal clima, dalla vita all’aria aperta, dalla passionale teatralità. Sicuramente questa è la ricchezza del Sud di cui la nordica Europa non può non tenerne conto.

    Tuttavia i giovani fuggono dal Sud, alla ricerca di un lavoro o per motivi di studio, anche se c’è una forza di seduzione che li spinge verso Sud. C’è sempre un familiare, un ricordo, un profumo, un richiamo che li porta a scendere: come se al Nord ci fosse la vita tecnica e lavorativa e al Sud quella autentica, la fantasia, il tempo dell’estate, il calore del sole e la luce del mattino.

    Eppure se tutto questo è vero, nel cuore dei calabresi, che pure fuori hanno dato identità a mille Calabrie, c’è sempre il dolore profondo per la loro terra sofferente, che non riesce a riscattarsi, nonostante le inestimabili ricchezze, la generosità della natura e la grande bellezza dei territori.

    Fra le pagine di Marvarosa ho trovato un’ampiezza di respiro che è contemporaneamente narrazione personale e tributo alla terra delle origini. Molti calabresi in questo racconto si ritroveranno. Quanti ricordi affiorano alla mia mente, la cultura mediterranea, le pietanze familiari, gli arancini, il profumo del bergamotto, la partenza e poi i mille ritorni, in un viaggio a ritroso della memoria, dove immagini e ricordi si mescolano toccando le corde dell’anima.

    Si parla anche di me e della mia famiglia in questo libro. Ma c’è di più: pagine struggenti ripercorrono le tappe di una perdita, quella della madre dell’autrice, seguendo il filo di una narrazione che tende a far riflettere sulla solitudine di chi soffre, soprattutto in una civiltà come la nostra che ha abolito ogni rituale collettivo per superare e condividere i passaggi fondamentali della nostra esistenza.

    E scrivere della morte di una madre avanti con gli anni è voler dare testimonianza della perdita – come quella di tanti nostri anziani – di una grande luce della cultura orale calabrese, della scomparsa di un mondo sparito per sempre e di una persona portatrice di valori, economie e culture che si basavano sulla fatica e su stili di vita rigorosi e morali.

    Maria Antonietta percorre un viaggio emozionante sul filo del passato e del presente che raccoglie memorie e pensieri, esperienze, dolore, perdite affettive, tracce d’infanzia, storie di vita e di abitudini, in un incrocio realistico, a volte nostalgico tra generazioni. Riflessioni che si intrecciano con la vita, i luoghi e gli eventi vissuti da chi le ha scritte, nel tentativo di rintracciare qualcosa di sé nella trama universale dell’esistenza.

    Sì, perché possiamo guardare il mondo dalla nostra feritoia: così la nostra intima, personale vicenda diventa il simbolo dell’umana avventura che gira intorno all’origine, e ad essa torna con la mente e con il cuore.

    Mimmo Calopresti

    Regista e scrittore

    A Martina, a Lorenzo, a Luca

    Ci sono amori che sono come mantelli, ci tengono al caldo, ci proteggono e hanno qualcosa di magico, come se potessero superare i confini del tempo e dello spazio e non conoscere fine. Sono come momenti che si imprimono nella memoria, regalandoti la semplice gratitudine di averli vissuti, qualunque cosa accada.

    Simona Sparaco

    Premessa

    Le belle cose che scriveremo, se avremo talento, sono dentro di noi, indistinte, come il ricordo di un’aria che ci delizia senza che riusciamo a ritrovarne i contorni.

    Marcel Proust

    La prima cosa che ho pensato quando ho cominciato a scrivere queste righe è perché mai il dolore per la morte di mia madre, il mio racconto di sofferenza avrebbe dovuto interessare qualcuno. Sapevo che la perdita della madre è un amore che non tornerà e che è impossibile da dimenticare. Puoi avere tutti gli amori del mondo, ma quello di tua madre è unico, insostituibile. Quando fai i conti con questo verdetto o ti lasci andare o cerchi di trasformare il trauma in un punto di forza. Ero piena di dubbi. E ho cominciato a scrivere per me stessa. Volevo raccontarmi senza filtri e senza pudori il mio dolore

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