Papers by Francesco Forlani
Revue Atelier du Roman n°41, 2005
Aujourd’hui la loi des plus faibles de corps s’impose à travers une
forte répression des faibles ... more Aujourd’hui la loi des plus faibles de corps s’impose à travers une
forte répression des faibles d’esprit. Mais il n’y a rien à faire. Il y a
comme une étrange loi physique qui fait que même en plein air la fumée
du fumeur divague toujours du côté du non-fumeur, parfois de l’exfumeur
– les idées qu’on a eues autrefois poursuivent. Il n’y a rien à faire.
Et rien ne sert de se tordre le bras, ou la bouche, la fumée, par d’étranges
détours, ira toujours du côté du non-fumeur, ou de l’ex-fumeur.
Ainsi les ex-communistes désavouent leur jeunesse pour ne pas
apparaître trop cons. Jusqu’au moment de la dernière cigarette. La vraie
dernière, cette fois. Et c’est alors qu’on pense à ce qu’écrivait Svevo
citant le vieil hygiéniste décrit par Goldoni : Préfèrent-ils mourir sains
après avoir été malades toute leur vie ?
Sud, 2022
Un numero, il 22 dedicato alla Bibliopolis, la città dei libri in cui
probabilmente tutti noi vor... more Un numero, il 22 dedicato alla Bibliopolis, la città dei libri in cui
probabilmente tutti noi vorremmo abitare. In un articolo molto interessante
di Gianluca Campagna dedicato all’autodafé, leggiamo che nel Nome della Rosa di Umberto Eco sarà “Jorge de Burgos, cioè Jorge Luis Borges, che darà fuoco alla labirintica biblioteca del monastero per impedire che venga ritrovata l’ultima copia della Poetica aristotelica.”
Borges, sì proprio lui, colui che più di ogni altro amava le biblioteche e di cui abbiamo ripreso la poesia che vi accompagnerà in questo labirinto, torre, abitato da libri e bibliotecari fantastici o reali, il più delle volte entrambe le cose come nella storia raccontata da Tiziana Gazzini.
www.losquaderno.net Early morning – As the city wakes up 32 3a cura di / dossier coordonné par / ... more www.losquaderno.net Early morning – As the city wakes up 32 3a cura di / dossier coordonné par / edited by
lo Squaderno, 2014
Se cerchi il silenzio te ne vai in campagna. Le città parlano. Sussurrano, gridano, fin dalle pri... more Se cerchi il silenzio te ne vai in campagna. Le città parlano. Sussurrano, gridano, fin dalle prime luci dell'alba.
Esprit
Cinq enseignants interrogent le sens de leur pratique professionnelle et leur regard sur l’ecole ... more Cinq enseignants interrogent le sens de leur pratique professionnelle et leur regard sur l’ecole aujourd’hui. Nous leur avons demande de presenter brievement l’origine de leur vocation et leur parcours, ainsi que les specificites des contextes scolaires dans lesquels ils travaillent. Puis nous les avons invite a reagir a un propos de Jean-Marie Domenach qui affirmait que, face a la surabondance d’informations propre a notre epoque, l’enjeu pour l’ecole est moins de « lutter contre l’ignorance » que « contre l’insignifiance », c’est-a-dire de fournir « une articulation des savoirs et une hierarchie des valeurs[1] ». Ces entretiens rendent compte d’experiences assez diverses qui, sans etre representatives, dessinent un tableau de la pratique enseignante en France en 2019 et temoignent du dynamisme de la vocation chez ces « passeurs de l’essentiel », attaches a leurs eleves, a leur discipline et a l’ecole de la Republique.
Atelier du Roman N°105, 2021
L'Atelier du Roman n° 105
Philip K. Dick – La science comme fiction, l’humain comme réalité
P... more L'Atelier du Roman n° 105
Philip K. Dick – La science comme fiction, l’humain comme réalité
Philip K. Dick (1928-1982) est mondialement connu comme auteur de science-fiction. Il est traduit dans le monde entier. Plusieurs de ses œuvres ont été adaptées au cinéma et à la télévision. Toutefois, si L’Atelier du roman se penche sur l’œuvre de Philip K. Dick, c’est pour rectifier le tir. À savoir, défendre Philip K. Dick, indépendamment du genre littéraire qu’il a pratiqué, comme un romancier parmi les plus grands du XXe siècle. Ici mon petit essai;
sud RIVISTA EUROPEA REVUE EUROPÈENNE EUROPEAN REVIEW EUROPÄISCHE ZEITSCHRIFT REVISTA EUROPEA peri... more sud RIVISTA EUROPEA REVUE EUROPÈENNE EUROPEAN REVIEW EUROPÄISCHE ZEITSCHRIFT REVISTA EUROPEA periodico di cultura arte e letteratura sud 11. 16 11. € 5,00 USO CAPIONE Marino Magliani Nuovo telegramma, arrivò cor-rendo il brigadiere dall'accento romano. I francesi intendevano piazzar una pattuglia sul Bricco del Topo. L'ometto si alzò il bavero del piumino e controllò sulla cartina. Dopo un istante dettò la risposta: pattuito non interferenza stop fac-cende interne stop. Ma i francesi insistevano e l'uo-mo in piumino a questo punto pa-reva davvero in difficoltà. Per ripararsi dall'arietta umida della sera, s'era alzato al massimo il bavero, e così buffo-commen-tò il vice dal suo posto di castigo-tra insaccatura e braccia corte, as-somigliava tanto alla folaga che si sposta incerta di qua e di là a testa bassa. Ma l'ometto in piumino aveva al-tro cui pensare per star lì a ribattere. Innanzitutto bisognava rispon-dere ai fax francesi, convincer-li a desistere dal toccare il Bricco del Topo. La causa del problema diplomatico stava tutta in quella rupe, il Bricco del Topo, Bric du Rat per gli altri, costituiva la fale-sia, anzi ne era la vetta naturale, e secondo i francesi, a occidente del-la linea che scendeva perpendico-lare dalla vetta, ci dovevano esser solo terra e orti francesi. In realtà, e questo le autorità italiane non po-tevano negarlo, la terrazza d'orto italiana sconfinava di qualche de-cina di metri. All'ometto non restò che urlare. «Chiama il nucleo catasto di Ge-nova, cosa sono queste coordinate. Se fosse possibile vorrei pure poter parlare ai padroni del terreno». Ogni suo desiderio era un ordine, il brigadiere dall'accento romano scattò sull'attenti e telefonò. In meno di dieci minuti una pat-tuglia della volante arrivò sul posto e scaricò marito e moglie, padroni dell'orto, i quali, alla vista di tutta quella verdura calpestata e scon-volta dall'elica dell'elicottero, eb-bero un attimo di demoralizzazio-ne e si tennero per mano. «Questa campagna è vostra, di-cono», s'avvicinò l'ometto presen-tando un tesserino e poi srotolando loro davanti alcuni fogli mappali. L'uomo ammise: «Sì, è mia ma è intestata a mia moglie qui presente». «E dove arrivano i confini, mi ci porti». L'uomo qualcosa intuì, forse sa-peva d'esser in fallo, e scavalcando la verdura, lo portò in fondo alla fascia , con un filo di voce, quasi bal-bettando, indicò col dito: «Ecco, arrivano là i confini, e la fascetta che prosegue un pezzetto ce l'ho ancora recuperato tempo fa io per-ché ogni inverno ne perdevo in fra-ne verso merenda». Che significa verso ponente, tradusse all'ometto un carabiniere ligure. «Noi per gli abusivi nel nostro comune abbiamo un registro spe-ciale», si intromise il vicesindaco. «Ma non mi pronuncio. D'altron-de questo poveraccio è certamente punibile per un reato commesso in Italia, mentre per aver fabbricato in Francia non so se possiamo inter-venire». L'ometto in piumino senza ma-niche ci pensò un attimo, poi pre-se una decisone, e si portò verso la jeep delle comunicazioni. Ma dopo alcuni passi, tornò al contadino e gli domandò: «Mi dica un po', brav'uomo, al posto del pezzo di terrazza che ha prolunga-to, cosa c'era prima?» Il contadino disse che in origi-ne, va, quando aveva comprato lui l'orto, al posto della terrazza c'era già una strentagna (che significa strettoia). Ora l'ometto ne sapeva abba-stanza: per non perdere la terra il contadino era stato costretto a cre-are un supporto, un muro di con-tenimento o controripa, in modo da tener la frana (francese) al suo posto. Insomma, anche dai map-pali si notava bene, il territorio ita-liano, sotto forma di terrazza, en-trava in Francia come un dente, e questo succedeva ovunque, linee perfette i confini di stato li aveva-no solo nei deserti. Quindi il conta-dino, più che rubare in profondità aveva allargato il dente togliendo roccia friabile al Bricco del Topo e creando un muro che contenesse la frana. Ma per i francesi quel palmo di roccia tolto al Bric du Rat aveva un significato simbolico, era appun-to il segno d'un affronto, un furto vero e proprio, un palmo di suolo tolto a la Republique de France. L'uomo in piumino senza mani-che era rimasto quasi senza collo, si passò una mano sui capelli forti e neri, poi s'avvicinò al vice, lo fece liberare, e si scusò per poc'anzi.
EDITORIALE PER SUD 15 + 0
di
Eleonora Puntillo
Niente bandiera bianca. E nemmeno rampogne o lam... more EDITORIALE PER SUD 15 + 0
di
Eleonora Puntillo
Niente bandiera bianca. E nemmeno rampogne o lamentazioni sulla condizione della cultura, sulla mancanza di fondi, sulla difficoltà di mantenere una rivista, sui costi di stampa e distribuzione, sulle spese di spedizione, sull’editoria in crisi. S’è detto già tutto, le parole non hanno più senso.
Perciò questo quindicesimo numero lo dichiariamo ultimo con dispiacere ma convinti di aver avuto un ruolo forse nemmeno tanto modesto quando abbiamo riempito le nostre alte colonne tipografiche di parole e segni.
Non è una resa, dunque, ma un guardare oltre, tra l’altro contenti che il nostro SUD abbia saputo sopravvivere parecchio alle ringhiose invettive di chi non altrimenti riusciva a rammaricare di non averci pensato prima.
Eppure di occasioni per ricominciare (cioè non rievocare e rimpiangere, ma esaltare e proseguire) ce n’erano state sotto gli occhi di tutti: nel 1991 in Castel Sant’Elmo la bella rassegna “Fuori dall’Ombra – nuove tendenze nelle arti a Napoli dal ’45 al ‘65” aveva dedicato parecchie bacheche di documentazione al SUD di Pasquale Prunas, ai suoi contenuti e a tutto il mondo artistico e letterario che si aggregò e crebbe intorno, a partire dal 1945 per sette numeri (tre dei quali doppi) fino al settembre del 1947. Il ricco catalogo, poi, recava parecchie pagine sulla nascita e il ruolo della rivista, sui contenuti di grande novità letteraria napoletana, italiana ed straniera; e anche sull’innovazione nell’uso delle immagini (tutte del fotografo Antonio Grassi) e sul “Gruppo Sud di pittura” che radunò artisti visivi decisi anch’essi ad aprirsi al nuovo che veniva dall’Europa, e con esso a gareggiare alla pari.
“Cultura non è casta” diceva il titolo dell’ultimo editoriale di SUD in prima pagina, cui faceva eco l’altro ancor più fumante sull’ultima: “qui il mare è anche una latrina”: sfidiamo chiunque a smentire che non siano titoli degni dell’oggi. In ogni senso.
Nel 1994 poi Giovanni Di Costanzo con la casa editrice Palomar (non napoletana, particolare significativo) riportò alla luce in copie anastatiche i sette numeri di SUD, accompagnati dalla lettera che a Renata Prunas aveva scritto Anna Maria Ortese riconoscendo al fratello Pasquale, a quegli anni, a quegli entusiasmi “rivoluzionari”, a quell’uragano di novità, il suo debito letterario.
Nel maggio 2003, dal gruppo radunato da Francesco Forlani, partì la sfida con un nuovo insediamento nella Nunziatella, dove SUD era nato mezzo secolo prima per iniziativa del figlio del preside-comandante, il colonnello Oliviero Prunas pacifista in divisa, letterato e scrittore apprezzato da Piero Gobetti. Il presidente dell’Associazione ex Allievi della antica scuola militare, Giuseppe Catenacci, assumeva il compito di far da tramite con la Nunziatella di mezzo secolo dopo mentre Renata Prunas insieme a Piero Berengo Gardin curava le pagine dell’Archivio Sud dedicate ad articoli ed inediti di quella prima gloriosa avventura ; accanto agli scritti di giovani esordienti, di nomi nuovi o consolidati sul piano internazionale, hanno trovato infatti posto anche significative vicende storiche svoltesi fra quelle mura sulla collina di Pizzofalcone, recuperate dagli archivi e dai ricordi.
Il numero Zero del nuovo SUD fu ospitato fra le pagine de Il Mattino, ed ebbe il beneaugurate viatico di alcuni protagonisti del primo, come Antonio Ghirelli, Renato De Fusco, Armando De Stefano, Carla de Riso.
C’è infine un ulteriore motivo di soddisfazione nell’impresa che dichiariamo conclusa, ed è l’aver fatto rientrare il nome dei Prunas nella Nunziatella, da dove, racconta Renata Prunas, all’indomani del trionfo Dc e destre col voto del 18 aprile 1948 “fummo brutalmente sfrattati da un giorno all’altro, mio padre già in congedo, con l’accusa di intendercela con i comunisti”.
La rivista ha ospitato firme quali Mariano Bàino, Andrea Camilleri, Marco Giovenale, Vito Riviello, Esteban Buch, Sylvano Bussotti, Ennio Cavalli, Fernando Arrabal,Philippe Pogam, Paolo Graziano, Biagio Cepollaro,Luigi Esposito, Ornela Vorpsi,Lucio Saviani, Giuseppe Catenacci, Mario Bernardi, Pasquale Panella, Béatrice Commengé, Alain Danielou, Orfeo Soldati, Dominique Delcourt, Erri De Luca, Eugenio Barba, Luis De Pablo, Petr Král, Milan Kundera, Jean-Claude Izzo,Giorgio Mascitelli, Milena Prisco, Giuseppe Schillaci,Francesco Pecoraro, Roberto Masotti, José Muñoz, Stefania Nardini, Marco Palasciano, Matteo Palumbo, Silvio Perrella, Felice Piemontese, Martina Mazzacurati, Paolo Mastroianni, Lakis Proguidis, Roberto Saviano, Domenico Scarpa, Giancarlo Alfano,Silvia Tessitore, Piero Cademartori, Helena Janeczek, Antonello Sparzani, Gianni Scognamiglio, Stefano Gallerani,Jean Claude Michèa, Wu Ming, Livio Borriello, Ade Zeno, Carmine Vitale, Margherita Remotti, Saul Bellow, Domenico Pinto, Yasmina Khadra,Francesco Marotta, Adriano Padua, Massimo Rizzante, Andrea Inglese, Alexandra Petrova, Keith Botsford, Roger Salloch, Philippe Schlienger, Roberta Roger Della Volpe, Luca Anzani,Davide Racca, Raffaella Nappo, Antonio Ruffo, Laura Lecce, Vedova Mazzei, Viola Amarelli,Claudio Franchi, Paolo Trama, Gabriella Giordano, Davide Vargas, Ingo Schulze, louis Sclavis, Ernest Pignon-Ernest,Peter Handke…
Dal numero 10 fino al suo ultimo numero in corso, le illustrazioni di copertina di Sud sono state realizzate da Andrea Pedrazzini. Il progetto grafico della rivista è di Marco de Luca”.
sud 15 + 0 16 foto di Marco Crupi Cela fait du bien d'apprendre que finalement quelque chose meur... more sud 15 + 0 16 foto di Marco Crupi Cela fait du bien d'apprendre que finalement quelque chose meurt réellement dans ce monde de zombies, de reve-nants et de vampires. Parce que seul qui meurt aura droit à la résurrection un jour. Lakis Proguidis dixit sud 15 + 0 16 foto di Marco Crupi Cela fait du bien d'apprendre que finalement quelque chose meurt réellement dans ce monde de zombies, de reve-nants et de vampires. Parce que seul qui meurt aura droit à la résurrection un jour. Lakis Proguidis dixit sud 14.
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Papers by Francesco Forlani
forte répression des faibles d’esprit. Mais il n’y a rien à faire. Il y a
comme une étrange loi physique qui fait que même en plein air la fumée
du fumeur divague toujours du côté du non-fumeur, parfois de l’exfumeur
– les idées qu’on a eues autrefois poursuivent. Il n’y a rien à faire.
Et rien ne sert de se tordre le bras, ou la bouche, la fumée, par d’étranges
détours, ira toujours du côté du non-fumeur, ou de l’ex-fumeur.
Ainsi les ex-communistes désavouent leur jeunesse pour ne pas
apparaître trop cons. Jusqu’au moment de la dernière cigarette. La vraie
dernière, cette fois. Et c’est alors qu’on pense à ce qu’écrivait Svevo
citant le vieil hygiéniste décrit par Goldoni : Préfèrent-ils mourir sains
après avoir été malades toute leur vie ?
probabilmente tutti noi vorremmo abitare. In un articolo molto interessante
di Gianluca Campagna dedicato all’autodafé, leggiamo che nel Nome della Rosa di Umberto Eco sarà “Jorge de Burgos, cioè Jorge Luis Borges, che darà fuoco alla labirintica biblioteca del monastero per impedire che venga ritrovata l’ultima copia della Poetica aristotelica.”
Borges, sì proprio lui, colui che più di ogni altro amava le biblioteche e di cui abbiamo ripreso la poesia che vi accompagnerà in questo labirinto, torre, abitato da libri e bibliotecari fantastici o reali, il più delle volte entrambe le cose come nella storia raccontata da Tiziana Gazzini.
Philip K. Dick – La science comme fiction, l’humain comme réalité
Philip K. Dick (1928-1982) est mondialement connu comme auteur de science-fiction. Il est traduit dans le monde entier. Plusieurs de ses œuvres ont été adaptées au cinéma et à la télévision. Toutefois, si L’Atelier du roman se penche sur l’œuvre de Philip K. Dick, c’est pour rectifier le tir. À savoir, défendre Philip K. Dick, indépendamment du genre littéraire qu’il a pratiqué, comme un romancier parmi les plus grands du XXe siècle. Ici mon petit essai;
di
Eleonora Puntillo
Niente bandiera bianca. E nemmeno rampogne o lamentazioni sulla condizione della cultura, sulla mancanza di fondi, sulla difficoltà di mantenere una rivista, sui costi di stampa e distribuzione, sulle spese di spedizione, sull’editoria in crisi. S’è detto già tutto, le parole non hanno più senso.
Perciò questo quindicesimo numero lo dichiariamo ultimo con dispiacere ma convinti di aver avuto un ruolo forse nemmeno tanto modesto quando abbiamo riempito le nostre alte colonne tipografiche di parole e segni.
Non è una resa, dunque, ma un guardare oltre, tra l’altro contenti che il nostro SUD abbia saputo sopravvivere parecchio alle ringhiose invettive di chi non altrimenti riusciva a rammaricare di non averci pensato prima.
Eppure di occasioni per ricominciare (cioè non rievocare e rimpiangere, ma esaltare e proseguire) ce n’erano state sotto gli occhi di tutti: nel 1991 in Castel Sant’Elmo la bella rassegna “Fuori dall’Ombra – nuove tendenze nelle arti a Napoli dal ’45 al ‘65” aveva dedicato parecchie bacheche di documentazione al SUD di Pasquale Prunas, ai suoi contenuti e a tutto il mondo artistico e letterario che si aggregò e crebbe intorno, a partire dal 1945 per sette numeri (tre dei quali doppi) fino al settembre del 1947. Il ricco catalogo, poi, recava parecchie pagine sulla nascita e il ruolo della rivista, sui contenuti di grande novità letteraria napoletana, italiana ed straniera; e anche sull’innovazione nell’uso delle immagini (tutte del fotografo Antonio Grassi) e sul “Gruppo Sud di pittura” che radunò artisti visivi decisi anch’essi ad aprirsi al nuovo che veniva dall’Europa, e con esso a gareggiare alla pari.
“Cultura non è casta” diceva il titolo dell’ultimo editoriale di SUD in prima pagina, cui faceva eco l’altro ancor più fumante sull’ultima: “qui il mare è anche una latrina”: sfidiamo chiunque a smentire che non siano titoli degni dell’oggi. In ogni senso.
Nel 1994 poi Giovanni Di Costanzo con la casa editrice Palomar (non napoletana, particolare significativo) riportò alla luce in copie anastatiche i sette numeri di SUD, accompagnati dalla lettera che a Renata Prunas aveva scritto Anna Maria Ortese riconoscendo al fratello Pasquale, a quegli anni, a quegli entusiasmi “rivoluzionari”, a quell’uragano di novità, il suo debito letterario.
Nel maggio 2003, dal gruppo radunato da Francesco Forlani, partì la sfida con un nuovo insediamento nella Nunziatella, dove SUD era nato mezzo secolo prima per iniziativa del figlio del preside-comandante, il colonnello Oliviero Prunas pacifista in divisa, letterato e scrittore apprezzato da Piero Gobetti. Il presidente dell’Associazione ex Allievi della antica scuola militare, Giuseppe Catenacci, assumeva il compito di far da tramite con la Nunziatella di mezzo secolo dopo mentre Renata Prunas insieme a Piero Berengo Gardin curava le pagine dell’Archivio Sud dedicate ad articoli ed inediti di quella prima gloriosa avventura ; accanto agli scritti di giovani esordienti, di nomi nuovi o consolidati sul piano internazionale, hanno trovato infatti posto anche significative vicende storiche svoltesi fra quelle mura sulla collina di Pizzofalcone, recuperate dagli archivi e dai ricordi.
Il numero Zero del nuovo SUD fu ospitato fra le pagine de Il Mattino, ed ebbe il beneaugurate viatico di alcuni protagonisti del primo, come Antonio Ghirelli, Renato De Fusco, Armando De Stefano, Carla de Riso.
C’è infine un ulteriore motivo di soddisfazione nell’impresa che dichiariamo conclusa, ed è l’aver fatto rientrare il nome dei Prunas nella Nunziatella, da dove, racconta Renata Prunas, all’indomani del trionfo Dc e destre col voto del 18 aprile 1948 “fummo brutalmente sfrattati da un giorno all’altro, mio padre già in congedo, con l’accusa di intendercela con i comunisti”.
La rivista ha ospitato firme quali Mariano Bàino, Andrea Camilleri, Marco Giovenale, Vito Riviello, Esteban Buch, Sylvano Bussotti, Ennio Cavalli, Fernando Arrabal,Philippe Pogam, Paolo Graziano, Biagio Cepollaro,Luigi Esposito, Ornela Vorpsi,Lucio Saviani, Giuseppe Catenacci, Mario Bernardi, Pasquale Panella, Béatrice Commengé, Alain Danielou, Orfeo Soldati, Dominique Delcourt, Erri De Luca, Eugenio Barba, Luis De Pablo, Petr Král, Milan Kundera, Jean-Claude Izzo,Giorgio Mascitelli, Milena Prisco, Giuseppe Schillaci,Francesco Pecoraro, Roberto Masotti, José Muñoz, Stefania Nardini, Marco Palasciano, Matteo Palumbo, Silvio Perrella, Felice Piemontese, Martina Mazzacurati, Paolo Mastroianni, Lakis Proguidis, Roberto Saviano, Domenico Scarpa, Giancarlo Alfano,Silvia Tessitore, Piero Cademartori, Helena Janeczek, Antonello Sparzani, Gianni Scognamiglio, Stefano Gallerani,Jean Claude Michèa, Wu Ming, Livio Borriello, Ade Zeno, Carmine Vitale, Margherita Remotti, Saul Bellow, Domenico Pinto, Yasmina Khadra,Francesco Marotta, Adriano Padua, Massimo Rizzante, Andrea Inglese, Alexandra Petrova, Keith Botsford, Roger Salloch, Philippe Schlienger, Roberta Roger Della Volpe, Luca Anzani,Davide Racca, Raffaella Nappo, Antonio Ruffo, Laura Lecce, Vedova Mazzei, Viola Amarelli,Claudio Franchi, Paolo Trama, Gabriella Giordano, Davide Vargas, Ingo Schulze, louis Sclavis, Ernest Pignon-Ernest,Peter Handke…
Dal numero 10 fino al suo ultimo numero in corso, le illustrazioni di copertina di Sud sono state realizzate da Andrea Pedrazzini. Il progetto grafico della rivista è di Marco de Luca”.
forte répression des faibles d’esprit. Mais il n’y a rien à faire. Il y a
comme une étrange loi physique qui fait que même en plein air la fumée
du fumeur divague toujours du côté du non-fumeur, parfois de l’exfumeur
– les idées qu’on a eues autrefois poursuivent. Il n’y a rien à faire.
Et rien ne sert de se tordre le bras, ou la bouche, la fumée, par d’étranges
détours, ira toujours du côté du non-fumeur, ou de l’ex-fumeur.
Ainsi les ex-communistes désavouent leur jeunesse pour ne pas
apparaître trop cons. Jusqu’au moment de la dernière cigarette. La vraie
dernière, cette fois. Et c’est alors qu’on pense à ce qu’écrivait Svevo
citant le vieil hygiéniste décrit par Goldoni : Préfèrent-ils mourir sains
après avoir été malades toute leur vie ?
probabilmente tutti noi vorremmo abitare. In un articolo molto interessante
di Gianluca Campagna dedicato all’autodafé, leggiamo che nel Nome della Rosa di Umberto Eco sarà “Jorge de Burgos, cioè Jorge Luis Borges, che darà fuoco alla labirintica biblioteca del monastero per impedire che venga ritrovata l’ultima copia della Poetica aristotelica.”
Borges, sì proprio lui, colui che più di ogni altro amava le biblioteche e di cui abbiamo ripreso la poesia che vi accompagnerà in questo labirinto, torre, abitato da libri e bibliotecari fantastici o reali, il più delle volte entrambe le cose come nella storia raccontata da Tiziana Gazzini.
Philip K. Dick – La science comme fiction, l’humain comme réalité
Philip K. Dick (1928-1982) est mondialement connu comme auteur de science-fiction. Il est traduit dans le monde entier. Plusieurs de ses œuvres ont été adaptées au cinéma et à la télévision. Toutefois, si L’Atelier du roman se penche sur l’œuvre de Philip K. Dick, c’est pour rectifier le tir. À savoir, défendre Philip K. Dick, indépendamment du genre littéraire qu’il a pratiqué, comme un romancier parmi les plus grands du XXe siècle. Ici mon petit essai;
di
Eleonora Puntillo
Niente bandiera bianca. E nemmeno rampogne o lamentazioni sulla condizione della cultura, sulla mancanza di fondi, sulla difficoltà di mantenere una rivista, sui costi di stampa e distribuzione, sulle spese di spedizione, sull’editoria in crisi. S’è detto già tutto, le parole non hanno più senso.
Perciò questo quindicesimo numero lo dichiariamo ultimo con dispiacere ma convinti di aver avuto un ruolo forse nemmeno tanto modesto quando abbiamo riempito le nostre alte colonne tipografiche di parole e segni.
Non è una resa, dunque, ma un guardare oltre, tra l’altro contenti che il nostro SUD abbia saputo sopravvivere parecchio alle ringhiose invettive di chi non altrimenti riusciva a rammaricare di non averci pensato prima.
Eppure di occasioni per ricominciare (cioè non rievocare e rimpiangere, ma esaltare e proseguire) ce n’erano state sotto gli occhi di tutti: nel 1991 in Castel Sant’Elmo la bella rassegna “Fuori dall’Ombra – nuove tendenze nelle arti a Napoli dal ’45 al ‘65” aveva dedicato parecchie bacheche di documentazione al SUD di Pasquale Prunas, ai suoi contenuti e a tutto il mondo artistico e letterario che si aggregò e crebbe intorno, a partire dal 1945 per sette numeri (tre dei quali doppi) fino al settembre del 1947. Il ricco catalogo, poi, recava parecchie pagine sulla nascita e il ruolo della rivista, sui contenuti di grande novità letteraria napoletana, italiana ed straniera; e anche sull’innovazione nell’uso delle immagini (tutte del fotografo Antonio Grassi) e sul “Gruppo Sud di pittura” che radunò artisti visivi decisi anch’essi ad aprirsi al nuovo che veniva dall’Europa, e con esso a gareggiare alla pari.
“Cultura non è casta” diceva il titolo dell’ultimo editoriale di SUD in prima pagina, cui faceva eco l’altro ancor più fumante sull’ultima: “qui il mare è anche una latrina”: sfidiamo chiunque a smentire che non siano titoli degni dell’oggi. In ogni senso.
Nel 1994 poi Giovanni Di Costanzo con la casa editrice Palomar (non napoletana, particolare significativo) riportò alla luce in copie anastatiche i sette numeri di SUD, accompagnati dalla lettera che a Renata Prunas aveva scritto Anna Maria Ortese riconoscendo al fratello Pasquale, a quegli anni, a quegli entusiasmi “rivoluzionari”, a quell’uragano di novità, il suo debito letterario.
Nel maggio 2003, dal gruppo radunato da Francesco Forlani, partì la sfida con un nuovo insediamento nella Nunziatella, dove SUD era nato mezzo secolo prima per iniziativa del figlio del preside-comandante, il colonnello Oliviero Prunas pacifista in divisa, letterato e scrittore apprezzato da Piero Gobetti. Il presidente dell’Associazione ex Allievi della antica scuola militare, Giuseppe Catenacci, assumeva il compito di far da tramite con la Nunziatella di mezzo secolo dopo mentre Renata Prunas insieme a Piero Berengo Gardin curava le pagine dell’Archivio Sud dedicate ad articoli ed inediti di quella prima gloriosa avventura ; accanto agli scritti di giovani esordienti, di nomi nuovi o consolidati sul piano internazionale, hanno trovato infatti posto anche significative vicende storiche svoltesi fra quelle mura sulla collina di Pizzofalcone, recuperate dagli archivi e dai ricordi.
Il numero Zero del nuovo SUD fu ospitato fra le pagine de Il Mattino, ed ebbe il beneaugurate viatico di alcuni protagonisti del primo, come Antonio Ghirelli, Renato De Fusco, Armando De Stefano, Carla de Riso.
C’è infine un ulteriore motivo di soddisfazione nell’impresa che dichiariamo conclusa, ed è l’aver fatto rientrare il nome dei Prunas nella Nunziatella, da dove, racconta Renata Prunas, all’indomani del trionfo Dc e destre col voto del 18 aprile 1948 “fummo brutalmente sfrattati da un giorno all’altro, mio padre già in congedo, con l’accusa di intendercela con i comunisti”.
La rivista ha ospitato firme quali Mariano Bàino, Andrea Camilleri, Marco Giovenale, Vito Riviello, Esteban Buch, Sylvano Bussotti, Ennio Cavalli, Fernando Arrabal,Philippe Pogam, Paolo Graziano, Biagio Cepollaro,Luigi Esposito, Ornela Vorpsi,Lucio Saviani, Giuseppe Catenacci, Mario Bernardi, Pasquale Panella, Béatrice Commengé, Alain Danielou, Orfeo Soldati, Dominique Delcourt, Erri De Luca, Eugenio Barba, Luis De Pablo, Petr Král, Milan Kundera, Jean-Claude Izzo,Giorgio Mascitelli, Milena Prisco, Giuseppe Schillaci,Francesco Pecoraro, Roberto Masotti, José Muñoz, Stefania Nardini, Marco Palasciano, Matteo Palumbo, Silvio Perrella, Felice Piemontese, Martina Mazzacurati, Paolo Mastroianni, Lakis Proguidis, Roberto Saviano, Domenico Scarpa, Giancarlo Alfano,Silvia Tessitore, Piero Cademartori, Helena Janeczek, Antonello Sparzani, Gianni Scognamiglio, Stefano Gallerani,Jean Claude Michèa, Wu Ming, Livio Borriello, Ade Zeno, Carmine Vitale, Margherita Remotti, Saul Bellow, Domenico Pinto, Yasmina Khadra,Francesco Marotta, Adriano Padua, Massimo Rizzante, Andrea Inglese, Alexandra Petrova, Keith Botsford, Roger Salloch, Philippe Schlienger, Roberta Roger Della Volpe, Luca Anzani,Davide Racca, Raffaella Nappo, Antonio Ruffo, Laura Lecce, Vedova Mazzei, Viola Amarelli,Claudio Franchi, Paolo Trama, Gabriella Giordano, Davide Vargas, Ingo Schulze, louis Sclavis, Ernest Pignon-Ernest,Peter Handke…
Dal numero 10 fino al suo ultimo numero in corso, le illustrazioni di copertina di Sud sono state realizzate da Andrea Pedrazzini. Il progetto grafico della rivista è di Marco de Luca”.
Qu'est-ce que c'est, là, maintenant ? Ces familles adossées aux dis-tributeurs de billets au coin d'une rue ou d'un grand boulevard, eux si petits, couverts à moitié par une large bande de tissu laineuse et sale – généralement claire, avec des bords plus sombres. C'est quoi au juste, de nos jours, cette vieille dame noire allongée de côté, comme un modèle de Delacroix, témoin impassible du va-et-vient des petits génies de la Bastille. Elle, digne propriétaire de son regard – parfois elle sourit mais d'un sourire grave – habillée des couleurs de son continent, elle porte dans ses bras le survivant du long voyage par mer. De quoi s'agit-il, en cette époque, lorsque des trains qui passent les frontières on voit des hommes, principalement, et des femmes, en file indienne, accompagnés par les douaniers au bracelet rouge reluisants, sans que leurs pas dans la neige ne laissent de traces ? C'est quoi alors, ce vieux couché sur les marches du métro agrippé à son silence comme un naufragé qui serre dans ses mains un bout de bois du canot, ayant survécu à l'écoulement de ses rêves ! C'est quoi, le prénom du petit, l'enfant retrouvé mort sur une plage turque au mois de septembre ? Mais qu'est-ce que c'est ? C'est du Dickens naturellement.
same charm as of yore, the same desire to sail away, to embark for long and mysterious voyages without giving up in front of hazards that, sooner or later, a shipment is bound to come across, and only pay them as much heed as one would to shadows.
Il lunghissimo litorale delle Maguelones si estende, nudo, tra la città di Montpellier – dove le donne sono molto belle – e il mare. Rimanere incagliati nell’immagine di corpi scoperti è facile come “condividerne
l’aria, il respiro, l’umidità”. Da lì farsi trasportare in un viaggio che sa di evasione il passo è breve: lo sa bene il protagonista di questo racconto erotico che, accompagnato da una donna dalle gambe
meravigliose, Ginevieve, si ritroverà in un club molto esclusivo.
“Dalla pista di ballo del pian terreno, con i due angoli bar dominati dalle inservienti in topless si poteva accedere attraverso una scala ad un ampio locale che disseminato di ripiani su cui stavano appoggiati come
materassini di canapa, nella penombra, centinaia di uomini e donne si scambiavano ogni tipo di umore, a geometrie variabili anche se tra i sessi era quello femminile a farla da padrona”.
Con descrizioni tra l’erotico ed il grottesco, l’autore – grazie anche ad un’insolita quanto geniale contaminazione linguistica – rende al lettore un racconto divertente e terribilmente accattivante tra scambisti, femmine procaci ed ammucchiate degne di un festa orgiastica di Dionisio. Siamo solo a Montpellier, dove le donne sono molto belle e le cui gambe, per dirla con il Bertrand diTruffaut, “sono dei compassi che misurano il globo terrestre in tutte le direzioni, donandogli equilibrio ed
armonia”.
Il viaggio di Atlantis passa anche da qui.
Lucilla Parisi su i-libri
Critique parue dans Libération
Francesco Forlani Métromorphoses
Par Jean-Baptiste MARONGIU — 12 juillet 2002 à 00:23
Nombreux sont encore les écrivains qui, insatisfaits ou poussés par des aimées, jettent à la poubelle l'oeuvre censée leur apporter renommée et richesse. Il arrive moins souvent que l'auteur lui-même finisse au caissonnet par un besoin irrépressible ou par un geste maladroit. Aussi, dans Métromorphoses, un livre étonnant de transformations métropolitaines, Francesco Forlani ne verse-t-il pas vraiment dans l'autofiction mais devient tour à tour foule, rouge pompéien, sac poubelle, fenêtre, fille, promeneur... Napolitain vivant à Paris, ayant publié des romans en italien dans son pays et, aujourd'hui, en français en France, fondateur de la revue parisienne littéraro-dandy Paso Doble, un peu exilé, parfois esseulé mais jamais solitaire, Francesco Forlani se joue avec drôlerie, et non sans mélancolie, des frontières : «Il y a un moment, voire plusieurs dans la vie, où une langue ne suffit pas. Aucun mot, idiome, phonème, signe grammatical ne peut représenter ce qui se passe dans une vie, et deux plus que jamais.»
https://www.ibs.it/autoreverse-libro-francesco-forlani/e/9788883252389. Il testo è stato letto in occasione del Seminario sul Romanzo a Trento, e in seguito raccolto nel volume
FINZIONE E DOCUMENTO NEL ROMANZO
a cura di Massimo Rizzante Walter Nardon e Stefano Zangrando
(Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Filologici Trento 2008)