OBJECTIVE To evaluate the possible role of autoimmunity in the pathogenesis of diabetes associate... more OBJECTIVE To evaluate the possible role of autoimmunity in the pathogenesis of diabetes associated with B-thalassemia, we studied a cohort of 53 B-thalassemic individuals, under long term blood transfusion, that included twelve patients with diabetes (22.6%). MATERIAL AND METHODS To evaluate the activation of an autoimmune response, individuals were tested for islet cell antibodies (ICA), glutamic acid decarboxylase (GAD) autoantibodies, insulin autoantibodies (IAA) and serum anti-nuclear antibodies (ANA). RESULTS Nine of the total B-thalassemic population (16.98%) were ICA-positive. The frequency of ICA-positive subjects among thalassemic individuals was higher than in the general population. Five (41.6%) of the ICA-positive individuals were diabetic. Of these, three were serum C-peptide-negative (<0.21 nmol/l). HLA class II typing of our thalassemic population did not reveal significantly different allelic frequencies with respect to the control population. CONCLUSIONS Our stud...
223 cases with chronic lymphoid leukemia (CLL) were subjected to a prospective study on the prese... more 223 cases with chronic lymphoid leukemia (CLL) were subjected to a prospective study on the presence of adeno- and splenomegaly at diagnosis and their subsequent variation. Subjects with no initial organ involvement were usually female (76%) and of old age (mean 69.2 years). Adenopathy or combined lymph node and spleen enlargement were inversely proportional to the mean age at diagnosis. Subsequent organ enlargement was noted in 11.7% of patients with no initial organomegaly, splenomegaly in 15% of patients with adenopathy only and adenopathy in 15% of patients with splenomegaly only. Except in the few cases with leukopenia, particularly high leuklocyte levels were noted in patients with splenomegaly (with or without adenopathy). Anemia at diagnosis was not related to the degree of organ enlargement. It is suggested that qualitative and also quantitative differences in organomegaly in CLL merit further study to establish their underlying mechanisms. CLL must be seen as something mor...
Uno studio preliminare condotto da Mmg di Venaria Reale (TO) in collaborazione con il Politecnico... more Uno studio preliminare condotto da Mmg di Venaria Reale (TO) in collaborazione con il Politecnico di Torino ha tentato di verificare se all'aumentata concentrazione di ripetitori di telefonia mobile potesse corrispondere un'aumentata incidenza di alterazioni della formula leucocitaria nei propri assistiti. In un solo quartiere i due fenomeni appaiono correlati, ma rimane la necessità di ulteriori indagini su larga scala per valutare il potenziale danno delle onde elettromagnetiche sulla salute el tutto recentemente è notevolmente aumentato l'interesse sui potenziali effetti dannosi legati alla diffusione sul territorio di un gran numero di impianti di telefonia mobile. Il problema è rilevante in primo luogo per la diffusione dei telefoni cellulari e per il loro impiego sempre più esteso; d'altra parte la letteratura scientifica sugli effetti biologici delle onde elettromagnetiche è decisamente povera. L'accordo integrativo regionale per la medicina generale obbliga i medici di famiglia a formare delle équipes territoriali e a riunirsi mensilmente con il preciso intento di progettare ricerche soprattutto epidemiologiche, ma anche di farmacoeconomia e cliniche, che attuate in ambiente extraospedaliero abbiano un forte impatto sociale e una valenza scientifica. È questo a nostro avviso un serio tentativo di fare uscire la medicina di famiglia dalle angustie di un ruolo di Cenerentola dell'apparato socio-sanitario in cui sino ad ora è stata relegata. Proprio nell'ambito dei lavori di ricerca effettuati sul territorio da parte di una équipe medica che opera nel comune di Venaria Reale, nella prima cintura di Torino, particolare importanza crediamo abbia rivestito il tentativo di verificare se all'aumentata concentrazione di ripetitori di telefonia mobile potesse corrispondere un aumento dell'incidenza di alterazioni della formula leucocitaria. La linfocitosi assoluta consiste nell'aumento del numero totale dei linfociti al di sopra dei valori di riferimento per l'età considerata. Essa può essere di natura reattiva, come è frequente osservare in risposta a stimolazioni infettive, per lo più di natura virale, oppure può essere primitiva: è questo soprattutto il caso di malattie linfoproliferative croniche, in particolare la leucemia linfatica cronica e i linfomi a interessamento midollare ("leucemizzati"). Molto più frequente tuttavia è il riscontro di sola linfocitosi relativa, cioè di un aumento della percentuale di linfociti nella formula leucocitaria, con numero assoluto nella norma. In alcuni di questi casi, la quota percentuale dei linfociti supera quella dei granulociti neutrofili, per cui si parla di inversione della formula leucocitaria. Salvo che nella fase del tutto precoce di malattia linfoproliferativa, la linfocitosi relativa non è quasi mai espressione di una patologia linfocitaria primitiva, essendo in genere la conseguenza di una neutropenia, spesso lieve e temporanea e priva di significato patologico. Da queste considerazioni si evince l'importanza di un riscontro precoce di una linfocitosi e quindi l'importanza di determinare eventuali fattori implicati nella genesi di questa alterazione ematologica. Da qui è nata l'idea del nostro studio.
Uno studio preliminare condotto da Mmg di Venaria Reale (TO) in collaborazione con il Politecnico... more Uno studio preliminare condotto da Mmg di Venaria Reale (TO) in collaborazione con il Politecnico di Torino ha tentato di verificare se all'aumentata concentrazione di ripetitori di telefonia mobile potesse corrispondere un'aumentata incidenza di alterazioni della formula leucocitaria nei propri assistiti. In un solo quartiere i due fenomeni appaiono correlati, ma rimane la necessità di ulteriori indagini su larga scala per valutare il potenziale danno delle onde elettromagnetiche sulla salute el tutto recentemente è notevolmente aumentato l'interesse sui potenziali effetti dannosi legati alla diffusione sul territorio di un gran numero di impianti di telefonia mobile. Il problema è rilevante in primo luogo per la diffusione dei telefoni cellulari e per il loro impiego sempre più esteso; d'altra parte la letteratura scientifica sugli effetti biologici delle onde elettromagnetiche è decisamente povera. L'accordo integrativo regionale per la medicina generale obbliga i medici di famiglia a formare delle équipes territoriali e a riunirsi mensilmente con il preciso intento di progettare ricerche soprattutto epidemiologiche, ma anche di farmacoeconomia e cliniche, che attuate in ambiente extraospedaliero abbiano un forte impatto sociale e una valenza scientifica. È questo a nostro avviso un serio tentativo di fare uscire la medicina di famiglia dalle angustie di un ruolo di Cenerentola dell'apparato socio-sanitario in cui sino ad ora è stata relegata. Proprio nell'ambito dei lavori di ricerca effettuati sul territorio da parte di una équipe medica che opera nel comune di Venaria Reale, nella prima cintura di Torino, particolare importanza crediamo abbia rivestito il tentativo di verificare se all'aumentata concentrazione di ripetitori di telefonia mobile potesse corrispondere un aumento dell'incidenza di alterazioni della formula leucocitaria. La linfocitosi assoluta consiste nell'aumento del numero totale dei linfociti al di sopra dei valori di riferimento per l'età considerata. Essa può essere di natura reattiva, come è frequente osservare in risposta a stimolazioni infettive, per lo più di natura virale, oppure può essere primitiva: è questo soprattutto il caso di malattie linfoproliferative croniche, in particolare la leucemia linfatica cronica e i linfomi a interessamento midollare ("leucemizzati"). Molto più frequente tuttavia è il riscontro di sola linfocitosi relativa, cioè di un aumento della percentuale di linfociti nella formula leucocitaria, con numero assoluto nella norma. In alcuni di questi casi, la quota percentuale dei linfociti supera quella dei granulociti neutrofili, per cui si parla di inversione della formula leucocitaria. Salvo che nella fase del tutto precoce di malattia linfoproliferativa, la linfocitosi relativa non è quasi mai espressione di una patologia linfocitaria primitiva, essendo in genere la conseguenza di una neutropenia, spesso lieve e temporanea e priva di significato patologico. Da queste considerazioni si evince l'importanza di un riscontro precoce di una linfocitosi e quindi l'importanza di determinare eventuali fattori implicati nella genesi di questa alterazione ematologica. Da qui è nata l'idea del nostro studio.
To evaluate the possible role of autoimmunity in the pathogenesis of diabetes associated with B-t... more To evaluate the possible role of autoimmunity in the pathogenesis of diabetes associated with B-thalassemia, we studied a cohort of 53 B-thalassemic individuals, under long term blood transfusion, that included twelve patients with diabetes (22.6%). To evaluate the activation of an autoimmune response, individuals were tested for islet cell antibodies (ICA), glutamic acid decarboxylase (GAD) autoantibodies, insulin autoantibodies (IAA) and serum anti-nuclear antibodies (ANA). Nine of the total B-thalassemic population (16.98%) were ICA-positive. The frequency of ICA-positive subjects among thalassemic individuals was higher than in the general population. Five (41.6%) of the ICA-positive individuals were diabetic. Of these, three were serum C-peptide-negative (<0.21 nmol/l). HLA class II typing of our thalassemic population did not reveal significantly different allelic frequencies with respect to the control population. Our study demonstrates evidence of immune system activation...
OBJECTIVE To evaluate the possible role of autoimmunity in the pathogenesis of diabetes associate... more OBJECTIVE To evaluate the possible role of autoimmunity in the pathogenesis of diabetes associated with B-thalassemia, we studied a cohort of 53 B-thalassemic individuals, under long term blood transfusion, that included twelve patients with diabetes (22.6%). MATERIAL AND METHODS To evaluate the activation of an autoimmune response, individuals were tested for islet cell antibodies (ICA), glutamic acid decarboxylase (GAD) autoantibodies, insulin autoantibodies (IAA) and serum anti-nuclear antibodies (ANA). RESULTS Nine of the total B-thalassemic population (16.98%) were ICA-positive. The frequency of ICA-positive subjects among thalassemic individuals was higher than in the general population. Five (41.6%) of the ICA-positive individuals were diabetic. Of these, three were serum C-peptide-negative (<0.21 nmol/l). HLA class II typing of our thalassemic population did not reveal significantly different allelic frequencies with respect to the control population. CONCLUSIONS Our stud...
223 cases with chronic lymphoid leukemia (CLL) were subjected to a prospective study on the prese... more 223 cases with chronic lymphoid leukemia (CLL) were subjected to a prospective study on the presence of adeno- and splenomegaly at diagnosis and their subsequent variation. Subjects with no initial organ involvement were usually female (76%) and of old age (mean 69.2 years). Adenopathy or combined lymph node and spleen enlargement were inversely proportional to the mean age at diagnosis. Subsequent organ enlargement was noted in 11.7% of patients with no initial organomegaly, splenomegaly in 15% of patients with adenopathy only and adenopathy in 15% of patients with splenomegaly only. Except in the few cases with leukopenia, particularly high leuklocyte levels were noted in patients with splenomegaly (with or without adenopathy). Anemia at diagnosis was not related to the degree of organ enlargement. It is suggested that qualitative and also quantitative differences in organomegaly in CLL merit further study to establish their underlying mechanisms. CLL must be seen as something mor...
Uno studio preliminare condotto da Mmg di Venaria Reale (TO) in collaborazione con il Politecnico... more Uno studio preliminare condotto da Mmg di Venaria Reale (TO) in collaborazione con il Politecnico di Torino ha tentato di verificare se all'aumentata concentrazione di ripetitori di telefonia mobile potesse corrispondere un'aumentata incidenza di alterazioni della formula leucocitaria nei propri assistiti. In un solo quartiere i due fenomeni appaiono correlati, ma rimane la necessità di ulteriori indagini su larga scala per valutare il potenziale danno delle onde elettromagnetiche sulla salute el tutto recentemente è notevolmente aumentato l'interesse sui potenziali effetti dannosi legati alla diffusione sul territorio di un gran numero di impianti di telefonia mobile. Il problema è rilevante in primo luogo per la diffusione dei telefoni cellulari e per il loro impiego sempre più esteso; d'altra parte la letteratura scientifica sugli effetti biologici delle onde elettromagnetiche è decisamente povera. L'accordo integrativo regionale per la medicina generale obbliga i medici di famiglia a formare delle équipes territoriali e a riunirsi mensilmente con il preciso intento di progettare ricerche soprattutto epidemiologiche, ma anche di farmacoeconomia e cliniche, che attuate in ambiente extraospedaliero abbiano un forte impatto sociale e una valenza scientifica. È questo a nostro avviso un serio tentativo di fare uscire la medicina di famiglia dalle angustie di un ruolo di Cenerentola dell'apparato socio-sanitario in cui sino ad ora è stata relegata. Proprio nell'ambito dei lavori di ricerca effettuati sul territorio da parte di una équipe medica che opera nel comune di Venaria Reale, nella prima cintura di Torino, particolare importanza crediamo abbia rivestito il tentativo di verificare se all'aumentata concentrazione di ripetitori di telefonia mobile potesse corrispondere un aumento dell'incidenza di alterazioni della formula leucocitaria. La linfocitosi assoluta consiste nell'aumento del numero totale dei linfociti al di sopra dei valori di riferimento per l'età considerata. Essa può essere di natura reattiva, come è frequente osservare in risposta a stimolazioni infettive, per lo più di natura virale, oppure può essere primitiva: è questo soprattutto il caso di malattie linfoproliferative croniche, in particolare la leucemia linfatica cronica e i linfomi a interessamento midollare ("leucemizzati"). Molto più frequente tuttavia è il riscontro di sola linfocitosi relativa, cioè di un aumento della percentuale di linfociti nella formula leucocitaria, con numero assoluto nella norma. In alcuni di questi casi, la quota percentuale dei linfociti supera quella dei granulociti neutrofili, per cui si parla di inversione della formula leucocitaria. Salvo che nella fase del tutto precoce di malattia linfoproliferativa, la linfocitosi relativa non è quasi mai espressione di una patologia linfocitaria primitiva, essendo in genere la conseguenza di una neutropenia, spesso lieve e temporanea e priva di significato patologico. Da queste considerazioni si evince l'importanza di un riscontro precoce di una linfocitosi e quindi l'importanza di determinare eventuali fattori implicati nella genesi di questa alterazione ematologica. Da qui è nata l'idea del nostro studio.
Uno studio preliminare condotto da Mmg di Venaria Reale (TO) in collaborazione con il Politecnico... more Uno studio preliminare condotto da Mmg di Venaria Reale (TO) in collaborazione con il Politecnico di Torino ha tentato di verificare se all'aumentata concentrazione di ripetitori di telefonia mobile potesse corrispondere un'aumentata incidenza di alterazioni della formula leucocitaria nei propri assistiti. In un solo quartiere i due fenomeni appaiono correlati, ma rimane la necessità di ulteriori indagini su larga scala per valutare il potenziale danno delle onde elettromagnetiche sulla salute el tutto recentemente è notevolmente aumentato l'interesse sui potenziali effetti dannosi legati alla diffusione sul territorio di un gran numero di impianti di telefonia mobile. Il problema è rilevante in primo luogo per la diffusione dei telefoni cellulari e per il loro impiego sempre più esteso; d'altra parte la letteratura scientifica sugli effetti biologici delle onde elettromagnetiche è decisamente povera. L'accordo integrativo regionale per la medicina generale obbliga i medici di famiglia a formare delle équipes territoriali e a riunirsi mensilmente con il preciso intento di progettare ricerche soprattutto epidemiologiche, ma anche di farmacoeconomia e cliniche, che attuate in ambiente extraospedaliero abbiano un forte impatto sociale e una valenza scientifica. È questo a nostro avviso un serio tentativo di fare uscire la medicina di famiglia dalle angustie di un ruolo di Cenerentola dell'apparato socio-sanitario in cui sino ad ora è stata relegata. Proprio nell'ambito dei lavori di ricerca effettuati sul territorio da parte di una équipe medica che opera nel comune di Venaria Reale, nella prima cintura di Torino, particolare importanza crediamo abbia rivestito il tentativo di verificare se all'aumentata concentrazione di ripetitori di telefonia mobile potesse corrispondere un aumento dell'incidenza di alterazioni della formula leucocitaria. La linfocitosi assoluta consiste nell'aumento del numero totale dei linfociti al di sopra dei valori di riferimento per l'età considerata. Essa può essere di natura reattiva, come è frequente osservare in risposta a stimolazioni infettive, per lo più di natura virale, oppure può essere primitiva: è questo soprattutto il caso di malattie linfoproliferative croniche, in particolare la leucemia linfatica cronica e i linfomi a interessamento midollare ("leucemizzati"). Molto più frequente tuttavia è il riscontro di sola linfocitosi relativa, cioè di un aumento della percentuale di linfociti nella formula leucocitaria, con numero assoluto nella norma. In alcuni di questi casi, la quota percentuale dei linfociti supera quella dei granulociti neutrofili, per cui si parla di inversione della formula leucocitaria. Salvo che nella fase del tutto precoce di malattia linfoproliferativa, la linfocitosi relativa non è quasi mai espressione di una patologia linfocitaria primitiva, essendo in genere la conseguenza di una neutropenia, spesso lieve e temporanea e priva di significato patologico. Da queste considerazioni si evince l'importanza di un riscontro precoce di una linfocitosi e quindi l'importanza di determinare eventuali fattori implicati nella genesi di questa alterazione ematologica. Da qui è nata l'idea del nostro studio.
To evaluate the possible role of autoimmunity in the pathogenesis of diabetes associated with B-t... more To evaluate the possible role of autoimmunity in the pathogenesis of diabetes associated with B-thalassemia, we studied a cohort of 53 B-thalassemic individuals, under long term blood transfusion, that included twelve patients with diabetes (22.6%). To evaluate the activation of an autoimmune response, individuals were tested for islet cell antibodies (ICA), glutamic acid decarboxylase (GAD) autoantibodies, insulin autoantibodies (IAA) and serum anti-nuclear antibodies (ANA). Nine of the total B-thalassemic population (16.98%) were ICA-positive. The frequency of ICA-positive subjects among thalassemic individuals was higher than in the general population. Five (41.6%) of the ICA-positive individuals were diabetic. Of these, three were serum C-peptide-negative (<0.21 nmol/l). HLA class II typing of our thalassemic population did not reveal significantly different allelic frequencies with respect to the control population. Our study demonstrates evidence of immune system activation...
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