Tutti i colori dell'autunno
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Anteprima del libro
Tutti i colori dell'autunno - Stefano Massetani
1991.
Introduzione
L’autunno è la stagione dell’anno che racchiude in sé la più grande varietà di sfumature di colore che l’occhio umano possa cogliere. Nessun’altra stagione può vantare tale primato: né la prospera primavera, né la rigogliosa estate riescono a mostrare i propri colori come sa fare l’autunno.
Anche nella vita succede lo stesso!
L’infanzia passa troppo rapidamente, mentre gli affanni della gioventù spesso ci fanno perdere il vero senso della vita. Ecco, allora, correrci in soccorso la maturità che, come l’autunno, ci fa scorgere al meglio tutte le sfumature della vita. Sta a noi soffermarci un attimo per poterle cogliere, apprezzare e, soprattutto, per non farci sopraffare dai rimpianti quando sopraggiungerà, inesorabile, l’inverno della vecchiaia.
Stefano Massetani
Prefazione
Dalla bella introduzione dell’autore potremmo essere tratti in inganno, pensare che possa essere una raccolta di racconti immersi nei ricordi o nel bilancio di una vita. Ma non è così, questi racconti sono immersi nella vita, nella vita di tutti e, soprattutto, sono pieni di vita. Dentro ognuno ritroviamo noi stessi: uomini, donne, adolescenti, nonni, padri, madri, figli.
Nulla di particolare si potrebbe pensare, tanti altri hanno scritto racconti su episodi della vita. Ma qui un tocco unico invece lo si trova: l’autore osserva con l’occhio attento e mai spento del poeta, elabora con l’anima e scrive con la penna intrisa nell’inchiostro del poeta, quale lui è.
Dentro ogni racconto c’è poesia, quella poesia che spesso negli affanni e nella vita di tutti i giorni ci abbandona, perché la nostra vita è comunque poesia e piena di poesia.
La vita, l’amore, l’amicizia sono doni preziosi di cui spesso dimentichiamo il meraviglioso valore. Su questo l’autore ci fa soffermare, ci costringe ad abbandonare il mare impetuoso delle nostre frenetiche esistenze per lasciarci cullare dalle onde armoniose delle emozioni.
Mi fermo qui. Roberto Gervaso, mio grande maestro, sostiene che le prefazioni non le legge mai nessuno e, da lettrice di tutta una vita, non posso che concordare con lui. Ma nutro una piccola speranza che, nel suo essere breve, qualcuno la legga e venga incuriosito a proseguire nella lettura di questo libro. A tutti quelli che lo faranno auguro buon viaggio!
Antonella Pericolini
Tutti i colori dell’autunno
La luce del mattino si stava facendo più intensa. I raggi del sole ormai squarciavano le cime degli alberi, penetrando in profondità all’interno del fitto bosco fino a raggiungere quello strato di nebbia, alto non più di un metro, che nascondeva il tappeto di foglie appena cadute.
Nemmeno il pittore dalla più fervida pennellata avrebbe mai potuto soltanto immaginare le sfumature, di giallo e di rosso, che indossavano poco prima di liberarsi dal legame che le aveva tenute, per un anno, unite ai propri rami.
Il silenzio ovattato mi accompagnava in quella passeggiata.
Un’esperienza unica, nemmeno lontanamente paragonabile a quelle che avrei potuto compiere nelle altre stagioni dell’anno.
L’autunno nonostante segnasse il passaggio verso l’inverno, di solito percepito come ostile, non mi creava inquietudine ma una profonda pace.
L’intensità di tutti quei colori mi aveva stregato.
La musica della vita
Ascolta la musica della vita e danza insieme a lei.
Segui il suo ritmo per sopravvivere.
Prendi il tuo tempo e ogni tanto fermati!
Fermati ad ascoltare il tuo cuore che palpita per una passione.
Fermati per capire cosa veramente conta nella tua vita.
Fermati ad assaporare le cose semplici che correndo, immancabilmente, possono sfuggirti.
Infine, fermati ad ascoltare il vento dei ricordi e, se non avrai mai smesso di danzare, ascolterai anche quello del rimpianto.
Fermati perché prima o poi l’orchestra smetterà di suonare, la musica non durerà per sempre e non potrai più danzare.
La partenza
Ripiegò con calma l’ultima camicia, la pose lentamente nella valigia che pesante giaceva sul letto.
Un ultimo sguardo alla stanza per accertarsi di non aver dimenticato nulla e uscì.
Il tempo per scendere le due rampe di scale che lo separavano dall’uscita gli sembrò durare un’eternità, tanta era la voglia di andarsene.
La poca luce in strada non gli impediva di scorgere le forme di una città che conosceva fin troppo bene e che lo aveva soffocato a tal punto da spingerlo a fuggire via.
Mentre camminava si rese conto che non aveva una meta, ma non gli importava: avrebbe deciso il destino. E, come spesso accade, il destino si presentò a lui, sotto forma di un autista di autobus che, vedendolo assorto davanti alla fermata, accostò il mezzo per farlo salire.
Il secco sbuffo del freno dell’autobus lo distolse per un attimo dai suoi confusi pensieri, la portiera si aprì e lui decise di salire. Un rapido sguardo per cercare un posto vicino al finestrino poi, con voce ruvida, chiese permesso a una donna e si mise a sedere. Finalmente si sarebbe allontanato da questa città che