Books by Gianfranco Zucca
Il lavoro in deroga: come la prima generazione nativa precaria affronta le penalizzazioni occupaz... more Il lavoro in deroga: come la prima generazione nativa precaria affronta le penalizzazioni occupazionali
Il volume propone un «viaggio nel lavoro di cura» svolto da collaboratrici e assistenti famigliar... more Il volume propone un «viaggio nel lavoro di cura» svolto da collaboratrici e assistenti famigliari nelle case delle famiglie italiane. Privilegiando il punto di vista delle/dei badanti, il libro mira a comprendere le trasformazioni che hanno investito e stanno investendo il lavoro domestico di cura e di assistenza alla persona presso il proprio domicilio in considerazione dell’allungamento della speranza di vita, delle migrazioni internazionali, della crisi economica e dei tagli al welfare, ovvero di quei processi che hanno investito il nostro Paese negli ultimi decenni.
La ricerca promossa dalle ACLI Colf, di cui nel libro si illustrano i risultati, fornisce un’immagine molto sfaccettata dell’identità, delle competenze, delle condizioni di lavoro, delle opinioni, delle aspettative
di tali lavoratrici e lavoratori. Vengono analizzate le trasformazioni del settore, considerando dunque l’emergere di questa nuova figura professionale
in un contesto di continua lotta tra sfruttamento, lavoro nero, abusi, da un lato, e nuove forme di tutela, maggiore riconoscimento della dignità e dei diritti anche per quei lavoratori da sempre meno protetti, dall’altro. Luci ed ombre si allungano su uno degli ambiti del mondo del lavoro più controversi del nostro Paese, di un pezzo d’Italia che vive le difficoltà di tenere insieme i bisogni di cura con il riconoscimento dei diritti, in un momento in cui tutto il mondo del lavoro è messo in discussione. Un viaggio che ci fa interrogare su cosa significa oggi «lavoro dignitoso» nel settore del lavoro di cura.
New York e San Francisco sono state le principali destinazioni degli italiani sulla costa dell’At... more New York e San Francisco sono state le principali destinazioni degli italiani sulla costa dell’Atlantico e del Pacifico nel periodo dei fl ussi di massa verso gli Stati Uniti. Il volume si interroga sull’odierno rapporto con l’Italia e sul senso dell’identità etnica dei discendenti degli immigrati giunti tra la fine dell’Ottocento
e l’inizio del Novecento. Preceduta da un’articolata ricostruzione delle vicende storiche dell’esperienza italiana a New York e a San Francisco, la risposta è fornita da oltre cinquanta interviste con italo-americani, di terza e quarta generazione, residenti in queste città. La loro assimilazione non ha cancellato l’ascendenza etnica. I giovani italo-americani continuano a usare e rielaborare le tradizioni e la cultura della terra d’origine. Rivelano anche una concezione della vita che, pur senza mettere in discussione l’adesione alla società statunitense, presenta elementi di italianità come il legame forte con la famiglia e la ricerca di ritmi di lavoro meno frenetici. Emerge così una comunità non collocabile in uno spazio fi sico, ma caratterizzata da una memoria condivisa e da un immaginario collettivo legati ancora all’Italia.
Papers by Gianfranco Zucca
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Terzo settore e partecipazione dei cittadini: volontariato, rappresentanza, cittadinanza attiva 2... more Terzo settore e partecipazione dei cittadini: volontariato, rappresentanza, cittadinanza attiva 2 Abstract Sebbene negli ultimi decenni sia andata declinando, la partecipazione sociale dei cittadini italiani rimane un tema molto studiato. Ricerche recenti si sono occupate delle forme individuali d'impegno, di quelle collegate al consumo e alle mobilitazioni locali, evidenziandone il carattere pro-sociale e finanche politico. L'impegno sociale tende quindi a differenziarsi: ci si può limitare ad un sostegno economico, tramite una donazione o destinare il 5X1000 ad una specifica associazione; si può partecipare, in modo più o meno intenso, alle attività portate avanti dall'organizzazione alla quale si è deciso di aderire o esprimere la propria carica partecipativa in al di fuori dell'associazione, anche tramite affiliazioni plurime. I cittadini attraverso il volontariato, l'associazionismo, ma anche le donazioni e le forme alternative di consumo, assemblano un personale repertorio partecipativo, differente a seconda della collocazione sociale, delle esperienze e delle motivazioni.Nelpaper si cerca di ricondurre questi differenti repertori ad alcuni tipi di base. Attraverso i dati raccolti in due diverse indagini realizzate dall'ISFOL su particolari sottogruppi di cittadini si tracciano alcuni profili di partecipazione sociale. Con una survey su un campione di iscritti ad associazioni di promozione sociale analizza il nocciolo duro del civismo italiano: quei cittadini che decidono di spendersi in prima persona all'interno di un'organizzazione sociale (grande o piccola che sia); un'altra indagine campionaria (su un campione di cittadini che destinano il 5xmille alle organizzazioni sociali) analizza soggetti che, pur non essendo necessariamente attivi all'interno del terzo settore, manifestano una forte vicinanza al mondo dell'associazionismo. Il confronto tra i dati raccolti in queste due rilevazioni evidenzia ampi margini di sovrapposizione e una forte articolazione dei comportamenti pro-sociali. In entrambe le indagini si nota che accanto alle forme più tradizionali di partecipazione sociale si stanno facendo spazio, comportamenti e stili di vita che benché possano apparire lontani dal concetto di civismo, vengono vissuti da chi se ne fa interprete in piena continuità con il proprio impegno sociale. Anche l'uso sociale del denaro (5X1000 e donazioni) presenta elementi di comunanza, almeno a livello di motivazioni, con forme più strutturate e impegnative di coinvolgimento. Nel complesso, sembra che la base sociale del terzo settore italiano stia diventando sempre più composita e differenziata, tramonta, in altre parole, l'immagine unitaria del "militante" e all'orizzonte si delineano differenti profili di impegno.
Le trasformazioni del lavoro domestico nella vita quotidiana tra qualità del lavoro e riconoscime... more Le trasformazioni del lavoro domestico nella vita quotidiana tra qualità del lavoro e riconoscimento delle competenze Anticipazioni dalla ricerca Roma -16 Giugno 2014 Indagine promossa da ACLI COLF Realizzata da IREF (Istituto di Ricerche Educative e Formative In collaborazione con le sedi territoriali di Acli Colf e del Patronato Acli Nota metodologica "Viaggio nel lavoro di cura" è un'indagine promossa da Acli Colf e Patronato Acli per comprendere le trasformazioni del lavoro domestico in Italia negli anni della crisi economica. La ricerca ha previsto due moduli: secondo, realizzato attraverso un'indagine con questionario strutturato. I risultati del primo modulo sono stati presentati n disponibili sul sito www.acli.it. Le anticipazioni del secondo modulo di indagine sono l'oggetto pubblicazione dei risultati definitivi di entrambi i moduli di indagine.
La ripresa economica è ostacolata non solo da una congiuntura internazionale negativa. La crisi h... more La ripresa economica è ostacolata non solo da una congiuntura internazionale negativa. La crisi ha ingigantito alcuni dei problemi storici del sistema Italia. In dieci punti, le debolezze dell'economia italiana e le misure che andrebbero prese per far ripartire il Paese.
Sebbene negli ultimi decenni sia andata declinando, la partecipazione sociale dei cittadini itali... more Sebbene negli ultimi decenni sia andata declinando, la partecipazione sociale dei cittadini italiani rimane un tema molto studiato. Ricerche recenti si sono occupate delle forme individuali d’impegno, di quelle collegate al consumo e alle mobilitazioni locali, evidenziandone il carattere pro-sociale e finanche politico. L’impegno sociale tende quindi a differenziarsi: ci si può limitare ad un sostegno economico, tramite una donazione o destinare il 5X1000 ad una specifica associazione; si può partecipare, in modo più o meno intenso, alle attività portate avanti dall’organizzazione alla quale si è deciso di aderire o esprimere la propria carica partecipativa in al di fuori dell’associazione, anche tramite affiliazioni plurime. I cittadini attraverso il volontariato, l’associazionismo, ma anche le donazioni e le forme alternative di consumo, assemblano un personale repertorio partecipativo, differente a seconda della collocazione sociale, delle esperienze e delle motivazioni.Nelpaper si cerca di ricondurre questi differenti repertori ad alcuni tipi di base. Attraverso i dati raccolti in due diverse indagini realizzate dall’ISFOL su particolari sottogruppi di cittadini si tracciano alcuni profili di partecipazione sociale. Con una survey su un campione di iscritti ad associazioni di promozione sociale analizza il nocciolo duro del civismo italiano: quei cittadini che decidono di spendersi in prima persona all’interno di un’organizzazione sociale (grande o piccola che sia); un’altra indagine campionaria (su un campione di cittadini che destinano il 5xmille alle organizzazioni sociali) analizza soggetti che, pur non essendo necessariamente attivi all’interno del terzo settore, manifestano una forte vicinanza al mondo dell’associazionismo.
Il confronto tra i dati raccolti in queste due rilevazioni evidenzia ampi margini di sovrapposizione e una forte articolazione dei comportamenti pro-sociali. In entrambe le indagini si nota che accanto alle forme più tradizionali di partecipazione sociale si stanno facendo spazio, comportamenti e stili di vita che benché possano apparire lontani dal concetto di civismo, vengono vissuti da chi se ne fa interprete in piena continuità con il proprio impegno sociale. Anche l’uso sociale del denaro (5X1000 e donazioni) presenta elementi di comunanza, almeno a livello di motivazioni, con forme più strutturate e impegnative di coinvolgimento. Nel complesso, sembra che la base sociale del terzo settore italiano stia diventando sempre più composita e differenziata, tramonta, in altre parole, l’immagine unitaria del “militante” e all’orizzonte si delineano differenti profili di impegno.
Il razzismo e, in genere, il pregiudizio etnico sono fenomeni difficili da quantificare, ciò nono... more Il razzismo e, in genere, il pregiudizio etnico sono fenomeni difficili da quantificare, ciò nonostante l’aver a disposizione dati utili a definirne l’estensione e precisarne le caratteristiche è indispensabile per sviluppare strategie di contrasto efficaci. Sotto questo profilo, le ricerche su base campionaria, di solito, offrono misure centrate sull’auto-percezione degli individui che, per quanto rappresentino un termine di paragone probante, tendono a sovra-rappresentare il fenomeno. L’alternativa è costituita da rilevazioni indirette, basate su dati amministrativi, che non sempre usano definizioni operative sufficientemente precise. Offrire una misura della discriminazione razziale implica dunque un’opera di bilanciamento tra la sensibilità rispetto alle esperienze di coloro che hanno subito il pregiudizio e una precisa identificazione dei casi. Il nuovo sistema di monitoraggio inaugurato nel 2010 dall’Ufficio Nazionale Anti-discriminazione (Unar) è un esempio interessante sia sotto il profilo organizzativo sia rispetto alle informazioni contenute nell’archivio. Il paper descrive le principali caratteristiche di questo sistema, evidenziandone punti forti e criticità, in particolare, rispetto al sistema di identificazione dei casi di discriminazione. Accanto a considerazioni di ordine metodologico, si offre una panoramica dell’informazione statistica disponibile sulla discriminazione, operando confronti tra la situazione italiana e quella europea. Infine, si delineano alcune proposte di integrazione, evidenziando le strade per implementare ulteriormente la conoscenza sulla discriminazione etnico-razziale.
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La ricerca promossa dalle ACLI Colf, di cui nel libro si illustrano i risultati, fornisce un’immagine molto sfaccettata dell’identità, delle competenze, delle condizioni di lavoro, delle opinioni, delle aspettative
di tali lavoratrici e lavoratori. Vengono analizzate le trasformazioni del settore, considerando dunque l’emergere di questa nuova figura professionale
in un contesto di continua lotta tra sfruttamento, lavoro nero, abusi, da un lato, e nuove forme di tutela, maggiore riconoscimento della dignità e dei diritti anche per quei lavoratori da sempre meno protetti, dall’altro. Luci ed ombre si allungano su uno degli ambiti del mondo del lavoro più controversi del nostro Paese, di un pezzo d’Italia che vive le difficoltà di tenere insieme i bisogni di cura con il riconoscimento dei diritti, in un momento in cui tutto il mondo del lavoro è messo in discussione. Un viaggio che ci fa interrogare su cosa significa oggi «lavoro dignitoso» nel settore del lavoro di cura.
e l’inizio del Novecento. Preceduta da un’articolata ricostruzione delle vicende storiche dell’esperienza italiana a New York e a San Francisco, la risposta è fornita da oltre cinquanta interviste con italo-americani, di terza e quarta generazione, residenti in queste città. La loro assimilazione non ha cancellato l’ascendenza etnica. I giovani italo-americani continuano a usare e rielaborare le tradizioni e la cultura della terra d’origine. Rivelano anche una concezione della vita che, pur senza mettere in discussione l’adesione alla società statunitense, presenta elementi di italianità come il legame forte con la famiglia e la ricerca di ritmi di lavoro meno frenetici. Emerge così una comunità non collocabile in uno spazio fi sico, ma caratterizzata da una memoria condivisa e da un immaginario collettivo legati ancora all’Italia.
Papers by Gianfranco Zucca
Il confronto tra i dati raccolti in queste due rilevazioni evidenzia ampi margini di sovrapposizione e una forte articolazione dei comportamenti pro-sociali. In entrambe le indagini si nota che accanto alle forme più tradizionali di partecipazione sociale si stanno facendo spazio, comportamenti e stili di vita che benché possano apparire lontani dal concetto di civismo, vengono vissuti da chi se ne fa interprete in piena continuità con il proprio impegno sociale. Anche l’uso sociale del denaro (5X1000 e donazioni) presenta elementi di comunanza, almeno a livello di motivazioni, con forme più strutturate e impegnative di coinvolgimento. Nel complesso, sembra che la base sociale del terzo settore italiano stia diventando sempre più composita e differenziata, tramonta, in altre parole, l’immagine unitaria del “militante” e all’orizzonte si delineano differenti profili di impegno.
La ricerca promossa dalle ACLI Colf, di cui nel libro si illustrano i risultati, fornisce un’immagine molto sfaccettata dell’identità, delle competenze, delle condizioni di lavoro, delle opinioni, delle aspettative
di tali lavoratrici e lavoratori. Vengono analizzate le trasformazioni del settore, considerando dunque l’emergere di questa nuova figura professionale
in un contesto di continua lotta tra sfruttamento, lavoro nero, abusi, da un lato, e nuove forme di tutela, maggiore riconoscimento della dignità e dei diritti anche per quei lavoratori da sempre meno protetti, dall’altro. Luci ed ombre si allungano su uno degli ambiti del mondo del lavoro più controversi del nostro Paese, di un pezzo d’Italia che vive le difficoltà di tenere insieme i bisogni di cura con il riconoscimento dei diritti, in un momento in cui tutto il mondo del lavoro è messo in discussione. Un viaggio che ci fa interrogare su cosa significa oggi «lavoro dignitoso» nel settore del lavoro di cura.
e l’inizio del Novecento. Preceduta da un’articolata ricostruzione delle vicende storiche dell’esperienza italiana a New York e a San Francisco, la risposta è fornita da oltre cinquanta interviste con italo-americani, di terza e quarta generazione, residenti in queste città. La loro assimilazione non ha cancellato l’ascendenza etnica. I giovani italo-americani continuano a usare e rielaborare le tradizioni e la cultura della terra d’origine. Rivelano anche una concezione della vita che, pur senza mettere in discussione l’adesione alla società statunitense, presenta elementi di italianità come il legame forte con la famiglia e la ricerca di ritmi di lavoro meno frenetici. Emerge così una comunità non collocabile in uno spazio fi sico, ma caratterizzata da una memoria condivisa e da un immaginario collettivo legati ancora all’Italia.
Il confronto tra i dati raccolti in queste due rilevazioni evidenzia ampi margini di sovrapposizione e una forte articolazione dei comportamenti pro-sociali. In entrambe le indagini si nota che accanto alle forme più tradizionali di partecipazione sociale si stanno facendo spazio, comportamenti e stili di vita che benché possano apparire lontani dal concetto di civismo, vengono vissuti da chi se ne fa interprete in piena continuità con il proprio impegno sociale. Anche l’uso sociale del denaro (5X1000 e donazioni) presenta elementi di comunanza, almeno a livello di motivazioni, con forme più strutturate e impegnative di coinvolgimento. Nel complesso, sembra che la base sociale del terzo settore italiano stia diventando sempre più composita e differenziata, tramonta, in altre parole, l’immagine unitaria del “militante” e all’orizzonte si delineano differenti profili di impegno.