Papers by Guido Reverdito
Fin dal momento in cui Zavattini lesse Ladri di biciclette di Luigi Bartolini e lo segnalò all’am... more Fin dal momento in cui Zavattini lesse Ladri di biciclette di Luigi Bartolini e lo segnalò all’amico De Sica avendo intuito che nel romanzo da poco pubblicato c’erano elementi sufficienti per far pensare a costruttivi sviluppi futuri sul piano cinematografico, i rapporti tra i due scrittori si presentarono subito come caratterizzati da una latente tensione destinata a sfociare, di lì a poco, in aperto contrasto. Un contrasto che, negli anni, molti studiosi avrebbero letto e interpretato come lo specchio reale e l’anticipazione concreta della distanza abissale che, una volta completata la lavorazione e distribuita la pellicola nelle sale, si sarebbe inevitabilmente avvertita tra lo spirito e le forme del romanzo bartoliniano e il “tradimento” fattone dal tandem De Sica-Zavattini nel film.
Quando Bartolini vide il lungometraggio che era stato tratto dal proprio romanzo, non fu certamente felice nel constatare che De Sica e Zavattini avevano apportato modifiche sostanziali tanto all’epoca dell’ambientazione e alla caratterizzazione della figura del protagonista quanto alla struttura stessa del plot e, soprattutto, al finale della vicenda. Al punto da arrivare a scrivere che avrebbe preferito che si dicesse che il film non aveva nulla a che spartire col libro al quale era ispirato.
Insistere a distanza di sessant’anni su questo dettaglio può sembrare solo in parte ozioso: se Bartolini non avesse reagito a caldo in modo tanto risentito di fronte all’irriconoscibilità del film rispetto al testo cui si ispirava, probabilmente molti studiosi che in questo lungo lasso di tempo hanno effettuato una lettura comparata dei due testi avrebbero avuto un approccio meno condizionato in partenza e non si sarebbero sentiti autorizzati quasi per principio e per costruzione (sulla scorta di un implicito placet formale da parte dello scrittore marchigiano) a insistere sulle marcatissime differenze narrative e strutturali tra film e romanzo, liquidando invece con una certa sbrigatività i numerosi elementi di contatto esistenti e i molteplici indizi disseminati nel tessuto del romanzo che, inquadrati oggi da un diverso e più oggettivo punto di vista, permettono di affermare che anche in alcune delle soluzioni ritenute maggiormente di rottura in sede prima di soggetto e poi di sceneggiatura Zavattini attinse a piene mani al romanzo e non si limitò ad avere brillanti intuizioni dopo aver effettuato numerosi sopralluoghi sul campo.
Il presente lavoro - lungi dal voler tornare in maniera pedissequa sulla vexatissima quaestio dei difficili rapporti tra letteratura e trasposizione filmica ma ancor più dal voler aprire un fronte polemico con quanti hanno già in passato affrontato il problema dell’analisi comparata dei due testi - vuole più semplicemente attirare l’attenzione su questo particolare aspetto della questione, invitando a una riflessione scevra da pregiudizi e a un’analisi che non si limiti alle evidenze di superficie, ma entri nel tessuto profondo del libro per riesumare quegli elementi che possono servire per dimostrare come anche dietro la sceneggiatura (e non solo dietro al film in qualità di prodotto finito e oggetto dell’indagine degli studiosi) vi sia una serie di scaltrite operazioni letterarie messe in opera da Zavattini e dal quintetto che collaborò con lui nella scrittura per sfruttare al meglio spunti narrativi e nuclei tematici già presenti nel romanzo di Bartolini ma in seguito interpretati nel film come brillanti innovazioni e originali sfruttamenti tipici soltanto del film.
This paper outlines a classroom project for a module on Contemporary Italian Cinema taught in Flo... more This paper outlines a classroom project for a module on Contemporary Italian Cinema taught in Florence, which examined changing attitudes in Italian society towards LGBTQ issues through the analysis of three major films. The project had a two-fold purpose: firstly, to invite students to compare and contrast different ways of perceiving and accepting the presence of sexual diversity in American and Italian society; and secondly, to enable students to understand how Italian cinema has attempted to represent this diversity.
Questo articolo analizza come l'atteggiamento che il cinema italiano (sin dai tempi del Fascismo)... more Questo articolo analizza come l'atteggiamento che il cinema italiano (sin dai tempi del Fascismo) nei confronti della diversità sessuale sia sempre stato combattuto tra un sostanziale e categorico rifiuto e uno sfruttamento derisorio del tema a fini creativamente strumentali di proporre al pubblico macchiette bozzettistiche create appositamente per denigrare il concetto stesso di diversità. Nella sua seconda parte l'articolo si concentra sull'analisi dell'atteggiamento del cinema italiano nei giorni nostri: una produzione nella quale, a fronte di un porsi più maturo e consapevole nei confronti della materia, la tendenza quasi istintiva a sfruttare comicamente il tema della diversità sessuale non ha cessato di essere presente, ed è solo in parte bilanciata da rare eccezioni (spesso rappresentate da autori non italiani attivi però all'interno del contesto produttivo nazionale) di cineasti capaci di affrontare in maniera consapevole e matura una tematica troppo a lungo relegata a detonatore di comicità irrispettosa.
Books by Guido Reverdito
Per la maggior parte dei lettori Giorgio Scerbanenco è uno dei maestri indiscussi del giallo ital... more Per la maggior parte dei lettori Giorgio Scerbanenco è uno dei maestri indiscussi del giallo italiano. I quattro romanzi incentrati intorno alla figura del medico poliziotto Duca Lamberti che lo hanno reso unautore di culto non sono però il frutto di un’esplosione improvvisa ma l’inevitabile approdo di un lungo viaggio letterario in cui l’attrazione per la dimensione del poliziesco è stata una costante che dagli esordi negli anni ’30 lo ha accompagnato per tutta la vita. Questo libro ne ripercorre le prime tappe pedinando lo Scerbanenco dei primordi per ridare il giusto peso a una fondamentale stagione creativa che troppo spesso ha sofferto del paragone con le opere della maturità, ma senza la quale l’ossessione per il giallo non si sarebbe convertita in potente detonatore dei capolavori di fine anni ’60.
Books Chapters by Guido Reverdito
Analisi storico-contenutistica di "Milano calibro 9" e de "Il centodelitti", le due principali ra... more Analisi storico-contenutistica di "Milano calibro 9" e de "Il centodelitti", le due principali raccolte di racconti di Giorgio Scerbanenco che per la prima volta raccontano l'Italia del boom economico vista nel suo vero volto. Ovvero quello di un paese passato in maniera fin troppo repentina da una fisionomia quasi esclusivamente agricola a una vocazione marcatamente industriale, senza però che il tessuto sociale fosse pronto ad assorbire tale trasformazione, creando così effetti devastanti che poi sarebbero in parte sfociati nei disagi della primavera del ‘68 e in parte nell’affiorare un po’ dovunque di sacche di insofferenza e repressione. Un passaggio questo che non poteva non comportare pericolose conseguenze a livello sociale destinate, a loro volta, a imporre sui palcoscenici della vita quotidiana delle grandi metropoli l’inevitabile fiorire di una criminalità nuova: e cioè una nuova tipologia di delinquenti, incarogniti e feroci quanto bastava per essere l’espressione prima del malessere sociale, ma capace anche di spazzare via in un attimo quel gangsterismo vagamente signorile e romantico che era l’universo delle varie “male” diffuso un po’ ovunque nei grandi centri urbani del Nord.
Giorgio Scerbanenco e il cuore nero del giallo di casa nostra Viaggio al termine dell'ossessione ... more Giorgio Scerbanenco e il cuore nero del giallo di casa nostra Viaggio al termine dell'ossessione di una vita Copyright © MMXIV ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A-B Roma () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell'Editore. I edizione: giugno Per G. & G. 7 Indice 9 Introduzione Arcipelago Scerbanenco, 9 -Scerbanenco e la «rivoluzione copernicana» del giallo Italiano, 12 -Prima della rivoluzione, 16. 23 Capitolo I Archeologia di un'ossessione 1.1. Gli esordi su «La Rivista di Lecco», 23 -1.2. Che i piccoli vengano a me, 34 -1.3. A volte ritornano. «Un grande romanzo poliziesco di Giorgio Scerbanenco», 48. 65 Capitolo II Un Americano sui Navigli 2.1. «Gangsters e G-Men. Tutt'azione. Come un film», 65 -2.2. Spaghetti hard-boiled, 79. 91 Capitolo III Scaldando i motori 3.1. Tre anni di buio e due donne del mistero, 91 -3.2. Al servizio di chi offre di più: due padroni e nessun servo, 113 -3.3. Alla corte di Mondadori, 128 -3.4. Radiodrammi, che passione!, 137 -3.5. Intermezzo rosa e quattro passi nel fantasy, 139. 145 Capitolo IV Piedipiatti in orbace 4.1. A scoppio ritardato, 145 -4.2. «Questo libro non vi lascerà dormire». C'era una volta il giallo Mondadori, 148 -4.3. Dal giallo al giallo: da metonimia (forse) casuale a successo sempreverde, 155 -4.4. «La malattia letteraria meno squisita e meno spiritosa del nostro tempo», 160 -4.5. «Fra i prediletti dell'umanità di oggi». Ragioni e numeri di un enorme successo
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Quando Bartolini vide il lungometraggio che era stato tratto dal proprio romanzo, non fu certamente felice nel constatare che De Sica e Zavattini avevano apportato modifiche sostanziali tanto all’epoca dell’ambientazione e alla caratterizzazione della figura del protagonista quanto alla struttura stessa del plot e, soprattutto, al finale della vicenda. Al punto da arrivare a scrivere che avrebbe preferito che si dicesse che il film non aveva nulla a che spartire col libro al quale era ispirato.
Insistere a distanza di sessant’anni su questo dettaglio può sembrare solo in parte ozioso: se Bartolini non avesse reagito a caldo in modo tanto risentito di fronte all’irriconoscibilità del film rispetto al testo cui si ispirava, probabilmente molti studiosi che in questo lungo lasso di tempo hanno effettuato una lettura comparata dei due testi avrebbero avuto un approccio meno condizionato in partenza e non si sarebbero sentiti autorizzati quasi per principio e per costruzione (sulla scorta di un implicito placet formale da parte dello scrittore marchigiano) a insistere sulle marcatissime differenze narrative e strutturali tra film e romanzo, liquidando invece con una certa sbrigatività i numerosi elementi di contatto esistenti e i molteplici indizi disseminati nel tessuto del romanzo che, inquadrati oggi da un diverso e più oggettivo punto di vista, permettono di affermare che anche in alcune delle soluzioni ritenute maggiormente di rottura in sede prima di soggetto e poi di sceneggiatura Zavattini attinse a piene mani al romanzo e non si limitò ad avere brillanti intuizioni dopo aver effettuato numerosi sopralluoghi sul campo.
Il presente lavoro - lungi dal voler tornare in maniera pedissequa sulla vexatissima quaestio dei difficili rapporti tra letteratura e trasposizione filmica ma ancor più dal voler aprire un fronte polemico con quanti hanno già in passato affrontato il problema dell’analisi comparata dei due testi - vuole più semplicemente attirare l’attenzione su questo particolare aspetto della questione, invitando a una riflessione scevra da pregiudizi e a un’analisi che non si limiti alle evidenze di superficie, ma entri nel tessuto profondo del libro per riesumare quegli elementi che possono servire per dimostrare come anche dietro la sceneggiatura (e non solo dietro al film in qualità di prodotto finito e oggetto dell’indagine degli studiosi) vi sia una serie di scaltrite operazioni letterarie messe in opera da Zavattini e dal quintetto che collaborò con lui nella scrittura per sfruttare al meglio spunti narrativi e nuclei tematici già presenti nel romanzo di Bartolini ma in seguito interpretati nel film come brillanti innovazioni e originali sfruttamenti tipici soltanto del film.
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Quando Bartolini vide il lungometraggio che era stato tratto dal proprio romanzo, non fu certamente felice nel constatare che De Sica e Zavattini avevano apportato modifiche sostanziali tanto all’epoca dell’ambientazione e alla caratterizzazione della figura del protagonista quanto alla struttura stessa del plot e, soprattutto, al finale della vicenda. Al punto da arrivare a scrivere che avrebbe preferito che si dicesse che il film non aveva nulla a che spartire col libro al quale era ispirato.
Insistere a distanza di sessant’anni su questo dettaglio può sembrare solo in parte ozioso: se Bartolini non avesse reagito a caldo in modo tanto risentito di fronte all’irriconoscibilità del film rispetto al testo cui si ispirava, probabilmente molti studiosi che in questo lungo lasso di tempo hanno effettuato una lettura comparata dei due testi avrebbero avuto un approccio meno condizionato in partenza e non si sarebbero sentiti autorizzati quasi per principio e per costruzione (sulla scorta di un implicito placet formale da parte dello scrittore marchigiano) a insistere sulle marcatissime differenze narrative e strutturali tra film e romanzo, liquidando invece con una certa sbrigatività i numerosi elementi di contatto esistenti e i molteplici indizi disseminati nel tessuto del romanzo che, inquadrati oggi da un diverso e più oggettivo punto di vista, permettono di affermare che anche in alcune delle soluzioni ritenute maggiormente di rottura in sede prima di soggetto e poi di sceneggiatura Zavattini attinse a piene mani al romanzo e non si limitò ad avere brillanti intuizioni dopo aver effettuato numerosi sopralluoghi sul campo.
Il presente lavoro - lungi dal voler tornare in maniera pedissequa sulla vexatissima quaestio dei difficili rapporti tra letteratura e trasposizione filmica ma ancor più dal voler aprire un fronte polemico con quanti hanno già in passato affrontato il problema dell’analisi comparata dei due testi - vuole più semplicemente attirare l’attenzione su questo particolare aspetto della questione, invitando a una riflessione scevra da pregiudizi e a un’analisi che non si limiti alle evidenze di superficie, ma entri nel tessuto profondo del libro per riesumare quegli elementi che possono servire per dimostrare come anche dietro la sceneggiatura (e non solo dietro al film in qualità di prodotto finito e oggetto dell’indagine degli studiosi) vi sia una serie di scaltrite operazioni letterarie messe in opera da Zavattini e dal quintetto che collaborò con lui nella scrittura per sfruttare al meglio spunti narrativi e nuclei tematici già presenti nel romanzo di Bartolini ma in seguito interpretati nel film come brillanti innovazioni e originali sfruttamenti tipici soltanto del film.